Sara De Bellis

Sara De Bellis

Sara De Bellis – Personal Website

Food innovator, Zoologo sostenibile, Apicoltore urbano, Sushiman, Mastro Birraio, Guida Enogastronomica: dalla tavola nuovi stimoli e nuovi profili professionali che permettono di unire l’utile al dilettevole abbracciando nuove tendenze e nuove esigenze.

“Il cibo nutre, le bevande dissetano, ma cibo e bevande sono anche molto altro. Sono un modo per esprimere appartenenze, identità, relazioni. Sono strumento di socialità e di comunicazione. (…) I Racconti sulla sulla tavola hanno tanto da dire perchè è la tavola stessa a raccontare. Racconta la fame e i modi in cui l’uomo ha cercato di trasformarla in occasione del piacere. Racconta l’economia, la politica, i rapporti sociali. Racconta i paradigmi intellettuali, filosofici, religiosi di una società. La tavola racconta il mondo.”

Così scrive Massimo Montanari*, studioso di primo piano di storia dell’alimentazione nonché straordinario narratore, nel suo “I racconti della tavola”*, una fluida raccolta di storie, vere e inventate, che offrono chiavi di accesso su epoche diverse per conoscere la cultura di riferimento che li produsse.

E ciò mi ha fatto pensare a questo nostro grande sconvolgimento contemporaneo, alla nostra società zoppicante che muta vorticosamente, offuscando o peggio, spazzando spesso via, quei punti di riferimento necessari alla sana costruzione umana, lasciando dietro di sé poche ancore, tra le quali appunto e per fortuna, la tavola.

E siccome dietro a ogni crisi si cela anche un’opportunità e gli italiani formano un popolo, quando vuole, ancora pieno di risorse (oltre a possedere le ricette della cultura culinaria più celebre al mondo) ecco che dalla tavola nascono nuovi stimoli, nuove idee imprenditoriali e nuovi profili professionali che permettono di unire l’utile al dilettevole abbracciando nuove tendenze e nuove esigenze.

In questo panorama la scelta di formarsi verticalmente in un settore specifico non è soltanto utile per remare a favore di una ripresa economica e produttiva del nostro Paese, ma anche un modo per aggredire la disoccupazione, in primis quella giovanile e, perchè no, per reinventarsi talenti “over 50/60”, forti di saperi e tradizioni fatte per essere tramandate.

Complici le nostre origini italiche e il piacere connaturato per la buona tavola, il popolo italiano dunque intesse trame sempre più fitte con cibo, vino, birra, eccellenze del territorio, turismo enogastronomico, agricolture sostenibili, inventando nuove dinamiche, nuovi format di fruizione enogastronomica, nuove tendenze e nuovi approcci all’estetica del cibo per il settore che, da un punto di vista occupazionale, schiva la crisi offrendo sempre nuove contaminazioni tra diverse culture e filosofie dei sapori, tutto da trasformare in un fiorente business.

Se gli addetti alla ristorazione, e il personale alberghiero in genere, si posizionano sul podio della classifica delle professioni più ricercate per il 2018 in Italia – e i dati lasciano presagire che sarà così anche per il futuro – e gli Istituti Agrari hanno registravano già nel 2014 un aumento di iscrizioni del 39% rispetto al 2007, ecco fiorire una rosa di professioni degne di nota.

Oltre ai mestieri più tradizionali, ne abbiamo scovati 10 emergenti che trovano sbocco nei settori dell’agricoltura, del manifatturiero, nell’ambito della ricerca e sviluppo, dell’amministrazione e dei servizi, che contribuiscono in maniera incisiva a preservare o restaurare la qualità ambientale e che consentono di esprimere lo spirito creativo dell’attività culinaria in più e più modi. Perché parlare di Food & Beverage significa occuparsi del patrimonio agricolo, ambientale ed enogastronomico del nostro Paese, nonché di un settore (quello agroalimentare) che rappresenta una delle eccellenze globalmente riconosciute del Made in Italy.

1. FOOD BLOGGER

I blog dedicati all’enogastronomia sono una fonte di informazioni sempre fresche, consigli, suggerimenti e must do. Proprio per questo motivo i food blogger sono diventate tra le figure professionali più ricercate per spingere delle attività in fase di start-up e promuovere ristoranti e/o bar. La passione per il buon cibo, unita a competenze culinarie e di web copywriting, sono requisiti indispensabili per avere successo come Food Blogger, nonché un occhio sempre più attento alle questioni deontologiche legate al giornalismo.

2. FOOD INFLUENCER

Si chiamano influencer, sono utenti social di professione, hanno profili con milioni di follower e sono capaci di influenzare i consumi degli utenti solo con un post. Sono figli del mondo dei social network, che ha creato delle figure ibride che si trovano nel mezzo dello standard informativo. Il loro principale compito è creare contenuti sulla propria pagina che sponsorizzino i prodotti di un brand. Anche interagire con i propri follower, in modo da costruire rapporti solidi e organici, creando quello che viene chiamato in gergo tecnico l’engagement. Solo così i seguaci potranno sentirsi inclusi nella vita dell’influencer, stimarlo e quindi seguirne i consigli.

3. SOMMELIER 2.0

Il sommelier 2.0 è un sommelier classico al quale vengono aggiunte competenze in ambito digital: a lui non si richiede solo di abbinare il miglior vino a una specifica portata, ma anche la gestione della carta dei vini e, in alcuni casi, la promozione dei prodotti vinicoli. Il sommelier 2.0, dunque, è una figura completa, contemporanea e tecnica, con ottime capacità di management, marketing e comunicazione.

4. MASTRO BIRRAIO

Photcredits: Markus Spiske

Un mastro birraio deve saper apprendere l’arte di miscelare malto, lievito, luppolo all’acqua, in modo da ottenere un buon gusto oltre alla giusta effervescenza. Soltanto nella nostra Penisola nell’ultimo decennio sono nati oltre 800 microbirrifici e 6 malterie. Per tenere il passo di questa crescita e del continuo sviluppo tecnologico le aziende cercano personale altamente qualificato e costantemente aggiornato. E se al momento ancora non è richiesto un particolare titolo di studio per diventare birraio, è anche vero che fare e degustare la birra è un’arte che non lascia spazio all’improvvisazione, per questo in Italia è recentemente nato il centro di ricerca italiano sulla birra (CERB) che promuove la ricerca, la sperimentazione e le analisi nel settore della birra. Inoltre nel 2008 l’Università di Perugia, ha attivato un master universitario in “Tecnologie birraie”.

5. FOOD INNOVATOR

“Il Food innovator è un professionista che lavora con i reparti ricerca e sviluppo delle grandi aziende. Le attività riguardano in particolare: inventare nuovi prodotti gastronomici e inventare nuove forme di  consumo, ad esempio per quelli che esistono già. (…) Per poter esercitare la professione occorre avere una Laurea e aver frequentato corsi di studio ad hoc (ad esempio master in Food innovation e/o management*”.

6. PERSONAL TRAINER DELL’ORTO

Photo credits: Agence producteurs locaux Damien Kuhn

“Il Personal trainer dell’orto è un professionista del verde che offre la propria consulenza e tutoraggio a domicilio a coloro che vogliono coltivarsi l’orto. Di solito si tratta di ex imprenditori agricoli, agronomi, ortovivaisti o appassionati che si trasformano in consulenti. La attività riguardano in particolare insegnare passo dopo passo come diventare orticoltori esperti, aiutando al tempo stesso i “contadini urbani” nella preparazione, nella piantumazione, nella gestione e infine nella raccolta”.

7. ZOONOMO SOSTENIBILE

“Lo Zoonomo sostenibile è un professionista che opera in tutti i campi della zootecnia. Si occupa della pianificazione aziendale e industriale fino alla trasformazione delle carni, della formulazione delle razioni e dei mangimi, delle attività di estimo, di assistenza tecnica e fiscale all’interno dell’impresa. Fra i compiti che la norma gli assegna ci sono le attività di selezione e miglioramento genetico, la conservazione e valorizzazione della biodiversità animale.”

8. PASTRY CHEF

Tra quelle legate all’ambito della ristorazione, il pasticcere rimane una delle figure professionali più richieste in Italia e all’estero: pasticcere di laboratorio, chef pasticcere in ristorante o panificatore, questa è un’attività che consente ottimi guadagni e un’elevata specializzazione. Dal cake designer al maestro del cioccolato, dall’esperto di dolci vegani al professionista gelatiere: le skills richieste sono creatività, tecnica e precisione.

9. SUSHIMAN

Photocredits: @Epicurrence

Il sushi si è ormai ampiamente diffuso anche in Europa e questo è un dato di fatto. La presenza di un esperto di sushi, quindi, è sempre più richiesta non solo in ristoranti giapponesi e sushi bar, ma anche per attività di catering o su navi da crociera. Rapidità, estetica, cura dei dettagli e tecnica impeccabile: tantissimi i corsi di formazione a riguardo necessari a preparare, in tutta sicurezza e igiene, uno dei piatti più semplici, ma al contempo rischiosi, della cucina nipponica.

10. PERSONAL CHEF & HOME RESTAURANT

Chef a domicilio: un lavoro autonomo che sfugge alle dinamiche stressanti delle cucine dei ristoranti. Lo chef a domicilio esercita la propria professionalità in abitazioni private, location di lusso o ambasciate. Opera con la propria strumentazione da cucina e si fa supportare, in genere, da un team di collaboratori. Soddisfazione e indipendenza sono le principali note positive di questa professione per tutte le età (per approfondimenti: www.corriere.it).

11. GUIDA TURISTICA ENOGASTRONOMICA

Visitare un paese alla scoperta dei suoi prodotti tipici e delle tradizioni enogastronomiche è una cosa che fanno in molti. Lo specialista in turismo enogastronomico, non lo fa per piacere ma per professione: organizza viaggi sulla base di tappe specifiche che prevedono degustazioni di cibo e vini locali, visite in aziende agricole o vinicole, predispone corsi di cucina locale, immagina itinerari e percorsi volti a svelare le bellezze e le bontà di un territorio. Una professione stimolante, vivace, appagante per le relazioni umane, con la costante di una valigia sempre pronta alla porta.

12. APICOLTORE URBANO

L’attività dell’apicoltore è un’attività autonoma (individuale) oppure può operare all’interno di una cooperativa. il lavoro è particolarmente sensibile agli aspetti ambientali, soprattutto per quanto riguarda la dislocazione delle arnie in funzione della flora. (…) L’apicoltura urbana nasce per contrastare l’inesorabile moria delle api, favorire l’impollinazione, tenere sotto osservazione l’inquinamento, educare le giovani generazioni alla cura dell’ambiente”.

Fonti:

Massimo Montanari insegna storia medievale e storia dell’alimentazione all’Università di Bologna, dove è anche direttore del Master “Storia e cultura dell’alimentazione”.

I racconti della tavola, di Massimo Montanari, Laterza Editore, 18 euro, 232 pagine. https://www.lafeltrinelli.it/libri/massimo-montanari/i-racconti-tavola/9788858114032

I mestieri del Food&Beverage. Fra tradizione e figure professionali emergenti (Guerini Next), a cura di Gi Group Academy


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La nuova Dimora Gourmet di uno degli Chef più amati della Capitale, Francesco Apreda e le coordinate di gusto dei menu del suo nuovo “Idylio” al The Pantheon Iconic Rome Hotel

Ha aperto ufficialmente ieri, e lo ha fatto chiaramente in grande stile, in una delle porzioni più dense di fascino di Roma: il Pantheon. Lui è uno degli chef più amati della Capitale, tanta è stata l’attesa, nutrita dalla curiosità, per la sua nuova dimora gastronomica, tante sono state le ipotesi, fino a riscoprire uno Chef Apreda raggiante nel suo nuovo “Idylio”, ricercato ristorante del The Pantheon Iconic Rome Hotel, prestigioso 5 stelle tra le pareti del cuore capitolino più suggestivo.

Punta di diamante del Gruppo Tridente Collectioncorporate che vede al timone i fratelli Emidio e Fabrizio Pacini e Andrea Girolami, e per la quale chef Apreda ricoprirà il ruolo di Chef AmbassadorIdylio è un ricercato gioiello di soli esclusivi 25 coperti, aperto solo a cena, dal martedì al sabato.

Studiato nei minimi particolari, lo spazio si muove tra suggestioni orientali, stalattiti di cristallo, giochi di specchi e riflessi voluti per offrire un’esperienza enogastronomica completa, in grado di lasciare il segno. Al fianco di Apreda, in cucina, una brigata di 11 persone, tra i quali l’Head Chef Francesco Focaccia, suo storico secondo, il Sous Chef Luca Caporilli e la giovane ma già affermata Pastry Chef Edvige Simoncelli. Mentre a dirigere i lavori in sala è Alessandro D’Andrea.

idylio francesco apreda
Foto: Sara de Bellis

“L’emozione e gli stimoli per l’avvio di questo nuovo progetto – sottolinea lo chef Francesco Apredasono fortissimi. Si tratta di un momento di svolta della mia carriera e di un nuovo punto di inizio del mio percorso professionale e umano. Il feeling con la proprietà e con tutta la nuova squadra è totale e sono convinto che questo rappresenterà il plus necessario per offrire il massimo ai nostri ospiti. L’obiettivo è quello di uscire dagli schemi, di sorprendere, ma al tempo stesso di far sentire chiunque a proprio agio: una ricerca del giusto equilibrio tra comfort e fantasia.”

Tre sono i menu degustazioneInside The Pantheon; Iconic Signature at the Pantheon; Seasons at the Pantheon; – messi a punto da una delle firme campane più interessanti della cucina italiana contemporanea, per dare forma e sapore ad un percorso evolutivo estremamente personale che si sveglia a Napoli ma ha fatto tappa a Roma, Londra, Tokyo, Mumbai e New Delhi (rispettivamente le sue origini, il suo luogo d’adozione e le tante esperienze cosmopolite) che hanno fissato le inusuali coordinate gastronomiche fortemente peculiari della ricca cucina di Francesco Apreda fatta di ricerca mai doma, puntuale tecnica, creatività, bellezza, forma e contenuto.

Uno stile unico il suo, sintesi perfetta tra i sapori mediterranei ed influenze asiatiche, contraddistinto dall’uso puntuale e decontestualizzato delle spezie che fanno da filo conduttore di ogni piatto dei tre menu degustazioni: inside The Pantheon, Iconic Signature at the Pantheon e Seasons at the Pantheon.

Foto: Alberto Blasetti

Il primo menu, inside The Pantheon, è un omaggio alla Città Eterna, con portate iconiche della sua cucina come il Risotto Cacio Pepi e Sesami, il Pollo ai Peperoni e la Vignarola in Viaggio: un inno alla primavera con carciofi, piselli, fave, asparagi, taccole, cipollotto, cotte nel wok ed ingentilite dal latte di cocco e spezie che descrivono un’intrigante zuppa romana, familiare quanto esotica.

idylio francesco apreda
Foto: Alberto Blasetti

Nel secondo, Iconic Signature at the Pantheon, si trovano i grandi classici di Apreda, apprezzati e ricercati dalla gourmanderie internazionale, come il Foie Gras, Frutta Secca e Spezie, i Cappellotti di Parmigiano e Brodo di Tonno o il Piccione alla Brace con Mango e Pomodoro; un viaggio nella storia personale di Francesco, le sue radici portate nella sua nuova dimora.

Foto: Sara de Bellis

Seasons al the Pantheon non è solo, come facilmente intuibile dal nome, il percorso dove vincono stagionalità e materia prima, ma rappresenta anche il banco di prova dello chef, l’avanguardia, la voglia di sperimentare: ecco dunque piatti come il Carpaccio di Manzo, Ricciola e Asparagi (carne wagyu marinata con estratto di sake e shabu freddo servita accanto ad un carpaccio di ricciola condita con vinaigrette di ricciola); gli Ziti al Cipollotto Rosso, Sgombro e Foie Gras e il Petto di Anatra, Scarola e Scampi.

Non manca ovviamente la possibilità di cucirsi il proprio menu su misura, scegliendo da un’ampia carta dove sono presenti tutte le portate dei tre degustazione e avvalendosi dei preziosi consigli della sala. In cantina è possibile trovare le migliori referenze vinicole nazionali e internazionali: circa 600 etichette dai terroir più rappresentativi della Penisola, con le aziende che hanno fatto e continuano a fare la storia enologica del nostro Paese, ma anche con piccoli produttori e chicche meno note dall’invidiabile rapporto qualità/prezzo. Presente inoltre una cospicua sezione dedicata alla Francia, con la Borgogna a ricoprire un ruolo da protagonista, e una parte dedicata ai vini provenienti dal resto del mondo. C’è infine la possibilità di lasciarsi sorprendere dalla mixology, con cocktail studiati ad hoc e in sintonia con la cucina “speziale” firmata Apreda.

idylio
Foto: Alberto Blasetti

“Per il Gruppo Tridente Collection – spiega Emidio PaciniIdylio rappresenta il passaggio evolutivo di un percorso iniziato nel 2013. Tra i nostri obiettivi c’è quello di creare format di ristorazione che siano dei fiori all’occhiello per le nostre diverse strutture. Per questo abbiamo affidato a Francesco Apreda, con il quale si è stabilita un’immediata sintonia, non solo le chiavi di Idylio ma anche il ruolo di Chef Ambassador del gruppo. Siamo convinti che l’hotellerie debba essere il biglietto da visita di una capitale mondiale come Roma e che la proposta gastronomica sia necessariamente una parte fondamentale del tutto. Per questo, insieme a Francesco, lavoreremo per dare a ognuno dei nostri alberghi un’identità culinaria, avendo un minimo comune denominatore di altissima qualità”.

Foto: Alberto Blasetti

Info utili

“Idylio” di Francesco Apreda

The Pantheon – Iconic Rome Hotel

via di S. Chiara 4/A, Roma

Sito

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Se ancora non le avete ordinate vi rimane qualche giorno per fare bella figura sulla tavola di Pasqua 2019

Sono belle, profumate, seducenti, fragranti. Sanno di Primavera e di cose buone. Vengono preparate con farine selezionate e burri pregiati, cui si aggiunge ogni anno l’estro creativo di grandi maestri pasticceri italiani intenti a creare veri capolavori d’appagamento sensoriale.

Sono le colombe artigianali, quelle che pregusti già dalla ricercata confezione, quelle che quando le scarti ti fanno dire wow, quelle che al primo morso ti fanno già desiderare la spessa e scioglievole fetta successiva, anticipando strategicamente la mossa del commensale\familiare seduto accanto.

Per ovvi motivi credo sia impossibile riuscire a contenere in un articolo tutte le colombe meritevoli di menzione, anche perchè, vista la bravura dei nostri Pastry Chef con i panettoni, è difficile che dallo stesso laboratorio, data la vicinanza dell’impasto di base, esca fuori una “cattiva colomba”. Quindi, senza scomodare i mostri sacri della della pasticceria nazionale, come l’indiscusso Iginio Massari ed icone di produzione pasquale quali Vincenzo Tiri, Alfonso Pepe, Salvatore De Riso, Pasquale Marigliano, Andrea Tortora ed altri big della pasticceria, vi propongo una selezione da Nord a Sud di 8 colombe, tra note e meno note, da prendere “al volo” per questa Pasqua 2019.

Olivieri 1882 – Arzignano – Vicenza (Veneto)

colombe

È la colomba di Pasqua più buona d’Italia secondo “Gambero Rosso”. E’ vicentina – per la precisione made in Arzignano – è protetta da un bellissimo packaging black and white, è artigianale al 100% e la sua lavorazione dura quattro giorni. E’ la dolce e snella figlia alata della Pasticceria Olivieri 1882, attività artigianale a carattere familiare che oggi vede Nicola Olivieri, trentenne, talentuoso e lavoratore instancabile, mandare avanti ogni giorno assieme al suo numeroso staff un lavoro meticoloso distinto da una passione sempre rivolta al miglioramento, dall’attenzione per il sapore alla meticolosa ricerca delle migliori materie prime. Olivieri 1882 da più di 130 anni lavora in modo artigianale, seguendo con pazienza ogni processo.

Ogni Colomba viene lavorata singolarmente a mano, dal rinfresco del lievito madre alla pirlatura, per garantire la massima qualità. La sua creazione di Pasqua è un piccolo capolavoro di bontà, bellezza, con un profumo di burro buono, di vaniglia e note agrumate pur in assenza di canditi; un bouquet di profumi caratteristici, gentili e rassicuranti. La trama è setosa e morbida, l’impasto soffice, scioglievole. Una gusto elegante e riconoscibile, ricco ed aromatico, protetto e ricoperto da una glassa chiara e croccante, nove volte più ricca di mandorle pelate, zuccherini, nocciole e pinoli rispetto alle altre “colombe comuni”. Una colomba da ricordare e condividere, gioiosa espressione di festa ad ogni prezioso assaggio.

Olivieri 1882

Via Alberti, 13 / 36071 Arzignano (VI)

Tel: 0444 670344 / info@olivieri1882.com

Loison – Pasticceri dal 19382 – Motta – Vicenza (Veneto)

(a quattro mani con “il Conte” – Giuseppe Garozzo Zannini Quirini)

 

Se è vero che “l’abito non fa il monaco”, questo  è uno dei rari casi in cui confezioni raffinate racchiudono prodotti dolciari tradizionali buoni e belli quanto il loro  prezioso scrigno. La grande bellezza del catalogo Primavera/Pasqua 2019 è da attribuire alla creatività di Sonia Pilla, moglie di Dario Loison, la firma che contraddistingue tutte le creazioni Loison e che da sempre, con la sua particolare sensibilità, crea un sogno attorno al mondo delle Colombe Loison, quest’anno attraverso le opere che ci ha lasciato Peter Carl Fabergé. Oltre la forma anche il contenuto è nobile, preparato con uova fresche, latte, burro e panna freschissimi, fior di farina, mandorle e nocciole italiane, zucchero di prima scelta e sale marino integrale di Cervia ai quali Loison abbina solo ingredienti selezionatissimi, tra cui 3 Presidi Slow Food: Vaniglia Mananara del Madagascar, Mandarino tardivo di Ciaculli, Chinotto di Savona e le Nocciole Piemonte IGP.

Nel caso specifico (oltre alla straordinaria collezione di sapori consultabile qui) la colomba al mandarino tardivo è un’emozione sensoriale di assoluto valore capace di far inseguire tra loro piacevolezza e soddisfazione, un morso dopo l’altro. Alla vista risulta di colore omogeneo e dorato sia all’esterno che all’interno. Omogenea risulta anche l’alveolatura mentre l’impasto è ben strutturato, ricco e fresco. Al naso offre sensazione complesse. La fragranza aromatica ha molteplici aspetti; l’intensità delle note di burro, di lievito naturale, di frutta candita (mandarino) arrivano nitide conservando persistenza e profondità. Al gusto arriva la parte più gioiosa ma difficile da interpretare perché racchiude sia il piacere sia l’emozione dell’assaggio. In questa fase va analizzata la complessità della struttura e la sua dolcezza; l’intensità e la piacevolezza dell’aroma del burro, del lievito naturale, della frutta candita e della vaniglia; l’agrume dolce e delicato tipico del mandarino tardivo creano un interessantissimo equilibrio dei gusti. A stupire, persistenza e rotondità del gusto che lasciano stregati fin dal primo assaggio. La fortuna vuole inoltre che Loison abbia preso l’impegno di destagionalizzare i dolci legati alle festività, come Panettone e Colomba, mostrandone i possibili usi in ricette dolci e salate realizzate con l’aiuto di famosi chef.  Per conoscere nei dettagli l’eccellenza della produzione Loison per la Pasqua 2019, conoscere i punti vendita sul territorio e consultare il catalogo dei prodotti è possibile collegarsi al sito web dell’azienda.

Loison

Strada Statale Pasubio, 6 / Motta

Tel: 0444 557844

Pasticceria Gruè – Roma (Lazio)

Giovane espressione di pasticceria nel panorama romano, la Pasticceria Grué di Marta Boccanera e Felice Venanzi apre le porte nel 2014 a Roma, in viale Regina Margherita 95-99. Forte passione per l’arte dolciaria, grande professionalità, anni di studi e attenzione ai minimi dettagli sono i punti forza dell’insegna. Nonostante la giovane età, Gruè ha compiuto una rapida ascesa fino a diventare uno dei punti di riferimento dell’alta pasticceria Capitolina, grazie anche ai riconoscimenti ricevuti a livello nazionale come “Migliori Pasticceri Emergenti Italiani 2017” e “Miglior Pasticceria per la Stampa Estera 2019”, entrambi ricevuti dal Gambero Rosso.  A marzo di quest’anno Felice Venanzi è entrato a far parte dei membri della prestigiosa AMPI (Accademia Maestri Pasticceri Italiani) presieduta dai maestri Gino Fabbri e Iginio Massari a marzo di quest’anno. Per le loro colombe gli impasti vengono realizzati con lievito madre, farina, zucchero, tuorli, acqua, burro, vaniglia, sale, malto, miele, frutta, un mix della vaniglia Tahiti e quella Madagascar.

Tra le tipologie spiccano quella “Cioccolato al caramello e zenzero candito”, la Primavera, realizzata con mele candite e con il cioccolato di Valrhona bianco allo yuzu e al lampone, dove l’acidità e la dolcezza si sposano perfettamente in un impasto morbido, elastico e leggermente umido; e la Trilogia, La colomba più “golosa,” realizzata con 3 tipi di cioccolato Valrhona (bianco, latte e fondente), ricca e “cremosa”, perfetta per celebrare un giorno di festa.

Gruè

Viale Regina Margherita, 95/99 Roma

Tel: 06 841 2220 / info@gruepasticceria.it

Antico Forno Roscioli – Roma (Lazio)

Impossibile per Roma non citare la colomba di Roscioli, che fa scuola a sè visto che essendo di vocazione un forno, la colomba artigianale spicca il suo rituale volo da un nido di pane. L’Antico Forno Roscioli si inserisce in una tradizione lontana che è datata 1824 e che vede la famiglia Roscioli dedicarsi a questa insegna da tre generazioni con picchi di eccellenza intatta nel tempo che vanno dalla pizza bianca e rossa, bassa e scrocchiarella alla carbonara codificata alla perfezione, alla selezione di pani, passando per un maritozzo senza paragoni.

Ma torniamo alla colomba che qui viene preparata con materie prime di qualità e confezionata con cura estetica particolare. Sempre buonissima nella sua versione classica, con una pasta liscia, alveolata, umida, soffice ed una copertura spessa e golosa, Roscioli la propone anche versioni originali, come quella per golosi doc “pere e cioccolato”, quella con con le “mele rosa dei monti sibillini e crema alla cannella”, oltre a casatielli e pastiere top level.

Antico Forno Roscioli

Via dei Chiavari, 34 / Roma

Tel: 06 686 4045

Angelo di Masso – Scanno – L’Aquila (Abruzzo)

Solo lievito madre, ingredienti selezionati, burro di latteria da panna francese e piemontese, vaniglia Tahiti, miele abruzzese, farina italiana, arancia siciliana candita, uova fresche. L’obiettivo? Massima qualità, massimo gusto e massimo aroma. Angelo di Masso, Re delle Pasticceria di montagna, che porta avanti con fierezza e talento mai domo la Pasticceria Di Masso da tre generazioni, produce ogni anno per Pasqua tre colombe lievitate – Tradizionale, Frutti di bosco, Lampone e mosto cotto – ed una a “massa montata” – la stessa del celebre Pan dell’orso, fiore all’occhiello della Maison Di Masso – che annovera un impasto di nocciole piemontesi, miele abruzzese, finemente ricoperta di cioccolato fondente 70% (e che, una volta aperta, non resiste sulla tavola per più di una decina di minuti). Vengono tutte realizzate secondo l’antico procedimento, con oltre 40 ore di lievitazione.

Oltre a quella “Pan dell’Orso”, che fa gara a sé, anche la colomba al “Lampone e mosto cotto”, da ricetta originale, vola alta ed indisturbata da circa dieci anni e vanta una fragranza aromatica con un retrogusto leggermente amaro, molto particolare, che si sposa bene con l’acidità e la freschezza del lampone. Angelo di Masso, come un libro aperto, produce dolci ispirati alla tradizione più autentica lavorati esclusivamente con ingredienti naturali di prima qualità. Dentro ogni sua colomba non ci sono ingredienti artefatti, ma solo naturali, perché la qualità sia visibile nel prodotto e perché ogni assaggio rappresenti la voglia di tornare a Scanno per assaporare dal vivo l’Abruzzo più dolce, forte e gentile.

Pan dell’Orso

Viale del Lago, 20 – 67038 Scanno (AQ)

Tel: 0864 74475 / Ordini in 2-3 giorni

Francesco Guida – Vico Equense – Napoli (Campania)

Figlio d’arte, Francesco Guida, eredita dal padre Giuseppe Guida (“Peppe” per chi lo conosce, Chef e patron di Antica Osteria Nonna Rosa – 1 stella Michelin – Vico Equense) l’amore per le cose fatte “a mestiere”, per la genuinità, per la panificazione, per la maturazione degli impasti – vedasi “il casatiello”, anche nella versione Cacio e Pepe – e per i dolci della tradizione, come la pastiera ed i tortarelli.

colomba

La sua è una colomba memorabile, di apparente semplicità, alla quale sono personalmente legata, e che quest’anno, oltre alla tradizionale, generosa e scioglievole, nonchè ricoperta da una glassa golosa di mandorle piatte e zucchero, propone in versione “Amarena e Cioccolato” e “Mandarino e Pasta di Mandorle”, lì dove il mandarino diventa il candito protagonista e la pasta di mandorle è lavorata in piccoli agglomerati di energico sapore all’interno di un accogliente, elastico e soffice impasto aromatizzato agli agrumi. Una vera profumata leccornia per gli amanti dello stile campano amabilmente reintepretato da un fuoriclasse.

Antica Osteria Nonna Rosa

Via privata Bonea, 4 / Vico Equense (NA)

Tel. 081 8799055

Mamma Grazia – Nocera – Sa (Campania)

colombe

Era il lontano 1930 quando Giuseppe Bevilacqua, “Capolega dei panettieri e pasticcieri” apre a Nocera Superiore dando inizio ad una lunga discendenza di Maestri Pasticcieri. Antesignano per quei tempi nel campo della qualità, Giuseppe Bevilacqua si spingeva sino a Napoli per acquistare le migliori farine e il burro più buono da pastori locali per dare vita a dolci e torte che facevano accorrere clienti da tutta la provincia di Salerno. Oggi sono il nipote Giuseppe Bevilacqua e il figlio Pasquale a portare avanti questa tradizione fatta di ricerca di materie prime eccellenti unite alla più moderne attrezzature e ad una raffinata tecnica. Per le Colombe, per esempio, partono dal baccello di vaniglia acquistano profumi essiccato da loro stessi, per ottenere una crema che viene inserita nell’impasto per esaltare la vaniglia e creare una conseguente progressione di sapore a mano a mano che si svelano gli ingredienti.

Le uova sono di galline allevate a terra per colore e morbidezza, la selezione del sale di Trapani per un contrasto piacevole, mandorle vellutate di Bari, cubetti di arancia agrimontana e cioccolato Valrhona. Il risultato? Una colomba notevole e fuori dal coro. Provare per credere, anche nelle versioni “Albicocca e caramello”, “mediterranea”, “del Cilento” e “Grani antichi”.

Pasticceria Mamma Grazia

Via Vincenzo Russo, 136 / 84015 Nocera Superiore (SA)

Tel: 0815144037

Gourmandise L’arte della Squisitezza – Noci – Bari (Puglia)

Ancora poco conosciuto nel “girone dei buoni” nonostante dal 1993 Gourmandise sia il sicuro riferimento della provincia di Bari nell’alta pasticceria grazie alla qualità delle sue produzioni artigianali.  Nata da una dolce idea imprenditoriale della famiglia Lucarella, oggi è una realtà affermata che poggia su un team creativo, Gourmandise è una storia di successo che permette agli amanti del gusto di scoprire e vivere il mondo della pasticceria a tutto tondo. Per Pasqua, oltre alle Uova di Cioccolato (fondente, latte e ruby), dolci tradizionali e pecorelle in pasta reale ed amarene, Gourmandise propone la sua Colomba Tradizionale, preparata con tuorli, burro e lievito naturale, viene ricoperta da una pasta mandorlata con granella di zucchero che conserva tutto il calore del terreno dove fioriscono le zagare, la quale non copre il sapore dell’impasto ma contrasta piacevolmente con l’umida morbidezza interna che incontra morbidi canditi di arance siciliane che mettono “i puntini sulle i” ad un prodotto artigianale di maestria e buon gusto pugliese. Ordinabile anche nella versione “Noci e Cioccolato”.

Gourmandise

Via Benedetto Petrone, 32 / 70015 Noci BA

Tel: 080 4971224 – info@gourmandise.it

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Semplicità, raffinatezza e passione: questa la mission di Cannolicchio Osteria Di Mare, il indirizzo iodato a Via Ravenna, Roma, da annotare sul taccuino

Mangiare pesce a Roma, buon pesce, è una scelta che da una parte deve fare sempre più i conti con la percezione di qualità a fronte di un prezzo piccolo quanto ammaliatore nel mare dilagante di all you can eat (ed abbagli gusto ammoniaca), dall’altra con il saper riconoscere questa decantata “qualità iodata” e saperle dare il giusto valore (sia nutritivo sia economico) che merita.

Quindi, quando si trova un ristorante che riesce a conciliare freschezza della materia prima con preparazioni di sapore e sostanza, una misurata creatività sulle ricette tradizionali, belle presentazioni, porzioni decorose in una morbida atmosfera marinara, il dubbio è se tenersi l’indirizzo per sé o renderlo di pubblico dominio. Ma la mia aspirazione, si sa, è divulgare luoghi, nuovi e non, del buono e del bello, e Cannolicchio, dalle parti di Piazza Bologna, ad oggi rientra nella lista degli indirizzi di mare a Roma dove tornerei a mangiare.

cannolicchio

Lo chef si chiama Luca Baldacci; è giovane, pieno di energia e con le idee piuttosto chiare. Ha imparato l’arte della lavorazione del pesce direttamente dal bravo Alessandro Narducci (1996-2018) – ogni volta che scrivo o pronuncio questo nome ho un sussulto e per un attimo devo chiudere gli occhi – che lo chiamò a lavorare al suo fianco senza che Luca avesse nessuna formazione specifica di cucina, ma perché consapevole delle sue doti umane di perseveranza ed affidabilità: perfetta base su cui edificare il solido profilo di un futuro chef.

Ed è esattamente ciò che è avvenuto. Dopo cinque anni d’Acquolina Luca Baldacci adesso naviga da solo sul mare di Roma, le sue reti sono piene di pesce fresco, che lavora ogni giorno partendo da ricette tradizionali della cucina marinara rilette da una materia prima di grande qualità in un menù che, nella sua versione “Primavera-Estate2019”, annovera passerelle di crudi, tartare, carpacci e frutti di mare, gamberi, ostriche Bretoni, San Teodoro, Fines de Claire, Marie Morgan, Gillardeau e le irlandesi Regal che impreziosiscono Plateau Royale* e Plateau Princesse*.

Da provare:

Luca, come ogni Chef che abbia a cuore il concetto di “cucina come accoglienza”, si presenta ai suoi ospiti con una entrée rivelatrice, a mio parere, del suo modo di vedere il mare. Protagonista “la cozza”, da mangiare intera con il suo guscio ricreato di pasta all’uovo al nero di seppia ed una maionese realizzata con un’emulsione di acqua di cottura della stessa. La “finta Cozza” è il suo, buonissimo, benvenuto iodato.

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La Tartare di Tonno Rosso, Capperi, Olive taggiasche e Cipolla rossa agrodolce: intensa, calibrata, persistente nel suo giro di sapori è un tuffo in Sicilia. L’insalata di Polpo, lontana dai normali contorni immaginifici e scomposti del piatto, annovera un ordinatissimo “Polpo rosticciato con Alici, Sedano, Patate, Carote e Cipolla all’agro” (16€).

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Nei Carpacci, che io definirei “polpe”, si svela, secondo me, la vera anima di Luca e del suo rapporto con il pescato che definirei energico, lontano dalle sofisticazioni. La “Spigola in pasta, stracciatella e zucchine alla scapece” (25€) me ne ha dato conferma. Ottima materia prima cotta in una pasta salata che ne favorisce una cottura omogenea, umida, tenerissima e che prevede un contraltare di zucchine a carpaccio, stracciatella e pomodorini, così da creare movimento di temperature e consistenze.

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“Ad Ale piaceva così” è un piatto tra il ricordo e la citazione, una dichiarazione d’affetto ai tempi in cui finito il servizio con Alessandro (Narducci) si provavano piatti ed accostamenti senza regole sotto l’egida del Comfort Food. Così nasce questa Omelette ripiena di pesce San Pietro con maionese speziata, asparagi bianchi scottati e in crema “ (28€);  perfetto, a mio parere se inserito in un percorso di degustazione volto a conoscere la filosofia di Luca (4 PORTATE 50€ – 7 PORTATE  70€) ma forse, oltre la citazione, che sostengo a cuore aperto, un pò azzardato per essere un “secondo protagonista” di un menu che prevede non più di cinque opzioni per sezione.

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Ma facciamo un passo indietro. Tra i primi, oltre il suo Signature Dish “Rosso 2018, Spaghettone ai lupini di mare”, sono degni di nota la “Linguina Pesto al Finocchietto con Tonno Rosso”(16€) e l’“Agnolotto Broccolo e Arzilla” (18€). Il pane è ottimo, realizzato con farina di Grano arso, così come i dolci, realizzati dal Pastry chef con eleganza e semplicità che nel “Fungo, Mascarpone, Ginepro e Cioccolato”, ricreano un bosco da fiaba con grande precisione, gusto e cromatismo; ai quali però suggerisco di affiancare qualche opzione che tenga conto di chi preferisce finire il pasto in leggerezza lasciando da parte le gioie del latte e senza perdere il conforto del dolce, magari con agrumi o sorbetti di frutta di stagione.

cannolicchio

cannolicchio

Info utili

Cannolicchio Osteria Di Mare

Via Ravenna, 34 /a – Roma  

Tel: 0669411684

Mail per prenotazioni: info@cannolicchio.it

Sito

Orari: pranzo da martedì a domenica dalle 12:30 alle 15, cena martedì, mercoledì, giovedì e domenica dalle 19:30 alle 23:30 / venerdì e sabato dalle 19:30 alle 00:00

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Madame de Pompadour disse un giorno “a migliorare la bellezza di una Donna ci riesce solo lo Champagne”; e queste parole, appuntate distrattamente su un foglio, oggi mi fanno pensare alla radiosa Sara Blandamura, spumeggiante romana doc e sommelier appassionata, che ha realizzato il suo sogno di classe dedicato all’arte del buon bere e del buon stare, portando una ventata di primavera orientale su quella lunga strada medievale che collega Roma ai Castelli Romani.

le bollicine di sara

Conosco Sara dai tempi in cui lavoravo con Luigi Cremona e Lorenza Vitali – il mio rigoroso imprinting, la mia prima formazione sul campo (di cui ancora non decifravo la portata e il valore a lungo rilascio) – e Sara è sempre stata ai miei occhi una bellissima donna dal forte temperamento, occhi azzurri e intensi, regale e determinata con tinte di dolcezza concesse solo a chi ritiene meritevole. Oggi è madre, moglie e luminosa imprenditrice. Fiera comandante della sua nave di Bollicine e Doni gastronomici che fa porto a Roma, a Via Tuscolana 898. Avanti Tutta!

le bollicine di sara

Sara Blandamura

“Questo bistrot – racconta Sara – nasce da un’idea condivisa da tempo con mio marito Alessandro e con Luigi Cremona che, oltre ad essere uno dei critici enogastronomici più autorevoli d’Italia, è da sempre il mio mentore. E’ grazie a loro quindi che ho potuto coltivare il sogno di ricreare un bistrot dove far sentire gli ospiti come a casa, coccolati da vini di grande qualità e da una cucina golosa, divertente e stagionale. Il tutto con la voglia di regalare al cliente le esperienze che io stessa ricerco. Un luogo curato in ogni dettaglio, un’atmosfera calda e familiare, un servizio professionale e propositivo, una materia prima selezionata con cura, insomma una comfort zone per wine lover e gourmet, realizzata con la preziosa consulenza dello chef Fabio Toso, che accontenti allo stesso tempo anche i clienti della nostra enoteca, gruppi di amiche e amici, le famiglie e i più piccoli. Un luogo quindi che lasci un buon ricordo e soprattutto il desiderio di ritornare presto”. 

le bollicine di sara

E Sara ha mantenuto le promesse; Le Bollicine di Sara Bistrot è davvero un luogo dall’atmosfera intima ed accogliente, arredato con gusto e dedicato alle prelibatezze enogastronomiche, tra l’altro impreziosito dal leit motiv del Ramo di mandorlo in fiore di Van Gogh da cui dirompono – simbolo di rinnovato slancio vitale – teneri e delicati petali protesi ad un cielo non turchese come nell’originale del 1890, ma rosa antico, come lo vuole Sara – e che raccorda l’idea di un bistrot, di una sala da tè giapponese e di un winebar dallo stile contemporaneo.

Oltre l’estetica, l’idea di Sara è stata molto nitida dall’inizio, farne un luogo del cuore dove lasciarsi tentare da una carta di Bollicine sorprendente, o coccolare dalle tisane firmate Dammann Frères, o ancora da un aperitivo di gran classe scegliendo tra Franciacorta, Trento Doc e Champagne chiuse in un centinaio di referenze, tutte servite al calice; cui si aggiunge la speciale selezione di Gaja, Sassicaia, Aldo Conterno, Biondi Santi e Valentini, inclusa la possibilità di scegliere tra le quattromila bottiglie presenti nella vicina Enoteca Bomprezzi (su prenotazione e vendute al prezzo di scaffale). Presenti inoltre: diverse etichette di vini da dessert; una short list di liquori e distillati italiani ed internazionali oltre ai più importanti terroir francesi.

alessandro mirizzi le bollicine di sara

Alessandro Mirizzi

“Abbiamo messo a punto una carta dei vini tutta a mescita – racconta Alessandro Mirizzi, marito di Sara e complice di questa nuova avventura – che evidenzi le nostre passioni. Sarà quindi una wine list in continua evoluzione per permettere ai clienti di toccare con mano la grande varietà di cui disponiamo tra gli scaffali del nostro storico negozio. E per gli ospiti più esigenti prevediamo un fuori menu, con la possibilità di prenotare in anticipo l’intera bottiglia preferita che saremo felici di far degustare nel bistrot”. 

le bollicine di sara

Chef Domenico Abbrescia

Per accompagnare e valorizzare il connubio food&wine, Sara ha poi selezionato alcuni dei blasonati marchi di eccellenze gastronomiche come la ventresca di Salmone Upstream, il Caviale Clavisius, i Sottoli d’Agnoni, i Formaggi Carmasciando, Prosciutti e Culatelli del grande Spigaroli per una playlist gastronomica di grande sapore. Se dopo l’aperitivo arrivasse la voglia di cenare, i piatti gourmet ci sono i piatti preparati a vista dallo chef pugliese Domenico Abbrescia e serviti in sala da Rosella Groutas, sempre sorridente e pronta ad accogliere 28 coperti tra tavoli e bancone, e proporre un vero e proprio menu al plurale con sezioni dedicate ai carnivori (‘I piaceri della carne’), agli amanti del pesce (‘Un tuffo dove l’acqua è più blu…’), agli indecisi (‘Né carne né pesce..’) e agli esploratori (‘In viaggio con gusto…’) e perfino ai bambini (‘Per i più piccoli..’). Non mancano le incursioni in dolcezza (‘Con un poco di zucchero la pillola va giù..’).

le bollicine di sara

Cacio e Pepe Rosa

Mosaico verticale di legumi

le bollicine di sara

Sara Blandamura e Alessandro Mirizzi, compagni nella vita e nelle imprese, sono dunque gli ideatori di questa nuova insegna, nonchè titolari della storica attigua Enoteca Bomprezzi, storico negozio capitolino di vini e distillati, fondato nel 1957 e oggi punto di riferimento per la zona Tuscolana e non solo (4mila referenze in vendita). A conduzione familiare – con a capo il fratello di Alessandro, Gianluca Mirizzi (che firma da solista pure l’omonima neonata azienda) – anche la realtà vitivinicola Montecappone: una cantina che da 50 anni sulle colline e sui Castelli di Jesi produce vini che sono un’autentica espressione del territorio di appartenenza, Verdicchio in testa.

D’obbligo di chiusura una nota sulla Mise en place originale con piatti di vario tipo – da quelli in stile shabby chic a quelli in ceramica total black di ispirazione orientale – arricchiscono infine il racconto estetico del locale, la cui progettazione è stata affidata allo Studio Tiberi di Roma, mentre quello della cucina porta la firma di Antonio Angelini di Topkitchen.

Info utili

Le Bollicine di Sara bistrot
Via Tuscolana, 898 – 00173 Roma
Tel.: +39 06 5184 4727
Mail: info@lebollicinedisarabistrot.it 
Sito, pagina Facebook

 

GIORNI E ORARI DI APERTURA:
da lunedì a giovedì dalle ore 17.00 alle 23.00
venerdì e sabato dalle ore 17.00 alle 24.00
domenica chiuso

 

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Bisognerebbe tornare a pensare alle persone come risorse straordinarie, ripartendo dalla formazione orientata e focalizzata, specialistica, pensata per allineare competenze ed attitudini già dall’interno di un sistema che guarda dritto al futuro impiego. Metodologia, didattica, approccio, management, placement: questi i 4 cardini sui cui Giunti -nota Casa Editrice con oltre un secolo di tradizione- ha impostato la sua nuova Giunti Academy – School of Management.

Un’offerta formativa di eccellenza dedicata a neolaureati, manager e professionisti sui temi di management, arte e beni culturali, food, wine & tourism, economia, human resources, innovazione e trasformazione digitale che punta sul talento di ogni singola persona e si propone di sviluppare abilità e competenze professionali, attraverso metodi didattici innovativi, offrendo un’importante opportunità di ingresso e di crescita nel mondo del lavoro.

Giunti Academy – School of Management presenta quattro corsi di alta formazione, in partenza a Roma e Firenze tra febbraio e novembre 2019, che potranno contare sulla partecipazione in aula dei più autorevoli e competenti esperti e professionisti del settore – in grado di coniugare gli aspetti teorici con quelli pratici della vita aziendale – e sulla partnership con numerose aziende leader del mercato:

  • Master full time post laurea in Management in Food & Wine (Roma)
  • Master part time executive in Wine Management (Roma)
  • Master part time executive in Restaurant Innovation & Management (Firenze)
  • Master part time in Beer Business Management (Roma)

«La metodologia didattica adottata – ha spiegato Rossella Calabrese, Direttore Giunti Academy – è fortemente innovativa e orientata all’operatività. La docenza è affidata a specialisti del settore, manager e consulenti che assicurano un apprendimento diretto e concreto tramite esercitazioni pratiche, l’analisi e le discussioni di casi aziendali. I nostri obiettivi: valorizzare i talenti, mappare e sviluppare le competenze, rafforzare la leadership per far crescere le persone e le imprese. Frequentare un Master di Giunti Academy significa entrare a far parte di un’importante community e accedere a un servizio di lifelong placement, che attraverso lo sviluppo continuo di competenze tecniche e manageriali, permette orientarsi e raggiungere con successo i propri obiettivi professionali».

I master

Il Master full time post laurea in Management in Food & Wine intende fornire ai partecipanti tutte le conoscenze e competenze professionali e gestionali necessarie per inserirsi con successo all’interno di aziende dell’agroalimentare, con un occhio sui temi di riferimento del settore: innovazione, sostenibilità, sviluppo internazionale e nuovi format e modelli di business.

Perchè apprendere, procacciarsi nuove nozioni, cognizioni, conoscenze ed abilità attraverso lo studio, la pratica e l’esperienza diretta, formativa è fondamentale sia che si voglia gestire un ristorante, valutare un vino, una birra, occuparsi di turismo o anche “solo” per saper ripetere l’alfabeto al contrario. Uno dei modi più comuni per farlo è con l’aiuto di insegnanti o tutor. Giunti Academy con la sua offerta formativa innovativa e di eccellenza dedicata a neolaureati, manager e professionisti, vanta tra i suoi partner del Master Accademia Niko Romito, Birra del Borgo, Food&Wine Italia, Giunti Group, Grassi & Partners, Langosteria, Laurenzi Consulting, Le Baccanti, Mama Florence, Musement e Piattoforte.

Il Master di specializzazione part time in Wine Management si rivolge agli operatori del settore con tutti gli strumenti e le tecniche manageriali essenziali per lo sviluppo di un’impresa vinicola: dalla gestione economica allo sviluppo commerciale, dalle strategie di marketing alla definizione del pricing.

Il Master di specializzazione part time Restaurant Innovation & Management fornisce le competenze e gli strumenti di business management fondamentali per un restaurant manager, dall’analisi dei costi alle strategie di posizionamento commerciale, dalle attività di comunicazione integrata alla gestione della cantina e del personale.

Il Master part time in Beer Business Management nasce con l’obiettivo di formare figure professionali che intendono operare nel settore della birra analizzando l’evoluzione dello scenario italiano degli ultimi 50 anni. I partecipanti conosceranno gli elementi chiave della produzione birraria, anche attraverso esperienze sul campo, e si cimenteranno con la gestione economica di un birrificio, le politiche commerciali e il marketing.

Nel corso del 2019 saranno presentati anche i corsi dedicati al settore del turismo e dell’ospitalità, progettati per formare manager e professionisti con una visione creativa, globale e contemporanea, capaci di progettare e gestire esperienze di viaggio su misura e di alta gamma.

Dal vasto patrimonio culturale del Gruppo Giunti,  editoriale, nasce

«Giunti è l’editore italiano leader nel settore dell’enogastronomia – conferma Marco Bolasco, Direttore area enogastronomica Giunti Editore con un catalogo ricco e variegato, contraddistinto dall’autorevolezza degli autori e dall’alta qualità dei contenuti, che ha contribuito a una sistematizzazione dei saperi nell’ambito della nostra cultura materiale. L’opportunità di Giunti Academy sarà di mettere a frutto questo patrimonio per la didattica, oltre ad essere essa stessa il motore futuro per la produzione di nuovi contenuti originali, frutto dello studio sul campo degli studenti».

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Unendo le forze si moltiplicano le energie, si producono sinergie che innescano circoli virtuosi. E poi le cose accadono. Nel periodo dell’anno in cui l’inverno porta con sé i primi indizi di primavera, in Cina cade una delle più importanti e maggiormente sentite festività tradizionali, quella in cui le famiglie si riuniscono per preparare insieme le pietanze rituali (come i ravioli – 饺子 jiǎozi) tutte benaugurali e portatrici di ricchezze e tesori. Parliamo del Capodanno Cinese, sempre compreso tra il 21 gennaio e il 20 febbraio. Quest’anno i festeggiamenti per quella che viene appunto definita “La festa di Primavera” e che  raggiungerà il suo apice oggi 5 febbraio 2019 inaugurando l’anno del Maiale – hanno avuto un luogo ed un significato davvero speciale.

Sull’isola di Zamalek, sulle acque del generoso Nilo, presso il Roof dell’Hotel Flamenco, al Cairo, in Egitto – Tre Grandi Nazioni, Italia, Cina ed Egitto si sono unite per festeggiare il Capodanno Cinese e contestualmente aprire un varco gastronomico lungo la Via della Seta con un Progetto Interaccademico Internazionale che vuole ripercorrere le tappe del lungo viaggio che Marco Polo intraprese nel 1271.

La delegazione italiana che ha organizzato e documentato la prima tappa di questo inedito e riuscito viaggio di scoperta e conoscenza senza confini è stata composta da David Abatecola (project manager), il Prof. Ruggero Andrisano Ruggieri (Università di Salerno,) Pietro Parisi (Executive Chef) e Sara De Bellis (Direttore editoriale MangiaeBevi, Curatore sezione “Viaggia”) e il prezioso contributo di Nausica Ronca (Chef di “Nonna Nannina”, Cava dè Tirreni – SA), Mariangelica Sica, Valeria Fischetti, Nicola Carrano, Cinzia Forcellino e Marco Capriotti.

Così come detto dall’Ambasciatore Cinese al Cairo Song Ai Guo in un estratto del suo intenso e centrato discorso: “Vorrei cogliere questa occasione per ringraziare tutti i presenti per aver reso questo evento possibile. La via della seta è una strada di amicizia, un modo antico per condividere le nostre culture e conoscenze. La Cucina anticamente era il tipico modo per mostrare la propria cultura alle altre popolazioni. Così, questa è l’occasione non solo per divulgare la cucina cinese, ma per mostrare i risultati di una fruttuosa collaborazione tra Est ed Ovest e rafforzare questo legame.”

新年好 / 新年好 (Xīnnián hǎo)

Buon anno nuovo!

恭喜发财 / 恭喜發財 (Gōngxǐ fācái)

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“Cibo conduttore” dei Paesi del Mediterraneo e delle vie della seta di Marco Polo è il raviolo, alimento transnazionale e versatile che cambia consistenza, sapore e forma in base al luogo di invenzione/produzione. Quel fagottino di pasta ripiena che in Italia si chiama “raviolo”, in Cina  “Jiaozi”, in Egitto “Sambousek”, in Turchia “Manti”, in Afghanistan Mantu è presente – in forma, impasto, ripieno e cottura diversi – in tutti i territori attraversati dalla via della seta.

Per tale motivo, durante questo evento i ravioli sono stati sempre presenti sulle tavole, per celebrare quel fil rouge culinario, quel simbolico protagonista di un vero e proprio scambio di arti. Uno scambio che riporta al principio su cui poggia la filosofia cinese, quella dello Yin e dello Yang, della due metà che, unendosi, realizzano l’interezza e di conseguenza simbolo di armonia e di interazione tra le due energie.

Durante una “unconventional masterclass” in quel del Cairo, gli Chef cinesi – Dr Xin Shiyu, Dr Li Hongchun, Dr Pei Yinggie, Dr Wang Zhang Long – hanno potuto apprendere dalle mani di Pietro Parisi come realizzare i ravioli, simbolo della pasta fresca fatta in casa e contenitori di un rito domestico carico di contenuti e senso di appartenenza lì dove farina, uovo e mattarello divengono icone di un gesto che riporta a quando la cura dell’altro passava anche e soprattutto per il cibo.

Così Pietro Parisi ha imparato dalla delegazione di chef cinesi la realizzazione dei Jiaozi ripieni di carne e verdure, che sono uno dei principali cibi consumati durante il Capodanno cinese, poichè la forma assomiglia a un Tael d’oro (moneta cinese) e simboleggia un augurio di buona fortuna per l’anno nuovo.

Rintracciare quel file rouge che lega tra loro popolazioni differenti significa porre le basi per una terra fertile di fusione e diffusione culturale su base identitaria, valorizzando materie prime comuni, apprendendo gli uni dagli altri attraverso dimostrazioni pratiche e momenti convivialità, conoscendo da vicino culture differenti quanto affascinanti, scoprendo ricette transnazionali come “i ravioli” che divengono simbolo di una ritualità alimentare carica di antiche tradizioni da custodire, tramandare e divulgare.

 

 

 

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Misterioso, affascinante, controverso: l’Egitto e la sua storia si perdono nella notte dei tempi. Culla di una delle civiltà più antiche, complesse ed enigmatiche del mondo, è oggi una terra che da una parte è saldamente ancorata alle sue tradizioni, dall’altra vuole guardare avanti anche attraverso la Cucina, che non è solo strumento con cui rivendicare la propria identità individuale, territoriale e religiosa, ma diventa terra di incontro e di scambio, di fusione e diffusione culturale.

Qui, sull’Isola di Zamalek, circondati dalle acque del generoso Nilo, l’Hotel Flamenco ha accolto la prima tappa di questo progetto interaccademico internazionale che ha visto Italia, Egitto e Cina mettere le mani nello stesso impasto.


Durante le due prime giornate Nausica Ronca, Chef di “Nonna Nannina” (Cava dè Tirreni – SA), portavoce di una cultura popolare contemporanea – con la partecipazione delle allieve della “Cuoco Contadino Academy” Valeria Fischetti e Mariangelica Sica – ha introdotto i ragazzi della “Kohl-Mubarak High Study Academy for Tourism and Hotel Management” all’arte della trasformazione della materia prima attraverso la realizzazione pratica di ravioli, tagliatelle e gnocchi, divulgando così quel rito italiano che si tramanda in famiglia, tra le pareti di casa, di generazione in generazione, quel rituale domestico di trasmissione culturale e di appartenenza su cui poggia la filosofia del cuoco contadino che “mantiene viva la tradizione della nostra terra”, così come ha ribadito con orgoglio Nausica.

Sono molte le testimonianze sui luoghi di origine della pasta fresca così come noi la conosciamo, ovvero di impasto, formato, bollitura e condimento. Nata da un semplice impasto di grano schiacciato mescolato con acqua, si è sviluppata autonomamente lungo due filoni: quello asiatico e quello mediterraneo, è diventata poi una base neutra, sulla quale sperimentare la propria creatività.

L’attenzione e l’entusiasmo dei ragazzi nell’assistere a questa piccola grande magia fatta di acqua e farina, farcia e sughi, consistenza, ruvidezza e cottura, ha riempito le stanze di energia senza bandiera. In questa prima parte del corso di formazione, volto a valorizzare e trasformare le materie prime locali in un prodotto di alta cucina e a divulgare tecniche e ricette italiane, Nausica ha spiegato passo dopo passo, come acqua, farina e uova possano diventare uno dei piatti più conosciuti e apprezzati, non solo in Italia ma in tutto il mondo.

Gli stessi ragazzi hanno poi partecipato alla Conferenza Stampa, alla presenza di Ambasciatori, Autorità istituzionali, Giornalisti delle Maggiori Testate, di questo primo Grande Evento che cade durante gli attesi festeggiamenti per il Capodanno Cinese e che è stata la prima vera occasione per celebrare l’incontro tra Cina ed Italia in terra egiziana e rendendo concreta e masticabile la filosofia che sottostà alla medicina cinese, ovvero la teoria dello Yin e dello Yang, secondo la quale una parte può essere compresa solo in relazione al tutto.

Questa complementarietà degli opposti è stato il leit motiv di questo primo appuntamento lungo il percorso della via della seta che è iniziato al Cairo e che vuole attraverso le infinite strade della Cucina ripercorrere il viaggio di Marco Polo di conoscenza e scambio di abitudini alimentari, che premiano le culture ed i loro territori.

(TO BE CONTINUED…)

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Prende spunto dal leggendario viaggio di Marco Polo, mercante veneziano affamato di mondo.

E’ un Progetto di Dialogo Interaccademico ed internazionale a tema Gastronomico che, nutrito dalle acque del Nilo, prenderà forma da domani fino al 31 gennaio sull’esclusiva Isola di Zamalek, al Cairo, Egitto.

Nasce per rintracciare quel filo rosso che lega tra loro Paesi solo geograficamente lontani, promuovere attraverso la Cucina la conoscenza reciproca tra le identità culturali toccate dalla Via della Seta, valorizzare le materie prime locali tramite tecniche italiane e divulgare i principi della Dieta Mediterranea.

Il lungimirante e variegato progetto – che prevede la collaborazione tra l’Università di Salerno, l’associazione UNISAPORI, l’Università del Cairo, le Autorità Egiziane, l’Istituto Italiano di Cultura al Cairo e il Centro Culturale Cinese al Cairo nonchè fortemente sostenuto dal Dipartimento di Scienze Umane Filosofiche e della Formazione (Università di Salerno) nasce infatti con lo scopo di realizzare un corso di formazione per chef sulla Dieta Mediterranea considerata Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO nonchè segreto di longevità, capace di tracciare un lungo comune denominatore aggregatore di stili di vita differenti tra loro.

Le attese celebrazioni per il prossimo Capodanno Cinese, unitamente all’evento “Taste of Sunshine – Una settimana di cucina cinese e italiana in armonia” – hanno aperto un varco gastronomico ed offerto la perfetta occasione per formare gli chef egiziani all’utilizzo ed alla valorizzazione di materie prime locali per la preparazione di ricette tipiche della cucina italiana.

Un team di cinque cuochi italiani capitanati da Pietro Parisi e Nausica Ronca – interpreti di una “Mediterraneità” ricca di valori etico/culinari da tramandare – lavoreranno a stretto contatto con altrettanti cuochi cinesi assistiti da cuochi e studenti egiziani, tutti insieme per apprendere i segreti delle preparazioni di ricette classiche italiane come pasta fresca, zuppe, pizza, risotti e tiramisù. Una delegazione italiana di professionisti – costituita da Ruggero Andrisano Ruggieri (Università di Salerno), Pietro Parisi, Nausica Ronca, Luca Martuscelli (UNISAPORI) ed io (Sara De Bellis – Direttore editoriale Mangia&Bevi, Curatore sezione “Viaggia”) – documenterà questo incredibile viaggio tra culture e conoscenza riattualizzato attraverso il grande potere aggregativo della Cucina.

Ambasciatori, industriali internazionali e nobiltà locale saranno stupiti e deliziati da piatti a base di ortaggi, legumi e ingredienti “poveri”: in questo modo gli chef dimostreranno come sia semplice ed ecosostenibile trasformare un piatto della tradizione in una portata memorabile.

Il progetto e lo scenario

Dalla via della seta ai giorni nostri: un breve accenno

Era il 1271 quando il giovane Marco Polo partiva da Venezia. Lungo questa rotta, nota come la via della seta, – che si spinge da Venezia fino a San Giovanni d’Acri in Terrasanta, passando per la Turchia, la Persia, l’Afghanistan e, attraversando il deserto del Gobi, fino al Catài – tanti viaggiatori, tanti volti e tanti mercanti crearono scambi di merci, idee e di conoscenze, generando contaminazioni assorbite dai cibi quotidiani. Questa ritualità alimentare oggi è diventata terreno fertile di fusione e diffusione culturale, portatrice di antiche tradizioni da non perdere.

Se è vero che da una parte lo scopo è formativo, dall’altra c’è la volontà di riscoprire di quel “cibo conduttore” dei Paesi del Mediterraneo e della Via di Marco Polo è stato infatti individuato nel Raviolo, alimento transnazionale e versatile che si fa emblema di forme e contenuti, che cambia consistenza e sapore in base al luogo di invenzione e produzione che in Italia si chiama appunto “raviolo”, in Cina  “Jiaozi”, in Egitto “Sambousek”, in Turchia “Manti”, in Afghanistan “Mantu”.

Pietro Parisi Chef, il cuoco contadino – Direttore Artistico

Al centro della sua cucina spesso c’è il riutilizzo di tutto ciò che normalmente viene considerato scarto. A bucce, gambi, foglie Pietro dà una nuova vita. “Per educazione e scuola – ama ripetere – sono contrario a qualsiasi spreco, perché spesso è nelle parti meni nobili che si celano i sapori veri.” Ciò che rende Pietro davvero speciale è la ricerca dei prodotti di stagione, che seleziona personalmente dai suoi amici contadini, cercando di sostenere lavoratori e prodotti locali. L’obiettivo di Pietro è eliminare dalle cucine i grandi selezionatori e farvi rientrare i piccoli produttori del territorio, dare luce ai sacrifici di questi uomini e queste donne, diffondere la conoscenza di metodi sani di produzione, trasformazione e lavorazione del cibo, facendo riemergere le buone tradizioni che non dovrebbero mai essere privilegio per pochi.

Programma dell’evento

Le vie di Marco Polo, Italia – Cina

26 – 31 Gennaio 2019 – Hotel FLAMENCO, isola di ZAMALEK, la parte più esclusiva del Cairo.

  • GIORNO 26: MASTERCLASS con gli studenti dell’Università del Turismo del Cairo, aspiranti Chef: personalità accademiche, stampa egiziane; segue tasting dei prodotti della master class;
  • GIORNO 27: VIP italo – egiziani. Cena italiana servita al Tavolo, con presenza del corner cinese;
  • GIORNO 28 Upper class egiziana (imprenditori, commercianti, generali ecc.); cena italiana a buffet, con presenza del corner cinese;
  • GIORNO 29: Serata Fusion; diplomatici di tutti i paesi, con particolare riferimento alle Vie della Seta; presenza di Stampa internazionale; cena incentrata sui piatti comuni ai due paesi (raviolo, spaghetti, ecc.). Buffet Italiano da una parte e Cinese dall’altro;
  • GIORNO 30: Serata a cura del Centro Culturale Cinese; piatti cinesi con un’isola cucina italiana;
  • GIORNO 31: Vernissage di opera d’arte italiane, egiziane e cinesi presso L’Istituto di Cultura Italiana; cena cinese con corner di cucina italiana.

 

 

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