Sara De Bellis

Mese: Settembre 2020

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Aprirà i battenti nella centralissima piazza San Silvestro, tra via del Corso, via del Tritone, piazza Colonna e Fontana di Trevi: parliamo della prima caffetteria romana dello storico marchio statunitense ‘Starbucks’, che alle Mura Vaticane preferisce una posizione strategica tra magnifici monumenti e grande shopping; lì dove un mug di caffè e il wi-fi libero non vale solo un pit-stop necessario e corroborante, ma diventa ovviamente funzionale ad un selfie o ad una storia su instagram capace di generare nuovi gradimenti e di potenziare di molto l’eco di una già lucida operazione di marketing.

Non sarà come quella di New York al civico 11 di Old Fulton St. a Dumbo, spettinata ma molto cinematografica, proprio sotto l’imponente e suggestivo Ponte di Brooklyn; nè tantomeno come quella da togliere il fiato e sostituirlo con sospiri di caffè in quel del Meatpacking District – Manhattan – accanto al Chelsea Market e quarta Roastery al mondo, dopo le aperture di Seattle, Shangai e quella tutta artigianale di Milano – immaginata da Kevin Johnson, Ceo di Starbucks, per celebrare anche scenograficamente il caffè dal chicco al tazzina fugando il mug e concependo le Roastery come “l’esperienza massima di tutto ciò che ruota attorno al caffè senza nulla di simile al mondo.” (cit.)

Tra una visione e una celebrazione, l’apertura romana di Starbucks Coffee nel frattempo continua ad arrancare continuando non solo a cambiare date d’apertura (che si rincorrono ormai dal 2017) ma anche a cambiare location. L’atteso quanto annoso sbarco ha continuato infatti negli anni a subire rimandi a causa di ritardi burocratici di varia natura, non ultimo il Covid 19 che ha imposto un ripensamento generale dei piani aziendali.

Stando alle fonti sarebbe stato proprio il virus a interrompere “l’affare vaticano”: l’alta affluenza di turisti lungo le mura Vaticane avrebbe garantito un buon punto di partenza per l’egemonia Sturbucks, ma il crollo del turismo nella Capitale, la chiusura dei Musei e le difficoltà relative, hanno forzato un cambio di rotta e la connessa necessità di rivolgere lo sguardo altrove.

Così, da via Leone IV passando per un’ipotetica location all’interno della stazione Termini, la scelta è ricaduta a sorpresa su piazza San Silvestro, ben collegata e sempre piena di turisti per via della posizione strategica tra magnifici monumenti e grande shopping tra i marchi della moda più celebri; lì dove un mug di caffè e il wi-fi libero non vale solo un pit-stop necessario e corroborante, ma diventa ovviamente funzionale ad un selfie o ad una storia su instagram capace di generare nuovi gradimenti e di potenziare di molto l’eco di una già lucida operazione di marketing.

«Abbiamo creato un settore che non esisteva. Abbiamo trasformato una bevanda, la sua preparazione e i suoi ingredienti italiani, in un’esperienza di vita. Abbiamo creato un linguaggio che non esisteva. Abbiamo trasformato la cultura e migliorato la vita della gente con una semplice tazza di caffè non solo in America, ma in tutto il mondo. Questa è la verità». Tutto questo è Starbucks secondo Howard Schultz, intervistato da Taylor Clark per il libro, edito in Italia da Egea, “Starbucks. Il buono e il cattivo del caffè.”

La caffetteria di matrice statunitense avrà dunque come prima casa capitolina Palazzo Marignoli, all’angolo sinistro del palazzo, lato San Silvestro, al posto di una banca già smentellata da tempo.

Il Palazzo è lo stesso dell’Apple Store in cantiere da anni ma è possibile che, vista l’esigenza di aprire, batterà sul tempo anche l’apertura del negozio di high-tech, sottolinenando la potenze delle logiche o logistiche americane. L’inaugurazione del Primo STURBUCKS COFFEE ROMA è comunque prevista tra pochi pochi mesi, forse proprio tra Natale e San Silvestro. A noi non resta che aspettare, magari bevendo un italianissimo espresso.

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Di nazionalità francese, figlio di Marie e Jean-Baptiste, ha iniziato il suo apprendistato nella cucina di famiglia divenuta poi Les Frères Troigros, rinomata maison proprio di fronte alla stazione ferroviaria di Roanne (Loira). Un luogo ameno perfetto per accogliere l’ardore gastronomico che animava Pierre Troigros e suo fratello Jean. Rivoluzionario con i piedi per terra, ha spento la luce della cucina a 92 anni, lasciandoci una luminosa eredità di stelle, visioni e concetti sul sapore.

Pioniere della nouvelle cuisine, la guida Michelin lo ha definito “un gigante alla pari di Bocuse, con il quale ha rivoluzionato la cucina“. Una straordinaria capacità nell’avvicinare sapori in modo anche audace me sempre armonico. Creatore innovativo di piatti iconici, il “saumon à l’oseille” – salmone all’acetosa – è la sua celebre opera, un piatto leggendario della casa Troisgros, creato quasi per caso nel 1963.

Mentre Jean e Pierre Troisgros scoprivano la tecnica per appiattire il salmone alla Maxim’s, la madre portò loro dell’acetosella colta nel giardino limitrofo alla cucina.

Tutto è iniziato da lì, ha raccontato Michel Troisgros, figlio di Pierre, una manciata di acetosella condita in una crema molto buona, con un salmone talmente schiacciato che non avevano a disposizione un piatto abbastanza grande per servirlo“.

La leggenda vuole che per questo piatto siano stati infatti inventati il ​​grande piatto da servizio e il cucchiaio per salsa. (fonte https://www.lemonde.fr/m-styles/article/2014/10/23/l-escalope-de-saumon-a-l-oseille-de-la-maison-troisgros_4510760_4497319.html)

Il “manzo al Fleurie e al midollo” e la “terrina di verdure Olympe con legumi croccanti“, sono gli altri piatti che valsero le tre stelle Michelin: la prima ottenuta nel 1955, la seconda nel 1965, la terza nel 1968, anno in cui Christian Millau – giornalista e scrittore di fama mondiale – definì La Maison Troisgros «il miglior ristorante del mondo». Stesse parole che più recentemente, nel 2007, la guida Zagat ha scelto per definire questo ambito luogo di culto e cultura.

Pierre Troisgros e la storia di una Dinastia di Gourmet

Nato il 3 settembre 1928, Pierre Troisgros è stato allevato con il fratello maggiore Jean nel segno gusto del buon cibo da sua madre Marie nella cucina di famiglia dell’Hôtel Moderne, mentre suo padre che serviva nella sala da pranzo.

Inizia la sua carriera come chef de partie al Lucas Carton di Parigi, dove conosce Paul Bocuse, con il quale stringe una sincera e fedele amicizia che durerà 70 anni trascorsi ad affilare lame e conoscenze tra il Pyramide di Fernand Point, il Chez Maxim’s e il Crillon dove perfeziona il senso della Grande Tavola.

Nel 1953 suo padre richiama Pierre e suo fratello Jean a rilevare l’azienda di famiglia per introdurre e definire, dopo le privazioni della guerra, il ritorno di una cucina di qualità che valorizzi i prodotti della terra con salse più leggere e cotture più brevi.

Il ristorante diventa Les Frères Troisgros, con Pierre in cucina, Jean come maestro saucier e Jean-Baptiste che rimane in sala da pranzo e in cantina, rinomato per onorare i vini di Borgogna. Il successo fu immediato e la loro prima stella Michelin illuminò dal maison già due anni dopo.

Pierre Troisgros e suo fratello Jean creano così un nuovo stile: è la cucina e non la sala da pranzo a beneficiare dei loro primi investimenti fino a far diventare l’albergo-ristorante di famiglia a Roanne un monumento della gastronomia con una cucina d’avanguardia e semplice al contempo, destinata ad essere imitata in tutto il mondo.

Compagno d’avventura di Monsieur Paul Bocuse “per oltre 70 anni di amicizia fuori dall’ordinario” quando nel 1983 morì Jean Troisgros, Pierre ha continuato con il figlio Michel.

Si ritirò dagli affari all’inizio degli anni ’90, lasciando Michel a continuare l’avventura di questa prestigiosa dinastia gourmet, iniziata nel 1930 dai suoi genitori. Attualmente lavora con il figlio César, rappresentante della quarta generazione di Troisgros, nel ristorante di Ouches, in campagna, a una decina di chilometri da Roanne.

Nel 1998, il ristorante ha celebrato trent’anni consecutivi (1968-1998) delle sue tre stelle Michelin, confermando la sua reputazione internazionale come il migliore tra l’élite della cucina francese, con continuità da tre generazioni e che ha reso questa cittadina situata al confine tra l’Auvergne, la Borgogna e la valle del Rodano, sulla Nationale 7 sull’itinerario turistico che porta alla Costa Azzurra, tappa fondamentale per i buongustai di tutto il mondo.

In copertina: Pierre Troisgros et son fils Michel et son petit fils Cesar © PASCAL DELLA ZUANA / Sygma via Getty

Troisgros

place Jean Troisgros
Roanne T. +33.(0)4.77716697
info@troisgros.com

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ADELAIDE al Vilòn, raffinato “angolo” intimo e charmant all’interno di Palazzo Borghese, ha pensato ad una nuova formula per il pranzo. Si chiama SMART EATING, dal lunedì al sabato – dalle 12 alle 15, un pranzo veloce di sapore contesto e contenuto, da vivere all’aperto nel patio, all’interno nella sala, al bancone o ai tavoli di uno dei cocktail bar più belli della Capitale.

Che sia pausa pranzo, pranzo di lavoro o pausa tra lo shopping da ADELAIDE al Vilòn la pausa pranzo diventa un break chic goloso grazie ad un menu speciale che cambia settimanalmente creato dallo Chef Gabriele Muro. Un menu che strizza l’occhio a due delle tradizioni gastronomiche che più apprezzate, quella partenopea e d’origine dello Chef, e quella di Roma, città che lo ha adottato da ormai 10 anni.

La formula prevede: il benvenuto dello Chef, un piatto a scelta dal menu business lunch, una “dolce coccola”, caffè e acqua, il tutto al prezzo di 25€.

L’hotel, che all’inizio di giugno a Roma è stato il primo a riaprire tra i cinque stelle, proprio per soddisfare le numerose richieste dei clienti più affezionati, alla ripresa autunnale lancia una formula per una nuova quotidianità di lavoro e convivialità, veloce ma in tono con quello che è diventato un piccolo salotto gourmet dai sapori gioiosi.

Così ADELAIDE inventa un menu “fuori casa” che interpreta e risponde ai cambiamenti in una cornice elegante di accoglienza e gusto, che abbraccia le nuove regole di convivenza aprendosi a format e idee capaci di dare nuovi impulsi al settore e nuovi stimoli ai fortunati ospiti.

Una formula inedita, smart e friendly la definirei, anche e soprattutto per il costo molto contenuto per un boutique hotel de charme 5 stelle lusso con una cucina gastronomica, che parte con l’autunno – racconta Giorgia Tozzi, direttore dell’Hotel Vilòn – in risposta al desiderio delle persone di frequentare e ritrovarsi in ambienti che non siano quelli domestici, di farlo in sicurezza assoluta, superando ogni diffidenza, fidandosi, in ambienti dove poter anche fermarsi, magari per lavorare o darsi un appuntamento.

Ci auguriamo così di dare anche un nostro piccolo contributo concreto ad una ripartenza effettiva delle attività economiche nel centro storico, suscitando una sempre maggiore frequentazione del cuore pulsante di una città che stenta a ripartire. Una formula che immaginiamo possa generare un certo turnover dal momento che la fascia temporale è ampia dando modo ai clienti di alternarsi in un arco di tempo che risponde ad esigenze diverse, così come la nostra offerta in menu, tale da non avere mai situazioni di affollamento, garantendo quella tranquillità, protezione ed attenzioni che caratterizzano la nostra ospitalità personalizzata alla quale sovrintende Samuele Florio.

Tra i piatti spesso in menu anche l’Amatriciana segnalata e altri piatti iconici come l’Ajo, Ojo e Baccalà, le polpette, gli involtini, le melanzane alla parmigiana o le alici come si cucinano a Procida.

Adelaide e Salotto 

Ristorante & Bar all’interno del VILÒN Luxury Hotel / Via dell’Arancio 69 – 00186 Roma Tel. 06/878187 www.hotelvilon.com lunedì- domenica ore 12.00 – 15.00 e 19.00 – 22.30

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Prosegue fino a domenica 20 settembre la 17^ edizione di Vinòforum – Lo Spazio del Gusto di Roma nel verde del Parco Tor di Quinto. Più di 12.000 mq, 600 aziende vitivinicole di qualità e 2.500 etichette in degustazione, grande cucina, laboratori sull’Olio Evo, Top Tasting con degustazioni dedicate ad alcune delle perle della viticoltura guidate da produttori, enologi e personaggi di primo piano del settore, approfondimenti sul caffè e sul Sigaro Toscano.

Mangiare e bere sono da sempre due attività estremamente correlate, mescolate tra loro. Mangiare, assaporare le proposte dei piatti dei grandi chef al lavoro nelle cucine a vista della manifestazione, e poter sperimentare abbinamenti con le etichette in degustazione è un modo per divertirsi e contestualmente formare il palato.

I temporary restaurant di Vinòforum ospitano infatti fino al 17 Settembre alcuni dei migliori osti e cuochi di Roma e del Lazio, che per l’occasione propongono tre tra i propri piatti più iconici e acquistabili, senza prenotazione, a partire da una popolare cifra di 6 euro a portata.

Potrete scegliere tra Tommaso Tonioni di Achilli al Parlamento (Roma), Yamamoto Eiji di Sushisen (Roma), Federico Delmonte di Acciuga (Roma), Paolo Borgese di Collegio (Roma), Marta Maffucci di Misticanza (Roma) e Stefano Caucci di Peppo al Cosimato (Roma), Gabriele Muro di Adelaide al Vilòn (Roma), Roberto Campitelli de L’Osteria di Monteverde (Roma), Eleonora Masella de La Credenza (Marino), Duccio Bruttini di Beef Bazaar (Roma), Pierluigi Gallo di Giulia Restaurant (Roma) e, solo per mercoledì 16, Mirko Di Mattia di Livello 1 (Roma).

Giovedì 17 sarà il turno di: Ciro Scamardella di Pipero (Roma), Adriano Baldassarre della Trattoria L’Avvolgibile (Roma), Giuseppe Di Iorio di Aroma (Roma), Gen Nishimura e Mario Boni di Da Francesco (Roma), Tommaso Pennestri di Trattoria Pennestri (Roma) e Mattia Filosa di Civico 57 (Formia).

Se l’abbinamento con il vino non fosse sufficiente ai banchi d’assaggio è possibile abbinare alle creazioni degli chef le etichette firmate Krug, Dom Pérignon, Veuve Cliquot, Moët & Chandon e Ruinart, reperibili presso il Bar à Champagne di Vinòforum.

Per i wine addicted , e solo su prenotazione, ci sono le Top Tasting, degustazioni dedicate ad alcune delle perle della viticoltura nazionale e internazionale e guidate da produttori, enologi e personaggi di primo piano del settore. Prossimi Eventi:

  • Mercoledì 16, va in scena “Where dreams have no end…l’esaltazione dello Chardonnay in terra friulana: il Dreams di Jermann”;
  • Giovedì 17 focus su “Intensità aromatica e grandi vini bianchi da invecchiamento: la cifra stilistica di Kellerei Terlan, eccellenza altoatesina”.

Oltre al Vino, proseguono per tutta la settimana anche i laboratori (gratuiti e con prenotazione in loco) sull’olio extravergine d’oliva firmati Unaprol ed Evoo School Italia, e quelli sul caffè, con la guida di Caffè Hausbrandt, e quelli del Club Amici del Toscano.

Strumenti utili non solo per gli appassionati, ma anche per gli addetti ai lavori desiderosi di approfondire le proprie conoscenze sulle diverse tematiche.

Sempre presente lo spazio Calvisius Caviar Lounge con Special Guest Chef tra cui Giuseppe di Iorio – Ristorante AROMA 1*Michelin.

Lungo il percorso altre proposte più scanzonate come L’Oliva all’Ascolana Dop e Il Catanese, ognuno con le proprie specialità.

Per gli operatori del settore è stata pensata la Business Lounge di Vinòforum, un salotto del vino dove è possibile incontrare celebri realtà del comparto vitivinicolo e dove fino al 17 settembre sarà presente Balan, importante gruppo che annovera nel suo portafoglio circa 2.000 prodotti, compresi alcuni dei vini più conosciuti al mondo. Tra questi sono presenti a Vinòforum le etichette di Ca’ Del Bosco, Jermann, Kellerei Terlan, Champagne Canard-Duchene, Joseph Drouhin, Tenuta Fiorano e Champagne Thiénot.

Ci vediamo lì.

COLPO D’OCCHIO SU VINÒFORUM 2020

DATE: 11-20 settembre 2020

LOCATION: Parco Tor di Quinto – Via Fornaci di Tor di Quinto, 10 Roma

ORARI: dom- giov 19 – 24 // ven – sab 19 – 01

Biglietto di ingresso comprensivo di calice e carnet da 10 degustazioni di vino. Per info e prenotazioni www.vinoforum.it

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