Sara De Bellis

Sara De Bellis

Sara De Bellis – Personal Website

L’atto conclusivo andato in scena tra le colline di Gubbio a Borgo Santa Cecilia, ha visto il confronto tra filosofie di cucina e tecniche di valorizzazione della selvaggina, dell’allevamento brado di bosco e di mare in un format pensato con Les Collectionneurs.

Nell’ultima speciale data di questo evento in tre tappe (che avevamo raccontato qui) sul tema “cucina selvaggia” è stato interpretato a quattro mani dal resident chef Alessio Pierini e dallo chef ospite Daniele Usai. Complice il fuoco, la brace e un’atmosfera familiare, pescando nelle proprie filosofie di cucina, assieme hanno materializzato piatti come “Nasturzio, pesce affumicato, tuorlo, capperi e caviale” (il Tino*), “Pasta e bottarga di cuore di capriolo” (BSC),” Capriolo e Cacao” (BSC) e “Kebab Mediterraneo” (Il Tino*); montagne russe di sapore e profondità, che sono state precedute dai veri special guests dell’evento, ovvero i “salumi di carne cacciata e di pesce pescato” rispettivamente prodotti da Giuseppe Onorato – padrone di casa e talentuoso norcino autodidatta –  e dall’altro volto di Daniele Usai, fuoriclasse ai fornelli di comando del Bistrot di Mare 4112 e del Ristorante Il Tino, che tiene salda una brillante stella Michelin tra Ostia e Fiumicino. 

Per me è stato stimolante proporre dei piatti di mare che potessero tenere testa alle aromaticità marcate e selvagge di montagna.

Chef Daniele Usai

I due norcini selvaggi, hanno così aperto il confronto sul tema selvatico con una degustazione che ha animato la grotta-cantina del borgo datata 1800, dove già in antichità venivano stagionati i salumi e da dove Giuseppe Onorato è ripartito per dare un nuovo futuro a questa antica tradizione.

La grotta infatti non è solo il cuore di Borgo Santa Cecilia, ma anche il punto di partenza di una cucina che annovera nel suo menù materie prime quasi tutte autoprodotte nel territorio della Tenuta attraverso agricoltura biologica e allevamenti allo stato brado e piatti evolutivi come il “Ramen dell’Appennino Umbro” (tema che piacevolmente approfondiremo in altra sede).

Tornando invece alla dimensione norcina di “Pesce pescato e Carne cacciata”, la degustazione che si è svolta tra pareti in pietra, prosciutti stagionati di verro e di cinghiale appesi e pazienti; lonze, guanciali, salami e salumi di mare brado dai sapori profondi e profumi senza riferimenti moderni, hanno mostrato tutto lo sforzo per staccarsi dalle produzioni e dagli allevamenti massa, unitamente all’abilità e al necessario impegno nello sviluppare determinate filiere in stretto rapporto con il territorio e con la carni selvaggia, siano queste di mare o di bosco. 

Stimoli e spunti di riflessioni che, uniti da ricerca, studio e sviluppo antico delle pratiche remote stanno portando sia Onorato sia Usai, stanno portando grandi risultati. Uniti da affinità elettiva, personale e lavorativa, e da quella instancabile spinta a voler lavorare un prodotto sostenibile, procacciato, rispettato, e farlo all’ospite in maniera tale che ne possa intuire procedure e tecniche, hanno entrambi dato prova di grande abilità in materia, ognuno con le proprie differenze e peculiarità.

Entrambi ragionano a fondo sui propri salumi, me se Giuseppe stagiona in una grotta-cantina di 200 anni carni e selvaggine evolvendo eredità e sapienza paterna; Daniele affina il pesce con la tecnologia e con un macchinario che controlla temperatura, ventilazione tasso di umidità e instilla ozono per sterilizzare, motivo per il quale riesce a frollare il prosciutto di pesce spada per tre mesi, una ventresca di tonno per due, tirando alcuni salumi di mare anche fino 6 mesi.

Daniele Usai e i Salumi di Mare del Bistrot di Mare 4112 e del Ristorante Il Tino, 1 stella Michelin

Con il maturatore è un esperimento continuo. Ne abbiamo due, uno lo utilizziamo per la frollatura dei pesci crudi immessi senza che subiscano lavorazioni a monte, ma solo squamati, sviscerati e asciugati, ovviamente freschissimi, e che utilizzo soprattutto per i piatti del Tino. I quali, perdendo una parte dell’acqua, subiscono un’intensificazione delle caratteristiche gusto olfattive, e cambia leggermente la consistenza della carne stessa. L’ altro lo dedichiamo ai salumi, per realizzare i quali partiamo da pezzi di pesce vengono prima lavorati sotto sale bilanciato per alcune ore, poi subiscono una sorta di presalaggione che contribuisce a togliere le acque libere dal pesce e abbassa il rischio di proliferazione batterica e che, con il maturatore ad ozono, si abbassa ancora di più.

Chef Usai lavora salumi e prosciutti di tutto il pescato selvaggio che riesce a trovare: tonni, pesci spada, ricciole, moroni, dentici, ecc. Oltre ai salumi si diverte anche con i prodotti composti, ovvero ‘nduja di tonno, cotechini di pesce e produzioni sperimentali che sono piuttosto normali per chi utilizza questo tipo di tecnica, che però non smette di evolvere. L’ultimo terreno di sperimentazione attinge infatti alla cultura nipponica e prende come riferimento il Katsuobushi – che si ottiene dalla lavorazione del katsuo (in italiano tonnetto striato), una varietà di tonno molto comune in Giappone, che viene sottoposto a un processo di affumicatura, fermentazione ed essiccatura e infine ridotto in sottili scaglie – lavorando tonnetti locali essiccati talmente tanto secchi che possono essere scagliati con una mandolina o un’affettatrice molto affilata. 

Il nostro procedimento è un pò differente – mi racconta Chef Usai – perché quello giapponese  è un semi fermentato che poi viene anche affumicato, io invece prendo i prosciutti di mare, li secco totalmente finchè non perdono tutti i liquidi, poi lo scaglio. E questo me lo consente sempre nel maturatore c’è l’ozono che è un antibatterico, un presidio sanitario riconosciuto. In Giappone il Katsuobushi è anche la base per il brodo Dashi, a base di alga kombu e tonno secco e soia; se ci piacerà il nostro risultato proveremo a farlo anche con altro pescato.

I Salumi e il Concetto Brado di Giuseppe Onorato, patron di Tenuta Borgo Santa Cecilia

Il nostro obiettivo è arrivare al 100% servire cibo autoprodotto. Noi oggi siamo intorno al 60/70%, dipende dal menù, ma è una buona media, sia per la parte della norcineria sia la parte della carne. Perciò cinghiale, capriolo, maiale, agnello. Galline, uova, pollo, conigli, da noi è tutto autoprodotto. Crediamo che la carne sia sostenibile perché il nostro circuito chiuso ed è una delle migliori garanzie per avere una carne a zero impatto, salubre e totalmente all’opposto di quello che oggi ci ritroviamo sul mercato. 

La norcineria nasce dalla passione di mio padre, dalla passione di famiglia. Mio padre è di origini calabresi, grande amante del mondo della norcineria, della lavorazione del maiale che facciamo da tanti anni, ma in modo giocoso. Poi, quando abbiamo acquistato la tenuta e siamo venuti a vivere qui, abbiamo approfondito la materia e ci siamo dedicati alla nobile arte della norcineria fondendo la tradizione calabrese alla sapienza umbra, mi racconta Giuseppe.

Tra i loro punti di forza, sicuramente ci sono i prosciutti, allevati allo stato semi brado e che raggiungono quasi due anni di vita prima della macellazione. Mangiano ciò che dà loro il bosco, la natura e parte dei raccolti dell’azienda biologica annessa alla Tenuta, e quindi grano, avena, orzo favino e legumi: alimentazione che determina la qualità della carne.

Altro punto di forza sicuramente sono i salumi di cinghiale perché, avendo un’azienda faunistico venatorio, facciamo una caccia di di contenimento, perfetta per una carne con basso livello di endorfine e stress.

About BORGO SELVAGGIO 2024

Borgo Selvaggio – aggiunge Onorato – è stata una bellissima esperienza perché è immervisa e totale all’interno del bosco. Mangiare, annusare, guardare, godere praticamente della dimensione boschiva in tutte le sue forme, sia dall’aspetto visivo, sia gustativo e olfattivo.

Le prime tre tappe sono state magnifiche e faremo sicuramente “Borgo selvaggio 2024”, ti posso anche già anticipare dei periodi, che saranno fine maggio e metà settembre. Lo stiamo definendo proprio in questo periodo, comprese le collaborazioni con gli chef che ci daranno la propria disponibilità.

Tenuta Borgo Santa Cecilia

 Frazione Montelovesco Strada Provinciale 206 al km 15,500, 06024 Gubbio PG

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Dal 5 al 10 marzo 2024 a Roma Impact Food lancia la “Settimana della chiarezza alimentare” con uno speciale menu degustazione esclusivamente plant based e un evento che sgombra il campo dei fraintendimenti.

Nel progetto di Impact Food risuona forte la necessità di riconnettersi con un nutrimento che faccia bene a noi e all’ambiente, cercando di fare chiarezza sugli alimenti che ogni giorno consumiamo senza farci troppe domande.

Questa è una delle chiavi della “Settimana della chiarezza alimentare” che, dal 5 al 10 marzo, durante la quale Impact Food ha pensato di divulgare il tema della sostenibilità attraverso uno speciale menu degustazione esclusivamente plant based con un evento dedicato alla clientela che sgombrasse il campo da fraintendimenti spiegando l’attuale situazione in Italia.

La “steakhouse dall’anima green” del quartiere Parioli, che si ripresenta al pubblico dopo un accurato restyling e con qualche novità nella carta, dedice di rispondere con i piatti alla discussione riguardo le “carni coltivate” che sta accendendo sempre più dibattiti e ponendo l’attenzione sul settore in cui opera Impact Corp, ovvero quello dei cibi a basso impatto ambientale, spesso identificati come “cibi del futuro”.

Attualmente il mercato della “carne non carne”, o come usa definirla Impact “l’evoluzione della carne”, risulta in crescita esponenziale proprio perché aumenta la consapevolezza del consumatore finale che vorrebbe definirsi “sostenibile”.

E’ una questione di scelte orientate alla tutela del Pianeta. Oggi più che mai abbiamo la percezione tangibile di come questa nuova era geologica sia nelle nostre mani e di come ognuno di noi possa fare la differenza, evidenzia Alessandro Thellung – tra i soci fondatori di Impact food – Proprio per questo uno dei risultati che ci prefiggiamo è quello di dare percezione di quanto ogni singola azione, in questo caso mangiare determinate tipologie di prodotti, possa quotidianamente impattare positivamente sull’ambiente e creare sostenibilità circolare.

Durante l’evento dedicato alla carne-non-carne, dal 5 al 10 marzo, il personale di Impact food – anche attraverso la distribuzione di un flyer informativo – potrà approfondire il tema della carne prodotta da proteine vegetali e i suoi ingredienti: dalla ricerca e gli accurati controlli che stanno dietro la produzione, alla carne 3D e le Aziende europee, e non, da cui provengono i prodotti in menu. E sarà proprio uno speciale menu ad accompagnare i clienti per tutta la settimana: per la cena – oltre alla consueta carta – verrà proposta una degustazione di piatti a partire dall’antipasto con Nuggets, Crispy Tender, Creamy Bomb e No-zzarella; Scialatielli al ragù Redefine o Gnocchetti cascio e pepe come primo piatto; un assaggio di Tagliata e una Ribs di secondo e, per finire, il Tiramisù vegetale. Il costo del menu degustazione è di 35€ (bevande escluse).

“La mission di Impact food è quella di scegliere cibi a basso impatto ambientale, che rispettino la natura e la vita, ma senza rinunciare a quei sapori ai quali siamo abituati e che abbiamo apprezzato fino ad oggi. Magari scoprendone anche di nuovi: l’idea infatti è proprio quella di aiutare le persone a scegliere prodotti in modo consapevole senza rinunciare al piacere di mangiare” raccontano i soci Alessandro Thellung e Federica Testa.

Partendo da questo concetto di sostenibilità senza rinunce, Impact Food riunisce per la prima volta in un ristorante i migliori prodotti plant based in commercio: nel menu – nato in collaborazione con lo chef Luca Andrè (executive chef Alberto Spataro) – troviamo Panini con Beyond Burger (Usa), Redefine Burger (Israele) e Cheddar Explosion con il cheddar Gusto Plant Word (Grecia); Nuggets HappyVore (Francia); Tagliata di Redefine Beef; Wrap con Planted Kebab; Pulled Spork e Spiedone con Salsiccia e Bratwrust di Redefine.

MENU

Dalla cucina anche primi piatti come Scialatielli al ragù Redefine Meat o Gnocchi ‘Cascio’ e Pepe con crema di Grattì (preparazione vegetale grattugiata alternativa al formaggio); le insalate con Filetti di cotoletta vegetale Salomon per la Caesar Salad, Greek style Violife per la Greca e Sashimi vegetale Zalmon o NoTuna per i Pokè.

Con la riapertura Impact si arricchisce di nuovi piatti a base di nuovi prodotti: entrano in carta la Mozzarella Stick e i Nuggets senza glutine (entrambi Flax&Kale/Spagna), le Ribs di Juicy Marbles (Usa/Slovenia), gli Hotdog di Redefine, gli Smash burger di Beyond; in arrivo anche i piatti con il Salmone e il Tonno di Current Foods (Usa).

Una selezione attenta anche per le sfiziosità tra Nuggets e Crispy Tender (Beyond), Onion Rings e Nachos (tortillas con chili, panna acida, guacamole e cheddar New Planted), Creamy Bomb (bombette ripiene di cheddar e jalapeño) e Le Mincy (patatine fritte ricoperte di cheddar e macinato Beyond), oltre alla golosa Bucket Cheddar (ciotola di cheddar fuso per intingere gli sfizi). E’ disponibile un menu in versione gluten free.  Naturalmente anche i dolci sono tutti a base vegetale: dal nuovo dessert al caramello salato con crema vegetale e granella di Oreo, alla Cheesecake, il Tiramisù, la Sacher, i gustosi Brownie, il Bicchiere Goloso e i Cookie al cacao. 

Dal bar – aperto anche nel pomeriggio come caffetteria – le Birre alla spina (Ichnusa non filtrata, Moretti e Crazy Rabbit del Birrificio Sabino), una piccola selezione di Vini certificati vegani (Le Due Torri  – Tenute Filippi – Marchiori), i Cocktail ready-to-drink Drink It e gli Estratti di frutta fresca BioBacche Toscane.

Gli spazi di Impact food sono aperti sette giorni su sette, dalle 12.20 alle 23.30 e possono anche essere utilizzati come coworking nelle ore pomeridiane.

Impact food

Roma, Viale Maresciallo Pilsudski, 86

Tel. 351 7433547 – info@impactcorp.it

impactfood.it

Aperto 7/7 dalle 12.30 alle 23.30

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Da Carmine Carli a Fiumicino ogni giorno il mare trova il suo posto a tavola in un menu che omaggia la freschezza del pescato locale proposto tra grandi classici, ricchi plateau di crudi e gusto per la sorpresa

“Dal peschereccio alla tavola, sola andata” è la filosofia di Carmine Carli, appassionato proprietario di questa Hosteria di Mare sul Lungomare della Salute della bella Fiumicino.

E’ infatti sufficiente una manciata di minuti da Roma per cambiare letteralmente aria e  ritrovarsi a pochi passi dalla spiaggia per varcare la soglia/non soglia de Le Brocchette, dove pescato del giorno e disponibilità del mare sono diventate le linee guida di un menu sul quale Carmine, con orgoglio, “ha potuto eliminare l’asterisco”. Questo perché “il forte legame sviluppato nel corso degli anni con i pescatori di Fiumicino mi ha permesso di comprendere che la quotidiana alternanza di pesci e crostacei poteva divenire il punto di forza della proposta gastronomica del locale”, racconta. E così è stato.

L’ho definita una soglia/non soglia perché nell’Hosteria di Carmine non ci sono muri, ma ampie vetrate che, con un doppio tetto apribile, sono sempre pronte ad eliminare le distanze tra gli ospiti e l’aria sapida, facendo entrare l’inconfondibile luce di mare tutti i giorni, tutto l’anno. 

Con un imprinting familiare che lo porta ad amare e rispettare la terra, una lunga esperienza alle spalle nel mondo della ristorazione ed esperienze significative sul litorale laziale, nel 2010 Carmine Carli decide così di portare questa sua etica ed esperienza sul campo al cospetto del grande Signore Blu e di aprire L’Hosteria di mare Le Brocchette, ricreando al suo interno l’atmosfera leggera, colorata e scanzonata dei pranzi all’aperto. 

Se il nome è un omaggio alla passione della moglie per le “brocche e brocchette” – uno dei leitmotiv del ristorante – e il mood è volutamente informale, la scelta della materia prima è invece rigorosa, sia per quella selezionata a “miglio zero”, sia per quella reperita nelle zone di vocazione, in base alla stagionalità e alla disponibilità ittica.

Nel plateau di crudi ovvero il abbondano così Carpaccio di spigola, scampi, carnosi gamberi rossi, gambero rosa e gobbetti locali, due ostriche di selezione, come la Peter Pan – croccante, carnosa, salina e nocciolata – e i ricci rispetto ai quali gli piace sottolineare “purtroppo noi non li possiamo raccogliere perché sono vietati da noi, così li prendiamo dalla Galizia”. 

Oltre le specialità in purezza, ogni giorno Carmine a tu per tu con l’ Executive chef Antonio Cognazzo – arrivato in cucina circa un anno in mezzo fa e con il quale condivide e sviluppa la propria filosofia di cucina – la proprosta gastronomica è ricercata e di qualità, rimanendo in equilibrio tra gli “Spaghetti alle Vongole” – preparati con la pasta del Pastificio Dei Campi – e la “Zuppa FiumiThai” con Triglia, latte di cocco e lemongrass, per soddisfare sia gli tradizionalisti convinti sia chi cerca nel piatto quel brio in più.

Tra le due sponde, prendono il largo l’insalata di mare con seppie e gamberi locali, lo Spaghetto affumicato (Pastificio Verrigni) con riccio e bottarga, il Risotto (Acquarello) alla pescatora; poi la Frittuara di Paranza, il Calamaro ripieno con olive taggiasche, colatura di alici e pane panko; e tanto pescato locale da cuocere al forno, alla griglia, al sale o all’acqua pazza. Se siete curiosi QUI il menu in continuo aggiornamento.

Tra i must di Carmine troverete anche l’importante selezione di Ostriche (con 8 differenti tipologie) e quelle di Caviale (con 4 varietà disponibili), da accompagnare allo Champagne che recita un ruolo da protagonista, con un’offerta trasversale per terroir e produzioni, annate e prezzo, per consentire a tutti i clienti di poter abbinare il calice giusto ai piatti della cucina.

La Carta dei vini è uno dei punti di forza del locale con una selezione di oltre 150 etichette che strizza l’occhio al territorio laziale per valorizzarne le nuove produzioni di pregio. Le referenze di piccole aziende sono l’asse portante di una cantina nella quale trovano spazio vitigni autoctoni delle varie regioni d’Italia, a cui si aggiunge una rappresentanza sempre più numerosa di vini naturali ed etichette made in Sudafrica, Cile e Spagna. Menzione per la Carta dei distillati e per i fan del bere miscelato, anche una drink list.

Hosteria di mare Le Brocchette

aperta tutti i giorni a pranzo e a cena

Lungomare della Salute, 33

00054 – Fiumicino RM

Tel.: +39 06 6504 8384

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Il gelatiere Morrone dopo essersi aggiudicato i «Tre Coni» del Gambero Rosso, nella sua Gelateria Fior di Luna a Roma, per la Primavera/Estate 2024 scommette sul gusto “Sinner”, sul Sorbetto smith e ginger e sul Mascarpino!

Eugenio Morrone, maestro gelaterie APEI, medaglia d’oro alla Coppa del mondo di gelateria in squadra con il Team Italia, è stato il primo ad entrare nel 2022 nella “Hall of Fame” di Gelato Festival World Ranking, promossa da Gelato Festival World Masters, Carpigiani e Sigep Italian Exhibition Group, che rappresenta il concorso più importante a livello mondiale nel settore.

Di radice calabrese e con lo sguardo sempre rivolto al futuro del gelato,  Eugenio Morrone è un instancabile sperimentatore, ricercatore della materia prima perfetta e dell’accordo perfetto tra i sapori. A confermare talento, vocazione e livello dei suoi gelati artigianali è stato anche il Gambero Rosso che – per la Guida Gelateria d’Italia – ha riconosciuto i Tre Coni, ovvero il massimo punteggio, alla sua gelateria Fiordiluna a Trastevere nel cuore di Roma.

Filiera corta, stagionalità delle materie prime e sostenibilità. Nella sua gelateria è possibile trovare i marroni di Antrodoco, i mandarini di Calabria, le nocciole viterbesi. La sua attenzione per la probuzione di un gelato buono, sano ed etico, abbraccia anche l’utilizzo di macchinari che permettono di ridurre i consumi energetici.

In una città si afferma sempre di più come una delle capitali italiane del gelato artigianale, vantando numeri importanti per consumi e produzione, per la primavera/estate 2024 Morrone punta su una triade di novità.

La prima ispirata dal campione italiano del tennis Jannik Sinner al quale dedica un gelato al gusto di mandarino, carota e limone per la realizzazione del quale sono stati utilizzati i mandarini della piana pontina, le carote di Maccarese e i limoni di Formia.

È un omaggio – afferma Eugenio Morrone – a Jannik e al suo talento. Ho pensato ad un gelato a basso contenuto di zuccheri ma ricco di fibre e vitamine. Quindi un gusto al mandarino, dall’aroma aspro e penetrante; alla carota delicatamente più dolce; al limone con una profumazione più intensa. Un gelato fresco ed estivo, con l’auspicio di proseguire verso nuovi trofei nei prossimi mesi. 

Punterà poi sul “Mascarpino” gusto realizzato con mascarpone e pinoli del Lazio; poi su qualcosa di fresco, magari da accompagnare magari dopo un aperitivo come il nostro Sorbetto alla mela granny smith e ginger con basso contenuto di zuccheri.

Oltre alla sede di Trastevere, il gelatiere calabrese anticipa che a breve riaprirà nuova di restyling l’altra sua location al Pigneto «Il Cannolo Siciliano» ma su tempi e dettagli è ancora tutto top secret. I nuovi gusti li trovate inve a Via della Lungaretta a Roma.

FIORDILUNA Via della Lungaretta, 96, 00153 Roma RM

Telefono: 06 6456 1314

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Sabato 24 febbraio, Chef Claudia Catana, resident Chef di “Cucina ai Monti” a Bracciano (RM), ospiterà nella sua cucina lo Chef Andrea Lo Cicero per costruire insieme uno speciale menu attorno allo Zafferano, oro della terra.

Lo zafferano in tutte le sue declinazioni sarà il protagonista della serata di sabato 24 febbraio da Cucina ai Monti (ne abbiamo parlato qui), ai piedi dello storico castello di Bracciano (RM), che vedrà ai fornelli lo chef Andrea Lo Cicero (volto mediatico con due programmi su Gambero Rosso, “L’erba del Barone” e “L’isola del Barone”, nei quali spiega come impiegare al meglio le erbe aromatiche nelle ricette) ospite della resident chef Claudia Catana per una speciale cena a quattro mani.

Il menu sarà un percorso speziato tra accostamenti e materie prime che strizzano l’occhio alla Sicilia, terra che unisce entrambi gli chef, essendo d’origine di Lo Cicero e che ha visto trionfare nel 2021 Claudia Catana al campionato italiano sul Cous Cous più buono del mondo ( il Bia cous cous worldchampionship – ogni anno a San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani).

La vermiglia spezia sarà accostata a pesce, formaggi, salumi di “nero dei Nebrodi”,; mentre la “muddica atturrata”, accompagnerà i conchiglioni baccalà e zafferano, per proseguire con maialino “nero siciliano”  dell’allevamento Mulinello di Enna. Accanto al tiramisù, sarà servito il liquore uovo e zafferano “L’oro del barone” prodotto dall’azienda agricola di Lo Cicero che si trova a Nepi.

Propio a Nepi lo zafferano ha ottenuto il riconoscimento di Pat (Prodotto agroalimentare tradizionale) con un Consorzio che si dedica a promuoverlo e valorizzarlo, proprio come gli appuntamenti di Cucina ai Monti proposti dalla chef Claudia (tra gli ultimi ospiti chef Andy Luotto), fatti di materie prime selezionatissime e accurate preparazioni, che stanno riscuotendo grande successo e risvegliato la curiosità di commensali alla ricerca di allegria, condivisione e eccellenze enogastronomiche.

Per info e prenotazioni: cell. 334. 211. 311.3 – info@cucinaaimonti.com

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Londra, Tokyo, New York, Madrid: un 2024 importante e davvero globale quello di 50 Top Pizza, il network online dedicato allo straordinario movimento della pizza nel mondo che, per la prima volta, sbarca anche a Rio de Janeiro!

“Siamo molto orgogliosi del lavoro che abbiamo fatto in questi anni – affermano i curatori della guida 50 Top Pizza Barbara GuerraLuciano Pignataro e Albert Sapere –. I punti di forza sono, senza dubbio, la fruibilità: tutte le guide firmate 50 Top Pizza sono completamente gratuite, tradotte in inglese e integrate ad un servizio di geolocalizzazione; ma anche l’immediatezza: tutte le guide sono consultabili online e questo permette al lettore di essere aggiornato in tempo reale sulle informazioni che riguardano i locali presenti; e, soprattutto, Il metodo di giudizio al servizio del lettore.” 

Si preannuncia infatti un 2024 importante e globale nel vero senso della parola, per 50 Top Pizza, la guida online indipendente che valuta le pizzerie con ispezioni anonime e paganti, nonchè network mondiale che comunica lo straordinario movimento della pizza nel mondo dal 2017. Tra le tante “Tappe della Top” e novità 2024, per la prima volta anche una classifica per l’America Latina. Scopriamo quali!

Si comincia dalla guida 50 Top Pizza Asia – Pacific, che sarà presentata il 4 marzo a Tokyo, con la cerimonia di premiazione all’Istituto Italiano di Cultura e il successivo party all’Ambasciata d’Italia. Poi sarà la volta della prima edizione della classifica 50 Top Pizza Latin America, che si terrà il 17 aprile presso l’Istituto Italiano di Cultura a Rio de Janeiro

Il 13 maggio è prevista la sesta edizione della guida 50 Top Pizza Europa (Italia a parte), che quest’anno sarà svelata a Madrid, presso laFundación Pablo VI, con la grande novità della Spain Pizza Week (Semana de la pizza en España), che coinvolgerà le principali città. Per l’occasione, sarà presentata una selezione speciale per la Spagna di oltre 100 pizzerie, tra indipendenti e catene artigianali, le quali daranno vita ad un programma di attività che mira a coinvolgere il mondo dell’enogastronomia di qualità in Spagna proprio nei giorni della presentazione della guida Europa.

Il 25 giugno sarà la volta della guida 50 Top Pizza USA, che verrà presentata a New York, nel White Space Chelsea del Chelsea Market, iconico punto di ritrovo per gli appassionati del buon cibo nella Grande Mela. Il 10 luglio verrà presentata la guida 50 Top Pizza Italia, per la prima volta a Milano, nello storico Teatro Manzoni, in pieno centro cittadino. Nella settimana della presentazione, si svolgerà il Milan Pizza Week, dedicato alla città meneghina. 

Il 10 settembre si torna a Napoli, capitale della pizza, per incoronare le 100 Migliori Pizzerie del Mondo con 50 Top Pizza World, in un countdown mozzafiato nel Teatro Mercadante, fresco di ristrutturazione. L’edizione 2024 si chiuderà il 26 e il 27 novembre a Londra, con il World Pizza Summit, all’interno dell’European Pizza & Pasta Show, e la premiazione delle migliori catene artigianali di pizzerie al mondo, 50 Top World Artisan Pizza Chains.  

Appuntamenti 50 Top Pizza 2024

4 marzo: 50 Top Pizza Asia – Pacific 2024 – Istituto Italiano di Cultura, Tokyo

17 aprile: 50 Top Pizza Latin America – Istituto Italiano di Cultura, Rio de Janeiro

13 maggio: 50 Top Pizza Europa – Fundación Pablo VI, Madrid

25 giugno: 50 Top Pizza USA – White Space Chelsea, New York

10 luglio: 50 Top Pizza Italia – Teatro Manzoni, Milano

10 settembre: 50 Top Pizza World – Teatro Mercadante, Napoli

26-27 novembre: 50 Top World Artisan Pizza Chains & World Pizza Summit – nel corso di The European Pizza & Pasta Show, Londra

PARTNERSHIP 50 TOP PIZZA

Molto importanti per il sostegno delle classifiche di 50 TOP PIZZA anche la conferma dei diversi partner che hanno creduto fin dall’inizio nel progetto e di altri prestigiosi marchi che hanno deciso di affiancare 50 TOP a partire da questa stagione.

Come si selezionano le pizzerie
Attraverso un sondaggio fra gli ispettori, scelti tra persone che non hanno alcun rapporto di lavoro né diretto e né indiretto con il mondo food, coordinati in Italia per regioni, in Europa, negli USA, in America Latina per Stati, e in Asia per Continente.

Gli ispettori di 50 TOP PIZZA visitano in anonimato le pizzerie, pagano il conto e vanno via senza rivelarsi. La redazione della guida è libera, coordinata dai curatori, senza vincoli. Invitiamo le pizzerie a diffidare da chi promette brillanti ascese nelle classifiche attraverso l’acquisto di prodotti o con l’ingaggio di uffici stampa. Preghiamo di segnalare questo tipo di episodi alla mail ufficiale.

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Un viaggio nel Belpaese degli aperitivi creativi al “Lumen, Cocktails & Cuisine”, firmati a quattro mani dal resident chef Francesco Donatelli e da valorosi chef ospiti. Prossimi appuntamenti con Federico Delmonte, Daniele Rebosio e Marco Ambrosino. Scopri quando!

Il salotto romano The St. Regis Rome, sta ospitando la rassegna “Mozzichi d’Italia”, ovvero un calendario di aperitivi a quattro mani, quelle dell’Executive Chef Francesco Donatelli e di grandi chef italiani. Gli appuntamenti si svolgeranno presso La Credenza di Augusto, laboratorio di cucina del Lumen, tutti i martedì alle ore 19:30, dal 13 febbraio al 30 aprile 2024.

Chef Donatelli invita così 13 illustri colleghi, veri professionisti dell’alta cucina italiana contemporanea, per immaginare insieme i “mozzichi italiani”: gustosi bite da accompagnare agli iconici drink & cocktails della nuova carta firmata in collaborazione con Jerry Thomas.

Gli chef, selezionati in collaborazione con ItaliaSquisita, la media company di riferimento per l’alta ristorazione italiana nel mondo, saranno presenti all’evento e metteranno in mostra il loro “assaggio d’autore”, regalando nuove prospettive del gusto, in un’atmosfera di altissimo rilievo.

Il primo appuntamento – lo scorso 13 febbraio – ha visto protagonista Gianfranco Pascucci di “Pascucci Al Porticciolo”. Domani, 20 febbraio, sarà la volta di Federico Delmonte, chef del “Ristorante Acciuga” – Roma; il 27 febbraio da Genova arriverà lo Chef Daniele Rebosio di “Hostaria Ducale”; mentre il 5 marzo lo chef Marco Ambrosino porterà da Napoli la sua cucina di “Sustanza”.

Abbiamo chiesto allo chef Gianfranco Pascucci di raccontarci qualcosa della serata che ha inaugurato “Mozzichi d’Italia” che s’inserisce all’interno delle serate “Lumen Society”, format di intrattenimento all’insegna del bon vivre capitolino, accompagnato da dj-set e bite d’autore il martedì e cultori della miscelazione e guest bartender il giovedì.

Personalmente ho apprezzato molto questa iniziativa organizzata da Italia Squisita in un contesto così prestigioso come quello del The St. Regis Rome, che accoglie una clientela non solo italiana ma anche internazionale. Ospitando chef provenienti da tutta Italia possiamo raccontare idealmente al mondo intero, attraverso i nostri piatti, un’identità e un territorio. Queste serate sono inoltre un importante momento di confronto e condivisione con i colleghi, che porta con sé un grande arricchimento.”

La cucina di Pascucci al Porticciolo è una cucina di mare contemporanea, che sposta l’attenzione dalla cucina di pesce a quella di mare in senso ampio. Un concetto che quindi include non solo il pescato ma anche i prodotti del territorio circostante, Fiumicino, di cui Pascucci è profondo conoscitore e grande promotore. “Noi viviamo grazie al mare e il nostro battesimo è in acqua salata“: questa frase riassume il ruolo primario che ha il mare per chef Pascucci, fonte quotidiana di ispirazione in cucina e nella vita. La consapevolezza di avere a disposizione una risorsa così fragile e preziosa, guida il suo lavoro a individuare quelle forme, tecniche e sapori in grado di raccontare, attraverso i suoi piatti, delle identità legate al mare.

Lo CHEF RESIDENT e PROSSIMI CHEF OSPITI

Francesco Donatelli, Executive Chef The St. Regis Rome

Una passione nata in famiglia e dal padre, chef abruzzese, quella di Francesco Donatelli.

Conoscitore ed esperto delle materie prime, nella sua cucina spiccano le espressioni dei suoi maestri come Saccone, Spaventa, Di Lello ma si notano i picchi derivanti dalla continua formazione dello chef, che negli anni di carriera lo hanno portato a cucinare per Capi di Stato, famiglie Reali e celebrities internazionali. Ha guidato il lancio e il posizionamento del Lumen, Cocktails & Cuisine, ora considerato un punto di riferimento per la comunità romana e ospiti internazionali.

www.lumencocktailsandcuisine.com

Federico del Monte, Acciuga
Marchigiano di nascita, romano di adozione e un rapporto quasi ossessivo con il mare.

Nel 2018, dopo diverse esperienze in giro per l’Italia, per l’Europa e a Roma, Federico Delmonte inaugura Acciuga. Pochi posti a sedere, cucina a vista, ambiente rilassato ed elegante. Il ristorante offre una cucina di mercato, in continuo dialogo con la materia prima. Il menù non è mai scritto, ma viene creato quotidianamente. L’elemento vegetale gioca un ruolo di co-protagonista con il pesce, mentre l’uso di erbe fresche e spezie orientali divertono il palato ed esaltano i gusti. Il pescato selezionato è non convenzionale, non allevato e di piccola pezzatura.
www.acciugaroma.it


Daniele Rebosio, Hostaria Ducale
Classe ‘95, Daniele Rebosio ha già accumulato importanti esperienze, le più significative: il Belmond Hotel Splendid di Portofino, l’Aman Venice di Venezia con Davide Oldani e ’ElBulliLab di Ferran Adrià. A Parigi come Sous Chef a La Grande Cascade e a Le Jules Verne di Alain Ducasse sulla Tour Eiffel. A Genova diventa executive del ristorante del MOG, e infine approda a Hostaria Ducale nel 2021 portando il locale nelle guide più ambite a livello nazionale. La sua è una ricerca costante sugli ingredienti e sulla loro lavorazione, come lo testimonia anche il lavoro per la stesura del libro “Las Bebidas” della Bullipedia: dalle bevande al cibo, gli spunti e le idee non mancano al giovane chef genovese che sta diventando sempre più noto nel panorama enogastronomico italiano e di qualità.
www.hostariaducale.it

Marco Ambrosino, Sustanza

Procidano classe 1984, Marco Ambrosino firma la proposta del ristorante gastronomico Sustanza, del bistrot ScottoJonno e del cocktail bar Archivio Storico a Napoli. Con esperienze al ristorante 1 Stella Michelin Il Melograno, al Noma di Copenaghen e al 28 Posti di Milano, come executive chef, è il fondatore del Collettivo Mediterraneo, un progetto sociale e culturale che si propone di raccontare la multiculturalità, la biodiversità e le esperienze degli uomini che hanno costruito la storia come abitanti del Mediterraneo. La sua è una cucina che investiga il Mediterraneo non solo a livello culinario, ma anche storico, culturale e antropologico.

www.sustanzanapoli.com

Per informazioni e prenotazioni: +39 064709 2740 www.lumenrome.com

Il format “Mozzichi d’Italia” è stato realizzato in collaborazione con Italia Squisita e con il supporto di Antico Forno Roscioli, Easy Fish.

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Sinfonia del Gusto nel quartiere Nomentano a Roma, punta su un doppio abito sartoriale, cucito su una proposta gastronomica moderna imputuranta da sonorità jazz, swing e blues. Una cucina giovane, d’ispirazione laziale, condita da libertà internazionale che ben si sposa al melting-pot musicale del locale.

Sugli echi delle grandi Metropoli del Jazz, come New Orleans, Chicago, New York e Parigi, anche Roma, seppur in sordina rispetto alle sue potenzialità e talenti in circolo, moltiplica le sue scene musicali anche attraverso una piacevole proliferazione di ristoranti e piccoli palchi. Locali d’atmosfera, che si ritagliano una propria identità e aprono la porta alla buona musica accompagnata dalla buona cucina, e viceversa.

Così, in Via Reggio Emilia 17, nel quartiere Nomentano a Roma, Sinfonia del Gusto investe e punta su un doppio abito sartoriale, disegnato da una proposta gastronomica fresca e saporita impunturata da raffinate note di jazz, swing e blues tra pareti a mattoncini, elementi di design e fonoassorbenza. Lo spazio , ampio e di respiro, è infatti pensato per far comodamente accomodare 70 ospiti e, contestualmente, ospitare piccoli ensamble dal vivo nella zona dedicata alla musica sottolineata da un bel pianoforte e dalla scritta luminosa al neon “Ascolta il tuo gusto“.

Tutti i martedì e venerdì infatti, eventi di musica live allietano gli ospiti a cena.

La Cucina e lo Chef

La cucina è stata pensata con fare fresco e disinvolto da un giovane chef romano – Andrea Quarticelli – che, sulla base delle proprie esperienze (con Paolo Castrignano da “molto” e un passaggio alla corte di Chef Heinz Beck) ha realizzato piatti di sapore e porzione ravvivati da qualche guizzo regionale e libertà internazionale, che ben si sposano all’atmosfera e al melting-pot musicale che contraddistingue il locale.

Ne sono un esempio la “Pluma iberica, kefir e edamame” e la “colazione salata con cappuccino di provola e caffè” in cui inzuppare un cornetto salato di sfoglia ripieno di cime di rapa e agnello stracotto. Tra i primi piatti ci sono le paste fresche fatte in casa come i “Tortelli ripieni di cacio e pepe liquida con ragù di cinghiale, scorza nera”, ma anche i “Plin con baccalà mantecato, scarola e olive taggiasche”; mentre sulle paste secche, ogni condimento troverà il suo accordo con i formati del Pastificio Mancini.

Tra i secondi di terra il “Controfiletto di agnello cbt, birra scura, arachidi e senape”, il “Maialino di latte croccante, mela verde, zenzero con friggitello in tempura”, mentre il mare porta il “Fazzoletto di calamaro, uovo e asparagi” e il pescato del giorno. Anche i dolci si fanno notare, portano la firma della Pastry Chef Elena Coppoli, e titolano così: “Funghetto con castagne, mirtillo e cioccolato bianco (pensato per i clienti celiaci) e “il Bacio a stampo”, a forma di labbra, con un cuore di gianduia alla nocciola e lamponi.

Se la qualità delle materie prime fa da leitmotiv, è l’ottimo pane casereccio di grano arso a strappare da solo il proprio applauso, soprattutto se abbinato al cremoso – quanto godurioso – burro alle acciughe.

Ogni due gioni fuori menu sempre nuovi arricchiscono la proprosta del pranzo che include una carta con attenzioni vegane, gluten e lactos free.

La Sale e la Cantina

Alessandro Loprete, nel ruolo di Direttore del ristorante, gestisce la sala e spiega minuziosamente i piatti agli ospiti e porpone i vini di una cantina che presenta poco più di 70 etichette con vini bianchi, rossi e bollicine di tutta Italia ed un’accurata selezione di provenienza siciliana (la proprietà infatti, di origine siciliana, possiede lì anche un’azienda vinicola). Non mancano bollicine e champagne, distillati di nicchia e amari.

CONTATTI

Via Reggio Emilia 17 – Roma

Tel. 0696 040868 – 3201403448

socialitfp@gmail.com

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I prossimi sabato 17 febbraio e domenica 18 febbraio 2024 a Maglie (LE) si terrà la seconda edizione del Salone “I Cioccolati del Mediterraneo”, presso il Museo Archeoindustriale di Terra d’Otranto che, in occasione del goloso evento, aprirà per la prima volta al pubblico. 

Nel weekend del 17 e 18 febbraio 2024, a Maglie (Lecce), Cacao e Cioccolato saranno protagonisti assoluti della manifestazione “I Cioccolati del Mediterraneo”. Il Museo ArcheoIndustriale di Terra d’Otranto, aprirà per la prima volta le sue porte per accogliere esperti e chocolatier, aziende leader e programma di degustazioni.

Il Programma de I Cioccolati del Mediterraneo 2024

Sabato 17 febbraio e domenica 18 febbraio 2024 si terrà la seconda edizione del Salone “I Cioccolati del Mediterraneo”, presso il Museo Archeoindustriale di Terra d’Otranto nella città di Maglie che per la prima volta e in occasione del goloso evento, aprirà al pubblico. 

Il Progetto, nato da un’idea della Compagnia del Cioccolato – autorevole associazione italiana no profit di consumatori esperti, con il sostegno della Camera di Commercio Lecce – ha l’ambizione di promuovere e diffondere la cultura del cacao e del cioccolato con un focus sui grandi produttori italiani e internazionali di cioccolato del Mediterraneo.

Non una fiera, bensì un vero e proprio show event per avvicinare chocolate lovers e pubblico a un mondo straordinario attraverso attività ed esperienze, condotte da professionisti e nomi di spicco del settore, finalizzate a orientare le scelte dei consumatori verso prodotti d’eccellenza.

Il cioccolato, deve essere compreso per poterne apprezzare appieno la complessità e riconoscerne la qualità.

Durante il weekend del Salone saranno in programma numerosi workshop e degustazioni, a cura della Compagnia del Cioccolato, che illustreranno le specialità di alcune prestigiose aziende tra cui la toscana Slitti, la piemontese Venchi, la maltese Chocolate District, la siciliana Sabadì e la salentina Maglio.

Il pubblico avrà l’opportunità di conoscere da vicino i rappresentati delle realtà ospiti – Andrea Slitti, Giovanni Battista Mantelli, Simone Sabaini, Mark e Dennis Aquilina – tra cui anche Enric Rovira maître chocolatier di Barcellona, una vera star del settore, noto per il suo cioccolato di alta qualità dal design contemporaneo.

Ospite d’onore della seconda edizione sarà l’agronomo venezuelano Pedro Churiòn, responsabile del Centro di beneficio di Ocumare della Costa, che interverrà nel corso della degustazione di cioccolati coltivati e prodotti nello Stato di Aragua. Il Venezuela sarà oggetto dell’approfondimento dedicato ai luoghi del cacao, ossia territori vocati alla produzione del Cibo degli Dei per eccellenza.

La struttura del Museo Archeoindustriale di Terra d’Otranto, consentirà la programmazione di appuntamenti in contemporanea lungo tutto il corso delle giornate: due le sale destinate alle degustazioni e agli incontri divulgativi e una agli abbinamenti con grappe, distillati, vermouth a cura di Compagnia del Cioccolato, Anag Puglia e Donne della Grappa. La celebre azienda piemontese Giulio Cocchi sarà presente con i suoi pregiati vermouth e il suo barolo chinato.

Lo store del cioccolato permetterà ai visitatori di poter acquistare i prodotti delle aziende ospiti e prolungare l’esperienza vissuta anche una volta tornati a casa: l’intero incasso dello store sarà devoluto in beneficenza a Tria Corda Odv per il Polo pediatrico del Salento

Il Salone “Cioccolati del Mediterraneo”, FuoriSalone di Agrogepaciok, quest’anno ospiterà per la prima volta la premiazione della Tavoletta d’Oro, importante riconoscimento assegnato dalla Compagnia del Cioccolato: un momento di grande valore per la manifestazione che mira a diventare, nel tempo, un appuntamento di riferimento nel mondo del cioccolato italiano. L’organizzazione tecnico-logistica dell’evento è a cura di Eventi Marketing & Communication di Carmine Notaro, che da anni organizza importanti iniziative di enogastronomia.

LA TAVOLETTA D’ORO 2024

Il Salone dei Cioccolati del Mediterraneo ha quest’anno l’onore di essere la sede ufficiale della consegna delle Tavolette D’Oro 2024; questo premio è il più alto riconoscimento al cioccolato di qualità in Italia e i giudizi degustativi sono assegnati secondo le schede di valutazione di Compagnia del Cioccolato, autorevole associazione no-profit di consumatori esperti ed appassionati di cioccolato.

Ingresso alla manifestazione gratuito-posti limitati. 

Programma: www.cioccolatidelmediterraneo.com

Museo Archeoindustriale di Terra d’Otranto: via G. Matteotti – Maglie (Le)

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Oggi la serranda di via dei Giubbonari 21/22 è rimasta abbassata tutto il giorno. Marco Roscioli se ne andato. E Roma piange uno dei suoi più grandi maestri di panificazione, coraggioso pionere, esempio di un “sogno italiano”.

Tutto iniziò con il Pane, il sacro pane di tutti. La famiglia Roscioli, marchigiana, era arrivata in città per cercare fortuna attraverso il nobile mestiere bianco, sempre accompagnato dal signor sacrificio. Avevano aperto forni in diverse zone della città ed avevano chiamato a raccolta i familiari per sostenere il lavoro.

Quando Marco Roscioli arrivò nella Capitale per aiutare lo zio era la fine degli anni ’50 e aveva 11 anni. Da lì inziò la sua lunga storia d’amore con Roma e con il pane. Era il 1972 quando rilevò un forno in via dei Chiavari che portava con sè una storia ancora più antica, poichè un editto papale già lo individuava come forno atto alla produzione di un pane a prezzi accessibili anche alle persone con ristretta possibilità economica, e una censita vaticana datata 17 agosto 1824, confermava il tutto.

Dal giorno Marco rilevò l’attività e alzò la serranda per sfornare buon pane ogni giorno, saranno Pierluigi e Alessandro fin da subito a lavorare spalla a spalla con il padre, maestro e imprenditore dalle mani d’oro. Con il passare degli anni e il consolidamento di una professione Pierluigi prende le redini dell’Antico Foro Roscioli, mentre Alessandro quelle della Salumeria, più nota come oggi come “Antica Salumeria Roscioli”, alla quale poi nella gestione si aggiunge poi anche la sorella Maria Elena.

Esattamente a duecento anni dall’editto papale e quattro generazioni dopo, la famiglia Roscioli, saluta il suo coraggioso e infaticabile Pionere.

Ciao Marco, senza di te non ci sarebbe stato nessun inizio.

La tua dedizione e il tuo impegno resteranno un’impronta indelebile nella nostra storia e nella nostra memoria.

Anna, Alessandro, Pierluigi e Maria Elena

Con queste parole apparse sui social lo ricordano e salutano i suoi familiari più stretti, che da quelle solide basi di professionalità e dedizione, partiti dalla casa base alle spalle di Piazza Campo dè Fiori, hanno negli anni creato un piccolo impero che, oltre all’Antico Forno e al Ristorante Salumeria, annovera Rimessa Roscioli, Wine Club, Roscioli Caffè e un ristorante a New York.

Oggi, mentre Roma piange uno dei suoi più grandi maestri di panificazione, coraggioso esempio di un “sogno italiano” – che ci ha lasciato il 9 febbraio 2024 all’età di 76 anni – quella stessa serranda di via dei Giubbonari 21/22 è rimasta abbassata tutto il giorno.

Ma quella bella storia di pane e famiglia domani ci sveglierà ancora con il suo profumo; e gli insegnamenti di Marco Roscioli sopravviveranno al tempo e ai tempi.

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Alla Stazione Leopolda di Firenze, i prossimi 15 e 16 febbraio, la speciale edizione della Chianti Classico Collection 2024. Per il Centenario del Consorzio più antico d’Italia un programma condito da novità stilistiche, mostre fotografiche, seminari e record di espositori del Gallo Nero

A metà tra radici ed evoluzioni, per questa speciale edizione, la grafica della Chianti Classico Collection sarà accattivante, caratterizza da un collage di polaroid che testimoniano e ripercorrono l’attività del Consorzio negli anni, immortalando alcuni dei momenti salienti della sua storia, dettagli di eventi e degustazioni tra i ritratti delle persone che hanno contribuito a idearle e realizzarle.

La manifestazione, nata come Anteprima del Chianti Classico nel 1993, segna quest’anno un nuovo primato nel numero di produttori partecipanti: sono infatti ben 211 le aziende del Gallo Nero che presenteranno le loro ultime annate di Chianti Classico, Chianti Classico Riserva e Chianti Classico Gran Selezione alla stampa e ai professionisti del settore.

Importante novità di quest’anno è il ritorno all’apertura al pubblico per l’intera giornata del 16 febbraio, un’occasione unica per condividere un anno da record insieme agli appassionati di questa terra e di questo vino.

Numeri e contenuti della Collection

211 le aziende del Gallo Nero presenti, per un totale di 773 etichette in degustazione, di cui 172 Chianti Classico Riserva e 151 Gran Selezione. 36 i campioni in anteprima della vendemmia 2023.

I seminari: come di consueto, la Collection prevede anche alcuni momenti di approfondimento per gli operatori del settore e la stampa. Nel pomeriggio della prima giornata da segnalare il seminario “Dieci anni di Gran Selezione”, a cura di Antonio Boco e Paolo De Cristofaro (ore 16.30). Nel 2014 sono state 33 le prime etichette di Gran Selezione ad uscire sul mercato, oggi i vini certificati in questa tipologia sono ben 213.

Il 16 febbraio alle ore 11, è invece previsto un approfondimento sull’Olio DOP Chianti Classico, con un seminario dedicato, curato dal tecnico del Consorzio, l’agronomo Roberto Rappuoli. 

Olio DOP Chianti Classico: nell’ambito della Chianti Classico Collection non poteva mancare la presenza dell’altro prodotto principe del Gallo Nero, l’Olio DOP Chianti Classico. In particolare, verrà allestito un banco di assaggio della DOP verde del Gallo Nero, dove sarà possibile degustare 33 oli. Inoltre, 6 aziende produttrici saranno presenti personalmente in sala.

L’ Apertura al pubblico è prevista nella giornata di venerdì, gli appassionati di Chianti Classico potranno vivere una vera e propria full immersion grazie a una straordinaria apertura dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18) e partecipare ad alcuni wine tour, con la guida sapiente di esperti del settore (Fabio Ceccarelli, Bernardo Conticelli, Riccardo Margheri, Leonardo Romanelli).

Un’altra importante novità di quest’anno è la possibilità per tutti gli ospiti della manifestazione di portare a casa alcuni dei Chianti Classico degustati. Nella giornata di venerdì è infatti prevista la vendita al pubblico di una selezione delle etichette presentate nell’ambito della Leopolda (1 etichetta per azienda partecipante).

E per celebrare il Centenario… sarà presentata in anteprima alla Collection, la mostra “Chianti Classico Century” che ripercorre i primi cento anni del Consorzio attraverso il pensiero dei suoi Presidenti. Il Centenario del Consorzio sarà infatti un’occasione di racconto corale, cui si uniscono anche le voci dei suoi soci, che si presenteranno in brevi reel sui social media durante tutto il 2024, per unire un volto e una storia personale a ciascuna etichetta. Alcuni di questi video saranno proiettati anche all’interno del foyer della Leopolda, un omaggio alla vera anima del Consorzio: i suoi produttori.


Partener, collaboratori e Sponsor della manifestazione

Partner della manifestazione anche quest’anno importanti nomi dell’enogastronomia italiana, come alcuni dei migliori prodotti DOP e IGP: Parmigiano Reggiano DOP , Pomodoro di Pachino IGP, Aceto Balsamico di Modena IGP, Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP, Oliva La Bella Della Daunia DOP, Mozzarella di Bufala Campana DOP, Gorgonzola DOP, Arancia Rossa di Sicilia IGP e Pecorino Toscano DOP.

Infine, tra i collaboratori e sponsor della “Collection”, ricordiamo: Firenze Parcheggi, Fieramente, Acqua di Toscana San Felice prodotto dell’Eccellenza Toscana, Pulltex Accessori da Vino, Group4 srl e Bagnoli&Baldesi tutto per l’Hospitality e MBS confezioni e imballaggi in legno.

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Il Carnevale Storico di Offida compie 500 anni. Daniele Citeroni, offidano DOC, chef e patron di Osteria Ophis, ci racconta l’attaccamento di un popolo alla sua festa, ci svela i cibi rituali, quelli riletti dalla sua cucina, e gli ingredienti di una storia di folclore, tradizioni e goliardia, a tratti sfrenata.

Una vera e propria festa del popolo quella del Carnevale di Offida. Nel calendario marchigiano, è sicuramente una delle ricorrenze più sentite dell’anno, che coinvolge l’intera comunità offidana e i numerosi visitatori che, attratti dalla sua singolarità, si stringono tra le sue mura medievali per prendere parte a questo trascinante e febbrile evento.

Quello di Offida (AP) – borgo ricco di un suggestivo passato, noto per l’arte del merletto a tombolo, vitigni locali, tradizioni popolari e intriganti gastronomie – è uno dei Carnevali più antichi d’Italia. La sua configurazione ufficiale risale alla metà del 1700 ma, poichè i primi riferimenti si trovano già negli Statuti Offidani (Statuta Ophidanorum) del 1524, in questo 2024 festeggia – in una grande forma rimasta pressochè intatta – il suo 500esimo anniversario!

Come accennato, è proprio tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800 che si sono affermati due dei riti che ancora oggi ne rappresentano il fulcro: la caccia al Bove finto e i “V’lurd”.

La tradizione vuole che si inizi ufficialmente il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio, si prosegua con la “Domenica degli Amici”, che precede di due settimane il Carnevale, e con la “Domenica dei Parenti”, una settimana prima del Carnevale; seguono poi i «Veglionissimi» nella splendida cornice del Teatro Serpente Aureo, e la mascherata dei bambini del giovedì grasso, “Lu Bov Fint” del venerdì per finire con la fantasmagorica sfilata dei “Vlurd” che chiude il periodo della festa.

Cosa sono le “Congreghe storiche” di Offida?

Sono gruppi di suonatori che dal 17 gennaio animano le vie del borgo con le loro fanfare, portando allegria e dando vita a piccole scenette propiziatorie, incentrate per lo più sui temi della virilità e della fertilità.

Le congreghe hanno ricoperto e ricoprono tutt’oggi un ruolo fondamentale nello svolgimento del Carnevale di Offida: nate per aggregare parenti e amici desiderosi di partecipare ai festeggiamenti, è grazie ad esse che sono stati tramandati negli anni lo spirito e le usanze di questa festa. Ogni congrega ha un proprio nome, uno stendardo, una divisa e un tipo di maschera, nonché un modo peculiare di interpretare il Carnevale.

A testimonianza della grande rilevanza di questi gruppi e del loro importante ruolo, la mattina del Giovedì Grasso il Sindaco consegna le chiavi della città ad una delle congreghe, che da quel momento ha simbolicamente in mano il paese.

Il Teatro Serpente Aureo

I festeggiamenti si svolgono nel Teatro Serpente Aureo, teatro storico risalente al 1768 e rimodernato nell’Ottocento, un autentico gioiello del borgo, con la sua volta affrescata, i decori con stucchi e intagli dorati.

Tre sono i veglioni principali che hanno luogo in questa meravigliosa cornice: il sabato di Carnevale è dedicato al veglione di “gala”, la domenica al veglione mascherato, con la sfilata dei gruppi che si esibiscono sul palco con scenette ironiche e divertenti. L’ultimo appuntamento è il veglionissimo del lunedì, nel quale fanno il loro ingresso in teatro le storiche congreghe, scrupolosamente in ordine di fondazione. Questa usanza si rifà alla tradizione per la quale un piccolo gruppo musicale faceva il suo ingresso in teatro allo scoccare della mezzanotte del lunedì di Carnevale, per augurare buon divertimento e ricordare che il periodo carnevalesco stava per finire.

Cos’è il BOVE FINTO e cosa rappresenta?

La manifestazione de Lu Bov Fint – IL BOVE FINTO – è certamente la figura più caratteristica del Carnevale offidano, una tradizione che ha mantenuto negli anni la sua identità e una forte impronta di creatività popolare. Anticamente la caccia al bove vedeva come protagonista un bue vero, ma da molti anni è stato sostituito con uno finto che viene portato a spalla per la città.

Qualla che un tempo prendeva i tratti di una Corrida spagnola – portata qui dalla dominazione – oggi consiste in una farsesca caccia a un bue-fantoccio e si svolge il giorno del Venerdì grasso, a partire dal quartiere Cappuccini nel primo pomeriggio fino all’arrivo in Piazza del Popolo verso sera.

Per le vie del paese corre una sagoma di bue, costituita da un’intelaiatura di legno e rivestita da un telo bianco con strisce rosse, sorretta da un uomo sotto la struttura, mentre un altro lo guida dall’esterno. Il bove viene seguito da una moltitudine di persone, vestite con le maschere tipiche del carnevale offidano, il guazzarò o la mntura (mutandoni), e tra cambi di direzione improvvisi e rincorse si arriva infine in piazza, dove il bove viene “mattato” davanti al loggiato del palazzo comunale.

Non esiste un orario ben preciso per uccidere (matare) il bove. All’imbrunire il bove muore facendogli toccare una colonna del palazzo, dove c’è uno specifico anello che veniva usato per agganciare ed uccidere i tori veri.

I Cenni storici raccontano poco sulle origini di questa manifestazione. Quel che è certo si tratta della rappresentazione di un’antica usanza finalizzata ad allietare le mense dei poveri, mettendone a disposizione le carni.

Cos’è il GUAZZARO’?

La maschera tipica del Carnevale offidano è il Guazzarò, forma dialettale di guazzarone o guazzone, un saio di tela bianca con un fazzoletto rosso al collo, che si rifà alla tunica che anticamente uomini e donne indossavano per il lavoro nei campi. Variamente rivisitata, è diventata nel tempo la divisa tradizionale delle celebrazioni carnevalesche.

Si dice che a Offida ognuno abbia un guazzarò e tutti sono invitati ad indossarlo durante i festeggiamenti carnevaleschi. Gli offidani tengono molto al fatto che chiunque partecipi al carnevale indossi una veste bianca e rossa, e solo chi ha il vestito tradizionale può toccare il fantoccio a forma di bue durante la caccia al Bove finto.

Piccola curiosità: Lu Guazzarò e la M’ntura, altra tipica maschera offidana, sono state inserite nelle Maschere Storiche italiane.

Cosa sono i V’LURD?

Immaginate lunghi fasci di canne imbottiti di paglia che vengono accesi all’imbrunire e portati a spalla da centinaia di uomini e donne mascherati con i guazzarò. Questa usanza è documentata sin dal 1814, come appare in un articolo di Guglielmo Allevi pubblicato sulla rivista “Ophys” il 3 marzo 1895.

La scatenata processione parte da Piazza XX Settembre, capeggiata dalla congrega del Ciorpento, che intona l’inno “Addio Ninetta Addio”, e i partecipanti, in fila indiana, con i lunghi fasci accesi sulle spalle percorrono il Corso tra grida di giubilo e balli sfrenati, fino alla piazza centrale. Qui Vlurd vengono accesi in un grande falò finale, attorno al quale proseguono le danze e le maschere corrono in cerchio, in attesa che il fuoco si spenga, sancendo la fine del Carnevale e l’inizio del periodo quaresimale. La processione dei Vlurd si svolge la sera del martedì grasso e chiude i festeggiamenti.

4 chiacchiere con Daniele Citeroni, offidano DOC, Chef e Patron di Ophis Osteria.

Daniele Citeroni, offidano DOC, chef e patron di Osteria Ophis, ci racconta l’attaccamento di un popolo alla sua festa, ci svela i cibi rituali, quelli riletti dalla sua cucina, assieme agli ingredienti di una storia di folclore, tradizioni e goliardia, a tratti sfrenata che festeggia il suo 500esimo anniversario in splendida forma.

Ogni anno una ricca rosa di eventi moltiplica il suo febbrile fascino tramandato nei secoli. Attraverso un rituale fissato da un’antichissima tradizione, il Carnevale continua ad avere un valore quasi sacro per gli offidani, fa loro da collante e viene rigorosamente osservato e trasmesso fin da piccoli.

Cosa rappresenta per il Popolo di Offida?

Ci sono due fattori importanti che determinano questa longevità: sono “mentalità e finalità”, che è continua ad essere la stessa e uguale per tutti gli offidani, da zero a 100 anni. Questo permette al Carnevale di resistere nella sua forma originaria, più o meno intatta. L’Offidano ne è attore principale. Festeggia con gli altri ma in verità lo fa per se stesso, per il proprio piacere, quasi egosistico. Ci si maschera per creare divertimento, ma soprattutto per divertirsi. Siamo in cinquemila? Ecco, sono cinquemila persone che la pensano così. Questo pensiero ci viene trasmesso fin da bambini, come una religione. E’ uno stile di vita. I ragazzi che studiano fuori possono non tornare per Natale, ma per il Carnevale si!

Ecco, come viene trasmesso questo sentimento di appartenenza ad rito così atteso e condiviso?

Io ho avuto la fortuna di avere una padre cui piaceva il Carnevale, ma non potendo partecipare attivamente per via dei lavoro in campagna, mi portava dagli “anziani del paese” per vivere i loro ricordi. Lì mi sono nutrito nelle taverne e nei bar di ricordi mitologici e anedotti. Da Noi, quando nasce un bambino la prima si compra il guazzarò! (ridiamo), e la divisa della congrega della quale o la madre o il padre fanno parte. Mia figlia ha il suo da quando aveva due mesi! Il concetto è far parte di una comunità da subito. E’ una festa che viene avissuta a tutte le età, compresa la ritualità del Bove Finto, che si festeggia già dalla scuola materna.

Un tuo ricordo particolare legato al carnevale?

Il mio primo carnevale vissuto da solo. Avrò avuto 15 anni. E fu il primo Carnevale passato mangiando con gli adulti e vissuto con loro, dove ho messo in campo, ho tradotto in azione e dato concretezza a tutte le storie che avevo sentito raccontare: il primo Veglione, il dietro le quinte.

Qual è il cibo tipico e rituale del carnevale offidano?

Alla bese del Carnevale c’è “cibo, vino abbodanza”. Ovviamente, l’animale simbolo è il maiale. Perchè febbraio arriva dopo il periode delle mattanze, quindi si mangiano piatti che vanno dalle cotiche e fagioli alle salsicce di carne e fegato, salumi, formaggi e il chichì ripieno, che è la pizza offidana ripiena di tonno, capperi, alici e peperoni: tutti piatti che facilitano la bevuta. (ridiamo) Poi il sugo di “carne con lo schienale”, i ravioli dolci fritti, ripieni di crema, ricotta, castegne ma anche i ceci un tempo, per i meno abbienti. Poi le castagnole e la chicca targata Ascoli: i ravioli caciati, che sono ravioli ripieni di carne di gallina lessa, che può essere in versione sia dolce sia salata, conditi con pecorino, cannella, noce moscata e un giro d’olio. In qualche caso o casa, la gallina veniva sostituita con il pane ammollato con il brodo, perchè la carne era troppo preziosa.

Hai tradotto qualche piatto di questa tradizione nei menu di OPHIS?

Si, il Raviolo incaciato, proposto come primo piatto. La ricetta è quella originale con il ripieno carne di bollito di gallina, pane ammollato nel brodo e parmigiano. Li condisco con un gro d’olio e pecorino, noce moscata e cannella per profumare il piatto; poi aggiungo una brounoise di giardiniera, perchè da noi il lesso si mangia così, e poi il brodo, che versiamo nel piatto direttamente in sala.

Il Chichì è un altro piatto che serviamo tassativamente ai nostri ospiti; lo serviamo in un piatto fatto fare appositamente per servire il nostro “trittico della tradizione offidana”, quindi accompagnato da olio Evo e dalla nostra pizza al formaggio. Lo abbiamo anche riletto nel bao al vapore giapponese o in un bottone ripieno monoporzione. (in foto) Per via dei suoi ingredienti quella del chichì storia è una ancora oggi misteriosa.

Un’origine che non mi stancherò di approfondire, e che a Offida ha anche una propria festa dedicata nei primi di Agosto. Ma questa è un’altra storia. Nel frattempo segue il programma dei prossimi festeggiamenti per il Carnevale.

Il programma del Carnevale di Offida 2024

  • Sabato 3 Febbraio 2024 – ore 22:00, Teatro Serpente Aureo, VEGLIONISSIMO del 500esimo;
  • Domenica 4 Febbraio 2024 – Centro Storico dalle ore 16:00 “Domenica dei parenti”, Musica e allegria con le Storiche Congreghe offidane. Nel pomeriggio “Bambini in festa”;
  • Giovedì 8 Febbraio 2024 – Giovedì grasso: ore 11:30 Teatro Serpente Aureo, cerimonia della consegna delle chiavi della Città dal Sindaco di Offida ad una delle Congreghe offidane. Ore 15:00 Teatro Serpente Aureo, mascherata dei bambini (ingresso omaggio a tutti i bambini) e Concorso a premi per bimbi in maschera. Dalle ore 23:00 nel Centro Storico, Musica e allegria con le Storiche Congreghe offidane;
  • Venerdì 9 Febbraio 2024 – giorno de “lu bov fint”. Ore 9:00 bove finto dei piccoli, ore 10:00 bove finto dei ragazzi e alle 14:30 caccia a lu Bov Fint per le vie della città
  • Sabato 10 Febbraio 2024 – ore 22:00 Teatro Serpente Aureo, Veglionissimo​
  • Domenica 11 Febbraio 2024 – dalle ore 16:00 musica con le Congreghe offidane nel centro storico. Ore 22:00 Teatro Serpente Aureo, veglionissimo mascherato (con relativo concorso a premi per i gruppi che si esibiranno sul palcoscenico)
  • Lunedì 12 Febbraio 2024 – ore 22:00 Teatro Serpente Aureo, Veglionissimo di Carnevale. Ore 24:00 ingresso delle storiche congreghe
  • Martedì 13 Febbraio 2024 – CARNEVALE dalle ore 15:00 in Piazza del Popolo Maschere in festa (concorso a premi miglior gruppo), Musica e allegria con le Storiche Congreghe offidane. Alle 19:00 accensione e sfilata dei tradizionali “Vlurd” lungo lo storico percorso cittadino con falò conclusivo in Piazza del Popolo.

OSTERIA OPHIS

Corso Serpente Aureo, 54 B, 63073, Offida AP

www.osteriaophis.com

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Nuova apertura e tante novità per Jacopo Mercuro, che a marzo aprirà un nuova sede per Asporto e Delivery di “180g Pizzeria Romana” in zona San Paolo a Roma. Il Menu? Pizza bassa e croccante, tranci “fluffy” e fritti importanti, tutti ottimizzati per la consegna, sotto l’egida della qualità e del Comfort Food. Scopriamo di più, a tu per tu, con l’avanguardista della Pizza Romana.

Back to the roots. Mi piace (parafrasando una nota canzone di Antonello Venditti, altro romano DOC) quando le storie “fanno dei giri immensi e poi ritornano“. Ed è quello che ho pensato apprendendo della nuova tappa del cammino professionale di Jacopo Mercuro, che torna ad aprire nel quartiere Ostiense, lì dove tutto è iniziato.

Era il 2015 e il locale si chiamava “Mani in Pasta”. Per lui fu la prima, significativa esperienza. Un “bancone di prova” importante che suonava come un’attestazione di indipendenza dalla Laurea in Giurisprudenza e da un percorso predefinito in qualità di Avvocato, sulle orme dell’ammirazione paterna, nello studio legale di Famiglia.

Avvocato Si. Sono cresciuto osservando il mio idolo, mio padre. A Dieci anni avevo già deciso cosa volessi fare. Dopo la Laurea la fortuna è stata quella di poter entrare in uno studio, vivere la professione e rendermi conto che non era quello che mi piaceva fare”; mi racconta Jacopo Mercuro, che oggi “fa la Pizza” ed è uno degli esponenti di quello che è andato affermandosi come un “Movimento di Rinascita della Pizza Romana”.

Ai tempi, il suo studio si spostò da quello legale a quello applicato alla teglia, glorioso street food romano, ragionando su impasti, condimentie qualità. Stesso principio che, tre anni più tardi, ispirerà l’inizio di una lunga storia d’amore con la “bassa e croccante”, per restituire dignità alla pizza romana bistrattata e rafforzarne il gusto e ripensare l’appeal di uno stile pizza ricco di identità, da difendere e proiettare nel futuro.

Quindi nel 2017 apre a Centocelle dove, con ai tempi il socio Mirko Rizzo (altro big della pizza romana), inaugura “180grammi”, che è il peso del panetto di pizza lavorato da Jacopo nel solco della tradizione romana, ma senza mattarello. Poi arriva la pandemia e, rimasto da solo al timone, ripensa 180grammi in chiave Asporto e Delivery. Poi, in balzo in avanti con l’arrivo dell’Ammiraglia “180grammi Pizzeria Romana” in via Genazzano 32, con cucina, pizzeria a vista e un occhio sulla sala (sempre affollata). Ma facciamo un passo indietro. Anzi, torniamo alle radici.

Jacopo, come hai messo le “Mani in pasta” e qual è il sapore che porti di quella prima esperienza?

Il primo locale è stato veramente una follia, perché con qualche euro di risparmio abbiamo aperto senza sapere quello che stavamo facendo. Una follia che rifaresti? Beh, per forza, perché ti dico la verità, non è andata come avrei voluto. Ho pagato la mia inesperienza sia imprenditoriale sia professionale. Però, se mi guardo indietro, è una pazzia che farei altre mille volte. “Mani in Pasta” è stata un’esperienza che mi terrà sempre con i piedi per terra. Ero da solo, in laboratorio e al banco. Mi aiutava mia madre con le preparazioni di cucina. Oggi, dall’esterno, sembra tutto facile, ma quel fallimento ci ha insegnato ad essere grati per quello che poi abbiamo saputo costruito, e c’è molto più rispetto dei traguardi e delle persone che ti hanno aiutato a raggiungerli.

Tentare, cadere, rialzarsi, tirare fuori il coraggio, sono step che fanno parte di un percorso di affermazione sano, che spesso segna la differenza tra chi si ferma e chi si afferma. Tornando ad Ostiense, cosa vedono i tuoi occhi adesso? E come hai pensato la nuova sede di “180g”?

Vivo con tutto un altro spirito. Rileggo tutto con altri occhi. Sicuramente mi sono reso conto che sono invecchiato e che ho mangiato parecchia pizza da quello che vedo (ridiamo), ma per me è importante e significativo ripartire da qui. E duplicherò il format del Delivery perchè anche quella è stata un’esperienza importante, nella quale ho dovuto ripensare struttura e topping del mio prodotto e attualizzarlo alla dinamica di asporto. Eravamo nella prima sede di Centocelle, lì dove ci siamo trasformati in asporto per esigenza e perché potevamo fare solo quello sotto Covid. Quando abbiamo potuto riaprire il mercato era cambiato, così come la percezione della pizza d’asporto. Da qui il pensiero di duplicare il format anche nel quartiere ostiense; non solo per crescere, ma anche per dare spazio, risalto e merito ad una persona che è stata sempre accanto a me, e che è Vittorio Giuliani. (in foto di copertina)

Dove si incontrano le vostre vite?

Vittorio era un mio cliente da mani in pasta! (Ride, ridiamo) Ci siamo conosciuti perchè io ero al bancone e lui veniva a mangiare da me, poi nel tempo è diventato amico, collaboratore fino ad essere resident nell’avventura milanese. Poi di nuovo al mio fianco a Roma con 180grammi. Era tempo di gratificarlo con un progetto che lo vedesse un pò più alla ribalta. Questo progetto ci vede soci. Sono soddisfatto e sereno della mia scelta. Vittorio è un ragazzo d’oro. E, in generale, quello del coinvolgimento attivo è un principio che applico sempre con chi merita. Quando mi rendo conto che un ciclo è finito o sta per finire, cerco di trovare mille strade prima di perdere un membro del mio staff, perché il tempo che abbiamo condiviso è importante e sono convinto del fatto che da soli si fa poco, quindi è giusto riconoscere i meriti.

Jacopo, tu sei stato un Autodidatta, partito dalle Mani in pasta e dalla Pizza in teglia. Nel tuo articolato persorso, perché hai puntato sulla Pizza Romana, ai tempi piuttosto bistratta e senza appeal?

Nel 2017 secondo me è stata una vera e propria intuizione di mercato, perchè a Roma si aprivano solo pizzerie di stile napoletano e solo se facevi il cornicione venivi considerato un bravo pizzaiolo. La pizza romana continuava ad essere rilegata alle pizzerie storiche, che fanno ancora un lavoro totalmente differente da quello che avevamo deciso di fare. A quel tempo tutti gli stili di pizza avevano avuto un proprio sviluppo, tranne la romana. L’intuizione è stata proprio quella di realizzare un prodotto della nostra infanzia con dentro e sopra ricerca e sviluppo. E ti dico la verità, non è stato facile all’inzio farci rispettare tra chi etichettava il nostro prodotto come “piadina o biscotto”.

La Missione era proprio quella di riportare in auge questo tipo di pizza, che oggi provano a fare un pò tutti e non solo a Roma, perchè la Pizza Romana è diventata un trend.


E cosa pensi di questo nuovo trend che spinge anche i pizzaioli vocati alla morbidezza, verso le derive croccanti? Secondo te perchè accade? E in cosa 180grammi è stato fautore di questa “rinascita”?

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La pizza romana è una grande pizza, partiamo da questo presupposto pagava solamente lo scotto di non avere appeal, di essere una “pizza di serie B” anche nelle guide.180grammi ha fatto un gran lavoro su quella della rinascita della pizza romana tanto che abbiamo sempre chiamato il nostro menù “il rinascimento della pizza romana”, perché ci credevamo veramente. Poi è normale che non tutti, ma tanti, seguano il trend, nato da però un’impostazione e da un pensiero attento sull’argomento. Tra cinque, sei, dieci anni diventerà normalità fare “la pizza romana bene” e per noi, aver portato e tracciato la via per l’evoluzione della pizza della nostra infanzia, sarà stato il vero successo.

Nel solco della tradizione, ma senza matterello. Si al rispetto, no alla Gabbia?

Esattamente. Oggi tanti bravi interpreti di pizza romana stendono a mano. Dunque è diventata normalità. Nel 2017, in effetti no. Ma “180” è sempre stato un posto di ricerca e sviluppo che sempre avuto rispetto per la tradizione con la voglia di cambiare un pochino le carte in tavola, o di almeno provarci.

E in tutta questa croccantezza, cos’è il trancio “Fluffy”?

Non c’è mai piaciuta la definizione di pizza dolce. Però da “Mani in pasta” già ci divertivamo con la teglia e facevamo lievitare queste pizze per i tranci da colazione. Poi nel tempo era stata un pochino abbandonata fino a un giorno del 2019, sempre con Vittorio che lavorava con me in quel periodo. Ricordo che stavamo facendo le bombe dolci, i krapfen, e con quell’impasto cioè ci siamo detti “chissà se lo se lo mettiamo in teglia”, ovviamente il primo risultato è stato catastrofico. (Ridiamo). Dopodiché abbiamo riequilibrato l’impasto, perfezionato il prodotto e l’abbiamo chiamato fluffy perché cercavamo questa cosa super soffice declinato sul dolce, che poi, ovviamente abbiamo convertito anche al salato.

Ecco, cosa prevederà il Menu di 180grammi Asporto e Delivery San Paolo? E quali tecniche avete affinato?

Il format da asporto è molto chiaro, sulla base di quello di Tor de Schiavi. Sono i clienti che ci hanno aiutato a plasmarlo. Per esempio, nella sua costruzione, abbiamo capito che il cliente ama il Comfort food. Ci saranno tutti i nostri classici, i fuori menu, fritti e tranci fluffy. Il lavoro è stato fatto su impasti, cotture e doppie cotture, quindi, anche se farà freddo, la pizza non arriverà mai “molliccia”, ma sempre asciutta e croccante. Stessa regola per la friggitoria.
I topping e farciture non saranno troppo elaborati, ma pensati per arrivare a casa in ottima forma.

Visto che li hai citati e sappiamo essere una tua grande passione. Ti stimola di più il mondo della Pizza o quello dei Fritti?

Mamma mia che domanda che mi hai fatto! (Ridiamo). Guarda, mi metti in difficoltà perché è un amore doppio, che porta con sè due studi completamente differenti. Dipende dai periodi, vado a ondate. Ci sono dei momenti in cui mi sento molto più stimolato nella parte della friggitoria o viceversa. Anche sei sui fritti penso che possiamo scrivere menù per altri cinque anni, per me rimane è un amore in parallelo: un testa a testa tra due grandi passioni.

Come vedi il Futuro della Pizza Romana?

La pizza romana ha cominciato ha parlare adesso. E a molto di da dire. Sarà comunque bassa, sottile, croccante, coerente con i suoi dettami. Quello mi auguro è che possa evolversi mantendendo il rispetto per la sua storia, e che innovarla non significhi stravolgerla.

Una pizza del presente da dover assolutamente provare nel nuovo 180grammi, magari ispirata alla sua bella storia pregressa?

Ci hanno già scritto tanti clienti affezionati di Mani in Pasta per sapere quando avverrà l’apertura. E quindi si, c’è l’idea di riprendere qualche topping di mani in pasta, rielaborarlo e rimetterlo sulle pizze o nei fritti, una specie di ripescaggio, ma questo farà parte delle (tante) sorprese!

180grammi Asporto & Delivery / San Paolo-Ostiense

Apertura Marzo 2024 – Via Efeso, 29







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Angela Magnolo, Carla Barone, Giorgio Manni e Italo Da Ponte, sono loro i migliri giovani professionisti di Sala under 30 del Centro-Sud per il Premio “EmegenteSALA”.

Da poche ore conclusa la selezione del Centro-Sud dell’edizione di EmergenteSala 2024, l’unico originale evento dedicato al servizio di sala ideato otto anni fa dal giornalista Luigi Cremona e da Lorenza Vitali che, nel vasto panorama ristorativo pieno di riflettori puntati sulle cucine, rimane l’unica forma di confronto e buona competizione focalizzato sul “Servizio di Sala” d’Italia, che necessiterebbe di maggiore attenzione e di enorme rivalutazione.

Così, il 30 gennaio, dopo la prova teorica preceduta la sera prima dalla “cena di gara” svoltasi a Allegrìo, si è così conclusa la Selezione Centro-Sud che ha evidenziato gli ultimi quattro finalisti che sono:

Carla Barone – Fattoria delle Torri a Modica (RG); Italo Da Ponte – Origine del Grand Hotel a San Gemini (TR); Angela Magnolo – BIVIUM presso Hotel Six Senses Rome 5*L a Roma; Giorgio Manni – Pulejo* a Roma

Gli altri concorrenti in gara sono stati:

– Matteo Bandinu – Ristorante Calamosca a Cagliari

– Antonio Cozzolino – Locanda Mammì ad Agnone (IS)

– Simone Dell’Isola – La Terrazza del Chiostro a Pienza (SI)

– Gloria Glowig – Enoteca La Torre** a Roma

– Gianluca Grasso – Concezione Restaurant a Catania

– Neila Patino – Aroma* di Palazzo Manfredi a Roma

– Giulio Marco Salvadori – Terramira* a Capolona (AR)

Ma ripercorriamo per ordine le tappe di questa secondo girone. Il 29 gennaio intorno alle 12 i ragazzi in gara hanno avuto l’opportunità di entrare in contatto con la cultura dell’olio, invitati a prender parte all’evento “EVOluzione” che si è svolto al MAXXI dove hanno interagito con gli chef Nino Di Costanzo, Lorenzo Cantoni e Marco Stabile, assaggiando diversi oli raccontati da loro.

La sera si è svolta l’ormai iconica “Cena di Gara”, dove i nostri concorrenti hanno servito ai tavoli gli ospiti che ne hanno valutato il comportamento. Per l’occasione siamo stati ad Allegrío, un nuovo originale ed eclettico locale della Capitale che ravviva Via Veneto 114, una strada che sta tornando ad avere, grazie anche ad una serie impressionante di nuove aperture di alberghi a 5 stelle, il ruolo che ha avuto nel rilancio di Roma negli anni ‘60.

Il 30 mattina si è svolta l’importante “prova orale”: i concorrenti si sono presentati e hanno risposto alle domande della giuria. Ci siamo ritrovati nella prestigiosa Sala Consiliare di Palazzo Valentini in Via Quattro Novembre accanto a piazza Venezia.

A seguire c’è stata la Premiazione ed il brindisi finale con il contributo degli allievi dell’Istituto Pellegrino Artusi di Roma.

Molto graditi sono stati i saluti istituzionali di importanti autorità:

– Sabrina Alfonsi, Assessore all’agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti

– Maria Chiara Iannarelli, Consigliere Regionale del Lazio

– Fabrizio Santori, Segretario Assemblea Capitolina

– Cristina Michetelli, Delegata del Sindaco per bilancio e patrimonio personale della città Metropolitana di Roma.

– Maura Lombardi, Dirigente Scolastico dell’Istituto Pellegrino Artusi di Roma.

Oltre ai finalisti, è stato premiato il miglior servizio del pane in collaborazione con Agugiaro&Figna che se lo è aggiudicato Simone Dell’Isola di Terrazze Del Chiostro a Pienza (SI). Gli otto finalisti (4 del Nord e 4 del Centro-Sud) parteciperanno alla Finale dell’edizione 2024 che si svolgerà a Monza, (Hotel De la Villa e Villa Reale) il 19 e 20 maggio 2024. Ma contro quali colleghi del Nord si batteranno i neo “laureati” EmergenteSala del Centro-Sud?

I primi quattro finalisti della “Selezione Nord” sono: Gianluca Grossi del Glam a Venezia; Andrea D’Alonzo de Il Fenicottero Rosa Gourmet di Villa Abbondanzi a Faenza (RA); Alessandro Scarsi di Trattoria Contemporanea a Lomazzo (CO); Alessia Rivano dell’Hostaria Ducale a Genova. (Ne abbiamo parlato QUI)

Chi sarà il vincitore dell’edizione 2024? Seguiteci per scoprirlo!

EMERGENTE è un format che prevede una serie di gare riservate ai giovani talenti under 30 della ristorazione e ospitalità, comprende oltra ad EmergenteSala, anche EmergentePizza, EmergenteChef, EmergentePastry. In quasi 20 anni di competizioni ha lanciato tantissimi talenti che ora sono diventati i protagonisti indiscussi del settore. La selezione dei concorrenti viene fatta esclusivamente per merito.

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Un progetto romano non convenzionale nato da una storia di amicizia e dal creativo recupero di un vivaio. Un Bistrot nel verde urbano in stile industrial chic con cucina romana/mediterranea, drinks d’autore, spazio coworking e dehori in zona Villa Bonelli, per questo si chiama BONELLI’S.

Un bel progetto di ristorazione e di amicizia quello intrapreso da Fabrizia Rezzonico, Stefano Mirra e Daniele Maragnani, compagni di scuola e amanti della buona tavola dal 1981, così come recita il claim di BONELLI’S.

Il loro è uno spazio metropolitano personale e non convenzionale, nato dal lungimirante recupero di un ex vivaio nel quartiere Portuense, immaginato per diventare il nuovo punto riferimento informale e cosmpolita di “Villa Bonelli”.

“Non è un locale alla moda perché le mode passano; è un luogo per tutti.

Un punto di ritrovo accogliente, dove non serve apparire, 

dove ci sente a casa e mai soli.” 

l Locale da Vivere: Sala, Bancone, Spazio Coworking e Dehor

Mentre all’ingresso un’imponente magnolia troneggia nel giardino urbano, gli interni di BONELLI’S sono stati pensati come una casa che fa accomodare i suoi ospiti in un salotto per 50 coperti, destinati a raddoppiare durante la bella stagione nel dehor arredato e completato da un orto urbano.

Il Direttore di sala Dario Fiorentini Vi farà accomodare e all’interno scoprirete bancone-bar con bottigliera sospesa e scritta BONELLI’S al neon, seguito da una cucina-laboratorio a vista dove si intravedono fuochi e fumi, anticipatori di bontà. Poi le ampie vetrate, il tetto mansardato, le vecchie lampade, grandi specchi e fotografie in bianco e nero, costruiscono il calore dell’accoglienza vissuta con stile e personalità.

Tra tavoli nudi, divani a parete in pelle, piante ricadenti e banconi sociali, BONELLI’S è stato concepito anche come per occasioni di lavoro o studio da remoto con vista sul verde, con Wi-Fi fibra gratuito. Completano il progetto una Zona Lounge nel dehor con divanetti su prato all’inglese per eventi en plein air e occasioni speciali e un orto sperimentale per la produzione propria di fiori eduli ed erbe aromatiche. 

Un progetto romano non convenzionale nato dal creativo recupero di un vivaio. Un Bistrot nel verde urbano in zona Villa Bonelli in stile industrial chic concucina romana/mediterranea, drinks d’autore, spazio coworking e dehor.

La Cucina e la Proposta Gastronomica

BONELLI’S, accoglie la propria clientela diversificata e cosmopolita con una proposta alla carta costruita dall’Executive Chef Daniele Maragnani. Realizzata assieme a Daniele Gauzzi (sous chef) e Valeria Ferrucci (aiuto cuoco) porta in tavola pietanze ispirate alla cucina romana e mediterranea, con twist di libertà espressiva.

Con la promessa di un sapore pieno e di una porzione generosa, da BONELLI’S si spazia quindi dalle Polpette di bollito con panatura ai cereali, purè di patate di Leonessa agli agrumi e verdure all’Ajo, ojo, peperoncino e carpaccio di gambero rosso al lime; dall’Amatriciana BONELLI’S con Mezze maniche fresche, datterino infornato e guanciale croccante al Maialino porchettato e marinato alla Birra con purè di carote affumicate e cavolo cappuccio marinato passando per il Carciofo con mantecato di baccalà e olio alla mentuccia.

“Porto a tavola una cucina italiana rivisitata in chiave moderna, di gusto e senza troppi giri di parole – spiega lo Chef Daniele Maragnani-. La mia è una filosofia gastronomica di nicchia, di ricerca dei piccoli produttori, che preferisce strade non convenzionali per ripensare piatti classici mediterranei con twist creativi ispirati all’Oriente e al Sudamerica.”

La Cantina e la Drink List

Da BONELLI’S i classici della mixology sono stati pensati e riadattati al contesto da Ivano Gambacorta, barman di lungo corso e proprietario dell’Argot Prati, vengono preparati dalla bartender Erika Serravalli

Nella Drink List 10 Signature Cocktails e 1 Mocktail, tutti ispirati all’Arte del Bartending tra cui: il BONELLI’S con Fernet e Cordiale alla menta; il Flora Mansion con Aperol alle more, St. Germain e Prosecco; l’Old School con Gin, Campari, Vermouth e Liquore alla genziana; il St. Mary con Vodka alle alici, succo di pomodoro, Tabasco, sale, pepe; il Portuensis con Rye Whiskey, infuso di tè nero al cioccolato, Cognac alle pere, Vermouth, Angostura bitter e Peychaud’s bitter. La Carta dei Vini è stata costruita con spirito di ricerca tra cantine ed etichette di piccoli produttori dediti alla qualità nel bicchiere e include “vini naturali”, champagne, bollicine italiane e passiti.

Oltre al focus sulla cena, ogni sabato e domenica BONELLI’S Vi attende per il brunch-pranzo, del quale Vi racconteremo più avanti.

BONELLI’S – DINING LOVERS dal 1981

Via Pasquale Baffi, 1 – 00149 Roma

Giorni e Orari d’Apertura

Da Martedì a Venerdì / dalle 18:00 alle 00:00

Sabato dalle 12:30 alle 00:00; Domenica dalle 12:30 alle 16:30

Chiuso il lunedì

Tel. +39 3937078071

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“Chefs in Rome” di Cristiano Bucciero si addentra nelle vite e nelle carriere di quattro celebri chef: Iside De Cesare, Daniele Usai, Francesco Apreda e Davide Del Duca. La prima proiezione avrà luogo oggi 29 gennaio 2024 presso la Casa del Cinema di Roma, nel cuore di Villa Borghese.

Nel cuore di Roma città eterna, stanno per rivelarsi storie e sapori che hanno resistito alla prova del tempo. Dal fervore delle cucine alla quiete delle piazze antiche, un viaggio da vedere, dove gli chef più rinomati sveleranno l’anima della Città Eterna attraverso i loro racconti.

Cristiano Bucciero, esperto di marketing e comunicazione nel settore food & wine, in collaborazione con il regista Andrea Leonetti di Vagno, annuncia con entusiasmo l’uscita del suo docufilm “Chefs in Rome”. L’ evento, solo su invito, avrà luogo oggi – 29 gennaio 2024 – a partire dalle ore 16:00, presso la prestigiosa Casa del Cinema, situata nel cuore di Villa Borghese a Roma, in largo Marcello Mastroianni 1.

“Chefs in Rome” si addentra nelle vite e nelle carriere di quattro eminenti chef: Iside De Cesare, Daniele Usai, Francesco Apreda e Davide Del Duca (in ordine di fotografie). Il film vuole esplorare in modo intimo e dettagliato il loro legame con la tradizione culinaria di Roma. La produzione di SG Film Production, diretta abilmente dal giovane regista Andrea Leonetti di Vagno, si preannuncia come “un’ elegante fusione di arte culinaria e narrazione cinematografica”.

Parallelamente alla premiere del film, Bucciero è lieto di annunciare anche l’uscita del libro omonimo “Chefs in Rome – 7 Sfumature di Gusto per Roma“, che sarà pubblicato nella primavera del 2024, editato dalla casa editrice SG Book Publisher. Questa opera editoriale, scritta dallo stesso Bucciero, mira a estendere la narrazione del docufilm, offrendo ulteriori approfondimenti, dettagli e aneddoti che arricchiscono le storie degli chef e la tradizione della cucina romana.

L’evento è sponsorizzato da Pallini SPA, una distilleria storica italiana che rappresenta l’eccellenza
nel mondo dei liquori. La partnership con Pallini SPA sottolinea la comune dedizione all’innovazione e al rispetto della tradizione. La serata sarà presentata dalla giornalista e scrittrice Morena Mancinelli, con la regia dell’evento affidata alla Dott.ssa Francesca Napolitano, Project Manager della SG MEDIA AGENCY.

La proiezione si svolgerà nella Sala Cinecittà, che offre 118 posti a sedere, con ingresso riservato. Questa scelta garantisce un’esperienza immersiva e esclusiva, immersa nel cuore del cinema italiano.

“Chefs in Rome” non è solo un tributo alla ricca cultura culinaria di Roma, ma anche un esempio luminoso di come il cinema e la gastronomia possano convergere per creare un’esperienza narrativa unica e indimenticabile. Questo evento rappresenta un’occasione imperdibile per gli appassionati di cinema e gastronomia, che avranno l’opportunità di immergersi nella storia, nell’arte e nei sapori che rendono Roma una città senza tempo.

Immagine di copertina: Roof Restaurant & Cocktail Bar – Rome Marriott Grand Hotel Flora 

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La 17° edizione del salone di riferimento della cultura contemporanea del cibo in scena alla Fortezza da Basso di Firenze dal 3 al 5 febbraio 2024

Alla Fortezza da Basso di Firenze, torna l’appuntamento con TASTE. In viaggio con le diversità del gusto. Ilsalone di Pitti Immagine rivolto ai professionisti del settore food & beverage, giunto alla sua 17° edizione, si svolgerà dal 3 al 5 febbraio 2024. Riflettori puntati su circa 640 aziende, rappresentative dei valori e delle specificità della cultura produttiva e della tradizione gastronomica italiane. Sono oltre 100 le realtà che si presentano per la prima volta a Taste: un made in Italy dolce e salato pronto a viaggiare nel mondo e a conquistare le tavole più raffinate e i palati più esigenti. Il percorso espositivo di Taste, a questa edizione arricchito da importanti novità, permette a un pubblico di buyer sempre più internazionale di approfondire prodotti iconici e di tendenza, eccellenze artigianali e produzioni innovative, oltre al design dedicato alla tavola.

“Taste continua a crescere, ma non solo in termini quantitativi” commenta Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine. In 17 edizioni, il numero delle aziende presentate è ovviamente salito, ma le sempre più numerose richieste di partecipazione al salone vengono selezionate in maniera accurata attraverso le maglie strette della qualità, pensando alle esigenze del nostri interlocutori, vale a dire professionisti del mondo food sempre più internazionali e preparati. Per questo oggi Taste è una manifestazione che riunisce in un unico contesto sia le piccole realtà di nicchia sia le aziende più strutturate che riescono a soddisfare mercati più ampi pur mantenendo intatte qualità e artigianalità. Marchi cult che non ci stanchiamo mai di scoprire e di far scoprire.


Buyer sempre più internazionali grazie al supporto di MAECI e Agenzia ICE. Un’importante delegazione di Buyers e operatori di negozi specializzati raggiungerà Firenze per scoprire le proposte di Taste da mercati come Stati Uniti, Canada, Arabia Saudita, Corea del Sud, Cina, Regno Unito, Germania, Olanda, Francia, Belgio, Austria, Hong Kong, Svizzera, Irlanda, Scandinavia, Paesi Baltici, Repubblica Ceca.A questi si aggiungono i buyer del programma di incoming sostenuto da Pitti Immagine, in arrivo da Giappone, Brasile, India, Grecia, Emirati Arabi Uniti, Spagna, Slovacchia, Lussemburgo, Olanda.

COLORS ARE SERVED è il tema di Taste 2024


I colori sono cibo per gli occhi. Rosso, blu, giallo, verde: ognuno di loro stimola gioia, convivialità, ricordi. Ecco perché il tema prescelto per l’edizione di Taste del 2024 è “Colors are served!”, a partire dalla campagna adv che annuncia la manifestazione. Qui gli ingredienti più noti delle nostre tavole sono diventati simboli colorati della grande varietà di sapori offerta dal percorso espositivo della manifestazione. Una sorta di menù ideale, evocativo e al tempo stesso concreto, da gustare in punta di forchetta, dal salato al dolce, per risvegliare i sensi, a partire da quello della vista, e per accendere la voglia di scoprire o di riscoprire le eccellenze italiane.

Il progetto speciale di questa edizione:

NEW EGG Giannoni & Santoni presenta la collezione di pollai domestici del duo artistico Vedovamazzei, un progetto a cura di Nicolas Ballario, con il prezioso contributo del produttore di uova di alta qualità Paolo Parisi


Giannoni & Santoni, realtà specializzata nella progettazione di spazi e opere ad alto valore artistico, presenta a Taste la mostra NEW EGG. In Fortezza, alla Sala della Volta, va in scena un’inaspettata collezione di pollai domestici, oggetti che travalicano i confini tra arte, design e architettura, pensati dall’ironico duo Vedovamazzei, con la direzione artistica di Nicolas Ballario. Il progetto vede inoltre la collaborazione di Paolo Parisi, il più apprezzato produttore al mondo di uova di alta qualità, simbolo di una visione in cui etica, attenzione alla biodiversità e creatività si fondono, con l’obiettivo di costruire una nuova consapevolezza intorno al legame tra uomo, animali e natura. Prima espressione di OFF, nuovo marchio dell’universo Giannoni & Santoni nato proprio con la volontà di dare origine a oggetti, opere, prodotti fuori dagli schemi e orientati a ripensare un nuovo rapporto con la natura. NEW EGG ha debutatto in occasione dell’ultima edizione di Artissima a Torino, e ora arriva in esclusiva a Firenze per il pubblico di TASTE.

Le novità del PERCORSO ESPOSITIVO 2024

Il percorso espositivo diTaste n.17 si presenta con una serie di importanti novità, tra le quali il coinvolgimento del Padiglione delle Ghiaia: un’area centrale e strategica della Fortezza da Basso, che di fatto proporrà una nuova dimensione e un nuovo modo di vivere l’esperienza a Taste. L’ingresso in manifestazione sarà da Porta Faenza, mentre l’uscita avverrà attraverso Porta Santa Maria Novella. Inoltre, a partire da questa edizione anche gli spazi dell’Area Monumentale della Fortezza ospiteranno una serie di progetti e partecipazioni speciali.
Tre le sezioni in cui è suddiviso il percorso: TASTE TOUR, TASTE SPIRITS e TASTE TOOLS.

Il TASTE TOUR parte dal Piano Attico del Padiglione Centrale con il mondo dei salati, per proseguire al Piano Terra in un’area che si amplia rispetto alla scorsa edizione e che accoglie, a fine percorso, una selezione di prodotti per speciali momenti di consumo – dalla colazione al brunch agli spuntini – in cui dolce e salato convivono. Si procedere così verso il Padiglione Cavaniglia che è invece consacrato ai sapori dolci.

Il Padiglione Cavaniglia accoglierà anche TASTE SPIRITS. Partito come progetto speciale, oggi questo focus dedicato all’eccellenza del made in Italy in fatto di Gin, Vermouth e Amari, è diventato una vera e propria sezione che a febbraio presenta una selezione di 24 etichette artigianali.
Ecco i loro nomi: Amaro Auser, Amaro di Quartiere, Amaro Rubino Bio, Amaro Uno & Amaro l’Altro, Argintario, Di Baldo Spirits, Distilleria Deta, Elisir di China, Erbes, Essentiae del Salento, Gin Fulmine, Granamaro, Mirto Sannai, Nannoni, Peter in Florence, Risorgimento n°5, Spiriti del Bosco, Pepticus, Ulibbo, Vermouth Agricolo delle colline di Firenze, VisionAir Gin.

La sezione TASTE TOOLS , infine, rinnoverà la propria offerta con accessori per la tavola e per la cucina, tra tecnologia e lifestyle, sempre al Piano Attico e al PIano Terra del Padiglione Centrale.
Ecco i nomi delle aziende protagoniste: 3G Packaging, Alba, Fresco, Infinito Design, Nastrificio Sirene, Parentesi Quadra, Pasin Bags, Ratafià, Regalpack, Tableclothes, Tuorlo, Vulcania.

La nuova area al PADIGLIONE DELLE GHIAIA
La grande novità di questo percorso, come anticipato, è la nascita di un’area speciale al Padiglione delle Ghiaia. Qui si concentreranno le attività parallele a quelle espositive: l’UNICREDIT TASTE ARENA che accoglierà i Ring di Davide Paolini, i Talks e gli eventi in programma; il ristorante a cura di “Filippo – Ristorante a Pietrasanta”, che sarà animato da eventi e degustazioni; e infine il TASTE SHOP dove acquistare i prodotti scoperti durante la visita. Si tratta di tre elementi importanti della manifestazione che, grazie a questa scelta di ampliare l’allestimento, assumono una loro autonomia, e quindi un maggior rilievo, all’interno della geografia di Taste.

COLDIRETTI a TASTE 2024
Coldiretti, la più grande associazione di categoria che riunisce, rappresenta e assiste i coltivatori italiani, partecipa al salone con uno spazio speciale all’Area Monumentale (Sala dell’Arco e Corridoio dell’Arco), in cui organizzerà eventi per approfondire i temi più attuali dell’agroalimentare. Con la collaborazione di Unaprol (consorzio olivicolo italiano attivo da oltre 40 anni, che rappresenta gli interessi di più di 100 mila imprese di tutte le regioni olivicole italiane supportandole nei diversi ambiti della filiera), della Fondazione Evoo School Italia (che ha lo scopo di far progredire il settore olivicolo attraverso corsi e attività formative), e del Consorzio dell’olio Toscano IGP (che raggruppa quasi 9.000 olivicoltori toscani), verranno proposte masterclass dedicate all’olio differenziate per operatori/buyer e per visitatori/consumatori: training esperienziali durante il quale i partecipanti, guidati da assaggiatori professionisti in un percorso di analisi sensoriale di diverse tipologie di oli, acquisiranno i principi di base per riconoscere il fruttato, l’amaro ed il piccante quali caratteristiche distintive dell’olio EVO e per imparare a differenziare un olio di qualità da uno scadente.

I TASTE RING di Davide Paolini

_ Le fermentazioni del cibo
La fermentazione e la lievitazione sono fenomeni che riguardano molti cibi come il pane, il cioccolato, il vino, la birra, gli aceti. Il talk servirà ad approfondire i vari aspetti produttivi con l’aiuto di uno scienziato: il professor Duccio Cavalieri, presidente della Società mondiale di studi sulle fermentazioni e lievitazioni. Insieme a lui ci saranno Alessio Tessieri (cioccolato Noalya), Marco Caprai ( Azienda vinicola Caprai).

_ L’importanza del brand nelle PMI
Ogni marchio ha un sogno: quello di diventare una marca unica con un’identità distintiva riconoscibile e soprattutto amata dal proprio pubblico. Ma qual è la differenza tra “marchio” e “marca” e che cosa vuol dire avere un brand vincente oggi e da dove si inizia a “fare branding” per arrivare al successo del proprio prodotto e servizio? Risponderanno alla domanda Ilaria Legato e Nicoletta Polliotto (autrici di “Creative restaurant branding”), Elisabetta Pandolfini (biscotti Mattei) e Piero Rondolino (riso Acquerello).

_ Il vino in anfora
Le anfore sono il recipiente più antico per la fermentazione del vino, già adottate dai Romani e soprattutto in Georgia, da dove negli ultimi anni si è sviluppato un fenomeno che ha interessato i produttori italiani. Il talk a cui parteciperanno sia produttori di anfore in terracotta (Giovanni Manetti: Fontodi vino e Fornace Manetti) che di vino, cercherà di spiegare i perché di successo di questa tecnica così antica.


I TASTE TALKS

_ Il sapore del colore

La cucina è un’arte visiva che suscita emozioni e i colori ne sono elementi fondamentali, perchè il colore viene prima del gusto, guidano le nostre scelte e la nostra percezione dei sapori.
Parleremo di Cromocucina e di come i colori influenzano il sapore dei cibi con una neuropsicologa, un nutrizionista, una food stylist/blogger, uno chef.

_ Fake Color / Fake Food
Sofisticazione, adulterazione, alterazione, contraffazione: parleremo di frodi agroalimentari e di tutela della salute con chi direttamente se ne occupa.

_ I colori del paesaggio
I cambiamenti climatici ridisegnano la geografia e l’economia delle colture: come aumento delle temperature, siccità, alluvioni, eventi estremi impattano sulla produzione agricola e come gli agricoltori reagiscono e si difendono.
Tra i protagonisti già confermati: Bernardo Gozzini (Amministratore Unico del Consorzio LaMMA), Gerardo Diana (Presidente del Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP).
Modera Martina Liverani (Dispensa magazine)

_ Dal seme al piatto: come si diventa cibo
Un talk sulla filiera alimentare e le aziende che gestiscono tutto il processo produttivo. La catena produttiva tra innovazione e tradizione. Tre storie di produttori raccontate dal direttore di CiboToday Massimiliano Tonelli.


Tra le partecipazioni a questa edizione:

La libreria di GUIDO TOMMASI EDITORE
In un piatto, a volte, è racchiuso tutto: origini, gusti, senso del bello, coraggio e temerarietà, sogni tenuti segreti e persino uno scampolo di futuro. Guido Tommasi Editore, casa editrice milanese specializzata in pubblicazioni gastronomiche, ne è ben consapevole: per questo sarà presente a Taste 2024. Il cibo non è solo la manifestazione di un’esperienza privata del quotidiano, o un argomento di scambio e confronto tra mondi diversi: è l’elemento narrativo di un linguaggio complesso, il perno attorno cui ruotano diverse forme di espressione. Il risultato sono storie fatte di immagini bellissime e parole precise, di gesti sobri e profumi dimenticati. Nel bookshop di Guido Tommasi Editore quest’anno si parla letteralmente di SFUMATURE, un modo di raccontare il colore senza mostrarlo. Perché il colore, come il sapore, è una bellissima sensazione. A cura di Marco Marzini

ACQUA PLOSE, sponsor tecnico della manifestazione
L’azienda altoatesina Fonte Plose, selezionata fin dalle prime edizioni di Taste quale esempio di eccellenza italiana nell’ambito del beverage e dell’acqua di qualità, è ancora una volta sponsor tecnico di Pitti Taste per fornire tutti i giorni di manifestazione la sua acqua pura e leggerissima.


Eventi in Fortezza:

I Forchettiere Awards 2024
Anche quest’anno Taste ospiterà la premiazione dei Forchettiere Awards, quarta edizione del riconoscimento ideato dall’omonima testata d’informazione gastronomica e dedicato alle eccellenze della ristorazione fiorentina e toscana. Alla Fortezza verranno consegnati i premi al Piatto dell’anno, al Ristorante Green, alla Pizza dell’anno, al Personaggio dell’anno, e al Cocktail Bar dell’anno.

Presentazione di “Senza scadenza. L’intramontabile packaging made in Italy”
La giornalista e filologa Camilla Sernagiotto racconta in questo libro – edito da Ultra (2023) – le confezioni di prodotti italiani che hanno resistito alla prova del tempo: dal barattolo della colla Coccoina al vaso bianco e blu di Amarena Fabbri fino alla tazzina marrone della Coppa del Nonno e al tubetto di Crystal Ball. Una carrellata di 60 aziende che rappresentano l’eccellenza del made in Italy e che, in occasione di questo volume, hanno aperto i propri archivi.

FUORIDITASTE:
in città le iniziative gourmet e gli eventi legati ai prodotti di Taste

Ad ogni edizione di Taste la città di Firenze si anima con una serie di iniziative legate al gusto. Torna dunque anche FuoriDiTaste, con un calendario di degustazioni a tema, eventi speciali e nuovi modi di interpretare il food. Un programma che unisce le aziende che partecipano alla manifestazione e alcune tra le location e i locali più belli della città, e che di edizione in edizione registra un grande interesse e una partecipazione in crescita tra gli appassionati gourmet.

Il Girotolio: cena “a premi” con 4 oli Evo da altrettante regioni
Lo chef Giuseppe Papallo preparerà un menù di 4 portate ispirato a 4 cucine regionali (Toscana, Umbria, Puglia, Calabria) con altrettanti importanti oli (La Ranocchiaia, Olio Decimi, Pujje, Librandi). I commensali dovranno indovinare quale olio è stato usato in ogni piatto, e chi avrà abbinato correttamente i 4 piatti vincerà una campionatura.

Da pop a gourmet – Il lato ‘fine dining’ di pizza & cucina etnica
Tre pizzaioli di fama (Marco Manzi, Gabriele Dani e Manuel Maiorano) abbinati ad altrettante cucine del mondo: una cena imperdibile dove ogni pizza si rifà ai sapori e alle tradizioni di Peru (Sevi), India (Haveli) e Corea (Hallasan), accompagnate dagli assaggi dei piatti internazionali che hanno ispirato i tre maestri dell’arte bianca.

Maledetti gli spaghetti
Al Teatro del Sale, un’anteprima dello spettacolo scritto, diretto e interpretato da Leonardo Romanelli, una storia divertente e curiosa sulla pasta.

La notte del Negroni
Al Companion del 25 Hours hotel, serata di readings condotta da Leonardo Romanelli intorno al tema cocktail, con assaggio di Negroni.

I prodotti Pieve di Campoli all’Opera del Duomo interpretati da Vito Mollica
Pieve di Campoli, azienda dell’Istituto Sostentamento Clero Diocesi di Firenze, presenta i suoi prodotti – tra cui il famoso Vin Santo usato anche nelle celebrazioni della messa in Duomo – nello straordinario contesto del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze. Gli assaggi in degustazione sono firmati da Vito Mollica.

Per informazioni e aggiornamenti sul programma e gli eventi:
https://taste.pittimmagine.com/

TASTE INFO:
Taste cambia orario. Nei tre giorni della manifestazione l’orario di apertura per i professionisti e operatori del settore sarà sempre 9.30 -18.30. Il pubblico di appassionati potrà entrare il sabato e la domenica con orario 14.30-18.30 e il lunedì tutto il giorno.

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Alla vigilia della sua apertura due chiacchiere con Pier Daniele Seu e Valeria Zuppardo, supercoppia nella vita e nel lavoro che domani aprirà le porte di una nuova pizzeria in zona EUR Mostacciano per sfornare la propria personale idea di pizza tonda alla romana.

Questa nuova apertura rappresenta la chiusura di un cerchio, il voluto omaggio a questa tipologia di pizza a cui sono molto affezionato perché legata ai primi anni della mia carriera” sottolinea Pier Daniele Seu. “Una formula, quella del temporary popup, che ci ha portato fortuna con Seu Pizza Illuminati al Plinius, e che ci ha convinti della bontà di questo nuovo progetto” evidenza Valeria Zuppardo.

Il locale, situato in Via Fiume delle Perle 136-138, da domani sarà la nuova insegna di riferimento per la pizza romana in zona Mostacciano. Forti del successo già riscosso nelle scorse stagioni estive con il format sviluppato all’interno del Lido Capanno di Ostia, la Super coppia Valeria Zuppardo e Pier Daniele Seu apre così le nuove porte a uno spazio cool, moderno ed eclettico che, come un nuovo tassello limato al dettaglio, si inserisce perfettamente in un progetto imprenditoriale ampio e diversificato, in costante evoluzione, come la ricerca sugli impasti made in Seu.

Pier Daniele infatti, dopo aver importato le gioie della pizza napoletana a Roma, aver evoluto l’impasto a favore di un cornicione meno pronunciato e di una croccantezza più marcata, aver gonfiato con “Wheely” il padellino/ruotino con alte idratazioni, aver lavorato sul vegetale di stagione, sulle pizze vegane e lactose free; aver abbattuto i confini salati preimpostati ed aver illuminato il mondo delle pizze dolci; cavalcando il grande ritorno delle pizze “basse e scrocchiarelle” (come si dice a Roma) con “TAC – Thin & Crunchy”, si dedica a una personale idea di pizza tonda alla romana.

Perchè TAC?

Ho una predilezione per i nomi di tre lettere – racconta Seu – quindi ho pensato di utilizzare l’acronimo di Thin & Crunchy”.

Perchè Mostacciano?

“Noi viviamo qui vicino e ogni volta che ci capita di uscire a mangiare in zona non sappiamo mai dove andare. Per questo abbiamo scelto di aprire qui”.

Perché “la romana”?

“In realtà non ho voluto fare propriamente una romana. Il processo è stato uguale a quello seguito per la mia pizza canonica che è definita napoletana ma è più propriamente di stile napoletano. Stessa cosa voglio fare con la romana evitando una vera e propria catalogazione. Sicuramente però è una pizza bassa e croccante.”

Quali saranno i punti di forza che distingueranno TAC dalle altre “pizzerie romane”?

Atmosfera, mood originale. Un ambiente raffinato ma al tempo stesso pop, dove le cromie del rosa, cipria e grigio piombo si altrenano alle ricercate carte da parati Londonart, rivestimenti Florim, tavoli e sedie di UHS per 80 coperti. Poi le opere d’arte di Daniele Tozzi per impreziosire il locale e le soluzioni creative dell’azienda Slalom per la fonoassorbenza volute per garantire agli ospiti una permanenza di grande qualità. Ogni singola scelta stilistica e di design è stata pensata per creare un luogo identificativo della nostra personalità, consolidando una “joint venture” con l’Architetto Valerio Scaccia, che aveva già curato per noi l’intero progetto di Seu Pizza Illuminati, nonchè quello di casa nostra.

In cosa consiste la tua reinterpretazione della “bassa e scrocchiarella”? Quali sono le innovazioni sul tuo impasto?

“Si tratta di un impasto con più alta idratazione rispetto a quello che faccio di solito. Qui siamo intorno al 57 % di idratazione. Viene lavorato con prefermento. Ovviamente avendo aperto da pochi giorni si tratta di un prodotto in evoluzione. Secondo me è importante continuare a sperimentare, anche per quanto riguarda le farine. Non bisogna mai standardizzare il prodotto”.

Qual è per Voi la pizza icona di TAC?

“Come primo menu di Tac abbiamo studiato un’ampia selezione delle classiche con l’inserimento di sei pizze “Seu” studiate tra quelle più apprezzate negli anni nel periodo invernale. Una sorta di “hall of fame”.

Daniele, nell’elaborazione del nuovo menu, qual è la pizza che ti ha più divertito creare?

“Secondo me una pizza interessante di questo menu è la Super Marinara. Una pizza molto semplice ed elaborata, a base di pomodoro e origano, che ho cercato di elaborare al meglio”.

Il Locale e la nuova visione del personale

La nuova pizzeria si sviluppa su 400 mq con il piano nobile su strada: otto le vetrate che illuminano l’ampia sala con vista sul forno e bancone, uno spazio che comprende anche il magazzino e un laboratorio all’avanguardia che consentirà di fare sperimentazione. “Un investimento importante che ci consentirà d’avere a disposizione lo spazio adeguato per creare i nostri prodotti assicurando un livello qualitativo molto alto” dichiarano Pier Daniele e Valeria, da sempre attenti anche all’applicazione di modello di lavoro fruibile: “Dopo l’iniziale fase di inaugurazione del locale, la programmazione dei turni di lavoro permetterà a tutti i dipendenti d’avere 2 giorni liberi alla settimana per poter conciliare lavoro e vita personale”.

L’altra grande novità è rappresentata dalla Saletta privata da 8 posti, arredata con un grande ed elegante tavolo, disponibile solo su prenotazione, luogo ideale per incontri di lavoro o per festeggiare le ricorrenze con la famiglia. Il progetto è stato seguito dall’architetto Valerio Scaccia che aveva già collaborato in passato con Pier Daniele e Valeria alla realizzazione di Seu Pizza Illuminati a Porta Portese. L’ampio parcheggio completa i numerosi punti di forza di una bellissima realtà collocata in una zona in grande espansione, un vero e proprio crocevia per la strada verso il mare di Ostia. Merita una menzione anche la zona bar posizionata all’entrata del locale con un bel bancone dedicato alla piccola selezione di long drink e spirits, una proposta che si strizza l’occhio a chi volesse passare per un cocktail o per un aperitivo veloce dopo lavoro per gustare in condivisione le pizze classiche o al padellino.

Anche in cucina ogni dettaglio è stato curato in modo meticoloso, dal forno rotante Mam da 9 pizze al ricorso dei macchinari Esmach con intelligenza artificiale, per un approccio produttivo che unisce competenza e conoscenza.

Il Menu: Pizze, Fritti, Wheely e Panbrioche

La pizza di TAC – Thin & Cruncy si ispira alla tradizionale tonda alla romana e sarà impreziosita da topping studiati per valorizzare gli impasti, con materie prime di prim’ordine grazie alla rete di fornitori di Seu Pizza Illuminati. La proposta gastronomica comprende pizze Classiche come Margherita (Pomodoro S. Marzano, fior di latte, basilico), Cosacca (Pomodoro S. Marzano, pecorino romano) e Funghi Rossa (Pomodoro S. Marzano, funghi champignon, prezzemolo) e le Seu con topping originali, dalla Valeria (Provola, prosciutto cotto arrosto, patate arrosto, parmigiano reggiano) alla Magggica (Pacchetelle gialle e rosse, treccia bufala, alici sciacca, sichimi togarashi, pesto aglio orsino, zest di arancia) passando per la Miseria e Nobiltà (Patate al burro e cipolla, fiordilatte, crema aglio nero, tartufo, cipolla essiccata, chips cavolo nero).

Nel ricco menu c’è spazio anche per la pizza al Padellino nelle versioni Pollo fritto e cicoria (Pizza al padellino ripiena di cicoria ripassata, pollo fritto alla Seu, mayo al pepe) e la Puntarelle e Mortadella (Pizza al padellino ripiena di burrata, mortadella e puntarelle alla romana) e quella Dolce con la Winner Taco (Panbrioche, crema alla vaniglia, caramello, burro d’arachidi, cioccolato fondente) e la Strudel (Panbrioche, crema di mele alla cannella, ricotta mantecata al limone, insalatina di frutta secca). Grande attenzione è dedicata ai Fritti con una ampia sezione che comprende il Seupplì (Risotto al pomodoro, basilico, fior di latte e parmigiano), la Lasagna broccoli e salsiccia, il Filetto di Baccalà, la Frittatina di pasta alla Carbonara, e la Crocchetta in più versioni (di patate, con pollo alla cacciatora, con cicoria e primo sale). La proposta beverage è rappresentata dalla Carta dei vini con etichette pop, vini fermentati e naturali, ma anche bollicine e Champagne per un totale di circa 115 referenze.

TAC – Thin & Crunchy

Via Fiume delle Perle, 136-138 00144 – Roma

https://www.facebook.com/TACThinAndCrunchy/

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Quest’anno, oltre ai banchi di degustazione di prelibatezze alimentari, Vignaioli Naturali a Roma, il 27 e 28 gennaio 2024, dedica uno spazio al sociale ospitando il Team di un bellissimo progetto da condividere con i produttori e le produttrici partecipanti.

Con grande orgoglio e sempre con la stessa passione, il 27 e 28 gennaio a Roma – presso l’Hotel Excelsior di Via Veneto 125 – Tiziana Gallo presenta la quindicesima edizione dei Vignaioli Naturali a Roma, pronta ad ospitare l’eccellenza dei vignaioli provenienti da tante regioni italiane.

Attraverso il contatto diretto con i produttori sarà possibile, ampliare ed esplorare il mondo del vino fatto secondo natura e ascoltare le storie di quei viticoltori che fanno del rispetto del vigneto e dell’ambiente i principali protagonisti di una viticoltura sana e consapevole.

Grazie al successo ottenuto nelle precedenti edizioni e alla presenza di oltre ottanta aziende le due giornate, all’insegna della cultura del vino naturale, saranno un appuntamento imperdibile per tutti gli amanti del buon bere in cerca di emozioni e per quei vignaioli che in questa occasione avranno la possibilità di incontrare e confrontarsi con altri produttori.

Da sempre Tiziana Gallo ha contribuito, attraverso ricerche, conoscenze, curiosità ed esperienze personali a divulgare a Roma, e non solo, la cultura del vino naturale e conseguentemente a proporre, attraverso i suoi eventi, un approccio al gusto del bere decisamente non convenzionale.

Quest’anno, oltre ad ospitare anche dei banchi dedicati all’assaggio di prelibatezze alimentari, Vignaioli Naturali a Roma il 27 e 28 gennaio 2024, dedica uno spazio al sociale ospitando il Team di un bellissimo progetto da condividere con i produttori e le produttrici partecipanti.

 
Accademia della Vigna
è la prima Academy ad impatto sociale sulla viticoltura, ideata e sperimentata nei vigneti piemontesi di Langhe e Roero da Weco Impresa Sociale insieme ad un ecosistema di partner territoriali.

Accademia della Vigna nasce come soluzione dedicata alle imprese vitivinicole interessate ad assumere e formare nuovo personale da impiegare nella conduzione del vigneto, attraverso un sistema che integra in modo innovativo formazione, lavoro etico, inclusione e pratiche di responsabilità sociale d’impresa al fine di generare un impatto positivo per l’azienda, per i lavoratori e per la comunità. 

L’appuntamento con i Vignaioli Naturali a Roma è per il 27 e 28 gennaio 2024 nella bellissima location dell’Hotel Excelsior di Via Veneto 125 – Roma.

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Si terrà domenica 21 gennaio a Borgo La Chiaracia Resort & Spa la terza edizione di “DEL PORCO NON SI BUTTA NIENTE!“: pranzo degustazione dedicato all’animale protagonista della tradizione contadina, eccezionalmente firmato a 6 mani dagli Chef Daniele Auricchio, Marco Ceccobelli e Daniele Citeroni Maurizi!

Tre regioni, Tre talentuosi chef, Tre tradizioni, Tre diverse preparazioni del maiale, Tre cantine in abbinamento. Saranno l’Executive Chef del Ristorante “Radici” (Umbria) Daniele Auricchio, lo chef Marco Ceccobelli dell’Agriristorante Il Casaletto (Lazio) e lo chef Daniele Citeroni Maurizi di Osteria Ophis (Marche) a essere protagonisti di un pranzo extra-ordinario dedicato al Maiale, icona della tradizione contadina e previsto per Domenica 21 Gennaio a Borgo La Chiaracia.

Un appuntamento ormai diventato imperdibile nell’agenda del Resort & Spa a 5 stelle di Castel Giorgio (TR) e che permette alla struttura di mostrarsi ai suoi ospiti in un’inedita versione, sempre nel segno di quella collaborazione tra talenti ed eccellenze del territorio che contraddistingue la visione di Anna Ramazzotti e Eugenio Vinciguerra, proprietari della struttura.

È il caso del pranzo degustazione «Del porco non si butta niente!», che vedrà un menu a sei mani realizzato dal Resident Chef Daniele Auricchio con i due colleghi Daniele Citeroni Maurizi dell’Osteria Ophis di Offida nelle Marche, e Marco Ceccobelli dell’Agristorante Il Casaletto di Grotte Santo Stefano nell’alto Lazio. Tre chef di talento, interpreti di tre tradizioni regionali e di tre diversi approcci norcini. Ciascuno con il proprio speciale percorso professionale e di stile, si ritroverà a confrontare stili di preparazione e culture contadine, fedeli o sublimate, sempre sulla base della valorizzazione dei prodotti e materie prime stagionali e locali, in linea con un pensiero gastronomico che loro stessi portano in tavola ogni giorno nelle loro rispettive strutture.

Domenica 21 gennaio porteranno in tavola le rispettive tradizioni gastronomiche regionali in un percorso di 11 specialità che intende esaltare le diverse preparazioni del maiale e che apre i ranghi della tradizione alla sperimentazione dell’alta cucina. Il menu sarà presentato in abbinamento con i vini selezionati in tre cantine regionali dal Maître Mauro Clementi.

Il Menu

La degustazione si apre con la deliziosa Coppa di maiale home made di Marco Ceccobelli, la Schiacciata romana con cavolo verza marinato e pancetta piccante home made di Daniele Auricchio, poi le Chips di cotenna con la maionese al somacco, crema di scorzonera al bergamotto e bbq frutti rossi preparate da Daniele Citeroni Maurizi. Si prosegue con un classico del Casaletto, i Fagioli del purgatorio, cotiche, julienne di verdure, seguiti da due gustosissimi piatti in trasferta dall’Osteria Ophis: «Tra coppa e fegato» e il Tortello al sanguinaccio, burro e arancia. Nello speciale percorso tra regioni, ricette e ricerca gastronomica, a firmare e perfezionare un classico come le Fettuccine al sugo di spuntature è lo chef Ceccobelli, mentre l’Executive chef Auricchio sfodera la sua passione per gli imprevedibili e impeccabili equilibri di acidità e gusto nella Zuppetta di piedini di maiale, ceci, baccalà, erbe amare e pecorino. Ci sono poi le Salsicce matte, verza e limone di Daniele Citeroni Maurizi e uno dei cavalli di battaglia di Radici: il Porco Cinturello Orvietano Urbevetus arrosto.

«Il Porco Cinturello Orvietano è un’autentica “bestia nobile” – spiega l’executive chef Daniele Auricchiouna materia prima di indiscussa eccellenza che mi piace sublimare nei miei piatti recuperando lo spirito allegro e conviviale delle festose braciate contadine ma anche mettendo in campo le più sofisticate lavorazioni e tecniche di cucina, per offrire ai nostri ospiti un originale pranzo gourmet dal carattere informale». Auricchio ricorda inoltre che «il maiale in passato rappresentava la dispensa delle famiglie contadine era una garanzia di grasso e di proteine che copriva l’intero anno. Non solo la carne ma anche la cotenna e le ossa subivano decine di lavorazioni diverse per usi e necessità tra le più varie. Così nel menù creato per l’evento “Del porco non si butta niente!” con Citeroni e Ceccobelli abbiamo cercato di rendere conto di questa complessità».

Infine il dolce, a sorpresa, preparato dalla cucina di Radici. Sempre con un omaggio a questo animale speciale – eletto a prodotto anti spreco per eccellenza del mondo rurale – di cui, come recita un detto popolare «non si butta via niente!». Un detto antichissimo (gli storici ne fanno risalire le origini addirittura al Medioevo) arrivato incredibilmente ai giorni nostri senza perdere significato né suggestione. Non solo nei secoli ha mantenuto intatto il suo valore etico e gastronomico ma oggi più che mai suona moderno e attuale, inserendosi a pieno titolo nella profonda riflessione sul tema della sostenibilità che anima il dibattito globale degli ultimi anni.

Con il pranzo degustazione «Del porco non si butta niente!» Borgo La Chiaracia celebra il rito contadino dell’uccisione del maiale. Un’usanza che ancora oggi, in questo periodo dell’anno, si ripete nelle campagne della zona, tramandando i suoi gesti sapienti e promuovendo una virtuosa consapevolezza ambientale che candida questo rituale come alternativa concreta all’economia di mercato dei grandi numeri e delle cattive maniere (con produzioni intensive che non rispettano i ritmi della natura).

TRIS DI CHEF

Daniele Auricchio, Executive Chef di Borgo La Chiaracia – UMBRIA

Cuore campano, una passione incondizionata per l’Umbria e lo sguardo proiettato sul mondo. L’Executive Chef Daniele Auricchio, classe 1990 nato a Napoli, è il giovane talento in grado di muoversi con manierismo e sentimento fra la preziosa cucina tradizionale della trattoria moderna La Pagoda e l’haute cuisine d’avanguardia del ristorante gourmet Radici (fregiato con le 3 forchette della Guida Michelin e 2 forchette del Gambero Rosso). Un professionista alla ricerca instancabile di nuovi equilibri di gusto, mai banali o prevedibili, in cui calibrare quelle impeccabili spinte aromatiche, vigorose e folgoranti ma non invadenti, che sono diventate il suo segno distintivo. A Borgo La Chiaracia guida un’offerta gastronomica sfaccettata che accompagna gli ospiti in ogni momento del loro soggiorno (dalla colazione fino all’ultimo bite of food in paring con i drink firmati dal barmanager Alessio Ciucci al bancone di Etrusco Bar) affiancato dal prezioso lavoro in sala del Maître Mauro Clementi e con la supervisione puntuale e decisiva del direttore del resort Matteo Calcabrini. Per l’occasione Auricchio ha scelto di lavorare con un allevatore di pregio come Alfredo Angeli della vicina azienda agricola Urbevetus portando in tavola il Porco Cinturello Orvietano – Cinta Senese in Selezione, una razza autoctona allevata da Angeli in stato semibrado, caratterizzata da una carne di altissima qualità amata dall’alta ristorazione (scelta, tra l’altro, da chef stellati come Massimo Bottura).

Marco Ceccobelli di Agriristorante il Casaletto – LAZIO

Il territorio prima di tutto: la Tuscia, con i suoi sapori e il suo ricco patrimonio agricolo è alla base della cucina di Marco Ceccobelli. In particolare, quello che viene prodotto nell’azienda di famiglia a conduzione biologica grazie alla cura e alla sapienza del padre Sauro e del fratello Stefano, che mettono a disposizione del ristorante i frutti dell’orto e soprattutto i rinomati e premiati salumi derivati dall’allevamento dei maiali allo stato brado. L’attenzione alle materie prime nel tempo ha portato lo chef a selezionare esclusivamente i produttori locali di cui conosce le aziende e il modo di lavorare. Quella di Marco Ceccobelli è infatti una cucina che parte dalle tradizioni contadine e familiari ma rilette sulla linea della ricerca che intende dare una prospettiva nuova, senza perdere di vista l’autenticità dei prodotti e dei piatti realizzati all’insegna della leggerezza e di un nuovo equilibrio. Una concezione, questa, in cui si fondono il suo costante desiderio di ricerca, studio e sperimentazione per arrivare a piatti dai sapori sempre più puntuali. L’impegno a 360° e la passione per la valorizzazione del lavoro dell’intera azienda agricola e agrituristica, hanno consentito di ottenere la chiocciola nella guida di Slowfood Osterie d’Italia i Tre Gamberi nella guida Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso e i Tre spicchi nella guida Pizzerie d’Italia del Gambero Rosso.

Daniele Citeroni Maurizi di Osteria Ophis – MARCHE

Osteria Ophis è l’insegna dell’entroterra marchigiano che porta l’antico nome di Offida, uno tra i borghi più belli d’Italia a circa 25 chilometri da Ascoli Piceno. Qui lo chef Daniele Citeroni Maurizi, con il suo spirito vitale e coinvolgente e la voglia di raccontare la sua terra, accoglie gli ospiti nell’antico edificio del centro storico diventato meta dei gourmand per la sua cucina contemporanea e curatissima, ma profondamente ispirata alla grande tradizione picena. Lo chef Citeroni Maurizi ha costruito il nuovo menu degustazione su tre matrici: la tradizione del territorio marchigiano, gli ingredienti vegetali di stagione e gli animali di bassa corte. Tre elementi che da sempre distinguono l’Osteria Ophis e la sua cucina. Lo ha chiamato «Trasversale 65 chilometri di Piceno», un vero e proprio viaggio attraverso le materie prime della provincia di Ascoli Piceno, dalle prime vallate al mare. Lo stesso percorso fatto dallo chef per scovare i suoi produttori e fornitori fidati tra allevamenti, vegetali di montagna e la biodiversità dei fiumi dalla sorgente al mare. Le ricette sono quelle della tradizione regionale ma raccontano un lavoro creativo e una sensibilità innovativi. Un connubio tra la matrice culinaria locale e il gusto contemporaneo che è valso a Osteria Ophis la menzione nella guida Michelin Bib Gourmand, la chiocciola della guida di Slowfood Osterie d’Italia e i Tre Gamberi nella guida Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso.

INFORMAZIONI

Borgo La Chiaracia Resort & Spa: Località Castel Giorgio (TR)

Data dell’evento: 21 Gennaio 2024

Inizio del pranzo: ore 13.00

Costo: € 80,00 a persona, bevande incluse

Prenotazione obbligatoria allo: 0763.627123; o via mail a: info@borgolachiaracia.it

Copertina @saradebellis

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Napoletana, Romana, Tradizionale o Contemporanea, a Canotto e Fritta, Bio, Senza Glutine e al taglio, mentre le evoluzioni del disco di pasta fanno impazzire le “Eat parade d’Italia”, il 17 Gennaio, da Nord a Sud, si festeggia la Pizza con una giornata diventata mondiale. Un’ occasione in più per i nostri Maestri Pizzaioli per portare in tavola proposte inedite e golosi sguardi sul suo futuro.

Acqua, lievito e sale, poi la sapiente attesa e il potere del fuoco. Ingredienti di un prodotto planetario e rigorosamente made in Italy, apprezzato a livello mondiale e che contribuisce alla bilancia commerciale italiana, allo sviluppo di idee e format in terra nostrana e all’export dei nostri prodotti più caratteristici.

Napoletana, Romana, Tradizionale o Contemporanea, a Canotto e Fritta, al Padellino o al Taglio, Bio e Senza Glutine: le evoluzioni di questo disco di pasta fanno impazzire le Eat parade d’Italia. Attraverso Guide, riconoscimenti e attestazioni di qualità che hanno messo al centro dell’attenzione non solo il prodotto finito, ma anche i Meastri pizzaioli, i percorsi, le tecniche, lle cotture e le materie prime e gli accostamenti nei condimenti, la pizza ha moltiplicato i suoi stili e le sue forme.

Ma tutto questo fermento ha una storia, una radice che si è fatta chioma e ha trovato nel 17 gennaio la sua celebrazioni in tutto il mondo: il World Pizza Day. La “Giornata Mondiale della Pizza”, è stata fatta coincidere con la celebrazione di Sant’Antonio Abate, protettore dei fornai e dei pizzaioli. Il legame con il fuoco ha sancito per tradizione, che in questo giorno i napoletani appiccassero per la città dei falò di varie dimensioni, i cosiddetti “cippi”, le cui fiamme avevano il potere di purificare e scacciare via le malattie dall’anno appena iniziato, tant’è che come recita un proverbio: Chi festeggia sant’Antuono, tutto l’anno ‘o pass’ bbuon. Ma nel 2024 come, dove e con quale PIZZA si festeggia il WPD?

MULTISEDE – PIZZIUM celebra in tutta Italia la giornata mondiale della pizza all’insegna di uno stile di vita più sostenibile e con speciale attenzione alle nuove abitudini alimentari

PIZZIUM, la famosa catena di pizzerie che porta in tavola la pizza napoletana con ingredienti regionali selezionati, festeggia il Pizza Day con la “Pizza Speciale Veganuary” e con vantaggi personalizzati per gli affiliati “Pizzium Lovers Card”. Condita con pomodori pelati, copertura di “Pizziumella”, un’alternativa vegana alla mozzarella, e impreziosita da granella di castagne e funghi chiodini, la Pizza Speciale Veganuary è disponibile fino al 31 gennaio in tutti i 45 punti di vendita. La “Pizziumella”, realizzata con solo ingredienti naturali – mandorle, anacardi e fibre – sarà invece inserita stabilmente nel menù in tutta Italia. Due novità che rappresentano un ulteriore impegno di PIZZIUM nel fornire alternative innovative che promuovano uno stile di vita più sostenibile e consapevole, con una speciale attenzione alle nuove abitudini alimentari. www.pizzium.com

MILANO – Da GIOLINA

Giolina, la pizzeria di ispirazione dandy-rock che ha conquistato il cuore dei milanesi con le sue pizze dal cornicione croccante e soffice, preparate con materie prime di eccellenza italiane, festeggia il World Pizza Day con due inedite proposte che vedono protagonista il carciofo, declinandolo in tre consistenze diverse: una pizza al padellino con semi di sesamo, lino e girasole farcita con crema di carciofi, carciofo alla romana e carciofo fritto, pomodori secchi e caciocavallo podolico e la versione Veganuary, che sarà disponibile dal 17 gennaio per un mese, senza caciocavallo e con datterini rossi semi dry, polvere di olive nere caiazzane e prezzemolo. Entrambe sono perfette da abbinare con il vino Trattmann Pinot Noir Riserva della Cantina Girlan, recentemente inserita nella carta di Giolina. www.giolina.it

CHIETI – FERMENTA e la “Quel Matto di Luca” di Luca Cornacchia

Da Fermenta l’identità significa territorio. Ci troviamo a Chieti Scalo in Abruzzo e la pizza di Luca Cornacchia e Giorgia Santuccione significa amore per la propria terra. Una circolarità di ingredienti e sentimenti ben rappresentata dalla pizza napoletana contemporanea QUEL MATTO DI LUCA (MARGHERITA SECONDO LUCA): crema di fior di latte, pera d’Abruzzo (presidio Slow Food), pecorino di Farindola (presidio Slow Food), crema di basilico, olio EVO Barone Cilento DOP. Presente non solo pizza contemporanea ma anche in doppia consistenza, doppio crunch e padellino. QUI per prenotare.

FIUMICINO – CLEMENTINA e la Stile Libero della Pizza

In questa Pizzeria di Fiumicino che porta il nome di “Clementina” e la firma di Luca Pezzetta, oltre alla pizza romana tradizionale, sono protagonisti lo spicchio alle alghe di mare fermentate cotto nel padellino, il quadruccio di teglia romana ai cereali, il cornetto salato all’italiana sfogliato a mano e il panettone artigianale, cotto al barbecue. Una delle tonde imperdibili da assaggiare in occasione del World Pizza Day è l’“Alicetta Tonnata e Centopelli”, unacombinazione tra mare e terra, condita con porro bruciato, salsa tonnata, alici marinate, origano, basilico greco, buccia di pomodoro e trippa fritta. Un classico in carta è la Marinara del Futuro, con pomodoro Migliarese, capperi, olive, origano, alici di Fiumicino, pomodori confit e aglio nero fermentato. Nel menu invernale spiccano, infine, tre Scrocchiarelle, pensate anche per la condivisione al tavolo: la vegana con cicoria ripassata, pomodorini confit e olive, la Scrocchia-Della, ripiena con mortadella, lattuga e yogurt agli agrumi e la Scrocchiarella all’aragosta, con sugo al fondo di aragosta/astice, polpa di aragosta/astice, capperi, olive, pomodorini confit e origano. CLEMENTINA

ROMA – ALLEGRIO

Da Allegrío, di nome di fatto, al civico 114 dell’iconica via della “Dolce Vita” – Via Veneto – convivono due anime: quella della pizza napoletana, verace e autentica di Ivano Veccia e Peppe Aiello e l’anima della cucina italiana che strizza l’occhio alla modernità a cura dello Chef Daniele Creti. A pochi mesi dall’apertura vanta il premio One to Watch 2023 Fedegroup Award di 50 Top Pizza. Il menu propone grande varietà di tradizioni e gusti accomunati da impasti leggeri e da materie prime selezionate:

  • Carciofi d’Italia, un omaggio alla romanità con il carciofo in varie consistenze;
  • Zucca, tartufo e amaretti, una pizza aromatica e con dolci sentori di bosco;
  • Matta Margherita, cotta in pala e che rievoca ricordi ischitani.

ROMA e la 180grammi Pizzeria Romana

Una visione sempre aggiornata e golosa della pizza quella di Jacopo Mercuro cui fanno capo, idee, sapori e progetti di “180g“, la pizza romana del futuro: “Back to the pizza”, prendendo ispirazione dal film “Ritorno al futuro” del 1985, è l’impostazione di pensiero tra fritti e pizze croccanti che attinge e gioca con il patrimonio di pizza diventato mondiale e con le ridefinizioni più capitoline. Per il WPD Vi consigliamo la “Pepperoni tutta la vita” anche detta la “𝙋𝙚𝙥𝙥𝙚𝙧𝙤𝙣𝙞 𝙥𝙞𝙯𝙯𝙖” (in foto) con pomodoro azienda agricola Migliarese, fior di latte Alveti e Camusi, salame piccante, Parmigiano Reggiano vacche rosse, origano bianco di Sicilia e olio al peperoncino. E, se non l’avete ancora assaggiati il “𝙎𝙖𝙢𝙥𝙞𝙚𝙩𝙧𝙞𝙣𝙤® 𝙨𝙥𝙖𝙜𝙝𝙚𝙩𝙩𝙞 𝙬𝙞𝙩𝙝 𝙢𝙚𝙖𝙩𝙗𝙖𝙡𝙡𝙨”: spaghetti quadrati, salsa marinara, polpette di manzo e Parmigiano Reggiano Vacche Rosse (in foto).

ROMA + MULTISEDE – BERBERÈ

Berberè (www.berberepizza.it) il brand di pizzerie artigianali dei fratelli Aloe, è fra le migliori pizzerie in Italia e al 5° posto della classifica mondiale della guida 50 Top Pizza. Seguendo l’identità del brand, la pizzeria propone impasti da farine biologiche e macinate a pietra, fermentati con solo lievito madre vivo per 24 ore. Le pizze vengono poi condite con farciture stagionali e servite già tagliate in 8 fette, in nome della condivisione. Il menù è stagionale e propone a prezzi accessibili 16 scelte che spaziano dai gusti classici alle proposte vegetariane:

  • Salsiccia e Friarielli (friarielli conditi, salsiccia di Mora Romagnola, provola affumicata, ricotta affumicata grattuggiata);
  • Spinaci (spinaci saltati, fiordilatte, olive nere, taleggio, scaglie di parmigiano reggiano 24 mesi, salvia, pepe nero e scorza di limone);
  • Zucca e Funghi (zucca in crema, fiordilatte, taleggio, funghi misti saltati, prezzemolo, olio al rosmarino)

ROMA – SBANCO e Un’estate Fa

Sicuramente uno dei punti di riferimento del quartiere Appio Latino a Roma, SBANCO, tank bar, craft beer & champagne, è soprattutto una Pizzeria con forno a legna e un debole per le gioie della friggitoria! Mentre il forno rimane ben in vista dall’esterno e invoglia l’ingresso, varcata la soglia potrere scegliere tra tavoli classici o lungo bancone (entrambi perfetti) per sorseggiare ottime birre artigianali accompagnate da fritti dalla panatura croccante, ripieni voluttuosi e generosi condimenti come il Supplì al ragù della Domenica e quello alla Genovese; la Mozzarella in carrozza (in foto); la montanara romana con pollo alla cacciatora. Oltre alll’ampio menu che annovera pizze, secondi e dolci, per il WPD Sbanco sforna un’inedito dal titolo sforna “Un’estate fa”, ovvero una rivisitazione di “prosciutto e melone” in versione invernale con Fiordilatte, Melone Bianco Invernale, Mandorle, Lardo di Patanegra (in foto). Se ancora non conoscete questo indirizzo, questa è l’occasione giusta per provarlo! SBANCO (anche in foto di copertina)

SEU PIZZA ILLUMINATI

Seu Pizza Illuminati è la pizzeria di Pier Daniele Seu e della moglie Valeria Zuppardo, aperta il 7 marzo 2018 nello storico quartiere romano di Porta Portese. La pizza di Seu parla una lingua nuova, moderna ma con un forte legame con il passato ma con lo sguardo rivolto al futuro, al mondo, alle contaminazioni. Una pizza contemporanea, nella forma e nel sapore che racconta molto sui nuovi stili della pizza, così come il trancio di pizza cotto al ruoto con il pastrami o quello pollo e peperoni (in foto). Un menu ampio e divertente, che offre percorsi degustazione in equilibrio tra “classicismi” e nuove dolci sperimentazioni a tu per tu con le evoluzioni della pasticceria. Per il menu completo cliccare QUI.

ROMA – CASA CONSORTI

Casa Consorti è un progetto familiare nato nel 2020 in Via di Boccea. Mattia Consorti, 28 anni, ha le mani in pasta quasi da sempre e con la sua pizza vuole accogliere tutti i gusti e le richieste dei clienti. Nascono così le quattro versioni della pizza di Casa Consorti, sempre con farine del Mulino Paolo Mariani:

  • Contemporanea (pre fermento in biga e idratazione all’80%) servita farcita e spicchiata;
  • Padellino (impasto biga e idratazione al 90%) è la tonda, alta e soffice servita già tagliata a metà e farcita;
  • Romana (impasto con autolisi al 63% e maturazione di oltre 24 ore) sottile con bordo croccante, farcita su tutta la superficie;
  • Baciata (impasto con autolisi al 63% e maturazione di oltre 24 ore) è una pizza ripiena farcita.

Il menu propone poi gli immancabili fritti, dai tradizionali a quelli più fantasiosi. Mattia qui investe tanta passione ma anche studio e grande ricerca delle materie prime di qualità con cui guarnire le pizze. www.casaconsorti.it

ROMA – A ROTA PIZZERIA e la Pizza a Mattarello di Sami

Tra i regni capitolini della Pizza Romana c’è sicuramente Pizzeria a Rota che porta l’impronta di Sami El Sabawi che a colpi di mattarello ha portato avanti e sostenuto con orgoglio la rinascita della pizza romana tradizionale. In zona di Tor Pignattara, l’ambiente è informale pur con grande attenzione alle materie prime che, a partire dagli impasti, offrono la famosa base “scrocchiarella” per accogliere tradizione e modernità. Un articolato percorso che va dalla Pizza con “Mozzarella di Bufala, Puntarelle alla romana, Alici di Cetara e Gel di Arancia Rossa” fino alle dolci derive ispirate alla “torta della nonna” con crema e pinoli. Per il WPD ha pensato ad una new entry che, tra due strati fragranti, recita così: Fonduta di Parmigiano Reggiano, Susianella di Viterbo (presidio SlowFood), Finocchi al Burro, Chips di Parmigiano (in foto); la quale molto probabilmente (come si dice a Roma) “Vi manderà a Rota“! Qui per prenotare.

ANGELO PEZZELLA, la Pizzeria con Cucina e Amore per la Tradizione

“Fai di un’idea la tua vita” è questo il motto di Angelo Pezzela che con origini napoletane si sposta nella Capitale (in zona Capannelle) per importare le coordinate dela sapore e della migliore tradizione partenopea. Nell’ampio menù troverete infatti pizze napoletane classiche – la Margherita, la Marinara e la Verace con pomodoro, mozzarella di bufala campana Dop tagliata a fette, basilico e olio evo a crudo – e le proposte di una cucina partenopea di terra e di mare accompagnate da fritti e dall’immancabile mozzarella di bufala rigorosamente campana. Un viaggio tra i sapori della mia terra. Dalle classiche alle integrali, dalle pizze fritte al “panuozz” ciascuna di loro suscita l’emozione di assaporare il gusto della classica pizzeria napoletana. Nel menù nuove sempre pizze che omaggiano i amici e colleghi pizzaioli napoletani nonché la città di Roma. QUI per conoscere il menu e prenotare.

NAPOLI – Salvo e la Cosacca con celebrazione della tradizione napoletana

Le due pizzerie di Francesco e Salvatore Salvo, a San Giorgio Cremano e a Napoli, festeggiano il World Pizza Day e la ricorrenza di Sant’Antonio Abate, protettore dei pizzaioli, con una delle pizze simbolo della tradizione napoletana: la Cosacca. Composta da pochi ingredienti – pomodorino di Corbara, pecorino bagnolese, olio extravergine d’oliva Itran’s di Madonna dell’Olivo e basilico – il sapiente utilizzo del fuoco diventa indispensabile per preparare la Cosacca, visto il rischio di sciogliere il formaggio grattugiato con le alte temperature. Così i due fratelli guidati dal Santo protettore dei pizzaioli, sono maestri nell’utilizzo del fuoco, senza l’ausilio di termometri: guardano i colori e le sfumature, e posizionano la pizza nel forno sempre in modo strategico per trovare il perfetto equilibrio di sapore e croccantezza. www.pizzeriasalvo.it   

NAPOLI ( + POZZUOLI, ROMA, DOHA) – 10 DIEGO VITAGLIANO, e la sua Margherita storica

E’ la pizza preferita di Diego Vitagliano e forse anche quella dei veri pizza lovers. Parliamo della Margherita, Regina delle Pizze in tutti i sensi. Riletta nella contemporaneità napoletana, nelle sue pizzerie è con il cornicione ben pronunciato, l’impasto scioglievole che non riununcia a quel tocco di croccantezza. Un classico che fa capire tanto sulla qualità dell’impasto, dei prodotti e della pizzeria stessa ai vertici delle classifiche. Quindi, se ancora non l’avete fatto, per il WPD, il consiglio è quello sua è una MARGHERITA STORICA: Pomodoro San Marzano DOP, fiordilatte di Napoli, Grana Padano, basilico riccio napoletano, olio extra vergine d’oliva fruttato intenso. www.diegovitagliano.it

CASERTA – I MASANIELLI di Francesco Martucci e l’infinito viaggio nell’avanguardia

Non servono presentazioni per questa Pizzeria che ha riscritto la storia della Pizza reimpostandone regole e percezioni. I Masanielli di Francesco Martucci non solo è una Pizzeria pluripremitata, è un luogo di ricerca e sperimentazione in equilibrio con il doveroso rispetto della migliore tradizione. Dall’ambiente alla tavola passando per materie prime e accostamenti qui l’esperienza è a 360 gradi. Un percorso di avanguadia in continua evoluzione, che regala sfumature sempre nuove, per questo non c’è bisogno del World Pizza Day per fare sfornare novità e trovare “Pizze per i vostri denti”. www.pizzeriaimasanielli.it

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Arriva da Forza Italia una proposta di legge per promuovere al ristorante l’uso della cosiddetta “Doggy Bag“, sensibilizzare gli italiani al buonsenso e arginare lo spreco alimentare, come prevede l’Agenda ONU 2030

La Lotta alla Spreco Alimentare, come tanti argomenti che mirano a preservare la terra, la vita e la sua qualità in senso ampio, non dovrebbe conoscere partito o fazione. Arriva da Forza Italia una proposta di legge per promuovere l’uso della cosiddetta “Doggy Bag“, per portare dal ristorante a casa cià che avanza, senza vergogna.

La proposta prende il nome di “Obbligatorietà della doggy bag”, ed è stata presentata oggi 10 gennaio, alle 14:30, dal deputato di Forza Italia e responsabile nazionale Dipartimento pesca e acquacoltura di FI Giandiego Gatta con il presidente dei deputati di Forza Italia, Paolo Barelli, con l’obiettivo dichiarato di arginare lo spreco alimentare, come previsto dall’Agenda ONU 2030 (12^ obiettivo).

Nel nostro (bel)Paese, secondo i dati della Fondazione Bdfn, ognuno di noi spreca 65 kg di cibo pro-capite l’anno per comportamenti sbagliati nel consumo, in casa e al ristorante.

Fino a qualche tempo fa a portare via ciò che, di quanto ordinato, rimaneva nel piatto, erano in pochissimi. Oltre la legittima richiesta nel caso in cui si possedesse un animale domestico (vero o immaginario) bisognava, ricevere il benestare del nostro commensale nonchè essere pronti a schivare, passando tra i tavoli, tutta una serie di sguardi interrogativi e di sopracciglia alzate con scritto sotto “accattone” o “taccagno”.

Ma, se invece di focalizzarci sul tavolo del nostro vicino, osservassimo il mondo oltre le finestre, avremmo scoperto che la famigerata “Doggy bag” in America è una richiesta quotidiana e normalissima, in Francia è una pratica obbligatoria nei ristoranti con più di 180 coperti, e in Spagna è un’abitudine condivisa. Solo in Italia è considerata volgare. O meglio, era.

L’evoluzione del pensiero si deve a diversi fattori, le mode americane ogni tanto foriere di buon esempio, l’ingresso della Gen Z e le annesse tematiche di sostenibilità: il vento ha cambiato così direzione. Testimonianza di questa nuova mentalità è la proposta di legge che è arrivata oggi presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati volta a rendere obbligatoria in Italia la pratica di portare a casa ciò che non è stato consumato al ristorante, senza nessun ridicolo pregiudizio.

La pratica della doggy bag— largamente diffusa negli Stati Uniti e già obbligatoria in Francia dal 2016 e in Spagna dal 2022 — prevede che i ristoranti forniscano ai clienti dei contenitori a norma per portare a casa gli eventuali avanzi del pasto.

LA “DOGGY BAG” DIVENTA UNA PROPOSTA DI LEGGE

“L’obiettivo della proposta di legge – spiega Gatta – è quello di contribuire a contrastare lo spreco alimentare, uno degli obiettivi fissati nell’Agenda Onu 2030. In Italia, secondo i dati della Fondazione Bdfn, ognuno di noi spreca 65 kg di cibo pro-capite l’anno, per comportamenti sbagliati nel consumo, in casa e al ristorante. La pratica della ‘Doggy Bag’ è in uso da tempo negli Usa, in Europa è obbligatoria già in Francia e Spagna. Introdurla anche in Italia sarebbe non solo un atto di buon senso che aiuterebbe a contrastare lo spreco alimentare ma avrebbe anche una finalità sociale e solidale e questo è l’obiettivo della mia proposta di legge”, conclude.

Perchè si chiama DOGGY BAG?

La pratica della “Doggy bag” arriva direttamente dagli Stati Uniti ed già ampiamente praticata nei paesi anglosassoni. Letteralmente significa “borsa per il cane” e prende il nome dalla pratica di portare a casa gli avanzi per il proprio animale domestico, o almeno questa era il pretesto che si utilizzava, evidentemente anche lì negli USA c’era timidezza nell’avanzare la proposta per sé, dopotutto ogni mondo e paese.

Nella sua versione attuale la “Doggy bag” non è necessariamente destinata ai nostri amici a quattro zampe, infatti, cio che dal nostro ordine non riusciamo a finire, può essere portato a casa anche da chi non ha un cane o un animale domestico onnivoro ad attenderlo. Nel caso specifico la pratica non riguarda solamente le pietanze, ma si può decidere di portar via da un locale anche una bottiglia di vino non finita. Insomma, tutto va bene purché il prezioso cibo non vada sprecato.

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Lo Chef Oliver Glowig approda in Cilento, prende le redini del Tre Olivi** – ristorante gourmet dell’imponente Savoy Hotel & Spa di Paestum – ci racconta le prime impressioni, l’accoglienza campana e svela alcune coordinate di sapore della sua futura cucina.

Cambi di prospettive, priorità e obiettivi divergenti possono riconfiguare quadri e spalancare nuovi scenari. Così, percorrendo la via della sempre imprevedibile vita, dopo quattro anni di permanenza degli Chef Giovanni Solofra e Roberta Merolla e due stelle Michelin, sarà lo chef Oliver Glowig, con un background italiano ed estero importante, a prendere residenza a Paestum, ponendosi a capo della cucina del Ristorante Tre Olivi** e di quella del Savoy Hotel & Spa.

Sangue tedesco, cuore italiano, idee chiare e un approccio ad ampio raggio per una sfida a lungo termine che, oltre alla riconferma delle “due stelle”, lo vedrà molto impegnato nell’impostazione delle brigate e nel coordinamento di tutti i comparti gastronomici ripensati dal vento di cambiamenti che ha soffiato con decisione sull’imponente Hotel in questo ultimo anno: dalla ristrutturazione delle camere e suite all’affiliazione alla catena Preferred, ogni azione è stata infatti pensata e attuata per spingere la struttura sulla rotta di ulteriore avanzamento sul mercato internazionale.

“Diamo il benvenuto a Oliver Glowig, pienamente fiduciosi nella sua capacità di accompagnarci verso le nuove ambiziose sfide che ci siamo posti; al contempo ringraziamo Giovanni Solofra e la compagna di vita e lavoro Roberta Merolli per il meraviglioso percorso che abbiamo vissuto insieme, entrambi avranno sempre un posto speciale nella famiglia Savoy” ha dichiarato Salvatore Pagano, proprietario e General Manager del Savoy Hotel & SPA.

Ma chi è Oliver Glowig e qual è stato il suo percorso fin qui? Glowig si innamora dell’Italia 25 anni fa. Un amore a doppio palpito, che abbraccio una donna diventata moglie e i grandi prodotti, materie prime e tradizioni culinarie del delle terre italiane. Parte in grande, dal Grand Hotel Quisisana di Capri che in cucina vantava Gualtiero Marchesi. Esperienza a dir poco segnante, che lo sprona a tornare a Monaco al Ristorante Acquarello e conquistare la sua prima stella Michelin; vittoria che non lo distoglie dal fare ritorno sull’isola campana, stavolta al Capri Palace Hotel & Spa, dove porta, nel giro di pochi anni, la brigata ad ottenere prima una e poi due stelle Michelin. Nel 2011 l’arrivo a Roma presso l’Hotel Aldrovandi Villa Borghese. Il successo e la conquista delle due stelle arrivano presto. Oggi, dopo varie consulenze per ristoranti e alberghi in Italia e all’estero, Oliver ha deciso di dedicarsi appieno alla nuova sfida nella bella Paestum.

Chef, una sfida performante, un progetto impegnativo in un territorio importante, il Cilento, dove è stata scritta la storia della Dieta Mediterranea codificata da Ancel Keys. Com’ è stato il primo impatto con Paestum e con il Savoy Hotel & Spa?

Per me è un pò come tornare a casa. Io sono cresciuto professionalmente a Capri e prendevo molti prodotti da Paestum, quindi tornare in una terra della quale conosco bene le materie prime per me è un grande vantaggio e grande motivo di gioia.

La struttura è molto bella, la famiglia Pagano molto accogliente, ha investito tanto sulle nuove camere, sulla SPA pazzesca e sulle sale della banquettistica, che è un reparto molto importante per la struttura oltre al bellissimo Beach Club. E’ un progetto a 360°, che offre tantissimo e per questo molto performante.

Chef, con tutta l’esperienza maturata in questi anni di sfide e grandi soddisfazioni, personali e di brigata, quali saranno i piatti che porterà con sé al Tre Olivi** di Paestum? Voglio dire, le “Eliche Cacio, Pepe e Ricci di Mare” ci saranno?

Non risco a scappare da queste eliche! (ride/ridiamo) Si, certo che ci saranno! Ma vorrei mettere in carta piatti come “il raviolo caprese” e ritornare al mare, che forse è quello che più mi è mancato negli ultimi anni.

Credo sia elettrizzante poter avere una tela bianca da personalizzare con la straordinaria tavolozza di un territorio così generoso. La sua Chef sarà una cucina di ricerca, studio e rilettura delle tradizioni del territorio o d’avanguardia, sganciata dal contesto e di respiro internazionale?

Con tanta esprerienza all’estero certamente porterò qualche tocco di internazionalità. Ma la mia sarà prevalentemente una cucina di ricerca sul territorio. Mi aspetta un lavoro importante sulla tradizione cilentana e sulla materia prima. Dallo studio della mozzarella di bufala ai carciofi e fichi bianchi, dalle verdure di grande qualità al pesce straordinario, dai frutti di mare in abbinamento agli ortaggi alla carne di bufalo. L’internazionalità, a tal proposito, la lascerò alla colazione dove l’ospite, oltre all’offerta classica e cilentana, potrà trovare le “uova alla Benedict”, che non possono mancare; e magari inserire nel menu un “hamburger”, pietanze immancabili per accogliere una clientela estera, ma che saranno comunque rilette e riproposte con gli ingredienti locali, uova e pancetta incluse.

Quando è prevista l’apertura ufficiale?

C’è tanto da fare, da ogni punto di vista. Dal creare una nova brigata ai tempi della gestione di tutti i comparti. L’ apertura ufficiale è prevista a Pasqua 2024. Prima aprirà la struttura, poi, una settimana più tardi, il ristorante Tre Olivi**. Nel frattempo sono molto felice. Ho ricevuto moltissimi messaggi, più che Natale (ride), di amici e Chef come Nino Di Costanzo e Fabrizio Mellino, che mi hanno accolto e fatto gli auguri per questa nuova avventura.

SAVOY HOTEL & SPA

Situato a ridosso della pineta che lambisce la spiaggia di Paestum e a pochi passi dalla suggestione del parco archeologico, il Savoy Hotel & SPA è un albergo votato all’eccellenza. All’interno ospita Holos, la spa pensata per unire il benessere di corpo e mente, il Beach Club 93, l’estensione sulla spiaggia dei servizi dell’albergo, e il ristorante Tre Olivi, due stelle nella Guida MICHELIN Italia 2024.

RISTORANTE TRE OLIVI

Il Tre Olivi è un’idea prima che un ristorante. Un connubio ideale tra il concetto di perfezione espresso dal numero tre e dall’ulivo, la pianta così cara agli antichi greci da essere considerata sacra. Ed è proprio questa sacra perfezione il cardine attorno a cui ruota l’universo del ristorante, dove si respira mediterraneo a partire dalla scelta degli arredi, realizzati interamente in legno d’ulivo.

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Per il giorno dell’Epifania non esiste un vero e proprio menù tradizionale, semmai una serie di ricette regionali rituali e di buon auspicio. Scopriamo quali!

L’Epifania, si sa, tutte le feste si porta via. Ma non la voglia di stare a tavola, anzi. Mentre i bambini ricevono doni, dolciumi in calza o carbone, le mamme operose si ritrovano in cucina alle prese con manicaretti e ricette del buon auspicio. Ma cosa si trova sulla “Tavola della Befana italiana”? Quali sono i piatti tipici? Come accade sempre in Italia, le specialità sono regionali.

Per il giorno dell’Epifania, si cucinano piatti elaborati e stuzzicanti. Ci sono sicuramente tanti dolci, ma non mancano le ricette salate tra primi piatti, secondi di carne o di pesce e fritti.

Iniziamo dalla Puglia dove si preparano le pettole, delle piccole nuvole di pasta lievitata e fritta, che possono essere dolci, accompagnate da miele o zucchero, ma anche salate, da gustare come antipasto. Il ripieno può essere di olive nere e verdi, di olive e acciughe, di olive e baccalà. Oppure si possono lasciare senza ripieno e accompagnarle, una volta cotte, con della salsa di pomodoro

Tradizionalmente in tavola, per il giorno della Befana, non può mancare un primo piatto importante. Che di solito è una lasagna. Ecco perché tra le ricette tipiche, dalla Liguria, per il 6 gennaio c’è la lasagna bianca, gianca in dialetto genovese, che viene condita con il classico “tocco”, il sugo di carne, oppure con il pesto. Qui, infatti, una volta il giorno della Befana era chiamato Pasquèta e da qui nasce il proverbio A Pasquèta, ‘na bonn-a lasagnata a l’è consueta. Lasagna che diventa, a volte, una pasta al forno, come succede per esempio a Napoli, per omaggiare il giorno di festa.

I secondi piatti di carne: il cappone ripieno

Oltre la carne, ci sono ancora il baccalà e il capitone. Sempre il Liguria si porta in tavola il cappon magro, mentre a Milano il cappone è proprio d’obbligo! Lo scriveva anche Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi: allevare “quater capun” in vista del Natale era una tradizione consolidata. I capponi dovevano essere 4 perché uno era per Sant’Ambrogio, uno per Natale, uno per Capodanno e uno per l’Epifania. La ricetta classica lo vuole farcito di carne di vitello o salsiccia, pane, latte e spezie come pepe, noce moscata, rosmarino, aglio, salvia e prezzemolo. E, per buon auspicio, servito in tavola guarnito da chicchi di melograno.

I secondi piatti di pesce: o broro ‘e purpo

Napoli, invece, domina la tradizione del polpo, che viene preparato in brodo e si chiama “o broro ‘e purpo“. Un piatto che risale all’antichità ed è uno dei piatti da strada più antichi della storia della città. Si dice che abbia origini nella cultura greca e appare per le strade partenopee intorno al XIV secolo, con la sua ricetta originale ancora oggi tramandata di famiglia in famiglia. Durante la notte dell’Epifania, anche se ormai sempre più raramente, si conserva l’usanza di berlo in strada camminando per le zone della città.

I contorni: l’insalata di rinforzo

Un altro piatto, infine, che segue tutte le festività natalizie e che merita di essere ricordato è l’insalata di rinforzo. È un contorno tipico della cucina napoletana e tradizionalmente durava da Natale all’Epifania. Era, cioè, sempre la stessa insalata, arricchita ogni giorno con qualche nuovo ingrediente. L’insalata di rinforzo si prepara con cavolfiore lessato, olive verdi, cetriolini, cipolline, giardiniera, peperoni dolci o piccanti sottaceto e acciughe. L’origine del suo nome potrebbe essere legata proprio a questo aggiungere ogni giorno altri ingredienti, tanto quanto al fatto che si tratta di un piatto davvero sostanzioso!

I dolci

Sono soprattutto i dolci i piatti forti della tavola della Befana, un modo per consolarsi delle fine delle feste.  Tra questi, vi abbiamo già segnalato la tradizione della Fugassa d’la Befana, una focaccia dolce dall’impasto morbido e dalla forma di fiore con i petali che viene preparata in Piemonte, in particolare in provincia di Cuneo. Viene farcita con i canditi e al suo interno viene nascosta una fava, chi la troverà sarà fortunato durante l’anno. Una tradizione che riprende quella francese della Galette des Rois. Secondo un’altra usanza, all’interno della focaccia vengono nascoste due fave, una bianca e una nera. Chi trova la bianca deve pagare le spese della focaccia, mentre chi trova la nera deve pagare da bere.

In Toscana, invece, soprattutto a Pisa e Livorno ma anche a Lucca e Viareggio, vengono preparati i Befanini, tipici biscotti  base di pasta frolla, agrumi  e rum, ricoperti di granella colorata. Mentre a Siena si servono in tavola i tipici Cavallucci, biscotti morbidi a base di farina, lievito, acqua, zucchero, miele, canditi e noci.

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La bontà non si misura, il torrone sì! A Camerino l’Epifania si festeggia così, con una lunghissima mattonella di mandorle e miele che, dagli spazi del Sottocorte Village, aspetta di tornare agli antichi splendori, snodarsi tra i vicoli della città ducale e stabilire un nuovo Guinness World Records. 

Miele, zucchero, mandorle tostate. Ingredienti mescolati assieme con maestria nel calore di una caldaia di rame. Una squisita amalgama che, posta negli stampi di legno, compressa con morsetti a vite e pressata da rulli di metallo, segue ancora oggi tempi e gesti di un’antica ricetta.

Un ritualità segreta, pressochè rimasta invariata e ancora gelosamente custodita da Paolo Attili, pasticcere presso la dolce corte di Severino Francucci il quale, nel 1946, ricevette dal Principe del Piemonte stemma e “Brevetto della Real Casa”. La famiglia Francucci continuò a produrre torroni fino al 1983, anno in cui Paolo Attili rilevò l’azienda e, con essa, una tradizione che oggi conta più di cento anni.

Quando ho rilevato il laboratorio si produceva un solo tipo di torrone, il biondo di Camerino classico: ora siamo arrivati a produrre venti tipi di torrone, da quelli morbidi con copertura al cioccolato a quelli aromatizzati al fico, al caffè, all’anice, allo zenzero. Senza dimenticare quello originale, che abbiamo chiamato “C’era una volta” e che si fa senza chiara d’uovo, proprio come un tempo, perché fino a metà del Novecento la gente qui era povera e non ci si poteva permettere il lusso di sprecare un uovo per fare un dolce.

Paolo Attili – Casa Francucci dal 1980

La storia che stiamo raccontando è quella del Torrone di Camerino che, come la gente delle Marche montane, non si lascia vincere senza difesa, ma sa sciogliersi al momento opportuno. La parola “torrone” sembra derivi appunto dal latino “torreo”, verbo che significa “abbrustolire”, con riferimento alla tostatura delle mandorle, baluardo di resistenza e icona di croccantezza tenuta stretta da strati di dolcezza del miele millefiori di queste terre.

Il “Torrone classico di Camerino” – si distingue appunto per il suo corpo dorato, caratterizzato dall’abbondanza di mandorle tostate che ne determinano la distintiva friabilità che apre la via al suo sapore avvolgente, pulito, elegante.

Eleganza che racconta di un tempo antico; un tempo in cui Camerino era la Capitale della Signoria dei Da Varano che segnò il massimo splendore della città. Tra torri, bastioni, cittadelle e maestose fortezze, molteplici sono ancora oggi le rocche visitabili che caratterizzano Camerino e il territorio circostante: la Rocca Borgesca (Camerino), la Rocca Varano, oggi museo (loc. Sfercia di Camerino) la Rocca d’Aiello (Camerino), il Castello di Lanciano, oggi museo (Castelraimondo) e Beldiletto (Pievebovigliana).

La nobile città ducale di Camerino (MC) famosa per la sua Università – colpita otto anni fa da un violento sisma e gradualmente alla rinconquista della sua identità – non si lascia abbattere dagli eventi, resiste e non rincuncia alle sue tradizioni e feste più caratteriche. Tra queste la Festa del Torrone di Camerino.

Uso ancora il sistema tradizionale, pulisco le mandorle manualmente prima di tostarle: solo così ti puoi rendere conto della loro qualità. È un lavoro duro, meticoloso, ma non c’è altro modo se si vuole un prodotto fuori dal comune come il nostro.

E l’Epifania a Camerino si misura così, nel modo più dolce, con la lunga mattonella di mandorle e miele di Casa Francucci che, dagli spazi del Sottocorte Village, aspetta di snodarsi tra i vicoli della città ducale, di tornare agli antichi splendori e stabilire un nuovo Guinness World Records. 

Si perchè nel 2007 tutta questa maestria è confluita nel riconoscimento per il “torrone più lungo del mondo” certificato dai giudici internazionali del Guinness World Records. La dolce opera di Attili quell’anno misurava 408,61 metri; record che nel 2009 è stato nuovamente da lui superato e portato alla misura di 576,80 metri. Nel 2012 il torrone ha raggiunto poi la significativa lunghezza di 767,27 metri! Cosa succederà quest’anno?

Camerino c’è e vive. Noi riprenderemo tutte le tradizioni, assolutamente tutte.

Delfina Benedetti, Presidente ProLoco di Camerino

Focus sulla Storia della Festa del Torrone

Tra le tante specialità enogastronomiche del territorio, la città di Camerino ha infatti eletto a suo simbolo il dolce di miele e mandorle tostate le cui origini vanno ricercate nel primo documento ufficiale del 1793, anno al quale risale un atto depositato presso il notaio camerte Stefano Ricci che lo cita, appunto, il torrone quale goloso dolce natalizio.

L’iniziativa della Festa del Torrone (Comune di Camerino, Associazione turistica “Pro Camerino” e varie associazioni cittadine) è resa possibile dalla disponibilità e dall’abilità di questo maestro pasticcere. La festa mira a valorizzare l’antica tradizione del torrone di Camerino che ebbe vari riconoscimenti nell’Ottocento anche dai re d’Italia (Real Casa Savoia)! Il torrone di Camerino era già molto conosciuto nell’Ottocento, un’antica tradizione di pasticceria molto ‘sentita’ nel territorio di Camerino; erano due le storiche ditte che si contendevano il primato di bontà: “Torrone Francucci” e “Torrone Bettacchi”.
Ancor oggi, nel territorio camerinese, come un tempo, molte sono le famiglie che realizzano torroni in casa. Negli ultimi anni la fama del torrone di Camerino ha varcato i confini nazionali e il maestro pasticcere Attili del Torrone Francucci ha ricevuto richieste dal Giappone e dall’America.

Da ben 21 anni, infatti, nel giorno dell’Epifania il calendario degli appuntamenti del Natale camerte si chiude con la Festa del Torrone che, fino al 2016, s’incentrava sull’approntamento di un lunghissimo nastro goloso, un maxitorrone prodotto artigianalmente da “Casa Francucci”, che si sviluppava nelle vie del centro storico.
Una volta misurato e registratane la lunghezza, veniva sporzionato ed offerto in degustazione ad una moltitudine di ghiottoni accorsi da ogni dove. Dopo i tristemente noti eventi sismici, attualmente la manifestazione si tiene negli spazi del nuovo quartiere “Sottocorte Village”. 

Il programma dell’iniziativa, organizzata dall’Amministrazione comunale di Camerino in collaborazione con la locale Pro Loco, quest’anno prevede tanti altri eventi legati alle festività natalizie, tra i quali: spettacoli musicali, l’arrivo della Befana, il concerto dell’Epifania della Banda Città di Camerino e la parata visionaria itinerante dei “Wonderwalkers”, due sorprendenti creature impegnate in un’esibizione caratterizzata da straordinari effetti realizzati con bolle di sapone. on la Festa del Torrone, Camerino è sede della tappa conclusiva del Grand Tour delle Marche 2023, il circuito di eventi promosso da Tipicità ed ANCI Marche.

Info e programma: su www.tipicitaexperience.it

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Locarno, Hassler, Rome Cavalieri, Grand Hotel Flora, Sofitel Rome Villa Borghese, Jacopa, Il Marchese, Madeleine, Sapore di Mare, Moma e Clementina. Tradizione italiana, gusto francese, respiro internazionale per la conclusiva tavola delle feste da onorare e condividere con amici o parenti. Scopriamo dove trascorre un’epifania romana con i fiocchi.

“L’Epifania tutte le feste si porta via”. Infatti oltre ad essere l’ultimo appuntamento del calendario festivo invernale è anche, come molti sanno, la ricorrenza di Roma per eccellenza e porta in sé una lunga tradizione popolare che risale al culto dell’Antica Roma precristiana e pagana che vedeva nel manifestarsi (Epifania’ o ‘Manifestazione’, poi successivamente divenuta ‘Bifanìa’ e ‘Befanìa’) della dea della caccia, delle coltivazioni e dei cicli lunari -Diana- il simbolo di una buona ripresa del raccolto con l’inizio dell’anno. Nell’800 si assiste poi ad una ripresa del culto legato a questa festività che staccandosi dal paganesimo si incentra ora su quel rito detto del “Pupo dell’Ara Coeli”, o bambinello, che proprio durante la giornata del 6 gennaio veniva portato nel presepe della basilica che sorge sul colle del Campidoglio.

Il simbolo dell’anno passato

Un’altra tradizione della Befana è quella di considerare la vecchietta che “arriva di notte con le scarpe tutte rotte” sulla sua scopa come un simbolo dell’anno appena concluso. Una sorta di chiusura del vecchio che apre al nuovo, un rito di passaggio importante non solo per la cristianità.

La storia della Befana e dei Re Magi

Un’altra storia sulla Befana si interseca con la tradizione cristiana e lega la figura dei tre Magi a quella della vecchina dispensatrice di doni. Si dice infatti che Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, andando verso Betlemme, incontrarono una vecchina e le chiesero la strada. Avuta la risposta, le dissero di unirsi a loro, ma la vecchietta rifiutò. Pentitasi della sua scelta, la vecchietta riempi un sacco di dolci e si mise a bussare porta a porta, sperando di ritrovare i Magi e distribuendo dolci ai bambini che aprivano la porta, sperando di incontrare Gesù Bambino.

Qualunque sia la vostra credenza, per festeggiare il 6 gennaio ristoranti e hotel capitolini propongono dolci, piatti e menu a tema per brindare a questa celebre ricorrenza, mentre a Piazza Navona torna la Festa della Befana che accompagnerà romani e turisti, grandi e piccini, tutto il giorno con tanti eventi speciali. 

Hotel Locarno

Hotel Locarno, un elegante indirizzo di charme con un’originale proposta gastronomica all day long, arricchita dallo speciale Bloody Brunch pensato dello chef Domenico Smargiassi in combo con i cocktail del bartender Nicholas Pinna. L’originale formula del weekend Vi attende anche il 6 gennaio con eleganti coccole nella bellezza a 5 stelle a pochi (strategici) passi da Piazza del Popolo. L’Hotel Locarno, luogo di bellezza e cultura, istituzione d’ospitalità capitolina con alle spalle quasi cento anni di storia che ha incantato artisti di ogni epoca, con il suo stile unico e originale, è al contempo caloroso e familiare. Una linea fortemente voluta e perseguita dalla proprietaria Caterina Valente, che ha declinato ogni aspetto dell’albergo secondo la filosofia della grande accoglienza. Nel fine settimana l’offerta è ancora più ricca e variegata, e si caratterizza per la sua doppia natura: da una parte una proposta internazionale, dall’altra i classici della tradizione italiana che va dalle Eggs Benedict (anche in una versione Deluxe, con tartufo e salsa al parmigiano), alle Uova alla Fiorentina e al Tegamino, dal Maritozzo ripieno di Scrambled Eggs con pancetta e funghi agli Hamburger (anche vegani), Fish and Chips, Cordon Bleu (preparato seguendo la tradizione francese); dal Carciofo fritto alle Pappardelle al ragù “come una volta” o Amatriciana, dall’Agnello panato, al Tiramisù. Ad accompagnare questa ricca offerta la collezione di Bloody Mary che comprende il classico Bloody Mary, il Red snapper (preparato con il gin), l'”One Bloody at time“, e una terza proposta che varia ogni settimana. Chissà quale sarà quello della Befana. Meglio prenotare QUI. Hotel Locarno Via della Penna 22 tel. 06 3610 841 www.hotellocarno.com

Hotel Hassler

Passeggiare tra le vie del centro di Roma è una delle consuetudini dell’Epifania dei romani. Per questo 2024 l’Hotel Hassler, icona di raffinatezza ed eleganza, è il luogo ideale per chi, nel cuore di Roma, è alla ricerca di un pranzo gustoso ma leggero in un’atmosfera confortevole e ricca di charme. Tra sontuosi velluti, poltrone, stucchi e decorazioni sfarzose, Salone Eva, situato al piano terra dell’iconico Hotel, accoglierà i propri ospiti nel suo salotto per trascorrere una giornata di festa che profuma di famiglia con i piatti realizzati dall’Executive Chef Marcello Romano. Tra questi la Crema di patate e funghi con camembert e crostini al rosmarino e il Filetto di salmone arrostito, glassato agli agrumi con indivia e spinaci. Il tocco di dolcezza sarà poi riservato alla delicata mano di Martina Emili, abile e talentuosa pastry chef autrice dello straordinario dessert “Foliage” con pralinato alle nocciole e mandarino. Piazza della Trinità dei Monti, 6, 00187 Roma RM – www.hotelhasslerroma.com

Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel

Volge al termine un anno importante per il Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel Inaugurato nel 1963, l’hotel icona dell’ospitalità di lusso ha compiuto il suo 60° anniversario e si accinge a chiudere le feste del momento più magico dell’anno ed aprirsi alle novità del 2024. Nella generosa atmosfera, ricce di gioia e di sorprese, tra le prelibatezze, sapori dolci e salati tipicamente italiani, il tripudio di bontà è affidato al Brunch della Befana del Ristorante Uliveto sabato 6 gennaio pensato da Fabio Boschero e della sua brigata, accompagnati dai dolci tradizionali e dai dessert di Dario Nuti, musica dal vivo e con il consueto intrattenimento per bambini che fanno di ogni brunch del Rome Cavalieri un evento conviviale e raffinato in una location unica con un’ampia panoramica su Roma. Per Info www.romecavalieri.com

Flora Restaurant e Flora RoofTop Terrace

Tra le bellezze senza tempo di Roma, nell’elegante via Veneto, il Rome Marriott Grand Hotel Flora si preapara ad accogliere i propri ospiti per le festività invernali tra storia, lusso raffinato e buona tavola.
Dopo il Natale e il Capodanno i festeggiamenti continueranno anche nel giorno dell’Epifania con un pranzo straordinario con vista sulla Città Eterna. Il 6 gennaio si potrà trascorrere piacevoli ore a tavola nelle sale esclusive del Flora Restaurant  con i piatti a base di pesce realizzati dello chef Massimo Piccolo e dalla sua brigata. Per cominciare, imperdibile il Polpo rosticciato su crema di cavolfiore, lime e pomodori confit, Paccheri allo scorfano serviti con tarallo napoletano sbriciolato e pesto agli agrumi, e la dolce chiusura, per tutti quelli che quest’anno sono stati buoni, con la Delizia al limone Sorrentina, un tuffo nei profumi e nei sapori del mare della Costiera. 

Info utili:
Rome Marriott Grand Hotel Flora
Via Vittorio Veneto, 191, 00187 Roma RM, 06 4899 2642 – www.florarestaurant.it

Sofitel Rome Villa Borghese

Una giornata da “re” in occasione dell’Epifania: rooftop con vista su Roma, scenografia naturale con la cupola di San Pietro sullo sfondo, stile, design e gusto che celebrano il connubio tra Italia e Francia per il brunch del Sofitel Rome Villa Borghese, in centro città, che chiude il periodo festivo.

Sabato 6 gennaio è dedicato alla famiglia con una proposta gastronomica creata dallo chef Giuseppe D’Alessio, per godere di una pausa di gusto in un luogo magico come Settimo Roman Cuisine & Terrace: in onore dei Re Magi doni per i bambini e la tradizionale Gallette de Rois per tutti, il tradizionale dolce francese, che decreta re della giornata chi trova la sorpresa al suo interno.

Per il brunch lo chef intavola pani lievitati, focacce e croissant salati, pizze farcite, salumi e formaggi, varietà di insalate, carpaccio di manzo, insalata di polpo, uova, fritti romani e non solo, con un angolo dedicato ai dolci, dalla Gallette du Roi alla crostata di ricotta e visciole, dai cornetti ai waffle, dai french toast ai pancake (per informazioni e prenotazioni 06.478021 booking.settimo@sofitel.com – costo €75 a persona esclusi vini e menù à la carte disponibile per i bambini).

Sofitel Rome Villa Borghese, Via Lombardia 47, 00187 Roma

Il Marchese

All’insegna della tradizione gastronomica capitolina sarà invece il pranzo dell’Epifania per chi sceglierà di trascorrerlo nelle incantevoli sale de Il Marchese in via di Ripetta. Per l’occasione, lo chef Daniele Roppo ha pensato a dei piatti special da proporre come il Crostone bufala affumicata e puntarelle alla romana, le Fettuccine con ragù di anatra al coltello, fichi secchi, crumble rosmarino arancia e sale maldon e crunch di pecorino e il Rollè di faraona ripieno di pomodori secchi e castagne su vellutata di zucca e polvere di liquirizia. In serata si potrà brindare come sempre con i cocktail della drink list originale del bar manager Fabrizio Valeriani, in grado di giocare con le amarezze e le dolcezze dei più di 500 amari presenti nell’amaro bar. Via di Ripetta 162, Roma – 06 9021 8872 – www.ilmarcheseroma.it

Sapore di Mare

Nel magico contesto di Piazza Navona, tra immense opere architettoniche e bancarelle colme di leccornie, il ristorante Sapore di Mare, con le sue finestre su questo tradizionale spettacolo natalizio, offre un’esperienza gastronomica che unisce la tradizione partenopea alla raffinatezza della cucina di pesce. Tra i piatti proposti, antipasti che sfoggiano la freschezza nei crudi e la grande tecnica delle frollature come la Mozzarella ripiena con tartare di tonno, capperi di Pantelleria, pomodoro di Sorrento, sale maldon e basilico, ma anche primi piatti che catturano l’anima della tradizione come le Linguine allo scoglio 3.0, e secondi che esaltano la bontà del pescato locale. Tutto preparato con maestria per portare in tavola il gusto autentico del mare in un connubio di eleganza e leggerezza. Via della Posta Vecchia, 4, 00186 Roma RM – Tel. 06 8639 8801 – www.saporedimareroma.com

Madeleine

Le tradizioni d’Oltralpe costituiscono un modo originale per celebrare l’Epifania nel bistrot di ispirazione parigina Medeleine, a Prati. Protagonista della giornata del 6 gennaio, presso il ristorante di Giancarlo Battafarano e Daniele Quattrini, è la Galette des Rois, la celebre “Torta dei Re”. Già in voga alla corte di Carlo Magno, nonché uno dei dolci più attesi delle festività bretoni, la speciale torta viene realizzata con due strati di croccante pasta sfoglia caramellati, contenenti una gustosa crema frangipane di mandorle, profumata alla vaniglia e al limone. Amatissima da grandi e piccoli, la Galette des Rois mette subito allegria in tavola grazie a la “fève”, letteralmente “fava secca”, elemento nascosto al suo interno, che ha il potere di rendere “re della giornata” il fortunato che lo troverà nella sua fetta. Il goloso dolce si potrà ordinare da asporto, oppure a completamento di un pranzo o una cena in onore della giornata della Befana. Via Monte Santo, 64, 00195 Roma. Tel: 06 372 8537; www.madeleineroma.com

Jacopa

Trastevere. Siamo in via Jacopa de’ Settesoli, 7, qui dove Vi attende il Ristorante Jacopa e la sua cucina sempre pensata nel dettaglio da Daniele Frontoni e dall’affiatato team. Per il pranzo del 6 gennaio hanno pensato a due menù, uno di carne e uno vegetariano (entrambi a €48, bevande escluse). Potrete indicare le vostre preferenze prenotando qui: https://jacopa.superbexperience.com/ La sera Vi attende l’aperitivo e cena con menù a la carte. Via Jacopa de’ Settesoli, 7 Roma – Trastevere 06 580 9075 www.jacopa.it

Aventina

Per un’Epifania di sostanza e di qualità la calza della befana di Aventina si fa ricca di dolcezze della bottega e del banco del pane, selezionate appositamente per l’occasione. A deliziare i molti golosi buongustai ci pensano dunque i biscotti Lunardi arancia e cioccolato, i tartufini di Guido Castagna alla gianduia o croccanti, le crostatine di visciole del panificio Le bontà del fornaio di Genzano (RM), le confetture dell’Az. Agricola Si.Gi. ai gusti ribes rosso/uva spina/giuggiole, le mandorle pralinate di Donna Francesca e in fine il tipico dolce delle feste da tradizione romana, il Pangiallo ricco di frutta secca sempre del Panificio Le bontà del fornaio. Per brindare, inoltre, il 6 gennaio si propone nella calza di Aventina anche la prestigiosa bottiglia di passito siciliano di zibibbo, Firriato l’Ecrù. Aventina sarà aperta regolarmente sia a pranzo che a cena con menù alla carta, con orario continuato per la bottega. Via della Piramide Cestia 9, Roma – Tel 06 6659 4151 – www.aventinaroma.com

Moma – 1 Stella Michelin

Un ultimo dono prezioso è senza dubbio una romantica cena al ristorante Moma. Cura per i dettagli, atmosfera elegante ma allo stesso tempo giovane e dinamica, una carta vini intrigante e di ricerca sono il corollario di una serata all’insegna della cucina accogliente e sofisticata dello chef Andrea Pasqualucci. La straordinaria carta del Moma presenta una carrellata di creazioni in cui l’alternanza cromatica degli elementi, l’estetica dei particolari e la tecnica culinaria sono gli strumenti al servizio del sapore e della cura per l’ospite che rendono questa esperienza unica. Tra le tante tentazioni si può optare per l’avvolgenza delle ostriche con composta di scalogno e salsa allo champagne, l’intensità dei sapori della terra dei Rigatoni alla rapa rossa, erborinato, aglio nero e pimpinella, mentre per un momento di intensa condivisione il Piccione in crosta con foie gras, tartufo nero e castagne, piatto concepito per essere degustato in due. Immancabile nota dolce di questa particolare calza della Befana sono i Raviolini di zucca, castagne all’Armagnac, caramello salato e gelato al cioccolato,  che chiudono  queste festività con  un dolce abbraccio di sapori invernali. Via di San Basilio 42/43 – www.ristorantemoma.it

Clementina – Fiumicino

Sabato 6 gennaio la Befana arriva al mare da Pizzeria Clementina di Fiumicino (RM), che rimarrà aperta a pranzo e cena. Per la festa della Befana il pizzaiolo e lievitista Luca Pezzetta accoglierà i clienti proponendo cinque impasti in menu, tra cui la sua pizza romana tradizionale, stesa a mattarello e cotta nel forno a legna, il cornetto salato all’italiana e il suo panettone artigianale. In carta da Clementina è presente la Caramella di astice blu (o aragosta) della piccola pesca locale, ricoperta da mandorle di Maccarese. Da non perdere il Panettone BBQ, uno degli ultimi antipasti di Pezzetta: panettone artigianale a lievitazione naturale, lardo di maiale e salume di mare autoprodotto. Tra le nuove pizze spicca, infine, l’Alicetta Tonnata e Centopelli: una tonda romana che rappresenta una combinazione tra mare e terra, condita con porro bruciato, salsa tonnata, alici marinate, origano, basilico greco, buccia di pomodoro e trippa fritta. Via della Torre Clementina, 158, 00054 Fiumicino (RM) Tel: 328 818 1651 Aperta tutti i giorni a cena dalle 17:30 Aperta a pranzo solo la domenica www.pizzeriaclementina.it

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Venerdì 5 gennaio 2023 al Salsedine Expò di Fiumicino (RM) una festa enogastronomica dedicata alla conoscenza e valorizzazione dei prodotti agricoli e ittici di questo lembo di litorale romano con degustazioni gratuite.

Un interessante convegno, degustazioni gratuite, vendita al dettaglio di prodotti a Km Zero. Si chiama “Terra e Mare” ed è l’atteso evento marinaro a Fiumicino, previsto dalle 9,30 con tanto di Convegno, Mercatino e Degustazioni fino alle 18:00.

Si terrà venerdì 5 gennaio e promette di essere un momento indimenticabile per tutti gli amanti del cibo salubre e della tradizione marinara perchè “Terra e Mare” sarà una vera e propria esplorazione dei sapori autentici e delle specialità culinarie del territorio. I visitatori avranno l’opportunità unica di acquistare prodotti freschi e di alta qualità direttamente dai produttori locali al fine di valorizzare i prodotti agricoli e ittici di questo generoso lembo di litorale romano.

Come è organizzato l’evento?

La giornata – organizzata dagli assessorati alle Attività Produttive e a Pesca e Agricoltura del Comune di Fiumicino, con il contributo di Arsial (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’agricoltura nel Lazio) – inizierà con un convegno al quale parteciperanno la VicePresidente della Regione Lazio Roberta Angelilli, il VicePresidente del Consiglio regionale del Lazio, Giuseppe Cangemi e l’Assessore Regione a Pesca e Agricoltura, Giancarlo Righini. A fare gli onori di casa il Sindaco Mario Baccini, affiancato dal Presidente del Consiglio Comunale Roberto Severini, dagli assessori Stefano Costa e Raffaello Biselli, e dai Presidenti di Commissione Mario Balletta e Francesca De Pascali per un confronto sulle politiche di sostenibilità marina, sulla gestione intelligente dei nostri mari e sulle risorse di costa.

Highlight dell’Evento:

  • Convegno Terra e Mare: Stakeholder e Politica Regionale e Comunale a confronto su sviluppo e sostenibilità;
  • Mercatino dei produttori locali: una vasta gamma di prodotti a km 0, tra cui frutta, verdura, formaggi, e specialità ittiche;
  • Degustazioni gratuite: sessioni di assaggio con piatti preparati utilizzando i prodotti del mercatino.

L’obiettivo di “Terra e Mare” è duplice: da un lato, si intende sostenere e promuovere la produzione locale, dall’altro, educare il pubblico sull’importanza di una filiera alimentare sostenibile e di qualità e al contempo creare occasioni di incontro tra produttori e ristoratori.

Ricordiamo che l’appuntamento della Festa Enogastronomica di “Terra e Mare” è fissato per venerdì 5 gennaio 2023 al Salsedine Expò, via della Scafa 143 (Isola Sacra). Dalle 9,30 alle 12,30 ci sarà il Convegno, a seguire degustazioni e mercatino fino alle ore 18:00.

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Per soddisfare tutto l’anno la voglia di atmosfere “Buone e Sane” pur rimanendo in città, scopriamo quali sono le SPA URBANE per regalarsi relax, nutrirsi di benessere e vivere meglio!

Oli di mandorla, oli essenziali alla cannella e arancia; esclusive creme al caviale; wellness lunch e champagne a bordo piscina: sono le speciali Urban SPA di Roma. Vere e proprie oasi del benessere, spesso all’interno di meravigliosi alberghi, ideali per dedicarsi tempo e regalare/si momenti di benessere e relax attraverso rituali opportunemnete pensati per nutritre il corpo e ritemprare lo spirito in forme diverse. Scopriamo quali e dove.

ALEPH ROME HOTEL – Le Caveau by Narducci Hair & SPA

In un edificio storico, un tempo sede di una banca, a 10 minuti di cammino da Fontana di Trewvi, dalla scalinata di Trinità dei Monti e da Villa Borghese, l’Aleph Rome Hotel, Curio Collection by Hilton, nasconde la sua SPA nel vecchio caveau. All’interno troverete un hammam, una sauna finlandese, una vasca idromassaggio, una sala fitness e cabine massaggi (come quello con le pietre calde) e trattamenti personalizzati.

Le Caveau by Narducci Hair & SPA, offre infatti un vero e proprio rifugio di bellezza e tranquillità, dove la piscina interna e il rituale dell’Hammam orientale permettono di ritemprare il corpo e lo spirito. Molti i trattamenti adatti a questo periodo dell’anno sono a disposizione degli ospiti, tra questi ricordiamo il trattamento corpo a base di olio di mandorla e oli essenziali di cannella e arancia dolce, in una miscela avvolgente che crea un’atmosfera che cattura l’essenza stessa delle atmosfere delle feste d’inverno. Dopo la SPA è possbile scegliere come ritemprare il corpo tra il Ristorante 1930s, la Cognac Room e il Lobby bar. Per maggiori informazioni Cliccare QUI.

ROME CAVALIERI – La Cavalieri Grand Spa Club

Con i suoi oltre duemila metri quadrati La Cavalieri Grand Spa Club tra marmi, colonne e mosaici, si conferma una delle location più belle della Capitale anche grazie all’area benessere che citano l’antica Roma. Costruita negli anni Sessanta mantiene intatto un fascino che si snoda tra bagno turco con piscina ghiacciata, nella vasca idromassaggio e nelle saune in legno pregiato. Fiore all’occhiello, la piscina indoor con cascata, vasca idromassaggio e caminetto sempre acceso, che si affaccia sullo splendido parco mediterraneo di sei ettari che circonda l’hotel. Tra vetrate e pareti non solo coccole per la pelle con i trattamenti La Prairie, ma anche benessere da respirare con le fragranze dei prodotti di Aromatherapy Associates.

E dato che il periodo delle festività, come abbiamo detto, è anche l’occasione per dedicare tempo al benessere e al relax, e il Cavalieri Grand Spa Club ha selezionato dei trattamenti ideali per il periodo invernale. Tra questi il Caviar Lifting And Firming Facial de La Prairie, ridefinisce e rassoda la pelle in un’esperienza di lusso allo stato puro grazie alle perle di caviale che, insieme al massaggio, donano un incarnato raggiante e luminoso. Allo stesso tempo, Skin Caviar Harmony l’Extrait aiuta a ripristinare l’armonia della giovinezza rafforzando e ridensificando i pilastri verticali della pelle.

Per un momento di relax su misura, invece, l’ideale è il trattamento Natura Bissé Mediterranean Journey, in cui si potrà scegliere la tipolgia di massaggio in base al proprio stato d’animo, grazie alla scelta dell’olio più appropriato per un effetto rinvigorente, rinfrescante, tonificante o rilassante. Il tutto, abbinato ad un trattamento viso rassodante e antiossidante. Dopo tante cure e pacchetti (da consultare QUI) Vi consigliamo di chiudere il cerchio del benessere con un pranzo o una cena al Ristorante Uliveto, al Tiepolo Bar o a La Pergola, il 3 stelle Michelin di Roma firmato Heinz Beck.

HOTEL VILLA PAMPHILI – V-SPA Experience

Nella pace del Parco di Villa Pamphili, alle porte della città c’è un’insospettabile oasi verde. È quella che circonda l’Hotel Villa Pamphili, un rifugio a 4 stelle in stile moderno, originale, rilassante. Un luogo che inebria e distende, mentre intorno verdeggia la rigogliosa natura dei Parchi della Capitale.

La struttura, premiata con il prestigioso Readers’ Choice Awards di Condé Nast – riconoscimento globale che elegge le eccellenze nel mondo dell’hotellerie – la V-SPA di Villa Pamphili è suddivisa in tre aree: percorso SPA e area realx, cabine massaggi, suite per rituali di coppia e palestra.

Nella zona umida ci sono piscina con 8 cascate cervicali, idromassaggi e getti d’acqua. Un’intrigante zona relax con tisane e infusi naturali. Un bagno turco con aromaterapia, una sauna, una biosauna, docce emozionali con aromaterapia. Sette cabine massaggi  e una suite per rituali di coppia, sono i luoghi in cui vengono offerti i più avanzati trattamenti viso e corpo, esaltati da prodotti ricercati e completamente naturali.

La V-Spa, abilmente gestita da Sabrina Andriaccio – SPA Manager, e il suo competente staff sapranno offrirvi una rosa di esperienze personalizzabili da vivere da soli o in coppia. A disposizione degli ospiti le experinece con il food, lo spa time luxury. (a parteire da €45, €85 a coppia, e lusso €120?), i voucher con le diverse soluzioni super esclusive per regalare benessere e la possibilità di privatizzare la SPA (tutti i giorni, sempre su richiesta e prenotazione), per eventi personalizzati, dj set, meeting di lavoro, presentazioni, feste e ricorrenze con servizio speciale food & beverage e accesso in SPA che comprende zona umida e vasca, zona relax (acqua tisane), kit spa, welcome drink di benvenuto. Per maggiori informazioni cliccare QUI.

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Una grande sfilata di indirizzi della migliore hôtellerie romana: splendidi Hotel, palazzi di lusso e charme, per un Capodanno da Capogiro.

Festività “belle e buone” quelle in arrivo targate 2023/2024 con allestimenti di celebri designer, musica dal vivo, dimensioni interattive e magie del Circo contemporaneo. Una grande sfilata di indirizzi della migliore hôtellerie romana per vivere uno sfavillante Capodanno tra musica dal vivo, panorami, atmosfere suggestive, pirotecnici menu e attività per la città fino all’Epifania. Buona lettura e buone feste!

L’Aleph Rome Hotel – ROMA

L’Aleph, nel mondo letterario, è una raccolta di racconti dello scrittore argentino Jorge Luis Borges nei quali si ritrovano i temi prediletti da Borges: la metafisica, la morte e l’immortalità, i labirinti, l’infinito. Il titolo prende il nome dall’ultima storia presente nella raccolta, in cui uno dei protagonisti descrive Aleph come “il luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli”. A Roma, L’ Aleph, è infatti un’ affascinante proprietà alle pendici di Via Veneto che, come ogni anno, celebra la Stagione delle Festività Natalizie con un programma straordinario.

I suoi ospiti saranno infatti trasportati in un viaggio incantato attraverso ricordi e tradizioni del periodo più magico dell’anno con canti emozionanti, astomosfere e sapori deliziosi.

Le celebrazioni inizieranno l’8 dicembre con un’edizione speciale de “Le Petit Chef”, una serata magica in versione “Le Grand Chef” e “Le Petit Chef Vegetariano” in cui il piccolissimo chef divertirà i commensali con le sue peripezie, per poi lasciare spazio alle proproste del menu che completano il gusto di un’ esperienza immersiva e tecnologica, che verrà replicata anche il 26 dicembre.

Si entra nel vivo dei festeggiamenti la Vigilia di Natale, con il Cenone del 24 dicembre curato dall’ Executive Chef Carmine Buonanno. Un menu che esalta le tradizioni natalizie rendendo protagonista il pesce: le Capesante scottate con zucca, mandorle, spinaci e limone e i Paccheri con vongole, broccolo romanesco e polvere di olive nere sono solo alcune delle portate che rendono omaggio alla tradizione italiana della cena della viglia.

Il 25 dicembre si apre con la colazione di Natale, momento ideale per grandi e piccini per condividere la gioia delle festività con la famiglia e gli amici. La colazione tradizionale natalizia dell’Aleph Rome Hotel è un’esperienza culinaria unica, progettata per deliziare i sensi e immergersi nell’atmosfera festosa di questa stagione con l’arrivo di Babbo Natale e tante altre sorprese. Segue il pranzo di Natale con un viaggio culinario con la Terrina di foie Gras, Lamponi e gelatina al Vin Santo, dai Cappelli farciti, spuma al Parmigiano Reggiano e brodo di Cappone e dalla Faraona ripiena con Castagne, Porcini e Tartufo Nero e che si conclude in dolcezza con la Mousse ai tre cioccolati con gelato speziato.   

Per il passaggio al nuovo anno con stile, l’Aleph Rome Hotel propone due alternative. La cena tradizionale – che annovera Crème brulée di cavolfiore, astice e caviale; Petto d’anatra, grué di cacao, Banana e Arancia rossa; Fagottini di pasta ripieni di scampi e dragoncello su guazzetto di mare e bottarga; Risotto mela annurca, selvaggina e tartufo nero e quelle più frizzanti con “Le Petit Chef”, con il suo spettacolo multisensoriale. A mezzanotte, il brindisi all’inizio al nuovo anno sarà sul rooftop dell’Hotel, nella meravigliosa terrazza incastonata nello skyline della Città Eterna, circondati dallo scoppiettio e dalle luci dei festeggiamenti della Roma più antica.

Le festività, all’Aleph Rome Hotel, sono anche l’occasione per dedicarsi al proprio benessere, a Le Caveau by Narducci Hair & SPA, che offre un vero e proprio rifugio di bellezza e tranquillità, dove la piscina interna e l’autentico rituale dell’Hammam orientale permettono di ritemprare il corpo e lo spirito. Molti i trattamenti adatti a questo periodo dell’anno sono a disposizione degli ospiti, tra questi ricordiamo il trattamento corpo a base di olio di mandorla e oli essenziali di cannella e arancio dolce, in una miscela avvolgente che crea un’atmosfera che cattura l’essenza stessa del Natale.

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HOTEL EDEN: il “Winter in White” & gli addobbi di Brunello Cucinelli – ROMA

L’ Hotel Eden, albergo cinque stelle lusso di Dorchester Collection, si prepara a svelare tutte le novità della stagione festiva in arrivo. Per l’occasione, la residenza romana di Dorchester Collection sarà allestita a tema “Winter in White”, nuova Capsule Lifestyle di Brunello Cucinelli, eccellenza del Made in Italy, con gli speciali addobbi che decoreranno il super albero di Natale dell’hotel (in copertina) fino a domenica 7 gennaio 2024 tra dettagli decorativi rivestiti di cachemire e sottili fiocchi di neve in legno che diffondono il gusto prezioso e accogliente del brand, così come per la Libreria, la lobby e la facciata esterna dell’Hotel Eden.

Contemporaneamente, in omaggio all’Umbria, regione d’origine del prestigioso brand, presso La Libreria sarà servito un menù di delizie umbre che prevede specialità del territorio sia dolci che salate.

Anche il ristorante La Terrazza si prepara a vivere l’atmosfera del Natale con un sofisticato menù dedicato alla Cena della Vigilia che propone Capesante, tartufo nero pregiato e arancia, Scampo con dressing allo Champagne, Ravioli ripieni all’astice e dragoncello, Dentice e mandorle, Yogurt, carota e pompelmo, Panettone e Pandoro e una selezione di delizie di Natale. Chi invece sceglierà di trascorrere il Pranzo di Natale presso La Terrazza potrà gustare Mont Blanc di foie gras e prugne, Tortellini in consommé di manzo, Coda di rospo e Lardo di Colonnata IGP in alternativa ad Agnello e funghi porcini, Come una ricotta e visciole, Panettone e Pandoro e una selezione di delizie di Natale.

Gli ospiti che preferiranno concedersi alle atmosfere rilassate e conviviali de Il Giardino Ristorante, troveranno menù dedicati ai diversi momenti di festa sempre accompagnati da una magnifica veduta su Roma: dalla Cena della Vigilia, al Pranzo di Natale fino al Primo Brunch dell’Anno, il quale sarà caratterizzato da piatti come Croissant ripieni, una Selezione di formaggi e marmellate, Pane e Panelle, Baccalà in pastella e i grandi classici della pasticceria italiana, come Tiramisù e Cannoli siciliani.

Come d’abitudine, domenica 24 dicembre 2023 a partire dalle ore 19:00 gli ospiti dell’albergo sono invitati per un brindisi presso i piacevoli spazi de La Libreria, dove sarà possibile assistere alla performance del coro Amazing Grace Gospel Choir. Infine, per celebrare l’anno appena trascorso e brindare a quello in arrivo, la serata “Extravaganza night”: il Gala di Capodanno avrà inizio alle ore 19:00 con un aperitivo presso La Libreria e proseguirà presso La Terrazza e Il Giardino Ristorante con menù speciali, spettacoli musicali live e un DJ set che chiuderà la magica serata.

In particolare, il raffinato menù de La Terrazza offrirà Ricci di mare e alghe marine, Ostrica Pugliese e salsa olandese, Tataki di Wagyu, Risotto al granchio reale, Millefoglie di rombo e crostacei, Piccione e castagne, Cioccolato e tabacco, Panettone e Pandoro e una selezione di delizie di Capodanno.

Tra le novità di quest’anno, l’offerta di Capodanno si arricchisce di un’esperienza unica. Il Cenone sarà servito anche all’interno della suite più esclusiva di Hotel Eden, la Suite Penthouse Bellavista, che aprirà per la prima volta le sue porte dando la possibilità di cenare con amici in uno spazio intimo e riservato, circondati da una delle viste più belle di Roma e accompagnati da un intrattenimento musicale. La Suite, chic e luminosa, è il rifugio che coniuga in perfetta armonia raffinatezza senza tempo e panorami mozzafiato.

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Festività Natalizie al Rome Cavalieri e le stelle mondiali de Le Cirque Top Performers – ROMA

Volge al termine un anno importante per il Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel. Inaugurato nel 1963, l’hotel icona dell’ospitalità di lusso ha compiuto il suo 60° anniversario, e si accinge adesso a festeggiare il momento più magico dell’anno con un programma per le festività denso di appuntamenti imperdibili, ricchi di gioia e di sorprese. Non solo menù prelibati, momenti di relax e bellezza, aperitivi di tendenza e pomeriggi spensierati, ma anche festeggiamenti all’insegna di spettacoli sorprendenti, in linea con le tendenze più attuali. Ad esaltare la giocosa atmosfera dell’albergo fanno bella mostra di sé le eleganti decorazioni natalizie in chiave pop, con il giocoso albero di Natale, che spunta divertente dal tettino apribile di una FIAT 500 d’epoca, icona degli anni ’60.

Al Tiepolo Lounge e Terrace, per tutto il periodo delle festività sarà possibile indugiare con delizie che cambiano con il trascorrere delle ore, circondati dalle opere d’arte della collezione privata dell’hotel, e a pochi passi dallo straordinario trittico di Tiepolo che dà il nome alla lounge. Fino alle 18:30 ci si potrà concedere un delizioso tè: un momento speciale di relax e bontà, addolcito dalle squisite creazioni natalizie dell’Executive Pastry Chef Dario Nuti. La giornata prosegue con l’aperitivo e con la ricca selezione di cocktail natalizi. Tra questi, l’esclusivo Martini al cioccolato: un mix perfetto di Vodka dalle note vanigliate, crema di latte e liquore al cioccolato, per assaporare la magica atmosfera natalizia del Rome Cavalieri.

Il Natale si festeggia al Ristorante Uliveto per la cena della Vigilia, con il menù dell’Executive Chef Fabio Boschero – che prevede, tra l’altro, il Crudo di branzino con neve di prezzemolo e agrumi a vivo, le Ostriche in gelatina di dragoncello e i Tortelloni di scorfano con la sua salsa – e con i dolci dell’Executive Pastry Chef Dario Nuti – tra cui il Parmigiano ghiacciato su frutti di bosco e balsamico invecchiato.

Sempre all’Uliveto, il 25 dicembre si terrà l’attesissimo Brunch di Natale, che sorprenderà gli ospiti con le live station ricche di sapori autentici che richiamano la tradizione culinaria italiana, accompagnati da una selezione di irresistibili prelibatezze delle feste, in una magica atmosfera che stupirà regalando un’indimenticabile esperienza.

Le grandi novità di CAPODANNO con il CIRCO CONTEMPORANEO

Il Capodanno al Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel sarà una serata di gala spettacolare con l’esibizione delle stelle mondiali di Le Cirque Top Performers: cinque artisti che rappresentano l’eccellenza mondiale nella loro disciplina saranno diretti dal Direttore Artistico di Tilt, Anatolii Zalewsky, formatosi alla scuola di Kiev, Clown d’Oro al Festival di Montecarlo e icona mondiale del circo contemporaneo con oltre duemila spettacoli al Cirque du Soleil.

Nella cornice maestosa del Salone dei Cavalieri dell’hotel l’attesa del Nuovo Anno sarà allietata un’esperienza unica e coinvolgente che combina acrobazie, danza, musica e teatro. Per chi desideri festeggiare in maniera elegante e intima, l’appuntamento è al Tiepolo Lounge & Terrace, dove si potrà brindare con Moët & Chandon Nectar Impérial accompagnato da una selezione di petits fours e di canapés, e gustare gli immancabili lenticchie e cotechino allo scoccare della mezzanotte.

Il 2024 inizierà all’insegna della bontà, con il Brunch del Nuovo Anno del Ristorante Uliveto, tra le prelibatezze e i sapori dolci e salati tipicamente italiani, accompagnati dalla musica dal vivo e con il consueto intrattenimento per bambini che fanno di ogni brunch del Rome Cavalieri un evento imperdibile.

Con l’Epifania si chiude il periodo delle festività, e lo si fa con un tripudio di bontà al Brunch della Befana del Ristorante Uliveto di sabato 6 gennaio: il Brunch dell’Epifania con il Menù di Fabio Boschero e della sua brigata, accompagnati dai dolci tradizionali e dai dessert di Dario Nuti.

Atmosfera festiva e momenti di pura gioia, per vivere un’esperienza straordinaria ed emozionante in una location unica a Roma, al di là di ogni aspettativa.

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HASSLER e il SALONE EVA – ROMA

Un’allure fiabesca fa da cornice al Natale in casa Hassler. E’ quella del Salone Eva, rifugio esclusivo e salotto preferito dai romani e dagli ospiti dell’albergo che offre, unitamente all’impeccabile servizio Hassler, un’ampia scelta di soluzioni per una Stagione delle Feste a cinque stelle, accompagnata da musica dal vivo al pianoforte.

Tra le luci e le raffinate decorazioni del Winter Garden allestito negli spazi del Palm Court per l’Afternoon Tea a base di una selezione di bevande natalizie, l’iconico hotel di Trinità dei Monti apre le porte alle festività natalizie accogliendo i suoi ospiti con menu esclusivi ideati dall’Executive Chef Marcello Romano per accontentare tutti i palati giocando con i sapori della tradizione mediterranea reinterpretati però in chiave moderna attraverso abbinamenti eleganti e delicati ma allo stesso tempo gustosi e intensi.


Eleganza e raffinatezza saranno anche le parole chiave della proposta della notte di Capodanno al Salone Eva, il salotto di gusto dell’iconico Hotel Hassler situato sulla scalinata di Trinità dei Monti. Cullati dalla musica live di un trio jazz e dal garbato servizio di sala, gli ospiti potranno trascorrere la serata, attendendo la mezzanotte, in un ambiente avvolgente e raffinato in cui l’oro degli specchi antichi si armonizza con il verde smeraldo e il rosso rubino delle tappezzerie incorniciando il sinuoso camino in marmo che trionfa sulla parete centrale. In questo spazio senza tempo, prende vita la cucina sincera e ricercata, ma ricca di gusto, dell’Executive Chef Marcello Romano che, per l’occasione, ha ideato un menu esclusivo. Ad aprire le danze alla serata sarà Caviale, ostrica e sgroppino al bergamotto, seguito dal Polpo e capasanta con cavolo rosso alla mela annurca. Spazio poi alla Crema di cavolfiore con pesto di soia e anguilla affumicata e alla Lasagna con cicala di mare alla catalana. A chiudere la sera, infine, ci sarà la Suprema di baccalà in crosta di polvere di pomodori vesuviani. Spazio poi ai dolci ideati dalla talentuosa pastry chef Martina Emili che accompagneranno alla mezzanotte insieme a Torroni e Panettoni artigianali. Alle 24:00 gli ospiti potranno salire sulla panoramica terrazza al settimo piano dove, tra cocktail signature e champagne, assisteranno all’esclusivo intrattenimento a tema “circus” e al dj set fino a tarda notte.
Per tutte le festività, poi, la magia all’Hassler coinvolgerà anche gli altri spazi dell’Hotel. Primo fra tutti il magnifico giardino Palm Court che, in occasione del Natale, si è trasformato in un Winter Garden di grande eleganza tra alberi finemente illuminati e decorazioni fiabesche. Un luogo unico per trascorrere qualche ora di relax, dalla mattina alla sera passando per il tradizionale Afternoon Tea con selezione di bevande natalizie. 
Piazza della Trinità dei Monti 6 – www.hotelhasslerroma.com
 
IL PALAZZETTO
Con vista sulla bellissima scalinata di Trinità dei Monti, sempre aperto dalle 12.00 a notte inoltrata, si potrà brindare al nuovo anno nell’incanto de Il Palazzetto, altro gioiello di accoglienza e charme della famiglia Wirth. La notte si San Silvestro sarà animata dalla serata a tema “Anni ‘90” e sul rooftop, dalle ore 22:00, una selezione di vini e bollicine, vin brulé, shot e sfizi della cucina accompagnerà gli ospiti fino alla mezzanotte mentre sulla Terrazza panoramica al quarto piano, su prenotazione, si potrà aspettare il 2024 tra finger food dolci e salati, cocktail esclusivi e bollicine.
Ad accompagnare la serata, un dj set esclusivo per tutti gli ospiti. Tutta la location è allestita per rendere indimenticabile il Capodanno con postazioni per photo opportunity con polaroid, gadget e stelle filanti, il tutto incorniciato da verdi rami di vischio, una pianta iconica delle festività che simboleggia fortuna e amore.
Vicolo del Bottino 8, Roma – https://www.hotelhasslerroma.com/it/il-palazzetto 

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SOFITEL ROME VILLA BORGHESE – ROMA

Situato nel cuore di Roma, con affaccio su Villa Medici, il Sofitel Rome Villa Borghese è un antico palazzo romano del IX secolo recentemente ristrutturato dall’architetto Jean Philippe Nuel, dove lo stile della Dolce Vita italiana e l’Art de Vivre francese si fondono in un’atmosfera rilassata e ricca di fascino. A pochi passi dalle principali attrazioni della città offre: 78 camere e suite, Settimo Roman Cuisine & Terrace, sale riunioni ed eventi, fitness center.

Le proposte per le feste del Sofitel Rome Villa Borghese, con menu dedicati, dall’aperitivo chic al Natale e Capodanno con un mix di sapori e tradizioni tra Italia e Francia, per tutti i gusti, inclusi menu ad hoc per vegetariani e per bambini creati dallo Chef Giuseppe D’Alessio; il tutto da gustare nella magica scenografia del Settimo Roman Cuisine & Terrace, il rooftop al 7° piano, con vista su tutta Roma e la cupola di San Pietro che si staglia sullo sfondo.

Alcune ricette sono state create in maniera innovativa proprio per celebrare l’unione tra gli stili di vita italiano e francese, che si riflette in tutto l’hotel ma che vede protagonista la cucina, nella quale entrambi i paesi rappresentano l’eccellenza. Tanti i menu pensati in grande stile sia per Natale sia per Capondanno, entrambi con le opzioni vegetariane e per bambini.

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ANANTARA PALAZZO NAIADI

Immergetevi nello splendore della Roma classica in un palazzo dalla forma di mezzaluna affacciato su Piazza della Repubblica. Un’architettura in marmo del XIX secolo e sale meeting sospese sulle rovine delle Terme di Diocleziano: Anantara Palazzo Naiadi vanta una storia eccezionalmente stratificata.

Nel periodo più magico dell’anno, un ricco programma di attività ed esperienze memorabili da vivere con le persone più care er brindare all’anno nuovo all’interno di una location unica. Fino al 6 gennaio un’incredibile offerta diversificata di proposte che vanno da un Capodanno da Capogiro alle tante attività legate alle festività come le Masterclass di decorazioni natalizie, le Degustazione di Vini delle Feste della Cantina della proprietà, il Tè di Natale, la Merenda la Casa Manfredi e le Experience per città tra Presepi e Caccia al Tesoro che potete consultare QUI.

HILTON ROMA EUR LA LAMA: Atmosfera internazionale, Gusto italiano, Design d’Autore

Una nuova proposta per la città di Roma per le festività: è quella dell’Hilton Rome Eur La Lama, l’iconico hotel che si staglia nel cielo dell’EUR, caratterizzando il nuovo profilo del quartiere, diventato in pochi mesi un punto di riferimento non solo per il turismo internazionale ma anche per chi in città e nel quartiere desidera trascorrere ore piacevoli in un ambiente affascinante dal carattere internazionale.

È così che Capodanno l’Hilton Rome Eur La Lama crea proposte diverse per far vivere agli ospiti esperienze dal gusto italiano firmate dallo chef Manuel Carboni, avvolti dal fascino del dell’arte e del design che catturano lo sguardo sin dall’arrivo. 

Dall’aperitivo al The Blade, il particolare Lounge Bar punto di incontro all’Eur per auguri con amici e colleghi gustando drink ispirati ai sette colli o proposte dedicate alle festività, passando per la cena della Vigilia e il pranzo di Natale al ristorante The Green, fino al Capodanno con dj set, tutto è pronto per questo periodo di festa.

L’evento di Capodanno prende il via alle 19 con le bollicine di benvenuto al Lounge Bar The Blade e prosegue al ristorante The Green sempre accompagnati dal dj set. In tavola l’antipasto vede protagonista la ricciola marinata e affumicata con zuppetta di ceviche, perline di cetrioli e insalatina di erbe; poi due primi piatti dagli gnocchetti viola con sashimi d’orata cotta dolcemente e fumetto di aneto e prosecco al raviolo d’anatra con stracotto d’anatra, purea di topinambur, gravy d’anatra aromatizzata alle erbe selvatiche; si prosegue con due piatti di baccalà e faraona, il primo con crema di pisellini verdi, carciofi fritti, calamaro ripieno del baccalà stesso, corallo edule salsa verde e la faraona ripiena con albicocche secche, crema di cavolfiore, scarola saltata, rapa rossa, jus di faraona aromatizzata al tartufo; si conclude in dolcezza con patè a bombe al mascarpone, panettone, gelato alla cannella, dadolata di pane dolce alla frutta candita e mandorle, granella di nocciole croccanti, cioccolato al caramello.

In attesa del nuovo anno: selezione di torroni, arance candite, cantucci, morbidelli alle mandorle, panettone, crema di pistacchio, di nocciole, chantilly al cognac; e l’immancabile cotechino con lenticchie. E brindisi e musica per una notte di stelle. Per informazioni e prenotazioni:  romeu_fb@hilton.com t.334.6235025

IL CAPODANNO DI PALAZZO MONTENARTINI ROME, A RADISSON COLLECTION HOTEL

L’Ultima notte dell’anno in una in una scenografia cinematografica: è la proposta di Palazzo Montemartini Rome, A Radisson Collection Hotel, per festeggiare il Capodanno nel luogo amato dai set cinematografici, italiani ed internazionali.

Il salone Senses Restaurant & Lounge Bar, con la suggestiva fontana centrale, si prepara ad accogliere i festeggiamenti con uno speciale menù creato per l’occasione dallo chef Alessandro Tognacci: tataki di tonno, sesamo, caramello agli agrumi e puntarelle; moscardini fritti con salsa alla Luciana scomposta; risotto cacio, pepe e limone con carpaccio di gambero rosso; trancio di ricciola, salsa al limone e bietoline colorate; sfera di cioccolato, mousse di gianduia, crumble amaro e sorbetto al mandarino. Alla mezzanotte conto alla rovescia e musica da vivo. A seguire, buffet di dolci natalizi, lenticchie, cotechino e uva benauguranti. Per concludere, estrazione della lotteria (€200,00 a persona, escluse bevande).

Palazzo Montemartini Rome, A Radisson Collection Hotel, è una vera e propria oasi urbana, un luogo dove rilassarsi accanto alle Terme di Diocleziano e alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, con 82 camere e suite, il Senses Restaurant & Lounge Bar, con area anche all’aperto, la Spa Caschera, sale per riunioni ed eventi e la panoramica Terrazza Montemartini.

Per info e prenotazioni:ristorante.palazzomontemartini@radissoncollection.com Tel. 0645661 Palazzo Montemartini Rome, A Radisson Collection Hotel / Largo Giovanni Montemartini, 20 – Roma

Hotel Locarno

Le festività firmate Hotel Locarno sono un viaggio nel gusto fra tradizione italiana e ricette originali. Una serie di proposte originali e accessibili a tutti per aspettare l’arrivo del nuovo anno. Il cenone di San Silvestro (costo: 300€ a persona) si apre con Tartelletta caviale calvisius, burro montato e zest di limone candito, quindi una degustazione di ostriche: metodo classico, chorizo e kiwi, vinaigrette allo scalogno. Si prosegue con un Carpaccio di gamberi di Mazara del Vallo, tartufo nero pregiato e bottarga di muggine, Polpo, puntarelle e bagna càuda, e Insalata di sedano con pecorino romano e bottarga. Il menu continua con Tortellino con salsa al parmigiano 24 mesi, jus di vitello e tartufo nero pregiato, Tagliata di Wagyu e i suoi condimenti, per chiudere con una selezione di dolci che comprende Finger babà con crema al limone e lamponi, Mini maritozzo con panna, Tartelletta passion fruit e mango, Brownies al caramello salato con cheesecake a tre strati. E a mezzanotte, nel rispetto della tradizione, Cotechino croccante e lenticchie rosse. Ad accompagnare durante la cena si potranno gustare i cocktail iconici dell’Hotel Locarno come Roma – Bracciano (Bitter Campari, Vermouth Carpano Antica Formula, Rabarbaro Zucca, Orange Bitter), Serenissima (Franciacorta, Rosolio al Bergamotto, Pesca Bianca e Lamponi), Dirty Play (London Dry Gin o Vodka infuso in Olive Kalamata, Vermouth Dry, Soluzione Salina), Spicy Margarita (Tequila Y Mezcal, Jalapenos / Lime, Agave Ananas o Passion Fruit o Mango), Naked Gun (Ron, Ananas, Cioccolato, Soluzione Salina, Lime), Wolf I Solve Problems (Gin London Dry, Orange Dry Curacao, Sour Mix / Club Soda, Profumo all’Assenzio) e Flamingo (Vodka, Liquore ai Fiori di Sambuco, Lamponi e Menta, Sour Mix). Hotel Locarno, Via della Penna 22, Roma tel. 06 3610 841

W ROME

W Rome si appresta a dare il benvenuto al nuovo anno nello stile distintivo proprio del marchio, offrendo un’esperienza a base di musica ed energia per celebrare il 31 dicembre. L’offerta gastronomica si articola in due proposte: il Cenone di Gala da Giano Restaurant, il ristorante dell’hotel guidato dal rinomato Chef stellato Ciccio Sultano, con il menu Glam Isolano, sapientemente confezionato dall’Executive Chef Nicola Zamperetti, che promette un’esperienza culinaria memorabile con i grandi classici della cucina del Sultano (da Volevo essere Fritto a Come un Panino per finire in dolcezza con  i dolci di Zucchero x Fabrizio Fiorani) in un’atmosfera raffinata e insieme accogliente.

Per coloro che prediligono un’atmosfera più rilassata ma altrettanto elegante, l’aperitivo accompagnato dalla cena Tutti i Gusti – anch’essa curata dalla cucina di Giano – nel suggestivo W Lounge sarà un’alternativa perfetta. In entrambi i casi il countodown al nuovo anno sarà carico di energia e animato dalle sonorità più iconiche della musica moderna per una fusione esplosiva tra passato e presente:  “BECAUSE THE NIGHT – say ciao ciao to 2023″ sarà il tema del New Year’s Eve Party del W Rome.

SOUND: il momento clou sarà una straordinaria performance musicale, all’insegna di vibes elettriche e di tormentoni sulla bocca di tutti, con l’esibizione de La Rappresentante di Lista che farà vibrare gli spazi dell’hotel con un dj set inaspettato, tra tormentoni e sorprese. Tutto intorno, selezioni musicali cariche di energia e DJ set che faranno ballare gli ospiti fino a notte inoltrata, con le mani, con i piedi, con la testa e con il cuore!

BRINDISI DI MEZZANOTTE SUL ROOFTOP: il conto alla rovescia per accogliere il nuovo anno si fonderà con lo spettacolo dei fuochi d’artificio sul cielo di Roma. Il 2024 come un’onda arriverà, te lo senti? Esploderà, esploderà!

NON SOLO MUSICA: cocktail experience a regola d’arte con il bar manager Mattia Capezzuoli, performance misteriose, esperienze interattive, perché ci scoppia nel cuore la voglia di festa!

Biglietto d’ingresso per il New year’s Eve Party Becuase The Night90 € (con 1 drink incluso)

Per info e prenotazioni: +39 06 894121 | gianorestaurant@whotels.com / E qui il link per comprare il biglietto alla festa: https://because-the-night.eventbrite.it

GRAND HOTEL MARRIOTT FLORA

Il 31 dicembre al Rome Marriott Grand Hotel Flora si potrà festeggiare l’arrivo del nuovo anno scegliendo tra la duplice meravigliosa offerta di gusto e d’eleganza, quella del Flora Restaurant al piano terra e quella del Rooftop Terrace panoramico al 7° piano. In entrambi gli ambienti si potrà cenare con sottofondo di musica live e menù degustazione studiato dallo chef Massimo Piccolo che prevede per il Rooftop Restaurant portate come riso Carnaroli I.G.P. con astice blu ai sentori di anice stellato e crema di finocchio e Filetto di bue con foie gras e tartufo nero pregiato servito con lingotto di patate al latte di bufala, mentre per il Flora Restaurant, Carpaccio di gambero monocero agli arumi e Filetto di maialino ai porcini e jus di carne. Per il momento attesissimo della mezzanotte ci si potrà riunire tutti sul Roof (lato Excelsior e corridoio) per ammirare il cielo di Roma durante i fuochi panoramici che coloreranno la notte della città in una cornice magica e senza tempo. Dall’ 1.00 in poi la serata continuerà in musica con Dj Live al Salone Dolce Vita del piano terra. Sarà possibile festeggiare pernottando anche in hotel acquistando il pacchetto dedicato comprensivo di pernottamento (con colazione) e gala Dinner di Capodanno al Rooftop per 2 persone (la tariffa è visibile su sito Marriott.com nella sezione dedicata ai Deals&Packages per le camere Deluxe king e High Floor Suites). Per prenotazioni contattare: fboffice@grandhotelflora.net +39 06 489929


 
LES ÈTOILES HOTEL ATLANTE STAR

Stupore e meraviglia, sia per la vista che per il palato: sono gli ingredienti segreti della proposta riservata al cenone di Capodanno messa a punto da Les Ètoiles, il ristorante dell’Hotel Atlante Star di Roma, di proprietà della famiglia Mencucci. Al sesto piano della struttura i clienti sono accolti da un’atmosfera calda e suggestiva, grazie alle grandi vetrate che incorniciano il panorama mozzafiato su cui si staglia la Cupola di San Pietro. Sito tra i quartieri di Prati e Borgo Pio, infatti, l’albergo è noto per la vista che regala ai suoi ospiti dai diversi ambienti dedicati alla proposta enogastronomica. Due le formule previste per la serata del 31 dicembre, in cui l’arrivo della mezzanotte si potrà trascorrere nella sala al sesto piano, prendendo parte al Gala Dinner, in un trionfo di sapori attentamente studiati dallo chef William Anzidei, che ridisegna il concetto di ristorante contemporaneo, con piatti che si fanno riconoscere e sorprendono al tempo stesso. Per celebrare in grande stile, sono previste sei portate, tra cui il Cremoso ai ricci di mare e pan brioche al pan d’epices, le Perle di granchio reale, cocco e lemongrass e il Filetto di vitella, foie gras e salsa duxelles. Per dessert, il palato si accenderà con la Delizia di cioccolato al latte e noci pecan con bisquit alla banana. Ma non è tutto, perché al settimo piano della struttura, dove sorge la grande terrazza che ospita il bar, all’interno della sala Michelangelo si potrà optare per una Light Dinner, in cui la riconoscibile mano dello chef Anzidei proporrà un menu più informale e sfizioso, a partire dal Macaron di barbabietola e pepe sichuan, con anguilla affumicata, passando per la Gelatina di cetriolo e creme fraiche e la Triglia ai cereali e salsa caldeirada. Per la mezzanotte, tutti gli ospiti saranno invitati a salire in terrazza per lasciarsi conquistare dagli spettacoli pirotecnici che illumineranno lo skyline della Capitale, accendendo un panorama unico di bagliori che faranno sognare.
Via dei Bastioni 1, Roma. Tel. 06-686386. Gala Dinner: 470 euro a persona, vini esclusi / Light Dinner: 220 euro a persona, vini esclusi

RHINOCEROS Le Restau


Arte, bellezza, design e una cucina che celebra la tradizione sono le parole d’ordine di un Capodanno esclusivo, come quello offerto dall’esperienza messa a punto per gli ospiti di RHINOCEROS Le Restau, il progetto gastronomico della Manfredi Fine Hotels Collection, ultima perla aggiunta alle location del gruppo che vantano una vista su panorami mozzafiato, e che dal Velabro ammira Roma e la sua stratificazione artistica e storica da una prospettiva unica. Con la supervisione dell’executive chef Giuseppe Di Iorio, il resident chef Alessandro Marata è pronto a stupire i suoi commensali con un menu che si apre con un’Insalata tiepida di astice, midollo e tartufo nero, seguita da Carpaccio di manza fassona, caviale, lattuga di mare e funghi trombette; il primo è doppio in occasione della serata e si inizia dal Risotto, limone e limoni, zucchine e shiso per poi passare al tradizionale Cappelletto di agnello, il suo consommè, finferli e tartufo bianco. Dopo una parentesi di mare con i Pesci in zuppa, si prosegue con il Filetto di marango, nocciola, bagnacauda e barbabietola, per giungere al dessert, che arriva in tavola con una ​​Noce di macadamia, melograno e cioccolato. Il tradizionale rito della mezzanotte a base di lenticchie e cotechino sarà l’augurio per un nuovo anno prospero e felice. Su richiesta, il percorso potrà essere arricchito da wine pairing.
Via del Velabro 9, Roma, tel. 06 679 8902.
Cena € 300,00 pp; € 400,00 pp con abbinamento vini e champagne.

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Principe delle feste, il Natale, è il momento dell’anno da condividere e passare in famiglia. Ma cosa si porta in Tavola? E perchè il tortellino è il piatto forte del pranzo natalizio?

Festa. Questo incontro di lettere non è solo una parola. È un’eredità, un contatto sensibile con un concetto che porta in sè la storia dell’uomo. L’etimologia risale al latino festum o a dies festus = giorno di festa indicando un giorno di “gioia pubblica, giubilo, baldoria”. La festa come evento gioioso comunitario da condividere con gli altri, poichè senza partecipazione, nessuna occasione è una vera festa.
Un’origine ancora più antica, si riferisce al greco festiao o estiao che indica l’atto di accogliere presso il focolare domestico (in sanscrito il focolare si indica col termine vastya) confermando il significato originario e profondo di condivisione, di accoglienza e di comunione gioiosa della festa. Con questo significato il Natale appare come il principe delle feste; il momento dell’anno da condividere in famiglia. Ma cosa si porta in Tavola? E perchè il tortellino è il piatto forte del pranzo natalizio?

Delle poche certezze rimaste, una rimane incrollabile: non è Natale senza il brodo. Dalla Valle D’Aosta, protagonista della zuppa alla Valpellinentze, al Trentino, dove è utilizzato per cuocere i canederli, fino a Sicilia e Sardegna, preparato con la gallina, il brodo è immancabile sulla tavola del 25 dicembre, in tutta la Penisola. Ma è associato soprattutto a tortellini, cappelletti, casoncelli, insomma alla pasta ripiena, fatta rigorosamente a mano, che in molte regioni italiane rappresenta il piatto forte del pranzo natalizio.

In passato era consumato anche la Vigilia di Natale, ma in versione “povera”, in segno di penitenza: in Piemonte e Liguria, ad esempio, c’era la consuetudine di mangiare soltanto una zuppa di pane cotta in brodo di trippa, aspettando la nascita di Cristo con un pasto frugale. Questa tradizione era diffusa anche in Lombardia, ma qui la trippa in brodo era condivisa dalla famiglia riunita al ritorno dalla Messa di mezzanotte.

L’usanza di mangiare il brodo la sera del 24 dicembre è scomparsa quasi ovunque, tranne in Molise, dove tra le portate del cenone figura il prelibato “brodetto alla termolese”: un tempo piatto del popolo, cucinato dalle mogli dei pescatori con i pesci piccoli rimasti invenduti, ora è una pietanza ricercata e costosa a base di seppioline, triglie, merluzzetti, scorfani, razze e frutti di mare.

A Natale, invece, il brodo è ovunque di carne, soprattutto bianca. Sono tre quelli più diffusi: di cappone, di gallina e di tacchino. Poi c’è il brodo di manzo, quello di maiale e misto.

La tradizione di consumarlo il 25 dicembre risale però al Rinascimento. Già nel Cinquecento, il grosso volatile – un gallo castrato – era presente sulla mensa dei nobili in virtù delle sue morbide carni; dalle famiglie del popolo poteva essere gustato soltanto nelle grandi occasioni e il pranzo natalizio era una di queste. Oggi a Natale il brodo di cappone è utilizzato per cuocere i classici tortellini ripieni in Emilia Romagna, i cappelletti in Toscana e Marche, i ravioli in Veneto. In Lombardia è impiegato sia per la cottura dei casoncelli – una pasta ripiena a forma di mezzaluna – sia, nella zona del Varesotto, nella preparazione del risotto allo zafferano.

Piatto raffinato e nobile, i tortellini sono perfetti per la solennità del Natale e per tutti i giorni di festa

Si fa presto a dire BRODO

Il brodo di Cappone, è sicuramente quello più antico, le cui origini, assieme a quello di gallina, si perdono nella notte dei tempi. Nel Medioevo un banchetto non era tale senza un ottimo cappone e, proprio in quell’epoca, nacque l’usanza di gustarne il brodo, tanto saporito quanto sostanzioso, durante le fredde notti fra il solstizio d’inverno e le festività natalizie.

Il brodo di gallina è un altro must della tradizione natalizia italiana. Diffuso soprattutto nelle regioni meridionali ed in particolar modo in Sicilia, oggi è utilizzato un po’ ovunque, nel periodo invernale, per cuocere la pasta fresca. In Sardegna nel brodo di gallina si lascia cuocere la “fregula”, una pasta tipica dell’isola, simile al cuscus, ma più grande e colore vario.

Il brodo di tacchino è diffuso in Basilicata e con esso si cucina una minestra a base di scarola, verze e cardi, immancabile sulle tavole natalizie di Potenza come di Matera.

Il brodo di manzo si utilizza nella cucina valdostana, dove le famiglie mangiano la zuppa alla Valpellinentze, fatta con verza, fontina, pane nero tostato, cannella e noce moscata.

Il brodo di maiale, con costolette, ossa di prosciutto, salsicce e cotiche è, secondo alcuni ricettari classici, quello da scegliere per la “minestra maritata”, tra i cibi più amati del Natale in Campania e Calabria.

Il brodo misto. Secondo altre versioni della famosa ricetta del Sud Italia, ma anche in base alle tradizioni che variano da una famiglia all’altra e si tramandano da secoli, il brodo della minestra maritata è misto, fatto non solo con il maiale, ma anche con il manzo e la gallina (o il cappone).

Tortellini e Cappelletti

Tortellini

Secondo la leggenda i tortellini nascerebbero da un oste guardone che, a Castelfranco Emilia, dopo aver spiato dal buco della serratura una nobildonna giunta alla sua locanda stanca da un viaggio, spinto dalla bellezza di quelle forme, “scolpì” nella pasta fresca il ricordo di qull’ombelico perfetto. Se questa è una delle leggende più note, la seconda è ancora più interessante.

Più mitologica della prima, la seconda legenda vede al posto della Marchesina addirittura Venere. Si vocifera che durante la guerra tra Modena e Bologna a causa della “Secchia rapita”, Venere, Bacco e Marte correndo in aiuto a Modena, trovarono ristoro presso la locanda Corona. Il mattino seguente Marte e Bacco si allontanarono dalla locanda lasciando Venere dormiente, la quale al risveglio, chiamando il locandiere sfoggiò il suo ombelico che rapì la fantasia del locandiere il quale corse in cucina e ricreò cotanta meraviglia creando il tortellino.

Che sia Venere o la Marchesina, si vuole che l’originale forma del tortellino sia dovuto all’ombelico di una donna.

Cosa dice la Storia?

La storia, più precisa e meno folcloristica, di fatto parla di fatti più concreti. Lo storico Cervellati, in un suo manoscritto parla dei “Tortellum ad Natale” nelle tavole dei bolognesi già nel secolo XII. Infatti i riferimenti storici e letterari appaiono fin dai primi del 1300, in una ricetta in dialetto Modenese “torteleti de enula”, mentre nel ‘400 il tortellino viene addirittura citato in una novella del Boccaccio; il “Decamerone”.

Di sicuro una delle date importanti per il tortellino è il 1904, infatti in quell’anno i fratelli emiliani Bartani, partecipando alla fiera di Los Angeles, presentano il tortellino oltre che il modo corretto per conservarli.
E’ infatti da quel momento che il tortellino diventa conosciuto a livello planetario.

La consacrazione ufficiale della ricetta del tortellino avviene il 7 dicembre 1974, data in cui la “Dotta Confraternita del Tortellino” registra la ricetta del tortellino in brodo presso la Camera di Commercio di Bologna.

Le differenze

Cotto rigorosamente in brodo, tra il tortellino bolognese e quello modenese esistono varie differenze, non tanto sulla forma ma sulla differente preparazione.

A Bologna è chiamato turtlén mentre a Modena turtléin.
Il tortellino prende il suo nome dall’italiano torta.
Il tortellino lo si produceva solo per occasioni e feste particolari, ed era nato riciclando la carne avanzata dalla tavola dei nobili ricchi.

La differenza principale tra la versione bolognese e modenese sta nel ripieno:

  • Quello bolognese il ripieno prevede: lombo di maiale marinato per 2 giorni con aglio, rosmarino sale e pepe, cotto successivamente  in un tegame a fuoco lento con una noce di burro, a cui si aggiunge prosciutto crudo, mortadella di Bologna, parmigiano, 1 uovo, noce moscata, il tutto poi tritato finemente con il battilardo.
  • La versione modenese invece prevede: Lonza di maiale tagliata a cubetti e fatta saltare in padella per pochi minuti, prosciutto crudo di Modena, mortadella, parmigiano stagionato, 1 o 2 uova, noce moscata, pepe bianco e sale il tutto macinato finemente nel tritacarne.

La sfoglia in entrambe le versioni viene preparata esclusivamente a mano e tirata al mattarello per mantenere porosità ed elasticità.

Sul brodo invece ancora una volta vi sono due scuole di pensiero differenti:

  • Modena il brodo è di gallina preparato la mattina da consumarsi alla sera.
  • Bologna, invece, il brodo è di cappone e manzo dove non deve mancare l’osso!

La chiusura del tortellino la si vuole attorno all’indice a Modena, e attorno al mignolo a Bologna.

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Una “Panettoni Parade” di alcune delle più interessanti espressioni alveolate a tema natalizio tra insegne note e meno note del centro Italia, con focus laziale e qualche indirizzo toscano, umbro e marchigiano che fanno di qualità e ricerca il proprio tratto distintivo.

Panettoni artigianali, soffici e fioccati, senza glutine e vegani, di montagna e di mare, glassati, golosi e pralinati, generosi in uvette e canditi, ripieni di gelato o farciti di Elisir d’Amore, protetti da favolosi packaging a lingotto d’oro o da “secchielli di confetture”, ecco una parata delle migliori espressioni alveolate note e meno note del centro Italia, con focus laziale e qualche significativo indirizzo toscano, umbro e marchigiano (che non tarderemo ad implementare).

ABRUZZO

AVEZZANO / MAMMARòSSA e il Panettone di Montagna

Un panettone di montagna, che assomiglia a Franco Franciosi nel carattere e nel rigore. A Natale racconta una storia strettamente legata alla terra non solo attraverso le materie prime scelte, ma anche attraverso un vero e proprio “Pane ricco delle feste”, nato e lievitato per essere condiviso a tavola. Riportandolo all’origine lo ha “svotato” di tutto, a partire dallo zucchero, in bassissima percentuale, e viene realizzato con farina di grani cresciuti nelle sue stesse terre e Uvetta che “scrocchia”. Nella versione classica, con canditi e uvetta, l’uva passa è appunto quella calabrese di moscato di Maradei e quella di Zibibbo di Tanca Nica di Pantelleria, entrambe con semi. Scelta che fa la differenza e che rappresenta un’ ulteriore quanto decisa sterzata nella direzione dell’essenza dei sapori al naturale; e che nulla vuole cedere o concedere alle mode o alla soluzioni più golose e attrattive. Quello di Mammaròssa è quindi un panettone di montagna e di valori, nato sull’Appennino tra vette impervie colline e bacini, che racconta storie di territorio e trasformazioni, di radici e resistenza alveolata e concettuale. www.mammarossa.it

SCANNO / Angelo di Masso e i Panettoni di Natura

Un nome una garanzia quello di Angelo di Masso, legato in prima istanza al dolce tradizionale scannese, il Pan dell’Orso, un impasto di miele e mandorle ricoperto di cioccolato. Sulla scia delle tipicità sono celebri i suoi mostaccioli, il pandolciotto, i frollini con la scrucchiata d’uva – confettura abruzzese – ma anche torte, paste, mignon e a Natale i favolosi Panettoni. Realizzati con materie prime fresche e genuine, come i limoni canditi di Sicilia, il sale blu di Persia, la vaniglia Tahiti, la cannella indonesiana e il burro di latteria, quest’anno, oltre alle consolidate versioni Tradizionali con o senza glassa; Lampone e mosto cotto (ottimo), PanGianduia e Frutti di bosco; l’instancabile produzione annovera novità al sapore di Cappuccino; Liquirizia, cioccolato e albicocca. Ma, se il Vostro desiderio è quello di innamorarVi sotto l’albero Vi consigliamo quello alla Ratafia – l’ Elisir d’Amore abruzzese a base Montepulciano – ciliege amarene e un tocco di Zenzero. Per chi ama la varietà c’è anche un Tris di Panettonicini. Per conoscere tutte le possibilità cliccare QUI!

LAZIO

ROMA / Vizio: Lingotto e Medaglia d’Oro

Con un packaging a lingotto d’oro il Panettone di Vizio ha trionfato nelle versioni “classico” e “cioccolato” a Panettone Maximo 2023, evento romano di calibro nazionale che si è tenuto domenica 3 dicembre al Salone delle Fontane all’Eur. A decretare il doppio verdetto una giuria di esperti e pasticceri plurimpremiati. Ma cosa rende il Panettone di Dalila Esposito e Simone Cavallo così spaciale? Sicuramente la texture dell’impasto, soffice e umido, fioccato, microalveolato, la generosità dei canditi e delle uvette di ottima qualità, il profumo di burro, le lentiggini di vaniglia Bourbon, la dolcezza moderata del miele di acacia, la copertura zuccherini e mandorle che lo rendono ancora più ricco e in coerenza con il suo dorato scrigno. Prodotto a San Cesareo e in vendita di via del Mascherino 32 a Roma. Se Volete Viziare il vostro Natale, affrettatevi e chiamate il numero  391 373 5705.

ROMA / Casa Manfredi e il talento di Giorgia

Casa Manfredi triplica i suoi format e mantiene la sua anima di bontà nella casa base di viale Aventino, nella nuova insegna di via dei Conciatori “Casa Manfredi Teatro – Laboratorio” e nel lussuoso “Corner” di Palazzo Naiadi a Piazza della Repubblica. Giorgia Proia, talentuosa Pastry chef – sempre coadiuvata da Daniele Antonelli, compagno della vita e del lavoro – ha spostato tutta la produzione delle linee e dei grandi lievitati delle feste nel Teatro-Laboratorio alle spalle della Piramide Cestia che, oltre alla grande attività festiva, accoglie il “popolo della mattina” fino a pranzo in un ambiente in stile newyorkese compenetrato all’operosa fucina al profumo di burro. Qui la produzione è raddoppiata ma il sapore, la qualità e i profumo del prodotto rimangono gli stessi tra Panettone “Classico”, “Gianduia e Albicocca”, “Tre Cioccolati”, “Lampone e Cioccolato” e il favoloso “Pandoro” generoso inno di burro e vaniglia. Tutti acquistabili online sul sito casamanfredi.it con consegna in tutta Italia e presso Casa Manfredi Aventino e Casa Manfredi Teatro.

ROMA / Fatamorgana e il PanettoneGelato Senza Glutine

Chi l’ha detto che il gelato si mangia solo d’estate? Il vero gelato artigianale e naturale, come quello realizzato da Maria Agnese Spagnuolo (ideatrice e maestra gelatiera di Fatamorgana), è ricco di nutrienti dunque rappresenta un’ottima fonte di energia, l’ideale per i mesi più freddi. Poi quando incontra il dolce natalizio per eccellenza – il panettone – non può che nascere un connubio perfetto per le Feste. Ancora più interessante se il Panettone in questione è senza glutine in due varianti per il Natale 2023: con uvetta di Corinto, miele di acacia, uova bio, copertura al cioccolato bianco montato a frusta, scaglie di mandorle d’Avola tostate, pistacchi di Bronte e scorze d’arancia di Sicilia semi-candite, ripieno di gelato al pistacchio di Bronte, gelato alla mandorla d’Avola e sorbetto alle fragoline di bosco; e quello con copertura alla gianduia e nocciole d’Alba tostate intere ripieno di gelato ‘Bacio del Principe’, sorbetto di lamponi e gelato allo zabaione con marsala riserva targa Florio. Entrambi i panettoni sono disponibili anche senza la farcitura di gelato in tutte le 7 gelaterie Fatamorgana (Nemorense, Campo de’ Fiori, Spagna, Rione Monti, Trastevere, Re di Roma, Monterotondo).

ROMA / Julietta, Romeo e il Primo Panettone vegano di Cat Bistrot

Per questo Natale 2023, Julietta Pastry and Lab (pasticceria gourmet interamente vegetale firmata Romeow Cat Bistrot), presenta il suo primo panettone, ovviamente rigorosamente plant based. Parliamo di un prodotto artigianale che fa capo a Lorenzo Carbone, ed è realizzato solo con ingredienti naturali (senza additivi e miglioratori) e, chiaramente  senza proteine di origine animale. Gli ingredienti sono lievito madre, farina di alta qualità, latte di soia, vaniglia Bourbon da bacca, margarina vegetale biologica, non idrogenata e senza olio di palma. La miscela di spezie studiata nel dettaglio (bacche, semi profumati, agrumi) donano profumo all’impasto soffice e alveolato al punto giusto. Il primo panettone di Julietta Pastry & Lab è in edizione limitata, dunque rigorosamente da preordinare e ritirare in negozio (€ 28 – 800 gr.), disponibile in due versioni: uno classico con i canditi e uno al cioccolato.

ROMA  / D’Antoni e il “fresco freschissimo”

Per il Natale 2023 la pasticceria D’Antoni propone una grande varietà di scelta tra panettoni, torroni, praline e golosissimi decori natalizi realizzati in cioccolato. Tutto è frutto di un continuo studio atto a rinnovare anche le più classiche proposte attraverso l’applicazione di una tecnica e un processo artigianale in costante evoluzione. Selezionatissime materie prime, forma, colore, sofficità, alveolatura e aromaticità sono gli elementi che concorrono a celebrare il Natale attraverso un rinnovato sapore della memoria. Prodotti con solo lievito madre, espressione della filosofia “fresco freschissimo” che caratterizza tutta la produzione D’Antoni, immancabile il Classico Mandorlato: semplice e ricco con tre tipologie di arancia candita – diverse per calibro e processo di canditura e due tipologie di uvetta. Degno di nota anche quello al Pistacchio, che lo celebra nell’impasto, negli inserti e nella glassatura. Originali nei sapori e negli accostamenti quelli Cioccolato, Nel Senso – al cioccolato Inspiration fragola Valrhona – e Pop, impasto classico arricchito da inserti di noci pecan e albicocche candite glassato al cioccolato bianco e cocco rapè. Accanto alla variegata produzione natalizia creazioni di Torroni Speciali ai gusti “Cioccolato fondente con ripieno di gianduia, perle di lampone, ganache al passion fruit”, “Cioccolato al latte con cremino al pistacchio, perle di cioccolato bianco e cuore di caramello” e “Cioccolato fondente con cremino alla nocciola, perle al caramello e ganache alle fragole”. Tutta la gamma su www.pasticceriadantoni.it

ROMA / Maison Lafè e il Panettone giovane e grintoso

In via di Pietralata, una Caffetteria Pasticceria di grande qualità. E’ quella che fa capo a Laura Giordano e Andrea Fontana, due giovanissimi e appassionati di Pasticceria che hanno unito tecnica e creatività per realizzare il loro sogno: Maison Lafé. Questo laboratorio artigianale, attivo da poco più di un anno, offre una vasta gamma di dolci, dai lievitati della colazione ai mignon, dalle crostate alle torte personalizzate su ordinazione. Durante le festività, si dedicano alla produzione di panettoni e colombe. Notevole il loro panettone, slanciato, profumato, umido e dolce al punto giusto, carico grinta ed energia, come quella che si addice alle giovani leve che ci mettono il cuore. Una passione così indirizzata che è valsa loro la medaglia di bronzo a Panettone Maximo 23, sfidando 42 pasticcerie artigianali provenienti da tutta Italia. Info e Prenotazioni al numero +39 389 843 8867

ROMA / Cresci e l’Upgrade 2023

A pochi passi da Piazza San Pietro, il Natale prende la forma di panettone artigianale firmato Cresci. Danilo Frisone, chef, panificatore e proprietario di uno dei più rinomati forni romani, per il Natale 2023 ha prodotto un panettone al burro italiano delle Fattorie Fiandino, più idratato e con una percentuale di parte grassa maggiore tale da consentire una maggiore morbidezza. Un risultato che si ottiene in 48 h di produzione con solo lievito naturale. Le farine sono del Molino Pasini e le uova sono rigorosamente fresche. Per impreziosire l’impasto ci sono vaniglia del Madagascar efrutta candita biologica Morandin. Un unico formato di 1 kg al costo di 38 €, acquistabile in negozio ma per cui si consiglia la prenotazione oltre alla spedizione in tutta Italia. Le varianti quest’anno sono due: tradizionale o con albicocche candite e cioccolato. Le feste natalizie sono sinonimo però anche di tanti altri dolci tipici – panforte, panpepato, torrone al cioccolato, biscotteria secca all’arancia candita – tutti disponibile nel forno e bistrot romano. Un forno “sempre caldo” e pronto a sfornare crostate, cake di segale, biscotteria, granola di avena, pani con farine di castagne e, in generale, farine poco trattate e naturali. in Via Alcide de Gasperi 17 – Roma, Tel. 06 5184 2694 www.cresciroma.it

ROMA / Cavalletti, oltre il Millefoglie

Il panettone di Cavalletti viene fatto come 50 anni fa, sempre con lo stesso lievito madre che curano con premura e una lievitazione raggiunge le 36 ore (38 per l’impasto al cioccolato) e gli ingredienti utilizzati sono solo materie prime di altissima qualità, dal burro ai tuorli d’uovo. I panettoni sono in 4 differenti gusticlassico con uvetta australiana, cedro e canditi (38 €); uvetta (38 €); pistacchio (48 €); cioccolato (43 €). Proprio il panettone al cioccolato è la novità degli ultimi anni: un upgrade in termini di gusto e di ingredienti utilizzati che ha visto il passaggio dalle semplici gocce di cioccolato ad un vero e proprio impasto al cioccolato 55% del Camerun, coperto da una glassa di mandorla al cacao. Un prodotto che richiede fino a 2 ore in più di lievitazione rispetto agli altri gusti by Cavalletti. Gli impasti si “mettono in moto” a partire dalle 6 del mattino e ognuno di essi lievita per tre ore, lontano l’uno dall’altro, così da poter riposare tutta la notte prima del rimpasto e di una nuova lievitazione. Il formato è unico – 750 g – eccezion fatta per la versione classica proposta anche nell’opzione da 2 kg. Per disponibilità Tel. 06 4559565 www.cavallettimillefoglie.it

FIUMICINO / Luca Pezzetta e il Panettone “d’aMare”

Soffice e profumato, ilpanettone artigianale classico di Luca Pezzetta è realizzato con Lievito madre vivo e lavorazione a due impasti, burro francese da panna di centrifuga, vaniglia Bourbon e canditi calabresi
(arancia e cedro). Viene prodotto con tre lievitazioni, per un totale di 48 ore. Se la morbidezza della texture ben alveolata sono gli obiettivi di questo Panettone nato dall’abnegazione di una grande talento lievitista, il profumo, come citato, è parte dell’ intensa caratterizzazione questo grande lievitato proposto unicamente nella versione classica e “nuda”, come vuole la tradizione. Il progetto di packaging è opera dello studio creativo romano “Slevin”.
Info, acquisti e prenotazioni: Formato: 1 kg (40€). Conservazione: 45 giorni / presso Micro Forno Luca Pezzetta
Via Giovanni Battista Grassi, 22 – Fiumicino, RM / Per acquisti online: http://shop.lucapezzetta.com/

ACILIA / Spiga D’Oro Bakery e il Panettone Campione di Sofficità

La selezione delle materie prime unite alla lavorazione artigianale e alla lievitazione naturale è ciò che caratterizza tutta la produzione di Spiga d’Oro Bakery, forno e pasticceria che illumina l’intera Acilia. Le loro produzioni di Natale, come quelle sul banco tutto l’anno, raccontano la generosità della famiglia Mangione e l’abilità di Alessandro nell’elaborazione dei grandi lievitati delle feste. Primo posto per il “premio del Pubblico” e Secondo posto nella “categoria tradizionale” per la giuria di esperti di Panettone Maximo 2023, il suo Panettone è un grandioso esempio di morbidezza microalveolata, sofficità, profumo e lievito madre. Oltre al campione Tradizionale, una vasta gamma di gusti, da quello realizzato con farina integrale biologica con cioccolato fondente e arancia, a quelli più golosi nelle versioni pistacchio, rhum e uvetta, rocher, kinder, nutella e molti altri. Per rendere le festività ancora più attrattive è possibile comporre e acquistare cesti natalizi. Per coloro che desiderino immergersi completamente in questo mondo di sapori, il Forno Spiga D’Oro Bakery si trova in Via Umberto Lilloni, 62 (Acilia / Tel 06 521 1078) e in Via di Dragone, 140 (Dragona) spazion di recente apertura che continua a consolidare la tradizione di bontà firmata Spiga D’Oro Bakery.

FONDI (LT) / Ferdinado Tammetta e il Panettone al Caffè

Lunga esperienza, arte tramandata da generazioni e una passione sempre nuova quella del maestro Ferdinando Tammetta. Ingredienti che fanno la differenza in questo forno storico di Fondi in Via delle Fornaci 57/63, in provincia di Latina. Per Natale 2023, oltre al Pandoro, al Panettone tradizionale e senza canditi, quello al cioccolato, pera e cioccolato e frutti di bosco, la novità è il Panettone al Caffè che promette di deliziare i palati con un connubio avvolgente di sapori, unendo la sofficità tipica del panettone artigianale alle note aromatiche e decise del caffè. Che si stacca dalle proposte più convenzionali e dimostra ancora una volta la capacità di stare al passo con i tempi. Il Panettone al Caffè è dunque un risultato di processi di selezione degli ingredienti di alta qualità e di una meticolosa lavorazione artigianale, improntata alla passione che contraddistingue questo bel forno di Fondi. L’acquisto è possibile presso la sede e on line al sito www.fornotammetta.com.

TERRACINA / Il Panettone al Moscato di Nazareno Fontana

Il viaggio culinario si apre con il Panettone al Moscato di Terracina. L’impasto soffice e fragrante si nutre delle note dolci e aromatiche del moscato locale diventato cavallo di battaglia dello chef Nazareno Fontana che, nella veste di pastry chef si fa coadiuvare dal fratello Mario alla gestione del “Il Caminetto” di Terracina, gioiello gastronomico situato nel cuore di Terracina che continua a deliziare i suoi ospiti con una selezione di prodotti e idee da mangiare innestate sulle materie prime locali. Questo dolce infatti non è soltanto una prelibatezza, ma una dichiarazione culinaria che identifica un luogo preciso e la filosofia di reinvenzione continua dello chef. Quest’anno anche quello al Limoncello, celebrazione dei freschi limoni di Monte San Biagio, e quello al Pistacchio di Sicilia accompagnato da una crema spalmabile appositamente realizzata da produttori isolani dopo un viaggio ispiratore. A sottolineare l’inventiva dello chef un’altra novità già molto apprezzata: il panettone salato, composto da crudo, capocollo e ben tre formaggi: pecorino, provola dolce e piccante. I prodotti sono acquistabili anche attraverso on-line dal sito: www.ilcaminetto81.it

TERRACINA / Essenza di Panettone, classico e cioccolato-albicocca 

Il panettone di Essenza viene realizzato interamente nel ristorante stellato di Terracina in maniera artigianale, senza utilizzo di conservanti, stabilizzanti o additivi e con un’attenta selezione di materie prime di qualità elevata. La sua lavorazione artigianale prevede tre passaggi di lievitazione, la pirlatura viene realizzata interamente a mano e la produzione è limitata. Così nasce il Panettone Essenziale, la sintesi tra il gusto della tradizione e le intuizioni personali di chi fa della qualità una scelta imprescindibile. Chef Simone Nardoni e il suo braccio destro Luca Cacciotti, specializzato nei dolci e nei lievitati, propongono due tipologie di panettone: Classico e Cioccolato e albicocca. Peso 800 gr.I prodotti sono in vendita nello shop online all’indirizzo https://www.essenza.co/eshop . Tel 0773 369762

FROSINONE / Dolcemascolo

In Dolcemascolo c’è il piacere di una storia artigiana, fatta di innovazione che guarda al futuro e di radici nelle tradizioni del passato. Quello di Matteo è un prodotto artigianale che vanta soli 40 giorni di scadenza e garantisce umidità, genuinità e grande digeribilità grazie alle tecniche utilizzate. Con un packaging rinnovato per proteggere Pandoro e Panettone, quest’ultimo è in diverse versioni Classico, ai Frutti di Bosco, al Cioccolato, Cioccolato e Pere e Cioccolato e Lamponi realizzato con cioccolato fondente al 60% e lamponi locali e quello al Pistacchio.

VITERBO / Gur.Me. e il panettone “Ma Dai!?” 

Da un’esclamazione di apprezzamento il nome di un “Ma dai!” è il nuovo progetto gluten free che si è concretizzato proprio in vista del Natale. A crearlo le sapienti mani della pastrychef Stefania Mancini nel suo laboratorio bakery del ristorante viterbese Gur.Me. Ore e ore passate a mixare chili farine per trovare la combinazione più gustosa e la “spinta” giusta per definire la sua morbidezza. “Ma dai!” nasce dall’espressione pronunciata dai tanti clienti increduli di trovarsi di fronte ad un prodotto gluten free. Dal panettone classico con arancio e uvetta, alla versione cioccolato e infine pistacchio, l’altissima qualità delle materie prime utilizzate ne fanno un’eccellenza italiana a cui non rinunciare. In vendita presso il ristorante GUR.ME via Valle piatta 5, Viterbo https://www.ristogur.me/bakery/ e su prenotazione WhatsApp +39 376 133 0054

VITERBO / Bibì, piccola ma forte

Nel centro medioevale di Viterbo, a due passi dal famoso Palazzo dei Papi, trovate “Bibì Patisserie Dolce e Salata” piccolissimo scrigno di dolcezze realizzate con amore e ossessione per le materie prime da giovani pasticceri che hanno deciso di intraprendere questa dolce e nuova avventura. Due le proposte natalizie prodotte con lievito madre. Panettone classico tempestato di profumatissimo cedro “diamante”, uva sultanina “vintage” e scorzone d’arancia tutta essenza.Diamanti di cioccolato riempiono il panettone “al cioccolato” ed una cascata di riccioli di cioccolato bianco e nero ne rivestono la superficie. Versione golosa da non perdere.https://www.facebook.com/bibidolcesalata WhatsApp+39 329 805 4913

VITERBO / Classico e Pandorato: le “Delizie dei Borboni”

Oltre 50 le ore di lievitazione per i panettoni dei partenopei “Armante”, da qualche anno nella Tuscia con una ricca proposta natalizia. Lunghe fermentazioni per risultati efficaci nella struttura, nel gusto e nel profumo del Panettone “Classico” con arancio cedro e uvetta di cui eseguono mesi prima la canditura. Tra le versioni più richieste quello all’albicocca “Pellecchiella” del Vesuvio, e ancora,  “Arancio e cioccolato” aromatizzato con liquore all’arancio, al  “Marron glaces”,  “Noci, fichi, pinoli e cannella”e la novità del 2023 al gusto “Cappuccino”, impasto al caffè arricchito di gocce di cioccolato bianco. Tra le loro proposte anche “Il Pandorato”, incontro tra panettone e pandoro dal retrogusto allo zabaione. https://www.facebook.com/ledeliziedeiborbone/about WhatsApp 339.43.86.896

TREVINANO / Iside De Cesare e “la Parolina” giusta nel Panettone

Piccola taglia, come si addice ai cammei – ovvero alle gemme preziosie, lavorate a tutto tondo – il panettone di Iside De Cesare, talentuosa chef patron de La Parolina, una stella Michelin a Trevinano (Acquapendente, VT), profuma di buono e di forno, di grano e di pane. La sua è una pasta compatta, alveolata al punto giusto, moderata nello zucchero che ricorda i pani artigianali di sapiente lavorazione. Preparato con lievito madre, i suoi canditi di Arancia amara gli donano serietà e profondità, perfetto per chi cerca un sapore autentico e slegato dalle mode dei tempi. Un Panettone al naturale quindi, che ad ogni morso di base neutra si carica di sapore all’incontro dell’uvetta e del candito. Packaging essenziale ed elegante, l’involucro è chiusto da un fiocco di spago grezzo. Oltre al classico, c’è anche quelloglassato al cioccolato e nocciole dei monti cimini. Info e disponibilità su https://www.laparolina.it/

TOSCANA

PRATO /  Il Panettone del Nuovo Mondo

Celebre in tutta Italia per il suo prodotto più famoso, le Pesche di Prato, la Pasticceria Nuovo Mondo vanta oggi prodotti che sono diventati icone. A Paolo Sacchetti, pluripremiato proprietario della pasticceria e membro storico di AMPI, l’Accademia Maestri Pasticceri Italiani, si affianca il talento del figlio Andrea, cresciuto nel laboratorio del padre. Tante le referenze pensate dai due pasticceri, padre e figlio, per questo Natale: Giulebbe: panettone del territorio, realizzato con ingredienti locali come i fichi secchi di Carmignano, Presidio Slow Food, pinoli di San Rossore in glassa, noci della val di Bisenzio; e Pan Ballotto: “marzapane” a base di marroni del Mugello IGP lessi, pasta di marroni e alchermes (Prodotto Agroalimentare Tipico della Toscana, liquore dolce e aromatico dall’inconfondibile colore rosso). Anche la glassa del panettone è fatta con la farina di marroni. Le prenotazioni possono essere fatte solo telefonicamente al numero 0574 27765.

UMBRIA

FOLIGNO/ O’Ma’, l’angolo delle Bontà

Siamo a Foligno, in Via Umberto I, in questo raccolto forno artigianale arredato con grazia che fa capo al Matsro fornaio Filippo Vassallo e a sua madre, da cui deriva il nome “O’ Mà”. Qui ogni giorno sul bel balcone di legno mettono in mostra prodotti dolci e salati preparati con professionalità e passione. Buona scelta degli ingredienti che vengono trasformati in diverse varietà di pani, torte salate e dolci tutti appetitosi. Ma Natale il must è il Panettone caratterizzato da un’attenta lievitazione e selezione delle materie prime a partire dal lievito madre. il risultato? Sapore equilibrato e nota distintiva di vaniglia, giusta umidità del morbido impasto impreziosito da uvette e arancia candita nella versione “Tradizionale” e “Fondente” con impasto scuro al cioccolato e pepite di cioccolato fondente. Disponibilità al numero 333 767 9585

CORCIANO / Mounier Champagne, Pizza e Panettone!

Meunier Champagne & Pizza è il progetto dall’agronomo Anna Chiara Baiocchi e dagli ingegneri Pietro Marchi e Daniele Marcucci, lanciato nel 2017 a Corciano (Perugia) che hanno combinato sinergicamente competenze e passioni per il vino definendo un risultato di alto livello, fondato sulle condivise competenze di sommellierie, sperimentazione, ricerca. Questa ricerca dal 2018 si è focalizzata sui panettoni artigianali che si affiancano alla produzione di pandoro avviata sin dagli inizi. Degno di nota il “panettone classico” con 3 lievitazioni e pasta madre viva, bacche di vaniglia biologica del Madagascar, uvetta australiana 6 corone, arancia Navel di Calabria e cedro Diamante con canditura al naturale. Il risultato? Una grande prova umbra, soffice, aromatica, per un morso fedele alla tradizione e con picchi che profondità.

BRUFA / Il Panettone “classico ma non troppo” di Impero e Fabrizi

Siamo a Brufa, in posizione panoramica tra Assisi e Perugia, nel borgo recentemente illuminato dalla prima stella Michelin per il Ristorante Elementi Fine Dining interno alla struttura Borgobrufa SPA Resort 5 stelle. Questo punto di riferimento dei Luxory SPA Resort, ora consacrato “dalla Rossa” come meta enogastronomica italiana guormet non dimentica di certo le tradizioni, né di sottolineare le feste con il suo dolce più iconico. E lo fa attraverso l’impegno e il talento della Pastry Chef Pamela Fabrizi e dell’Executive Chef Andrea Impero. Il loro primo panettone nato sotto la luce della buona stella, lo hanno definito “classico ma non troppo” e proviene da un lungo lavoro di ricerca sulla materie prime e da pazienti tecniche di lavorazione. Viene realizzato con farine italiane biologiche, uova fresche da allevamento all’ aperto di “Liberovo”, bacche di vaniglia Tahiti, candidi calabresi, uva passa siciliana e burro di latteria per la versione classica, mentre, per quella al cioccolato, la scelta dell’abbinamento è stata quella di abbinare il cioccolato monovarietale ecuador 60% di MARCO COLZANI (Monza) ai i fichi bianchi del cilento dell’ Opificio Santomiele (Salerno).  Per Info e disponibilità 075 9883www.borgobrufa.it

CIVITELLA DEL LAGO / Paolo Trippini e “come nasce un panettone”

“Il Paolo”. L’ ha chiamato così Paolo Trippini, Ristorante Trippini a Civitella del Lago (TR), sopra il Lago di Corbara, alla vista di tre regioni. La nascita di un panettone “Il Paolo” richiede tre giorni di lavorazione con una lievitazione che
varia dalle 62 alle 66 ore. L’ingrediente che rende unico il gusto dell’impasto è il Lievito Madre. Questo ingrediente, che lo chef cura da ormai 12 anni, conferisce al Panettone profumo fragranza inconfondibile e alta digeribilità.
Tutti gli altri ingredienti sono selezionati da Paolo con cura e attenzione per un impasto che prevede uova fresche; Farina grani selezionati, Arance candite selezionate, Uva sultanina, Bacche di vaniglia naturale, Burro, Zucchero, Miele millefiori e “Tanta Passione”.

MARCHE

OFFIDA / Il Panettone “Fragile” con crema 3-6-9 di Daniele Citeroni

Un panettone disponinile ad anni alterni che nasce da un progetto condiviso con Molino Agostini (farine biologiche, macinate a pietra a km0) e Iodio, vinerina con libreria a San Benedetto del Tronto, è il Panettone di Daniele Citeroni, talentuoso chef di Ophis a Offida, che mette in tutto quello che fa grande ricerca, riflessione e impegno. Il Packaging è un barattolo di latta, quello utilizzato per le confetture e Il panettone 2023. Si chiama Fragile perchè fragile è il soffice prodotto da salvaguradare al suo interno che Ophis arricchisce con il suo 3-6-9. Cos’è? E’ la crema al cioccolato senza uova tipica di Offida, servita nella classica zuppa inglese. L’idea alla base è proprio quella di legare il dolce per antonomasia delle festività natalizie, il panettone, al dolce presente in tutte le feste e su tutte le tavole marchigiane, la zuppa inglese. Quindi, all’interno dell’impasto carico di uova che richiama la crema gialla, le intense pepite di cioccolato di Marco Colzani rappresentano la 3-6-9 e gli inserti di pasta di mandorla con madorle locali ricordano la crema bianca. Chiude il giro dei rimandi concettuali un nebulizzatore di alchermes che troverete nella confezione. Una volta affettato il panettone basterà vaporizzare il liquore per ottenere un sapore nuovo e tradizionale al contempo. Qualcuno è ancora disponibile. Per sicurezza chiamate Ophis allo 0736 889920 / https://www.osteriaophis.com/

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Matthias Kirchler è uno di quei pochi chef che ben governa il tridente delle abilità gastronomiche. Ne deriva un pensiero gastronomico indipendente per posizione e mentalità, profondamente identitario e culturale che ridisegna i confini/non confini di una cucina boschiva e montana, nella nuova narrazione della Valle Aurina.

confini/non confini di una cucina boschiva e montana, essenziale e di contenuto,

Aspetto da guerriero vichingo, postura fiera, capelli biondo cenere, sguardo sicuro, occhi chiari e limpidi come le sue idee. Matthias Kirchler, 30 anni, nasce e cresce circondato dalle 80 montagne della Valle Aurina (Ahrntal in tedesco; Toul in dialetto sudtirolese), il passo più settentrionale dell’Alto Adige, luogo di grande rispetto tra l’uomo e la potente natura.

Nella ricerca della propria identità culinaria e di quella definizione univoca che tutti gli chef dovrebbero perseguire, il suo confronto, il riferimento, il termine di paragone qui non è stato con le cucine del mondo e i grandi maestri, ma con gli alberi, con il clima rigido, con la neve che per interi interi ricopre tutte le cose; con le notti gelate e il cieli carichi di stelle, con i temporali violenti e con i tremila metri di altitudine delle Alpi dei Tauri occidentali che hanno (fortunatamente) protetto e mantenuto inalterati costumi e usanze delle popolazioni alpine.

Il primo profumo, quello che registra in Matthias questa dimensione ad alta risoluzione, è quello del bosco e del pino cembro (che qui chiamano cirmolo), dell’abete rosso, del muschio e del ginepro. Richiami di atmosfere profondamente legate alla sua storia familiare e a alla cultura collettiva; così come il latte di malga, il pane di patate, il burro intenso, il formaggio grigio: espressioni di contenuto e semplicità sulle quali lo chef nei suoi piatti lavora per innestare, distillare ed evolvere l’emozione e la tenacia della montagna.

Il concetto diviene così cucina, più precisamente quella cucina del Lunaris 1964, il Ristorante Gourmet più a nord d’Italia che accoglie i suoi otto ospiti in un’elegante e raccolta stube all’interno dell’imponente e articolata struttura Amonti & Lunaris Wellnessresort, a Cadipietra, sopra Bolzano, quasi al confine con l’Austria. 

Concetti, dicevo, da mangiare, che si ritrovano in piatti come il “sempre verde”, che è un tributo al ginepro alpino, forte arbusto che rimane verde anche sotto la neve. Lo chef, unendo i puntini dei rimandi concettuali legati “al colore, al temperamento e alle temperature”, realizza così una granita verde utilizzando un macchinario concepito per il formaggio, che arriva scenograficamente in sala e nel quale viene montata una forma di ghiaccio verde scura la quale girando, al contatto con la lama, produce una neve sempreverde, una “granita di ginepro” che spezza il ritmo del percorso degustazione, rinfresca mente e palato predisponendoli alla portata successiva.

Ricerca profonda e guizzi creativi. Matthias, quali sono gli ingredienti che hai scoperto durante la fase di studio e costruzione dei due percorsi degustazione?

La Valle Aurina ha sempre avuto una cucina molto povera. Avevamo solo un pò di latte, dal quale abbiamo ottenuto burro e formaggi, uova e poco grano, e poca carne. E mi piace partire da queste materie per riproporre fedelmente la base della mia cultura in una cucina di piatti più elaborati.

Tra gli ingredienti che ho scoperto durante la mia fase di ricerca ci sono erbe selvatiche che ancora non conoscevo come il sommacco, acido e agrumato, e 300 diversi funghi commestibili, diversissimi tra loro e alcuni con sapori incredibili, tipo quello al gusto di cocco.

Riflettendo sul fatto che “terra povera” non sia necessariamente un limite, ma anzi, se letta come sfida proattiva possa rappresentare una decisiva spinta per generare una grande cucina (il Noma di Copenaghen e il lavoro di Renè Redzepi ne sono un esaustivo esempio), penso ai concetti di economia circolare di etica e sostenibilità, così chiedo allo Chef come li abbia introdotti nella sua cucina. 

Noi siamo molto attenti e cerchiamo di non sprecare nulla. Anche se parlare di sostenibilità complessiva in un Resort è difficile per alcuni versi, nella mia cucina l’etica diviene concreta attraverso la scelta dei produttori sostenibili dai quali mi rifornisco, come per la  “vacca grigia” di Walter Künig, azienda agricola biologica Künig Hof che fa dell’ agricoltura sostenibile e salutare uno stile di vita; Goasroscht di Günter Volgger per le carni e i formaggi di capra; e Obermair per lo speck (di tutti i citati Vi racconterò più avanti n.d.r).

Due i percorsi – uno più ampio per tutti i palati, l’altro vegetale – entrambi interessanti e con vette di emozioni. Tra i piatti che spiccano, c’è sicuramente il “Graukäse e pane croccante alla segale”. Ma qui è doveroso fare un passo indietro. 

Il legame che c’è tra chef Kirchler e il formaggio risale infatti a quando, da piccolo, aiutava la famiglia nei lavori della malga, badava alle vacche e imparava a destreggiarsi con i formaggi. Soprattutto con il “Graukäse”, il formaggio grigio, che è il cibo più antico e tipico della valle, tanto che le prime testimonianze scritte risalgono al 1348.

Un sapore che si identifica fortemente con questo luogo. Lo chef lo ripensa e ne stravolge la struttura che da solida, granulosa e quasi gommosa, diventa spumosa ed eterea all’impatto che, presentata in una ciotola volutamente grezza (molte delle ceramiche sono realizzate a mano da Matthias), tra cenere di porro ed erba cipollina, nasconde dei caldi bonbon di formaggio grigio al cucchiaio accompagnati dallo schüttelbrot, il caratteristico pane croccante altoatesino che non sfugge alla puntuale rilettura sintattica.

Il Graukäse con pane croccante, è stata la mia sfida. A partire dalla ricerca e dalla sua lavorazione che ho fatto spalla a spalla con la produttrice; perchè un formaggio a latte acido, senza lattosio e senza grassi. Ho fatto un lavoro enorme per ripensarlo e proporlo in un consistenza diversa.

Una cucina la sua che, ben oltre cucine e stage, parte dai valori di una cultura comune e dal contatto, dal dialogo e confidenza con il produttore. Al “Graukäse” seguono “Pane, burro e speck” di grande qualità, le “Short ribs in salsa bbq”, il “Salmerino” cotto in oliocottura (cottura in olio a bassa temperatura) nel grasso di vacca grigia – e che, attraverso questa tecnica diventa quasi glassato preservandone consistenza e sapore. Poi c’è “Goaroshtch”, un piatto con il quale lo chef ha voluto omaggiare Günter (allevatore e fornitore di “capre felici” sopracitato) immettendo nei Cappelletti in brodo tutta la forza della carne di capretto e della ricotta di capra, ricoperti da una sottile neve di formaggio e gocce di olio alle erbe. Si arriva così al “Cervo, barbabietola e mirtilli rossi”, servito con una deliziosa quanto inedita versione di Schupfnudel

Gli schupfnudel sono una pasta tipica, tipo gnocco lungo, 

che volevo proporre in stile fine dining.

Il piatto merita un approfondimento perché il Cervo, oltre la sua vivida trama, viene caratterizzato da una sabbiatura di sangue essiccato e polverizzato – altro ingrediente tipico della valle – e viene servito con delle “finte patatine”, ovvero gli schupfnudeln – tradizionalmente gnocchi di patate bolliti e rosolati nel burro – qui cosparsi di polvere di fungo per ricreare l’effetto della patata appena sottratta alla terra. Due le considerazioni: se non fosse per il doveroso contegno che si addice delle dimensioni gourmet, se ne dovrebbero poter mangiare a iosa; sono i dettagli, come al solito, a rimanere impressi e a fare le grandi differenze.  

Muovendo qualche passo nel percorso vegetale, anche qui è il “Genussbunker” a issare la bandiera del sapore e dell’esattezza di un piatto.

Il titolo è un omaggio al Genussbunker – il bunker dei formaggi a qualche chilomentro da Brunico di Hubert Stockner, Mastro Casaro e fine-affinatore di formaggi extra-ordinari. Kirchler gli dedica un piatto, e nascono così i “Cappelletti ripieni di blu di bufala affinato in bunker e brodo di birra”. Perfetti nella loro realizzazione, nello spessore della sfoglia, nella forza del ripieno intenso e cremoso, che condensa la grande personalità del formaggio a proprio agio nel brodo scuro di birra. Un piatto di ingredienti semplici, forti e diretti, perfetto nella sua esecuzione, una lama tesa di sapore felice e di grande gusto, che ben rimane in memoria.

La mia cucina è al 100% della Valle Aurina, sia per quanto riguarda la materia prima che proviene dai produttori locali, che nell’idea di fondo.

Prima di passare al dolce, doveroso è dedicare qualche parola al filone di pane di patate e al suo servizio, uno dei momenti più importanti e rituali della cena perché celebra il valore del pane, che viene tagliato in sala dallo chef e viene condiviso tra i commensali, come fossero una famiglia. 

Se nel percorso onnicomprensivo si accompagna a “burro e speck” (come sopra citato), in quello a tema vegetale si presenta come “pane, burro e prosciutto” che è una provocazione bonaria e, al contempo, un’interessante invenzione sul sedano rapa (sul quale c’è ancora molto margine di gioco), che viene fatto asciugare con una pasta di sale e presentato in fette sottilissime.

Matthias Kirchler è infatti uno di quei pochi chef che governa con sorprendente facilità il tridente delle abilità gastronomiche: la panificazione, la cucina, la pasticceria. Ne deriva una cucina indipendente, scevra dalle mode passeggere, profondamente identitaria e culturale che, pur promuovendo la narrazione di questa estrema valle italiana non cade nel tranello dell’autoreferenzialità e ti porta a pensare che forse accanto alla “luna(ris)” potrebbe star bene una stella.

Rimanendo sulla terra, sul finire della nostra chiacchierata gli chiedo: “nella tua formazione/non formazione qual è stata la tappa che hai ritenuto fondamentale per la tua crescita e quella che senti di dover fare per migliorare?”

All’ Alpenpalace Luxury Hideaway & Spa Retreat, con lo Chef, in pasticceria. E’ stato il primo ristorante gourmet dove ho lavorato, che mi ha aperto le porte del dolce. All’inizio non volevo, è stata una sfida, quando ho realizzato il mio primo buon macaron è stata per me un’enorme vittoria, mi sono sentito come Dio (ride).

Con questa rara abilità pasticcera tra le dita, in chiusura del pasto rilegge un ricordo importante, quello di “pane e latte”, una memoria intima, legata a sua nonna che Matthias porta in tavola di persona e racconta con grande trasporto.

Utilizzo al massimo quattro ingredienti in un piatto. Non ne voglio troppi perchè voglio dar loro la possibilità di esprimersi e che l’idea del piatto arrivi netta all’ospite.

Perfezionista con una grande abilità nell’impiattamento, Matthias Kirchler, senza maestri sta disegnando i nuovi confini/non confini di una cucina boschiva e montana, essenziale e di contenuto, in stretto dialogo con il territorio la quale, mentre si adopera per la soddisfazione dell’ospite e per raccontare al meglio la cultura della Valle Aurina, automaticamente, autodefinisce se stessa e assieme i contorni di un grande talento naturale, al naturale.

Lunaris 1964 presso l’Amonti & Lunaris Wellnessresort

Hittlfeld 1a

39030 Cadipietra (Bolzano), Valle Aurina, Alto Adige, Italia

T +39 0474 652 190

lunaris@wellnessresort.it

Aperto da venerdí a martedì. Orario e Turno unico: 18:45
Menu degustazione: 144 completo – 124 vegetariano

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Tutti i giorni, fino a sabato 6 gennaio, da ViVi Le Serre, Piazza Venezia e Piazza Navona, torna il “rito del Te” con un buffet dolce interamente realizzato con prodotti bio, musica Jazz di sottofondo, caminetti accesi e alberi di Natale illuminati a energia pulita.


ViVi, Food & Lifestyle – brand fondato da Daniela Gazzini e Cristina Cattaneo – si prepara alla stagione festiva con il ritorno del Tea Time con selezioni di Tea, tè biologici, infusi e trionfi di mini-cake al cioccolato, carrot cake, cioccolatini e biscotti, cheesecake, torte di mele, “pastel”, i tipici dolcetti portoghesi. In poche parole un buffet di dolci che è uno speciale assortimento messo a punto dalla Pastry Chef Francesca Cascia e interamente realizzato con ingredienti biologici, che include proposte vegan e gluten free.

Ma è il sottofondo di musica jazz, le candele, e il caminetto scoppiettante, lle stoffe, i colori, ceramiche e teiere a chiudere la cornice di una parentesi dal sapore magico.

Tra le novità di quest’anno, l’albero di Natale de Le Serre illuminato da energia pulita LifeGate, prodotta interamente da fonti rinnovabili italiane, e gli speciali addobbi decorati dagli ospiti, questo perchè dal 2022 ViVi rientra nel movimento globale delle aziende B Corp, che raggruppa le imprese che soddisfano i più elevati standard di responsabilità sociale e ambientale.

VIVITEATIME: dove e quanto?

Il costo del Tea Time di ViVi – Le Serre è di 20€ a persona ed è necessaria la prenotazione. La proposta
include dolci dal buffet e una bevanda a scelta tra infusi, tè bio, cioccolata calda con panna fresca,
tisane e caffetteria biologica a firma Mogi.
Presso ViVi – Piazza Venezia la formula del Tea Time prevederà una bevanda calda a scelta
accompagnata da un menù degustazione di golose mini-cake, sempre al costo di 20€.
Chi invece sceglierà di ritagliarsi un pomeriggio passeggiando per i tradizionali mercatini di Natale di
Piazza Navona potrà sostare da ViVi – Piazza Navona per gustare la ricca carta di tè, infusi e cioccolate
calde selezionando deliziosi dolci dal menù à la carte, come i Brownies fatti in casa, gli Scones con
panna e marmellata di fragole o un soffice Tiramisù con crumble al caffè.

Focus Vivi “Salotti”

ViVi – Le Serre
Il Botanical Garden Restaurant di ViVi nasce nel 2020 all’interno di antiche e splendide serre
riportate a nuova vita, un verde e accogliente riparo in cui gustare i sapori di ViVi, dentro la privata
Villa Blumenstihl. La luce naturale che entra dalle grandi vetrate scandisce i ritmi della giornata e
accompagna gli ospiti “bioviziosi” da mattina a sera. Le Serre cambiano anche con le stagioni: in
estate sono un fresco salotto con un piacevole e rigoglioso giardino fiorito e in inverno diventano
un winter garden caldo e luminoso, addolcito dalla luce di un caminetto scoppiettante: un mondo
incantato fatto di vetro, verde e luce.
Le Serre offrono menù diversi per ciascun momento della giornata, dalla colazione al dopocena. La
cucina ViVi utilizza l’alta tecnologia per valorizzare al massimo le materie prime, il contemporaneo
si sposa con la tradizione. Le cotture a bassa temperatura o al vapore mantengono le proprietà
nutrizionali degli ingredienti e al contempo esaltano i sapori per piatti sani e genuini. Per la cena,
la proposta diventa più ricercata e raffinata. I piatti variano a seconda della stagione, sono belli da
vedere, buoni da mangiare e perfetti per essere condivisi.
Ai piedi de Le Serre, la ViVi Bottega è la porta per attingere alla dispensa di ViVi, con i prodotti bio
preferiti di Daniela e Cristina e le torte prelibate del biscottificio Borboletta. Un modo semplice di
portare nella propria quotidianità l’healthy food by ViVi che mette di buonumore bioviziosi e non!
Nella ViVi Bottega sono disponibili prodotti di diversa tipologia, da gustare direttamente sul posto
o da portare a casa, per cucinare secondo i consigli (e i segreti) della filosofia ViVi.

ViVi – Piazza Navona
Nella splendida cornice di Palazzo Braschi dove ha sede il Museo di Roma, seduti al tavolino
nell’androne del palazzo, si può ammirare, in un luogo più appartato, la splendida fontana dei
Quattro Fiumi del Bernini, uno dei simboli più conosciuti della Città Eterna. In questo contesto
urbano, in pieno centro storico, ViVi diventa un salotto di casa affacciato su Roma: il posto ideale
per un brunch con gli amici, per un pranzo (per i pranzi veloci sono anche disponibili lunch box
biodegradabili per chi preferisce l’asporto) o una cena intima, un luogo dove sorseggiare un
cocktail, un mocktail o fare due chiacchiere davanti a un buon bicchiere di vino da scegliere tra le
tantissime etichette di vino biologico.
Per gli amanti del tea time, il pomeriggio il bistrot è un’accogliente sala da tè, la perfetta sosta fra
una mostra e lo shopping, per dedicarsi alla lettura di un buon libro assaggiando i deliziosi dolci
del biscottificio Borboletta.

ViVi – Piazza Venezia
Il locale è situato nella splendida e storica cornice di Palazzo Bonaparte – dimora della madre
dell’Imperatore francese Napoleone Bonaparte che soggiornò lì fino al 1836 – e contesto artistico
delle prestigiose mostre prodotte da Arthemisia, azienda leader nella produzione e organizzazione
di mostre d’arte a livello internazionale.
Il nuovo ViVi di 200mq, situato nel cuore della Città Eterna e con una vista su Piazza Venezia e
l’Altare della Patria, sarà aperto tutti i giorni dalle ore 8.00 del mattino a mezzanotte, per accogliere
clienti e visitatori delle mostre e non solo, con uno spirito positivo di “Good mood food”.
Il design di ViVi conquista anche Piazza Venezia, all’interno dello storico Palazzo Bonaparte, con un
aspetto seducente ed eclettico caratterizzato da sfumature retrò che richiamano i caffè letterari anni
venti di Parigi. Le tre grandi sale di ViVi – Piazza Venezia, caratterizzate dal blu napoleonico delle
pareti, non passano inosservate grazie a dettagli creativi come le stanze adornate da specchi dorati,
i paralumi realizzati con Ikat colorati, banconi di recupero e piatti e oggetti frutto di una ricerca nei
mercati a cui viene ridata nuova vita.

Per maggiori informazioni:
https://vivi.it

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Al W Rome si gioca a Giùmanji! Il nuovo format enogastronomico di cene interattive con Chef e Bartender delle più influenti realtà gastronomiche e misclelate di Roma. Il 13 dicembre il 2°Episodio con Giano Restaurant + Marzapane, Drink Kong e Luca Di Prospero “narratore” d’eccezione. Scopri le regole del gioco e partecipa!

Il Gioco è iniziato il 9 novembre 2023. Consiste in una serie di eventi-episodi ispirati al film cult Joe Johnston “umanji”. La ricerca è quella dedicata alla scoperta di nuovi percorsi di gastronomia e di mixology. I protagonisti sono gli ospiti, chef e bartender delle più influenti realtà gastronomiche e misclelate di Roma. Dove? Da Giano Restaurant, al W Rome, prima sede italiana del «W Hotels Worldwide» di Marriott, combinazione esclusiva di lusso e informalità in Via Liguria 26/36 (traversa di Via Veneto) a Roma.

Le Regole del Gioco

Benvenuti nella giungla!

In cucina dovrai stare finché il palato del Sultano non saprai soddisfare!

Non cominciate se non intendete finire.

Lancia i dadi e inizia l’avventura.

Non una semplice cena, ma un’esperienza interattiva che vi trasporterà in un mondo misterioso dove i sapori si incontrano e danno luogo alla magia. A ogni “tappa” un narratore accompagnerà i giocatori alla scoperta del menù degustazione ideato da Ciccio Sultano e Nicola Zamperetti, chef ed executive chef del Giano Restaurant – ristorante del W Rome – sempre affiancati dalla proposta mixology di Mattia Capezzuoli, Bar Manager del W Lounge.

Più precisamente, il bistellato Chef Ciccio Sultano, Nicola Zamperetti e Mattia Capezzuoli accoglieranno i partecipanti per accompagnarli attraverso gli ambienti dell’albergo romano – da Giano Restaurant al Giardino Clandestino, passando per Zucchero x Fabrizio Fiorani e il W Lounge – alla scoperta di nuovi, avventurosi, abbinamenti di gusto.

Con l’aiuto di un “narratore” diverso ad ogni episodio, i partecipanti del gioco si faranno strada nella giungla capitolina alla scoperta di menu degustazione sorprendenti tra imprevisti, incontri con il “cacciatore” e immancabili imprese alla conquista del palato.

Un nuovo modo ludico e giocoso di sperimentare la cucina come incontro di stili e all’insegna dell’interattività, in collaborazione con alcuni degli interpreti più apprezzati della scena culinaria e della mixology romana e con l’agenzia creativa Cultivar.

EPISODIO #2

Giano Restaurant meets Marzapane + Drink Kong / Feat Luca Di Prospero

Il bistellato Chef Ciccio Sultano e l’executive Chef Nicola Zamperetti, padroni di casa da Giano, insieme ad Antonio Altamura, chef di Marzapane, hanno preparato un menu sorprendente con wine pairing Feudo Maccari e Tenuta Setteponti. La mixology sarà firmata W Lounge in collaborazione con Drink Kong, N.21 della classifica 50 Best Bars e N.17 Top 500 Bars. Un narratore speciale, interpretato per l’occasione dall’attore Luca Di Prospero, vi condurrà in questo percorso culinario attraverso gli spazi del W Rome, alla scoperta di nuovi, avventurosi, abbinamenti di gusto.

  • Quando? Mercoledì 13 Dicembre, ore 20.30
  • Dove? Giano Restaurant, Via Liguria 28, 00184 Roma
  • Tickets125 € a persona (menù degustazione con entrée e 5 portate, vini inclusi)

Nel Precedente EPISODIO

Giúmanji EP #1 — Giovedì 9 Novembre, ore 20.30

Giano Restaurant + Retrobottega + Freni e Frizioni / feat Elio D’Alessandro

“Hanno barbe folte e ironia tagliente, attenti a quei due chissà che hanno in mente. Il punk non è morto grida arrabbiato, mentre beve un Martini non shakerato.”

Giano Restaurant, guidato dall’Executive Chef Nicola Zamperetti, con la direzione dello Chef stellato Ciccio Sultano, ha proposto agli ospiti una fusione di cucina siciliana e cultura romana, valorizzando i sapori italiani più autentici e ingredienti autoctoni della Sicilia. Il concept è quello di una Cucina Educata, somma di molte tradizioni siciliane, aristocratica, popolare, borghese e domestica, rivisitate con innovazione e creatività per “Tradire la tradizione”.

Retrobottega uno dei ristoranti più in voga della Capitale con la sua cucina dinamica, moderna e atmosfera internazionale è frequentato giornalmente da locals e turisti. I due chef-patron, Alessandro Miocchi e Giuseppe Lo Iudice porteranno la loro visione ludica e il loro spirito fresco all’interno del mondo Giùmanji, regalando un’esperienza esclusiva, dal respiro internazionale.

Freni e Frizioni, celebrato quest’anno come il 33esimo migliore al mondo nella prestigiosa classifica dei World 50 Best Bars, è un’icona del bere miscelato. Street bar aperto 18 anni fa vicino Piazza Trilussa, anch’esso meta di romani e non, costituisce ormai un appuntamento irrinunciabile in città. Con il loro motto ”PUNK IS NOT DEAD’’ avvolgeranno la foresta di Giùmanji con la loro attitudine irriverente.

Nei prossimi Episodi:

La serie proseguirà nel 2024 e vedrà come co-protagonisti in cucina molte altre realtà di spicco della scena romana tra le quali Zia Restaurant, Trecca, Per Me di Giulio Terrinoni, Antica Salumeria Roscioli e molti altri.

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Sono cinque i radicchi IGP italiani. In questa ricetta l’autrice del libro “Il Paese dei Radicchi” (che abbiamo raccontato qui) ce lo presenta in modo versatile e stuzzicante, abbinandolo alla frutta secca, simbolica protagonista della tavola delle feste.

Questa ricetta è tratta dal libro Il Paese dei Radicchi – storia  e sapori di un’eccellenza tutta italiana” (Trenta Editore), excursus storico-gastronomico dedicato alle origini e alla diffusione dei cinque radicchi Igp italiani, corredata dalle ricette ed immagini della chef Claudia Fraschini.

In queste pagine Manuela Soressi ci racconta la storia del radicchio, della sua trasformazione da cicoria selvatica a ortaggio sopraffino divenuto uno dei simboli dell’eccellenza alimentare italiana assieme ai suoi valori nutrizionali, profili organolettici e caratteristiche.

Cinque i radicchi IGP italiani: Rosso di Treviso precoce e tardivo Variegato di Castelfranco, di Chioggia e di Verona. In questa ricetta l’autrice del libro (che abbiamo raccontato qui) celo presenta in modo inconsueto e molto stuzzicante, abbinandolo alla frutta secca, simbolica quanto importante protagonista della tavola delle feste.

Come racconta l’autrice “questa composta è così squisita e versatile da poter essere abbinata sia al vassoio dei formaggi importanti sia ai dolci natalizi con frutta secca o alle classiche torte da credenza a base di mandorle.

Ingredienti e procedimento

Ingredienti per 6 vasetti

-1 kg di radicchio rosso di Treviso Igp  

– 150 ml di acqua

– 350 g di zucchero semolato

– 60 g di succo di limone

– la scorza di un limone

– 100 g di mandorle tostate

– 50 g di pinoli tostati

Pulire il radicchio, tagliarlo grossolanamente e metterlo in una pentola capiente, unendo lo zucchero, l’acqua, il succo e la scorza di limone. Far cuocere a fuoco basso per un’ora abbondante finché la composta diventerà densa. Sminuzzare pinoli e mandorle e aggiungerli alla composta ancora calda. Quindi versarla in sei vasetti di vetro richiudibili. Rovesciarli, coprirli con un canovaccio e lasciarli riposare tutta la notte. Servire in tavola insieme a formaggi di montagna (come Piave o Asiago) e formaggi erborinati (come il Gorgonzola).

Deliziosa anche con dolci natalizi a base di frutta secca, come lo zelten.     

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Si chiama “Il Paese dei Radicchi” ed è tra queste pagine che Manuela Soressi ci racconta la storia del radicchio, della sua trasformazione da cicoria selvatica a ortaggio sopraffino divenuto uno dei simboli dell’eccellenza alimentare italiana. Nel libro anche valori nutrizionale, profili organolettici e caratteristiche dei cinque radicchi IGP italiani: Rosso di Treviso precoce e tardivo Variegato di Castelfranco, di Chioggia e di Verona.

Per il botanico è una cicoria. Per il gourmet una delizia. Per il mondo un campione pluri-imitato del Made in Italy. Di cosa parliamo? Del Radicchio! Quella speciale cultivar di cicoria caratterizzata da colore rosso scuro intenso, striature bianche, consistenza croccante e tipico gusto amarognolo.

E cosa vuola dire Serendipità? Per dirla in modo semplice, è una fortunata scoperta che avviene in modo non pianificato. La serendipità viene infatti spesso concettualizzata dagli studiosi come un tipo particolare di fortuna, che emerge da una combinazione di ricerca, contingenza e conoscenza pregressa. È quindi una fortuna che richiede preparazione pregressa da una parte e continua apertura verso il nuovo dall’altra, che regala sorprese inattese e connesse gioie, in questo caso, della tavola.

È proprio quanto è accaduto al radicchio, che è nato in Veneto grazie alla pratica anti-spreco inventata dai contadini per far durare più a lungo la cicoria selvatica e perfezionatasi nel tempo, consentendo di ottenere quell’elegante ortaggio dal colore bordeaux e simbolo di un “miracolo all’italiana”.

Così, dopo il successo de “Il paese dei Limoni” Manuela Soressi, giornalista e scrittrice specializzata nel food, torna in libreria con “Il Paese dei Radicchi – storia  e sapori di un’eccellenza tutta italiana” (Trenta Editore), excursus storico-gastronomico dedicato alle origini e alla diffusione dei cinque radicchi Igp italiani, corredata dalle ricette ed immagini della chef Claudia Fraschini; mentre Luca Zaia, governatore della Regione Veneto, firma la prefazione.

Nelle pagine, la nascita del radicchio moderno, il suo successo globale, il legame con il territorio e le stagioni, gli aspetti nutrizionali e salutistici i temi portanti del libro, oltre a tante esclusive ricette, assieme ad un’accurata carta d’identità dei radicchi Igp italiani, tutti veneti ma tutti diversi tra loro per forma, consistenza, stagione, sfumature di colore e gusto: il Radicchio rosso di Treviso, precoce e tardivo, il Radicchio variegato di Castelfranco, il Radicchio di Chioggia e il Radicchio di Verona.

Si fa presto a dire RADICCHIO

Perché si fa a presto a dire radicchio. C’è infatti il Radicchio rosso di Treviso Igp tardivo, detto “spadon” per via delle sue lunghe foglie a lama, signore del freddo e dell’inverno, vera Ferrari dell’orto per via delle cure e attenzioni necessarie alla sua realizzazione; c’è quello Rosso di Treviso Igp precoce, apripista degli altri rossi, dalla forma oblunga e compatta, talento settembrino di multiforme ingegno, suscettibile com’è alla trasformazione in salse e ripieni.

C’è anche il Variegato di Castelfranco Igp, l’unico a cespo aperto, dalle foglie chiare e screziate come petali, fiore e dandy della famiglia, figlio, non si quanto voluto, di mamma scarola e papà rosso trevigiano, seguito a ruota da quello di Chioggia Igp, tondo giramondo numero uno per quantità prodotte e presenza sul mercato, sapido e ricco di antissidanti – ultimo ad aver ottenuto il riconoscimento Igp nel 2008 – fino al Radicchio di Verona Igp, gioiello dell’agricoltura scaligera, frutto di attente selezioni che hanno portato all’odierna forma ovale, dalle marcate screziature, zermoio (germoglio) colorato delle tavole invernali.  Ad accomunare questi Big Five dell’orto c’è anche una storia di miseria e nobiltà fatta di ingegno, laboriosità e inventiva agronomica. 

“Tutti i radicchi sono cicorie, perché appartengono alla stessa famiglia botanica, ma non tutte le cicorie sono radicchi. I radicchi infatti rappresentano una bella storia di serendipity all’italiana: sono la prova di come la ricerca di un modo per conservare le cicorie selvatiche di campo appena raccolte (le cosiddette “raici”, radici) abbia portato a creare un ortaggio che in natura non esisteva”, spiega Manuela Soressi.

La miseria e la conseguente necessità dei contadini veneti di preservare un alimento povero come la cicoria, tenendolo al caldo, all’umido e al buio, ha dato vita infatti ad una prassi affinatasi nel tempo che, grazie a un processo collettivo di miglioramento, ha scritto una pagina importante nella storia dell’agricoltura italiana.

Una prassi che, perfezionata con tecniche di imbianchimento provenienti dall’Europa settentrionale, ha dato risultati insperati, nobilitando l’umile cicoria e trasformandola in un ortaggio di gran gusto e carattere.

Diffusosi da inizio Novecento in poi fino a farsi conoscere anche all’estero, ggi il radicchio è la seconda insalata più coltivata in Italia dopo la lattuga, con una produzione sestuplicata nell’arco di un decennio. Secondo i dati Ismea, ogni anno se ne raccolgono in media 260.000 tonnellate, in gran parte provenienti dal Veneto. Ma non solo: visto che ormai la rossa cicoria è seminata in molte altre regioni, dalla Lombardia passando per l’Emilia Romagna fino all’Abruzzo. 

Due Chiacchiere con l’Autrice – Manuela Soressi

Come le è venuta l’idea di dedicare un libro al radicchio?

“Nella mia attività giornalistica scopro di volta in volta tanti aspetti interessanti e poco noti dei prodotti agroalimentari. E in alcuni casi queste curiosità sono talmente numerose da giustificare l’idea di scrivere un libro. E’ quanto successo un anno e mezzo fa con il Paese dei Limoni e oggi accade con il Paese dei Radicchi. Il radicchio poi, con le sue 5 Igp, vanta tante declinazioni e storie diverse da raccontare, piuttosto note all’estero ma assai poco agli italiani. I consorzi fanno il loro lavoro ma non riescono a dare una visione d’insieme del prodotto. Ecco, l’intento del libro è proprio questo: far conoscere a tutti queste eccellenze, vero orgoglio italiano inventato dai contadini veneti.

Non soltanto quindi un libro di ricette…

Al contrario dei limoni, da usare come ingredienti nelle preparazioni, il radicchio può essere consumato a crudo come insalata, senza per forza impiegarlo in una ricetta. E’ un protagonista che può giocare da solo. Ma prima di mangiarlo, seppur come semplice insalata, vale la pena conoscerlo. E sapere cosa c’è dietro.

Ricco di curiosità e aneddoti, il libro svela insomma tutti i segreti della rossa insalata. Lo scopo del libro è quello di rendere più popolare, proprio nel paese che l’ha inventato, un ortaggio che da New York a Dubai, da Stoccolma a Tokio al contrario non ha alcun bisogno di presentazioni. Nemmeno negli Stati Uniti, dove il radicchio è diventato di casa a tal punto da vedersi dedicata ogni anno una “Chicory week” e una popolare “Sagra del radicchio”. E tantomeno a Hollywood. Non caso Meg Ryan nel celebre film “Harry, ti presento Sally” già nel 1989 ordinava “il miglior piatto del menu”. Quale? Il radicchio alla griglia, ovviamente!

Manuela Soressi – Giornalista professionista, ha iniziato la professione nel mondo del food e ne è stata subito conquistata. Dopo i master in storia dell’alimentazione e in sociologia dei consumi, ha inizialmente diretto un mensile di settore e poi, da freelance, ha iniziato a raccontare il ‘dietro le quinte’ del food, partendo dai temi della
filiera per arrivare a quelli nutrizionali e commerciali, scrivendo sia su testate specializzate che rivolte ai consumatori. Oggi è contributor per importanti giornali nazionali (come Il Sole 24 Ore e Sale&Pepe) e si occupa di un osservatorio semestrale sui consumi. Il Paese dei Radicchi è il suo secondo libro con Trenta Editore.

Claudia Fraschini – Dopo anni di esperienza nel catering e nella formazione, alla sogliadei cinquant’anni ha deciso di iniziare una nuova avventura: trovata una vecchia tipografa in vendita a Torino si è tuffata nella costruzione di un sogno, inaugurando la Cookin’Factory. Il locale, interamente trasformato in una grande cucina, riflette
la concezione che Claudia ha del cibo e, in fondo, della vita stessa.

Il Paese dei Radicchi – storia  e sapori di un’eccellenza tutta italiana – Trenta Editore – 128 pp / disponibile in libreria e online

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Dal primo dicembre nelle Gelaterie Fatamorgana, arriva il gelato artigianale al Pecorino Romano Dop a bassa salinità di Cibaria, prodotto da Maria Agnese Spagnuolo in collaborazione con la storica azienda di Castel Gandolfo (RM).

Le tendenze del poliedrico mondo della Gastronomia sono in continua evoluzione. Tra questi c’è il gelato gastronomico o salato. Ma cosa vuol dire? Per gelato gastronomico o salato non si intende un prodotto ricco di sale e aromi artificiali ma un prodotto creato con materie prime di qualità, che si propone come perfetta sintesi dell’equilibrio fra componente dolce e salata. La grande differenza fra gelato dolce e salato, infatti sta proprio nella mantecatura degli ingredienti e nell’equilibrio fra la quantità di sale e gli zuccheri impiegati nella preparazione.

Un equilibrio non semplice da trovare, dal momento che la quantità di zucchero presente nel prodotto è fondamentale non solo per il sapore ma anche per la sua struttura e quindi per la sua cremosità.

Per questo il gelato al Pecorino Romano Dop di FataMorgana e Cibaria è ancora più buono

e merita di essere provato!

La gelateria artigianale Fatamorgana di Roma e Cibaria Srl hanno infatti lanciato il “Gelato al Pecorino Romano Dop a bassa salinità“. Il prodotto, presentato durante la manifestazione “Excellence Food Innovation”, ha riscosso il primo successo di pubblico. A realizzarlo è stata Maria Agnese Spagnuolo, in collaborazione con la storica azienda di Castel Gandolfo, selezionatrice e produttrice di specialità gastronomiche regionali, impegnata da dieci anni nella “lotta al sale nella cucina romana” e nel miglioramento della dietetica alimentare.

Il gelato “etichetta pulita” di Fatamorgana e la scelta del PECORINO ROMANO DOP di Cibaria

Il gelato di Fatamorgana prende vita dalle sapienti mani della maestra gelatiera Maria Agnese Spagnuolo. Si tratta di una creazione artigianale e naturale. Il prodotto si fregia di una “etichetta pulita”, ossia contenente solo materie prime necessarie alla ricetta. Per questo nel “laboratorio magico della Fata” non sono presenti addensanti, emulsionanti, coloranti, conservanti, fibre, semilavorati e preparati base. L’assenza di ogni tipo di additivo, chimico o naturale che sia, rende il gelato particolarmente leggero, digeribile.

Perfetto quindi l’incontro tra il Pecorino Romano Dop a bassa salinità Selezione Cibaria, naturalmente privo di lattosio, prodotto con il latte di montagna proveniente da pascoli estensivi (a oltre i 600 metri s.l.m.), con il 3.8% di sale e una stagionatura di ben 20 mesi. Questo perchè circa dieci anni fa, Rocco e Priscilla Lutrario di Cibaria Srl hanno individuato le prime zone di pascolo con una flora ricca di circa 200 tipologie di erbe e fiori, seguendo con interesse un progetto del Gal Màrghine del 2013 e abbassando del 40% la quantità di sale normalmente utilizzata negli altri pecorini in commercio.

“Il mio gelato è frutto di una lavorazione artigianale, che, dal 2003, realizzo con prodotti di eccellenza e senza l’uso di addensanti o emulsionanti”, ha spiegato la maestra del gelato. Per la nuova creazione Maria Agnese Spagnuolo ha iniziato dalla pastorizzazione del latte, portato a 85°, con l’aggiunta del pecorino grattugiato di Cibaria, poi emulsionato. È un prodotto a ridotto contenuto di zuccheri (il 18%), in cui è stata aumentata la quantità di grassi (di panna) per esaltare le caratteristiche organolettiche del pecorino. Il gusto è intenso, ma delicato: il gelato è cremoso e la granulosità è leggerissima, nonostante la lunga stagionatura di questo formaggio.

Il gelato al Pecorino Romano Dop di Cibaria sarà disponibile da dicembre 2023 fino all’estate 2024

in tutte le sedi di Fatamorgana.

La golosa creazione di Fatamorgana Gelato è stata degustata alla fine del dibattito sul “Pecorino Romano Dop Selezione Cibaria a bassa salinità. Gusto e salute in perfetta armonia”, che ha coinvolto Domenicantonio Galatá, presidente dell’AINC (Associazione Italiana Nutrizionisti in Cucina) e Fabio Bruni del Dipartimento di Scienze dell’Università Roma Tre. “Dal punto di vista nutrizionale, è importante andare oltre l’aspetto calorico degli alimenti – ha precisato il biologo nutrizionista Galatá – dobbiamo puntare sulle caratteristiche nutrizionali: in questo caso la bassa salinità“; come quella che rende unico il Pecorino Romano Dop di Cibaria Srl.

Cibaria Srl 

Via Spiaggia del Lago, 9/g

00073 Castel Gandolfo (RM)

Tel. +39 06 9366 8229/+39 06 9366 8259

info@cibariasrl.com

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Il volume racchiude quello che per il Gambero Rosso è il meglio della ristorazione capitolina e laziale. E lo fa con circa 1000 indirizzi, dai ristoranti fine dining allo street food di qualità. A corredo anche una lista di indirizzi per una spesa d’autore. Nell’articolo una carrellata di premiati e qualche sbirciatina nella guida.

Presentata oggi la guida “Roma e il meglio del Lazio”, pubblicazione storica del Gambero Rosso che si avvicina a festeggiare i 35 anni di edizione. E lo fa con un’edizione rinnovata che ne migliora la fruibilità e la lettura. E’ infatti suddivisa per categorie che raggruppano i circa 1000 indirizzi tra fine dining, ristoranti, trattorie, bistrot, wine bar, birrerie, cucine internazionali, vegetariani, griglierie e pizzerie, insieme ai locali per una sosta veloce e/o informale.

C’è anche una sezione dedicata ai migliori locali per mangiare e bere a tutte le ore, dalle botteghe con cucina ai cocktail bar, dalle gelaterie ai caffè, pizzerie al taglio, paninerie, e street food di qualità. A corredo anche i più validi indirizzi per una spesa d’autore in città. La mappa si concentra su Roma, ma non mancano i dintorni, con i riflettori puntati sulle migliori insegne della regione.

TRE FORCHETTE

95
La Pergola dell’Hotel Rome Cavalieri – Roma
94
Il Pagliaccio – Roma
92
Pascucci al Porticciolo – Fiumicino (RM)
La Trota – Rivodutri (RI)
91
Enoteca La Torre a Villa Laetitia – Roma
Idylio by Apreda del The Pantheon Iconic Rome Hotel – Roma
Imàgo dell’Hotel Hassler – Roma
90
Glass Hostaria – Roma

Roma e le sue forti radici culinarie

Una città, Roma, che più di ogni altra di pari dimensioni, rimane profondamente attaccata alle sue radici gastronomiche e continua a misurarsi a tutti i livelli con i suoi piatti più simbolici.Per questo nella Guida vengono evidenziati Campioni della Tradizione, che interpretano al meglio il ricettario tipico, al fianco di premi speciali come Valorizzazione del Territorio (in collaborazione con Casale del Giglio), che quest’anno è andato alla Nù Trattoria di Acuto (in copertina), e a quello Ambasciatori Fondazione Gambero Rosso, conferito a un’insegna solida, nel cuore di Roma, come Il Sanlorenzo di Enrico Pierri.

TUTTI I TRE GAMBERI

Roma e i Nuovi format

L’ondata legata al vino è forse quella più evidente nelle tendenze ristorative capitoline: le selezioni enologiche stanno infatti ridisegnando il panorama del bere cittadino con locali interamente settati sul prodotto artigianale, sia in cantina che nei piatti, piattini e bancone.

Per citarne alcuni: Bar Bozza, L’Antidoto, La Mescita e quest’anno Avanvera, Ciaparat, Lento e Ruvido: nel caso di quest’ultimo, con una commistione armonica cibo/vino così ben riuscita da meritare il premio speciale Novità dell’Anno (in collaborazione con Krombacher), insieme al ristorante Orma, alla trattoria Li Somari di Tivoli e alla piccola bottega Forme – Dispensa a Ripa. Sul fronte Multietinco i “3 mappamondi” vanno invece al riferimento romano per la vera cucina nipponica e kaiseki Kohaku e a Dao Restaurant.

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“Bob Noto” di Maretti Editore non è un libro di cucina. Sono 192 pagine dedicate a fotografia, grafica e gastronomia, arricchite da ricordi e parole di amici e chef, che fissano sulla carta il multisfaccetato mirabile racconto di un uomo extra-ordinario, pioniere della Food Photography e antesignano delle dimensioni intellettuali legate all’alta cucina.

Palato straordinario, fotografo, designer, grafico, viaggiatore gastronomico. Bob Noto, ammesso che esista un tempo giusto per farlo, ci lasciati molto prima di quanto avrebbe dovuto. Ma il suo passaggio è stato così incisivo da aver rivoluzionato per sempre l’alta cucina, la percezione estetica di un piatto e il racconto di una dimensione culturale.

Classe ’56, globetrotter di ristoranti, un’esperienza personale accumulata con metodo e perizia ogni estate, una capacità unica di lettura del piatto e dell’idea che lo ha generato, Noto è stato il primo ad aver fotografato i piatti appena serviti al tavolo, il primo che con una macchina digitale che teneva sempre in tasca, un istante prima di mangiarlo, ha catturato l’emozione di un piatto – “sempre poi rigorosamente mangiato”, come affermava lui stesso – riconoscendogli valore artistico e intellettuale.

piccola macchina digitale che teneva sempre Tutti gli chef, italiani e non, ammiravano la sua capacità di giudizio sui piatti più all’avanguardia.

Ottanta fotografi diversi fotografano lo stesso piatto, sono convinto che ne risulterebbero ottanta immagini completamente differenti.

Bob Noto

Confidente degli Chef , ammirato per la sua capacità di giudizio sui piatti più all’avanguradia; per lo chef Ferran Adrià, genio spagnolo della cucina – tre stelle Michelin con ElBulli, nei pressi della città di Roses, in Catalogna – è stato “uno dei più grandi gourmet del mondo”. Grazie al suo estro e palato sopraffino, è diventato il perno su cui si è mosso il mondo dell’alta gastronomia italiana ed europea dall’ultimo decennio del Novecento sino alla sua prematura scomparsa nel 2017.

Torinese, riservato e rivoluzionario al tempo stesso, Maretti Editore gli ha così dedicato centonovantadue pagine pubblicate in lingua italiana e spagnola appartenenti alla collana “Cibo e Vino” e rivolto a Chef, gourmet, ristoranti stellati, amanti della food photography e del design. Curato da Luigina Tozzato, i testi sono di Marco Bolasco ed Eleonora Cozzella, mentre la postfazione affidata a Giuseppe Lavazza.

Oltre alle immagini il volume contiene le testimonianze di alcuni tra i più grandi chef e giornalisti italiani del settore.

Bob Noto, scomparso nel 2017, nelle sue opere, ha privilegiato le still life per catturare la concezione del piatto per lo Chef e far emergere il suo senso estetico. Le fotografie di Bob Noto si distinguono per lo stile metafisico, che consiste nell’eliminare tutto quello che è intorno al piatto e il piatto stesso. Se ne ricava un cibo sospeso come l’immagine che più lo rappresenta: venticinque piatti di Ferran Adrià, senza fronzoli né distrazioni.

Vivo i piatti dei grandi chef in senso metafisico e credo che il cibo debba essere immortalato in tutta la sua bellezza e importanza, sono delle vere e proprie sculture, tutto il resto è superfluo

Bob Noto

Bob Noto e la Prefazione di Ferran Adrià

Ricordo ancora la prima volta di Bob al ristorante elBulli. Era il 1993 e, in realtà, non avevamo alcuna referenza su di lui perché all’epoca non era così conosciuto tra i professionisti della ristorazione gastronomica. Salutò, dopo aver provato il menu degustazione, chiedendo di tornare il giorno successivo per provare altro della nostra offerta.

Fu in quella seconda occasione che, al termine dell’esperienza, mi avvicinai al suo tavolo e ci scambiammo la prima di una lista infinita di conversazioni straordinarie sulla cucina e anche sulla vita che ho avuto la fortuna di condividere con lui e la sua inseparabile compagna di viaggio, Antonella.

Già da quel primo incontro ho capito di trovarmi di fronte a una persona con una straordinaria capacità di analisi e con un talento per la degustazione innato. È stato un punto di partenza senza ritorno, l’inizio di una lunga amicizia molto profonda e intensa.

Bob ha vissuto con me tutta l’evoluzione della mia cucina, da quel primo momento in cui un menu prevedeva la degustazione di 7 o 8 portate fino al superamento dei limiti che io stesso sognavo, con menu lunghi e stretti fino a 44 portate. La ricerca di questi limiti era il motivo dei nostri discorsi, che alla fine si sono trasformati in autentici incontri intellettuali sulla cucina creativa, a un livello di eccellenza che mai avrei potuto immaginare.

La sua sensibilità e la sua capacità di analizzare il livello creativo erano straordinarie e a queste si aggiunse la passione per la liturgia del servizio che lo unì a Juli e a tutto il personale di sala per completare la sua visione a 360° di ciò che significa un’esperienza gastronomica di altissimo livello.

Inoltre, alla sua passione per la fotografia e la grafica si aggiunse un talento sempre più specializzato nella degustazione, tale da renderlo uno dei gourmet con la più grande cultura gastronomica dell’Europa a lui contemporanea. Il suo archivio fotografico è senza dubbio il miglior archivio di cucina creativa europea del suo tempo.

È stato un grande agitatore per la cucina italiana e spagnola, generando uno scambio culturale culinario senza precedenti. Offrì sempre una visione analitica, allo stesso tempo positiva e tracciò una linea da seguire per tutti i giovani talenti che emersero a livello creativo. Bob fu uno dei grandi. La storia della gastronomia avrà sempre il suo nome stampato a lettere d’oro.

L’ Archivio fotografico di Bob Noto comprende tutta la cucina europea testimoniando anche il suo personale talento degustativo rendendolo un’eccellenza nella cultura gastronomica dell’Europa contemporanea.Quest’anno alla manifestazione Buonissima di Torino svoltasi dal 25 al 29 ottobre 2023 è stato assegnato il Premio Bob Noto, dedicato alla memoria del fotografo che quest’anno è andato René Redzepi, chef del Noma di Copenaghen.

BOB NOTO – Maretti EDITORE

A cura di: Luigina Tozzato; Testi di: Marco Bolasco e Eleonora Cozzella; Prefazione: Ferran Adrià; Postfazione: Giuseppe Lavazza

Testimonianze di:
Massimiliano e Raffaele Alajmo; Roberto Casiraghi; Moreno Cedroni; Roberta Ceretto; Ezio Cerruti; Umberto Chiodi Latini; Costardi Bros; Carlo Cracco; Giacolino Gillardi; Guido Gobino; Paolo Marchi; Felice Modica; Luisa Pandolfi; Michele Perinotti; Paola Rampini; Davide Scabin; Francesca Sobrero

Chef fotografati:
Grant Achatz; Ferran Adrià; Luis Andoni Aduriz; Massimiliano Alajmo; Martín Berasategui; Massimo Bottura; Moreno Cedroni; Carlo Cracco; Enrico Crippa; Paolo Lopriore e tanti altri ancora

La casa editrice Maretti Editore

La Casa Editrice, con sede legale e operativa nella Città di Imola (BO), da qualche anno, detiene due brand editoriali da tempo affermati sul mercato dell’Editoria cartacea: “Maretti Editore” – che nasce nel 1999 da un progetto editoriale del giornalista e scrittore Valerio Riva in collaborazione e in amicizia con Carlo Ripa di Meana – e l’omonima “Manfredi Edizioni” – le cui idee giovani e competitive ai vertici, nulla lasciano al caso in termini di qualità, stile e innovazione.

In copertina BOB NOTO – Gianluca Biscalchin

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Sabato 25 e Domenica 26 novembre, ovvero il weekend più dolce della Capitale con assaggi, incontri, masterclass, talk e show cooking per celebrare tutti i sapori, le forme e i colori del mondo della pasticceria. Dove? Al Palazzo dei Congressi, Piazza John Kennedy 1, Roma.

Immaginate un palazzo sontuoso con un ingresso monumentale dal quale accedere. Uno spazio maestoso ed enorme pieno di profumi inebrianti e tanti stand quante sono le mille idee che possa contenere la parola “pasticceria”.


Un paradiso non solo per i golosi, ma anche per chi vuole scoprire come la pasticceria del futuro sposi i principi del benessere e della salute. 𝐃𝐨𝐥𝐜𝐞 𝐑𝐨𝐦𝐚 𝐅𝐞𝐬𝐭: 𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐨𝐫𝐝 𝐨𝐟 𝐏𝐚𝐬𝐭𝐫𝐲 è l’evento di aggregazione e formazione che avete sempre sognato e che apre il sipario oggi su tutto quello che di bello e di buono l’universo dei dolci ha da offrire, con due intense giornate, sabato 25 e domenica 26 novembre, che saranno ricche di appuntamenti con grandi maestri della pasticceria in un’atmosfera accogliente e informale nelle magnifiche sale di Palazzo dei Congressi.

Numerosi gli assaggi per conoscere i dolci della tradizione e le golose interpretazioni dei pastry chef più noti dello Stivale, ma anche tanta formazione e momenti di dialogo per rimanere aggiornati sui nuovi trend di settore, senza trascurare il divertimento che rende questo percorso alla scoperta dei dolci ancora più piacevole.


Abbiamo messo a punto un programma di attività ricco ed eterogeneo – commenta Giammarco Mineo,
ideatore del format e con Elena Morabito e Giuseppe Cicconi nel board di Alcama, la società che cura
l’organizzazione dell’evento- con l’obiettivo di far vivere un’esperienza quanto più immersiva possibile nel
mondo dei dolci. I visitatori potranno osservare i grandi maestri pasticceri all’opera durante i cooking show,
ma anche avvicinarsi alle tecniche e preparazioni con le masterclass che spaziano dall’abc della pasticceria
al cake design, il tutto passando da un assaggio all’altro tra gli stand dei nostri espositori
”.

I CONTEST 2023

Tra le tante attività Dolce Roma Fest mette al centro due contest che danno la possibilità a tutti i pasticceri
di confrontarsi con alcune preparazioni dolciarie: tema miglior maritozzo per i professionisti, miglior torta al
cioccolato e miglior torta decorata per i pasticceri amatoriali. Sarà poi una giuria tecnica a decretare i vincitori,
svelati durante il festival, che riceveranno come premio un’esclusiva masterclass di pasticceria.
Un altro tra i tanti appuntamenti imperdibili è il Contest Ugly cake: l’inedito concorso social ideato dal team
di DRF per celebrare non solo il meglio della pasticceria ma, in questo caso, anche le torte più brutte.
Partecipare è semplice: basterà pubblicare la foto della propria torta (brutta) taggando le pagine social
dell’evento. I primi 10 partecipanti avranno in regalo due biglietti d’ingresso all’evento e l’autore della torta
più brutta vincerà un’esclusiva masterclass di pasticceria.

OLTRE LA COLAZIONE

A Dolce Roma Fest non può mancare il momento dedicato alla colazione. Infatti i pasticceri del festival ogni
mattina daranno un caloroso benvenuto con cornetti appena sfornati ed i maestri della Latte Art dello
stand di Fattoria Latte Sano prepareranno straordinari cappuccini d’autore. Ma le attività presso lo stand
Latte Sano non si fermano alla colazione: qui l’arte del gelato incontra i lievitati dolci e salati e il meglio
della Mixology con un percorso a base di cocktail d’autore.

Dolce Roma Fest presenta inoltre Pastry Chef’s Secret, lo spazio Q&A che permetterà ai visitatori di
conoscere le tecniche, gli abbinamenti, la scelta degli ingredienti e tutti i segreti della pasticceria,
interfacciandosi direttamente con un mastro pasticcere che risponderà a tutte le domande del pubblico.

ATTIVItà per i Più PICCOLI

E per i più piccoli c’è il Pasticcio Miniclub, lo spazio dedicato a bambini e bambine con un programma ricco
di attività: dal laboratorio mani in pasta, alla ludoteca, all’Educational Gioco del Latte a cura di Fattoria
Latte Sano, fino all’area giochi, per imparare divertendosi con i propri genitori e gli altri giovani
appassionati.
Spazio anche al cake design per realizzare dolci creazioni buone da mangiare quanto belle da guardare,
insieme alle maestre dell’arte di decorazione che realizzeranno volti, fiori e personaggi natalizi in pasta di
zucchero e colori alimentari.

I PASTRI CHEF 2023

Nutrita la lista dei pastry chef pronti a conquistare il palato del pubblico di Dolce Roma Fest, tra cui:
Damiano Carrara, uno tra i pasticceri più amati d’Italia e grande interprete della pasticceria gluten free,
sarà protagonista di due imperdibili show cooking; Loretta Fanella, celebre volto della pasticceria
d’avanguardia, conquisterà il palato dei visitatori con lo show cooking sweet carbonara; Giuseppe Amato,
tra i migliori 10 Pastry Chef d’Italia ed insignito di molti altri premi a livello internazionale, sarà protagonista
del seminario sulla sostenibilità in pasticceria; Dario Nuti, Executive Pastry Chef del Rome Cavalieri
Warldorf Astoria Hotel 5 stelle L, presenterà la sua rivisitazione dei cantucci e vin santo. E ancora, in questa
due giorni ad alto tasso di gusto: Sara Papa, uno dei volti più talentuosi dell’arte bianca; Irene Tolomei,
pastry chef del ristorante stellato Aroma e Salvo Leanza, gelatiere e maestro dei grandi lievitati, Andrea
Fiori
grande sperimentatore e innovatore in pasticceria sarà protagonista della masterclass Dolci senza
lattosio e Alessandro Vassallo, coordinatore didattico dell’evento e docente di Italian Chef Accademy con i
suoi show cooking dai sapori di Sicilia.

SCOPRI IL PROGRAMMA SU www.dolceromafest.com


E ancora: Babbo Natale in painting con Mary Olana, sugar artist di fama internazionale che realizzerà un
dipinto a mano su placca di zucchero; Francesca Minnella pastry chef di Madeleine con lo show cooking
dedicato alla pasticceria francese; Lucio Forino, docente di alcune delle scuole più prestigiose d’Italia
presenterà il Mignon d’autore; Stefano Ceccarelli, esperto di pasticceria austriaca eseguirà lo strudel tirato
a mano e Anna Moroni, famoso volto televisivo della Prova del Cuoco, modererà alcuni interventi e sarà
giudice nei contest amatoriali.
E tante altre masterclass di biscotteria, pasticceria salata, vegana e gluten free a Dolce Roma Fest per
offrire una panoramica completa e golosa sulla pasticceria di ieri, di oggi e di domani.

ROMA DOLCE FEST
Palazzo dei Congressi – Piazza John Kennedy, 1, 00144 Roma
Giorni e orari di apertura:
Sabato 25 novembre ore 10.00 – 21.00
Domenica 26 novembre ore 10.00 – 21.00
Per info e ticket: www.dolceromafest.com – info@dolceromafest.com

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Torna l’evento enogastronomico che coinvolge chef, professionisti dell’enogastronomia, appassionati di cucina e vino. Dal 23 al 25 novembre sarà la Tribuna Autorità dello Stadio Olimpico di Roma a diventare palco della decima edizione con focus sull’ eccellenza culinaria e benessere fisico. Di seguito il programma dettagliato dell’Arena e delle aree Food Innovation, Food Experience e The Box.

Si svolgerà dal 23 al 25 novembre presso la Tribuna Autorità dello Stadio Olimpico di Roma, la decima edizione di Excellence, la kermesse enogastronomica che ogni anno riunisce il gotha della ristorazione capitolina e non solo con show cooking, talk e che coinvolgeranno chef e professionisti dell’enogastronomia.

Ad aprire le danze, il 23 novembre alle ore 14, ci sarà Giuseppe Di Iorio, chef dello stellato Aroma Restaurant che, in uno show cooking con la partecipazione del campione di nuoto Massimiliano Rosolino, realizzerà un piatto ispirato alla tradizione natalizia – Risotto con lenticchie della Tuscia, salsiccia di Bra e pecorino romano – che ben si sposa con la filosofia di questa decima edizione a metà tra gusto, territorio e sana nutrizione poichè punta a valorizzare un prodotto locale in questo caso i legumi laziali, in grado di fornire all’organismo umano un ottimo apporto di calorie e nutrienti.

A seguire, sempre nella giornata di giovedì 23, Gino Pesce, chef e patron del ristorante Acqua Pazza di Ponza, accanto a un altro esponente del mondo dello sport, Andrea Lo Cicero, porterà il suo concetto di sostenibilità e benessere attraverso un “Dentice al sale, alghe e ricci di mare”, una portata leggera e a basso contenuto di grassi ma ricca di gusto.

Dal 23 al 25 novembre la possibilità sarà quella di assaporare le eccellenze del Made in Italy, organizzare incontri B2B, partecipare ad approfondimenti formativi e ad attività di ricerca nel settore alimentare, mentre 100 chef  – provenienti da ristoranti stellati e non – si esibiranno in spettacoli culinari; non mancheranno poi convegni, talk show, seminari, degustazioni e masterclass.

Oltre 50 i cooking-show tutti all’insegna della Cucina salutare e per sportivi in onore al padrone di casa dello Stadio Olimpico, Sport e Salute.Nei congressi e seminari spiccano grandi nomi come Francesco Apreda di Idylio by Apreda, Giuseppe Di Iorio di Aroma Restaurant, Gino Pesce di Acquapazza e Iside De Cesare de La Parolina, Ciro Scamardella di Pipero, Andrea Pasqualucci di Moma, Fabio Verrelli D’Amico di Materiaprima Osteria Contemporanea, Alessandro Rossi di Gabbiano 3.0, Cristina Bowerman di Glass Hostaria, Andrea Antonini di Imàgo, Roy Caceres del neo ristorante stellato Orma e Anthony Genovese chef del ristorante “Il Pagliaccio” di Roma, oggi 2 Stelle Michelin.

A partecipare ad alcuni dei cooking show con gli chef dei ristoranti stellati anche alcuni campioni sportivi d’eccezioneMassimiliano Rosolino, Campione Olimpico di nuoto a Sydney nel 2000; Manuela Di Centa, Campionessa Olimpica di sci di fondo a Lillehammer nel 1994; il rugbysta Andrea Lo Cicero (103 presenze in Nazionale); Stefano Tilli, campione europeo dei 60 metri indoor a Budapest nel 1983; Stefano Maniscalco, Campione del mondo seniores di karate per 2 edizioni e 50 volte campione europeo.

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Ma non è tutto. Nel corso di Excellence 2023 grande spazio sarà dedicato all’Associazione Italiana Gelatieri che organizzerà la Coppa Italia di Gelateria 2023 e il Gelato World Heritage 2023 al quale parteciperanno ambasciate, enti istituzionali e culturali dei paesi europei. In questo ambito sarà presente anche Onorio Vitti, patron di Vitti Gelateria dal 1898, che il 24 novembre alle ore 16:00 sarà nominato Ambasciatore del Gelato Italiano nel Mondo. “Sono molto orgoglioso di questo riconoscimento da parte dell’Associazione Italiana Gelatieri. La mia è una delle più antiche famiglie di gelatieri. Si tratta di una tradizione che viene tramandata di padre in figlio da ben 5 generazioni attraverso un costante studio e una continua innovazione sul gelato. Proprio per questo sono molto fiero” commenta Vitti.

QUANDO: dal 23 Novembre 2023 al 25 Novembre 2023

DOVE: Stadio Olimpico – Piazzale del Foro Italico

ORARI: dal 23 al 25 novembre 2023
Stadio Olimpico – Tribuna Autorità

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Grande attesa e grandi novità per la seconda Edizione di “EaT – Enogastronomia a Teatro” la rassegna che, dal 23 al 26 novembre, porta in scena al Caio Melisso e al Teatrino delle sei di Spoleto un’ appetitosa varietà di spettacoli che coinvolgono tutti i sensi.

“L’Arrosto e Arcano”, “Dialogo di una donna con Pecorino”, “Degustazione in 4 atti”, “Memorie di un Barista”, “Food Ensemble , il Concerto che puoi mangiare” sono solo alcuni dei titoli delle performace artistiche ed enogastronomiche che andranno in scena dal 23 al 26 novembre a Spoleto sotto l’insegna di EaT Enogastronomia a Teatro.

Anche gli spazi saranno di gran pregio – il più antico teatro all’italiana della città di Spoleto, il Caio Melisso, e il Teatrino delle sei – palchi scelti appositamente per ospitare i quattro giorni di un vero e proprio festival dedicato al teatro del cibo, voluto per coinvolgere in maniera attiva e innovativa pubblico e attori che saranno seduti allo stesso tavolo, mentre cibo e musica andranno in scena sulla stessa ribalta.

Questo è il vero inizio per noi – affermano gli organizzatori Anna Setteposte e Andrea Castellani – lo scorso anno abbiamo sperimentato questo format e i risultati raggiunti hanno superato ogni aspettativa. Quest’anno abbiamo deciso di aumentare tutto: spettacoli, giornate e creatività. Inoltre, alcuni spettacoli sono stati selezionati con il bando Play EaT al quale hanno aderito tantissime compagnie, segno che la manifestazione sta iniziando a crescere”.

Una manifestazione – dichiara la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei che riesce a mettere insieme delle eccellenze del nostro territorio, come sono i prodotti enogastronomici, portandoli al centro di ben due palcoscenici, quello del teatro Caio Melisso e il Teatrino delle sei di Spoleto, e abbinandoli a teatro e musica, andando così a creare veri e propri spettacoli che coinvolgono tutti i sensi degli spettatori in un evento unico nel suo genere che va ad arricchire il panorama delle proposte che la nostra regione è in grado di offrire”.

Le Novità 2023

Le grandi novità del 2023 partono dal Premio Umbre Best Experience promosso dalla rete al femminile con vocazione turistica “UMBRE” (United Marketing for Business and Regional Experience) e destinato alle migliori e più innovative esperienze turistiche realizzate sul territorio. Si prosegue con Pasticceri. Io e mio fratello Roberto di e con Roberto Abbiati e Leonardo Capuano a cura della Compagnia Orsini. I due fratelli pasticceri, portano in palcoscenico un laboratorio (vero) di pasticceria, frullano ragionamenti e montano albumi di neve, realizzando ben sette torte tra profiteroles, gianduia e charlotte. Immancabili sono anche il nuovo spettacolo FoodEnsemble – Il concerto che puoi mangiare, un’esperienza sensoriale da vivere come un concerto, uno spettacolo da gustare come una cena e la degustazione del Re dei bianchi umbri, con la Spoleto DOC Trebbiano Spoletino, sapientemente raccontato e gustato dal giornalista Francesco Saverio Russo. Torna Daniele De Michele ‘Donpasta’, dj, economista e appassionato di gastronomia con uno spettacolo completamente nuovo con 4 ospiti d’eccezione pronti a sfidarsi davanti al pubblico votante: Giorgione, Carlotta Delicato, Le Sorelle Passera e Guido Farinelli che poteranno sulla “tavola” di Eat ognuno il suo piatto abbinato ad un disco.

L’attenzione che il pubblico e gli operatori del settore hanno manifestato lo scorso anno nei confronti della prima edizione di Eat Enogastronomia a teatro – afferma il primo cittadino di Spoleto Andrea Sisti -, è la dimostrazione di come una formula innovativa, per certi aspetti anche suggestiva, possa non solo riscuotere successo, permettendo al contempo di conoscere le produzioni tipiche del nostro territorio in maniera originale ed interessante, ma anche fare vivere un’esperienza unica in una location d’eccezione come il Teatro Caio Melisso.

Quest’anno EaT, il festival del teatro dedicato all’enogastronomia, raddoppia: oltre al Caio Melisso, splendido esempio di teatro all’italiana, la rassegna presenta alcuni spettacoli al Teatrino delle sei in pieno centro storico. Sarà proprio questo luogo suggestivo ad ospitare le produzioni teatrali selezionate attraverso la call Play EaT, novità dell’edizione 2023, uno spazio riservato ai migliori spettacoli teatrali legati all’universo dell’enogastronomia. Gli spettacoli, scelti con la collaborazione di Alessandro Sesti, direttore di Strabismi Festival, porteranno nel territorio umbro le eccellenze dello spettacolo dal vivo: tra le 50 compagnie da tutta Italia che hanno risposto al bando sono stati selezionati 2 spettacoli. 

  • Con “Dans la cuisine” siamo in Belgio: Mélanie prova a cucinare le tagliatelle al ragù secondo la ricetta di sua nonna Anna. Un ribollire culinario, musicale ed emozionale, mentre si prepara, con il pubblico, un pasto in onore dei propri antenati. Questo esempio di ‘teatro surrealista-documentato’ avrà sul palco Lisa Tonelli, per la regia di Emeline Marcour;
  • Dalla call Play EaT arriva anche “Il talismano della felicità. Ricettario per due portate: l’Arrosto e Arcano I” di Collettivo lunAzione che vede protagoniste le attrici-cuoche Martina Di Leva e Cecilia Lupoli. Due fulminanti monologhi al femminile in cui il cibo è protagonista di vicende spiazzanti e grottesche: ne “L’arrosto” una donna legata alla sedia instaura un irresistibile dialogo dal sapore beckettiano con il suo aguzzino, mentre in “Arcano I” a parlare è la celeberrima assassina Leonarda Cianculli, che ci conduce negli inquietanti meandri della sua macabra vicenda;
  • Sempre il Teatrino delle sei sarà la location di due stand-up comedy come le “Memorie di un barista” di e con Alessandro Sesti: l’autore racconta le confessioni ricevute dietro al bancone di un bar quando cercava di mantenersi prima di iniziare a vivere di solo teatro e il “Monologo di donna con pecorino” di e con Giulia Cerruti, un simpatico affresco di delusioni d’amore raccontate con cinica ironia, ma anche una riflessione su alcune aspettative della società di tutti i tempi nei confronti delle donne;
  • Per chi vuole scoprire attraverso le ricette del territorio alcuni momenti decisivi della storia locale c’è, infine, “Viaggio gastronomico nella storia di Spoleto”, in programma al Teatrino delle sei. Guido Farinelli guiderà gli spettatori dal passaggio di Federico Barbarossa ai banchetti rivoluzionari della Repubblica Romana e ai movimenti anticlericali. Lo spettacolo sarà accompagnato dalla degustazione di strangozzi alla spoletina.

Un incontro sarà, invece, dedicato agli studenti degli istituti alberghieri dell’Umbria per imparare insieme allo chef Lorenzo Cantoni che in cucina l’olio non è solo un ingrediente, ma una maniera di pensare.

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Dal 21 al 23 novembre The St. Regis Rome presso il Lumen Cocktails & Cuisine, ospita la seconda edizione di Arte di Vivere, Festival cammeo aperto alla città dove l’arte, la musica, la cucina e il buon bere s‘incontrano riuniti da qualità ed eleganza con ospiti speciali come Stefano Di Battista Quartet, Dadà, Ricky Tognazzi, Elena Salmistraro e Hiroshi Sugimoto.

Torna l’atteso appuntamento al The St. Regis Rome con l’Arte di vivere. Un’ Arte di Vivere che, come ha saggiamente scritto Henry Miller “consiste nel saper mescolare bene il dimenticare e il ricordare“, attività perfette da far accomodare a tavola o al bancone che, disinvolte, sanno sorseggiare tè, cocktail e champagne, si nutrono di bellezza ascoltando buona musica, e non si stancano mai di salire e scendere le scale delle emozioni ma anzi sono sempre liete di accogliere un invito per farlo.

Così, The St. Regis Rome, dal 21 al 23 novembre, lancia il proprio “invito alla vita” e annuncia la seconda edizione di Arte di Vivere, Festival cammeo aperto alla città dove l’arte, la musica, la cucina e il bere miscelato s‘incontrano riuniti da qualità, fascino ed eleganza, creando nuove sinergie tra dimensioni romane e ospiti internazionali come con ospiti speciali come Stefano Di Battista Quartet, Dadà, Ricky Tognazzi, Elena Salmistraro e Hiroshi Sugimoto.

Dove? Sarà il Lumen Cocktails & Cuisine, vero e proprio cuore pulsante dell’albergo, a diventare palco, bancone e spazio multiculturale per confrontare idee e riflessioni in salotti enogastronomici artistici, distinti dall’ospitalità firmata The St. Regis Rome e Francesco Donatelli executive chef, che riscoprono il bisogno di un nutrimento più profondo connesso a quello di ritrovare dimensioni culturali che esprimano la variopinta ricchezza dello stile italiano.

Qualche highlights dal programma: il Lumen TalkRoma è Artigianato del Lusso con dimostrazione dal vivo di artigiani e botteghe storiche di Roma, il 21 novembre alle h 19; la Opening Dinner (il 21 novembre alle h 21) a cura dell’executive chef Francesco Donatelli con Stefano Di Battista Quartet; il Pranzo del 22 novembre nella Credenza Di Augusto 1894, con specialità di mare a cura del Ristorante La Scogliera, La Maddalena con Max Massaroni al piano bar; l’evento di lancio del quarto capitolo della Signature Glass Collection del St.Regis Rome – l’Alchimista – con la designer Elena Salmistraro e signature cocktail in collaborazione con Jerry Thomas – alle h 19 del 22 novembre, seguiti dalla live performance di Dadà alle h 20; la cena in collaborazione con Benito al Bosco, con ospite Ricky Tognazzi, il 22 alle h 21; il vernissage di Hiroshi Sugimoto “Viaggio in italia” con Galleria Continua alle h 18.30 del 23 novembre.

Il programma completo di Arte di Vivere 2023

Di seguito il calendario completo con il programma e gli eventi di tutte e 3 le giornate.

Ogni singolo appuntamento è aperto agli ospiti dell’hotel e ospiti esterni. Le esperienze sono tutte prenotabili e fruibili. Per conoscere i menu degli appuntamenti a tavola, i piatti e gli abbinamenti dei Ristoranti, CLICCATE QUI!

The St. Regis Rome, LUMEN Cocktails & Cuisine

INDIRIZZO: Via Vittorio Emanuele Orlando, 3
Roma, Italia 00185

+39 06 4709 2740 | Email: lumenrome@stregis.com

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Le ultime “mode in griglia” riscoprono tagli meno noti che regalano sapori di carattere e inattese succulenze. Scopriamo quali insieme ad Alessandro Soderi di Macelleria Soderi, Bottega storica fiorentina che dal 1875 lavora carni di grande pregio continuando ad aggiornarsi sulle varietà.

I Tagli più richiesti sono sempre quelli “standard” – mi racconta Alessandro Soderi, macellaio intellettuale di Macelleria Soderi 1875 – adesso stiamo sriscoprendo i tagli che vengono dall’America, intesa sia come Stati Uniti sia come America Latina. Per esempio il Diaframma, la Flat iron stick, ovvero una parte di Spalla o Cappello del Prete – caratterizzato da una linea di tessuto connettivo centrale che corre parallelamente al muscolo e che, sciogliendosi, la rende particolarmente gustosa -; o il Brisket ovvero punta di petto, che a Firenza si chiama “pera”. Poi c’è l’Asado, con il quale intendiamo la pancia, più grassa, da tagliare e servire a strisce sottili. Sempre attingendo dalla cultura dell BBQ, che sia America o Oriente, il divertimento sta nel giocare con le affumicature, le marinature e le lunghe cotture.

Andiamo a conoscerli meglio, uno per uno.

Diaframma

Il diaframma è un taglio del manzo molto sottovalutato, dal costo contenuto ma estremamente saporito e succulento, è ideale da cucinare alla griglia. Sottile e dalla forma stretta e allungata è ricco di tessuto connettivo, le fibre lunghe lo rendono una bistecca coriacea se non viene affettata in striscioline sottili nel verso corretto. Situato in prossimità delle ultime costole e dello sterno dell’animale, è un muscolo che lavora moltissimo e che sostiene gli organi interni, irrorato da molti vasi sanguigni si presenta in un colore rosso scuro ricchissimo di ferro. Ancora poco diffuso qui in Italia è molto apprezzato negli Stati Uniti (Skirt Steak) ed in Sud America (Entraña).

Picanha

Detta anche codone, la Picanha è un taglio di carne che si è affermato negli ultimi tempi. Di origine brasiliana, Regina del Churrasco, questa pezzatura ha conquistato in breve tempo tutti gli appassionati di carne del mondo grazie al suo sapore molto piacevole, alla consistenza morbida e gusto persistente.

Flat iron Steak: il cappello del prete al bbq

Estremamente tenero, ben marmorizzato e saporito: il cappello del prete aka Flat iron steak è ottimo per essere cotto alla griglia. Un taglio di carne dai mille nomi e con mille modi per cucinarlo: la versatilità è il suo forte. Si presta perfettamente per le cotture lente o lentissime al forno o al barbecue, perfetto quindi per brasati, lessi, bolliti, arrosti e spezzatini. Ma, vogliamo inserirlo nelle migliori carni da grigliare perchè i cugini americani, in fatto di carne – ancora una volta – la vedono lunga.

Bottom Sirloin o Trip Trip, anche detto Spinacino, Fianchetto o Tasca di Bovino

Uno dei tagli provenienti dalla parte più bassa della lombata. Può prendere il nome di tasca, sottopesce o fianchetto, mentre negli Stati Uniti è più noto come Tri tip o Santa Maria, dallo stile barbecue tipico dell’omonima valle meridionale della California che si estende dalle coste del Pacifico fino alle montagne dell’entroterra nella contea di Santa Barbara. (link e ricetta in fondo all’articolo)

Comunemente chiamato “tasca di bovino” è un taglio di carne che conosciamo tutti perchè si presta per molti piatti della cucina italiana. Pochi però ne conoscono la versione alla brace dello spche i cugini oltreoceano chiamano anche Trip Trip o Bottom Sirloin che viene spesso ritrovato nell’Asado accompagnato dalla famosissima salsa Chimichurri. Essendo però un taglio abbastanza piccolo e magro, se cucinato al barbecue richiede una cottura molto veloce, preceduta anche da una generosa marinatura per rendere la carne più morbida e ancor più gustosa.

Beef brisket: punta di petto al barbecue

Un taglio di carne molto grosso e impegnativo da preparare perché presenta molto tessuto connettivale e necessita quindi di lunghe cotture per risultare morbido. Ecco perché, sperimentare e cucinare il Beef brisket al barbecue potrebbe essere una valida alternativa per creare un piatto che richiama la vera tradizione texana.

Asado de tira: taglio reale di manzo la carne al bbq all’argentina

Senza viaggiare fino alla lontana Argentina, in Italia, per ricreare questa tipica cottura del sud america si utilizza il taglio reale di manzo. In questo caso stiamo parlando di una striscia di carne e osso ricavata dalle prime 4 costole del bovino perfetta per la preparazione di moltissime ricette lunghe e in umido, però per rientrare in questa classifica, la cottura alla griglia gli sa rendere davvero onore.

Top Sirloin 

Credo che la brace oggi debba essere una fusione tra la brace classica e la brace moderna, che un’unione tra tagli che permettono di sedersi e mangiare subito -come la più nota bistecca – e tagli, con preparazioni preparazioni dedicate, che attingono a culture diverse dalla nostra, per scoprire un mondo di sapori nuovi, molto oltre preconcetti e confini.

Alessandro Soderi – Macelleria Soderi dal 1875 | Firenze – Mercato Centrale

Tomahawk

L’ultimo (non per qualità) dei migliori tagli di carne è la Tomahawk. Si tratta di una pezzatura dalla forma molto particolare e ben riconoscibile: infatti la polpa della carne è attaccata ad un osso (appartenente alla costola del bovino) molto lungo che può raggiungere anche i 30 cm. Questo taglio di carne è perfetto per la griglia: posto su una fonte di calore intenso, forma una leggera crosticina sulla superficie, davvero piacevole da addentare. All’interno non deve essere cotto troppo per poter sprigionare, attraverso i succhi, tutto il suo sapore straordinario. Ma a questo dedicheremo una “puntata” a parte. Vuoi sapere tutto sulla Tomahawk, La Rock Star della griglia? Clicca qui!

Tra le “Mode” delle quali siamo ben contenti ci sono anche le Beef Ribs, ma questo merita un approfondimento a parte!

In copertina lo Spinacino o Fianchetto – Autore: Victor Protasio / approfondimento e ricetta al link

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Roma e le nuove regole per dehors, tavoli all’aperto e pedane. Gli arredi uguali per tutti, ma la Capitale sarà divisa in tre grandi zone: Suburbio, Città storica e sito Unesco. Se ne parla oggi 16 e il 20 novembre a tu per tu con FIPE Confcommercio Roma. Segui il Link per partecipare!

Tre zone della città con regole diversificatestop alle pedane nelle zone di pregio del centro, arredi uniformati per dare qualità e decoro: la giunta capitolina di Roberto Gualtieri ha varato un nuovo regolamento per mettere ordine nei dehors, i tavolini all’aperto proliferati in città in particolare con il Covid. Il piano dovrà passare ora al vaglio dei Municipi e poi in Assemblea capitolina per il voto finale. Un testo che arriva a valle della proroga delle concessioni Covid fino a dicembre 2024 votata dal Parlamento qualche giorno fa.

«La filosofia – ha spiegato – è quella dell’equilibrio che tutela le zone pregiate e favorisce le attività all’aperto con criteri più rigorosi e omogenei. Il regolamento vuole migliorare la qualità delle nostre strade, renderle più vive e più animate e nel contempo recuperare la tutela e il decoro di zone che hanno sofferto». Zone che ora, secondo l’assessora al Commercio Monica Lucarelli, sono decisamente sature: «Col Covid c’è stato un +500% rispetto all’ordinario. Con il nuovo regolamento ci sarà un passo indietro», con l’alleggerimento di rioni come Trastevere Borgo, mentre rispetto all’assetto pre-Covid «tendenzialmente non ci sarà una riduzione della superficie concessa» ma «una maggiore omogeneizzazione e regole certe».

Se ne parlerà in modo più approfondito alla luce delle nuove linee guida che andranno a regolamentare le “Osp” – le occupazioni di suolo pubblico nel Comune di Roma, elencate nel documento presentato ieri mercoledì 15 novembre in Campidoglio – il 16 novembre al Duke’s (Viale Parioli, 200) e il 20 novembre a Saltimbocca San Lorenzo ( Via dei Falisci 1/5) con Fipe Concommercio Roma che incontrerà i Ristoratori e discuterà a Tu per Tu problematiche e soluzioni.

Per prenotare cliccare i link nelle grafiche.

Le tre zone

Nel merito, la citta sarà divisa in tre zone: Suburbio, Città storica, e Sito Unesco, a sua volta diviso in tessuti urbanistici: T1 la zona fino al medioevo, T2 la Roma rinascimentale, T3 la ristrutturazione otto-novecentesca e così via. Per determinare gli spazi esterni concedibili sarà conteggiato non solo lo spazio di somministrazione ma anche la cucina o i servizi, ha spiegato Lucarelli. Per il Suburbio si potrà concedere fino al totale della superficie di riferimento, nella Città storica fino ai due terzi. Per il sito Unesco: da T1 a T3 non più di un terzo, da T4 fino alla metà. Se l’80% dei locali che insistono sulla stessa strada o piazza presentano un progetto unitario, allora scatterà – previo parere della Soprintendenza – un bonus del 20% sulla superficie

In base a questa suddivisione verrà concesso suolo pubblico in base alla superficie dei locali ma cambia il metodo: si passa dal 100 per cento del fronte vetrina, per la massima superficie dell’occupazione concedibile, a una percentuale della somma delle superfici di somministrazione, servizi igienici e locali di lavorazione e cucine che varia in base all’area in cui si trova l’attività. In sostanza più grande è la cucina, ad esempio, più spazio l’esercente potrà richiedere ma se nel suburbio l’occupazione di suolo sarà concedibile fino a un massimo dei tre terzi della superficie, nell’area Unesco si scende a un terzo. 

Catalogo degli arredi

Stop agli ombrelloni di plastica o a sedie inguardabili davanti ai monumenti più belli della città. Il regolamento contiene il nuovo catalogo degli arredi, condizione necessaria per avere, in futuro, la concessione di suolo pubblico. Non solo. Sarà disponibile anche un “griglia”, quindi una lista di arredi già vagliati dalla Sovrintendenza. Chi sceglierà quegli articoli potrà beneficiare di procedure per l’autorizzazione più veloci rispetto a chi, invece, utilizzerà arredi diversi.

Altre regole

Gli esercenti dovranno esporre una piantina con l’autorizzazione dell’Osp. Rientra poi in vigore, rispetto al periodo emergenziali del covid, l’obbligatorietà di una relazione tecnica prima di poter posizionare tavolini e sedie e non si potrà più presentare il progetto come una scia ma con una richiesta di concessione al municipio di appartenenza.

Pedane

Nuove prescrizioni anche per le pedane, previste solo dove il marciapiede non ha l’ampiezza disponibile per posizionare i tavolini. Queste, inoltre, non si potranno usare nel sito Unesco dal T1 al T3, mentre negli altri casi servirà sempre il benestare della Sovrintendenza. Inoltre, per quanto riguarda la superficie complessiva degli Osp, il nuovo regolamento non porterà, di fatto, ad una riduzione dello spazio occupato.

È un regolamento di particolare importanza per la città di Roma che viene da regole vecchie e da una lunga fase di deroga dovuta al covid. Una situazione che determinato un’insufficiente regolamentazione anche sulla qualità dell’occupazione di suolo pubblico nella nostra città.

Abbiamo comunque il dovere di dotare Roma Capitale di una disciplina più moderna ed adeguata, tenendo conto dei cambiamenti che il covid ha mostrato possano essere anche positivi e di una maggiore animazione e presenza di attività di somministrazione dove ci sono strade o parcheggi bui. In questo modo non ci saranno vantaggi solo a livello economico ma anche per la qualità e la vita dei quartieri.

Roberto Gualtieri, Sindaco di Roma

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La festa di San Martino, tra liturgia cristiana e mondo contadino, raddoppia nella Tuscia viterbese il 17|18|19 novembre con vino e olio novello, taverne aperte e piaceri della tavola, stand di prodotti tipici, rievocazioni, antichi mestieri e visite guidate nei luoghi più significativi di Vignanello.

A pochi km (18,5) da Viterbo, a 369 metri d’altezza, tra boschi, torrenti, campi coltivati, casolari e borghi, trovate il caratteristico borgo di Vignanello, famoso per il suo possente Castello Ruspoli e gli splendidi giardini che si aprono alle spalle dell’edificio. In questo scenario di Tuscia viterbese ha preso vita la Festa di San Martino, all’insegna di olio e vino novelli nonché dei migliori piatti della gastronomia locale.

“I sapori e i profumi dominanti nelle vie medioevali di Vignanello – annuncia la Pro loco – saranno infatti quelli dell’uva appena trasformata nel “nettare di Bacco” e delle olive nel pieno della molitura. Profumi che si aggiungeranno ai tepori delle caldarroste appena sfornate dalle grandi teglie collocate nelle vie del borgo”.

Il 17|18|19 novembre, raddoppia quindi la Festa di San Martino e tingerà Vignanello dei colori brillanti del vino e dell’olio, con un ricco programma dedicato alla scoperta del territorio: itinerari del gusto, focus di esperti del settore, rievocazione di antichi mestieri, cortei in costume e spettacoli di musici e sbandieratori, oltre a visite guidate nei luoghi più caratteristici del paese. Sarà infatti possibile visitare il Castello Ruspoli con i suoi meravigliosi Giardini, i ”Connutti” della Vignanello sotterranea e la Barocca Chiesa Collegiata.

Gli itinerari dei sapori ci condurranno inoltre in oleifici e cantine, dove sarà possibile degustare, acquistare i prodotti ed esplorare da vicino il mondo della produzione e trasformazione dell’olio e i segreti del vino novello: tra le tappe toccate gli uliveti, il Frantoio Cioccolini e le storiche cantine scavate nel tufo.

Per l’occasione verranno allestite quattro taverne, in cui sarà possibile gustare i piatti caratteristici della migliore tradizione vignanellese, da segnalare gli gnocchi fatti a mano “co’ a grattacacio”, le “bertolacce”, i “crucchi” e il “pamparito”, pane locale a forma di maritozzo con un pugno di anice. Una nei locali delle Segrete del Castello Ruspoli, la Taberna Julianellum, la Cantina 1983 del comitato festeggiamenti S.Biagio e S.Giacinta, la Cantina Nuovi Angeli Custodi.

Nel weekend sarà presente anche un mercatino dell’artigianato, di prodotti enogastronomici e produttori locali. Per i camperisti, provenienti da tutta Italia, sarà allestito uno spazio per il raduno con punto di accoglienza. Nel corso delle giornate di festa spettacoli itineranti e cortei storici in costume animeranno le vie del paese trasportandovi in un’atmosfera rinascimentale tra rievocazioni, ricostruzioni storiche degli antichi mestieri, spettacoli di gruppo di “Sbandieratori e Musici”.

FOCUS FESTA DI SAN MARTINO

La Festa di San Martino dell’11 novembre è una ricorrenza molto sentita in tanti paesi e cittadine d’Italia, tanto che Giosuè Carducci si ispirò a questa data – che in molte zone era un giorno non lavorativo – per comporre una delle sue poesie più celebri, San Martino appunto.

Il culto di San Martino è strettamente legato a riti e usanze della tradizione contadina. Lo stesso giorno di San Martino cade proprio in un periodo di gran fermento per il mondo campestre. In questi giorni infatti nei vigneti si aprono le botti per i primi assaggi del vino “novello” (da qui il detto: “a San Martino ogni mosto diventa vino“) e in antichità era pratica comune rinnovare i contratti agricoli e tenere grandi fiere di bestiame.

IL PROGRAMMA

VENERDI 17 NOVEMBRE

15:00 Apertura Accoglienza Camper 

15:00 e 16.15 Visite guidate al Castello Ruspoli

20:00 Apertura taverne e ristoranti 

22:30 KOSAKUSTICA Musica live in piazza della Repubblica

SABATO 18 NOVEMBRE

09:00 Apertura Accoglienza Camper 

10:00 Apertura punti vendita Olio e Vino (Corso Matteotti)

10:00 Apertura mercatino dell’artigianato (Corso Garibaldi)

10:00 Apertura percorso degli antichi mestieri (Vicoli del centro storico)

10:30 Visite guidate e percorsi del gusto (Partenza piazza della Repubblica) 

12:30 Apertura taverne e ristoranti  

15:00 Visite guidate e percorsi del gusto (Partenza piazza della Repubblica) 

16:00 Saluto di benvenuto Raduno Camper “Francesco Annesi” 

16:30 Spettacolo del Gruppo tamburi città di Giarratana

16:30 Degustazione guidata impariamo a conoscere l’olio

18:00 Rievocazione Storica “La Rivolta del 1553”

19:30 Apertura taverne e ristoranti

22:30 TRE PAZZI AVANTI Musica live in Piazza della Repubblica

DOMENICA 19 NOVEMBRE

09:30 Trekking escursionistico di 5 km (Partenza piazza della Repubblica)

10:00 Apertura mercatino dell’artigianato (Corso Garibaldi)

10:00 Apertura punti vendita Olio e Vino (Corso Matteotti)

10:00 Apertura percorso degli antichi mestieri (Vicoli del centro storico)

10:30 Visite guidate e percorsi del gusto (Partenza piazza della Repubblica)

11:45 Sfilata per le vie del paese del Corteo Storico Julianellum1536 

12:00 Degustazione guidata impariamo a conoscere il vino 

12:30 Apertura taverne e ristoranti   

15:00 Visite guidate e percorsi del gusto (Partenza piazza della Repubblica)

15:30 Spettacolo giocoleria itinerante

16:30 Degustazione guidata impariamo a conoscere l’olio 

17:30 Spettacolo degli Sbandieratori e Musici di Vignanello (Piazza della Repubblica)

Il programma e tutti i dettagli sono disponibili nel sito www.prolocovignanello.org e sulla pagina FB @prolocodivignanello. Per informazioni è possibile contattare il numero 0761 754965.

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Sul rooftop dell’Aleph Rome Hotel arrivano i menu speciali di Carmine Buonanno e – il 16 novembre – una cena a quattro mani con lo chef Matteo Cameli per celebrare l’autunno, la stagione del tartufo!

Il tartufo, con il suo aroma terroso e il suo sapore inconfondibile, è una delle prelibatezze culinarie più ambite al mondo. Carmine Buonanno, executive chef dello Sky Blu Restaurant all’Aleph Rome Hotel, vuole dare massima importanza a questo incredibile ingrediente, tesoro della terra, proponendo menu e piatti ispirati alla stagione del foliage.

Presso lo Sky Blu Restaurant, sul rooftop dell’albergo alle falde di Via Veneto, in questo autunno proporrà anche un appuntamento speciale: il 16 novembre si terrà infatti una cena a quattro mani che vedrà la collaborazione tra l’Executive Chef Carmine Buonanno e lo chef Matteo Cameli di “Al Vecchio Convento” di Portico di Romagna per unire a tavola il meglio della ricerca e della tradizione e fare del tartufo il grande protagonista.

Durante questa esperienza gastronomica inedita, gli ospiti avranno l’opportunità di gustare piatti unici, preparati con cura e passione da entrambi gli chef. Ogni portata è stata infatti pensata per celebrare bellezza e sapore del tartufo. Il menu sarà un viaggio sensoriale che guiderà alla scoperta delle Magia dell’autunno.

MENU del 16 novembre 23

Si inizierà con i canapè, Tartelette con  zucca e melogranobiscotto al parmigiano reggiano, cavolfiore e aneto panella di ceci castagne e rosmarino, per proseguire con gli antipasti, a cura di Carmine Buonanno, che proporrà l’Uovo poche con patate viola, stracciata di bufala e tartufo bianco, seguito dai Cappelletti di pernice e tartufo bianco di Matteo Cameli e dal Manzo dry aged con provolone del monaco, tartufo bianco e verdurine di Carmine Buonanno. Chiuderanno l’esperienza, il pre-dessert di Carmine Buonanno Gelato al mais e tartufo e il dessert di Matteo Cameli Foie gras e tartufo bianco. Il Costo della cena è di 120 euro a persona, bevande escluse. Per prenotare cliccare qui. Nel frattempo qualche parla sugli chef protagonisti.

Carmine Buonanno: Executive chef dell’Aleph Rome Hotel ha una solida formazione nella ristorazione di qualità. Dopo aver visto nascere la sua passione per la cucina fin dall’adolescenza, si dedica totalmente ad essa, spinto dal desiderio di ricreare gesti e sapori antichi. Dopo le prime esperienze, Carmine approda al ristorante due stelle Michelin Don Alfonso nella cucina di Alfonso Iaccarino, dove scopre il perfetto equilibrio tra qualità ed estetica dei piatti. Dopo altre esperienze in ristoranti stellati diventa Executive Chef del Gran Melia Villa Agrippina di Roma. Arriva infine nelle cucine dell’Aleph, portando l’amore per le materie prime e per quei sapori capaci di evocare antiche emozioni. La cucina di Carmine ha un’impostazione chiara e precisa: il focus è sulla cucina mediterranea, con forti influenze tradizionali romane. Non manca una sottile ma inconfondibile presenza delle suggestioni della sua città d’origine Benevento, con tutta la meraviglia dell’entroterra campano.

Matteo Cameli. Lavora da 30 anni come chef dell’hotel di  famiglia, Al Vecchio Convento, a Portico di Romagna un piccolo villaggio medievale situato sulle montagne dell’Appennino. Negli ultimi 9 anni ha collaborato con ristoranti e chef internazionali, tra cui il Bloom in the Park a Malmoe con Titti Qvarnstroem, al Mielcke & Hurtigkarl a Copenaghe,   al Frederikshoej con Wassim ad Aarhus,   al  Frantzén di Stoccolma, e al Noma a Copenaghen, con lo scopo di trarre ispirazione per il suo lavoro e la sua vita qui in Italia. Nel 2018, 2019 e 2023 ho partecipato al festival Food and Fun in Islanda. Oltre alla passione per la cucina, ama recarsi nelle montagne alla ricerca di tartufi con i suoi cani Lagotto, per cercare funghi, erbe, castagne e bacche.

Aleph Rome Hotel Curio Collection by Hilton

Via di San Basilio, 15

Tel: +39 06-4229001

Mail: AlephRome_Info@hilton.com

Web: www.alephrome.com

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Gianluca GrossiAndrea D’Alonzo, Alessandro Scarsi e Alessia Rivano. Sono loro i quattro finalisti della Selezione nord di EmergenteSala, il concorso di Lorenza Vitali e Luigi Cremona dedicato alla valorizzazione della professionalità della Sala ristorante. Ma dove lavorano? E perchè la sala è così impotante?

Si torna a parlare di “Sala”. E ce ne sarebbe sempre maggior bisogno. Modesta o sontuosa che sia non dovrebbe infatti mai perdere di vista la sua prima funzione, che è accogliere, comprendere l’ospite e intercettare lo stile della sua serata. Luogo strategico di ogni locale, è lì che si gioca la vera partita per e attorno all’ospite, vera linfa vitale di qualunque attività ristorativa. 

Come ha già raccontato Lorenza Vitali, “la sala è l’area più importante di ogni locale pubblico, ed il personale di sala quello al quale spetta la missione fondamentale: far star bene il cliente per indurlo a ritornare.

La parola “servizio” deriva da “servire”. Dovrebbe essere una delle attività più belle e nobili del comportamento umano ed invece negli ultimi tempi soprattutto ha assunto sfumature non proprio positive. Come anche il professionista che ne è dietro: il cameriere, una parola che nel linguaggio comune sembra definire una professione di serie B. La discesa del “cameriere” agli inferi è ancora più eclatante se paragonata all’ascesa del cuoco in paradiso. I due cammini inversi hanno acuito le disparità, allargato la forbice delle due professioni che invece di essere accomunate, lavorare in simbiosi come dovrebbe essere corretto e comunque auspicabile, hanno visto invece l’annichilimento della sala rispetto alla cucina come tendenza dominante degli ultimi anni. 

Ma quali sono gli aspetti più importanti di questo mestiere?

Tre parole che racchiudono l’essenza e le problematiche del settore: Accoglienza, Conoscenza, Servizio. 

Nel nostro piccolo abbiamo cercato di dare un segnale, creando e realizzando un nuovo format che affianca Emergente Chef ed Emergente Pizza: Emergente Sala, una competizione riservata ai giovani camerieri under 30 che ogni anno si articola attraverso due selezioni (Nord e Centro Sud) e una finale a Roma dei migliori. Ha avuto e continua ad avere molta attenzione essendo anche l’unico evento focalizzato su questi problemi. Ne siamo orgogliosi perché abbiamo visto da vicino il positivo impatto di queste gare, la solidarietà che si crea tra i concorrenti, il sapersi oggetto di attenzione e il poter condividere con altri colleghi tensioni e ricordi.

E così, con la Bolzano-Merano, è ripartito il Premio EmergenteSala 2024 che sottolinea la storica collaborazione con il Merano WineFestivalevento top del mondo del vino – e che quest’anno chiude il festival con una torta monumentale a cura dell’Istituto alberghiero Cesare Ritz di Merano.

Lo stesso Istituto che ha ospitato la svolta la prima prova, ovvero “La Cena di Gara” servita agli ospiti-giurati che hanno potuto così esprimere il proprio giudizio sul servizio di sala. Il menù della cena ha visto protagonisti diversi prodotti e vini dei dei partner.

Mentre al Teatro Puccini a Merano, ha avuto luogo la lunga e importante prova orale che ha visto i concorrenti presentarsi attraverso un video e di persona sul palco, per poi rispondere alle domande della giuria di giornalisti ed esperti. L’ultimo atto è stato riservato a una sfilata di abiti professionali LUSINI prima della Premiazione, perchè anche lo stile è importante è come un ingrediente che serve a definire l’identità di un ristorante.

Al termine sono stati annunciati i finalisti che parteciperanno alla Finale di EmergenteSala 2024 e si sderanno con i finalisti del CenstroSud (Febbraio 2024) durante la Finale in programma a metà maggio 2024 alla Villa Reale di Monza, e che sono:

  • Gianluca Grossi di Glam a Venezia;
  • Andrea D’Alonzo di Il Fenicottero Rosa Gourmet all’interno di Villa Abbondanzi a Faenza (RA);
  • Alessandro Scarsi di Trattoria Contemporanea a Lomazzo (CO);
  • Alessia Rivano di Hostaria Ducale a Genova.

I premi speciali “miglior pane” in collaborazione con Agugiaro & Figna Molini sono stati assegnati a:

Angela Shtjefni di LUNARIS 1964 gourmet restaurant a Cadipietra (BZ).

Manuel Ricupa di DaV Milano by Da Vittorio a Milano.

I premi speciali “miglior abbinamento cibo-vino” sono stati assegnati a:

Juan Carlos Bojaca Herrera di Feria Restaurant a Treviso.

Nicholas Buratto di Osteria del Guà presso Villa Pisani Bonetti a Bagnolo (VI).

Il.miglior portamentp in occasione della sfilata è risultato quello di Andrea Solari di Le Cupole dell’Hotel Bristol a Rapallo (GE).

Gli altri partecipanti in gara:

Nicholas Buratto di Osteria del Guà presso Villa Pisani Bonetti a Bagnolo (VI).

Juan Carlos Bojaca Herrera di Feria Restaurant a Treviso.

Daniel Cotugno di Ristorante Acanto dell’Hotel Principe di Savoia a Milano.

Fabrizio Muscatella di Da Vittorio a Brusaporto (BG).

Manuel Ricupa di DaV Milano by Da Vittorio a Milano.

Angela Shtjefni di LUNARIS 1964 gourmet restaurant a Cadipietra (BZ).

Andrea Solari di Le Cupole dell’Hotel Bristol a Rapallo (GE).

Christian Salamanca di Fine dining Senso presso EALA Hotel Lake Garda a Limone sul Garda (BS).

Ingrid Krause di Peter Brunel ristorante gourmet ad Arco (TN).

Yashell Yoffre Yarif Ynfantes Felix del Ristorante Ca’ Del Moro Wine Reatreat a Verona.

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Si chiama “Pastificio Futuro”. Questo il nome del laboratorio artigianale di pasta all’interno del complesso del carcere minorile di Casal del Marmo a Roma, che verrà inaugurato il prossimo 10 novembre in via Giuseppe Barellai 140. Per l’occasione tre chef Andrea Pasqualucci, Luciano Monosilio e Arcangelo Dandini cucineranno tre primi tipici della cucina romana, mentre Luigi Cremona sarà il narratore della bella e importante iniziativa nata per nutrire un nuovo futuro.

Sarà inaugurato venerdì 10 novembre alle ore 16 Pastificio Futuro, il laboratorio artigianale sito in via Giuseppe Barellai 140, all’interno del complesso del carcere minorile di Casal del Marmo. L’idea è nata dopo la prima visita di Papa Francesco alla struttura detentiva, nel 2013, quando scelse di lavare i piedi, nel Giovedì Santo, ai minori reclusi. «Non lasciatevi rubare la speranza», aveva detto loro. Parole che non sono cadute nel vuoto e che hanno portato alla costruzione del pastificio nei locali di un edificio da anni in disuso.

A realizzarlo la Gustolibero Società Cooperativa Sociale Onlus, con il sostegno della Conferenza episcopale italiana e di Caritas Italiana e in sinergia con la Direzione dell’Istituto Penale Minorile Casal del Marmo, il Centro della Giustizia Minorile Lazio-Abruzzo-Molise, il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità.

All’inaugurazione saranno presenti il cardinale vicario Angelo De Donatis; l’arcivescovo Giuseppe Baturi, segretario generale della Conferenza episcopale italiana; il sindaco di Roma Capitale Roberto Gualtieri; il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca; Anna Maria Santoli, dirigente Centro Giustizia Minorile Roma; don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana.

Con i suoi 500 metri quadri di superficie, una pressa che può produrre fino a 220 kg all’ora di pasta e 4 essiccatori, Pastificio Futuro è un’azienda che potrebbe occupare fino a venti ragazzi. L’iniziativa partirà con tre addetti: una detenuta presente al pastificio grazie all’articolo 21, un ventenne affidato ai servizi sociali e un altro che vive in comunità.

«La pasta verrà venduta in alcune catene di supermercati con cui abbiamo preso contatti – spiega don Nicolò Ceccolini, cappellano di Casal del Marmo –, nonché servita in alcuni ristoranti di livello, perché è una pasta di elevata qualità. Dare delle prospettive future a questi ragazzi è molto importante, può incentivare anche altri loro coetanei che si trovano in carcere a fare un percorso, dare loro un obiettivo. È una bella opportunità perché devono comunque uscire dal carcere, in quanto il laboratorio è esterno alla zona detentiva, seppure all’interno della cinta muraria». Quando sarà a regime, «il laboratorio potrebbe produrre 2 tonnellate di pasta al giorno, circa 4.000 pacchetti da 500 grammi ogni giorno», sottolinea Alberto Mochi Onori, responsabile di Gustolibero Società Cooperativa Sociale Onlus.

Non è più il tempo delle punizioni. Quello che ci interessa è cosa succede alla persona “dopo”, quando ha terminato di scontare la sua pena. Nel mondo carcerario bisogna lavorare molto su questo aspetto. La promozione del lavoro e del reinserimento nella società è una spinta notevole in questo percorso di rieducazione e resurrezione.

Vescovo Benoni Ambarus, delegato per la Pastorale carceraria della diocesi di Roma

Per l’occasione Luigi Cremona, giornalista enogastronomico, ha invitato tre chef romani per eseguire al momento tre ricette iconiche della cucina romana: la “gricia”, che verrà realizzata da Andrea Pasqualucci chef del Moma, che sulla bella iniziativa ha commentato: “Sono sempre entusiasta di partecipare a iniziative come queste. Al Moma siamo sempre stati sensibili alle attività della Caritas alle quali abbiamo già in passato aderito. Credo che la formazione sia la forma riabilitativa più importante che possiamo offrire a ragazzi che hanno vissuto difficoltà, di qualunque natura esse siano state. Partecipare alla produzione di questa pasta significa acquisire la manualità e l’artigianalità che sono dietro a questo prodotto e sentirsi parte di una squadra che lavora per un risultato in cui ognuno è importante, esattamente come accade in cucina in cui ogni elemento della brigata contribuisce al risultato finale”.

La Regina “carbonara” verrà inceve realizzata da Luciano Monosilio, del ristorante da Luciano, che ha così commentato:Il Pastificio Futuro è un esempio di come si possa realizzare un progetto bello, funzionale a livello pratico. L’apertura di Pastificio è un argomento he mi tocca molto personalmente essendo questo uno dei miei sogni che spero a breve di realizzare. Anche se in piccolo già produco e vendo pasta secca di semola di grano duro con un mio brand, sicuramente non mancherà l’occasione di collaborare con questi ragazzi. Auguro a loro il meglio e lunga vita!”

La “finta matriciana” verrà invece realizzata da Arcangelo Dandini, titolare e chef del ristorante Arcangelo, che ha aggiunto: ” il futuro è una strada, una porta che si apre su un cortile dove si opera e ci si industria. La pasta fa parte delle opere umane e attraverso la sua storia ha edificato la storia del nostro paese. Storia di nutrimento e storia economica. La pasta italiana è la nostra strada.”

Ad accompagnare questi assaggi, l’acqua minerale Egeria e i vini del Consorzio di tutela di Vini Roma doc. Hanno dato il loro sostegno all’iniziativa anche: Union Food, che collabora per la produzione alimentare; Confagricoltura, che sostiene per la scelta del miglior grano; La Cascina Cooperativa; INC Istituto Nazionale per la Comunicazione; Confcooperative Lazio.

Pastificio Futuro, via Giuseppe Barellai, 140 – Roma

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Al via il bellissimo evento dedicato alla professionalità della Sala, che si terrà nelle prossime ore a Merano, dal 6 al 7 Novembre 2023 la prima Selezione Nord del premio 2024

Poche ore e si ripartirà con la nuova edizione di EmergenteSala 2024, l’unico originale evento dedicato al servizio di sala ideato dal giornalista Luigi Cremona e da Lorenza Vitali come consuetudine, nella cornice della storica collaborazione con il Merano WineFestival, l’evento dedicato al vino più prestigioso d’Italia. 

Lunedì 6 Novembre ci sarà la prima prova dei partecipanti delle selzioni del Nord, durante la “Cena di gara” che li vedrà impegnati all’interno dell’Istituto Alberghiero Cesare Ritz di Merano. In questa occasione i protagonisti saranno impegnati nel dimostrare le proprie capacità durante il servizio, a un pubblico di ospiti giurati altamente selezionati.

Il giorno successivo, martedì 7 novembre alle ore 9:00, invece presso il Teatro Puccini, a Merano, l’importante prova orale che vedrà i concorrenti presentarsi sia attraverso un video che di persona sul palco, di fronte ad una giuria di giornalisti ed esperti gastronomici i quali sottoporranno i partecipanti domande e quesiti relative al settore Ho.Re.Ca.

L’ultimo atto si terrà presso la sala delle Feste Kursaal in coincidenza con la chiusura del WineFestival.
Sul palcoscenico verranno chiamati i concorrenti e verranno proclamati i finalisti che avranno diritto a partecipare alla Finale di EmergenteSala in programma a maggio 2024 alla Villa Reale di Monza. 

Partecipanti in gara:

– Nicholas Buratto di Osteria del Guà presso Villa Pisani Bonetti a Bagnolo (VI)

– Juan Carlos Bojaca Herrera di Feria Restaurant a Treviso

– Daniel Cotugno di Ristorante Acanto dell’Hotel Principe di Savoia a Milano

– Gianluca Grossi del Glam** a Venezia

– Fabrizio Muscatella di Da Vittorio*** a Brusaporto (BG)

– Manuel Ricupa di DaV Milano by Da Vittorio a Milano

– Alessia Rivano di Hostaria Ducale a Genova

– Alessandro Scarsi di Trattoria Contemporanea* a Lomazzo (CO)

– Angela Shtjefni di LUNARIS 1964 gourmet restaurant a Cadipietra (BZ)

– Andrea Solari di Le Cupole dell’Hotel Bristol a Rapallo (GE)

– Andrea D’Alonzo di Il Fenicottero Rosa Gourmet all’interno di Villa Abbondanzi a Faenza (RA)

– Christian Salamanca di Fine dining Senso presso EALA Hotel Lake Garda a Limone sul Garda (BS)

– Ingrid Krause di Peter Brunel* ristorante gourmet ad Arco (TN)

– Yashell Yoffre Yarif Ynfantes Felix del Ristorante Ca’ Del Moro Wine Reatreat a Verona.

EMERGENTE è un format che prevede una serie di gare riservate ai giovani talenti under 30 della ristorazione e ospitalità, comprende oltre ad EmergenteSala anche EmergentePizza, EmergenteChef, EmergentePastry. 

MERANO WINEFESTIVAL Cinque giornate ricche di eventi, grandi vini e alta gastronomia. Saranno presenti, come sempre da 32 anni, le eccellenze selezionate da Helmuth Köcher, WineHunter e patron della manifestazione.

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Mood etno-chic, una drink list subsahariana, un calendario internazionale di rilievo e una sorpresa in ogni tramonto. È la stagione africana del Rhinoceros RoofBar, che porta Matteo Zed a esplorare nuovi territori di drinks ispirati dalla “Safari experience” sui tetti della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti. Un poliedrico hub artistico e culturale romano con ospitalità di design, super panoramiche terrazze per brindare e originali spazi per cenare.

Safari. Una parola a primo impatto semplice, ma densa di connotati riconducibili a quando l’Occidente coloniale conobbe il ventre primordiale dell’Africa, la forza della sua natura, i suoi sconfinati spazi. L’etimologia deriva infatti dell’arabo safara, che significa “viaggiare”, arrivato a noi per vie inglesi. Se nell’immaginario collettivo il termine rimane associato al biondo baffuto vestito di chiaro, con in testa il Pith helmet, che scruta l’orizzonte col binocolo alla guida di una lunga spedizione nell’ignoto della savana, al Rhinoceros Bar, sul roof della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti, ai confini dei Fori Imperiali, la rilettura contemporanea del concetto “safari” pone l’accento sull’ironia, puntando sul senso di avventura colorato di neon, fascino della giungla di città e libertà espressiva.

 L’accostamento rinoceronte-Africa-safari è venuto spontaneo, ma ovviamente stiamo parlando di esplorazione, scoperta, viaggio. Nessuna intenzione aggressiva o riferimento al colonialismo, così Matteo Zed – affermato bartender che è intervenuto sulla bottigliera, squadra e cocktail list condividendo con la proprietà i contenuti – ha raccontato in un’intervista a Bar Giornale qualche giorno fa.

Ma cosa c’è all’interno del “palazzo del Rinoceronte”? 25 spazi dedicati all’ospitalità di lusso e design, una galleria d’arte diffusa con vocazione sperimentale e d’impatto, un polo di pregio gastronomico diviso tra Le Restau (curato dal binomio Giuseppe Di Iorio – Executive Chef e Alessandro Marata, Resident Chef) e il Roof Bar, entrambi realizzati in collaborazione con Manfredi Fine Hotels Collection, la stessa proprietà di Palazzo Manfredi che vanta il Ristorante stellato fronte Colosseo (Aroma* – Stella Michelin) con la cucina dello Chef Giuseppe di Iorio.

Sarà per questo che Matteo Zed di fronte al vasto quanto emozionante panorama da scoprire dal Rhinoceros decide di modulare la sua nuova personale drink list sul tema “viaggio”.

L’idea del Safari è stata costruita proprio a partire dal nome dell’imponente lavoro di riqualificazione voluto da Alda Fendi e firmato da architetti e designer di caratura mondiale – la massiccia struttura che prende appunto il nome di Rhinoceros. Un’immagine di forza per un palazzo oggi vocato all’espressività dell’arte e che, sulle sue super terrazze, cita appunto un viaggio di scoperta attraverso i drinks d’autore, miscelati tra sapori europei, aromi, frutta, spezie e rimandi africani per creare un nuovo territorio da esplorare dedicato agli amanti delle dimensioni eccentriche.

In questo hub culturale per mostre e performance su 3.500 mq e 6 piani nel Foro Boario, Zed mette a punto così un Safari Cocktail Book presentato in 15 drink ispirati a tre territori africani: 5 in Tanzania, 5 in Zimbabwe e 5 in Namibia

La Safari Experience

Safari Experience”, come dicevamo, è il format ideato da Matteo Zed per rendere distintiva e funny l’atmosfera del rooftop sviluppato su due livelli, con staff in abiti da esploratori, neon rossi e fucsia, un bizzarro T-Rex sul bancone, elementi e citazioni integrate al lavoro di Giorgia Dennerlein di Loto AD Project, completate dall’offerta gastronomica del resident chef Alessandro Marata, del Rhinoceros Le Restau.

La panoramica del Rhinoceros RoofBar a 360° dal Campidoglio al Palatino, che permette allo sguardo di sfiorare le cupole di Roma e tornare sull’Arco di Giano, sui templi di Vesta ed Ercole, è un lungometraggio sulla storia di Roma con pochi eguali, che abbraccia splendidi tramonti che verranno accompagnati dal suono di un corno che intonerà un saluto al sole.

Qualche esempio dalla Drink List. La prima sezione è dedicata ai Mocktails (cocktails analcolici ai quali Zed tiene molto) tra cui spicca “Il Frutto del peccato” con spirito analcolico di agave, cordiale di mela e soda al pepe e pomelo; “Desert Colada” con cordiale di ananas e dattero. Arrivano poi i cocktail più freschi e bevibili ispirati allo Zimbabwe come “Greener” con agave, tequila, mezcal, liquore di fiori di sambuco ed edamame; ma anche “Purple Sea” che ripropone le sfumature del mare africano al tramonto con Champagne Rosé e tinture violacee di erbe locali. Infine, in coppetta, l’omaggio alla zona della Namibia con “Capers Dirty Martini” a base di gin ed estratto di cappero verde; “Avocado Daiquiri” con purè di avocado e sciroppo di agave; “Che Figo!” con infusione di foglie di fico, cocchi americano, succo di lime e vaniglia. I drink si ispirano ai frutti, alle erbe e alle botaniche africane che trovano però nelle tecnologie avanzate e nelle preparazioni moderne una via di contemporanea bevibilità.

Abbiamo dato vita ad uno spazio estremamente originale, che vuole regalare vibes positive ai clienti. Piante, bonghi, complementi d’arredo, musica, colori e soprattutto la nuovissima drink list ispirata al Safari ed alle materie prime provenienti dall’Africa contribuiscono e creare un ambiente di grande fascino ma al tempo stesso rilassante ed accogliente.

Matteo Zed

La nuova stagione del Rhinoceros RoofBar farà soffiare su Roma diversi “e-venti del deserto” [n.d.r.] e clima internazionale perché Matteo Zed – bar manager già da tempo alla guida del The Court di Palazzo Manfredi a Roma – sta per presentare un calendario di Guest che vedrà arrivare nella Capitale i bartender-Star bar di tutto il mondo, come Jigger & Pony di Singapore.

Foto di Copertina: Sara De Bellis

RHINOCEROS Bar

Via del Velabro, 9

00186 – Roma

Tel.: +39 06 6798 902

Aperto tutti i giorni dalle 18 alla 01

http://rhinocerosrooftop.com

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Non è un grido di battaglia, non è una scure, è una  gigantesca e scenografica bistecca, invitante e seducente, irresistibile per gli “agguerriti” carnivori.  

La Tomahawk è una bistecca molto scenografica che cattura subito l’attenzione di chi la vede per la prima volta: la polpa infatti è attaccata ad un lungo osso che può arrivare anche a 30 cm. Con Tomahawk si definisce infatti una costata con l’osso della costola lasciato intatto che si ricava dalla parte anteriore della lombata di manzo. Il curioso nome deriva dalla forma slanciata del suo lungo osso di 30 cm che viene lasciato intatto e che ricorda l’ascia che lanciavano gli Aborigeni e i nativi d’America. 

Da dove viene e quali sono le sue caratteristiche?

Questo taglio di manzo nasce in Australia, territorio nel quale si trova principalmente l’incrocio tra il Black Angus e il pregiatissimo e più recente Wagyu, ma si può ricavare, ovviamente, anche da altre razze. La carne è molto saporita e presenta un’evidente venatura di grasso. Le fibre sottili e la forte marmorizzazione portano la carne ad essere tenerissima e succosa. Nel tempo questo taglio è stato selezionato a partire anche da altre razze molto pregiate, tra cui la Rubia Gallega o la Simmental.

Per ottenere questa splendida porzionatura di carne, il manzo deve essere allevato con molta attenzione: viene lasciato libero di pascolare su rigogliosi prati d’erba e alimentato con una dieta che comprende anche cereali come mais e grano.

Nulla deve essere lasciato al caso per ottenere un taglio di eccellente qualità che già ad una prima occhiata rivela molto di quella che sarà la sua consistenza e il suo sapore.

Caratteristiche della Tomahawk

Alla vista la Tomahawk si presenta con uno spessore importante: solitamente la porzionatura è di non meno di tre dita.

Si nota subito anche un’altra importante caratteristica ovvero la marezzatura: grazie all’alimentazione a cui il bovino viene sottoposto e al movimento che pratica costantemente durante la sua esistenza, il grasso accumulato è penetrato vigorosamente all’interno dei muscoli.

Ciò significa che la carne sarà decisamente morbida come consistenza e succulenta alla prova del palato con un gusto deciso ma non troppo invadente.

Grazie ad una frollatura che generalmente si attesta intorno ai 30 giorni, la Tomahawk acquisisce una nota ancora più saporita ed intensa: ogni boccone ti metterà voglia di farne subito un altro.

Cottura della Tomahawk

Un aspetto interessante di questo taglio di carne è la sua facilità di preparazione che la rende adatta anche ai “griller” meno esperti. 

Queste qualità rendono il taglio un vero gioiello della macelleria e, come il carnivoro esperto può facilmente intuire quale sua la sua perfetta destinazione: la brace o la griglia. 

Una rapida cottura di pochi minuti per lato su una griglia rovente è ideale perchè la bistecca Tomahawk forma una sottile crosticina in grado di trattenere tutti i succhi della carne per poi sprigionarli con forza al momento dell’assaggio.

Note Generali

Le Tomahawks sono tagli di grosse dimensioni e pesano tra 1 e 2 kg, sono quindi destinate ad essere condivise. 

  • Se la tomahawk è congelata va scongelata bene in frigo un paio di giorni;
  • Va tolta dalla confezione, asciugata completamente con carta da cucina e lasciata riposare a temperatura ambiente. 
  • Condire, condire e condire! Questo il must per essere poi pronti alla cottura! Condisci liberamente ogni lato della costata con un velo di olio extra vergine, sale, pepe, erbe aromatiche a piacere appena prima di cuocerla. 

1) Il barbecue e la sigillatura

Utilizzare un barbecue è il miglior modo per cuocere la tua Tomahawk . Preriscaldare il barbecue ad alta temperatura intorno ai 250°C e sigillare con una scottatura tutti i lati della carne compreso ogni bordo.

Abbassare poi la temperatura fino a 160°, chiudi il coperchio e cuoci per circa 15-20 minuti in cottura indiretta. Controllare sempre la temperatura interna con un termometro preciso (guarda qui sotto la guida di riferimento per sapere quando toglierla dalla griglia). Lasciare riposare la carne in un ambiente caldo coprendola con un foglio di alluminio per 10-15 minuti. 

2) Il Reverse Searing  

Un altro approccio per la cottura della Tomahawk utilizzando il barbecue è il“reverse sear”. 
Questo metodo prevede di cuocere in forno o sul bbq la costata o la bistecca lentamente e a bassa temperaturara e di finirecon il sigillare la carne con una scottatura finale che grigli la carne.

Portare pertanto il BBQ o il forno alla temperatura di 50°C; inserire la tomahawk sopra alla griglia e girala ogni 5 minuti fino a che la temperatura interna raggiunge i 50°C. A quel punto coprire la carne con della carta stagnola. 

Alzare la temperatura a circa 200°-220°C. Porre la carne sulla griglia rovente per far si che la superfice si sigilli e cauterizzi dopo circa 1-2 minuti, su tutti i lati. Con questo metodo non serve lasciar riposare ancora la carne, quindi, tolta dalla griglia, puoi servirla e gustarla in compagnia in tutta la sua bontà! 

Gradazione della cottura 

Qualunque tecnica tu decida di utilizzare, il consiglio è quello di non rischiare la finitura della tua Tomahawk senza un controllo della temperatura interna utilizzando un termometro.
Qui una guida di riferimento per sapere quando la carne dovrebbe essere tolta dalla griglia e la temperatura finale di riposo. 

  Al sangue Media al sangue Media Media ben cotta Ben cotta 
Togliere dalla griglia 50-55o55-60o60-65o65-70o70o
Temperatura di riposo finale 60o60-65o65-70o70o75oC+ 

Servizio 

Il servizio è l’ultimo atto di questo spettacolo!
Portala in tavola su un bel tagliere e tienila ben salda per l’osso quando l’affetti contro vena rifilandola fino all’osso. Insaporisci i bocconi con sale e pepe, magari accompagnata da una salsa chimichurri, con una senape o con la più tradizionale bernese insieme a delle patate rustiche, arrosto o fritte.

Il sale ideale per la Tomahawk è il sale rosa dell’Himalaya o il sale bianco a scaglie di Maldon, caratteristico per i cristalli particolari a forma di piramide cava che ricevono perfettamente la succulenza del taglio tomahawk. 

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Panciuto, soffice, irresistibile, goloso in ogni sua variante: è il “Santo Maritozzo”. Appellativo romanesco, storico e quaresimale che ha contribuito a infondere ancora maggiore notorietà a questo dolce antico, emblema di semplicità e trasversalità. Questa è la sua storia tra leggende, curiosità e varianti regionali. Buona lettura e Auguri a Tutti i Santi!

Che sia con panna montata, quaresimale con uvetta e pinoli, contemporaneo in varianti creative o riletto dal benessere alimentare, il fascino del maritozzo ha resistito intatto al tempo. Il Maritozzo infatti è ancora oggi uno dei dolci più amati della tradizione gastronomica capitolina, le cui origini risalgono all’antica Roma.

È già allora che fa la sua comparsa una sorta di antenato del maritozzo: una grossa pagnotta a base di farina, uova, olio o strutto e sale, addolcita con uvetta e miele, preparata dalle donne come alimento sostanzioso per le giornate di lavoro all’aperto dei braccianti e dei pastori.

Nel Medioevo diminuisce leggermente la pezzatura, il sapore si arricchisce di frutta secca, come pinoli e canditi, e l’impasto, privo di strutto, si fa più scuro. Il maritozzo è noto come “Quaresimale”, unica, gustosa eccezione al periodo di digiuno imposto dai lunghi quaranta giorni prima della Pasqua.

È proprio da qui che il dolce diviene “er santo maritozzo”, celebrato nel 1833 dal grande poeta Giuseppe Gioachino Belli – che nei suoi 2279 Sonetti romaneschi, composti in vernacolo romanesco, raccolse la voce del popolo romano del XIX secolo nel suo sonetto – lo cita in quello dal titolo La Quaresima.

Come io nun zò cristiano!

Io fo la spesa / oggni ggiorno der zanto maritozzo /

Io nun cenavo mai, e mmó mme strozzo/ pe mmaggnà ott’oncia come vò la cchiesa. 

Gioacchino Belli

Uno dei più grandi poeti romaneschi spiega quindi come per il popolano romano “il vero cristiano è colui che durante la Quaresima mangia i maritozzi.” Belli aggiunge anche una nota in italiano (dell’epoca) per spiegare: “I maritozzoli sono certi pani di forma romboidale, composti di farina, olio, zucchero, e talvolta canditure, o anaci, o uve passe. Di questi si fa a Roma gran consumo in Quaresima, nel qual tempo di digiuno si veggono pei caffè mangiarne giorno e sera coloro che in pari ore nulla avrebbero mangiato in tutto il resto dell’anno”. E qua c’è già quasi tutto. Il tono quaresimale è dato dall’uso dell’olio, invece del più consueto strutto. Tra gli ingredienti ci possono essere anche miele o burro.

Dal Medioevo a noi il Maritozzo non ha subito poi tante modifiche, fatta eccezione della panna montata, usanza sempre romana, ed è rimasto uno di quei dolci che ancora oggi potrebbe mettere tutti d’accordo: amato infatti sia dai sostenitori della semplicità, sia da chi rimane attratto gusti nuovi e varianti gourmet. Un dolce quindi trasversale, che potrebbe fare capolino sulle tavole dalla colazione, una merenda corroborante, un peccato di gola, chiuso nella sua carta di pasticceria, divenire chiusura del pasto della domenica o diventare esso stesso, nelle sue varianti creative e salate, re di un’insolita pausa-pranzo.

La certezza dell’impasto di base di questo composto da acqua, farina, lievito, zucchero o o miele, latte, uova e burro/olio (un tempo strutto) annovera oggi numerose interpretazioni ad opera di chef, pastry chef mastri fornai.

Il maritozzo: storia di un nome tra racconti e leggende

Oltre all’origine storica di questo dolce senza tempo, sono tante le leggende, i racconti e gli studi che tentano di restituire l’etimologia del suo nome. Sull’origine del nome “maritozzo” e sui suoi usi, molteplici sono i racconti e le leggende riportati da alcuni tra i più grandi studiosi, artisti e poeti della tradizione romana come Giggi Zanazzo, Adone Finardi e il già citato, Giuseppe Gioacchino Belli.

Anche il grande folklorista Luigi Zanazzo, nel suo “Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma”, con prosa in romanesco spiega come “una mucchia d’anni fa, dda noi, s’accostumava, in tempo de Quaresima, er primo vennardì de marzo, de portà’ a rigalà’ er maritózzo a l’innammorata. ’Sto maritózzo però era trenta o quaranta vorte ppiù ggranne de quelli che sse magneno adésso; e dde sopre era tutto guarnito de zucchero a ricami. In der mezzo, presempio, c’ereno du’ cori intrecciati, o ddu’ mane che sse strignéveno; oppuramente un core trapassato da una frezza, eccetra, eccetra: come quelle che stanno su le lettere che sse scriveno l’innammorati. Drento ar maritòzzo, quarche vvorta, ce se metteveno insinenta un anello, o quarch’antro oggetto d’oro”.

A riprova di ciò Zanazzo cita anche diversi stornelli o “ritornelli”, come si diceva a Roma.

“Oggi ch’è ’r primo Vennardì dde Marzo/ Se va a Ssan Pietro a ppija er maritòzzo; Ché ccé lo pagherà ’r nostro regazzo”. “E dde ’sti maritòzzi:/ Er primo è ppe’ li presciolósi;/ Er sicónno pe’ li spósi;/ Er terzo pe’ l’innamorati;/ Er quarto pe’ li disperati”. “Stà zzitto, côre:/ Stà zzitto; che tte vojo arigalàne/ Na ciamméllétta e un maritòzzo a ccôre”.

E infatti certi maritòzzi ereno fatti a fforma d’un côre”, annota Zanazzo.

Così, il primo venerdì di marzo il fidanzato, donava alla sua fidanzata un maritozzo come gesto d’amore e promessa di un futuro insieme. Forse nascondeva un anello, o un altro oggetto d’oro, ma era proprio in questa occasione che al fidanzato si dava l’appellativo di “maritozzo”, una storpiatura del termine “marito”, proprio a voler simboleggiare l’impegno della proposta matrimoniale.

Secondo la tradizione del tempo, e in particolare grazie agli studi di Zanazzo, sappiamo anche che sul maritozzo venivano realizzate anche decorazioni di zucchero raffiguranti cuori, mani giunte e cuori trafitti dalle frecce di Cupido, una sorta di “milk-art ante litteram”.

Secondo un altro filone interpretativo, il nome “maritozzo” sembra avere origine dall’usanza secondo cui le giovani ragazze in cerca di marito donavano un dolce a forma di cuore al più bel ragazzo del paese. Quest’ultimo avrebbe preso in sposa la ragazza artefice del maritozzo più buono. Sembra inoltre che il maritozzo abbia assunto nel tempo denominazioni diverse a seconda della zona in cui veniva preparato. Nomi come “maritelli”, “panmariti” e “panpariti” sono solo alcune di queste denominazioni alternative.

Le varianti del maritozzo

Il maritozzo non è diffuso unicamente nel Lazio, ma anche in altre regioni del centro e del sud Italia come le Marche, la Sicilia e la Puglia.

Il maritozzo classico, quello tipicamente laziale, è preparato con un panino dolce dalla forma arrotondata, farcito con soffice e abbondante panna montata zuccherata. Un’altra variante laziale prevede una farcitura di panna arricchita con pinoli e uvetta.

Il maritozzo marchigiano è preparato con un panino dalla forma tipicamente allungata e la farcitura non prevede la presenza dei pinoli.

Il maritozzo pugliese ha una forma di una treccia, mentre quello siciliano viene preparato sia a forma di treccia sia a forma di panino rotondo.

Talmente celebre la sua storia da creare una ricorrenza annuale: Il Maritozzo Day, una maratona celebrativa del gusto che coinvolge i migliori Maîtres Pâtissiers e Artigiani capitolini. Dalla classica farcitura di panna, i pasticceri e gli chef hanno dato via libera alla fantasia, realizzando nuovi e abbinamenti dolci e salati. Si spazia dal cioccolato alle confetture di frutta e crema chantilly a panini d’autore con pomodorini, baccalà, salmone, rucola, burrata e alici, polpette, frutti di mare, carni pregiate, amatriciana e carbonara, fino a versioni vegane e gluten free pensate per tutti coloro che hanno particolari esigenze alimentari e che non intendono rinunciare all’intramontabile bontà del maritozzo.

Oltre alle varianti dolci, sono molte le varianti del maritozzo salato. Questo viene preparato con un impasto meno zuccherato e farcito con alimenti salati quali salumi, formaggi, pomodoro, acciughe, baccalà, pesti, paté, prestandosi molto bene ad abbinamenti gourmet.

Foto nell’articolo – sezione Maritozzo Day – da “Il Maritozzo Rosso“, primo format dedicato al maritozzo salato a Roma

Foto di copertina al Link

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10 case della Pizza, 50 pizzaioli, 26 mila tra pizze e fritti, 20 laboratori, 32 mila pizza lovers, sold out i kidslab di AVPN, un esercito di adetti ai lavori e professionisti del settore. Questi i numeri della Città della Pizza 2023 al Parco lineare Arco di Travertino di Roma, che ha visto proclamare il pizzaiolo vincitore del tour nazionale dell’evento. Lui si chiama Carmine Apetino, ha 24 anni e lavora all’Antica Pizzeria D’e’ Figliole di Casoria.

Da una maciata di ore si è conclusa la settima edizione de La Città della Pizza, l’evento nazionale dedicato a questo prodotto iconico e vanto della cultura enogastronomica nazionale, dichiarato dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità. Una tre giorni ad accesso completamente gratuito, con tante attività culturali tra cui laboratori gratuiti per adulti e bambini, workshop per addetti ai lavori e tanto altro, compresa una gara finale per l’elezioni del giovane pizzaiolo migliore d’Italia. Il tutto accompagnato dalla possibilità di gustare tutte le tradizioni di pizza conosciute.

Continuiamo a portare nel nostro territorio grandi eventi di rilevanza cittadina o nazionale che possano offrire ai nostri cittadini sempre maggiori opportunità di sviluppo economico e soprattutto culturale accessibili per tutte e tutti.

Riccardo Sbordoni – Assessore Municipio VII Roma

Un fittissimo calendario di eventi, con 20 laboratori e decine di incontri ma soprattutto con 10 “case” che nel weekend hanno sfornato 26 mila tra pizze e fritti, conquistando il palato degli oltre 32 mila pizza lover accorsi al parco lineare Arco di Travertino che ha accolto l’edizione 2023 della manifestazione. Un lavoro di squadra che ha visto all’opera oltre 50 pizzaioli e numerosissimi addetti ai lavori e professionisti del settore e che ha coinvolto grandi e piccoli appassionati (tutti sold out i kidslab, gestiti dall’Associazione Verace Pizza Napoletana) alla scoperta di tutti i segreti e tutti i sapori del mondo della pizza. 

Si è appena concluso il weekend romano dedicato alla pizza, un appuntamento che ha confermato la bontà del nostro format, che quest’anno si è arricchito con le tappe di un tour che ha attraversato l’Italia, registrando ovunque un grandissimo successo. Non possiamo che salutare con soddisfazione il riscontro del pubblico che ha apprezzato la nostra proposta e che ha potuto godere di uno spazio funzionale e suggestivo al tempo stesso. Un grande risultato che premia il nostro impegno nel realizzare un evento che coniuga la degustazione di un prodotto così ricco di appeal come la pizza a momenti di dialogo, formazione e divertimento. Un grazie va al nostro staff, ai due autori, Luciana Squadrilli e Luciano Pignataro, con noi sin dalla prima edizione, al Municipio VII con l’Assessore alla Cultura Riccardo Sbordoni e a tutte le istituzioni del territorio che hanno permesso la realizzazione di un’edizione così di successo. ”

Emiliano De Venuti, ideatore e organizzatore de La Città della Pizza

La Città della Pizza si conferma così l’appuntamento di riferimento per il pubblico romano, nonché un palcoscenico prestigioso per i volti affermati dell’arte bianca e i pizzaioli emergenti più talentuosi selezionati nelle 5 tappe del tour in giro per l’Italia.

Si tratta della edizione migliore di sempre. Abbiamo recuperato un ambiente chiuso da 20 anni, fatti incontro interessanti e messo al centro i giovani emergenti del mondo pizza in modo efficace e trasparente.

Luciano Pignataro, Giornalista Enogastronomico e Giudice di Gara

Tra i tanti momenti salienti, c’è stata la proclamazione del pizzaiolo vincitore del tour nazionale de La Città della Pizza 2023. A conquistare il primo gradino del podio è stato infatti Carmine Apetino, 24 anni, dell’Antica Pizzeria D’e’ Figliole di Casoria: un nome storico della pizza fritta partenopea di cui Carmine e il fratello Genny – che da circa dieci anni hanno aperto il loro locale nella cittadina della periferia di Napoli, in via Giosuè Carducci 28 – rappresentano la sesta generazione, oltre ad essersi già guadagnato un posto tra i docenti di AVPN, dove si insegna l’arte della Vera Pizza Napoletana.

Apetino è cresciuto in pizzeria accanto al padre in pizzeria; a 16 anni ha iniziato a lavorare “in prima linea” insieme al fratello, ed è stato l’unico concorrente delle tappe di selezione a proporre la pizza fritta, conquistando prima la giuria e poi anche il pubblico dell’evento romano con la Pizza Fritta Completa (Ricotta, Fior di latte Latteria Sorrentina, Cicoli napoletani, Pomodoro Cirio Alta Cucina).

Nel loro locale i fratelli Apetino portano avanti la tradizione, che considerano un punto di forza, ma con uno sguardo rivolto al futuro, prestando attenzione particolare al bilanciamento dei sapori; mentre Carmine ha in programma a breve anche un’esperienza all’estero, destinazione Houston, Stati Uniti.

“La Città della Pizza è stata per me un’esperienza fantastica, certamente impegnativa come è giusto che sia quando le cose sono fatte in maniera seria” – commenta il giovane pizzaiolo, Carmine Apetino – “La cosa che mi è piaciuta di più è stata la trasparenza del concorso”. Infatti, il punteggio finale è stato calcolato sommando i voti dati dai pizza lover corsi ad assaggiare la pizza, al numero di pizze vendute (due splendide interpretazioni di pizza fritta) e al punteggio tecnico ottenuto durante la selezione iniziale nella tappa di Napoli.

Carmine Apetino ha vinto una fornitura di prodotti per la pizzeria messi a disposizione dai Main Partner de La Città della Pizza 2023 del valore di 4.000 euro: Molino Casillo (farine), Cirio Alta Cucina (pomodoro), Latteria Sorrentina (fior di latte), FrittoKing (prodotti per la friggitoria), Acqua Orsini (acqua e coinvolgimento nel progetto brand ambassador), Mercò (packaging per pizza), AVPN (corso di aggiornamento avanzato).

Per me è stata una bellissima edizione che ha superato le aspettative a cominciare dall’accoglienza del settimo, che mi ha sorpreso, e dalla sede, uno spazio bellissimo e ancora poco utilizzato ma che presto ospiterà eventi culturali, nonchè la biblioteca pubblica più grande di Roma. La città della Pizza è stato infatti l’unico evento pre-apertura concesso dall’Amministrazione, la quale ne ha colto la portata culturale oltre a quella commerciale. Abbiamo approfondito proprio questo concetto nel talk sulla valenza sociale della Pizza con l’Assessorre Riccardo Sbordoni – Assessore Municipio VII Roma, il Maestro Pizzaiolo Enzo coccia e l’Antropologo Ernesto Di Renzo. Come dicevo mi ha anche sorpresa l’accoglienza del pubblico, perchè oltre a Pizzaioli più blasonati, grande spazio è stato concesso ai giovani le pizze sono state sfornate da nomi meno noti con le stesse file di sempre, oltre all’importante partecipazione nella votazione da parte del pubblico. Sono stata molto felice anche del talk dedicato alla Calabria, una regione dove stanno accadendo cose interessanti, e che speriamo di vedere tra le protagoniste nei prossimi anni e prossime edizioni.

Luciana Squadrilli, Giudice di Gara

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Imponente Re del barbecue, il Manzo regala sempre grandi soddisfazioni. Tra i tagli più popolari imperano Bistecca, Filetto e Controfiletto, ma quali sono le temperature delle “cotture perfette”?

Bistecca, Filetto, Controfiletto, la triade più famosa della Brace di carne bovina. Ma le tendenze e la mescolanza delle culture gastronomiche regalano sempre sorprese alle papille del curioso, così come per la ri/scoperta di tagli meno noti dalle inaspettate succulenze, perfetti per una cottura e affumicature al Bbq o pronti per spalancare nuovi orizzonti e fumi di carattere alle griglie. Siamo andati alla scoperta dei tagli ed abbiamo chiesto una fotografia sullo stato dell’arte delle griglie ad Alessandro Soderi, competente, attento e appassionato rampollo di Macelleria Soderi, Bottega storica fiorentina, patria della celebre bistecca, che dal 1875 lavora carni di grande pregio e varietà, ma non smette di guardarsi intorno selezionando razze, scovando selvaggina e rimanendo in ascolto sui nuovi piaceri della carne.

Prima di prcedere, doveroso è infatti ricordare che il Bbq (barbeque, da barbecoa, l’antichissimo metodo di cottura degli nativi delle Americhe) è un forno a carboni, costituito da due semisfere (o semiconi, secondo i modelli), delle quali quella superiore, chiudendosi sul cibo, consente una cottura molto rapida e uniforme che mantiene una corretta umidità. È adatto a qualsiasi alimento e l’ideale per porzioni consistenti e spesse. E per Barbecue intendiamo quindi la cottura di grandi pezzi di carne a basse temperature (indicativamente 110-120 °C) e per tempi lunghi (dalle 4 ore in su), in presenza imprescindibile di fumo di legna.

Mentre, la cottura sulla griglia, all’aria, rende particolarmente croccante l’esterno dell’alimento lasciando l’interno più morbido. Sulla griglia si cuociono bene e velocemente porzioni non troppo spesse, carni e verdure sottili che richiedono una certa attenzione perchè il calore irregolare crea rischi di bruciature e cattivi sapori o irrigiridire il nostro taglio.

Definito anche “Grilling” , a sua volta, si divide in due tipologie:

  • Cottura diretta: piccoli pezzi di carne vengono disposti sopra la brace ad altissime temperature per brevissimo tempo;
  • Cottura indiretta: pezzi di carne di media grandezza vengono disposti vicino alle braci, a temperatura medio-alta (tra i 160 e i 200 °C) per tempi brevi (nell’ordine delle decine di minuti), in dispositivi dotati di coperchio.

Lombate & Co

Succosi, pregiati, mordibi, magri o leggermente marezzati (a seconda della razza) sono il filetto e il controfiletto. Mentre, tra i tagli di carne più comuni, utilizzati e sicura riuscita c’è la bistecca, da servire secondo gusti di cottura. Nel mio caso rigorosamnete “al sangue”, prendo comunque lo spunto per precisare che:

  • Cottura al sangue (50-55 °C);
  • Cottura media (60-65 °C);
  • Ben cotta (70-75 °C);

Per il grilling possiamo attingere da tutta la lombata, e quindi costate (con e senza osso), fiorentine, filetti e controfiletti. Le regole sono relativamente semplici e le cotture veloci: brace alta, cottura diretta, griglia o piastra in ghisa.

Volete quali sono le “Nuove Mode in Griglia”? Ve le raccontiamo cliccando QUI.

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Per tre giorni libri e cibo saranno protagonisti della città di Montecatini Terme – Patrimonio Unesco. Food&Book, dal 26 al 29 ottobre 2023 porterà noti scrittori e famosi chef a confrontarsi, in un inedito simposio gastronomico-culturale, su “La cultura del cibo – il cibo nella cultura”. L’ evento gratuito con invitanti convenzioni per studenti e famiglie. Scopri il programma!


Lo Stabilimento Tettuccio a Montecatini Terme ospiterà ad Ottobre, come ogni anno da otto, Food&Book – La cultura del cibo, il cibo nella cultura – il festival di Cultura Gastronomica che vede protagonisti noti scrittori che nei loro romanzi raccontano il cibo e chef che lo esaltano nelle loro ricette e spesso in libri di successo.

La manifestazione, giunta alla sua ottava edizione, è aperto a tutti ma particolarmente interessante per gli studendti di Istituti Alberghieri e Agrari, che da giovedì 26 a domenica 29 ottobre 2023, potranno nutrirsi di contenuti.

La partecipazione a tutti gli eventi in programma (escluse cene e “piatto dello chef”) rimane gratuita e, grazie alla collaborazione con l’Associazione Albergatori di Montecatini Terme, il prezzo studente/giorno in hotel 3 stelle, comprensivo di prima colazione e cena, è di 39 euro. Mentre, per le famiglie e i singoli partecipanti sono previsti prezzi in convenzione con i migliori hotel di Montecatini.

Perché visitare Montecatini Terme in occasione del Festival Food&Book

  • Montecatini e le sue Terme nel 2022 sono state inserite nel patrimonio mondiale dell’Unesco;
  • Al Moca – Montecatini Contemporary Art è possibile visitare gratuitamente la mostra “Galileo Chini – Opere nelle collezioni pubbliche e private di Montecatini Terme”. Orari: venerdì 27 ottobre ore 10.00-12.00, sabato 28 e domenica 29 ottobre ore 10.30-12.30 e ore 15.30-18.30. Ingresso libero c/o Municipio, Viale Giuseppe Verdi 46. La mostra chiuderà il 29 ottobre;
  • In occasione del 150° anniversario della nascita di Galileo Chini è possibile visitare gratuitamente le Terme Tamerici;
  • Visite guidate gratuite alla Montecatini Liberty e a Montecatini Alto (da non perdere un viaggio sulla funicolare inaugurata il 4 giugno 1898 da Giuseppe Verdi);
  • Un programma con decine di incontri e workshop sotto la guida di esperti, con scrittori, chef, e spettacoli.

Programma per l’edizione 2023

Giovedì 26 ottobre 2023

Ore 9.00 Visita guidata alla Montecatini Liberty e alla Mostra di Galileo Chini: la visita sarà ripetuta per tutti coloro che vorranno partecipare (max 50 partecipanti)

Ore 10.00 Palazzo del Turismo – Inizio delle attività. Presentazione dello staff di Food&Book, saluti dei rappresentanti del Comune di Montecatini Terme

Ore 11.00 Palazzo del Turismo – Gli Istituti Alberghieri e Agrari partecipanti si presentano: interventi degli studenti che racconteranno il loro Istituto illustrandone l’attività e case history di successo

Ore 12.00 Visite guidate al Frantoio di Montecatini Terme e alla Neri Sottoli di Monsummano

Ore 12.30-14.00 Terme Tettuccio – Caffè storico “Piatto dello chef”. Organizzazione Tettuccio Bar

Ore 14.30 Visite guidate al Frantoio di Montecatini Terme e alla Neri Sottoli di Monsummano.

Venerdì 27 ottobre 2023

Ore 9.00 Visita guidata alla Montecatini Liberty e alla Mostra di Galileo Chini: la visita sarà ripetuta per tutti coloro che vorranno partecipare (max 50 partecipanti)

Ore 10.30 Palazzo del Turismo – “Il lavoro che verrà: quali sono le professionalità maggiormente richieste nel canale Ho.re.ca”. Gli operatori del settore si lamentano di non trovare addetti per i loro hotel, ristoranti e nella catena delle forniture. Ma una recente indagine ha mostrato che tra i diplomati degli Istituti Alberghieri non più del 35% trova occupazione nel settore. Quali le cause? Sono i diplomati che non vogliono svolgere un lavoro per il quale hanno studiato o è l’offerta di lavoro che non riesce a intercettare la domanda? Parteciperanno all’incontro, presieduto da Riccardo Monti dirigente scolastico dell’Istituto Alberghiero Martini di Montecatini Terme: Licia Cianfriglia, vicepresidente della Anp (Associazione nazionale dirigenti scolastici); Luigi Valentini, presidente di Renaia (Rete nazionale degli istituti alberghieri); Giorgio De Rita, segretario generale del Censis; Luigi Valentini e i responsabili formazione e recruiting di Autogrill; Chiara Rivella di Eataly; Gabriele Belsito di Grimaldi Lines

Ore 13.00 Terme Tettuccio, Caffè storico – Piatto dello chef. Organizzazione Tettuccio Bar

Ore 15.00 Terme Tamerici – “Pesce italiano o made in Italy?”. Sempre più insegne e chef promuovono il pesce italiano, ma cosa significa davvero “prodotto ittico italiano”? Ne parliamo con l’esperta e fishblogger Valentina Tepedino e con lo chef Marcello Leoni, testimonial del progetto “L’AMO Italiano” e interprete del brand “ITAGLIA” che realizzerà anche uno show cooking su un’eccellenza ittica italiana. All’incontro interverrà Alessandro Arbi della Arbi Dario Spa

Ore 16.00 Terme Tamerici – Tavola rotonda “Il racconto del cibo”, come lo raccontano scrittori e chef

Ore 16.30 Terme Tamerici – “Un mondo in evoluzione: il cambiamento climatico e il cambiamento della produzione agricola”. Il cambiamento climatico sta diversificando la produzione agricola anche in Italia. Alcune specie, come per esempio l’olivo, stanno salendo verso Nord e nel Sud vi è la crescita della coltivazione, per esempio, di specie frutticole esotiche come il mango o l’avocado con valutazioni organolettiche e di cucina. Workshop a cura di Duccio Caccioni, direttore marketing di Caab Mercati

Ore 17.30 Terme Tamerici – Concorso “Questo l’ho fatto io” per il miglior panettone. In prossimità delle feste di fine anno, ogni Istituto Alberghiero produrrà e porterà a Montecatini Terme un panettone artigianale che sarà giudicato tenendo conto delle caratteristiche gustative, ma anche del costo degli ingredienti. Una giuria di giornalisti gastronomici e pasticceri proclamerà il miglior Panettone dell’anno

Ore 21.00 Castello La Querceta, sede dell’Istituto Alberghiero di Montecatini Terme – Cena di Gala in onore di… (sarà una sorpresa svelata all’ultimo momento; nelle precedenti edizioni gli ospiti sono stati: Luigi Taglienti in onore di Ezio e Renata Santin; Daniel Canzian in onore di Gualtiero Marchesi; Alessandro Negrini e Fabio Pisani in onore di Aimo e Nadia Moroni; Vincenzo Castaldo in onore di Livia e Alfonso Iaccarino; Massimo Spigaroli in onore di Gennaro Esposito. L’ultima edizione è stata tutta al femminile e ha, in questo particolare momento storico, unito le chef di origine russa e ucraina Alissa Timoshkina e Olia Hercules, ideatrici del progetto Cook for Ukraine, nella cena di gala a cura di Silvia Baracchi e Federica Continanza.

Ingresso ad inviti: rappresentanti delle istituzioni, dirigenti scolastici, giornalisti

Sabato 28 ottobre 2023

Ore 9.00 Visita guidata alla Montecatini Liberty e alla Mostra di Galileo Chini: la visita sarà ripetuta per tutti coloro che vorranno partecipare (max 50 partecipanti)

Ore 9.30 Terme Tettuccio, Sala Portoghesi – “Pesce povero ma ricco”. Questo il titolo di un appuntamento utile a comprendere che non esistono pesci “poveri” ma piuttosto pesci meno conosciuti e dunque poco considerati nonostante siano specie tipiche delle nostre acque. Per invertire questa tendenza e utilizzare meglio le nostre risorse, anche sostenendo le nostre produzioni ittiche nazionali, è necessario essere più informati. Per questo con l’esperta Valentina Tepedino, direttore di Eurofishmarket, e con lo chef stellato Marcello Leoni si parlerà di pesci meno conosciuti ma molto interessanti dal punto di vista sensoriale e nutrizionale.

Verifica uscita del libro Ore 10.00 Terme Tamerici – “Il miele italiano: aspetti produttivi, nutrizionali e impiego nella preparazione di prodotti artigianali e gastronomici.

Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro Il valore del miele con la partecipazione dei massimi esperti e produttori del settore. A seguire alcuni Istituti partecipanti proporranno degustazioni di prodotti di loro preparazione

Ore 10.30 Terme Tettuccio, Sala Portoghesi – “La biodiversità agroalimentare: il pomodoro”. I prodotti orticoli portano uno straordinario patrimonio di biodiversità. Il caso del pomodoro è estremamente interessante. Fin dal suo arrivo nel vecchio continente dalle Americhe il patrimonio genetico del pomodoro è stato elaborato con opera di selezione e ibridazione posta in essere prima dagli agricoltori e successivamente dai genetisti. Il risultato è una formidabile offerta conformata non solo alle differenti condizioni pedoclimatiche di coltivazione ma anche alle differenti esigenze gastronomiche e di mercato. Workshop con valutazioni organolettiche e di cucina: interviene Duccio Caccioni con una presentazione e degustazione di pomodori che saranno una piacevole scoperta

Ore 11.30 Terme Tettuccio, Sala Portoghesi – Silvia Scapinelli presenta il suo nuovo romanzo Titolo (Agra Editrice) che ha come protagonista uno studente di un Istituto alberghiero inviato dal dirigente scolastico per uno stage in una sede giudicata inadeguata rispetto alle sue aspettative; ma in quel piccolo centro si rafforza la sua passione per la cucina e il protagonista diventa uno chef affermato e trova anche l’amore. A un certo punto, però, il mondo sembra crollare su tutto quello che aveva costruito: arriva la crisi e decide di abbandonare tutto rifugiandosi in montagna alla ricerca di una seconda vita.

Ore 12.15 Terme Tettuccio, Sala Portoghesi – Possiamo avere una seconda vita (Pensa Mutimedia) è il titolo del libro pubblicato da Mariana Jajac. Viviamo in un tempo di stagnazione esistenziale che spesso si staglia su uno sfondo di desolazione, incertezza, paura. Anche le relazioni intime ne risentono e si sbriciolano. Ecco allora che le pratiche dialogiche, e in particolare l’approccio “Second Life” di Marianna Jajac, ci offrono la possibilità di riconfigurare la nostra vita a partire da noi stessi.

Ore 13.00 Terme Tettuccio, Caffè storico – “Piatto dello chef” Simone Malucchi. Organizzazione Tettuccio Bar

Ore 15.30 Terme Tettuccio, Sala Portoghesi – Stefania Viti presenta Matcha al veleno (Sonzogno). Nel cuore di Brera, il maestro Yamafuji Sowa inaugura la nuova sede della scuola del tè Tsubaki Tsubaki celebrando il koicha temae, l’esclusiva cerimonia durante la quale gli invitati degustano una miscela pregiatissima da un’unica tazza. Tra i partecipanti spicca Ludovica Cattaneo, mecenate e regina dei salotti cittadini. Ma, inaspettatamente, qualcosa va storto: dopo aver bevuto, la donna si accascia sui tatami in seguito a un malore. A prima vista sembrerebbe trattarsi di un infarto, ma presto, grazie all’intuizione di una giornalista, si scopre che così non è; ma come è potuto accadere?

Ore 16.30 Terme Tettuccio, Sala Portoghesi – Francesca Romana Barberini presenta il libro Annamo bene – La cucina di Sora Lella (Giunti). L’autrice si lascia coinvolgere dal mito, dalla simpatia del personaggio e dalle sue ricette: Il libro è un omaggio a Elena Fabrizi, alias Sora Lella, a vent’anni dalla scomparsa.

Ore 17.30 Terme Tettuccio, Sala Portoghesi – Omaggio ad Eduardo attraverso il cibo e la poesia… e la musica. Eduardo De Filippo nel 1931 debuttò a Montecatini Terme, insieme a Peppino e Titina. Eduardo è come una miniera in cui si continuano a scoprire gemme. Per Eduardo il cibo non era solo qualcosa per soddisfare la golosità, ma soprattutto ciò che ci mantiene in vita e quindi una cosa da amare, da rispettare. Una cosa sacra! Così sacra tanto da dedicargli alcune poesie. La passione per il cibo di Eduardo sarà raccontata con le parole da Bruno Gambacorta, mentre le sue poesie sono state musicate e arrangiate da Patrizia Cirulli nel suo recente album “Fantasia” e saranno interpretate dalla cantautrice.

Ore 20.30 Grand Hotel Croce di Malta – Cena con lo scrittore: “A cena da Sora Lella”, con Francesca Romana Barberini (prezzo 40 euro).

Domenica 29 ottobre 2023

Ore 9.00 Visita guidata alla Montecatini Liberty e alla Mostra di Galileo Chini: la visita sarà ripetuta per tutti coloro che vorranno partecipare (max 50 partecipanti)

Ore 9.30 Terme Tettuccio – Montecatini e il suo Olio. Apertura banchi di assaggio di Olio Evo di Montecatini e della Valdinievole. A seguire, degustazioni guidate

Ore 10.00 Terme Tettuccio, Sala Portoghesi – Convegno “Gli oli extravergini italiani: come valorizzarli a tavola e in azienda”. Il carrello e la carta degli oli in hotel e ristoranti; degustazioni e pranzi sotto gli ulivi in azienda. Tante le opportunità per la valorizzazione degli oli extravergini di oliva aperte dalla legge sull’oleoturismo per le aziende olivicole. Uno spazio interessante, anche lavorativo, per attività come il sommelier dell’olio e l’accoglienza nelle aziende olivicole (e non solo) per sviluppare attività turistiche. Intervengono: Fabiola Pulieri e il senatore Dario Stefàno, promotore della legge sull’enoturismo, autori del libro Oleoturismo – Opportunità per imprese e territori (Agra Editrice); il sottosegretario all’Agricoltura Patrizio Giacomo La Pietra; Alessandro Benedetti, presidente del Frantoio Cooperativo di Montecatini Terme; Dante Simoncini, albergatore e produttore di olio. Presiede l’assessore alla Cultura del Comune di Montecatini Terme, Alessandro Sartoni

Ore 12.00 Terme Tettuccio, Sala Portoghesi – Marco Vichi presenta Un’avventura del commissario Bordelli (Guanda)

Ore 13.00 Terme Tettuccio – Caffè storico “Piatto dello chef” Renato Bernardi. Organizzazione Tettuccio Bar

Ore 15.00 Terme Tettuccio, Sala Portoghesi – XXXXXX

Ore 16.00 Terme Tettuccio, Sala Portoghesi – Adriana Assini presenta Madame Clicquot – Lo Champagne sono io. La storia del famoso champagne francese in un romanzo in cui, mentre sullo scenario politico si fa largo Napoleone Bonaparte, mademoiselle Ponsardin si trova improvvisamente e senza alcuna esperienza a gestire una maison di Champagne; sollecitata a chiudere Bottega Ponsardin, non sente nessuno ed è decisa ad andare avanti; con tenacia dà vita a uno champagne che come pretende l’imprenditrice “sia di una sola qualità, la primissima”

Ore 17.00 Terme Tettuccio, Sala Portoghesi – Giampaolo Zuliani e Alice Lupi presentano Sciampagna, lo spumante classico italiano

Ore 18.00 Terme Tettuccio, Sala Portoghesi – Brindisi “Lo Champagne incontra lo Spumante Classico”

Ore 19.15 Terme Tettuccio, Sala Portoghesi – Chiusura della manifestazione e ringraziamenti

Chi ha partecipato

Nelle otto edizioni precedenti hanno partecipato, tra gli altri, importanti autori e chef, tra cui gli scrittori Carmine Abate, Andrea Vitali, Maurizio De Giovanni, Simonetta Agnello Hornby, Diego De Silva, Fabio Genovesi, Federico Moccia, Marco Vichi, Marco Malvaldi e grandi chef come Gianfranco Pascucci, Pino Cuttaia, Cristina Bowerman, Pierantonio Pirozzi, Enrico Derflingher, Pietro Parisi, Nino Di Costanzo, Alfonso Iaccarino, Aimo e Nadia Moroni, Gennaro Esposito, Andy Luotto, Franco Aliberti, Massimo Spigaroli e le tre stelle Michelin Chicco Cerea, Ezio Santin e il compianto Gualtiero Marchesi.

Per ulteriori informazioni: telefono 0644254205 – e-mail info@agraeditrice.com

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Napoletana, Romana, Contemporanea, Fritta e Senza Glutine: da venerdì 20 ottobre a domenica 22 ottobre, La Città della Pizza prende residenza 2023 al Parco Lineare Arco di Travertino a Roma, assieme a 50 maestri pizzaioli, laboratori gratuiti per adulti e bambini, workshop formativi e gara finale per l’elezione del giovane pizzaiolo più talentuoso d’Italia.

Da venerdì 20 ottobre a domenica 22 ottobre, all’interno del “parco lineare Arco di Travertino”, nell’area verde che sorge alle spalle della stazione metropolitana Arco di Travertino, la Città della Pizza prende per tre giorni presidio assieme alle tradizioni e nuove interpretazioni di pizza italiana: Napoletana, Romana, Contemporanea, Fritta e Senza Glutine.

“Siamo davvero entusiasti di dare il via alla nuova edizione de La Città della Pizzaafferma Emiliano De Venuti, ideatore della manifestazioneTre giorni di assaggi, incontri e focus tematici che daranno la possibilità al pubblico di appassionati di vedere all’opera i pizzaioli più talentuosi d’Italia, nella splendida cornice dell’Arco di Travertino.Tante le attività che abbiamo in programma per far conoscere tutti i segreti dell’arte della pizza, senza trascurare il divertimento e l’inconfondibile atmosfera conviviale che è alla base di tutti i nostri appuntamenti de La Città della Pizza”.

Ad accendere fuochi e papille, venerdì 20 ottobre dalle ore 18, otto grandi della pizza:
Ciro Salvo (50 Kalò), Ivano Veccia (Allegrìo), Marco Quintili (I Quintili), Antonio Falco (L’ Antica Pizzeria da Michele), Mattia Lattanzio e Giovanni Giglio (Extremis), Andrea Renzi (La Mangiatoia), Sami El Sabawy (Tonda) e Iacopo Alberti (Sbanco), che inaugureranno questa settima edizione della manifestazione.

La Gara dei Nuovi Talenti

Dopo il tour nazionale che ha toccato le principali città italiane – Milano, Firenze, Palermo, Napoli e Bari – e che ha permesso di selezionare i giovani talenti della pizza grazie alla supervisione tecnica di Luciana Squadrilli e Luciano Pignataro; è arrivato il momento di decretare il pizzaiolo emergente più bravo d’Italia. Infatti, solo i pizzaioli presenti sabato 21 e domenica 22 ottobre a partire dalle 11, saranno in gara per conquistare il titolo e il premio del valore di 4.000 euro.

Ecco i pizzaioli che si sfideranno a colpi di pizza:

  • Luca Baccani (Setaccio) – Monterotondo
  • Cristiano De Rinaldi (Casa De Rinaldi) – Napoli
  • Luca Fusacchia (Bordo, la pizzeria del Pigneto) – Roma
  • Salvatore Billi (Fratelli d’impasto) – Castiglion Fiorentino
  • Giuseppe Terracciano (Maruzzella) – Fondi
  • Giovanni Glorioso (Fermento) – Palermo
  • Antonio Papa (Spaccanapoli) – San Cipriano Piacentino
  • Luigi Gentile (Cirasella) – Monopoli
  • Francesco Pellegrino (Levante) – Altamura
  • Marco Cacace (Noel) – Lecce
  • Carmine Apetino (D’è Figliole) – Napoli
  • Giovanni Spera (Casarsa pizzeria lucana) – Potenza
  • Raffaele Longobardi (Diametro 3.0) – Napoli
  • Piero Rucco (Piccolo Paradiso) – Vicobellignano
  • Alberto Maimone (Dumbolone) – Milazzo
  • Francesco De Bernardo (La Taverna del Re a capodimonte) – Napoli

La regola rimane quella che ha decretato il successo de La Città della Pizza: ogni pizzaiolo dovrà proporre al pubblico due ricette di pizza. Una tradizionale – Margherita o Marinara – da preparare con i Pomodori Cirio Alta Cucina e il Fiordilatte Latteria Sorrentina; un Cavallo di Battaglia rappresentativo della propria arte e identità. Ogni pizzaiolo avrà a disposizione la farina per lo spolvero Molino Casillo e i forni firmati Valoriani e Izzo Forni.

Le Attività (gratuite) sulla Pizza

Una nuova location per un programma altrettanto ricco di novità che animerà uno dei nuovi quartieri dinamici di Roma. La Città della Pizza mirerà a coinvolgere attivamente i cittadini in attività, con l’obiettivo, oltre la pizza, di essere un centro di aggregazione, nonchè occasione di socialità e convivialità a cielo aperto.

Fittissimo il calendario di attività gratuite per adulti, bambini e operatori del settore. I laboratori per più piccoli saranno organizzati e tenuti dai grandi maestri pizzaioli di Avpn – Associazione Verace Pizza Napoletana, mentre la Scuola della Pizza – firmata da Ooni – sarà uno spazio dedicato a tutti gli appassionati che vogliono imparare i segreti legati al mondo della pizza e della lievitazione.

I Talk e gli Incontri tecnici saranno guidati da Luciano Pignataro e Luciana Squadrilli e tenuti dai Grandi Maestri Pizzaioli che si confronteranno sui temi e le tendenze del settore.

“Siamo orgogliosi di aver trasformato il VII Municipio in casa ospitale per iniziative culturali di qualità e grandi eventi anche nel settore enogastronomico ha dichiarato Riccardo Sbordoni, Assessore alla Cultura e ai Grandi Eventi del VII Municipio di Roma abbiamo voluto fortemente che l’edizione 2023 de “La Città della Pizza” si svolgesse per la prima volta nel nostro territorio e per questo ci siamo messi subito a disposizione, sostenendo la grande professionalità degli organizzatori e mettendo a disposizione la piazza coperta di Arco di Travertino, una delle location più belle che può offrire il nostro territorio. Abbiamo fatto tutto questo per offrire alle cittadine e ai cittadini del VII Municipio e di tutta Roma un evento prestigioso che contribuirà a conferire il giusto riconoscimento ad uno dei prodotti più riconosciuti e riconoscibili nel mondo e ormai diventato elemento identitario della cultura enogastronomica nazionale.”

COLPO D’OCCHIO SU LA CITTÀ DELLA PIZZA
Arco di Travertino e Parco Lineare Arco di Travertino
Via Collegentilesco, 11 – Roma
Giorni e orari di apertura:
venerdì 20 ottobre ore 18.00 – 24.00
sabato 21 ottobre ore 11.00 – 24.00
domenica 22 ottobre ore 11.00 – 22.00

INGRESSO GRATUITO

Per tutte le info www.lacittadellapizza.it

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Comune di Roma e Regione Lazio insieme al TTG di Rimini con “Roma&Lazio Experience”: 500 mq di stand per un eccezionale “multisalotto” che tra talk, professionisti e operatori del settore turistico, ha rivelato la straordinaria potenzialità di una sinergia orientata al futuro attraverso ottimismo e turismo, tavola e cultura.

Roma insieme alla Regione Lazio ha portato 58 operatori commerciali alla Fiera TTG di Rimini, la principale manifestazione italiana di riferimento per la promozione del turismo mondiale. Albergatori, tour operator, guide turistiche, agriturismi ma anche organizzatori di eventi come Sport e Salute e la AS Roma. La forte sinergia tra Comune e Regione si è rivelata ancora una volta fondamentale per promuovere in Italia e all’estero la nostra città e i territori del Lazio, e per creare nuove opportunità per tour operator, albergatori e società di servizi.

Queste le parole di Alessandro Onorato, Assessore di Roma Capitale ai Grandi Eventi, Turismo, Sport e Moda. Tra i tanti Talk e interessanti contenuti – come quello su “Roma, il Lazio e il Giubileo: il turismo religioso come fonte di sviluppo territoriale“; “La Francigena direzione Giubileo” – quello di Fipe Confcommercio Roma per la presentazione del progetto camerale “Ristorante Tipico 2.0″. Un panel che ha rappresentato un momento di confronto importante con i professionisti del settore per fotografare lo stato dell’arte del turismo della Capitale, città eternamente sospesa tra la sua imponente storia e una continua tensione alla modernità, e che ha tracciato le rotte del suo futuro turistico più prossimo attraverso nuovi strumenti digitali e progetti di “ristorazione tipica romana” per dare nuovo valore al BRAND ROMA ripartendo dal suo potente potenziale attrattivo. Al Talk hanno preso parte Luca Albano – Direttore Italia Costumer Alliance; Angela Maria Avino – AD Onyon; Giampaolo Scardia – Responsabile FIPE Roma; Sara Amici – Responsabile Ufficio Legale e Rapporti Istituzionali; Mario Mozzetti, proprietario del ristorante Alfredo alla Scrofa e Alessandro Onorato, Assessore al Turismo e ai Grandi Eventi di Roma Capitale.

“La scelta d Roma del Mondo”, è stato il titolo che richiama direttamente l’anno record del turismo Capitolino. Roma è stata infatti la scelta di ben 13 milioni di turisti, solamente tra maggio e luglio 2023. Una Vittoria da Record con numeri che hanno superato le aspettative e che avevano già visto Roma arrivare prima nella classifica “Travellers’ Choice Awards 2022” di TripAdvisor e seconda tra Roma e Provincia per la Guida Michelin, con ben 22 stelle.

Ma a tavola è la famosa “fascia media” ad aver fatto passi importanti, lavorando su un’offerta diversificata, ben assortita, fatta da persone qualificate e appassionate che perseguono un discorso di qualità. La “trattoria romana moderna” oggi tocca vette importanti che può regalare esperienze soddisfacenti e autentiche, ben oltre la “tovaglia a quadretti bianchi e rossi” e scodelloni di carbonara.

Con il progetto Ristorante Tipico 2.0 Fipe Roma vuole muovere proprio questa leva, per valorizzare UN MARCHIO DI RISTORANTI DI ROMA che possa intercettare e accogliere viaggiatori alla ricerca di un’esperienza unica e, questa volta, “ ripetibile” , superando quell’equazione tra cucina romana  e “per turisti” che corrisponde spesso a bassa qualità e prodotto di massa, attraverso la tutela di un marchio per ristoratori e viaggiatori.

Un progetto, quello di Fipe Confcommercio Roma, che ha l’ambizione di fare incontrare la Tradizione con l’Innovazione tecnologica diffondendo strumenti digitali per la crescita manageriale del comparto, con programmi di formazione per imprenditori e Direttori di ristoranti, come quelli offerti da Customer Alliance e Onyon.

A chiusura la degustazione delle “Fettuccine Alfredo” che, con “burro, parmigiano e speciale mantecatura”, hanno conquistato tutto il padiglione, mentre in mattinata aveva aperto le porte del gusto “Roma in Tavola”, un Cooking Show Andrea Pasqualucci, Executive Chef del ristorante Moma (1 stella Michelin).

Per l’occasione abbiamo scelto di puntare sull’unicità della cucina romana e coinvolto uno dei migliori chef stellati romani di accompagnarci, ha detto l’Assessore Alessandro Onorato. Ringrazio per questo Andrea Pasqualucci, Executive Chef del ristorante Moma, che con uno show cooking straordinario ha unito alla suggestione della preparazione il gusto di un assaggio di altissimo livello dedicato ai visitatori e agli addetti ai lavori. Un’eccellenza della nostra cucina che ci ha permesso di fare un racconto nuovo della Capitale generando grande attenzione soprattutto tra i tour operator stranieri. L’interesse che ho riscontrato in queste ore a Rimini per la nostra città è notevole e ci restituisce tanti nuovi stimoli per fare sempre meglio“.

Al TTG – racconta lo Chef Andrea Pasqualucci (MoMa* – 1 stella Michelin) ho presentato un mio cavallo di battaglia: le tagliatelle di seppia alla puttanesca, un piatto semplice con pochi elementi, le giuste acidità e soprattutto realizzato con prodotti solamente laziali: le seppie, i pomodori, le olive di Gaeta, le alici di Cetara, l’aglio di Proceno e le erbe aromatiche di Erba Regina. Il mio lavoro ha tante sfaccettature ma una parte importantissima per me è la ricerca dei piccoli produttori. La filiera corta, sostenere i produttori che lavorano seguendo un codice etico che rispetti il lavoratore e il cliente finale, la stagionalità e soprattutto i sapori della mia regione sono sempre stati i capisaldi della mia cucina e qui c’erano tutti.”

E prosegue. “E’ stato un evento diverso da quelli che solitamente frequento come chef ma estremamente interessante. La mia professione e strettamente connessa con lo sviluppo di Roma da un punto di vista turistico e culturale. Sono stati fatti e sono in corso grandi investimenti per Roma che sta rispondendo in maniera più che positiva. Se pensiamo a tutti i grandi concerti, la Ryder Cup, i grandi eventi sportivi, il Giubileo e non ultima la sua candidatura al prossimo Expo; tutto concorre a far si che oggi Roma sia perfettamente allineata a Milano che ha sempre avuto il primato come capitale economica e finanziaria. Per tutta la ristorazione romana questo è un momento più che positivo ed è proprio questo quello che ho respirato in questa manifestazione: positività.

Il Cooking Show dello Chef Pasqualucci è stato seguito da quello “Lazio, la storia nel piatto” di Alessandro Circiello, Presidente Unione Regionale Cuochi Lazio Federcuochi a cura di Arsial che, con una raffinata zuppa, ha reso onore ad una rosa di prodotti laziali.

Una Vittoria da Record non solo per il Turismo di Roma che ha dato ragione ad una strategia politica basata sull’analisi e investimento sui grandi #asset della Capitale.

“Il Turismo non si improvvisa. Il Turismo é una scienza esatta”.

Alessandro Onorato, Assessore ai Grandi Eventi, Turismo, Sport e Moda di Roma Capitale

Largo quindi ai grandi eventi, ai progetti per il Giubileo, all’Expo 2030, ai concerti con ospiti internazionali, all’Ospitalitá di Lusso, alle Offerte culinarie fine dining e quelle più caratteristiche legate alla nostra Cucina Romana e alla valorizzazione dei tesori enogastronomici del territorio laziale e della tavola in generale, importante driver turistico del nostro Paese.

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Roma. Stasera presso la Città dell’Altra Economia, va in scena la seconda delle quattro cene degustazione “Th!nk Green” organizzate dal Collettivo Gastronomico Testaccio che vi attendono fino a dicembre 2023 negli spazi ben recuperati dell’Ex Mattatoio di Testaccio. Di seguito il programma e i perchè.

Una seconda stagione di cene evento organizzate dal Collettivo Gastronomico Testaccio dedicate allo sviluppo etico della ristorazione e alla messa in opera di un corretto dialogo tra il nostro settore e l’Amministrazione Pubblica sulle tematiche riferite alla food policy. 

Ancora 3 cene e 3 protagonisti della cucina italiana provenienti da diversi contesti agricoli e produttivi porteranno a tavola un confronto su argomenti attuali – come la sostenibilità umana e lo sviluppo virtuoso di politiche aziendali ad impatto zero – per un momento di confronto e riflessione con professionisti del settore su come concepire sane politiche di sostegno alla produzione in armonia con le città e le loro Amministrazioni Pubbliche

Perchè?

Perchè cambiamenti climatici, agricoltura, alimentazione e ristorazione sono questioni fortemente intrecciate. Perchè in Italia il mondo agricolo è il primo ad accorgersi concretamente degli effetti della crisi climatica ed è uno dei principali attori coinvolti. Perchè la risposta a questo fenomeno, che sta già trasformando il settore primario italiano, non può prescindere da un coinvolgimento attivo delle città. Perchè, oltre alla riflessione servono azioni concrete per essere – collettivamente e individualmente – più sostenibili, a partire dalla lotta agli sprechi, al miglioramento della gestione dei rifiuti, al sostegno a forme agricole non intensive e rispettose dell’ambiente in cui si collocano.


La Riflessione Sul Contesto e Le Serate Th!nk Green

Roma è una città metropolitana complessa e con un enorme quantitativo di terreni agricoli pubblici. Ad oggi sono urgenti riflessioni su tematiche attuali come la corretta redistribuzione della gestione delle terre pubbliche, accompagnate magari a corsi di formazione per i giovani sull’agricoltura ecologica, così da creare un ricambio generazionale che sia nella direzione della creazione di colture urbanemultifunzionali e a fini sociali


L’ obiettivo delle serate Th!nk Green è proprio quello di creare un ciclo di eventi che possa approfondire queste tematiche grazie a differenti punti di vista portati da chef con ristoranti attivi in diverse regioni italiane, così da definire in modo più chiaro e contestualizzato il significato più profondo della food policy nel contesto italiano.

La prima Cena con APRUPIA – Giulianova (TE)

Il percorso delle identità regionali così legato alle identità gastronomiche è iniziato con Enzo di Pasqale del Ristorante” Aprudia” di Giulianova in provincia di Teramo, che porta avanti un lavoro di valorizzazione della sua terra e tradizione, di usanze familiari e della sua comunità di appartenenza, attraverso la proposta di piatti semplici ma di ricerca che vanno a tracciare i confini di una cucina di coerenza e posizione.

Non ci limitiamo ad utilizzare un prdotto della nostra tessa, ci spingiamo a ricercare il perchè e il per come quel prodotto è arrivato fino a noi e di quali contenuti si fa carico”, ha detto lo chef durante la presentazione della cena il 25 settembre scorso.

LE CENE IN PROGRAMMA

PRENOTAZIONI E INFORMAZIONI: Telefono e Whatsapp 389.248.84.13
INDIRIZZO: Città dell’Altra Economia – Largo Dino Frisullo, 1 – Ex Mattatoio | Metro Piramide

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A secco, umida o mista, la marinatura permette di sperimentare diverse combinazioni di sapori ottenendo risultati deliziosi. Ma quali sono gli ingredienti immancabili per costruire la propria marinatura e stupire i commensali?

La marinatura è una tecnica antichissima e versatile, che insaporisce la carne rendendola tenera e succulenta. Questo processo serve ad ammorbidire le fibre e donare spiccate caratteristiche alle carni e aggiungere profondità gustative. Scopriamo la differenza tra marinatura a secco, umida e mista; e quali siano gli ingredienti base per costruire le Vostre personali marinate.

Marinatura a secco

La marinatura a secco consiste nell’applicare un mix di spezie, erbe aromatiche e, talvolta, sale e zucchero direttamente sulla superficie degli alimenti. Questo metodo non è adatto alle cotture aggressive e permette di ottenere una crosta saporita e croccante all’esterno del cibo, mantenendo al contempo la consistenza morbida e succosa all’interno.

Per realizzare una marinatura a secco, si possono seguire i seguenti passaggi:

  • preparare la miscela di spezie ed erbe aromatiche, macinandole finemente o pestandole nel mortaio;
  • pulire e asciugare accuratamente gli alimenti da marinare;
  • applicare la miscela di spezie ed erbe aromatiche sulla superficie degli alimenti, massaggiandola leggermente per farla aderire;
  • lasciare riposare gli alimenti in frigorifero per almeno un’ora, avvolgendoli nella pellicola trasparente o coprendoli con un panno umido.

Marinatura umida

La marinatura umida prevede l’immersione degli alimenti in una soluzione liquida composta da acidi, oli e altri ingredienti aromatizzanti. Per preparare una marinatura umida, è possibile seguire questi passaggi:

  • mescolare gli ingredienti liquidi (acidi e olii) in una ciotola capiente, aggiungendo le spezie, le erbe aromatiche e gli altri componenti scelti;
  • pulire gli alimenti e immergerli completamente nella soluzione, avendo cura di distribuire uniformemente la marinatura;
  • coprire la ciotola con un coperchio o della pellicola trasparente e lasciare riposare gli alimenti in frigorifero per un periodo che può variare dalle 2-3 ore alle 24 ore, a seconda della consistenza degli alimenti e dell’intensità di sapore desiderata.

Marinatura mista

La marinatura mista combina gli elementi delle marinature a secco e umida, sfruttando i vantaggi di entrambe le tecniche.
Ad esempio, si può iniziare applicando una marinatura a secco agli alimenti e, successivamente, immergerli in una soluzione umida per completare il processo.
Questo metodo è particolarmente adatto alla cottura a bassa temperatura di carni e pesci, poiché garantisce un’ottima penetrazione dei sapori e una consistenza morbida e succosa.
Per realizzare una marinatura mista, si possono seguire i passaggi indicati per le marinature a secco e umida, prestando attenzione a non sovrapporre i tempi di marinatura, così da evitare che gli alimenti diventino troppo salati o acidi.

Nel caso della marinatura mista, è fondamentale considerare l’equilibrio tra gli ingredienti secchi e umidi, per ottenere una combinazione armoniosa di sapori e consistenze.

Sperimentando con diverse tecniche di marinatura e combinazioni di ingredienti, è possibile ottenere piatti deliziosi e ricchi di sapore, ideali per chi desidera esplorare nuove frontiere culinarie. 

Gli ingredienti base di qualsiasi marinata

Sale. Il sale è il fondamento di ogni marinata. Assicura che la marinata venga assorbita dalla carne. Questo processo è chiamato osmosi: il sale estrae i succhi della carne, che poi vengono assorbiti nuovamente nella carne insieme agli aromi della marinata. In combinazione con erbe e spezie, anche il sale esalta il sapore.
Il sale agisce scomponendo le strutture proteiche della carne, creando piccole lacune che possono essere riempite dall’umidità della marinata rendendo la carne più succosa. 

Acidi (vino, limone, aceto). Gli acidi sono un componente essenziale della marinatura, in quanto aiutano a penetrare negli alimenti e ad ammorbidire le fibre muscolari. Tra gli acidi più comunemente utilizzati troviamo il vino, il limone e l’aceto. Il vino, sia rosso che bianco, conferisce un sapore ricco e profondo ai piatti, oltre a possedere proprietà antiossidanti grazie ai polifenoli contenuti.
Il limone, invece, dona una nota fresca e agrumata, mentre l’aceto, nelle sue diverse varianti (di vino, di mele, balsamico), apporta acidità e pungente sapidità.
La scelta dell’acido dipenderà dal tipo di piatto che si desidera preparare e dalle proprie preferenze personali.

Olio. Gli oli svolgono un ruolo fondamentale nella marinatura, in quanto aiutano a distribuire uniformemente gli aromi delle spezie e delle erbe aromatiche, oltre a proteggere gli alimenti durante la cottura.
L’olio extravergine di oliva è sicuramente il più utilizzato, grazie al suo gusto delicato e alle proprietà nutritive, come la presenza di acidi grassi monoinsaturi e antiossidanti. Tuttavia, anche altri oli, come quello di semi (girasole, mais, arachidi), possono essere impiegati per preparare marinate diverse e adatte a vari tipi di piatti. La maggior parte delle erbe e delle spezie rivelano i loro sapori aromatici solo se combinate con l'olio. 

Salsa di soia. La salsa di soia è un ottimo sostituto o aggiunta al sale quando cerchi una marinata eccezionale. La salsa di soia contiene acido glutammico che rinforza il sapore della carne.

Zucchero o Miele. Possono contribuire a bilanciare l’acidità della marinatura e favorire la caramellizzazione degli alimenti durante la cottura. 

Erbe e spezie. Maggiore è la concentrazione di sale nella marinata, più erbe e spezie saranno necessarie affinché la carne ne assorba il sapore. Tra le più utilizzate troviamo il rosmarino, il timo, la salvia, il prezzemolo, il coriandolo, la paprika, il cumino, la curcuma e lo zenzero. L’importante è sperimentare con diversi abbinamenti e dosaggi per trovare la combinazione perfetta che rispecchi i propri gusti.

Nella prossima puntata: Come marinare il MANZO e quali sono i tagli più adatti alle BRACI!

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Per la Settima edizione di Divinarte, opere d’arte, vino, degustazioni, musica, danza e dibattiti si ritrovano al Castello dei Borgia di Nepi (VT) per celebrare e approfondire la conoscenza del genio dell’arte del XX secolo: Pablo Picasso.

“Mi piacciono tutti i quadri. Guardo sempre i quadri brutti e quelli belli, nei barbieri, nei negozi di mobili, negli alberghi di campagna. Sono come un ubriaco che ha bisogno di vino. Finché è vino, non importa di che vino si tratta” – Pablo Picasso

Sarà proprio l’artista spagnolo e la sua complessa, poliedrica personalità il filo conduttore di questa settima edizione di Divinarte che si svolgerà il 6-7 e 8 ottobre 2023, che prende il titolo:

“Picasso l’uomo, l’amante…l’artista. Il Minotauro ebbro di vita”,

laddove il termine “ebbro” intende non solo rimandare all’appassionata vita dell’artista, ma anche divino nettare celebrato nella storia dell’arte e da lui stesso immortalato con riferimenti simbolici o concettuali attraverso le sue opere.

La tre giorni, abbinerà performance cultural-teatrali e opere d’arte a degustazioni enologiche realizzate in collaborazione con i sommelier AIS di Viterbo curate da uno dei massimi esperti del settore, Carlo Zucchetti.
Venerdì 6 ottobre, alle 17, l’inaugurazione alla presenza del sindaco Franco Vita e la presentazione a cura della giornalista RAI Federica Marino.

La cerimonia sarà animata dalla chitarrista Adele Foffi e sarà presentata la scultura L’amore di Pablo dell’artista Carlo Scaparro che rimarrà in esposizione permanente alla Rocca dei Borgia.
Seguiranno tre giorni densi di eventi, musica, video proiezioni, danza e installazioni dei numerosi artisti presenti con le loro opere, accompagnati da tour guidati all’interno della Rocca dei Borgia con possibilità di visitare anche la torre detta “Mastio” e la suggestiva cornice del Forte che farà da sfondo ad un’esposizione collettiva di alto pregio

PROGRAMMA


VENERDI 6 ottobre
-Ore 16.30 Apertura evento
-Ore 17.00 Vernissage. Presentazione a cura della giornalista RAI Federica Marino. Saranno presenti la presidente dell’associazione AmorArte e curatrice d’arte dell’evento Simona Benedetti, il responsabile eno sommelier Maurizio Giovannetti.
Intervento dell’enogastronoma Sandra Ianni. Intervento della storica dell’arte Paola Berardi con la presentazione dell’artista Mauro Magni autore dell’opera Picatauro.
installazione site-specific creata in occasione dell’evento ed esposta all’interno della Torre “Mastio”. Ospiti il delegato Ais Viterbo Marco Isidori, l’enogastronomo con il cappello Carlo Zucchetti. Inaugurazione e presentazione della scultura L’amore di Pablo dell’artista Carlo Scaparro in esposizione permanente alla Rocca dei Borgia a cura della storica dell’arte Paola Berardi.
-Ore 18.00 Apertura banchi degustazione a cura dei sommelier Ais delegazione di Viterbo
-Ore 18.30-21.30 Visita guidata alla Rocca dei Borgia a cura del Museo Civico Archeologico di Nepi con possibilità di visitare la torre “Mastio”.
-Ore 21.30; 23.00 Compagnia teatrale Tetraedro: performance itinerante di teatro danza Tauromachia: “Se tutte le tappe della mia vita potessero essere rappresentate come punti su una mappa e unite con una linea, il risultato sarebbe la figura del Minotauro” P.P.
-Ore 22.00 Performance arte e musica Sulle “note” di John Cage. Il Grido Silenzioso omaggio alle donne di Picasso Simona Benedetti in collaborazione con Adele Foffi
-22.30 Performance gruppo Compañía de la Luna in Quadro Flamenco a cura di Agri Sport Village di Sutri.
-Performance musicale Leonardo Grippi Da Malaga a Mougins. Melodia sui passi di Picasso
-Intrattenimento musicale dj set Simone Bravi
-Videoinstallazione Rose Recise progetto Kairos Eleutheria montaggio video Claudio Giglietti (salone sotterranei della Rocca dei Borgia)
-Installazione The prison of dreams (sotterranei della Rocca dei Borgia)

SABATO 7 ottobre
-Ore 11.30 Apertura mostra d’arte contemporanea con la possibilità di visitare la Rocca dei Borgia
-Ore 11.30-16.30- 18.30 -21.30 Visita guidata alla Rocca dei Borgia a cura del Museo Civico Archeologico di Nepi con possibilità di visitare la torre “Mastio” (ore 21.30 su prenotazione).
-Ore 18.00 Apertura banchi degustazione a cura dei sommelier Ais delegazione di Viterbo
-Ore 18.00 Performance musicale DJ set e percussioni Simone Bravi
-Ore 19.00 Performance danza, narrazione e body art “Muse Divine” a cura dell’AICS di Viterbo, direzione artistica Ornella Marcucci
-Ore 19.30 Performance artistica pittura e danza Sinestesi Maurizio Rocchi e Giada Gubinelli
-Ore 21.00 Performance danza, narrazione e body art “Muse Divine” a cura dell’AICS di Viterbo, direzione artistica Ornella Marcucci
-Ore 21.20 Performance Tango per Picasso Evergreen Tango art di Cristina Concordia con la partecipazione dei maestri di tango Roberta Beccarini yJuan Manuel Acosta accompagnati dall’orchestra Firtango
-Ore 21.30 Degustazione guidata dei vini più autoctoni italiani a cura dell’enogastronomo col cappello Carlo Zucchetti in presenza dei sommelier AIS della delegazione di Viterbo e alcuni produttori vinicoli (su prenotazione o ticket al desk)
-Ore 22.00 Performance artistica sonora Minutauro, un viaggio dal mito alla storia di Stefania Romagna.
-Ore 22.30 Performance di Flamenco musica danza Evocaciòn del alma Adele Foffi e Giada Gubinelli
Ore 22.45 Performance Tango per Picasso Evergreen Tango art di Cristina Concordia con la partecipazione dei maestri di tango Roberta Beccarini yJuan Manuel Acosta
-Performance pittorica Danilo Pignataro con accompagnamento musicale di Adele Foffi Light Space
-Videoinstallazione Rose Recise progetto Kairos Eleutheria montaggio video Claudio Giglietti (salone sotterranei della Rocca dei Borgia)
-Installazione The prison of dreams (sotterranei della Rocca dei Borgia)

DOMENICA 8 ottobre
-Ore 11.00 Apertura mostra d’arte contemporanea con la possibilità di visitare la Rocca dei Borgia
-Ore 11.30-16.30-18.00-19.00 Visita guidata alla Rocca dei Borgia a cura del Museo Civico Archeologico di Nepi con possibilità di visitare la torre “Mastio”
-Ore 16.00 Apertura mostra d’arte contemporanea
-Ore 16.00 Performance musicale Simone Bravi DJ set
-Ore 17.00 Performance artistica sonora Minutauro, un viaggio dal mito alla storia di Stefania Romagna
-Ore 17.00 Apertura banchi degustazione a cura dei sommelier Ais delegazione di Viterbo
-Ore 18.30 Degustazione guidata a cura dell’AIS Lazio: “Come si degusta un vino? La figura del sommelier. Professione o semplice piacere?”, con la collaborazione del docente Ais Franco Cherubini
-Ore 18.00 Performance Picasso in the air a cura di Luci e Colori
-Ore 19.15 Finissage performance di musica e danza Dal Lbirinto alla Libertà a cura di Ara Dance Company
-Performance musicale Leonardo Grippi Da Malaga a Mougins. Melodia sui passi di Picasso
-Videoinstallazione Rose Recise progetto Kairos Eleutheria montaggio video Claudio Giglietti (salone sotterranei della Rocca dei Borgia)
-Installazione The prison of dreams (sotterranei della Rocca dei Borgia)

L’ingresso alla manifestazione è gratuito.
Per le degustazioni, con bicchiere e tracolla portabicchiere omaggio, previste due opzioni: ticket di 15 per 12 calici o 10 euro per 6 calici. Degustazione guidata € 8.00 ( info Luca 380 151 8923 Lorenzo 388 180 8217).
L’evento è organizzato da Simona Benedetti, presidente dell’associazione AmorArte, che ne cura anche la direzione artistica, Maurizio Giovannetti collabora invece per la sezione enologica, in sinergia con l’Associazione Italiana Sommelier AIS di Viterbo ed il patrocinio del Comune di Nepi.

Per info: 3398625645 Fb: DivinArte – Info visite guidate alla Rocca dei Borgia tel. 0761 570604 email: museo@comune.nepi.vt.it

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EMERGENTECHEF ed EMERGENTEPIZZA: le Selezioni del Centro-Sud all’Università dei Sapori Università di Perugia il 3 e 4 ottobre 2023

Parte oggi la selezione della nuova edizione di Emergente 2024. Dopo la Selezione Nord, che si è svolta a Villa Terzaghi (la scuola di cucina diretta da Carlo Cracco) a Milano, arriva il momento della Selezione Centro-Sud che si svolgerà presso l’Università dei Sapori a Perugia martedì 3 e mercoledì 4 ottobre 2023.

EMERGENTE è un format che prevede una serie di gare dedicate ai vari settori della ristorazione e ospitalità, comprende oltre ad EmergenteChef, EmergentePizza, anche EmergenteSala, EmergentePastry, EmergenteRicevimento. In quasi 20 anni di competizioni ha lanciato tantissimi talenti che ora sono diventati i protagonisti indiscussi del settore.

L’UNIVERSITA’ DEI SAPORI DI PERUGIA – Centro di Formazione e Cultura dell’Alimentazione e dell’Ospitalità che da oltre venti anni diffonde e sviluppa competenze e professionalità nel settore della ristorazione e nella distribuzione alimentare in Italia e nel mondo – ospiterà nelle sue aule la gara tra i migliori giovani talenti del Centro-Sud per selezionare i finalisti che, con i vincitori della Selezione Nord, disputeranno la Finale (inizi del 2024 ad ALMA scuola di Cucina alla Reggia di Colorno).

Come funziona?

Gli Chef Emergenti gareggeranno in due batterie, la prima il martedì 3 ottobre e la seconda il mercoledì 4 per definire i due Finalisti di ciascuna. Ogni concorrente dovrà presentare in tempi e modalità stabiliti, due ricette alla numerosa giuria di esperti (chef, operatori, giornalisti).

Mentre i Pizzaioli Emenrgenti con il loro personale impasto presenteranno la versione della classica “Margherita” e il giorno seguente una pizza a tema libero che mostri la propria idea di pizza, innestando la propria creatività su un paniere di ingredienti forniti per la gara.

I migliori 4 saranno ammessi alla Finale di ALMA, che si svolgerà nella Primavera del 2024.

I Protagonisti delle selezioni di Emergente Centro-Sud 2024

  • Andrea Apuzzo (1999), di Paradiso Relais a Vietri Sul Mare (SA);
  • Andrea Astolfi (1997), chef di CONVIVIAL a Tuscania (VT);
  • Youssef Bouafia (1994), chef di Priori Secret Garden a Perugia;
  • Francesco Maria Brunori (1999), capo partita di Reale*** Niko Romito a Castel di Sangro (AQ);
  • Pierfrancesco Calefato (1997), chef di Villa Ascosa relais sul mare a Trani (BT).
  • Salvatore Carnicelli (1997), sous chef di Luminist Bistrot a Napoli;
  • Simone Cioeta (2000), sous chef di Deste Restaurant a Porto Rotondo (SS);
  • Carlo Alberto Coppola (1995), junior sous chef di Il parco* di Villa Grey a Forte dei Marmi (LU);
  • Giuseppe D’Alessandro (1997), chef di Banco_12 (Bistrot de L’arcade*) a Porto San Giorgio (FM);
  • Gabriel Fazi (1999), sous chef di Ada Gourmet a Perugia;
  • Gianmarco Frasacco (1995), sous chef di Ineo Restaurant dell’Anantara Palazzo Naiadi a Roma;
  • Elia Migliucci (1995), junior sous chef di Ristorante Radici dell’Hotel Borgo La Chiaraci a Castel San Giorgio (TR);
  • Graziano Pascale (1993), sous chef di Torre del Saracino** a Vico Equense (NA);
  • Domenico Perna (1994), executive chef di Ristorante Pepe Rosa a Capo D’Orlando (ME);
  • Antonio Sarnataro (1996), sous chef di Giulia Restaurant a Roma;
  • Michele Spadaro (1998), chef de partie del Pasha* a Conversano (BA);
  • Davide Stella (1997), chef di Ristorante Ninò del Relais Villa San Martino*****L a Martina Franca (TA).

Partecipanti in gara di EmergentePizza Centro-Sud 2024:

  • Matteo Apollonio (1995) di Cotto & mangiato da zii Fausto ad Aradeo (LE);
  • Andrea Arcuti (1991) di Araknos ad Aradeo (LE);
  • Marco Baccaro (1991), di Baccaro a San Vito (BR);
  • Antonio Cappadocia (1995) di Pizzagnolo – Pizza & Sfizi a Firenze;
  • Maurizio Campano (2001) de I Masanielli di Sasà Martucci a Caserta;
  • Tommaso Filonzi (1997) de Il Capriccio a Monsano (AN);
  • Gabriele Ianbrenghi (1996) di Arte Bianca a Roma;
  • Matteo Lo Iacono (1991) di Dazio a Roma;
  • Giulio Piersanti (1996) di A Modo Mio di Lugnano in Teverina (TR);
  • Davide Romano (1993) di Crunch a Roma;
  • Giovanni Ruffinelli (1993) di Prisco a Cava;
  • Gherard Rumolo (2000) di Le Grotticelle Country House a Caggiano (SA);
  • Raffele Talamo (1998) di Fratelli La Bugala a Mergellina a Napoli;
  • Filippo Pompili (2000) di Fratelli La Bufala a Roma.

La Premiazione delle SELEZIONI CENTRO- SUD 2024 di CHEF&PIZZA Emergente + Emergente Umbria Day

Particolare rilievo sarà riservato alla Premiazione del 4 ottobre presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università di Perugia. All’interno del Complesso Monumentale di San Pietro, verso le 16.00 prenderà forma un incontro con i giovani talenti della filiera agroalimentare umbra di realtà già affermate o che si stanno facendo notare per qualità e identità enogastronomica.

Accanto a loro, i partner dell’evento proporranno i loro prodotti in degustazione e saranno presenti i vini e le birre dei giovani produttori umbri e quelli dell’Associazione Donne del Vino.

Sarà un momento importante, una cornice festosa per fare il punto su un settore strategico, come quello della Ristorazione e dell’Ospitalità, animato da grandi prospettive e frenato dalla carenza di personale adeguato e motivato. È previsto un Talk nel quale tali giovani saranno protagonisti assoluti nell’intento di offrire loro un’occasione di networking e formazione.

Partner della Manfistazione: Agugiaro & Figna Molini, Levoni Salumi, Cantine Vite Vis, Le 5 Stagioni, Brazzale, Urbani Tartufi, Aquanaria, Antiche Essenze Mediterranee, Filicori Zecchini, Querceta, Olitalia, Consorzio Vitellone Bianco e Crochus Roma.

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Rituali, tecniche, estrazioni, tradizioni, mode, curiosità, statistiche, evoluzioni e tendenze. Dall’Etiopia ai Podcast sulle “Storie di Caffè” passando tra Cialde EcoGreen, coffee tasting e “Chicche sui Chicchi”, per celebrare la Giornata Internazionale del caffè, la nostra panoramica caffeinizzata sulle abitudini e nuove tendenze della bevanda calda più consumata e amata al mondo.

Per prima cosa Dio creò il caffè, altrimenti non ce l’avrebbe fatta a fare tutto il resto.

Anonimo

1° ottobre. Questa è la data assegnata alla Giornata Internazionale del Caffè, ovvero la bevanda calda più amata e consumata sulla Terra. Entrata di diritto nella nostra tradizione, Re della mattina, rituale quotidiano, momento di pausa, scusa o pretesto per incontrarsi, ogni giorno al mondo si consumano quasi 1,6 miliardi di tazze di caffè. Ma qual è la sua storia? E quali sono le tendenze e le novità del settore? Il Consorzio Promozione Caffè – in collaborazione con AstraRicerche e il coffee expert Andrej Godina – ci fornisce una fotografia accurata dell’universo di usi e consumi che riguardano il “nostro” caffè.

Caffè, orgoglio italiano

Il mercato mondiale del caffè torrefatto nel 2022 è valutato in circa 120 miliardi di dollari e rappresenta consumi pari a 170,8 milioni di sacchi da 60 kg, equivalenti a 3,1 miliardi di tazzine bevute ogni giorno su scala globale. In questo quadro, l’Italia riveste un ruolo di primo piano, innanzitutto come Paese consumatore: è il settimo al mondo con 5,2 milioni di sacchi annui. Secondo gli ultimi dati, infatti, circa il 73,9% dei nostri connazionali lo beve regolarmente ogni giorno. Ma nel 2023, come sono cambiate le nostre preferenze di consumo? Dove lo compriamo, dove preferiamo acquistarlo e dove amiamo consumarlo? E soprattutto, quanti di noi lo bevono, e quanti invece sanno esattamente come degustarlo?

Gli Italiani e il caffè: i dati della nuova ricerca Astra 2023

Gli usi e i costumi che ci legano a questa bevanda sono diversi: su 100 caffè, circa 40 vengono consumati a casa, seguiti dal bar (circa 14 su 100)Macchina a cialde, moka e macchina da espresso automatica restano le modalità preferite con cui gli italiani preparano il caffè (rispettivamente il 42,7%, il 28,8% e il 17,1%). Quello che è interessante è anche ciò che è emerso sul rapporto personale che abbiamo con questa bevanda, specialmente quando la consumiamo al bar. Per la maggior parte di noi il caffè è una ricarica di forza mentale ed energia fisica (42,2%), un rito personale (35,6%), e un catalizzatore di buonumore e socialità (33,7%) da condividere con gli altri.

Il coffee tasting e l’arte dell’espresso

E se la maggior parte di noi per comodità sceglie l’acquisto al supermercato (72,8%) c’è ancora una buona fetta di appassionati che amano recarsi presso le torrefazioni e scegliere la propria miscela (12%). Questo perché questa bevanda rappresenta anche un’esperienza sensoriale e renderla tale è frutto di sapienza e arte.

Come quella tramandata da Andrej Godina: una delle voci più autorevoli della scienza del “coffee tasting”.

L’espresso è un’invenzione tutta italiana che dall’inizio del 1900 accompagna le nostre pause e che è in grado di offrirci un vero e proprio viaggio sensoriale da gustare con gli occhi, il palato, l’olfatto. Il caffè può essere erogato in tanti modi differenti, ma ogni tazza è un’opportunità per esplorare un mondo di aromi, sapori e profumi unici e valorizzare la sua qualità è un’avventura appassionante che aiuta ad apprezzare a pieno questa esperienza” afferma il coffee specialist. “Quando bevo il caffè, che sia estratto in espresso o moka, il mio pensiero va sempre al paese di produzione, ai farmer che l’hanno coltivato e al torrefattore che l’ha tostato. Un viaggio che mi permette di godere di quello che noi coffee specialist chiamiamo “flavore”.

La degustazione del caffè richiede infatti la capacità di riconoscere le sfumature sensoriali del Flavore, ovvero la contemporanea percezione dei gusti, degli aromi e delle sensazioni tattili quando introduciamo il caffè nel palato. Il caffè può avere tre gusti suddivisi tra acido, dolce e amaro che sono percepiti dalle papille gustative sulla lingua. Gli aromi del caffè sono moltissimi, più di 1500 e sono percepiti durante l’espirazione dai recettori olfattivi nel naso. Infine il caffè, soprattutto nella erogazione in espresso, riesce ad avere un corpo intenso e vellutato, caratteristiche che sono percepite dai recettori tattili al palato.

10 CHICCE SUI CHICCHI

  • 1. È il secondo prodotto al mondo
  • Il caffè viene consumato in quantità così grandi che è la seconda merce più scambiata al mondo, viene superato solo dal petrolio greggio. E’ la bevanda più amata al mondo dopo l’acqua e vale oltre 100 miliardi di dollari.
  • 2. Il caffè è stato scoperto da un pastore di capre. Si dice che il caffè sia stato scoperto in Etiopia da un pastore di capre nel 1500: ha visto le sue capre mangiare bacche di caffè ed ha osservato un cambiamento nel loro comportamento. Hanno guadagnato una grande energia e dormivano meno. Il pastore raccontò le sue scoperte ai monaci locali, i quali prepararono la prima tazza di caffè al mondo. Si resero conto che grazie al caffè riuscivano a pregare tutta la notte e iniziarono a condividere la scoperta con altri monaci etiopi e piano piano la notizia raggiunse anche il resto del mondo.
  • 3. Qual è l’origine della parola “Caffè”? Esistono due possibili spiegazioni:
  • Spiegazione 1
    Nel Medioevo, attorno all’anno 1000, gli arabi ricavavano dai chicchi di caffè provenienti dall’Africa una bevanda eccitante che chiamavano “qahwa”, che significa per l’appunto “eccitante”. Da qui poi i turchi iniziarono a chiamarlo “kahve” fino ad arrivare all’italiano “caffè”.
  • Spiegazione 2
    Il nome deriva da quello regione dell’Etiopia dove la pianta del caffè cresce spontaneamente. La regione si chiama “Caffa“.
  • 4. E il “Cappuccino” perché si chiama così? Il caffè arriva in Europa verso la metà del 1600 e, nella Vienna dell’imperatore Leopoldo I, giunge proprio nell’anno in cui il monaco cappuccino Marco d’Aviano si presenta alla corte dell’imperatore. Il monaco indossava il tipico cappo marrone chiaro che ricorda il colore del caffè mescolato al latte. Nasce così il neologismo “cappuccino” per indicare la bevanda a base di caffè.
  • 5. Vino d’Arabia. Nel XVII secolo il caffè in Europa era chiamato “vino d’Arabia”, poiché era la bevanda con cui, nel vicino Impero Ottomano, i musulmani sostituivano il vino proibito dall’Islam.
  • 6. Dove si beve più caffè? In Finlandia. Nel Paese scandinavo si consumano 12 kg di caffè pro capite ogni anno.
  • 7. Qual è l’orario ideale per bere caffè? Secondo la crono-farmacologia e le neuroscienze l’orario migliore della giornata per assumere caffeina sono le ore comprese tra le 9:30 e le 11:30 del mattino.
  • 8. Nel caffè decaffeinato c’è la caffeina? Sì, anche caffè decaffeinato contiene una piccola parte di caffeina. Durante il processo di decaffeinizzazione, infatti, viene sottratto fino al 98 percento di caffeina. Una percentuale di sottrazione certamente molto alta ma che comunque non è pari al cento per cento. Quindi, sì anche il caffè decaffeinato contiene un po’ di caffeina Esiste una unica variante di caffè naturalmente decaffeinato: la Coffea Charrieriana, pianta originaria del Camerun che produce drupe di 6 mm di lunghezza.
  • 9. Johann Sebastian Bach. Il noto compositore tedesco nato a Eisenach, in Turingia (terra allora parte del Sacro Romano Impero), Johann Sebastian Bach amava il caffè così tanto da dedicargli la “cantata del caffè”, il “Kaffeekantate“, eseguita a Lipsia tra il 1732 e il 1735
  • 10. Anche Beethoven adorava il caffè, così tanto da contare i chicchi da utilizzare per preparare la sua tazzina che dovevano essere esattamente 60 per avere la stessa “forza”.

Consumatori sempre più consapevoli

I consumatori di oggi sono però anche attenti alla filiera e al suo impegno. “La nostra indagine ha rivelato come quest’anno più che mai gli italiani apprezzino particolarmente il gusto e il significato del caffè, l’innovazione che caratterizza le diverse miscele disponibili sul mercato e le aziende che comunicano in modo chiaro, completo e trasparente. Inoltre, ciò che emerge è la crescente consapevolezza ambientale dei consumatori italiani: riconoscono l’impegno nella sostenibilità sia delle nuove confezioni (61,7%) sia dei nuovi processi produttivi e di trasporto (58,3%) e desiderano che questo trend venga mantenuto e incrementato sempre di più (50,3%). È importante notare anche che oggi la sostenibilità sociale, intesa come garanzia dei diritti e della giusta retribuzione dei lavoratori, passa dal 43.4% come priorità degli impegni richiesti nel 2021, al 49.7%, nel 2023, quasi pareggiando il valore di quella ambientale che è del 50,3%, sempre nel 2023”; afferma Cosimo Finzi, Presidente di AstraRicerche.

La tazzina, un piacere da gustare e da ascoltare con il podcast “Storie di Caffè”

Ma la nostra bevanda preferita ha anche il vero potere di catturare l’attenzione, innescando conversazioni che trasformano ogni tazzina nel capitolo di una storia unica. Ed è proprio da questa idea che nasce il podcast “Storie di Caffè”, realizzato dal Consorzio Promozione Caffè in collaborazione con Podcast Italia Network.  Una serie di dieci episodi, che potrete scaricare dal 1° ottobre – Giornata Internazionale del Caffè, durante i quali i protagonisti, Greta giovane barista appassionata di caffè e Alberto l’amico studente che frequenta il suo bar, ci condurranno in un viaggio appassionante alla scoperta di tutti i segreti e le curiosità legate al caffè: dalla sua filiera alla sua storia, dalle tradizioni e le usanze legate al suo mondo fino preparazioni più speciali. Non perdetevelo: sarà fruibile su tutte le principali piattaforme di ascolto (Spotify, Apple Podcast, Amazon Music, Spreaker…).

Gli Specialty Coffee

Il concetto di specialty coffee viene utilizzato a partire dagli anni ’70 in America, per indicare un caffè prodotto in speciali condizioni climatiche e ambientali, che gli conferiscono un particolare profilo di gusto e aroma, quindi ben selezionato e lavorato per rispettarne le caratteristiche uniche.
È un documento della SCA (la Specialty Coffee Association, appunto) a definire in maniera dettagliata che cos’è uno specialty coffee, inteso come un caffè verde di altissima qualità, tostato in modo da esprimerne al meglio il potenziale aromatico ed estratto secondo standard ben precisi. L’attenzione è posta pertanto sulle origini del caffè, sulla varietà botanica coltivata in una particolare area produttiva, ma anche su ciascun passaggio della filiera: uno specialty coffee non presenta difetti quando è crudo, viene tostato fresco per conservarne tutte le proprietà e risulta tale in tazza grazie alla professionalità del barista che lo estrae, rivelando un’identità distintiva.

Il rinnovamento del rito del caffè napoletano con la cialda pratica ed ecologica

La Giornata Internazionale del Caffè rappresenta anche un’occasione di riflessione sul ruolo sociale e culturale di questa bevanda. Come abbiamo visto, il caffè è un momento di condivisione, un autentico rito culturale che si declina in modi diversi nelle varie culture, società e tradizioni. Nel solco di questa secolare tradizione si trova sicuramente l’espresso napoletano, immutabile nell’essenza e che oggi si rinnova in un mondo in evoluzione, pur mantenendo la sua autenticità, diventando più veloce ed ecologico. Questo cambiamento si chiama cialda.

Didiesse, in questo cambiamento globale, si è affermata come un nome riconosciuto tra gli appassionati di caffè, svolgendo un ruolo chiave nella diffusione delle cialde. Infatti, è stata pioniera di questa trasformazione, puntando sin da subito su questo sistema e impegnandosi costantemente nel perfezionamento della tecnologia delle sue macchine per offrire la massima resa in tazza.

Con lo spirito di continuare a diffondere la cultura della cialda, l‘azienda si prepara a partecipare ad Host, il salone internazionale dell’ospitalità, dal 13 al 17 ottobre, per presentare le innovazioni delle macchine espresso e i passi avanti in ambito green, con il simbolo più emblematico dell’accoglienza: una tazza di caffè, da sempre sinonimo di benvenuto e comfort. Le macchine da caffè Didiesse sono note per la loro capacità di erogare un caffè con aromi autentici e una pulizia gusto-olfattiva impareggiabile.

Ma c’è un altro aspetto fondamentale: l’ecologia. Le macchine Didiesse sono progettate con una particolare sensibilità ambientale poiché supportano il sistema a cialde, che è ecosostenibile in quanto smaltibile nell’umido e compostabile; inoltre, le macchine di ultima generazione registrano i consumi energetici più bassi della categoria, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale. Il team di ricerca e sviluppo continua a studiare nuovi materiali ecosostenibili, promuovendo l’uso di plastiche riciclate. L’azienda, inoltre, ha ottenuto la certificazione FSC per tutti gli imballaggi e i materiali legati ai prodotti, garantendo così la gestione responsabile delle foreste.

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Uno chef brasiliano a Nettuno. Una taverna dedicata a Bacco, dove il vino celebrato da una parete-cantina con etichette da capogiro tra travi in legno e pietra viva. Il desiderio della Famiglia Villani è quello proporre un’esperienza enogastronomica libera e creativa per “ubriacarsi di tavola e di vita”. Complice un preziosa accoglienza e una sala al femminile, Vi raccontiamo la Taverna di Bacco e la cucina di Filipe Dos Santos.

Bisogna essere sempre ubriachi.
Tutto sta in questo: è l’unico problema.
Per non sentire l’orribile fardello del tempo. […]
Bisogna che vi ubriachiate senza tregua.
Ma di che? Di vino, di poesia o di virtù,
a piacer vostro. Ma ubriacatevi.

Così scriveva Charles Baudelaire (Parigi, 9 aprile 1821 – Parigi, 31 agosto 1867) nella poesia “ubriacatevi” dell’opera Lo spleen di Parigi (o Piccoli poemi in prosa), ovvero cinquanta inni alla vita eternati in riflessioni e lettere scritte fra il 1855 ed il 1864.

No, non siamo a Parigi. Siamo a Nettuno. E da La taverna di Bacco non si vede il mare. Ma lo sguardo arriva comunque lontano. Merito del sapore, che se ne va libero per le vie del mondo. Merito dell’estro del suo Chef, che scavalca muri e confini geografici facendo camminare insieme ingredienti che ancora non si conoscevano tra loro. Merito della sua vera e sorridente accoglienza, che ben predispone ad ubriacarsi dei piaceri della tavola.

In cucina c’è Filipe Dos Santos, classe ‘88, è nato in Brasile, a San Paolo, indiscussa capitale gastronomica del Brasile, universo culinario attraente, esotico e variopinto; crescendo lo hanno affascinato l’approccio netto, semplice e tagliente dell’Oriente; la voluttuosa cucina francese con le sue salse e tocchi sofisticati; ma la sua formazione è stata italiana e rigorosa, alla Corte di Alma Gualtiero Marchesi, Da Vittorio e con la grande famiglia Alajmo.

La collaborazione di Filipe Dos Santos con la Famiglia Villani, è contestuale all’apertura de La Taverna di Bacco. Una fulminante unione di intenti e di visioni enogastronomiche hanno permesso un sodalizio professionale che va efficacemente e creativamente avanti da otto anni.

Facciamo quindi un passo indietro. Anzi un passo all’ingresso. Siamo al civico 5 di Largo Luigi Trafelli, in pieno centro di Nettuno, in una zona pedonale di grande passaggio. Parcheggerete infatti nei paraggi e raggiungerete il “Bacco” a piedi. Il nome della taverna fa diretto riferimento al Dio romano dell’ebbrezza e dei misteri, della natura feconda e dell’agricoltura (Dioniso per i Greci), che avrebbe il merito di aver introdotto per primo il vino tra gli uomini. 

Il longevo e antico nettare d’uva, così caro a vivi e gaudenti – nonchè da sempre ponte di contatto tra umano e divino – viene qui celebrato da una parete-cantina d’effetto con etichette da capogiro che arreda e caratterizza l’intima taverna aperta e riscoperta nel 2015 dai Villani con il desiderio di proporre a Nettuno vini e cucina di ricerca.

Travi e pietra a vista, poltroncine di velluto, un grande tavolo conviviale di legno massello, sette tavoli e, per scelta, un tetto massimo di 20 coperti a servizio. Oltre seicento le etichette in cantina e, in sala, uno staff di donne felici e competenti. 

Assieme alla proprietaria Lucia Villani, classe ‘94, c’è infatti Francesca Catanzani, classe ‘93 (in foto di copertina assieme allo Chef). Amiche da sempre e cognate per destino, nel loro sorriso e nella loro ospitalità c’è il racconto di un’intesa umana fatta di affinità, passione lavorativa e voglia di condivisione.

Se pensavate al mare, dalle nostre vetrate si vede il centro cittadino, non abbiamo proposte tradizionali, ma piatti ricchi di visione e sostanza in parti uguali. Siamo costantemente alla ricerca del buono per renderlo anche bello, augurandoci possa essere d’aiuto per qualche ora di relax e buongusto, racconta Lucia.

Si accomoda in tavola così una cucina libera e contemporanea, che sperimenta senza la paura di farlo, che gioca con la frutta, con le acidità e le cosistenze, che vuole suscitare negli ospiti una sorpresa ricollocando ingredienti noti e materie prime rilette con personalità. E lo fa a partire dal gradito quanto insolito Aperitivo di Benevento fatto di Vermouth, scorza di limone e semi di finocchio e che arriva in un tumbler basso, sottile e raffinato, accompagnato da buon pane a lievitazione naturale e bottarga home made con un twist di lime. Se “chi ben comincia è a metà dell’opera”, siamo sulla strada giusta.

Si prosegue infatti a ritmo con gli amusebouche: Crocchetta di coda alla vaccinara; Anguilla, zucchine alla scapece e ciliegia; Pecorino, vongole e pomodoro: Bon-bon di personalità e gusto estetico giocano con le texture tra giochi sapidità e acidità.

La mia memoria è fitta di ricordi olfattivi – mi dice Filipe – in Brasile abbiamo una cucina trasversale, con tante influenze. Il ricordo della frutta succosa, della sua freschezza, quella magia che la fa essere dolce, altre volte acidula, non a caso oggi è onnipresente nei miei piatti.
Nel tempo ho imparato ad aprire le mie mappe mentali. Studiando, l’evoluzione è arrivata gradualmente, collaborando con i miei maestri, ma anche viaggiando. Non esiste l’abc degli abbinamenti per me, mi piace sperimentare.

Questa sperimentazione libera, di carattere e orientata al gusto, ben si ritrova nel bel repertorio di antipasti, nelle sapidità di terra e di mare che si incontrano nel piatto e si danno la mano: Carpaccio di tonno, peperoni e maionese alla mandorla; Gamberi rossi, brodo di prosciutto e melone; Cozze, pomodoro, vaniglia e pane carasau; Carpaccio di manzo, ricci, albicocca e fiori di zucca. 

Nel girone dei Primi troviamo lo Spaghettone, alici, albicocca, zafferano, mandorle e aneto; in quello dei Secondi il Coniglio in porchetta, bottarga e finocchio; Gamberi, babaganoush, fagiolini e yogurt; poi l’ottimo Piccione con pesca, coca cola e peverada, una salsa veneta con fegatini di pollo, acciughe e pepe; piatti che confermano le primissime buone impressioni e il curioso estro dello chef brasiliano.

Metto una proteina al centro dell’idea e sperimento due o tre combinazioni intorno. Se è il caso di parlare di processo creativo, direi che il mio possa essere sintetizzato così.

Quando gli chiedo tra Alma – Gualtiero Marchesi, Da Vittorio e Alajmo, quale sia l’ insegnamento tratto da ogni esperienza che porta con sé, mi dice: “Nell’ordine, rigore, tradizione, impresa. Tutti loro mi hanno insegnato che significa restare in cucina per ore, concentrati su di un risultato che, prima o poi, arriverà.

Nei calici: Champagne Perseval-Farge C. de Réserve; Chardonnay di Toscana IGT Al Poggio Castello di Ama 2022; Blauburgunder DOC Brunnenhof Mazzon  Riserva 2019. Perfetti per brindare alle infinite strade della vita e della cucina. 

4 chiacchiere con lo CHEF

Vista da fuori, come definiresti la “cucina italiana”? Quali sono le sue caratteristiche?

Io ne sono innamorato, è così varia, ogni regione propone una storia a sé e poi, in tutte queste storie trovi anche le mille contaminazioni che ci sono state nel tempo.

Una cucina fantasiosa, soprattutto al sud. Noi chef qui abbiamo la possibilità di fare un grande lavoro con i vegetali, ma non dimentico, per esempio, gli artigiani del settore latto-caseario.

Un Paese ricco che sa arricchire chi ha mani aperte, desiderose di prendere. Per poi restituire con rispetto, ma anche con un pizzico di creatività.

Quali sono i tratti comuni tra Italia e Brasile?

La fantasia, il calore. Non ho avuto difficoltà nell’approccio professionale ed umano.

Nel tuo percorso di ricerca e studio, qual è stato l’ingrediente-scoperta di questa stagione?

Mi piace molto giocare con i sapori, puntellare di spezie un piatto per il gusto di creare un sapore nuovo, ma sempre riconoscibile. È stata l’estate delle albicocche, mi ci sono davvero divertito.

Come si è evoluta nel tempo e qual è oggi l’obiettivo della tua cucina?

Per me un piatto deve avere pochi ingredienti, leggibili e sapori intensi. Ognuno di noi fa il proprio percorso, credo sia normale assimilare il più possibile per poi iniziare a sottrarre il superfluo.

Ho ancora tanta strada davanti, per fortuna, ma oggi mi sento sicuramente centrato e, devo dirlo, vengo lasciato libero di esprimermi da una proprietà che crede in me. Siamo una famiglia.

La Taverna di Bacco

Largo Luigi Trafelli, 5

Nettuno (Roma)

+393669053795

Prezzo medio: 60 euro vini esclusi

Chiuso domenica, aperto solo la sera

(Per l’immagine di copertina e quelle nel testo senza menzione, date la colpa a Sara De Bellis)

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Tra i tanti contenuti e succulenti del Festival “I Primi d’Italia” – giunto alla sua XXIV Edizione e dedicato al Popolo dei “pasta lovers” tra focus e ricette regionali, chef, laboratori e intrattenimentoanche il Convegno “Sicurezza Alimentare e Qualità” aperto al pubblico per consumatori più consapevoli e informati.

La XXIV edizione del più grande festival nazionale dedicato alla pasta e ai primi piatti, in programma a Foligno (Pg) dal 28 Settembre al 01 Ottobre 2023, si appresta a prendere il via con l’obiettivo di fare cultura alimentare su uno dei simboli del Made in Italy, raccontando e facendo degustare al pubblico ricette di primi piatti provenienti da tutta Italia. Promosso e organizzato da EPTA Confcommercio Umbria, l’evento curato da Aldo Amoni è cresciuto di anno in anno, diventando oggi un vero punto di riferimento ed un evento di caratura nazionale.

I FOCUS DELLA MANIFESTAZIONE

Dopo un’anteprima nazionale – presso la sede dei Consorzi di Tutela della Ricotta e della Mozzarella di Bufala Campana Dop, per suggellare il forte legame tra la pasta e le eccellenze agroalimentari DOP e IGP simbolo indiscusso del patrimonio alimentare italiano – quella attesa è una vera maratona di gusto, con attività per tutta la famiglia, intrattenimento, aziende di settore per scoprire le novità del mercato, momenti di approfondimento sul mondo della pasta e dei primi piatti e tanto divertimento.

  • 13 Villaggi del Gusto dislocati per il centro storico di Foligno per un itinerario gastronomico tra i primi piatti regionali italiani
  • 1 Villaggio Gluten Free
  • 1 Villaggio Solidale “Caritas”
  • 12 food experience con chef e food blogger
  • 3 convegni tematici, di cui uno sulla sicurezza alimentare in chiave giuridica
  • 4 serate “A Tavola con le Stelle” con gli chef stellati Maurizio e Sandro Serva, Silvia Baracchi, Nikita Sergeev, Enrico Mazzaroni e gli abbinamenti delle cantine della Strada del Sagrantino, della Strada del Cantico e quelle delle Donne del Vino Umbria.
  • 3 Laboratori di pasta fresca con gli chef APCI
  • 12 Cooking Show con volti noti
  • I Primi d’Italia Junior con i laboratori per i più piccoli.

E nella Boutique della Pasta, tanti tipi di pasta e di formati, ognuno espressione identitaria di tradizioni regionali, che saranno presentati dai migliori pastifici artigianali italiani di qualità.
Info su orari e programmi della manifestazione, sul sito ufficiale
https://www.iprimiditalia.it/

Qualità e Sicurezza Alimentare – Il Convegno

Con il termine sicurezza alimentare in riferimento alla qualità dei prodotti, si intende la sicurezza realizzata dall’insieme delle azioni messe in atto per garantire un elevato standard igienico-sanitario degli alimenti destinati al consumo. Tali azioni abracciano l’intero arco della filiera alimentare a partire dalla produzione, passando per la distribuzione, fino alla vendita e somministrazione degli alimenti.

Se ne parla a Foligno al Festival Nazionale “I Primi d’Italia” con l’ Ordine degli Avvocati e la Fondazione Forense di Perugia perchè la sicurezza alimentare e la qualità sono due temi fondamentali per la tutela della salute dei consumatori e per il progresso del settore agroalimentare.

Il concetto della sicurezza alimentare rappresenta un principio cardine per garantire che gli alimenti che raggiungono le tavole dei consumatori siano sicuri, salubri e privi di rischi per la salute umana.

Ma è il concetto di qualità ad andare oltre la sicurezza, includendo aspetti come il sapore, la consistenza e i valori nutrizionali. Un’attenzione accurata a questi fattori non solo protegge i consumatori, ma contribuisce anche alla reputazione e alla competitività dell’industria agroalimentare italiana, in Italia e anche all’estero. Una tutela quindi nei confronti dei singoli privati consumatori, del mercato e di uno degli asset più importati dell’economia del paese.

Il convegno “Sicurezza Alimentare e Qualità” si terrà venerdì 29 settembre,

presso la Sala Rossa di Palazzo Trinci a Foligno, dalle ore 15:30 alle 18:30

Il Convegno ospiterà interventi di esperti del settore eno/agroalimentare e personalità autorevoli in materia tra cui:

  • Il Dott. Sergio Sottani, Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Perugia, che discuterà del “Diritto penale del cibo e responsabilità amministrativa degli enti”;
  • Il Maggiore Sergio Riccardi, Comandante del NAS dei Carabinieri dell’Umbria, che affronterà la tematica della “Tutela della salute nel settore agroalimentare”;
  • L’Avv. Giuseppina Ivone, già Presidente di Consorzi Agrari Italiani S.p.A., parlerà dell'”Esigenza di sicurezza alimentare e la politica agricola comunitaria”;
  • Il Dott. Marco Caprai, CEO Arnaldo Caprai S.p.A., esplorerà il “Sistema di etichettatura Nutriscore: quale impatto sui prodotti italiani?”;
  • Il Dott. Mauro Cozzari, Direttore Amministrativo di Fondazione per l’Istruzione Agraria di Perugia, tratterà della “Tracciabilità dei processi, sicurezza e trasparenza dei prodotti agricoli nell’agricoltura e catena del valore”;
  • Il Sig. Giorgio Barchiesi, noto come Giorgione, che analizzerà “La sicurezza alimentare e qualità del prodotto: approvvigionamento, scelta della materia prima e sua trasformazione”.

In occasione di questo importante evento vi saranno i saluti istituzionali da parte dell’Avv. Stefano Zuccarini, Sindaco di Foligno insieme all’Avv. Carlo Orlando, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Perugia e della Fondazione Forense di Perugia e all’Avv. Pietro Morichelli, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Spoleto e, infine, Aldo Amoni, Presidente Epta Confcommercio Umbria.

Il Convegno sarà moderato dall’Avv. Giovanni Picuti, Componente della Commissione Cultura dell’Ordine degli Avvocati di Perugia.

L’evento, aperto al pubblico e gratuito, rappresenta una grande opportunità per approfondire le tematiche legate alla sicurezza alimentare e alla qualità, coinvolgendo esperti, professionisti e rappresentanti istituzionali.

L’ EVENTO IN TASCA

In copertina Illustrazione di ALE GIORGINI per Grani D’Autore: dalla semina al raccolto del grano duro Barilla– campagna 2021 di illustrazioni d’autore incentrata sulla valorizzazione della filiera agricola italiana.

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“Acquacoltura e Ristorazione” al centro dell’attenzione mercoledì 27 settembre al Porto di Piombino (LI). Promosso da Isnart e Agroittica Toscana in collaborazione con API, FIC e l’Unione Regionale Cuochi Toscani l’evento, riservato agli chef, sarà un importante momento immersivo e info-formativo sulle opportunità dell’acquacoltura sostenibile per il mondo della ristorazione. Clicca per conoscere il programma e partecipare!

Come far fronte alla richiesta dei ristoratori di pesce fresco, sicuro e di alto livello qualitativo? Una possibile risposta alla necessità emergente della ristorazione italiana può arrivare dal mondo dell’acquacoltura. In un contesto internazionale sempre più caratterizzato dalla costante compressione degli stock ittici naturali, conseguenza del sovrasfruttamento delle risorse di pesce su scala globale, la tecnica dell’acquacoltura, che comprende la piscicoltura e la molluschicoltura, è in grado di garantire l’approvvigionamento di un prodotto controllato, sostenibile e dall’elevato standard di qualità.

Un tema molto attuale sul quale Isnart, l’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche, è molto impegnato e che è stato il protagonista di un convegno tenutosi ieri nel capoluogo lombardo presso la sede del CAPAC, Politecnico del Commercio e del Turismo. Il momento di approfondimento dal titolo “Acquacoltura sostenibile. Ristorazione e acquacoltura: mercato, qualità, salute” ha messo in evidenza i benefici che l’acquacoltura può apportare per lo sviluppo del comparto della ristorazione italiana. Dalla certezza di acquistare un prodotto di origine sicura e verificata, fresco, di grande varietà e frutto di un allevamento, di un trattamento e di una lavorazione sostenibili, proveniente da un sistema di filiere corte che garantisce occupazione continuativa alla popolazione locale.

“Siamo il primo Ministero dell’Agricoltura in Europa ad aver avuto la certificazione per l’acquacoltura sostenibile, un settore strategico per l’Italia, che vogliamo sostenere e valorizzare per aprire nuove possibilità di crescita”, Così il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida ha definito l’apporto dell’acquacoltura nel corso di una fiera gastronomica nel Lazio.

Al convegno sono intervenuti Carlo Squeri, Segretario Associazione Pubblici Esercizi Milano, Alessandra Arcese, Coordinatrice Area Qualificazione di Isnart, Andrea Fabris, Direttore di A.P.I. Associazione Piscicoltori Italiani, Eraldo Rambaldi, Direttore di A.M.A Associazione Mediterranea Acquacoltori, Matteo Scibilia, Consigliere EPAM/FIPE Milano con delega alla tradizione del territorio e John Giovannini, Direttore Commerciale e socio Italian Caviar Srl (Agroittica Lombarda Group).

L’evento in calendario il 27 a Piombino (LI) e che si terrà nell’ambito di un’iniziativa promossa dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e da Unioncamere, intende dare risalto al carattere innovativo dell’acquacoltura sostenibile e all’evoluzione della produzione ittica da piscicoltura, mettendo in luce gli elementi positivi e i vantaggi del sostegno di una filiera corta e strutturata, capace di soddisfare la domanda attuale del mondo della ristorazione, sempre più professionalizzato ed esigente quanto alle scelte di fornitura degli alimenti e delle proposte gastronomiche rivolte al pubblico.

“Testimoniare il valore aggiunto che l’acquacoltura può rappresentare per i nostri ristoratori e quindi per la nostra economia e per la tutela degli ecosistemi significa evidenziare i benefici che possono derivare dalla scelta di prodotti ittici provenienti dall’itticoltura. Un modello di produzione che assicura e certifica la sicurezza, la qualità e la sostenibilità dei pesci e dei mitili allevati a garanzia degli esercenti e dei consumatori”, ha commentato Loretta Credaro, Presidente di Isnart.

Acquacoltura sostenibile, una risorsa certificata e di qualità per la ristorazione

Isnart, Istituto Nazionale Ricerche Turistiche, promuove così un evento di approfondimento sui vantaggi dell’itticoltura e un’esperienza immersiva nel mondo della piscicoltura dedicata agli chef italiani che permetterà di inquadrare le evoluzioni della produzione ittica da acquacoltura, evidenziando i vantaggi della creazione di una filiera corta a beneficio del settore della ristorazione che può ricevere un prodotto di alta qualità, sostenibile, fresco e controllato fin dalla nascita, a garanzia della sicurezza dei propri clienti e della tenuta degli standard della propria offerta gastronomica.

Promosso da ISNART e Agroittica Toscana, in collaborazione con l’API – Associazione Piscicoltori Italianai, FIC – Federazione Italiana Cuochi e L’unione Cuochi Toscani, l’evento è RISERVATO gli CHEF e prevederà la visita presso l’allevamento in mare aperto dell’Azienda AgroitticaToscana, tra le maggiori del Paese, seguito da un focus tecnico scientifico a cura di biologi e operatori specializzati che illustreranno le varie tecniche di allevamento in mare.

Ambiente e sicurezza alimentare. Il progetto Acquacoltura Sostenibile

Acquacoltura Sostenibile, una certificazione a tutela degli ecosistemi marini e del consumatore. La metà dei prodotti ittici che consumiamo vengono dall’acquacoltura, una realtà che a livello europeo è oggi un punto di riferimento per sostenibilità, qualità dei prodotti e rispetto dell’ambiente. L’allevamento ittico ha conosciuto negli anni recenti una rapida evoluzione anche in Italia grazie all’ampia biodiversità e diversificazione delle specie di pesci allevate e sul versante legislativo nazionale, a garanzia della produzione e del consumo costituendo un quadro normativo tra i più evoluti.

Nasce da qui nel 2020 “Acquacoltura Sostenibile”, il sistema di certificazione riconosciuto dall’UE e vigilato dal MASAF, un riconoscimento di natura istituzionale e pubblica che attesta la qualità e la sostenibilità del prodotto ittico allevato lungo tutto il ciclo di produzione e trasformazione. Questo marchio, parte del Sistema di Qualità Nazionale Zootecnica, consiste in un’etichettatura conferita ai prodotti che soddisfano i requisiti definiti dal relativo disciplinare e attesta quindi la tracciabilità, la qualità dei pesci e dei molluschi allevati così come il rilievo etico grazie al rispetto delle performance ambientali e sociali da parte delle aziende della filiera.

Grazie al progetto Acquacultura Sostenibile, per i professionisti e gli esercenti della ristorazione è possibile acquistare specie ittiche da imprese di acquacoltura certificate, da cui approvvigionarsi in maniera sostenibile, potendo disporre durante tutto l’anno del pescato da inserire nelle proprie proposte di menù.

Cuochi e ristoratori sono invitati a farsi promotori di nuove scelte di consumo presso i propri contatti professionali e i clienti contribuendo a testimoniare la qualità del pesce allevato rispetto a quello selvatico, in linea con i gusti e le tendenze dei consumatori di oggi che sempre più percepiscono il pesce d’allevamento come più sostenibile e in grado di garantire il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed occupazionale.

La dimensione dell’acquacoltura in Italia

Il comparto dell’acquacoltura nel nostro Paese costituisce oggi un’esperienza di eccellenza in Europa in termini di qualità complessiva e sicurezza alimentare del prodotto e per la solida realtà di filiera corta. In Italia sono attivi circa 800 impianti di acquacoltura che producono 140 mila tonnellate l’anno di prodotto contribuendo a circa il 40% della produzione ittica nazionale e al 30% della domanda di prodotti ittici freschi, occupando circa 7.500 lavoratori.

in copertina Seaspiracy’ è bene che si rivolga l’obiettivo sulla fauna acquatica, tradizionalmente sfruttata in maniera intensiva, bisogna però farlo con il massimo rigore, affinché la discussione sia davvero proficua.

in copertina Seaspiracy, il documentario di NETFLIX sulla fauna acquatica, tradizionalmente sfruttata in maniera intensiva.

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La marinatura è una tecnica antica e versatile che può trasformare un alimento – carne, pesce o verdure – in un’esperienza culinaria memorabile. Ma qual è la sua storia? Quali sono i benefici? Quante le tipologie? Quali gli ingredienti chiave? E come si combinano sapientemente per ottenere il risultato migliore? Scopriamolo insieme!

La marinatura è dunque una tecnica culinaria estremamente versatile e preziosa la quale, grazie all’utilizzo di ingredienti di qualità e al rispetto delle proporzioni e dei tempi adeguati, permette di sperimentare diverse combinazioni di sapori e consistenze, ottenendo risultati sdeliziosi. Questo processo serve ad ammorbidire le fibre e donare spiccate caratteristiche alle carni e pesce, nonchè aggiungere profondità gustative alle verdure. La marinatura può essere sia a secco che umida, a seconda degli ingredienti utilizzati e dei gusti personali.

Un pò di Storia – Cos’è la marinatura e da quale barile arriva

Doveroso è fare qualche passo indietro, perchè la marinatura è una tecnica antichissima, già utilizzata in Cina più di duemila anni fa.

Le marinature nascono dal genio popolare che dovendo conservare il cibo con mezzi di fortuna e in condizioni igieniche spesso precarie ha inventato una tecnica infallibile, o quasi. La madre di tutte le marinate è quella del pesce che serviva per sfamare i marinai durante le lunghe navigazioni. Prima fritto, poi conciato con aceto e aromi per essere stivato nei barili e consumato un po’ alla volta. Due procedimenti per bloccare i processi fisiologici di alterazione e creare una difesa contro i batteri killer, temibili allora come ora. 

La marinatura come tecnica di cucina si diffonde in Italia, durante il Rinascimento, la parola deriva dall’espressione “acqua marina” perché si usava mettere gli alimenti nell’acqua di mare, così da refrigerare e marinare insieme, ritardando la proliferazione batterica e quindi “allungando” la vita dell’alimento.

E che in principio questa tecnica di conservazione sia stata inventata proprio per il pesce lo testimonia anche il fatto che una sua variante molto diffusa come il carpione prende il nome dalla carpa, quella creatura d’acqua dolce dal sapore un po’ fangoso che viene tradizionalmente miracolata dalla frittura in olio e dalla successiva aromatizzazione con aceto di vino bianco, alloro, salvia e grani di pepe. Servito rigorosamente freddo, il carpione diventa un buon antipasto o un piatto di magro. Nel territorio dell’antica Repubblica di Venezia lo stesso trattamento viene riservato alle sarde, con l’aggiunta di uva sultanina, pinoli e abbondantissima cipolla. E va sotto il nome di saor. Letteralmente sapore. Un piatto agrodolce come le commedie di Goldoni. Un must per la festa del Redentore, quando lo sfolgorio dei fuochi pirotecnici illumina a giorno la notte malinconica della laguna. Piatto popolare per definizione, il saor è un connubio felice tra pesci di piccola taglia e un antisettico spontaneo come la cipolla, che ha finito per diventare un emblema della cucina alla veneziana. La versione povera dello sposalizio col mare dei Dogi. 

In realtà il gusto ad alta definizione delle marinature è presente in tutte le cucine del Mediterraneo, spesso sotto forma di scapece, dallo spagnolo escabeche, dove la severità profonda delle spezie usate nei paesi del Nord viene sostituita dalla fragranza estiva della menta fresca, dell’aglio crudo, dell’origano e del basilico. E dove spesso alla forza spiritosa dell’aceto viene preferito il gusto esperideo del limone. Aspro e dolce allo stesso tempo, soprattutto se si tratta del citrus di Amalfi e di Sorrento. 

Oggi però molti cuochi preferiscono le marinature non violente, magari per osmosi, mettendo gli alimenti e le spezie sottovuoto. Così la polpa del pesce o della carne diventa una sola cosa con gli aromi. Una transustanziazione di essenze e consistenze, odori e sapori, che ha qualcosa della sinestesia, quanto basta dell’alchimia. E una buona dose di fantasia. 

A cosa serve la Marinatura?

La marinatura ammorbidisce e insaporisce la carne, rendendola tenera e succulenta. Al pesce conferisce sapore e consistenza, aiutando a mantenere la sua forma durante la cottura, ma va marinato per un periodo di tempo più breve rispetto alla carne. Il sapore naturale delle verdure viene esaltato con la marinatura che risulta essere ideale per le verdure grigliate o arrostite.

tagli di manzo che si prestano con gioia alla causa della marinatura sono le costine, la spalla, la bavetta, lo spezzatino, mentre per il maiale si può scegliere anche la lonza, per il pollo invece le sovracosce e le cosce sono perfette per essere marinate.

I pesci ideali per la marinatura sono branzino, orata, merluzzo, cernia, sgombro, acciuga, sardina, ma anche salmone, tonno, pesce spada e frutti di mare come gamberi, calamari, seppie.


Funzioni principali della marinatura per gli alimenti

La marinatura riveste diverse funzioni fondamentali, che concorrono a migliorare la qualità degli alimenti sia dal punto di vista gustativo che dal punto di vista della conservabilità. La marinatura, in particolare quella realizzata con l’impiego di sostanze acide, permette di ammorbidire le fibre muscolari degli alimenti, rendendo, ad esempio, carne e pesce più teneri e facili da masticare.  Questo effetto si ottiene grazie all’azione degli acidi, che agiscono sulle proteine degli alimenti, sciogliendo parzialmente le fibre muscolari e facilitando la penetrazione degli aromi. Grazie all’azione combinata degli ingredienti liquidi e degli elementi aromatizzanti, la marinatura contribuisce a insaporire gli alimenti, conferendo loro sapori e profumi intensi e caratteristici.
Il tempo di marinatura varia a seconda della tipologia di alimento e della marinata utilizzata, ma in genere è necessario lasciare riposare gli ingredienti per un periodo che può andare da alcune ore a diversi giorni, affinché possano assorbire i gusti e gli aromi desiderati.

Un ulteriore aspetto della marinatura riguarda la capacità di prolungare la conservabilità degli alimenti. L’azione degli acidi e degli oli presenti nella marinata, infatti, contribuisce a rallentare lo sviluppo di microrganismi responsabili del deterioramento degli alimenti, favorendo una conservazione più lunga e sicura. La marinatura è dunque una tecnica culinaria estremamente versatile e preziosa e, grazie all’utilizzo di ingredienti di qualità e al rispetto delle proporzioni e dei tempi adeguati, è possibile sperimentare con diverse combinazioni di sapori e consistenze, ottenendo risultati deliziosi.

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La storica stazione di servizio Eni in viale America all’EUR cambia volto apre oggi al pubblico. Si chiama ALT – Stazione del Gusto; è il flagship della nuova collaborazione tra Romito e Enilive; è vicinissimo alla Fermata Eur Fermi della Metro B; è un format per rendere accessibile a viaggiatori e residenti una ristorazione di “fast Good” a partire dalla Bomba!

Già Castel di Sangro e a Montesilvano in Abruzzo portavano in sé il primo tratto di questa evoluzione/rivoluzione che fa capo al piglio imprenditoriale dello Chef Niko Romito (Reale-Casadonna 3 Stelle Michelin) che, con il suo team di Accademia ed Enilive – brand di Eni Sustainable Mobility, apriranno 100 “stazioni di carburante gastronomico di qualità” nelle grandi città, sulle statali italiane e oltre. Ne avevamo parlato QUI.

https://www.mangiaebevi.it/alt-niko-riparte-con-eni-e-le-nuove-stazioni-di-carburante-gastronomico/

La standardizzazione non abbassa la qualità ma migliora l’offerta per un pubblico più ampio.

Niko Romito

Questo uno dei concetti chiave del nuovo format che ripensa le stazioni di rifornimento sostenuto da un grande lavoro di ingegnerizzazione e replicabilità dei processi. Tutti i prodotti sono studiati in ogni fase produttiva e di servizio, così da poter arrivare al punto vendita con un protocollo di rigenerazione del prodotto che consente a chi è in cucina un logaritmo di lavorazione, quasi annulla il margine di errore (perchè errare è umano) e soprattutto azzera lo dello spreco perchè il cibo viene rigenerato solo se ordinato.

Un esempio su tutti è la “BOMBA” – ha detto Niko Romito – un prodotto iconico di ALT. L’abbiamo realizzata facendo una scelta che difficilmente un artigiano può fare. Prima di tutto abbiamo deciso che doveva essere vegetale, senza grassi animali, uscendo fuori dalla tradizione. Quindi abbiamo studiato e realizzato un prodotto usando un olio ideale per i grandi numeri.

Io nasco come cuoco in una piccola cucina ma quando sono entrato nell’industria mi sono reso conto c’era la necessità di realizzare prodotti in quantità ma di altissima qualità. Con le bombe mi sono reso conto che si può fare utilizzando l’olio di prima frittura e mantenendo comunque un prezzo basso. Ogni bomba da ALT – come da BOMBA – è fritta in olio nuovo alto oleico.”

La Bomba realizzata da Niko Romito è infatti la rivisitazione di un classico della pasticceria italiana elaborato in chiave moderna. La produzione è affidata a un laboratorio centrale dove le bombe sono prodotte, fritte e surgelate, poi trasportate nel singolo punto vendita dove sono rigenerate, farcite al momento e servite calde.

Semplice nella modalità di fruizione ma ricercato nel gusto e nella lavorazione, è un pasto semplice, veloce e insieme molto gustoso.

IL MENU di ALT- STAZIONE DEL GUSTO

Bomba è la rivisitazione di un classico della pasticceria italiana elaborato in chiave moderna. E fa parte del Menu pensato per ALT Stazione del Gusto che tutti i giorni dalle ore 7 alle ore 22 propone un’ offerta di ristorazione pensataper le persone in movimento e che non fanno sconti sul gusto. Pasti semplici, veloce e gustosi, un’offerta che copre l’intera giornata. Un format versatile, con un modello di servizio snello e veloce.

Il Menu – fotografico e intuitivo – propone: Pollo fritto intero (marinato con spezie, cotto a vapore e fritto), patate croccanti, toast, focacce al pomodoro e quelle con la mortadella, polpette, zuppe, insalate, pane buono con mantecato di baccalà e le super bombe di Niko (delle quali parleremo meglio più avanti) in versione dolce e salata, e ancora torte, biscotti e gelati soft con caramello e noccioline.

Da oggi il rifornimento del gusto passa da ALT – Stazione del Gusto

ALT Stazione del Gusto

viale America 270, Roma

Apertura al pubblico da mercoledì 20 settembre 2023

Orari di apertura: tutti i giorni dalle ore 7 alle ore 22

Per informazioni: sito web ALT Stazione del GustoFacebookInstagram

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Borgo Santa Cecilia presenta: “Il Borgo Selvaggio”, un’immersione fisica e sensoriale nei sapori del bosco umbro. Da settembre a novembre, 3 le date del nuovo format ideato dal Borgo e les Collectionneurs, per vivere a 360° la cucina selvaggia e le sue interpretazioni d’autore in una scenografia forestale.

Nate dalla collaborazione tra Borgo Santa Cecilia e gli chef di les Collectionneurs, i pranzi-evento di Borgo Santa Cecilia, nei pressi di Gubbio, puntano alla valorizzazione della selvaggina e alle carni da allevamento brado. I tre appuntamenti – 20 settembre SINTESI | 25 ottobre – MARENNà | 22 Novembre IL TINO – vedranno come protagonisti i boschi della Tenuta insieme alle “4 mani” dello chef resident del Borgo Alessio Pierini e dei tre chef che lo accompagneranno negli appuntamenti, per l’occasione nella veste di veri domatori di fuoco.

GLI APPUNTAMENTI

  • Mercoledì 20 settembre: pranzo nel bosco con gli chef Sara Scarsella e Matteo Compagnucci – SINTESI* (Ariccia RM) – 1 stella Michelin
  • Mercoledì 25 ottobre: pranzo nel bosco con lo chef Roberto Allocca – MARENNA’ – Borgo San Gregorio – Feudi San Gregorio (Sorbo Serpico AV)
  • Mercoledì 22 novembre: pranzo nel bosco/cena in ristorante con lo chef Daniele Usai – IL TINO* (Fiumicino RM) – 1 stella Michelin

IL FORMAT

L’idea nasce dallo spirito che anima la community di les Collectionneurs, di cui Borgo Santa Cecilia fa parte, che vede nella collaborazione tra le diverse realtà un suo punto di forza. Potenziano l’unicità delle occasioni un contesto ricco di suggestione, il territorio nel quale sorge Il Borgo Santa Cecilia, una tenuta di oltre 300 ettari, habitat ideale per cinghiali, caprioli, cervi, lepri, starne, fagiani, beccacce e pernici.

“Il Borgo Selvaggio” è quindi un’immersione nella cultura gastronomica “wild” e nella natura lussureggiante di questo angolo di Umbria grazie all’allestimento dei pranzi direttamente all’interno dei boschi che circondano la struttura. Gli ospiti avranno modo di assaggiare i prodotti del borgo, vere eccellenze della tradizione norcina e della famiglia Onorato e, dopo un’affascinante passeggiata nella vegetazione, saranno accolti tra gli alberi per un pranzo d’eccezione. Qui, intorno a un’unica tavolata conviviale, si degusteranno i piatti selvaggi realizzati a 4 mani dagli chef les Collectionneurs, cucinati direttamente in loco “solo con fuoco vivo”, in quegli stessi luoghi dai quali provengono la maggior parte delle materie prime che li compongono, immersi in una sinestesia di suoni, luci e odori nella natura più selvaggia.

Nella prima immagine lo staff del Borgo: Giuseppe Onorato, Serena Sebastiani e lo Chef Alessio Pierini 

Borgo Santa Cecilia

Un antico Borgo immerso nei boschi ristrutturato e trasformato in un vero Resort, a due passi dal Santuario di Santa Cecilia e vicino alla città di Gubbio. Immerso in una Tenuta Faunistico Venatoria di 320 ettari, 200 di bosco e 120 coltivabili, dove assaporare i profumi e i sapori della natura grazie alla cucina autentica e ricercata del ristorante e all’accoglienza del resort per vivere a 360° la natura di questo luogo incontaminato in un’ottica fortemente ecosostenibile. Protagonista assieme ad altre 18 imprese della rete “Umbria Selvatica” una filiera umbra per favorire la corretta gestione delle carni di selvaggina, per un proodtto di qualità, salubre e sostenibile per contrastare la crescita numerica delle popolazioni di ungulati selvatici.

Les Collectionneurs

Les Collectionneurs è una community di ristoratori, albergatori e viaggiatori accomunati dal gusto per il viaggio, che vanta come Brand President Alain Ducasse. Nel 2023 sono 540 gli indirizzi di alberghi e ristoranti in 11 Paesi d’Europa e del mondo. Ristoranti e alberghi selezionati che condividono i valori della community e la promessa di offrire esperienze all’insegna del bien-dormir e bien-manger in “case” a misura d’uomo che favoriscono l’incontro. Che siano dimore di campagna o boutique hotel cittadini, ristoranti gastronomici o bistrot gourmet, in ogni indirizzo è possibile vivere un’esperienza unica. www.lescollectionneurs.com/it/

Per Info e Prenotazioni

Borgo Santa Cecilia info@borgosantacecilia.com www.borgosantacecilia.com

075 925 2157

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Sulla passeggiata di Frascati (RM) arriva la Fiera dei Sapori d’Italia. Dal 21 al 24 Settembre più di 50 specialità gastronomiche e oltre 100 vini della tradizione regionale italiana insieme a masterclass, showcooking, spettacoli teatrali e laboratori per bambini. Scopri come funziona l’evento gli orari, i gettoni e gli sconti per i viaggiatori!

Sarà un viaggio nel Gusto che attraversa l’Italia quello che da giovedì 21 settembre a domenica 24 settembre popolerà di prelibatezze italiane Viale Vittorio Veneto, Piazza Roma e Piazza San Pietro, per la gioia degli amanti della cucina e del buon vino perchè quest’anno la “Fiera dei Sapori d’Italia” regalerà ai suoi avventori un’esperienza enogastronomica a 360° all’insegna dei migliori sapori della Penisola.

L’evento -. patrocinato dal Comune di Frascati e da Sistema Castelli e organizzato da Valica, in collaborazione con Regione Lazio, “ARSIAL – Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio” e Trenitalia – porterà infatti nella bella Frascati più di 50 specialità iconiche della cucina regionale italiana tra cui primi, secondi, sfizi e dolci, e 100 etichette di vini nazionali.

Qualche esempio? Canederli del Trentino Alto Adige, cannoli siciliani, orecchiette pugliesi e strangozzi al tartufo dell’Umbria accompagnati una vasta selezione di etichette DOC e DOCG provenienti da diverse regioni d’Italia quali Barolo, Amarone, Chianti Classico, Frascati, Primitivo, solo per citarne alcuni.

Ma la Fiera dei Sapori d’Italia sarà anche un momento di approfondimento, cultura e scoperta di tutto ciò che è legato al mondo dell’enogastronomia. Nel corso di questi quattro giorni sono anche previste masterclass, showcooking guidati da grandi ospiti, laboratori per bambini e tante altre attività che possono essere prenotate sul sito web della manifestazione.

Lo spirito della Fiera dei Sapori è quello di ribadire il valore delle eccellenze italiane premiando l’impegno delle aziende dei vari territori, tramite dei percorsi degustativi di vini e prodotti tipici guidati dai produttori che si snoderanno nel centro della nostra città, ha dichiarato il Sindaco di Frascati Francesca Sbardella.

Sarà un’occasione di incontro per tutta la cittadinanza e un momento per sottolineare e ribadire l’impegno dei produttori del settore nella valorizzazione delle eccellenze e dei cibi della tradizione, non perdendo mai di vista l’obiettivo di mantenere alta la qualità che contraddistingue i prodotti della nostra nazione.

Come funziona l’evento: orari, gettoni e sconti per i viaggiatori

L’evento si svolgerà da Giovedì 21 settembre a Domenica 24 Settembre tra Viale Vittorio Veneto, Piazza Roma e Piazza San Pietro.

Orari:

● Giovedì 21 settembre: h 18-24
● Venerdì 22 settembre: h 18-24
● Sabato 23 settembre: h 12-24
● Domenica 24 settembre: h 12-22

L’evento è libero e non è richiesto nessun ticket di entrata. Per le degustazioni gastronomiche e per i vini, possono essere acquistati carnet o gettoni presso le casse presenti all’evento o in prevendita sul sito. Ogni gettone ha un valore di €1. È previsto uno sconto del 10% sull’acquisto del primo carnet degustazione del valore minimo di €10 per i passeggeri del regionale Trenitalia che raggiungeranno Frascati in treno. Per ottenere lo sconto è necessario esibire il biglietto singolo del treno in cassa.

Fiera dei Sapori è un evento ambizioso che si pone come obiettivo quello di riunire in un unico luogo (Frascati, alle porte di Roma) tutti i piatti più rappresentativi della cucina regionale italiana. Un’offerta varia e completa, capace di racchiudere i sapori iconici, fatti di ricette, prodotti tipici e vini – dichiara Luca Cotichini, Marketing Manager di Valica e ideatore dell’evento Fiera dei Sapori d’Italia – perché l’enogastronomia è a tutti gli effetti un valore attrattivo delle varie destinazioni italiane che, insieme alle bellezze del paesaggio, all’arte e alla cultura, concorre all’esperienza turistica e alla scelta delle vacanze. Fiera dei Sapori vuole celebrare questo patrimonio nelle sue espressioni territoriali principali”.

Informazioni utili

Per info e dettagli anche sul menù consultare www.fieradeisaporiditalia.ito scrivere su Whatsapp al numero +39 349 597 1079.

Gli organizzatori

Valica s.p.a è la prima società in Italia per “suggerimenti” turistici ed enogastronomici. Un vero Travel & Food data developer, con oltre 60 siti che compongono un network di 10 milioni di utenti unici, 25 milioni di pagine viste ogni mese, 4 milioni di follower sui social e 4,5 milioni di contatti diretti. Da 15 anni Valica è in continua espansione, in termini di business e di relazioni e si propone come “tourism market company” leader sul mercato italiano.

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Dalla terrazza panoramica dell’ Hotel Club Due Torri Maiori la vista spazia nel blu. Disorientata da tanta energia, solo la concretezza di una tavola e la celebrazione della mediterraneità la riportano indietro, nelle stanze senza pareti del nuovo regno “oltremare” di Alfonso Crisci.

Le porte dell’ascensore dell’ottavo piano si aprono. La sensazione è quella di ritrovarsi d’improvviso sul ponte di un’imponente nave da crociera. Mentre la mente cerca di capire, di orientarsi, lo sguardo corre veloce sul profilo della costiera Amalfitana, si aggrappa alla sagoma della Torre Normanna – bastione innalzato su uno sperone di roccia a picco sul mare – poi si perde nel blu e, disorientato da tanta potenza, da tanta energia, così libero (forse troppo, ndr) di solcare le complesse onde dei pensieri, diviene grato alla tavola che gli offre un porto sicuro. 

Una tavola, quella pensata da Alfonso Crisci, di carattere e colore che diviene inno alla mediterraneità di acqua e di terra. Così, al cospetto del mare campano, la tovaglia-tela si colora d’amaranto, di rosso e arancio del tramonto, dei toni verdi accesi dell’olio extra vergine, di quelli più scuri della vegetazione d’entroterra e di quelli caldi del sole, di agrumi e di profumati limoni. 

Prendono così il via così itinerari gastronomici che parlano dialetto stretto ricolti ai cittadini del mondo che qui – all’Hotel Club Due Torri della Famiglia Citarella – hanno la fortuna di approdare.

Lo Chef e la Cucina

Lo chef è qui alla sua seconda stagione. Dalla sua Taverna Vesuviana sulle pendici del Vesuvio, passando per le colline vulcaniche di Poggio Le Volpi Wine & Food (ne avevamo parlato qui), approda a Maiori, borgo di costa e glorie marinare tra Amalfi e Cetara, in provincia di Salerno per edificare il suo nuovo regno d’Oltremare.

Un regno senza pareti, di grande respiro, abbellito dai motivi iconici e dalle trasparenze della ceramica vietrese, tra tavole panoramiche ornate da mise en place raffinate ed essenziali, accompagnate da una bella carta dei vini e da un servizio attento, competente e sorridente.

La mia idea è quella di proporre una cucina “stellata”, apparentemente altisonante, a prezzi contenuti. È voglia di trasmettere e comunicare passione e cultura attraverso gli intramontabili sapori della nostra tradizione, l’estremo desiderio di unire, a tavola, gli aspetti più significativi di un patrimonio antico di cui spesso ci dimentichiamo.

Alfonso Crisci

La cucina cita la tradizione partenopea e il territorio vesuviano riletto nella contemporaneità e dall’ispirazione artistica. Ricca di guizzi del passato pur mantenendo un approccio innovativo, i percorsi gastronomici di Crisci sono di poche parole e molto contenuto, come lo chef che li ha ideati e che utilizza con sicurezza le tecniche maturate nel tempo sperimentandone di nuove.

Sa aprirsi al buono, ascolta il territorio, accoglie le idee del suo staff, mescola terra, orto e mare, conosce la grammatica del gusto e, sicura della sua rotta, si spinge verso nuove coordinate del sapore assoluto seguendo il vento delle tecniche. Come per la “Fettuccella con Scampi e Limone” che annovera quattro estrazioni di scampo e mira a reinterpretare la più classica linguina agli scampi concentrandone e potenziandone il sapore. Un lavoro meticoloso, che parte fin dalla preparazione della pasta che viene realizzata con una parte di farina ottenuta dai crostacei.

Rispetto della materia prima, ricerca dell’essenza, amore per i sapori autentici. Quali sono le tecniche di cucina che utilizzi per arrivare al “cuore del gusto”?

Le tecniche che oggi stiamo utilizzando sono tecniche di estrazione, riduzione e concentrazione, per arrivare all’essenza del sapore. Con lo stesso approccio stiamo studiando le ricette della tradizione italiana e campana approcciandole con le tecnologie più moderne.

Ci racconti i tuoi nuovi menù all’OLTREMARE? 

I nuovi menu Oltremare rispecchiano i colori, l’arte che si fonde con i sapori dei Monti Lattari, il pescato della splendida Costiera con un pizzico “di vesuvianità” .                     

Quali sono le differenze e a cosa (o a chi) sono ispirati?

Ci siamo lasciati ispirare da tre artisti dell’arte contemporanea: Van Gogh, Kandinsky e Klimt.

Il Menù Degustazione Van Gogh è dedicato ai più esigenti esploratori del gusto: palati alla ricerca della meraviglia, amanti della bellezza. 6 portate per un percorso culinario a mano libera ispirato ai colori che l’artista olandese
ha miscelato per dipingere i suoi paesaggi. Emozione, amore, mutamento sono gli ingredienti con cui lo Chef Alfonso Crisci realizza il Menù Degustazione Kandinsky. Un viaggio gastronomico di 8 portate a mano libera, che attinge allo spirito innovativo di un maestro della pittura, dove l’arte culinaria sposa la capacità di trarre bellezza dai più semplici elementi. Il Menù Degustazione Klimt unisce il gusto contemporaneo, la vocazione vegetariana alla bontà della tradizione, “un’unione che lascia senza parole, come un bacio rubato.”

Come li hai costruiti e seguendo quali criteri?

Sono stati costruiti conoscendo personalmente tutti i produttori, viaggiando dal Vesuvio ai Monti Lattari fino alla Costiera, visitando tutte le aziende e trovando le ispirazione tra ogni prodotto come pomodoro, farine, olio Evo…

Qual è il menu che più ti racconta?

Il piatto che piu mi racconta è la “Panella di Mare”, un antipasto preparato con il pomodoro del Vesuvio trattato al distillatore a bolla abbinandolo al pescato della Costiera.

È un piatto in cui il pomodoro è l’ingrediente principale che viene trasformato in estratto, ottenuto a freddo per non alterarne le proprietà organolettiche e il colore. Abbiamo poi del pane raffermo, che viene bagnato nell’acqua di vegetazione del pomodoro e utilizzato per la panzanella. Poi ho scelto lo scampo per dare più valore al piatto e perchè essendo locale, lo posso reperire quotidianamente. Lo servo crudo, per esaltarne la parte iodata, leggermente marinato con una riduzione di aragosta e porro. (Per la ricetta clicca QUI)

Quanto è importante il pane a tavola? Come lo celebri e quali sono le usanze campane che hai portato sulla tavola?

Il pane è l’alimento più antico del mondo. Per noi napoletani il pane è sacro. Unitamente alla proposta di pani che si rinnova ogni giorno, abbiamo pensato di servirlo con la classica scarpetta, ovvero un ragù allo Scarpariello preparato con pomodoro, basilico, olio EVO, parmigiano e pecorino. (Una goduria, ndr)

Dallo studio attento dei territori che hanno accolto la tua cucina, qual è stato l’ingrediente-scoperta?

Sicuramente il Limone Igp Sfusato amalfitano con il quale abbiamo preparato un risotto cotto con un estratto di sfusato, la sua buccia bruciata e le alici di Cetara.

Hai un passato da pasticcere, come hai pensato la chiusura del pasto?

La nostra pasticceria va ad ironizzare la classica campana racchiudendola in tecniche moderne e piccoli bon-bon.

Qual è il ricordo della tua cucina che vuoi instillare nei tuoi ospiti?

Convivialità e racconto della sperimentazione da noi attuata.

A quale stadio ti senti del tuo percorso professionale?

Al primo, perche ogni giorno la cucina mi emoziona in modo sempre nuovo.

Qual è stato il tuo piatto “più coraggioso” della tua storia professionale?

In linea di massima qualsiasi piatto che io realizzo è una sfida. Sercodi estremizzarlo, rischiando con le tecniche piu fantasiose per ottenere un risultato sorprendente. Per ogni singolo piatto provo sempre la stessa tensione e metto in moto la stessa dose di coraggio.

Cosa c’è nel tuo futuro?

Continuare a trasmettere emozioni attraverso la mia cucina.

OLTREMARE

via Diego Taiani, 3
84010 – Maiori (Salerno)

+39089877699

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That’s Amore Capri è la rassegna di eventi che da Aprile ed Ottobre porta sull’Isola di Capri uno scintillante palinsesto che abbraccia spettacoli di teatro, concerti, arte ed eventi gastronomici di pregio; come l’esclusiva Charity Dinner con Salvatore Aprea e Gennaro Esposito da Gennaro’s Restaurant il prossimo 17 settembre. Scopri l’evento, gli ospiti d’onore e come prenotare un posto nella bellezza!

Si terrà Domenica 17 settembre da Gennaro’s – – che prende il nome dallo chef Gennaro Esposito (Chef della Torre del Saracino / Vico Equense – 2 Stelle Michelin) al suo nuovo timone.

Parliamo dell’esclusiva cena di solidarietà a 4 mani voluta dagli Chef Salvatore Aprea e Gennaro Esposito che farà accomodare i suoi ospiti nel Ristorante di punta dell’Hotel La Palma a Capri all’interno della manifestazione That’s Amore Capri supportata dalla fondazione Soleterre Onlus.

That’s Amore Capri – Focus sulla Manifestazione

Dalla musica al teatro, passando alla gastronomia e allo sport, la manifestazione promuove la cultura, l’arte e la solidarietà attraverso concerti, cene di gala, degustazioni ideate da chef stellati italiani e internazionali, da aprile ad ottobre, per spronare un turismo non solo estivo e raccontare le varie sfaccettature dell’affascinante piccola grande Isola.

That’s Amore Capri è una rassegna di eventi nata nel 2019 dalla volontà di fare qualcosa di importante per l’isola spiega Valerio Pagano, direttore artistico della rassegna. Il nome riprende la canzone del 1953 That’s Amore, composta da Harry Warren e Jack Brooks, divenuta celebre grazie all’interpretazione di Dean Martin.

Nel 2021, dopo il covid, la rassegna riprende alla Certosa di San Giacomo. La collaborazione con il polo museale è stata preziosa. Da sempre ci sono stati molto vicini e lì è andato in scena lo spettacolo teatrale “Che Coppia Noi 3”, con Stefano De Martino, Biagio Izzo, Francesco Paloantoni, condotto da Enrico Ruggeri. La manifestazione cresce poi rapidamente quando ho coinvolto Stash e la sua band The Kolors, che è entrato a far parte del gruppo come chairman e nonostante il suo successo ha lavorato senza sosta alla nostra manifestazione. Quest’anno il main event in Certosa San Giacomo, ha avuto come ospite principale MrRain, che ha fatto tappa nella nostra Capri registrando il sold-out. E con Stash stiamo già lavorando all’edizione 2024.

La Palma, Gennaro’s e Bianca

La Palma, struttura di lusso, è il più antico albergo di Capri, costruito sull’isola azzurra nella prima metà dell’Ottocento e ora tornato agli antichi fasti grazie al gruppo Oetker Collection. Ma la parola “lusso” non deve trarre in inganno. Non è sinonimo di “snob”, piuttosto di “unico”, un concetto trasmesso con decisione e raffinatezza dall’attenzione al dettaglio e dalla bellezza d’insieme.

Hotel La Palma è infatti progetto pensato per una clientela di altissimo livello che trova in tutte le espressioni legate alla migliore ospitalità un’idea di lusso contemporaneo, ovvero informale, basato sulla qualità, sull’accoglienza e sulla grande cucina, attenta ai gusti internazionali, così come al prodotto locale.

Standards evoluti e voluti per accontentare un pubblico internazionale, uno staff giovane che trasmette passione e la Famiglia Ruben – Gruppo Oetker – nome prestigioso per il mondo ospitalità – hanno rappresentato la base proattiva per accogliere le idee dello Chef Esposito che ha descritto così il suo approccio e la sua visione gastronomica per La Palma:

Si parte dall’eccellenza del nostro territorio, ma la passione per la cucina ci porta sempre ad essere molto curiosi per la selezione di tutti i prodotti del mondo. In generale la Campania ed il sud Italia sono un serbatoio di prodotti eccezionali, apprezzati ovunque, per questo rimaniamo particolarmente legati. Un moderno viaggiatore “gourmet” vuole infatti “mangiare il territorio”, le stagionalità, ed anche la personalità dello chef vuole differenziarsi cercando esclusività anche nella visione della propria cucina, cercando di essere interessanti e mai banali.

Capri mi ha regalato sempre esperienze uniche, insegnandomi molto e lasciandomi bellissimi ricordi. Sono stato felice di tornare sull’isola azzurra con un nuovo progetto gastronomico: portare le bellezze della cucina mediterranea, quella autentica, fortemente legata al territorio e celebrare così l’intramontabile spirito romantico di Capri con Gennaro’s e Bianca.

Gennaro Esposito

La Cena di Solidarietà al Gennaro’s con That’s Amore Capri e Soloterre Onlus: le dichiarazioni degli Chef e il Menu

That’s Amore Capri, rassegna di arte, cultura e spettacolo che punta e punterà sempre di più sulla grande cucina, vuole offrire anche attraverso le gioie della tavola, un’esperienza unica ai visitatori dell’isola. Valerio Pagano, nel ruolo di direttore artistico della manifestazione, aveva già annunciato l’esclusività della serata, ora sempre più vicina:

Abbiamo lavorato intensamente per la serata di domenica 17 settembre al “Gennaro’s”, ristorante dell’hotel La Palma con Gennaro Esposito e Salvatore Aprea, che vedrà la conduzione di Graziano Albanese e la super ospite Dada’, reduce dal successo di “X-Factor”, per una serata caratterizzata da musica ed alta cucina.

Essendo una cena di beneficienza voglio specificare che, a fine manifestazione, sui nostri canali condivideremo con “Soleterre onlus” tutti i risultati che insieme abbiamo raggiunto per sostenere la lotta al cancro.

A tal proposito Chef Gennaro Esposito ha commentato:

Tutte le iniziative che hanno come fine la generosità e la cultura del proprio territorio devono essere sempre supportate. Sono molto sensibile a questo tipo di manifestazioni, e come me molti altri colleghi che sicuramente cercherò di coinvolgere.

Una cena a Marina Piccola è sempre qualcosa di magico, che mi ricorda e ricorda a tutti gli ospiti un luogo da portare sempre nel cuore. Una magia fatta di mare, bellezza e brezza delle serate capresi, ingredienti capaci di far vivere un’esperienza sensoriale affascinante contornati da persone che apprezzano davvero la buona cucina. Sarà davvero un piacere aiutare la manifestazione con una grande cena degustazione.

Il Presidente di That’s Amore Capri Salvatore Aprea – caprese DOC e Chef del Ristorante Da Tonino (del quale abbiamo parlato QUI) – e che porterà un piatto inedito pensato per la cena in programma, ha aggiunto:

Siamo davvero onorati di avere Gennaro Esposito come maestro in cucina, una serata che sicuramente verrà ricordata non solo per i piatti ma anche per il fascino e la magia di marina Piccola.

Il menu a quattro mani della Cena di Solidarietà con gli Chef Gennaro Esposito e Salvatore Aprea al Gennaro’s Restaurant è prevista per domenica 17 Settembre alle ore 20.15 e prevederà: Zuppa di olive verdi con pesce spatola, finocchi e mandorle; Risotto basilico scampi e frutto della passione; Minestra di pasta mista con crostacei e pesce di scoglio; Mazzancolla reale con insalatina di spinaci e arancia; Dessert tour.

Il Costo è di 170€ p.p. vini inclusi. Conduce la serata Graziano Albanese. Ospite musicale: Dadà.

Per info e prenotazioni:

lucia.giugliano@oetkercollection.com
+39 334 633 8974

LINK UTILE

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Nel centro storico della Città della Rupe, iniziative di approfondimento e animazione declineranno i quattro temi cardine dell’evento attraverso un programma particolarmente ricco dal 15 settembre al 1 ottobre, ancora più intenso nei tre fine settimana del 15/17 settembre, 23/24 settembre e 30 settembre/1 ottobre. Scoprite il calendario e prenotate il vostro contenuto!

Terza edizione per Orvieto Città del Gusto, dell’Arte, del Lavoro e dell’Innovazione. L’ appuntamento – ideato e realizzato dal Consorzio Orvieto Way of Life e da Fondazione Cotarella, con il patrocinio del Comune di Orvieto, della Camera di Commercio dell’Umbria e di Rai Umbria e il supporto del Gal Trasimeno Orvietano – oltre ad approfondire temi legati al Turismo, Cultura, Gusto, Scienza della tavola, Alimentazione e Psicologia, Lavoro, Inclusione, Innovazione e Futuro, vivrà momenti con le Stelle e grandi protagonisti come lo Chef 3 Stelle Michelin Heinz Beck e l’attesa “Passeggiata con Gusto”, percorso enogastronomico in 5 tappe per le vie del centro storico di Orvieto, con la presenza delle chef stellate Cristina Bowerman e Viviana Varese.

ORVIETO CITTÀ DEL GUSTO, DELL’ARTE, DEL LAVORO E DELL’INNOVAZIONE | 15 SETTEMBRE – 1 OTTOBRE 2023

In anteprima, giovedì 14 settembre alle 16:00, il Palazzo dei Sette ospiterà la tavola rotonda sul tema “Il turismo delle aree rurali dell’Umbria”. L’incontro, moderato dai giornalisti Rai Monica Caradonna e Luca Ginetto, vedrà la partecipazione del Presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini, del presidente regionale Albano Agabiti e della presidente provinciale Coldiretti Terni Dominga Cotarella, dell’Assessore regionale Paola Agabiti, del Presidente di Campagna Amica Carmelo Troccoli e di Roberta Garibaldi, esperta di turismo e cultura.

A inaugurare la kermesse sarà, quindi, venerdì 15 settembre alle 17:00 nella Sala dei 400 di Palazzo del Capitano del Popolo, il convegno dal titolo “Esperienze e territori memorabili”. Oltre a rappresentanti del Governo italiano, saranno presenti l’Amministratore di ENIT, Ivana Jelinic, Marina Lalli, Presidente Federturismo, Ettore Prandini e Vincenzo Gesmundo, rispettivamente Presidente e Segretario Generale Coldiretti, il Presidente della Federazione Strade del Vino Paolo Morbidoni, il Magnifico Rettore dell’Ateneo perugino, Maurizio Oliviero, Bianca Maria Farina, Presidente CdA Cri, Assemblea Consorzi Agrari d’Italia Spa. Insieme a Dominga Cotarella, Presidente di Fondazione Cotarella, al presidente del Consorzio Orvieto Way of Life Giuseppe Santi e alle istituzioni regionali e locali, si confronteranno sull’importanza dell’identità culturale dei territori e il suo stretto legame con la natura e l’ambiente e sulla necessità di ripartire proprio da essi per costruire un futuro di qualità, che significa anche un turismo di qualità, che permetta esperienze memorabili come lo sono i territori stessi, con le loro tradizioni e la loro cultura. A moderare l’incontro è la giornalista Rai Valentina Bisti. Agli ospiti del convegno sarà quindi servita un light dinner firmato dallo Chef Gianfranco Vissani, una stella Michelin, e Campagna Amica.

IL PROGRAMMA, GUSTO E ARTE

Nei quindici giorni della manifestazione, con un programma particolarmente intenso nei tre fine settimana del 15/17 settembre, 23/24 settembre e 30 settembre/1 ottobre, si avvicenderanno, dunque, pranzi e cene gourmet, con chef stellati come Heinz Beck (Ristorante La Pergola, Roma, 3 stelle Michelin), protagonista della Cena con le stelle di

Domenica 24 settembre alle 20,00, a Palazzo del Capitano del Popolo (Info e prenotazioni: 349 1001105 o 329 4030745 oppure info@fondazionecotarella.com o wayoflifeorvieto@gmail.com). Cristina Bowerman (Ristorante Glass, Roma, 1 stella Michelin) e Viviana Varese (Ristorante ViVa di Milano, 1 stella Michelin) saranno, presenti sabato 30 settembre alla imperdibile Passeggiata con gusto, percorso enogastronomico che unisce l’opportunità di esplorare le medievali vie del centro storico di Orvieto alla possibilità di assaporare i migliori prodotti locali e le tante eccellenze del territorio. Cinque luoghi da ammirare per cinque piatti da gustare in abbinamento agli ottimi vini selezionati dal Consorzio di Tutela dei Vini di Orvieto. L’appuntamento è per il fine settimana del 30 settembre e 1 ottobre, previo acquisto del biglietto su ticketitalia.com e orvietobooking.com (costo 30,00 euro/persona per pranzo completo in abbinamento ai vini di Orvieto, minorenni 20,00 euro, fino a 3 anni gratuito).

Il Gusto, inteso come cibo e alimentazione nei molteplici aspetti, sarà anche al centro di due incontri, rispettivamente sabato 23 settembre e domenica 1 ottobre.

Il primo incontro –sabato 23 settembre ore 10:30 a Palazzo Coelli– sarà dedicato al tema de “La scienza a tavola. Consapevolezza e responsabilità”; un momento di riflessione sul rapporto con il cibo, le patologie legate all’alimentazione e, più in generale, sulla qualità della vita e il ruolo che le istituzioni, i media, la scuola e gli operatori del settore possono avere a questo scopo. L’appuntamento vedrà la partecipazione, tra gli altri, della dott.ssa Laura Della Ragione, Psichiatra e Psicoterapeuta, fondatrice della Rete per i Disturbi del Comportamento Alimentare della USL 1 dell’Umbria, Barbara Nappini, Presidente Nazionale Slow Food, medici, studiosi ed esperti.

Il secondo appuntamento, in programma domenica 1 ottobre alle 10:30 nella Sala dei 400 del Palazzo del Capitano del Popolo di Orvieto, è, quindi, dedicato ai più giovani e alla loro “fame” di relazioni, affetti, certezze, oltre che di cibo. Una riflessione a più voci sull’immagine, sulle sfide della società moderna e sul ruolo dei social e della tv saranno al centro dell’incontro “Alimentarsi di vita. La forza della fragilità”, con la presenza, tra gli altri, del narratore gastronomico Paolo Vizzari, di Sara Farnetti, specialista in Nutrizione Funzionale, Elisabetta Franchi, imprenditrici di moda, e Chiara Maci, consulente per aziende Food.

Nel corso della giornata di domenica 1 ottobre Orvieto si veste di lilla, il colore simbolo della lotta ai disturbi del comportamento alimentare. In collaborazione con Fondazione Cotarella, Corso Cavour, la via principale della città, si colorerà di fiocchi lilla per sensibilizzare i visitatori nei riguardi di una problematica insidiosa e sempre più diffusa, anche tra i giovanissimi.

Non mancheranno i momenti dedicati alla valorizzazione e promozione dei prodotti tipici, quali il vino, l’olio evo e la pizza, piatto simbolo della Cucina italiana e Patrimonio Mondiale UNESCO. Il vino sarà protagonista nella giornata di sabato 16 settembre con due appuntamenti pomeridiani: il primo alle ore 17:00 “Il sale della Terra: Orvieto e Chablis, due grandi territori in dialogo”a Palazzo dei Sette, a cura di Armando Castagno e Consorzio Orvieto Doc (costo 50,00 euro. Info e prenotazioni: 349 1001105 o 329 4030745 oppure info@fondazionecotarella.com o wayoflifeorvieto@gmail.com); il secondo, a partire dalle ore 19:00 nel Cortile di Palazzo Filippeschi Simoncelli “Vini e assaggi oleocentrici a palazzo. Esperienze enologiche e gastronomiche, tra tufo e basalto”, cena a buffet a cura della Strada dei Vini Etrusco Romana e delle Strade dei vini e dell’olio dell’Umbria, con lo Chef Emanuele Rengo del Ristorante Vis a Vis, membro del circuito EVO Ambassador dell’Umbria. Allieterà la serata un concerto con musica dal vino e vi sarà anche la possibilità di una visita guidata ai sotterranei del Palazzo (costo 40,00 euro. Info e prenotazioni: 366 3051823). La pizza, in versione gourmet, sarà quindi al centro della cena evento “Pizza gourmet e bollicine del territorio” che si terrà alRistorante Le Grotte del Funaro, in collaborazione con Pizzeria Starita a Materdei, Napoli, lunedì 18 settembre a partire dalle 20:30 (costo 60,00 euro. Info e prenotazioni: 349 1001105 o 329 4030745 oppure info@fondazionecotarella.com o wayoflifeorvieto@gmail.com).

Infine, all’olio evo, sabato 23 settembre ore 16:30 a Palazzo dei Sette, sarà dedicato un interessante Percorso enogastronomico alla scoperta degli oli umbri, con la guida esperta di Nicola di Noia, fondatore di Fondazione Evooschool Italia e direttore generale di Unaprol, in collaborazione con Gianluca Gregori, degustatore professionista di olio, in abbinamento a prodotti del territorio di Campagna Amica.

Da non dimenticare, venerdì 15 settembre alle 16:30 a Palazzo dei Sette la presentazione del libro I dolci di Scarponi, storia e ricette del pasticcere Attilio Scarponi (Intermedia Edizioni) e domenica 17 settembre alle 17, a Palazzo dei Sette, l’incontro con lo psicoterapeuta e scrittore Salvo Noè, che spiegherà come le “Emozioni nutrono la nostra vita” e, a seguire, L’ora del tè a cura del Caffè Montanucci.

IL PROGRAMMA, LAVORO E INNOVAZIONE

Il lavoro, l’innovazione e, più in generale, il futuro dei territori saranno, infine, al centro di alcuni momenti di confronto, tra cui martedì 26 settembre alle 17:00 nella Sala dei 400, l’incontro “Investire in un futuro responsabile e sostenibile”, a cura di Banca Lazio Nord, che spiega come il mondo della finanza stia cambiando pelle di fronte all’evoluzione dei sistemi geopolitici, ambientali ed economici mondiali, facendosi strumento per il cambiamento verso un futuro più sostenibile. Prenderanno parte all’incontro Giulio Pizzi Direttore Generale della Banca Lazio Nord, Gianluca Filippi Responsabile del Servizio Finanza e Assicurazione di Cassa Centrale Banca, Alberto Vai Esperto in Formazione, Behavioral Finance e Profiling Comportamentale, Roberto Tanganelli, Presidente Confprofessioni Umbria e Luca Briziarelli Presidente Bil Benefit.

Venerdì 29 settembre alle 10:30 nella Sala dei 400 del Palazzo del Capitano del Popolo, si terrà l’approfondimento sul tema “Vocazione, orientamento, formazione. Accoglienza e relazioni nelle professioni del futuro”, dedicato ai ragazzi ma anche al mondo della scuola e del lavoro. Tra gli ospiti il calciatore della Juventus Mattia Perin, la regista Maruska Albertazzi, Andrea Chiriatti, responsabile Relazioni sindacali, previdenziali e formazione FIPE Confcommercio e Roberto Mancinelli, Responsabile dello Sviluppo Business di Treccani Accademia. Il convegno sarà doppiato in LIS. Infine, sabato 30 settembre, una luce si accende sui Farmers Market, con l’incontro “Dai Farmers Market le frontiere per i nuovi sistemi alimentari”, in calendario alle ore 10:30 a Palazzo dei Sette. L’incontro, realizzato in collaborazione con la World Farmers Market Coalition, vedrà la partecipazione di Carmelo Troccoli, Direttore Nazionale Fondazione Campagna Amica, Richard McCarthy, Presidente della World Farmers Market Coalition, Jean Charles Khairallah, Leader dei Farmers Marketd del Libano, Dan Saladino, giornalista BBC e scrittore, Paolo Marchi, ideatore e curatore di Identità Golose, e le Chef stellate Cristina Bowerman e Viviana Varese.

IL PROGRAMMA, ORVIETO CITTÀ DELL’INCLUSIONE

Dal 28 settembre all’1 ottobre Orvieto diventa anche Città dell’Inclusione, grazie all’offerta di convegni, incontri e laboratori inclusivi e accessibili a tutti, spettacoli e momenti di aggregazione rivolti a bambini, ragazzi, e famiglie.

Nelle giornate di giovedì 28 e venerdì 29 settembre, in piazza Armi (ex Caserma Piave) sarà allestito il laboratorio di mototerapia “Metti in moto l’inclusione”, realizzato dai piloti de La Castellana, storica cronoscalata, giunta alla sua 50esima edizione, anche per persone con disabilità, di cui sarà ospite speciale il pilota Omar Bartolacelli.

Nella giornata di venerdì 29 settembre a Palazzo dei Sette, sono previsti tanti laboratori didattici per i più piccoli, durante i quali si potrà imparare, divertendosi. Non mancheranno Nonno Enos con i suoi nipotini App e Tito, mascotte di Fattoria Tellus , e Lampadino e Caramella, i due protagonisti del cartone  animato inclusivo “Lampadino e Caramella nel MagiRegno degli Zampa, in onda tutti i giorni su Rai YoYo e Rai Radio Kids, oltre che disponibile su RaiPlay, il primo cartone al mondo adatto anche a bambini con difficoltà sensoriali.

Tutte le informazioni dettagliate sull’evento sono disponibili sul sito: www.orvietogustoearte.it

sui social Instagram: orvieto_gusto_arte_lavoro

Facebook: Orvieto Città del Gusto, dell’Arte, del Lavoro e dell’Innovazione

Biglietteria/Punto informazioni accoglienza/Shop

Palazzo dei sette – Piazza Cahen

Acquisto biglietti Passeggiata con Gusto

www.ticketitalia.com

www.orvietobooking.com

Info e prenotazioni
Eventi a numero chiuso e/o pagamento whatsapp
T. 349 1001105 – 329 4030745
E-mail info@fondazionecotarella.com; wayoflifeorvieto@gmail.com

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Succulento nella sua semplicità, il Pollo alla griglia riserva un mondo di inattesa meraviglia, intero o in parti. Ma sappiamo come trattare ogni taglio del Re delle carni bianche? Ali, sovracoscecosce, cosce, petti… Quali sono i tagli da grigliare? Per quanto tempo ogni taglio deve essere cotto per essere sicuro da mangiare e anche gustoso? E cosa accade se cuoce troppo o troppo poco? Continua a leggere per scoprire di più!

Il Pollo alla Griglia, succulento nella sua semplicità, nella sua interezza e nelle sue parti, riserva un mondo di inattesa meraviglia. Una vera ossesione gastronomica per i fan del genere (come me). Carne bianca, magra, maggassiata o cosparsa di sali e spezie, che assorbe sapore nelle fibre con le marinature, mentre la sua pelle viene rosolata, abbronzata, da braci roventi e fumi, in un mix perfetto di profumo e croccantezza, sapori e carni succose.

Se la teoria è semplice, la pratica richiede grande dedizione e tempo, ma il risultato sarà grande appagamento. Prima di scegliere le marinature, bisogna però orientarsi tra il tagli (cosce, sovracose, ali, petti) e poi decidere se cuocerlo alla brace o sul barbecue. Ovviamente cambiando strumento di cottura il sapore sarà leggermente differente, ma comunque delizioso.

Oltre le techiche per sezionarlo, c’è un modo di ricette sul pollo alla brace che vanno dallla Italia al Paortogallo, dal Perù alla Jamaica e portano con sè sapori esotici e suggestioni di Paesi lontani al primo morso. Il segreto è nella marinatura, nelle tecniche di cottura, nei contorni. Via via andreamo quindi a racconare ogni cosa, ma prima la piccola dispensa sulle techiche, sulla temperatura e sul tempo.

Piccola Dispensa dei Consigli Utili: Tagli, Tecniche e Temperature

La carne di pollo è una carne delicata e saporita, molto versatile e facile da cucinare. Si tratta di una carne bianca e quindi più leggera, ma anche molto nutriente. E proprio queste caratteristiche fanno in modo che sia una carne molto apprezzata, tale da essere quella maggiormente consumata nei cinque continenti.


La cottura alla griglia o al bbq gli conferisce chiaramente grande carattere, soprattuto se la carne è stata marinata o lungamente insaporita. Arrivare al “cuore” della cottura è però fondamentale, per fare in modo che risulti cotta e ben umida, croccante all’esterno.

Usare un termometro digitale per carne è il modo migliore per garantire che il pollo alla griglia abbia raggiunto la temperatura minima sicura di 75°C. Inserite il termometro nella parte più spessa del taglio, evitando eventuali ossa, per ottenere la temperatura più precisa. Quando il pollo ha raggiunto una temperatura sicura, toglietelo dalla griglia, copritelo e lasciatelo riposare per cinque minuti prima di affettarlo o servirlo per far riassorbire i succhi nella carne.

Il controllo della temperatura è essenziale quando si griglia il pollo. Per i tagli che richiedono tempi di cottura più lunghi, come un pollo intero o carni scure come cosce e cosce, avrete bisogno di zone di calore sia dirette che indirette sulla griglia. 

Il calore indiretto cuoce gli alimenti più lentamente e in modo più uniforme utilizzando il calore della griglia senza esposizione diretta al fuoco e alle fiamme, che possono bruciare i tagli di pollo che richiedono tempi di cottura più lunghi. Grigliare solo su zone a calore diretto è generalmente migliore per porzioni di pollo più piccole, come petti di pollo, filetti e ali, che hanno uno spessore inferiore a pochi centimetri. Vediamone uno per uno:

Petti di pollo senza pelle e disossati
Tempo: dai 5 ai 6 minuti per lato
Temperatura: medio-alta (190/200°C)
Tecnica migliore: cuocere a fuoco diretto fino a 75°C

Filetti di pollo
Tempo: 2-3 minuti per lato
Temperatura: medio-alta (190/200°C)
Tecnica migliore: cuocere a fuoco diretto fino a 75°C

Ali di pollo
Tempo: da 15 a 20 minuti
Temperatura: media (190°C)
Tecnica migliore: cuocere a fuoco diretto e girare regolarmente (3 minuti su ciascun lato fino a 75°C)

Cosciotto (coscia e sovracoscia con osso)
Tempo: da 30 a 40 minuti
Temperatura: medio-alta (200˚C) per calore diretto, medio-bassa (190˚C) per calore indiretto
Tecnica migliore: scottare il pollo con la pelle rivolta verso il basso a fuoco diretto fino a doratura, circa tre minuti. Capovolgi e scotta per altri tre minuti; trasferire a fuoco indiretto e continuare a grigliare, ruotando e girando di tanto in tanto fino a 75°C.

Cosce disossate e senza pelle
Tempo: da 7 a 8 minuti per lato
Temperatura: medio-alta (190˚C)
Tecnica migliore: cuocere a fuoco diretto fino a 75°C 

Pollo intero
Tempo: 50 minuti
Temperatura: medio-alta (190˚C)

Cosa succede se il pollo cuoce troppo a lungo?

Portate il pollo a temperatura ambiente prima di grigliarlo. Se è freddo, potrebbe volerci più tempo per cuocere o abbrustolirsi più facilmente all'esterno.  Il pollo è una carne molto magra e si asciuga rapidamente. Cuocelo troppo lo renderà secco, gommoso e duro, nonchè avere un sapore acre e bruciato, mentre la carne aspira ad essere affumicata e deliziosa.

Cosa succede se non raggiunge i 75 °C?
Esistono due motivi per cui la temperatura interna deve raggiungere i 75 °C :
Il primo riguarda la sicurezza alimentare. A tale temperatura o al di sopra, la salmonella e altri batteri nocivi vengono distrutti.
Il secondo è di natura gastronomica, il pollo poco cotto non è appetibile. La carne è morbida, pastosa e insapore.
Quando si parla di tempi di cottura alla griglia, ci riferiamo al tempo necessario affinché la temperatura interna raggiunga i 75 .

Questi e molti altri consigli nella prossima Rubrica, assieme alle tipologie di marinature e ad alcune delle ricette più gustose dal Mondo.





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Da stazioni di rifornimento a “stazioni – di rifornimento – del gusto”, questo il nuovo progetto dello chef Niko Romito assieme a Enilive, brand di Eni Sustainable Mobility, che porta nuovo carburante gastronomico di qualità nelle stazioni di servizio delle grandi città e sulle statali italiane. La prima aprirà al pubblico il 20 settembre a Eur Fermi a Roma.

Annunciato oggi in via ufficiale il progetto di collaborazione tra lo chef Niko Romito ed Eni Station, che punta sulla riqualificazione delle stazioni di servizio e sulla distribuzione di carburante gastronomico di qualità nelle grandi città e sulle statali italiane.

Inaugura così il 20 settembre a Roma, in zona Eur – Viale America 270 – all’estremità del Laghetto e a pochi passi dalla fermata della Metro B, il primo degli “Alt Stazione del Gusto” pensato per rendere accessibile a viaggiatori e residenti una “ristorazione fast” di pregio in Italia e in Europa. 

Già Castel di Sangro e a Montesilvano in Abruzzo portavano in sé il primo tratto di questa evoluzione che passerà da minimarket con prodotti confezionati e proposte da banco a prodotti pensati e realizzati da Niko Romito e dal suo team del Laboratorio.

Alt Stazione del gusto – inaugurato nel 2018 a Castel di Sangro e nel 2021 a Montesilvano – era infatti già nato per essere un luogo di sosta e ristoro, “per trascorrere del tempo piacevole in compagnia e pranzare, cenare, fare merenda o colazione in un’atmosfera informale e accogliente su strada”. Una scelta di inclusività, che gettava già le basi per una strategia di espansione di punti vendita e ristoro su larga scala. 

Obiettivo: 100 aperture nel quadriennio a cominciare dalle principali città italiane

ALT Stazione del Gusto è sempre stato la declinazione della mia ricerca in chiave più democratica e trasversale. Oggi questa prima apertura in collaborazione con Enilive è il compimento di un’idea progettuale che darà ad ALT Stazione del Gusto tante “case”, ha raccontato Niko Romito durante la conferenza stampa (per il video clicca QUI).

Per Enilive, la collaborazione con l’Accademia Niko Romito si inserisce nel percorso di rinnovo e ampliamento dell’offerta di servizi nella rete dei suoi oltre 5.000 punti vendita in Europa, di cui oltre 4.000 in Italia: le stazioni Eni oggi sono diventate ‘mobility point’ in grado di soddisfare un numero sempre maggiore di esigenze delle persone in movimento, attraverso la messa a disposizione di servizi che consentono ai clienti di trasformare la sosta per il rifornimento tradizionale o elettrico da necessaria a utileIn particolare, nel punto vendita di viale America è disponibile un’area dedicata alla ricarica dei veicoli elettrici attraverso tre colonnine di Plenitude il cui avvio e pagamento potranno essere effettuati anche direttamente nel ristorante ALT Stazione del Gusto.Lo spazio che in precedenza era occupato dalla pensilina e dagli erogatori dei carburanti è stato trasformato in un’ampia e comoda area sosta per i clienti del nuovo ristorante, anche con stalli dedicati al car sharing Enjoy.

“Per ALT ho immaginato un modello di ristorazione su strada perché le strade sono di tutti. Volevo lavorare ad un’offerta di cucina popolare, con piatti facilmente comprensibili, che avessero un’accezione quasi domestica e un approccio creativo, di qualità.”

Ho realizzato quello che io stesso vorrei trovare quando per lavoro viaggio e mi sposto: un menù che, dalla colazione alla cena, possa soddisfare il viaggiatore, il motociclista, la famiglia che transita, chi si ferma per un pranzo di lavoro in un’atmosfera informale o chi vuole portare via una merenda, del buon pane o un pollo fritto.

Niko Romito

Accessibilità e Qualità: i punti cardine del progetto

Ben oltre il concetto di lusso ed esclusività, sono anni che Niko Romito lavora sulla standardizzazione e la replicabilità, da cui sono nati i format di Spazio (a Milano e Roma) e Bomba, e ora con ALT, che inizia da Roma (città molto amata dallo chef) il suo nuovo viaggio. 

La grande rivoluzione del progetto sta nel lavoro che abbiamo fatto con l’agroindustria italiana che ci ha seguito in un approccio di valori al cibo, pensato per un dialogo continuo con il pubblico della strada per natura eterogeneo.

Niko Romito

Dalla passione per il cibo semplice e il sapore schietto, da ALT Stazione del Gusto ci saranno quindi: Pollo fritto intero (marinato con spezie, cotto a vapore e fritto), patate croccanti, toast, focacce al pomodoro e quelle con la mortadella, polpette, zuppe, insalate, pane buono con mantecato di baccalà e le super bombe di Niko (delle quali parleremo meglio più avanti) in versione dolce e salata, e ancora torte, biscotti e gelati soft con caramello e noccioline.

Un grande lavoro è stato fatto sulla ingegnerizzazione dei processi. Tutti i prodotti sono studiati e arrivano al punto vendita con un modello di rigenero e semilavorati che consente a chi è in cucina un logaritmo di lavorazione. La standardizzazione non abbassa la qualità ma migliora l’offerta per un pubblico più ampio.

Nei nuovi punti di Rifornimento del Gusto, che nascono come estensione naturale del laboratorio che sforna biscotti e pani- abbattuti a -18° C e pronti per essere rigenerati – si potranno comprare anche il “Pane di Niko” e portare a casa la sua iconica, alveolata fragranza; così come biscotti in bellissimi packaging.

Accademia Niko Romito e Enilive: i valori condivisi

ALT è un progetto in cui credo molto, che darà nuove possibilità di business a giovani imprenditori e cuochi all’inizio della loro carriera. Creare nuovi posti di lavoro, dare una formazione attenta e approfondita, condividere valori e visione, è per me e l’Accademia Niko Romito un’occasione culturale e di crescita importante” afferma Niko Romito.

La partnership tra Accademia Niko Romito e Enilive prevede un piano di sviluppo anche tramite franchising. Il progetto, oltre ai flagship che Niko Romito gestirà direttamente, svilupperà un piano di franchising proponendo modelli di gestione e formazione strategici e innovativi. Il progetto di sviluppo è diretto a un segmento di giovani imprenditori interessati a diventare gestori di un format di cucina popolare “su strada” di qualità, sviluppato attraverso un modello di business snello, organizzato e standardizzato. Per l’apertura di nuovi ristoranti Enilive individuerà e metterà a disposizione location in posizioni strategiche. Il piano di franchising prevede una formazione presso l’Accademia Niko Romito, Scuola di Alta formazione e Specializzazione professionale dedicata al mondo della ristorazione e della cucina. Un percorso formativo che fornirà a tutti i franchisee un’accurata preparazione di cucina (tecniche, ingredienti, procedure), di sala, di marketing e comunicazione.

ALT Stazione del Gusto

viale America 270, Roma

Apertura al pubblico da mercoledì 20 settembre 2023

Orari di apertura: tutti i giorni dalle ore 7 alle ore 22

Per informazioni: sito web ALT Stazione del GustoFacebookInstagram

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Stile e contenuto ricco di una lunga storia di burro e farina. Si chiama PAUL, è la nota Boulangerie francesce che ha aperto a Roma Termini il primo punto vendita per accogliere i viaggiatori con golosi break tra un treno e l’altro. Nell’offerta croissant, pain au chocolate, tarte au citron, molleux au chocolate, eclair e macarons, baguette e sfilatini farciti.

È il 1889. È l’anno dell’inaugurazione della Torre Eiffel e Charlemagne Mayot sta per scrivere le prime righe del grande libro di famiglia “PAUL” aprendo in rue de la Mackelerie a Croix, vicino a Lille – quasi al confine con il Belgio – una piccola Boulangerie con l’intento di offrire il meglio della produzione di pane e pasticceria nazionale. 

Lo stesso locale di Lille – ancora attivo e oggi divenuto icona – nel 1935 venne rilevato dalla nipote Suzanne e dal marito Julien Holder che lo battezzarono “Paul”. Suzanne e Julien ancora non sapevano che avrebbero dato vita ad una delle catene francesi di boulangerie e patisserie più importanti e amate del mondo, in grado evolvere, modulare e potenziare il proprio format, fino a conquistare i palati del mondo con 780 negozi PAUL in 50 Paesi, tra cui Giappone, Dubai, UK e, da una manciata di giorni, l’Italia. 

Per molti PAUL incarna la tradizione. Eppure, anche se fedeli alle nostre radici, PAUL non ha mai smesso di inventare, innovare. Così sfogliare la storia di PAUL è anche sfogliare l’album di una famiglia orgogliosa di offrire ai propri clienti pani gustosi, prelibate paste e pasticcini di puro burro, gustosi panini e tante altre creazioni gourmet che si sono aggiunte nel tempo e nelle 5 generazioni che si sono susseguite.

PAUL, oggi brand di elevato standing del settore della Pâtisserie e Boulangerie francese, ha celebrato nel 2019 il suo 130° anniversario, ed è amministrata sin dal 1889 dalla stessa famiglia Holder, oggi alla quinta generazione, nella figura di Maxime Holder che per 10 anni si è dedicato allo sviluppo internazionale ed ha assunto la presidenza del Gruppo PAUL.

La prima apertura italiana: ROMA TERMINI

Il debutto in Italia è avvenuto nella Terrazza Termini della principale stazione di Roma, grazie ad Areas Italia MyChef che, nei prossimi anni, svilupperà il marchio nel nostro Paese.

“Questa apertura va a consolidare ulteriormente la nostra presenza nelle stazioni italiane e nel settore del travel retail permettendoci di arricchire il nostro brand portfolio con un altro brand di respiro internazionale, in modo da rispondere ad una clientela sempre più curiosa di sperimentare sapori nuovi” ha commentato Sergio Castelli, CEO di Areas Italia MyChef. “In Francia abbiamo molti punti vendita in partnership con Paul, dove il mercato delle stazioni si è rivelato una grande chiave di successo per la catena transalpinaNel nostro Paese non è ancora presente, perciò abbiamo deciso di portare sul mercato questo brand di alta qualità. Quale luogo migliore delle stazioni per iniziare?”.

Il know-how di PAUL significa competenza distintiva e unica, sviluppata attraverso abilità, impegno e competenza per la creazione e la gestione di negozi, caffetterie, ristoranti e sale da tè con prodotti da forno e pasticceria di alta qualità. Il “concept PAUL” si basa sulla riconoscibilità del brand, sull’unicità dei prodotti, sul know-how acquisito nel tempo e sul format dei negozi.

“Siamo orgogliosi che Paul abbia scelto la nostra realtà per aprire il suo primo locale in Italia” ha dichiarato Sebastien de Rose, Chief Operating Officer di Grandi Stazioni Retail. “Il fatto che sempre più brand internazionali scelgano Grandi Stazioni Retail come partner esclusivo per il loro arrivo in Italia è la conferma della qualità del lavoro che stiamo facendo, per rendere le stazioni vetrine privilegiate, luoghi di comfort pensati per soddisfare al meglio le esigenze dei brand e di tutti i visitatori”.

Il locale, da 180 mq, con affaccio sui binari è arredato nel classico stile del brand, con le tipiche mattonelle bianco e nero e le immagini storiche dei primi negozi. Nell’offerta, il meglio della “forneria” francese, tra croissant, pain au chocolate, tarte au citron, molleux au chocolate, eclair e macarons, baguette e sfilatini farciti, un ricco ventaglio di sapore garantiti nella qualità da programmi di formazione del personale realizzati interamente in Francia, come accade per ogni punto di vendita della catena.

PAUL è anche una delle prime dieci aziende francesi ad aver firmato il PNNS 2 (Piano Sanitario Nutrizionale Nazionale 2), impegnandosi nel miglioramento continuo e nei contributi nutrizionali nella sua gamma. La primaazione del brand è stata selezionare per tutti i pani una farina più ricca di fibre e ridurre il livello di sale, escludendo olio di palma, i coloranti artificiali e molti additivi dalle ricette.

Oltre alla tradizionale boulangerie PAUL, sarà introdotto anche in Italia un nuovo format “PAUL Le Café” con una superficie di circa 80 mq e una proposta commerciale impostata sulla piccola ristorazione e sulla caffetteria di qualità, confermata dall’accordo in esclusiva a livello internazionale firmato tra PAUL e Lavazza. Ma questa è un’altra storia.

PAUL – Piazza dei Cinquecento, 1, 00185 Roma RM

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L’ 8, 9, 10 settembre a Nemi (RM) l’appuntamento è con “Borgo diVino in Tour 2023”, l’evento di degustazione con centinaia di proposte enologiche italiane, street food e tipicità, che segna nel romantico Borgo con lago dei Castelli Romani la sua tredicesima tappa. Scopri le altre cliccando QUI!

Segnate in rosso il secondo fine settimana di settembre perchè a Nemi l’appuntamento sarà con l’evento dedicato alle eccellenze del buon bere che la cittadina ospita dal 2015. La manifestazione sarà la tredicesima tappa di “Borgo diVino in Tour”, il ciclo di eventi itineranti – promosso dall’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” e organizzata da Valica, in collaborazione con il Consorzio EcceItalia e il patrocinio dell’Associazione Nazionale Città del Vino – di cui il Comune di Nemi è entrato a far parte proprio quest’anno.

Saranno tre giorni dedicati al gusto con centinaia di proposte enologiche di qualità da tutto il Paese tra vini del territorio ed etichette provenienti da diverse regioni d’Italia come Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana, Umbria, Puglia, Marche, Campania e Sicilia – che il visitatore potrà degustare lungo la splendida passeggiata panoramica del Borgo con suggestivo affaccio sull’ononimo lago.

Come funziona l’evento

Borgo diVino in tour si svolgerà nel centro storico di Nemi lungo la storica passeggiata che collega Terrazza Byron a Palazzo Ruspoli

  • Venerdì 8 Settembre dalle 18.00 alle 24.00
  • Sabato 9 Settembre dalle 12.00 alle 24.00
  • Domenica 10 Settembre dalle 12.00 alle 22.00

All’interno del borgo verrà tracciato un percorso di degustazione che toccherà i luoghi di maggiore interesse turistico con stand dedicati alle cantine e un originale percorso formativo sul mondo del vino, raccontato in circa 20 pannelli espositivi.

Ogni visitatore potrà acquistare un voucher al costo di €18 comprensivo di 8 assaggi di vino e kit degustazione. Assieme al voucher verrà consegnato un kit composto da sacchetta e calice degustazione.

Il ticket può essere acquistato direttamente sul posto oppure online sul sito www.borgodivino.it/nemi/, dove potrete trovare anche tutte le informazioni sulle cantine partecipantii, gli eventi correlati e quelli di intrattenimento come masterclass, mostre a tema vino, gastronomia da passeggio e spettacoli musicali.

Scopri le altre tappe del 2023 cliccando QUI.

Non solo vino: ecco i migliori abbinamenti gastronomici di Borgo diVino in tour

Uno spazio importante sarà riservato anche all’esperienza gastronomica con proposte street food e piatti della tradizione come taglieri con salumi e formaggi locali, panini con la porchetta, tortine con le fragoline e tanto altro.

Un’area, in particolare, sarà dedicata alle specialità gastronomiche dei Borghi più belli d’Italia.
L’iniziativa rientra nell’ambito del “MIB – Mercato Italiano dei Borghi”, progetto in cooperazione istituzionale tra l’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” e “BMTI – Borsa Merci Telematica Italiana”, finalizzato alla valorizzazione delle produzioni tipiche e di qualità dei territori annessi all’Associazione.


“Attraverso la degustazione di vini e di prodotti tipici particolari – dichiara Fiorello Primi, Presidente dell’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” –Borgo diVino si propone di valorizzare i territori e il lavoro dei sapienti agricoltori e degli artigiani che sono una delle colonne portanti della economia nazionale. La Bellezza dei Borghi e la Bontà dei prodotti sono una grande opportunità che si offre ai viaggiatori interessati a scoprire tipicità e cultura in luoghi dove il fascino dell’antico si sposa perfettamente con la contemporaneità. Un’occasione unica nel suo genere, che vale la pena sfruttare per passare un fine settimana all’insegna del buon vivere e del buon bere e mangiare”.

“L’obiettivo del tour – dichiara Luca Cotichini, Marketing Manager di Valica e ideatore di Borgo diVino – vuole essere proprio la promozione turistica ed eno-gastronomica e il suo consolidamento. Puntiamo a crescere e a far crescere gli splendidi territori, che sono poi i veri protagonisti di Borgo diVino in tour, trasformandoli in una sorta di polo fieristico diffuso. Nel 2022 abbiamo raddoppiato le tappe e quest’anno toccheremo altre 5 regioni; per il 2024 ci proponiamo di coprire tutto il territorio nazionale da Nord a Sud”.


Insieme a Valica, Ecce Italia e all’Associazione I Borghi più belli d’Italia portiamo il cuore pulsante e romantico dei Castelli Romani sulla scena nazionale, e lo facciamo con la consapevolezza che Borgo DiVino è stata un’intuizione geniale della quale siamo felici di essere la prima casa, anche ora che si candida a toccare tutte le regioni d’Italia” – dichiara Alberto Bertucci, sindaco di Nemi-

È con profonda gioia che annunciamo che Nemi è stata ufficialmente riconosciuta uno dei Borghi più belli d’Italia. Questo riconoscimento è il frutto del lavoro instancabile dell’Amministrazione Comunale e della dedizione dei nostri cittadini, che hanno saputo preservare e valorizzare la bellezza e l’autenticità del nostro borgo.

Nemi continua a essere una gemma preziosa, con le sue tradizioni, la sua storia e la sua vibrante cultura enogastronomica. Questo ingresso nei Borghi più belli d’Italia ci spinge a impegnarci ancora di più per tutelare e promuovere il nostro patrimonio, affinché le generazioni future possano godere della stessa meraviglia che abbiamo il privilegio di vivere oggi. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a questo traguardo e invito tutti a condividere con noi la gioia di far parte di questa comunità straordinaria. Inoltre voglio ringraziare il Presidente dell’Associazione Nazionale delle Città del Vino Angelo Radica che ha creduto fin da subito a Nemi e a questo progetto.

I promotori

L’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” è nata nel 2001 in seno alla Consulta del Turismo dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), con l’obiettivo di valorizzare il grande patrimonio di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni presente nei piccoli centri italiani che sono, per la grande parte, emarginati dai flussi del turismo di massa. Ne fanno parte ad oggi 354 Comuni, espressione dell’Italia più autentica in quanto custodi di atmosfere, profumi e sapori capaci di elevare “la tipicità” a un modello di vita da “gustare” con tutti i sensi.

Per informazioni e acquisto voucher, è possibile consultare il sito ufficialewww.borgodivino.it/nemi/oppure rivolgersi ai seguenti contatti:
Valica: Alessandra Panza- alessandra.panza@valica.it – 349 597 1079
Ecce Italia: Anna Lisa Serafini – info@ecceitalia.com – 3492851522

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Affumicata, saporita, dolce e con un pizzico di spezie piccanti.  E’ la salsa BBQ, compagna perfetta dei piaceri della brace. Inventata per aggiungere più sapore a cibi come carne, pesce, pollame esiste qualche dibattito sulla sua esatta origine. Condividiamo quindi alcuni fatti sulla storia della salsa barbecue basati sugli studi più popolari.

La salsa barbecue ha origini molto antiche. Quando non esistevano i frigoriferi, i metodi per conservare la carne erano diversi. C’era l’affumicatura (come abbiamo descritto QUI) o l’essiccamento. poichè sale e fumo permettono di conservare bene i cibi grazie alle loro proprietà antibatteriche. Se al fumo e al sale poi uniamo altri semplici ingredienti come aceto e spezie la carne non verrà solo conservata bene ma assumerà un sapore particolarmente delizioso.

Proprio per questa capacità di conservazione, le salse di accompagnamento per la carne ed altre pietanze hanno origini lontanissime, e se ne trovano tracce negli scritti antichi cinesi ed anche latini. Sicuramente ci sono state delle versioni primordiali di questa salsa, che ha però iniziato a prendere forma così come la conosciamo oggi con l’arrivo dei coloni europei nel Nuovo Mondo. Stiamo parlando, quindi, di un’epoca relativamente recente (si trovano riferimenti sui ricettari già a fine Ottocento) e la salsa aveva la principale funzionalità di preservare i cibi, poiché non esisteva ancora la refrigerazione. 

Harold McGee, esperto di cucina statunitense, nel suo libro “On Food and Cooking: The Science and Lore of the Kitchen” ci dice che già lo chef cinese Yin, nel 239 a.C., aveva dato vita ad una salsa dal sapore dolce, pungente e salata, perfetta per condire le carni alla griglia. Questa sembra proprio un’antenata della salsa barbecue.

La prima ricetta della salsa però sembra risalire al 1900. La fonte, anonima, è un libro di cucina scritto a mano e trovato nella libreria della Johnson&Wales College of Culinary Arts di Providence. Nel 1917 Adam Scott, un imprenditore di Goldsboro, in Carolina del Nord, decise di aprire un ristorante dedicato interamente al barbecue. Qui iniziò a produrre la famosa salsa che ebbe un enorme successo. Poco dopo la ditta agroalimentare Heinz, maggiore produttore di salse nel mondo, avviò una produzione di salsa barbecue su larga scala che è ancora oggi la più distribuita al mondo.

Quali sono gli ingredienti della salsa BBQ

Come si prepara una salsa barbecue perfetta? La ricetta prevede l’utilizzo di molti ingredienti, da mescolare in maniera perfettamente bilanciata. Aglio, aceto, cipolla, salsa Worcestershire, zucchero di canna, pomodoro, paprika, birra, senape, pepe, tabasco, peperoncino in polvere, tequila. Dipende sempre da dove la ricetta viene preparata, c’è chi utilizza direttamente il ketchup e chi non usa la tequila, per cui il gusto della salsa può variare a seconda delle preferenze. C’è, per esempio, chi aggiunge più tabasco per renderla piccante, chi la apprezza più dolce  e chi invece preferisce un retrogusto più affumicato. Il segreto per una perfetta salsa BBQ è riuscire a bilanciare perfettamente sapidità, acidità e dolcezza.

Trita aglio e cipolla e soffriggi in una padella con un po’ di burro, sfuma con aceto e aspetta che evapori prima di aggiungere gli altri ingredienti. C’è chi usa il ketchup e chi il concentrato di pomodoro, poi ancora senape e zucchero di canna. Il tutto non deve cuocere troppo tempo, basteranno circa 20 minuti. Prima di concludere, aggiungi la salsa Worchestershire, tabasco, sale e pepe q.b. Una volta pronta, puoi frullare la salsa con un mixer e filtrarla con un colino per darle omogeneità; se preferisci una versione più “grezza” puoi saltare quest’ultimo passaggio.

Come mangiare salsa BBQ

La salsa barbecue si sposa benissimo con i piatti a base di carne, dal pollo al manzo, alle costolette di maiale.

Ricetta e Foto originale al LINK

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Anche quest’anno il legame della famiglia Tasca d’Almerita con il Mediterraneo si consolida durante la diciottesima edizione della Regata Palermo – Montecarlo che partirà dal Golfo di Mondello il 22 agosto.

Sarà che le barche a vela da regata sono costruite dello stesso materiale delle piccole botti, sarà che racchiudono entrambi sogni e fascino da assaporare, sarà che legno e materia liquida parlano una lingua antica, ma spesso le grandi Cantine mediterranee hanno uno stretto rapporto con la il mare e le regate.

Il mare è ciò che mi circonda. Mi guidano il suo odore, il soffiare del vento, lo sbattere delle vele.
(Raul Pietrobon)

Collina, Vulcano, Terra, Mare e Vento. La storia in Sicilia della famiglia Tasca d’Almerita è scritta nella terra di questa isola prodigiosa, che custodisce e tramanda da otto generazioni, sempre con il profondo rispetto che si deve alla tradizione e lo sguardo sempre rivolto al futuro.

In questa prospettiva, la regata “Palermo – Motecarlo” è motivo di celebrazione della passione per la vela del conte Giuseppe Tasca d’Almerita, fondatore nel 1933 del Circolo della Vela Sicilia e del quale fu eletto presidente nel 1982. 

Un Circolo che vanta un pedigree di tutto rispetto, tra quelli nautici del Mediterraneo, essendo anche la location della sfida di Luna Rossa 2021 e della prossima edizione 2024 della America’s Cup.   

A lui è dedicato il trofeo assegnato ogni anno all’imbarcazione prima classificata in tempo reale poichè questa rinomata e solida competizione è motivata, oggi più che mai, dalla forte convinzione che Tasca d’Almerita si impegna a custodire: la difesa del patrimonio naturale e culturale della indissolubilmente unito al prezioso mare che nutre e circonda.

“Il nostro coinvolgimento in questo evento, stimolato da una passione familiare, rappresenta una straordinaria opportunità per promuovere la tutela del Mediterraneo, la nostra culla comune. Proviamo a navigare e a vivere il mare con rispetto e consapevolezza, ma anche a condurre un’analisi comparata e multidisciplinare per avere una visione globale di quelle che sono le cause e le conseguenze dei cambiamenti climatici sul Mar Mediterraneo.”

Alberto Tasca

La Regata d’Altura partità dallo spettacolare Golfo di Mondello per unire le due sponde del Mediterraneo sino alla Baia del Principato di Monaco il 22 Agosto 2023.

Le Vendemmia 2023 e la scoperta del continente Sicilia

La vendemmia, da poco alle spalle sull’isola di Mozia nella Tenuta Whitaker, è un momento intenso e faticoso dal punto di vista logistico: le uve, raccolte a mano durante le prime ore del giorno, vengono poi trasferite velocemente sulla terraferma con delle piccole imbarcazioni a fondo piatto. Una volta attraversato lo Stagnone di Marsala e raggiunta la costa, ad attenderle c’è un camion refrigerato diretto alla Tenuta Regaleali per la vinificazione.

In questo scenario così affascinante e ricco di storia nasce il Grillo di Mozia. Un vino che assume il carattere dell’isola: dal mare, alle vigne ad alberello, passando per gli scavi archeologici che raccontano la fiorente storia dei Fenici in Sicilia.

Nel frattempo, presso la Tenuta Regaleali, nella “Piana Case Vecchie”, dove negli anni ’80 Lucio Tasca introdusse il Pinot Nero, sono stati raccolti i primi grappoli: è da qui che nasce l’Almerita Rosé, il nostro spumante brut rosato, metodo classico.

Tasca d’Almerita e la Benefit Corporation

Da qualche mese Tasca d’Almerita è diventata un’azienda Benefit Corporation, entrando così a far parte della rinomata rete internazionale che promuove uno sviluppo di tipo inclusivo, rigenerativo ed equo; valori cardine nella nostra esperienza di vitivinicoltura in Sicilia.

Siamo orgogliosi che il nostro impegno per una viticoltura responsabile e la nostra attenzione al territorio e alla comunità locale siano stati riconosciuti da B Lab, ente internazionale dagli standard elevati. Quest’importante traguardo è un passo fondamentale nel nostro percorso di continuo miglioramento. Nelle prossime settimane scopriremo insieme a voi che cosa significa per Tasca d’Almerita essere un’azienda B Corp certificata.

Seguiteci in questa avventura, mentre esploriamo la diversità delle pratiche sostenibili e come continuare a promuoverle e diffonderle nella quotidianità aziendale e nel nostro territorio.

Immagine di Copertina al LINK – Autore e Photocredits: BENEDETTO TARANTINO 

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Estati bollenti. Tropicalizzazione. Alluvioni. Ghiacciai umiliati. Barriere coralline morenti. Incendi indomabili. Non è allarmismo, è verità. Lo dicono gli scienziati, gli uomini di cultura e troppo poco i Media. E’ necessaria una presa di coscienza e un cambio di rotta collettivo perchè tutto ciò che facciamo ha un impatto, e agire per garantire un futuro ai nostri figli. E’ ancora possibile arginare il problema?

Clima fa rima con Emergenza. Non è allarmismo, è verità. Il pianeta è più caldo di 1°C rispetto al 1860. I disastri ambientali si stanno moltiplicando. Uragani mai visti prima. Estati bollenti. Desertificazione. Artico umiliato, barriere coralline morenti e incendi devastanti. Le nuove generazioni vedono un futuro sempre più oscuro. Un futuro in cui città come Venezia saranno sommerse, Ecositemi, Animali e Bellezze come la Grande Barriera Corallina, non esisteranno più.

Lo dicono gli scienziati, gli uomini di cultura e troppo, troppo poco i Media. Oltre l’ipnosi collettina da smartphone è necessaria una presa di coscienza e un cambio di rotta che parta dalle piccole cose, smettendo di soddisfare bisogni immediati senza orientare al futuro le nostre azioni. Dobbiamo riacquisire una coscienza, abituarci a pensare che tutto ciò che facciamo ha un impatto; agire secondo ciò che è bene per questo mondo, così bello.

E’ necessario un cambio di paradigma, che parte dall’acqua. Si perchè l’Italia è un Paese soggetto a forte stress idrico: le abitudini di singoli individui e aziende non aiutano ad alleviare il problema. La nostra Penisola si trova inoltre in una zona particolarmente vulnerabile nel bacino del Mediterraneo, in una sorta di sacca di riscaldamento. E nel corso del 2022, per la prima volta, ha contato oltre 2000 eventi climatici estremi.

Nell’ultimo trentennio climatologico – 1991/ 2020 – si è registrata una riduzione del livello di circa il 20 per cento, passando dai 550 mm a circa 440 attuali. L’analisi della situazione idrologica dell’Italia è stata effettuata attraverso il modello idrologico “Bigbang” dell’Ispra, che ha fornito un quadro completo e dettagliato della situazione delle risorse idriche nel paese dal 1951 al 2021.

Uno degli aspetti critici legati alla siccità è il deficit idrico, in cui l’acqua necessaria supera l’acqua disponibile. Questa situazione è particolarmente preoccupante perché influisce sulla disponibilità di risorse idriche essenziali per le necessità quotidiane e le attività agricole e industriali.

L’ULTIMO APPELLO DEGLI SCIENZIATI

L’ultimo rapporto IPCC afferma l’urgenza di contenere l’aumento della temperatura media globale entro +1,5 °C rispetto all’era pre-industriale. Per farlo, dobbiamo dimezzare le emissioni globali di CO2 entro il 2030, e azzerarle entro il 2050. Un compito titanico.

“Molte altre lotte sono legittime. Ma se questa verrà persa, nessun’altra potrà essere condotta.” 

(Appello pubblico di scienziati e uomini di cultura – Le Monde, Agosto 2018)

CIRCA 7 ANNI PER AGIRE!

Perché tutti dovremmo sapere cos’è il CARBON BUDGET o bilancio di CO2? Al tasso di emissioni di CO2 di oggi, restano infatti circa 7 anni per agire e restare entro 1,5°C di aumento della temperatura media globale evitando così le peggiori conseguenze della Crisi Climatica. Per questo le azioni politiche che devono essere intraprese devono essere tempestive garantendoci un futuro sicuro.

COSA POSSIAMO FARE?

Serve una rivoluzione culturale, sociale, economica e politica. Un cambio di paradigma. Dobbiamo smettere di pensare ai bisogni immediati ed orinetare ogni nostra piccola azione al fututo. Dobbiamo pensare che tutto ciò che facciamo ha un impatto, e agire secondo ciò che è bene anche per gli altri e per questo mondo.


A fare il punto della situazione, ci ha pensato anche la IV Conferenza Nazionale sul Clima tenutasi a luglio 2023 all’Auditorium dell’Ara Pacis a Roma. Gli esperti della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile sono stati chiamati a discutere del rapporto del nostro Paese con l’acqua nell’era del cambiamento climatico per esporre le strategie più adatte ad affrontare la crisi. Il quadro scaturito dal congresso – che ha visto la partecipazione di enti pubblici e privati, mondo della politica e dell’impresa – è particolarmente preoccupante: l’Italia è in pericolo idrogeologico a causa dell’ innalzamento delle temperature globali. Un italiano su cinque abita in zone a rischio allagamento: 7 milioni di italiani, 1,1 milioni di imprese e 4,9 milioni di edifici sono minacciati da pericolosità idraulica.

Barbabella: “l’80% degli impianti sciistici rischiano la chiusura”

Da un lato l’uso della risorsa idrica, dall’altro la questione legata al clima. “L’Italia consuma 40 miliardi di metri cubi all’anno (la Spagna al secondo posto con 30); è uno dei paesi europei con la più ampia disponibilità idrica – 130 miliardi di m3 annui – ma questo dato è in riduzione del 20% negli ultimi decenni – ha sottolineato Andrea Barbabella, responsabile scientifico di Italy for Climate, centro di studi scientifico della Fondazione – I ghiacciai, in vent’anni, hanno perso 25 metri di spessore e circa 50 miliardi di m3, influenzando la portata idrica nel bacino padano. Le precipitazioni nevose sono in calo del 64%: l’80% degli impianti sciistici rischiano la chiusura”.

Boscolo: “Le ondate di calore estremo sono passate da 1 ogni 10 anni a 1 ogni 2 anni”

A questo si aggiunge l’incremento delle temperature. Come sottolineato da Roberta Boscolo, responsabile clima ed energia della World Meteorological Organization, negli ultimi dieci anni la media annuale di innalzamento degli oceani è stata di 4,5, mentre le temperature sono aumentate di circa 1,15°C.


Ciò ha determinato l’aumento di precipitazioni violente, in quanto più l’aria è calda, più aumenta la portata di umidità; questo per colpa dei gas serra, che per definizione sono portati a trattenere più calore. In Italia l’aumento è vicino ai 3 gradi centigradi: le ondate di calore estremo sono passate da 1 ogni 10 anni a 1 ogni 2 anni con l’aumento di 1,5°C previsto dall’accordo di Parigi.


Da qui il “paradosso” per il quale coesistono periodi siccitosi e grandi eventi atmosferici, che rischiano di mettere in pericolo un quinto della popolazione italiana. Questo se i dati rimanessero fermi a quelli attuali. Se il trend dovesse rimanere tale, le previsioni per la seconda parte del secolo prevedono un aumento di 4°C, ovvero un evento catastrofico all’anno.

Lo stress idrico italiano

L’Italia è quindi un paese soggetto a forte stress idrico, dove le abitudini di singoli individui e aziende non aiutano ad alleviare il problema. Gli italiani consumano 220 litri pro capite all’anno – il doppio della media europea – mentre le imprese utilizzano quattro volte tanto l’acqua necessaria alla Germania per le proprie industrie. Gran parte dei nostri prelievi idrici sono dettati dal settore agricolo, che ne utilizza il 41% del totale (secondi solo alla Spagna).
La cementificazione non aiuta, anzi, aumentando i rischi di allagamento e alluvioni.


Le perdite economiche tra il 1980 e il 2020, in Italia, ammontano a 87 miliardi di euro, dietro a Germania e Francia.

Non ci resta che chiederci: quali azioni concrete saranno intraprese per ridurre le emissioni di gas serra e mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici sulla disponibilità delle risorse idriche? Come sarà possibile incentivare l’adozione di pratiche sostenibili nell’uso delle risorse idriche sia nel settore agricolo che urbano? Quali nuove tecnologie e soluzioni innovative verranno implementate per affrontare la crisi idrica in modo efficace ed efficiente?

Un dossier in dieci punti

Per affrontare la crisi è stato presentato, durante la conferenza, un dossier in dieci punti.
Gli obiettivi riguardano il taglio delle emissioni di CO2 per raggiungere la neutralità climatica nel 2045, l’adozione di una legge per il clima, aumentare le conoscenze delle risorse idriche in Italia, rinnovare le infrastruttureverificare i piani di gestione delle alluvioni e valorizzare i ruoli della città, in un contesto generale di economia circolare fondamentale per la decarbonizzazione e il raggiungimento degli obiettivi preposti per il 2050 (ciò grazie al supporto del Circular Economy Network).

Tali punti sono compresi nella Roadmap proposta da I4C e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e presentata in chiusura da Edo Ronchi, presidente della Fondazione stessa: “Per ridurre l’impatto di alluvioni e siccità è necessario contribuire a rallentare il riscaldamento globale che le alimenta, tagliando le emissioni di gas serra, e aggiornare e rendere operative misure di adattamento. La Roadmap prevede obiettivi e target sfidanti al 2030 e al 2045 e specifiche strategie settoriali. Per l’Italia, Paese vulnerabile per i cambiamenti climatici, è più conveniente accelerare l’impegno e puntare su obiettivi avanzati di decarbonizzazione, per cogliere anche i vantaggi tecnologici, economici e occupazionali”.

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5 classici della Mixology del Mondo con storie uniche da raccontare: sono il Mojito, il Daiquiri, il Margarita, il Moscow Mule e Pisco Sour. Nati per caso, voglia o fortuna, sono diventati dei must da bancone e sono capaci, oltre ogni stagione, di farci chiudere gli occhi e trasportarci in paradisi tropicali e suggestive mete.

Sono freschi, agrumati, dolci, sapidi, piccanti e rinvigorenti. Sanno di viaggio e di mete esotiche, sono i Drinks dell’estate, che parlano la lingua della vacanza, perfetti da sorseggiare, capaci di farci chiudere gli occhi trasportarci in paradisi tropicali. Sono 5 classici della Mixology del Mondo, protagonisti dell’estate da bere ovunque voi siate; sono quelli che non stancano mai e che tra attrici e scrittori, uomini d’affari; presidenti lungimiranti, sbarchi e barteder, hanno storie uniche da raccontare.

MOJITO – CUBA

Cocktail made in Cuba, viene preparato con rum, lime, zucchero, menta e tanto ghiaccio. E’ uno dei Must Drinks dell’estate, oltre ad essere uno dei cocktail più apprezzati al mondo perché per suo potere rinfrescante e beverino. Di norma servito in un tumbler alto, dalla forma cilindrica, la sua fama è dovuta anche ad altro poichè Ernest Hemingway (Oak Park, 21 luglio 1899 – Ketchum, 2 luglio 1961), durante la sua permanenza cubana, lo beveva quotidianamente nella famosa Bodeguita del Medio all’Avana. Il Mojito e il Daiquiri erano i due cocktail preferiti dal celebre scrittore unitamente ai luoghi preferiti dove berli come ricorda la sua celebre frase:

Mi Mojito alla Bodeguita, mi Daiquiri alla Floridita“.

Ernest Hemingway

DAIQUIRI – CUBA

Sarà per le sue origini caraibiche o per il distillato con cui viene preparato, fatto sta che, se creato a regola d’arte, è tra le miscele più gaudenti per lasciarsi cullare dalle calde serate estive. Difficile risalire al momento esatto in cui è nato il Daiquiri. Quello che sappiamo è che sicuramente la preparazione che conosciamo oggi ci è arrivata dai bar sulle spiagge di Cuba e che risale alla fine dell’Ottocento. Quello che è certo infatti è che il nome deriva da quello di una spiaggia. Tra verità e leggenda si racconta che nel 1898 – durante la guerra tra Stati Uniti e Spagna – in seguito all’affondamento di una nave americana nel porto dell’Avana, un marine sbarcò sulla spiaggia di Daiquiri, in un piccolo villaggio. Per placare la sete entrò in un locale di mescita e chiese di poter bere un rum allungato con succo di lime, che poi “corresse” con un’aggiunta anche di zucchero. Il Daiquiri si prepara infatti con un buon rum, succo fresco di lime o limone e un’aggiunta di zucchero. Il risultato finale è determinato proprio dalla capacità di combinare l’aspro del lime con il dolce dello zucchero. In questo equilibrio si gioca tutto il suo successo. Il drink rientra infatti nella categoria dei cocktail sour. Altro ingrediente fondamentale, come sempre in mixology, è il bicchiere. Il Daiquiri va servito in una coppetta da cocktail ghiacciata.

MARGARITA – MESSICO

Racchiude nella sua coppa il sapore del Messico dove è considerato Bevanda Nazionale. E’ un drink fresco, a base di tequila, in cui sapidità e dolcezza si uniscono in modo equilibrato preparato con triple sec, liquore dolce e trasparente aromatizzato all’arancia, il lime e la tequila, distillato messicato ricavato dall’agave blu.

Se il Messico è il suo Paese di origine, il nome Margarita nasce in onore dell’attrice Marjorie King, allergica ai distillati tranne che alla Tequila; e così nel 1938 il barman dell’Hotel “La Gloria Ranch” vicino a Tijuana, dove la King era ospite, creò per la prima volta il drink. Altra caratteristica del Margarita: la preparazione del cocktail prevede che si parta da una coppa o coppetta ghiacciata (tenuta in freezer) bordata di sale.

MOSCOW MULE – USA

Questo cocktail gettonatissimmo traducibile in “Mulo moscovita” nasce negli anni ’40 del ‘900 e non ha nulla a che fare con la Russia, se non per la presenza della vodka; il drink fu inventato da tre uomini di affari a un tavolino del Chatham Hotel di New York dove si riunirono per discutere e decidere una strategia comune per il rilancio dei loro prodotti sul mercato americano: vodka (Smirnoff), ginger beer e uno stock di mug in rame da 5 once, con inciso sopra un asino.

Oltre alla tipica mug – tazza molto spesso di rame – in cui si prepara e si serve questo cocktail, i protagonisti, come detto, qui sono vodka, succo di lime, ginger beer: bevanda a base di estratto di radice di zenzero, spezia molto versatile dal sapore piccante. La quantità di ginger beer può essere dosata a proprio gusto. Il Moscow Mule si caratterizza per un tasso alcolico non troppo alto e per essere molto dissetante grazie alla piacevolissima nota pungente dello zenzero.

PISCO SOUR – PERù

La nascita del Pisco Sour non è ancora certa: c’è chi lo fa risalire agli ultimi anni dell’800, mentre altri sostengono che sia stato creato all’inizio del secolo successivo in Perù. Nonostante le antiche origini, questo sour è stato riscoperto in tutto il mondo e oggi ha addirittura la sua giornata internazionale che cade il primo sabato di febbraio di ogni anno. La sua base alcolica è appunto il Pisco, acquavite peruviana di cui vengono inseriti 60 ml all’interno di uno shaker insieme a succo di limone/lime fresco, sciroppo di zucchero e albume d’uovo. Il tutto va agitato e poi filtrato all’interno del classico bicchiere da Pisco Sour per il servizio on the rocks, mentre per una versione più contemporanea del drink si può scegliere la coppetta. Per decorarlo, basterà aggiungere qualche goccia di Amargo bitters.

Il Pisco Sour fu creato dal barman Victor Morris, originario di Salt Lake City, il quale si trasferì nel 1913 in Perù, facendo la conoscenza dei prodotti locali. Il barman, detto “El Gringo”, nel suo Morris Bar di Lima, iniziò a servire il drink in alternativa al Whisky Sour, altro cocktail nato in Perù. Il locale di Morris era frequentato da una clientela altolocata, sovente composta da turisti americani, i quali contribuirono alla diffusione del drink. Anche l’allora presidente peruviano, Augusto Leguia y Salcedo, contribuì alla notorietà del Pisco Sour, in quanto sostenitore della cultura della miscelazione.

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Breve dispensa sui quattro principali stili dell’American BBQ: Texas; Kansas City; St. Louis; Memphis; Alabama.

La storia dei barbecue è tanto affascinante quanto lunga. Appartiene a quella dell'uomo e a quella del fuoco. l mondo del BBQ nell’arco dei secoli è evoluto moltissimo, sia in termini di tecniche, sia di concetto in generale. Le diverse espressioni di Cucina Barbecue hanno finito per contaminarsi l’un l’altro creando oggi un macro-comparto che abbraccia tutto il mondo della cucina outdoor, anche attraverso diverse forme di alimentazione rispetto alle tradizionali braci.

Dall'affumicato petto del Texas alle succulente costolette di Kansas City fino al piccante maiale sfilacciato della Carolina, c'è un'intera nazione di fantastici barbecue là fuori. Conoscere direttamente gli stili barbecue distintivi di ogni stato e regione non può essere un'impresa facile. Quindi oggi vi portiamo in un viaggio da costa a costa, illustrandovi ciò che rende il barbecue così speciale. 

Queste sono le principali (e secondarie) regioni barbecue americane, ognuna con il proprio amato stile barbecue:

Texas centrale
Kansas City
St. Louis
Menfi
Alabama
Carolina del Nord orientale
Carolina del Nord occidentale
Hawaii
Costa centrale della California
Carolina del Sud
Chicago
Kentucky
Georgia

MA QUAL È LA CAPITALE DEL BBQ DEGLI USA?

Non esiste davvero una sola capitale del barbecue in America: l'intero paese è la capitale mondiale del barbecue! Dipende anche da dove vivi: la gente in Texas direbbe che il Lone Star State è la capitale americana del barbecue. Anche se abbiamo la buona sensazione che anche le persone che vivono a Kansas City, St. Louis e Memphis affermerebbero la loro pretesa di avere il miglior barbecue in America.

QUALE REGIONE HA IL MIGLIORE BARBECUE?

Questo dipende molto dal tipo di barbecue che preferite! Se siete fan del petto di manzo piccante e affumicato, allora adorerai il Texas. Se la Vostra festa barbecue ideale è una torre di costolette ricoperte di salsa dolce, allora lo stile è quello del Kansas City o Memphis. E se il maiale stirato con aceto è la tua passione, allora la Carolina del Nord fa per te.
TEXAS: DOVE IL PETTO AFFUMICATO È RE

Il barbecue del Texas centrale, incentrato principalmente sull'Hill Country dello stato (di cui Austin fa parte), lo mantiene semplice: ruota principalmente attorno al petto di manzo, condito semplicemente con sale, abbondante pepe nero e forse una manciata di altre spezie , prima di essere affumicato su legno di quercia o noci pecan.

Di solito fanno la loro comparsa anche le costolette di maiale, così come le salsicce affumicate piccanti, solitamente realizzate con una miscela di scarti di maiale e manzo. È tutto servito su carta da macellaio con pane bianco, senza bisogno di salsa. Questi ti daranno tutti la tua correzione del petto del Texas:
KANSAS CITY: SALSA BARBECUE DOLCE

Ciò che distingue Kansas City dal resto del mondo bbq è la sua salsa barbecue super popolare, fatta con un abbondante ketchup e melassa. Lo stile Kansas City è anche noto per le sue estremità bruciate, ottenute tagliando a cubetti il ​​grasso petto affumicato e fumandolo lentamente e lentamente.

ST. LOUIS: COSTOLETTE, COSTOLETTE E TANTE ALTRE COSTOLETTE

Le costolette di maiale imperano a St. Louis; infatti, il metodo caratteristico della città per tagliare carne e cartilagine da una griglia di costine in modo che sia pulito e ordinato è noto come "St. Louis ha tagliato. Abbinalo alla salsa barbecue densa e dolce tipica della città e avrai il St. Louis BBQ in poche parole. Le costole della leggenda STL Pappy's Smokehouse vengono affumicate per 24 ore e sono quasi perfette.
MEMPHIS: COSTOLETTE, "BAGNATE" O ASCIUTTE

Le costolette dominano anche la scena del barbecue di Memphis. Qui vengono servite "quasi bagnate" (condite con una salsa a base di pomodoro dolce) o asciutte (strofinate con un mix di spezie in cui prevale aglio, paprika e vengono servite senza salsa). 

ALABAMA: LA PATRIA DELLA SALSA BARBECUE BIANCA

Se state cercando di identificare con uno sguardo il barbecue nello stile Alabama, cercate la pietanza. Qui è il pollo affumicato all'hickory, cosparso di una salsa a base di maionese che abbonda in aceto e pepe nero che è noto come salsa barbecue bianca dell'Alabama.

Questa non è l'unica salsa che troverai nello stato, tuttavia: Birmingham è nota per una salsa dolce e piccante a base di pomodoro, Tuscaloosa vanta una salsa piccante all'aceto di senape e la salsa di senape è popolare nella parte sud-est dello stato. Quella salsa bianca scattante è la sua esportazione di barbecue più famosa, però. È stato inventato al Bar-B-Q di Big Bob Gibson a Decatur, Whitt's ad Atene e LawLer's a Huntsville.

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Se siete a Roma, se il Ferragosto significa per voi convivialità, divertimento e sapore d’estate ma ancora non Vi siete organizzati, Vi consigliamo 1 meta di città e 2 fuori porta per assicuravi un Ferragosto nel segno di Campagna, Eleganza e Buona tavola in modalità prêt-à-manger o accomodati in luoghi bucolici con menu pensati da hoc, sono: Aventina Carne e Bottega, Hosteria Amedeo e Agriturismo Seguire le Botti di Cantina Sant’Andrea.

Siete ancora indecisi su cosa fare a Ferragosto? Tranquilli, è tutto normale. Fate semplicemente parte di quel 44% di italiani che, secondo un’ indagine condotta dalla Community di viaggi WeRoad, sceglierà la propria meta solo all’ultimo momento. Anzi, travolti come siamo dai gironi lavorativi ogni anno di più, capita sempre frequentemente di arrivare in prossimità del 15 agosto e di non aver aconra deciso dove trascorrere la propria giornata di meritato relax. Noi di MangiaeBevi Vi suggeriamo 3 mete Country Chic nel segno dello stile che coniuga Campagna, Eleganza e irrinuciabile Buona tavola.

Aventina e le “Spese di Ferragosto” per PicNic e oltre – Roma

Meta rivolta a quanti trascorrerarno il 15 agosto in città, ma non vuole passare la giornata ai fornelli, ma anzi troavre un parco e organizzare Aventina Carne & Bottega è il posto giusto per dare una svolta di gusto alla tavola del giorno più simbolico dell’estate.

Tra le eccellenze del banco e quelle degli scaffali l’idea della Spesa di Ferragosto è quella di comporre un “cesto” con i migliori prodotti selezionati per l’occasione e scegliere tra le tante ricette ready to go. Le alternative d’acquisto saranno due, entrambe con la possibilità di abbinamento di una bottiglia dell’ampia cantina di Aventina che conta circa 400 etichette.

L’opzione “base” prevede: Taralli Danieli, Chiodini, Peperoni alla crudaiola I Contadini, Carciofi alla cafona Agnoni, Caciocchiato, Prosciutto di Nero dei Nebrodi e cantucci Lunardi (70,15 euro).

Quella “special” prevede in aggiunta Provolone del Monaco dal banco perfetto per una pasta alla Nerano, Filetti di tonno rosso Testa, che in estate non dovrebbero mai mancare, la Giardiniera Luciana, le olive di Cerignola e il prosciutto Joselito Gran Reserva buonissimo da solo o declinabile nel delizioso Pan y tomate (115,00 euro).

Ricordiamo a tutti gli interessati che sarà possibile acquistare i “Cesti di Ferragosto” da Aventina Carne&Bottega fino a sabato 12 agosto.

Aventina Carne e Bottega

Viale della Piramide Cestia, 9

Per inormazioni e prenotazioni Tel: 06 66594 151
E-mailinfo@aventinaroma.com

Hosteria Amedeo – Monte Porzio Catone (RM)

Nata all’alba degli anni ’60 come meta per ristorarsi a disposizione di nuovi o affezionati avventori che potevano portare con sé i loro cibi da consumare mentre Nonno Amedeo metteva in tavola il vino prodotto da lui, Hosteria da Amedeo con il passare degli anni si affranca dalla dimensione di fraschetta divenendo un rifugio sicuro per chi è ancora in cerca dei sapori di una volta.

Trippa alla romana, Coda alla vaccianara, Coratella, Fettuccine ai funghi porcini, Fegatelli di maiale e cacciagione, sono ancora i must dell’Hosteria che però ha aggiornato la sua proposta grazie ad un team di sala e cucina che da una parte continua a valorizzare la tradizione, dall’altra innova, seleziona materie prime e crea nuovi spazi per la conivialità.

Esattamente come il nuovo dehor allestito con gusto e immaginato per eventi privati, occasioni speciali e che ospiterà un ricco quanto bucolico “Pranzo di Ferragosto” che annovera piatti come Polpetta di pollo e peperoni; Ravioli di zucchine e ricotta con pomodorini confit; mousse di pesche con mandorle e gelatina al vino. A proposito, il Vino non sarà di nonno Amedeo, ma quello della Cantina Le Quinte Trecciole.

Per proseguire la giornata nelle bellezze del Monte Tuscolo, Villa Mondragone, una delle ville nobiliari tuscolane meglio conservate; l’Osservatorio Astronomico, importante struttura scientifica progettata nel 1939; e Villa Parisi, visitabile solo su appuntamento.

Hosteria Amedeo
via Monte Compatri, 31,
Monte Porzio Catone (RM)
Per informazioni e prenotazioni Tel: 06 9434 1163


 
Il Ferragosto di Cantina Sant’ Andrea e Agriturismo Seguire le Botti – Terracina (LT)

Uno degli itinerari più ambiti dell’estate, perfetto per una vacanza o per una veloce fuga dalla città, è definito da una forma specifica: quella del profilo della Maga Circe. Parliamo infatti dell’iconico promontorio del Circeo, tratto di coste tra i più ricchi e amati, con i suoi parchi naturali, le scogliere mozzafiato, le grotte dal fascino antico, i oanoramici borghi a picco sulla costa di questa fortunata lingua di terra che parte da Sabaudia, passa per Terracina, e comprende i comuni di Gaeta, Formia, Minturno, Itri e Sperlonga.

Una territorio carico di “malìa”, carico di miti e leggende, e che prende il nome di Riviera di Ulisse dall’eroe omerico Odisseo, che trovò rifugio in questi territori. Per un viaggio che sia anche sensoriale dedicato agli amanti del buon cibo, vino e atmosfera, l’imperativo è “Seguire le Botti“, che è da sempre è l’inidicazione per scovare Cantina Sant’Andrea e che da qualche tempo è il nome dell’agriturismo con ristorante gourmand al suo interno che propone per Ferragosto una significativa esperienza.

Il menù è stato pensato per i giorni 14, 15 e 16 agosto e vuole sublimare i più caratteristici sapori della tradizione italiana con il tocchi di eleganza pontina ad opera dello chef Pasquale Minciguerra. Il risultato è un menù degustazione in 5 portate: si inizia con il Baccalà all’olio, insalatina di verdure estive, aspretto di pomodoro e olive di Gaeta, esaltazione delle ricchezze territoriali, passando per gli Agnolotti di pane e pomodoro, salsa al provolone Recco e polvere di pesto, per deliziare il palato con un piatto familiare e festoso, terminando con il dolce di Andrea Amato, una Crostatina al limone, albicocca e passito. A corollario i vini della Cantina da abbinare ai piatti e sorseggiare nell’atmosfera quieta e raffinata del giardino, con le sue piante secolari ed esotiche, le oche e i vigneti che guardano verso il mare.  

Cantina Sant’Andrea Indirizzo: Strada del Renibbio, 1720 Borgo Vodice Terracina (LT)
Telefono: +(39)-0773.755028 – 0773.757050

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Sono alte, sono belle, eleganti e ricche di contenuti di charme. Sono le terrazze romane più in voga. Luoghi nascosti o esposti, comunque magici, dai quali poter spaziare con la vista e con l’emozione. Zone di design e di confine tra suolo e cielo, da dove respirare la Grande Bellezza romana, opulenta e vitale, raffinata ed elegante, forte e viva più che mai, arricchita da proposte di cucina fine dining & mixology creativa. Ve ne raccontiamo cinque: Rinhoceros Le Restau & RoofBar, Terrazza Mirador, Flora Roof Restaurant & Cocktail Bar, Terrazza Bulgari e Maio Restaurant & Rooftop.

Rinhoceros – Le Restau & RoofBar| Executive Chef Giuseppe di Iorio + Chef Alessandro Marata + Bar Manager Christian Comparone

di Sara De Bellis

Via del Velabro. La meraviglia si inizia a percepire già dal pian terreno di Palazzo Velabro, divenuto un luogo d’arte a più livelli di lettura e interpretazione, un centro di creatività internazionale per esposizioni ed esperimenti in libertà che prende il nome di Fondazione Alda Fendi – Esperimenti / Rinhnoceros.

Nell’area del Foro Boario, la ristrutturazione di questo antico edificio del 1600 è stata affidata all’ Archistar Jean Nouvel che ne ha ricavato uno spazio polivalente costituito da una Galleria d’Arte, 25 spazi per residenze di design, 4 zone (3 en plain air e 1 coprta) per vibranti convivi che prendono il nome di Rinhoceros Le Restau & RoofBar, realizzati in collaborazione con Manfredi Fine Hotels Collection.

All’ultimo piano si accede infatti ad uno dei Rooftop più singolari che abbiate mai visto. Un Rooftop su due livelli e tre anime, codificato secondo un rigoroso quanto eccentrico minimalismo per lasciar voce all’incredibile panorama offerto dalle speciali condizioni di altezze e prospettive. Mentre la Terrazza Palatino è riservata al ristorante, la Terrazza Venere – Mixology Bar è il luogo della sperimentazione alcolica e non; l’altana, ovvero la TERRAZZA 360, chiude la triade delle meaviglie con la sua esclusiva posizione e affaccio ca capogiro su Roma.

Se tutto intorno è un viaggio nel tempo e nella storia di Roma, l’arte qui si respira in ogni cosa mentre sul pavimento a pixel bianchi e neri compaiono Rinoceronti, omaggio al mondo animale e all’energia primitiva tra banconi e gettate di colori accesi, impianti a vista e strutture in acciaio.

Il progetto è firmato Manfredi Fine Hotels Collection di proprietà dei conti Goffredo e Leonardo Ceglia Manfredi – che ha acquisito la gestione di RHINOCEROS Le Restau & RoofBar per farne uno spazio gastronomico & mixology unico con la supervisione dell’Executive chef Giuseppe Di Iorio del ristorante AROMA (1* Michelin) aggiungendo un altro gioiello alla collezione di scenari della Grande Bellezza italiana, dai Faraglioni di Capri all’imponente Colosseo.

Anche la cucina celebra l’Italia. Un’Italia di sapore e tradizione ma sofisticata e avvolgente al contempo. In tandem con il Resident Chef Alessandro Marata, Chef Di Iorio porta in tavola essenzialità e ricerca, coniugando con abilità i sapori e piatti iconici di identà territoriali gustose, presentate con mano e tecniche contemporanee.

Racconta Di Iorio: “Realizziamo una cucina solida e ricca, con grandi piatti della tradizione eseguiti con tipologie di cotture differenti al servizio di una proposta di memoria raffinata ed elegante, per un’esperienza gastronomica capace di emozionare innanzitutto i nostri concittadini, risvegliando sensazioni del passato. Ho scelto Alessandro Marata come resident perché è in grado di abbracciare questa visione e trasferirla pienamente nell’esecuzione dei piatti in carta. Abbiamo fatto un percorso e oggi ci ritroviamo insieme per questo nuovo entusiasmante capitolo.”

Si parte sempre dalle basi, ovvero dalla ricerca e dalla selezione di ingredienti di qualità capaci di raccontare quel legame con la tradizione e la contemporaneità con guizzi di estro teso a generare un effetto sorpresa, come per il Risotto come se fosse… una puttanesca; il Bottone cacio & pepe al mare; o la Luciana incontra Amatrice e fanno una calaMarata che mostra come l’incontro di sapori di personalità possa generare un’inattesa armonia. E ancora Fusill’Oro arzilla e broccoli; il saltimbocca di maiale e l’immancabile Polletto e peperoni, doveroso inno all’estate romana a tavola.

Se la cucina è d’ispirazione italiana, il Lounge bar in terrazza, invece, è il nuovo regno della mixology esotica che si esprime a suon di “spirits” attraverso i cocktails del Bar Manager Christian Comparone, esecutore di drinks dalla grande estetica, affascinanti perchè ospitati in bicchieri di forma artistica, quanto ricchi di contenuti e riferimenti culturali.

La carta dei cocktail viaggia tra classici e twist, fino alle proproste ispirate ai Rinoceronti secondo un gioco di apparenze che sorprendono per accostamenti e sapori. La carta dei signature si compone di 8 drink suddivisi in tre categorie ispirate alle altrettante specie di rinoceronti viventi: 2 drink sono dedicati ai rinoceronti indonesiani (Sumatra e Giava); 4 drink sono ispirati agli africani (il Nero, e il Bianco, a suo volta omaggiato in un percorso degustativo suddiviso in 3 cocktail diversi); infine, ai rinoceronti dell’India del sud è dedicato il percorso a base di 2 drink, che prende il nome di “Crash Of Five”.

I due rituali degustativi sono intervallati da piccoli innesti culinari pensati come un viaggio articolato in diverse portate: Entrée, Main Course e Dessert per il set menu Bianco ed Entrée e Main Course per il set menu Crash Of Five. Nei signature e classici della carta Rhinoceros il tasso alcolico è uno standard drink intorno ai 16 gradi. Tra le proposte, si fanno spazio delle opzioni vegane e dei cocktail non alcolici.

RHINOCEROS Le Restau & RoofBar

Via del Velabro 9, tel. 06-6798902. Orario: aperto a pranzo e a cena, dal martedì alla domenica, dalle ore 11 a mezzanotte. Chiuso il lunedì.

Terrazza Mirador – Chef giapponese Koji Nakai + Bar Manager Riccardo Domenico

di Marialuisa Piras

Via del Gianicolo. Terrazza immersa nel verde di Villa Agrippina della compagnia Gran Melià, ai piedi del Gianicolo, affascina con il suo stile vintage, caratterizzato dal vimini e ferro battuto, pronto a ricreare la magica atmosfera delle sere estive delle isole baleari.  Un giardino segreto dove fuggire dalla solita Roma con vista su  Castel Sant’Angelo, mura vaticane e fiume Tevere.

Si rimane subito accolti dal personale giovane e premuroso, un’oasi perfetta  incorniciata da Bouganvillea, Salvia, Artemisia e Mirto capace di trasportare la vostra esperienza altrove. 

I toni dell’azzurro, del verde e dell’ocra accompagnano le luci dorate, rendendola una location di forte impatto e al tempo stesso gioviale. 

La proposta Food è studiata dallo Chef giapponese Koji Nakai, con piatti della tradizione nipponica e piacevoli contaminazioni. Il  giovane e promettente chef, originario di Kobe, trova spunto nelle sue radici dando vita ad un vero melting pot culinario. 

Sarà possibile infatti trovare nel menù i tipici ravioli, gli urakami, il veggie roll e il japanese chicken sweet and sour. Tra i piatti più creativi invece, la tartare di tonno con salsa ponzu su gazpacho orientale, il gapao thai rice e il tandoori Salmon.

Ad accompagnare, il Cocktail Bar presenta i signature drink pensati dal Bar Manager Riccardo Domenico, ideali dall’aperitivo al dopo cena. 

Una drink-list ad effetto, in grado di soddisfare ogni aspettativa. Tra i must: il “Pilar” composto da Tequila Espolon, Triple sec, Lime e mango e il “Profesor Hierbas” preparato con Vermouth del Professore, China,  Hierbas, Campari, Peychaud bitter e Tajin.

Non manca inoltre un’ esigente selezione di distillati, tra cui il Sakè,  il liquore allo  Yuzo e  il tradizionale Umeshu.

A completare la proposta beverage, tra le novità di quest’anno il Limited Edition Cocktail, ossia un drink list speciale replicabile solo in 123 copie, servita  in un bicchiere e sottobicchiere numerato che il cliente potrà portar con sé come souvenir.

TERRAZZA MIRADOR

Via del Gianicolo, 3, 00165 Roma RM – 351 8716027

www.terrazzamirador.it

Flora Roof Restaurant & Cocktail Bar – Rome Marriott Grand Hotel Flora | Chef Massimo Piccolo & Bartender Alessio Mercuri

di Sara De Bellis

Via Veneto. Dal Flora Roof Restaurant & Cocktail Bar, distensiva terrazza dall’incredibile vista del Rome Marriott Grand Hotel Flora, a ridosso delle Mura Aureliane lo sguardo è libero di spaziare, di soffermarsi su cupole e monumenti iconici, di accarezzare i cavalli alati del’altare della Patria, di disegnare i contorni della Cupola di San Pietro, di penetrare l’intenso verde di Villa Borghese, di raggiungere la linea del mare o di toccare la vetta del Terminillo.  

In quella che un tempo era la casina di caccia della famiglia Ludovisi, apre agli ospiti, dalla Colazione passando agli aperitivi, la possibilità di vivere i cieli di Roma e le tavole del Flora Roof fino alle cene d’ispirazione gourmet curate dello Chef Massimo Piccolo e agli scenografici after dinner del Bartender Alessio Mercuri. 

“Siamo entusiasti di contribuire alla rinascita di una strada celebre in tutto il mondo, via Veneto. Un vero e proprio brand internazionale che sta vivendo una nuova stagione legata all’offerta dell’hospitality e alla ristorazione di eccellenza, per chi viaggia all’insegna della qualità”, racconta il General Manager dell’hotel Achille Di Carlo.

Tra tinte pastello e sfumature del tramonto l’attenzione si concentra sull’aperitivo che non prevede una formula fissa. Al Flora si consuma à la carte e tutti i drink sono accompagnati da dry snack e da selezioni di fritti o canapè. La drink list include tutti i cocktail internazionali IBA più un’ampia lista di signature, ideati dal bartender Alessio Mercuri tra cui il “Bitter Summer” con Campari, Aperol, Galliano e Limone ed oleo saccarum, e il “Drink Me” a base di Vodka, Grand Marnier, Bitter Truth Orange bitter, Chiodi di Garofano, Lime, Albumina e zucchero liquido. Non mancheranno rinfrescanti mocktail e l’iconico drink “Flora Espresso Martini” (a base di Moskovskaya, Kahlua, Frangelico, caffè espresso). Segue la cena “en plein air” dello chef Massimo Piccolo che ha pensato per il Roof Restaurant del Flora che fonde basi e memorie campani, impronte romane e proproste intenazionali.

Così la Caprese di bufala e cuore di bue, il Carpaccio di gamberi rossi e la Parmigiana di melanzane coesistono assieme alla Battuta di fassona al coltello, ai Paccheri all’ amatriciana e Pici alla carbonara con guanciale e uovo bio fino ai Filetto di Manzo danese e patate fritte; Tagliata di Frisona, Filetto di ombrina o Sedano Rapa alla piastra con caponata di verdurine, per poi fare ritorno al Babà, questa volta dolce e bagnato al limoncello di Sorrento servito con Crema allo zabaione fredda e mandole caramellate.

Flora Roof Restaurant & Cocktail Bar

Via Vittorio Veneto, 191, 00187 Roma

La Terrazza, Bulgari Rome | Executive Chef Niko Romito + Resident Chef Caludio Catino + Bar Director Desiree Verdecchia

Piazza Augusto Imperatore. Il nome si presenta da sè,  la Terrazza Bulgari, al quinto piano del lussuoso albergo che si affaccia al mausoleo di Augusto imperatore, stupisce subito sia per lo spettacolare landscape dominato dal centro monumentale di Roma con  Villa Medici e Trinità dei Monti che per il design elegante e d’eccellenza. Un vero e proprio progetto paesaggistico curato da P’arcnouveau , che con oltre 200 vasi smaltati ricchi di piante e fiori coloratissimi ci riportano nella Roma antica, tra i giardini di Livia e  Villa Adriana in compagnia di decorazioni in  marmo pregiato  e vetro di Murano. 

Un rooftop spettacolare dove godersi un aperitivo glamour  e dove poter assaporare il menù curato dall’Executive Chef del gruppo Bulgari, Claudio Catino, fedele braccio destro del rinomato Chef Niko Romito, tre stelle Michelin. 

Una proposta che riprende la cucina italiana in chiave contemporanea e una drink list con cocktail iconici all’altezza delle aspettative firmata dalla bar director Desiree Verdecchia. 

Un’atmosfera suggestiva da provare almeno una volta, dove i prezzi nonostante le polemiche di queste settimane rispecchiano pienamente gli standard per l’happy hour medio dei locali capitolini. 

BULGARI HOTEL ROMA

Piazza Augusto Imperatore, 10, Rome, Italy

Tel. +39 0636080400

Maio Restaurant & Rooftop | Chef Umberto Vezzoli

di Sara De Bellis

Via del Tritone. Trasferito dalle guglie del Duomo di Milano, il format “Maio” prende spazio nella Capitale al sesto e settimo piano di Rinascente Roma di via del Tritone. Siamo tra le vene della città eterna, dove l’arte, la storia millenaria si lega alla vivacità contemporanea.

Qui dove Maio Restaurant e Rooftop vuole regalare emozioni durature nel tempo, vuole essere un luogo dove il gusto si fonde con l’emozione e dove i sapori si trasformano in vere e proprie esperienze che fanno bene al cuore. Dalla terrazza, infatti, lo sguardo abbraccia l’iconico skyline della Capitale tra monumenti millenari, architetture straordinarie e brulicanti vie dello Shopping. Una cucina eclettica e raffinata quella del Maio Restaurant e Rooftop, che vuole distinguersi prendendo ispirazione dalla tradizione culinaria italiana e rinnovandola con tocchi moderni e creativi.

Il cuore di Maio Restaurant e Rooftop batte grazie alla passione dello chef Umberto Vezzoli, chef di lungo corso che con la sua costante ricerca, la selezione delle materie prime e l’attenzione per la stagionalità dà vita ad esperienze gastronomiche originali dalla colazione all’aperitivo, dal pranzo alla cena.

I piatti riflettono l’equilibrio tra la tradizione culinaria italiana anche nei colori accesi con moderni guizzi di salse e panure. In modo mutevole si passa dai piatti freschi e sfiziosi, ai piatti più elaborati, con un particolare omaggio alla cucina romana. Speciale è l’aperitivo che si apre a una selezione variegata di bollicine, cocktail e una proposta particolare di gin, come quello ai sentori di zafferano firmato “Maio”. A cena l’atmosfera cambia e con essa il menu.

Tra i cult serali il tonnarello ai tre pepi con pecorino romano o il risotto alla Milanese, ma c’è spazio per la proposta gastronomica anche per piatti veloci e dal respiro internazionale come insalate e sandwich e l’iconica pizza. Ad accompagnare i piatti numerose etichette, una selezione accurata tra vini emergenti e tradizionali, provenienti da tutto il mondo, ma con un particolare occhio di riguardo alle eccellenze del made in Italy.

Dietro le quinte ci sono i fratelli Alessandro e Massimo Maio detentori di una visione lungimirante e coerente che non lascia niente al caso, e dove il cibo diventa un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, in ogni momento della giornata mentre lo sguardo si perde nella bellezza della città eterna che si staglia all’orizzonte.
In un mondo frenetico, Maio Restaurant e Rooftop rappresenta una pausa, un rifugio in cui l’emozione della vista si fonde con il piacere della buona tavola.

Maio Restaurant & Rooftop
Via del Tritone 61 (La Rinascente, 6° & 7° piano) 00187, Roma
Tel. +39 06 8791 6653

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Borgo La Chiaracia Resort & SPA attende la notte di San Lorenzo con la “Cena sotto le Stelle”. Tra natura, musica e grande atmosfera, un menu speciale dedicato all’orto e al mare in abbinamento ai vini a km 0 della Tenuta umbra.

È per tutti la notte dei desideri, meglio se espressi a contatto con l’energia della natura, nella contemplazione di un cielo terrestre che proprio in questo perido regala il suo spettacolo più straordinario. Tra sciame di Perseidi e luminose scie alle quale affidare i nostri sogni, è sull’Altopiano dell’Alfina, e precisamente a Borgo La Chiaracia Resort & Spa, che il 10 Agosto diventa una speciale notte, arricchita da grande gusto e grande atmosfera en plein air.

Si chiama “Cena sotto le Stelle” ed è il quinto appuntamento nel segno dell’incanto, entrato nella tradizione del lussuoso smart resort di Eugenio Vinciguerra e Anna Ramazzotti a Castel Giorgio.

L’estate 2023 porta nel Borgo sospeso tra cielo e terra, la cucina concreta e allo stesso tempo visionaria dell’Executive Chef Daniele Auricchio ( lo abbiamo raccontato qui), giovane talento campano che ha scelto l’Umbria come terra d’elezione e preziosa ispirazione. È proprio in questo spicchio rigoglioso di terra tra Orvieto e il Lago di Bolsena che lo chef Daniele Auricchio, ha messo a fuoco le cifre della sua cucina – ovvero stagionalità delle materie prime, attenzione alle produzioni locali, tecnica, cotture e creatività – perfezionando uno stile alla ricerca di nuovi equilibri e esplorando insoliti connubi di sapori.

Per la «Cena sotto le Stelle», ideata e realizzata sotto la supervisione puntuale e decisiva del General Manager della struttura Matteo Calcabrini – giovane professionista capace di spaziare con competenza in ogni ambito dell’hôtellerie di lusso – lo chef Daniele Auricchio ha scelto di creare uno speciale menu a base di pesce in abbinamento con il pregiato vino della Chiaracia (Chardonnay), prodotto direttamente dalle vigne del Borgo.

Ad accompagnare e presentare la degustazione agli ospiti de La Chiaracia sarà il Maître Sommelier Mauro Clementi, che guida con passione e partecipazione sia l’esperienza gourmet del ristorante Radici che quella più tradizionale de La Pagoda (interni al resort), che durante l’evento del 10 Agosto 2023 coordinerà il lavoro dell’impeccabile team di sala di Borgo La Chiaracia.

Il Menu e la “Cena sotto le stelle”

Nel giardino affacciato sull’Altopiano dell’Alfina, tra possenti castagni, querce secolari e ordinati vigneti, la cena parte con il Benvenuto dello Chef: un gustoso tortino di patate, formaggio e curry. Poi il percorso di degustazione prosegue in quattro tappe con un’entrée di melanzana, kefir, basilico e pinoli; poi un Risotto al concentrato di pomodoro alla brace, con limone pane e cannocchie marinate; la Ricciola alla scapece; e il dessert «Sole» al passion fruit.

Il tutto abbinato ai Vini della Tenuta del Borgo e allietato dalla musica dal vivo di una virtuosa chitarra. Il segreto per godere appieno dello spettacolare sciame meteoritico? Scegliere un punto di osservazione più buio possibile. Per questo, al termine della cena, Borgo La Chiaracia spegnerà le sue luci e ridurrà al minimo la sua illuminazione per aumentarela magia di questo luogo in equilibrio fra tradizione e modernità, wellness e business, lusso ed ecosostenibilità, eccellenza e sperimentazione enogastronomica.

INFORMAZIONI

Borgo La Chiaracia Resort & Spa: Località Castel Giorgio (TR)

Data dell’evento: 10 Agosto 2023

Orario dell’evento: dalle ore 20

Costo: € 85,00 a persona, con acqua e calici di vino inclusi

Posti disponibili: 65

Prenotazione obbligatoria allo: 0763.627123; o via mail a: info@borgolachiaracia.it

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Ficodindia Beach & Restaurant di Carlo De Iacob diventa maggiorenne. Dalla Colazione alla suggestiva cena fine dining wild&chic, piatti salentini e pesce all’italiana con un twist di esotico, ingredienti di qualità e una nuova dimensione tattile da vivere con i piedi nella sabbia, la testa tra le nuvole e gli occhi nel mare.

Sorprende per la sua autenticità questo tratto di costa salentina. E’ la spiaggia degli Alimini, uno dei più più bei segmenti adriatici in Puglia, un’oasi di vibranti energie, bellezze al naturale e servizi ben emulsionati al paesaggio. 

Siamo a circa 5 km da Otranto, tra le intense cromie di mare, cieli e sabbia. E quella di Carlo e del suo Ficodindia è una storia davvero particolare. Costruita anno dopo anno con crescente voglia di fare meglio e di diventare un sicuro approdo del sapore di mare e di ospitalità enogastronomica, trasversale e fine dining.

Vogliamo cercare di far ritornare la mente al ricordo, ad una dimensione che, a causa della frenetica routine della vita, sta svanendo. Ci stiamo quindi concentrando sulle sensazioni tattili, sulle sensazioni di contatto. Abbiamo provato noi per primi a mangiare strofinando i piedi nella sabbia e a rimenere sorpresi dalla sensazione di benessere che genera.

Queste le parole di Carlo, chef e patron di Ficodindia Beach & Restaurant (ne avevamo già parlato qui) che, assieme a tutta la sua famiglia – stretta e allargata – ha potenziato la sua accoglienza con una nuova disposizione di tavoli per piedi nella sabbia e testa tra le nuvole.

Dalla colazione alla suggestiva cena, passando per il pranzo e l’aperitivo, l’offerta è ampia tra piatti salentini e pesce all’italiana con un twist di esotico, materie prime di qualità lavorate con grande passione o lasciate pressochè intatte per farne esprimere il sapore, salumi artigianali di grande intensità e una nuova dimensione tattile da vivere a fondo per rigenerarsi con il benessere portato dal Mare.

Lavoro nella ristorazione da più di vent’anni ormai, e la mia cucina è costruita sui ricordi. Adoro le note fresche del lime, ingrediente che utilizzo spesso, riflesso della mia esperienza da barman. Rispetto la stagionalità dei prodotti, come mi hanno insegnato i nonni paterni, che erano umili contadini. Manualità e cura del dettaglio sono invece capacità che ho acquisito all’Istituto d’Arte, come orafo. Ogni piatto, per me, è come un piccolo gioiello.

Con l’esperienza di chi ha vissuto e l’entusisamo di chi conquista la maggiore età, il suo approccio alla cucina è rimasto libero e tiene sempre più conto dell’importanza di tutti gli alimenti, di tutti gli elementi. Questo perchè Carlo nasconde una duplice anima fiorentina-salentina ed ha realizzato il suo progetto grazie ad anni di studio, applicazione e perfezionamento in cucina, dopo aver conquistato displomi di barman, sommelier di vino, birra e distillati e sommelier di Olio EVO.

Ci fecero assaggiare, bendati, una vellutata di patate condita con sette oli diversi e che noi percepimmo come sette differenti pietanze”, spiega. Lì ho scoperto le infinite possibilità di espressione che la cucina poteva offrire”.

Prima di innamorarsi della cucina, il suo percorso professionale inizia come orafo dopo il diploma all’ Istituto d’arte di Firenze per poi proseguire a Lecce con gli Studi in Beni Culturali. La sua formazione enogastronomica, che ha molto da raccontare, oggi si ritrova in un connubio di un equilibrio tra essenzialità estetica, forza del sapore e leggerezze marine.

Ficodindia 2005-2023 – Il Lido e la sua Offerta


Per me è stato fondamentale il contributo di tutta la “Ficodindia Family” perché senza di loro non si sarebbe fatto Nulla. Includo nella Mia famiglia i dipendenti, gli amici, clienti e conoscenti, perché tutti hanno contribuito alla realizzazione di Ficodindia. La squadra vince sempre e la mia è forte.

2005-2023. Diciotto anni di sabbia impalpabile bagnata da mare limpido, con fondali che degradano lentamente mentre tutt’attorno respira una densa pineta. Al Ficodindia, lido unico nel suo genere, si arriva così, sfidando la strada selvaggia e calcando una passerella di legno che conduce a pennellate di blu, attraversando note profumate di macchia mediterranea e ondulate dune nel frinire di cicale. Apre presto al mattino. Dalla colazione alla cena, qui è possibile assaporare un’offerta che si trasforma tutto il giorno e che è stata pensata per soddisfare le voglie enogastronomiche dei bagnanti.

Si parte con caffè leccesi e pasticciotti, da integrare con Frise condite e Focacce farcite. Cibi allegri che accompagnano l’ospire fino al pranzo con insalate e insalate di mare freschissime, fritture, burrate e tartare, e primi ai frutti di mare, ma anche parmigiana, lasagna e paste al forno, unitamente al sempre presente pescato del giorno da immaginare al momento a tu per tu con lo Chef.

La struttura in legno su due piani rispetta la natura. Essendo ecocompatibile, le assi sono state trattate con affumicatura naturale e dipinte con vernici atossiche. L’arredamento essenziale richiama i colori neutri del paesaggio e i materiali utilizzati sono semplici e naturali, come juta e terracotta.

La terrazza panoramica al secondo piano, offre una vista che riempie gli occhi e crea l’atmosfera perfetta per l’aperitivo o per momenti di relax. Lo stabilimento è dotato di servizio navetta gratuito (dalle 7 alle 19) per gli ospiti che hanno l’opportunità di raggiungere la spiaggia attraversando comodamente la pineta.

La Tavola del Ficodindia

Quando arriva il tramonto il panorama cambia. Fuori e Dentro. Ficodindia si veste di luci soffuse, tra lampade, trasparenze di ceramica ed essenziali mise en place che creano la giusta atmosfera per i 25 fortunati ospiti.

La cucina è attenta in ogni suo aspetto e, come dicevamo, richiama sia il mare sia la terra, creando assi di nuova comunicazione tra le parti. Il menu – oltre ai piatti icona come Seppie e lime; Gamberi rosa, cipolla rossa di Acquaviva e germogli di pisello; Patata ratta con creme fraiche e caviale; Tartare di scorfano con caviale di mango e sale Maldon, Babà grigliato al timo con crema diplomatica e amarena – può cambiare ogni giorno e ogni sera.

La sera il turno è unico, così come è unica l’esperienza da godere in totale relax e riservatezza. La cifra stilistica è l’idea di cucina in movimento che crea la possibilità di una degustazione personalizzata. E’ così che un piatto sul menu come “Polpo alla griglia” diventa una tela bianca modulata dai gusti del commensale in combinazione all’estro dello chef, cui si aggiungono di volta in volta stimoli di stagione, erbe aromatiche e distintive note agrumate.

Come accennavamo da una manciata di giorni Ficodindia ha potenziato la sua accoglienza di mare con nuovi tavoli direttamente nella sabbia, per recuperare sensazioni tattili tra suggestioni di brace e menu ad hoc che non vediamo l’ora di scoprire.

FICODINDIA – Beach & Restaurant

Contrada Alimini 2

Otranto (LE) 328/6846443 – info@ficodindialido.itSITO

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Appuntamento fisso di caratura nazionale non solo per il grande pubblico degli amanti dei primi piatti, ma anche per i professionisti e gli addetti al settore, l’edizione numero 23 del 2023 porta con sè molte novità tra food experience, convegni e una rosa di “cene stellate” prenotabili dal 1 agosto in un click!

Si chiama “Primi d’Italia”, si svolge ogni anno a Foligno (Pg) e questa sarà la sua 23esima edizione. Promosso e organizzato da EPTA Confcommercio Umbria, nonchè curato da Aldo Amoni, il più grande evento italiano dedicato alla cultura italiana della pasta e dei primi piatti è cresciuto di anno in anno, diventando da punto di riferimento ad evento di caratura nazionale.

Nel centro storico di Foligno (Pg) è ormai appuntamento fisso non solo per il grande pubblico degli amanti dei primi piatti, che potrà gustare tantissime ricette di pasta, zuppe, riso, polenta, gnocchi, varianti senza glutine e condimenti vari, con orario no-stop nelle suggestive taverne barocche trasformate per l’occasione in Villaggi del Gusto, ma anche per i professionisti e gli addetti al settore, che troveranno contenuti di approfondimento, spunti di riflessioni e personaggi di spicco della ristorazione italiana con cui confrontarsi.

Questa edizione –  afferma il presidente Amoni – sta preparando la strada a quella del 2024 dove I Primi d’Italia festeggeranno i 25 anni con tante novità sia in merito agli approfondimenti culturali del mondo della pasta che sulla partecipazione dei grandi chef.”

Le novità del 2023

Tra le novità 2023 c’è la partnership con il Consorzio della Ricotta di Bufala Campana e con altri Consorzi di eccellenze enogastronomiche, oltre alla sinergia tra il Festival dei Primi D’Italia e la Festa della Pasta di Gragnano, che si concretizzerà il 07 Settembre con la conferenza stampa di presentazione nella splendida Reggia di Caserta e l’08 Settembre a Gragnano con la presenza di un Villaggio dei Primi d’Italia durante la manifestazione “Gragnano Città della Pasta.

Come ogni anno un ricco programma di SHOW COOKING con volti noti, chef emergenti e stellati, animerà il centralissimo palco di Piazza della Repubblica a Foligno. Numerose anche le FOOD EXPERIENCE CON DEGUSTAZIONE realizzate da grandi maestri della cucina italiana e dagli chef APCI, CONVEGNI sui temi di attualità legati anche al mondo della sicurezza alimentare, spettacoli e animazione per tutta la famiglia e cene stellate con gli chef Maurizio e Sandro Serva *stella Michelin, Silvia Baracchi *stella Michelin, Nikita Sergeev *stella Michelin, Enrico Mazzaroni *stella Michelin. Le cene stellate saranno prenotabili a partire dal 01 Agosto.

Tra i volti noti presenti alla kermesse, Giuseppe “PEPPONE ” Calabrese, esperto enogastronomico e conduttore di Linea Verde su Rai1.


Le Cene Stellate all’Auditorium di Santa Caterina

L’esperienza, l’estro, la genialità, la sapienza e la capacità delle Stelle dell’alta cucina a portata di tutti. Chef stellati d’Italia proporranno in degustazione un menu di primi piatti in abbinamento a vini prestigiosi. Un percorso gastronomico d’eccezione per il piacere di occhi e spalato. € 50,00 – Prenotazione obbligatoria a partire dal 1 agosto 2023 al LINK

Info su orari e programmi della manifestazione, sul sito ufficiale https://www.iprimiditalia.it/ | Accrediti stampa per partecipare alla conferenza di presentazione del 07 settembre alla Reggia di Caserta: ufficiostampalegami@gmail.com

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Chi ha inventato il barbecue?

Nessuno lo sa. L’umile e geniale barbecue è un metodo di cottura così antico che probabilmente esiste da quando i primi umani impararono a giocare con il fuoco scoprendo i primitivi piaceri della carne cotta. 

Nato da errore o curiosità, in ogni caso presto si trasforma in necessità per garantire provviste proteiche oltre l’essiccazione. 

Qual è la differenza tra una grigliata e un barbecue?

La differenza principale è come si cucina il cibo e a quale temperatura. Diamo un’occhiata a diverse tecniche di cucina all’aperto per capire meglio.

Affumicare a caldo, affumicare a freddo

Questa forma di conservazione, come abbiamo detto, degli alimenti ha origine nell’antichità e, messa a confronto con il “sotto sale”, che si distingue per la capacità di assorbire l’umidità dai cibi senza intaccare le qualità organolettiche originali, nell’affumicatura i sapori vengono fortemente, piacevolmente,  alterati.

Esistono due principali tipi di affumicature: a freddo e a caldo. Inoltre, una tecnica di più recente introduzione è l’affumicatura a liquido.

  • Nell’affumicatura a freddo, il processo richiede da circa 24 a 48 ore (a seconda del cibo) e la temperatura deve essere mantenuta fra i 16 e i 26 °C. Questo tipo di processo viene utilizzato per conferire agli alimenti un’alta capacità di conservazione.
  • Nell’affumicatura a caldo, la temperatura dev’essere compresa fra i 60 e i 75 °C. Solitamente si esegue prima l’affumicatura a freddo e poi a caldo.

. L’affumicatura a freddo conferisce al cibo un sapore affumicato senza cuocerlo, quindi non è sicuro mangiarlo fino a quando non è adeguatamente cotto. Nel frattempo, gli alimenti sottoposti a affumicatura a caldo sono sicuri da mangiare grazie alla pastorizzazione.

Grigliare

Il barbecue viene spesso confuso con la grigliata. Tuttavia, i due metodi di cottura non potrebbero essere più diversi. La “Grigliata” prevede calore elevato, carboni ardenti o bruciatori a gas ferro o ghisa per ospitare e cuocere carni come bistecche, salsicce, hamburger, ecc. Il Barbecue utilizza calore indiretto o fumo caldo per cuocere a fuoco lento la carne.

Il cibo alla brace è salutare?

Premesso il fatto che qualsiasi cibo consumato senza moderazione può essere malsano, i cibi alla griglia non fanno differenza. il barbecè in realtà un’opzione di cottura a basso contenuto calorico.

La carne o il pesce cotto alla griglia rappresenta un’opzione di cottura a basso contenuto calorico. Questo perché “i grassi durante la cottura alla griglia si perdono molto di più, sgrassando di fatto il pezzo di carne”, ci spiega Silvia Ambrogio, biologa nutrizionista specializzata con master internazionale in nutrizione clinica e dietetica.

L’importante però è seguire alcuni accorgimenti per ridurre i rischi legati a questa metodologia di cottura. Secondo recenti ricerche dell’American Institute for Cancer Research, infatti, grigliare carne, sia bianca che rossa, ad alte temperature (ovvero sopra i 100°) porta alla formazione sostanze fortemente cancerogene, se non si seguono specifici accorgimenti.

Durante la grigliatura, la carne produce HCA e i livelli riscontrati nei barbecue tendono ad essere più alti. Questo perché il calore dei barbecue tende ad essere più caldo di quello della griglia.

Inoltre, il grasso della carne cotta alla brace tende a gocciolare sulle braci, facendo salire il fumo e ricoprire la carne. Il fumo contiene idrocarburi policiclici aromatici (IPA), che sono noti per causare il cancro.

Tuttavia, poiché la maggior parte delle persone non mangia regolarmente barbecue, il rischio rappresentato dalla cottura della carne in questo modo non è molto elevato.

Quali cibi grigliare?

Oltre alle carni più comuni da arrostire sulla griglia del barbecue che per -nostra- tradizione si traducono in salsicce, bistecche, fiorentine o petto di manzo, costolette, collo o spalla di maiale, pollo, tacchino, hamburger e spiedini, gli esperti nutrizionisti consigliato di grigliare diversi tipi di alimenti, non solo carni, ma anche pesce, frutti di mare, verdure, ortaggi e persino frutta, e di non cuocerle troppo perché le proteine della carne e del pesce sono più digeribile se meno cotte. “Idealmente andrebbero scelte carni più magre, o a cui è stato eliminato il grasso”, continua la Ambrogio. Per gli amanti della carne, ok a usare i tagli più grassi, come la fiorentina, la costata normale, la picanha (pezzo di codone), la coppa di maiale a fette, o i pezzi di biancostato (tagliato come asado argentino), per aggiungere sapore possono essere utilizzate erbe aromatiche e golose marinature.

“Importante è anche la marinatura che si fa della carne” continua la biologa nutrizionista, “perché aiuta a diminuire i rischi. Usare olio di oliva per marinare la carne, infatti, contribuisce a non far caramellizzare troppo gli zuccheri, ed è proprio questo processo, che avviene con una cottura ad altissima temperatura, che risulta tossica per il nostro organismo. Erbe e spezie sono utili, oltre che per dare gusto e sapore, perché contengono antiossidanti, utili a contrastare i rischi”.

Immagine di copertina al link

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Tra le tante tappe dell’evoluzione del brand e nell’ambito della partnership tra Hard Rock International e Leo Messi – Brand Ambassador, il 2023 segna un nuovo goal con il Messi Chicken Sandwich: il nuovo panino del menù Hard Rock “Made For You by Leo Messi” firmato dal campione.

Il primo Hard Rock Café è nato a Londra. Era il 1971. E Morton e Isaac Tigrett erano due americani dai capelli arruffati che volevano un luogo per mangiare un buon hamburger. La soluzione? Pensarono bene di aprire un ristorante in stile americano. Trovarono una vecchia concessionaria Rolls Royce e ne fecero un luogo alla moda, caratterizzato da collezioni di dischi e oggetti, strumenti e indumenti legati alla musica, dove si potessero vivere esperienze food & drinks appaganti arricchite da spettacoli live hard rock. Lo chiamarono Hard Rock Cafè.

New York City, Los Angeles, Chicago, Miami, Parigi, Sydney, Roma, Milano, Firenze. Oggi Hard Rock International è una delle aziende più note a livello mondiale con sedi in oltre 74 paesi. Caffè, casinò e hotel che accolgono ogni anno milioni di visitatori.

Tra le tante tappe dell’evoluzione del brand e nell’ambito della partnership tra Hard Rock International e Leo Messi – Brand Ambassador, il 2023 segna un nuovo goal con il Messi Chicken Sandwich: il nuovo panino del menù Hard Rock “Made For You by Leo Messi” firmato dal campione.

Ispirato a uno dei piatti della cucina argentina preferiti da Messi fin dalla sua infanzia, la Milanesa, il nuovo Chicken Sandwich è la combinazione perfetta per celebrare lo storico arrivo del campione del mondo nella Major League Soccer, il massimo campionato di calcio USA, e soprattutto nel sud della Florida, dove è presente l’iconico Seminole Hard Rock Hotel & Casino di Hollywood a forma di chitarra. Oggi, i fan di Leo Messi, gli appassionati di calcio, dello sport e del buon cibo assaggiando il Messi Chicken Sandwich al Cafe di Roma, potranno testare da vicino il gusto e i sapori che ispirano la leggenda del calcio mondiale.

Ha dichiarato così Lionel Messi, campione di calcio di fama mondiale e icona internazionale: “Sono entusiasta di portare i sapori del mio paese d’origine in tutto il mondo con il lancio del mio Chicken Sandwich, ispirato a uno dei miei piatti preferiti, la Milanesa.

Non esisteva partner migliore di Hard Rock International per dare vita a questo progetto. Come ogni grande compagno di squadra, Hard Rock mi ha accompagnato in tutte le tappe storiche della mia carriera e non vedo l’ora che i miei fan in tutto il mondo possano assaggiare uno dei cibi preferiti della mia infanzia che mi fa ancora sentire a casa, in qualsiasi parte del mondo io mi trovi.”

Il Messi Chicken Sandwich si ispira, infatti, all’amore di Messi per la Milanesa, una specialità argentina. La grandezza di questo piatto così come la leggenda che lo ha ispirato, la si ritrova nel delizioso petto di pollo croccante alla milanese condito con formaggio provolone fuso e salsa aioli alle erbe. Abbinato a pomodori freschi e rucola per un boccone ancora più vincente, il Messi Chicken Sandwich è un nutriente equilibrio di sapori servito tra due fette di panino artigianale tostate.

Siamo orgogliosi di continuare a collaborare con un’icona del calcio mondiale come Leo Messi e di poter fare assaggiare ai nostri ospiti il Messi Chicken Sandwich dal nostro speciale menù ‘Made for you by Leo Messi’.

l Messi Burger ha riscosso un enorme successo da quando è approdato nei menù dei nostri tre Cafe italiani lo scorso anno. Non vediamo l’ora che tutti possano assaggiare questa nuova creazione della leggenda Leo Messi, siamo sicuri diventerà uno dei piatti preferiti dai fan di Hard Rock e del campione.

Stefano Pandin, VP Operation UK & Europe Hard Rock Cafe International

In occasione del lancio del nuovo piatto Hard Rock International ha realizzato, inoltre, uno spot diretto dal regista Marco Grandia e dall’agenzia Yes, We’re Open dal titolo “Something New is Cooking”, con protagonista Lionel Messi, visibile su tutte le piattaforme social di Hard Rock Cafe. Per un’esperienza ancora più immersiva e a 360° i fan di Messi possono, inoltre, vivere un’esperienza interattiva scansionando un codice QR, dove ascoltare e guardare un messaggio di benvenuto da parte di Lionel Messi in persona, esplorare il Chicken Sandwich con la realtà aumentata, fare dei giochi a tema, acquisti online e altro ancora.

Dopo il lancio nel marzo 2022 della campagna “LIVE GREATNESS” e del Messi Burger, la “Greatness Happens Here” inaugura così un nuovo step della fortunata collaborazione tra Hard Rock International e Messi. Nel novembre 2022 il marchio ha lanciato, inoltre, una nuova collezione di prodotti in co-branding e una versione speciale del Messi Burger “Champion’s Edition”, in onore dei mondiali di calcio e della storica vittoria di Messi con l’Argentina.

Per restare aggiornati sulle prossime novità della campagna “Greatness Happens Here” e per trovare ulteriori informazioni su Hard Rock Cafe, potete visitare il sito https://www.hardrockcafe.com.

Per ulteriori informazioni:

Hard Rock Cafe Roma – https://www.hardrockcafe.com/location/rome/it/

Facebook: @hardrockcaferome – Instagram: @hardrockcaferome

Info +39 06 4203051

Hard Rock International:

Con 290 sedi in più di 70 Paesi – inclusi hotel di proprietà/autorizzati o gestiti, casinò, Rock Shops®, luoghi di spettacolo dal vivo e Cafe – Hard Rock International (HRI) è una delle aziende più riconosciute a livello mondiale. Nel 2020 Hard Rock International ha lanciato, anche, l’iniziativa Hard Rock Digital attiva sul fronte delle scommesse sportive e dei giochi interattivi. Iniziato tutto con la chitarra di Eric Clapton, oggi Hard Rock detiene la più grande collezione di cimeli musicali esistente, oltre 87.000 pezzi, esposta al pubblico nelle sedi di tutto il mondo. Hard Rock Hotel è risultata per due anni consecutivi la catena alberghiera, tra gli Upper Upscale Hotel, con il più alto indice di gradimento da parte degli ospiti, secondo l’indagine “North America Hotel Guest Satisfaction Study” di J.D. Power, e per quattro anni di fila si è posizionato tra i top brand di questa categoria. HRI è la prima società di gioco privata degli Stati Uniti riconosciuta, per tre anni consecutivi, da Deloitte Private e The Wall Street Journal per la miglior gestione. Hard Rock International è stata premiata da Forbes come miglior datore di lavoro per la diversità, per le donne e nell’industria dei viaggi, del tempo libero, del gioco e dell’intrattenimento. Nel 2022 Hard Rock è stato nominato Land-Based Operator ai Global Gaming Awards per il secondo anno consecutive in quattro anni. Nel 2021, Hard Rock Hotel & Casino è risultata al primo posto nell’indagine annuale “Casino Gaming Executive Satisfaction” condotta da Bristol Associates Inc. e Spectrum Gaming Group, per sei degli ultimi sette anni. Hard Rock International detiene attualmente la tripla B dalle principali agenzie di rating S&P Global Ratings e Fitch Ratings.

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Bazzano Beach a Sperlonga, forte della sua posizione mitica e di una lunga storia di qualità, potenzia la sua proposta con stile e ironia, citazioni sudamericane, sapore e freschezza mediterranee, per vivere appieno una giornata di relax e di mare cristallino.

A Bazzano Beach è tutto così giusto che anche le onde vanno a tempo. Siamo in uno dei punti più scenografici del litorale laziale, tra San Felice Circeo e Gaeta, nei segmenti più incantevoli dell’intera costa tirrenica. 

In effetti, la morfologia di questo tratto italico è sempre stata scenografica, con le isole sull’orizzonte, i mitici promotori, gli speroni rocciosi, le baie di sabbia dorata, il mare cristallino e la profumata macchia mediterranea; così affascinante dicevo, tanto da indurre anche l’Imperatore romano Tiberio (42 a.c.-37 d.c) – e molti prima di lui – , ad edificare qui la sua sontuosa villa e di “arredare” la celebre grotta naturale che porta il suo nome per esclusive caenatio estive.

Qualche reperto dell’enorme Villa Vip e della Grotta di Tiberio, i suoi marmi e statue, affiorano ancora oggi tra le spiagge di Sperlonga, mentre sulla via Flacca, sul monte di Bazzano, sono ancora visibili i resti delle cisterne che servivano la villa.

E’ proprio da questo monte che prende il nome lo stabilimento balneare Bazzano Beach che, con una storia alle spalle lunga vent’anni, aggiorna la sua proposta con grande stile, ironia ricerca del sapore di Mare.

Era infatti il 2003 quando Renato Cardogna, decide di prendere in concessione una porzione di spiaggia a Sperlonga e, assieme ai suoi genitori e alla sorella Serena, di costruire un semplice chiosco con lettini e ombrelloni, panini, insalate e preparazioni espresse. Passa poco tempo che Mamma Brunella, che ancora oggi detta le regole della cucina (!!!), ha l’intuizione di arricchire l’offerta con primi piatti caldi: su tutti i “tonnarelli homemade cozze e/o vongole”. 

“Ho visto – racconta Renato – che la gente apprezzava questa sua idea, e quindi ho pensato che quella fosse la giusta direzione da prendere, così ho seguito alcuni corsi di cucina, per migliorare la tecnica e ampliare la proposta”.

Ed è così che oggi Bazzano Beach, oltre a essere un vivace stabilimento balneare con molto da raccontare, issa sulla tavola una bandiera di qualità.

Bazzano Beach & Restaurant

Cambiano i tempi, cambia la clientela, gli approcci alla tavola e al divertimento, ma la voglia di fare bene e sempre meglio al Bazzano Beach rimangono.

Si parcheggia un pò distanti, ma il servizio A/R dalla spiaggia con la navetta è molto efficace. Si scende una scala che sembra un lungo trampolino mentre il mare diventa più vicino ad ogni passo. Si tocca la sabbia e si cammina qualche metro verso sinistra ed è l’atmosfera a conquistare ancora prima della cucina.

L’atmosfera è giovane, l’aria è frizzante, le prime file ospitano solo lettini per la gioia dei amanti del sole totale, mentre dalla terza spaziosi ombrelloni consentono un più appartato o ombreggiato relax.   

Dominano le nuances del bianco e dell’azzurro, riportate anche dal logo. Una scelta che rende ancora più insolito un pranzo di pregio nella semplicità. il pranzo si caratterizza per una carta studiata ad hoc, da materie prime di pregio e semplicità nonchè da selezioni musicali jazz di alto profilo; il pomeriggio, dalle 16:30 in poi si sviluppa un’offerta di intrattenimento con aperitivi, Dj set e musica dal vivo che vedrà abitare la consolle sulla spiaggia da diversi volti locali e nomi noti del clubbing capitolino.

La proposta gastronomica di Bazzano Beach

Bazzano Beach a Sperlonga, forte della sua posizione mitica e di una lunga storia di qualità,

Renato Cardogna ha fatto le cose per bene e propone un menu divertente, saporito e appagante. La materia prima è scelta con perizia, il pescato arriva dall’azienda ittica Purificato di Formia nonché attraverso le aste del pesce e approvvigionamento diretto (come avviene per le alici di Terracina). Per la parte vegetale il riferimento è l’azienda agricola Toscano, così come il mercato di Fondi, il famoso M.O.F.; mentre le spezie e gli aromi provengono dall’orto La Rocca di Sperlonga.

Si compone così una proposta che si rinnova ogni mattina, a seconda della generosità del mare potenziata da stile e ironia, citazioni sudamericane, sapore e freschezza mediterranee. Quindi, accanto a piatti immancabili e ben realizzati come gli “Spaghettoni alle vongole” e il “Cozzaro Nero”, ovvero il Sautè di cozze (ben carnose) del Lago di Paola cotte al vapore e servito con crostoni di buon pane – ottimo – ci sono anche i “Tacos di mare”, ripieni di dadolata di tonno o salmone e guacamole e la “Ceviche di Ricciola con leche de tigre”.

La mediterraneità approda qui e apre la carta con una ricca selezione di crudi, dal battuto di gamberi gobbetti con olio biologico evo oltre a Ostriche, Fasolari, Tartufi di mare, Scampi e Gamberi rossi per scenografici plateau.

Sul versante fritto annoveriamo “L’intruso” – ovvero i fiori di zucca dell’Orto in pastella ripieni di cremotta di bufala, acciughina e scamorza; le “Polpette di Cozze” su crema di borlotti e limmancabile frittura di Calamari, verdurine e titolo geniale “insabbiata e fritta”.

Tra i primi troverete i “Riccioli di Mare” con ricciola e crumble di pane agrumato e “Senza Guscio” ovvero cozze e pecorino; si continua con “Trono di Spada” e “Profondo Rosso”, ovvero un “Tataki di tonno” con panatura al sesamo, cipolle rosse di Tropea in agrodolce su vellutata di Edamame. I vini sono principalmente laziali (in linea con la filosofia territoriale di tutta l’offerta), da Cantine Sant’Andrea a Cincinnato e Ilori, fino a toccare le referenze più importanti di Trentino e Friuli, ed eccellenze come Franciacorta e Alta Langa, e alcune etichette francesi.

Menzione speciale per bontà del pane; per l’ Olio Evo a tavola “Quattrociocchi” e per i titoli dei piatti, davvero originali.

OFFERTA BEACH SERVICE

Oltre alla gioie della tavola, anche quelle “da lettino” non sono da meno. Infatti dalla spiaggia (Beach Service +10%) possono essere comodamente ordinati Panini nostrani e quelli gourmet di mare – tipo il “Lazarote” con Alici fritte, rucola e cremotta di bufala e il “Cayo Largo” con Polpo grigliato, caprese di bufala, olio Evo al basilico – e poi ancora Pokè, Insalatone, Frutta e una selezione di piatti, disponibili anche in modalità “asporto”.

Se a Luglio la combo “Ombrellone e due Lettini” per l’intera giornata costa 30€, ad Agosto verrà 35€ per poi riplanare a settembre a 30€ (i primi 15 giorni) e 25€ nei restanti, ad Ottobre saranno inclusi nel costo del pranzo. Servizio Navetta incluso A/R dalle 08:30 alle 20 – ultima navetta – dal parcheggio (a pagamento) Valle dei Corsari.

Bazzano Beach

Via Flacca, Km 17.100, Sperlonga LT

Tel. 333 569 1181

Aperto tutti i giorni fino all’aperitivo

www.bazzanobeach.it

facebook.com/bazzanobeach

instagram.com/bazzanobeach

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Musica soul, ricerca gastronomica e cantine di qualità. Dal 21 luglio il programma Taste & Soul del’Hilton Molino Stucky di Venezia per un’estate all’insegna delle emozioni, dell’atmosfera e del buon gusto.

Protesa sul canale della Giudecca, a pelo d’acqua sulla laguna e su La Serenissima, la terrazza dei Ristoranti Aromi e Bacaromi ospiterà una raffinata combinazione di buona musica, menu prelibati e vino pregiato. E’ il programma estivo di Hilton Molino Stucky, uno dei più prestigiosi Hotel di Venezia che sempre sempre ricco di inventiva e esclusive inziative propone per il 2023.

Si chiama Taste & Soul e, a partire dal 21 luglio, ogni venerdì, poterà sul suggestivo proscenio lagunare ricercate Cantine, musica Soul dal vivo e le ricercate proposte di cucina dell’Executive Chef Ivan Fargnoli (che abbiamo raccontato qui).

Il Programma

Ad aprire il calendario, la serata del 21 luglio con la musica di Banji Tofade e Dario Dal Molin, assieme a una gustazione di vini di Vite Colte – Cantine in Barolo, una realtà vitivinicola piemontese che vanta una collezione di vigneti di almeno 15 anni, una vendemmia interamente manuale e una viticoltura a produzione integrata e biologica. Il tutto fortemente in linea con l’attenzione che l’albergo dedica alla sostenibilità.

Si proseguirà poi il 28 luglio con Serena Krall ed Erika Corradi accompagnate dalla cantina Kettmaier Winery, un’azienda vitivinicola secolare dell’Alto Adige che abbraccia la tradizione e il progresso per una produzione sempre all’avanguardia di vini aromatici ed eleganti.

Seguiranno poi le serate nelle settimane di Agosto, che vedranno ospiti Steve Biondi con Stefano Freddi accompagnati dai vini della cantina Cà Majol dei territori di Lugana DOP, splendida area che si estende a sud del Lago di Garda dove la produzione avviene in un particolare terreno argilloso che regala al vino note aromatiche che lo rendono unico.  A seguire, Sara Fortini con Alberto Lincetto con la cantina Tenuta Cerulli Spinozzi, condotta con metodi da agricoltura biologica e collocata in un territorio particolarmente felice, che garantisce un microclima ideale per la maturazione e la salute delle uve. L’appuntamento successivo vede la musica di Sara Bradaschia e Gabriele De Leporini con la cantina Franciacorta Contadi Castaldi, che con i suoi 115 vigneti e i 178 ettari dislocati in tutto il territorio della Franciacorta garantisce un’ampia e unica gamma di sentori e aromi. Si conclude in bellezza con Alice B e Antonio Lombardi, che saranno acompagnati dalla cantina La Collina dei Ciliegi, una cantina immersiva della Valpantena che nasce dall’ispirazione dei colori della campagna di Grezzana, in provincia di Verona, e che offre una selezione di vini classici radicati nella tradizione.

Agli ospiti che prenderanno parte alle serate, i rappresentanti delle cantine faranno da guida nella scelta del vino che meglio si sposa con le proposte gastronomiche, illustrando in maniera dettagliata le caratteristiche del prodotto e raccontandone la storia.

A tavola verranno servite le proproste culinarie di alto livello dei menù del raffinato Ristorante Aromi dedicato alla cucina fine-dining, insieme ai sapori della tradizione veneziana di Bacaromi per regalare un’esperienza a 360 gradi e soddisfare ogni palato. Una rosa di esperienze di alto profilo per godere di magiche serate d’estate in una Venezia più che mai suggestiva tra mare e tramonti in Laguna.

Il calendario:

21.07 BANJI TOFADE “BJ” (voce) DARIO DAL MOLIN (tastiere)  –  cantina VITE COLTE

28.07 SERENA KRALL (voce) ERIKA CORRADI (voce e tastiere) -| cantina KETTMAIER

04.08 STEVE BIONDI (voce) STEFANO FREDDI (tastiere) – cantina CA MAJOL

11.08 SARA FORTINI (voce) ALBERTO LINCETTO (tastiere) – cantina TENUTA CERULLI SPINOZZI

18.08 SARA BRADASCHIA (voce) GABRIELE DE LEPORINI (chitarra) –  cantina CONTADI CASTALDI

25.08 ALICE B (voce)ANTONIO LOMBARDI (chitarra) –  cantina LA COLLINA DEI CILIEGI

Per prenotazioni: https://www.molinostuckyhilton.it/eventi/

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Cosa significa BBQ? Esistono differenze con la parola “barbecue”? Qual è il suo significato? Quali sono le origini di questo irresistibile metodo di cottura? Come è nato questo termine gergale? E perché ci sono due modi per scrivere la parola nella sua forma completa? Preparatevi a scoprire tutto sul barbecue e ad avere una scorta di argomenti sempre pronti sul tema da mettere in griglia!

Prima di tutto “BBQ” non è un acronimo – ovvero una sigla formata con le iniziali di altre parole – così come si legge sulla maggior parte dei siti. Bensì, è un’abbreviazione della parola “barbecue”. Detto questo, nessuno sa con esattezza chi abbia inventato il barbecue. Umile e magistrale metodo di cottura così antico che probabilmente esiste da quando i primi umani scoprirono di cucinare con il fuoco. Quindi, se c’è una cosa della quale dovremmo essere grati ai nostri antenati, è che non hanno ascoltato i buoni consigli sul giocare con le fiamme.

Ma come è stata coniatala la parola BBQ?

Ebbene, esistono diverse teorie sulle origini di questa così famosa abbreviazione. Secondo la prima, BBQ trarrebbe le sue origini da un bar del XIX secolo responsabile, attraverso il potere di sintesi del suo proprietario, di aver coniato il termine “Bar Beer Cue Pig” per esprimere in modo conciso ai potenziali clienti cosa aspettarsi da menu. Molto presto altri Bar copiarono questa pubblicità e la parola si strasformò facilmente nell’abbreviazione che conosciamo e, così tanto e in tanti, amiamo.

Un’altra teoria ipotizza che un allevatore abbia usato un marchio con le iniziali “BQ” mentre arrostiva interi lati di un manzo. Secondo la storia, lì si è stabilita la prima connessione tra il marchio e il metodo di cottura, dando origine al “barbecue”. Ciò che è generalmente inteso è che puoi far risalire il primo utilizzo dell’abbreviazione agli anni ’30. Tuttavia, se desideri un’esplorazione approfondita delle origini dell’abbreviazione, dai un’occhiata a questo articolo di Texas Monthly.

Quale è corretto: barbecue o barbeque?

"Barbecue" è l'ortografia corretta, "Barbeque", quella più popolare. Infatti, la lingua inglese descrive un barbecue come la cottura indiretta del cibo su un fuoco aperto. Tuttavia, "barbeque" con quella "Q" accattivante e forse per il legame con la "storia francese", è stato un termine così ampiamente utilizzato dalle aziende, per le campagne di marketing e branding relative, da indurre le persone a pensare che Barbeque che fosse l'ortografia corretta. 
Ma non lo è.
Ma da dove proviene "barbecue"?

Esistono così tante teorie sull'origine della parola "barbecue" quanti sono i cibi che si possono grigliare. Una teoria afferma che ha origine dalla parola spagnola "barbacoa". A tale riguardo, l'esploratore spagnolo Gonzalo Fernández De Oviedo y Valdés ottiene il merito di primo utilizzo per la parola. Apparve per la prima volta nel suo diario, pubblicato nel Diccionario de la Lengua Española (2a edizione) della Real Academia Española nel 1526.

Ancora un'altra teoria suggerisce che la parola abbia origini francesi. Data la vicinanza nell'ortografia di "barbecue" alla parola francese "Barbe a Queue", questa teoria sembra plausibile. Per inciso, "Barbe a Queue" significa "dalla barba alla coda". Prendilo come vuoi.

Tuttavia, la teoria più ampiamente accettata è la teoria "barbacoa". "Barbacoa" è una parola usata da una tribù di indiani caraibici. i Taíno, furono infatti tra le prime popolazioni amerindia a popolare i Caraibi - molti storici ritengono che la scomparsa di questo popolo sia avvenuta a causa del genocidio commesso dagli europei durante la loro conquista e delle malattie infettive arrivate con i colonizzatori. Detto questo, quando gli esploratori spagnoli trovarono il Taino che cuoceva la carne sul fuoco, si riferirono alla carne cotta come "barbacoa".

È generalmente accettato che la parola "barbecue" faccia risalire la sua rovente storia ai Caraibi. Tuttavia, oggi, la pratica del barbecue è radicata nella cultura americana. In effetti, gli stati meridionali della Carolina del Nord, della Carolina del Sud, di Memphis e del Kansas sono accreditati dell'evoluzione del metodo di cottura in quel paese. 

Perché? Nella storia americana, il barbecue può essere fatto risalire all'epoca coloniale. Quando la migrazione degli schiavisti europei portò gli africani negli Stati Uniti, carne di maiale e bovini erano la principale fonte di carne all'epoca. Tuttavia, i tagli di carne più poveri dovevano essere cotti lentamente e quindi erano riservati alle persone schiavizzate ea basso reddito.

In quanto tale, nei primi giorni del paese, il barbecue era una fonte di cibo poco costosa legata alla tratta degli schiavi. Inoltre, quando gli schiavisti portarono i popoli africani nel Nuovo Mondo, questi schiavi importarono le loro pratiche di condimento alimentare. (Ne parleremo di più nella sezione dedicata alla storia della "salsa barbecue").
Cos'è il barbecue in cucina?

Quindi, sappiamo cosa significa BBQ, ma cosa comporta esattamente? Un barbecue comporta la cottura di cibi a fuoco aperto a basse temperature per lunghi periodi. Quando diciamo "cibo", di solito vengono in mente carne, pesce e pollame, anche se non è raro che vengano grigliate anche le verdure.

Occasionalmente, le persone usano anche il termine per riferirsi all'apparato utilizzato per cucinare il cibo. In questo caso, il barbecue può riferirsi all'uso di gas, carboni ardenti, carbone di legna, legna da ardere o altre forme di calore.

Comunemente, il barbecue viene utilizzato in modo intercambiabile con altri metodi di cottura all'aperto come la griglia. Tuttavia, è un mestiere culinario diverso che fa molto affidamento su legno e fumo. Esamineremo ogni tipo di cucina all'aperto nei prossimi articoli della rubrica per vedere come e in cosa differiscono.

Nelle prossima Rubrica: Qual è la differenza tra una grigliata e un barbecue? Quali sono i cibi più adatti alla griglia? Il cibo alla brace è salutare?

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Si chiama Terrazza ADRIATICO ed è il primo cocktail bar interamente dedicato all’Amaretto al quarto piano del MyTale by Ri-One’s Hotel, nel cuore di Rione Monti, a pochi passi dal Colosseo, Fori Imperiali e Piazza Venezia.

“A quattro anni dal lancio del brand, dopo aver iniziato una distribuzione in più di 35 Paesi in così poco tempo, non potevo immaginare un posto migliore di Roma per fare conoscere l’autentico DNA di ADRIATICO: qui, su una terrazza bellissima, finalmente di nuovo in Italia”. 

Queste le parole di Jean-Robert Bellanger, craatore del progetto Amaretto ADRIATICO che inizia nel 2019 seguendo l’ idea di produrre un amaretto artigianale a partire da sole materie prime italiane. Un amore totale per il nostro Paese, nato anche da quelle due gocce di amaretto che la mamma italiana di Jean-Robert metteva nel tiramisù.

Una passione che si concentra in particolare sulla Puglia, da cui vengono le mandorle 100% pugliesi della qualità “Filippo Cea”. Questi frutti prelibati sono raccolti a mano, tostati, messi a macerare e poi distillati. Grazie a questo procedimento ADRIATICO è un liquore completamente naturale, vegan friendly, senza conservanti e senza nessun aroma artificiale aggiunto, creando di fatto un Amaretto di nuova generazione.  

Le coste del mare Adriatico e la “Dolce vita pugliese” sono i leitmotiv del creatore di ADRIATICO, che ha voluto fortemente elevare il concetto di Amaretto, rendendolo un prodotto d’eccellenza strettamente legato al territorio italiano. Il “tocco special” di ADRIATICO è un tocco di sale della salina di Margherita di Savoia, da dove viene appunto il nome ADRIATICO.

Terrazza ADRIATICO

Terrazza ADRIATICO, il nuovo concept di Amaretto ADRIATICO, ha aperto i battenti a Roma al quarto piano del MyTale by Ri-One’s Hotel, nel cuore del caratteristico Rione Monti, proprio a due passi dal Colosseo, i Fori Imperiali e Piazza Venezia.

Si tratta del primo Amaretto Bar permanente, con una carta cocktail d’autore, dove trovano spazio solo distillati d’eccellenza e ovviamente anche ADRIATICO.

Un amore così grande quello per la Puglia che si trasferisce anche nel design di Terrazza ADRIATICO. Azzurro e bianco sono i colori scelti per questa bellissima location romana. Un bancone in marmo bianco e oltre 30 caratteristici pumi di ceramica realizzati a mano, che danno al tutto un’aria tipicamente pugliese.  In Terrazza ADRIATICO è inoltre possibile trovare un cocktail menu dedicato all’amaretto con una vetrina di cocktail creati in esclusiva, come Puglia Colada o il Negrotto. 

Amaretto ADRIATICO, le caratteristiche

La caratteristica principale di ADRIATICO è la semplicità dei suoi ingredienti: mandorle Filippo Cea raccolte a mano dalla terra e tostate, messe a macerare e poi distillate da un produttore locale di grappa ed amari; a questo liquido vengono poi aggiunti vaniglia, cannella, un pizzico di caffè ed i due ingredienti che lo rendono ineguagliabile: zucchero di canna grezzo – la metà rispetto agli altri Amaretti sul mercato – e sale di Margherita di Savoia. Per la versione Bianco invece le mandorle sono crude e macinate. Grazie a queste accortezze il prodotto può vantare nessun conservante e nessun aroma sintetico aggiunto. Amaretto ADRIATICO è distribuito in esclusiva per l’Italia da Velier Spa. 

CONTATTI

Terrazza ADRIATICO è aperta da martedì alla domenica dalle ore 18 a mezzanotte. Il venerdì e sabato fino all’una di notte. Terrazza ADRIATICO – Via degli Zingari, 4. Roma. Tel: +390687165577

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50 Top Pizza 2023: I Masanielli di Francesco Martucci e 10 Diego Vitagliano Pizzeria, ex aequo come Migliori Pizzerie in Italia. Secondo posto per I Tigli di Simone Padoan, terzo posto per Seu Pizza Illuminati di Pier Daniele Seu. Il Premio Speciale di Pizzaiolo dell’Anno va a Sasà Martucci de I Masanielli di Sasà Martucci a Caserta. La Pizza dell’Anno è La Parmigiana Viaggiatrice di 180g Pizzeria Romana di Jacopo Mercuro a Roma. A Gabriele Bonci il Premio Città di Roma.

E’ accaduto ieri sera al Teatro Argentina di Roma, lì dove una gremita platea stretta dall’abbraccio e dal fascino di un Teatro storico romano. La sua forma a ferro di cavallo, pensata per soddisfare al meglio le necessità acustiche e visive, ha sicuramente portato fortuna a I Masanielli di Francesco Martucci, a Caserta, pluripremiato dalla Guida, e a 10 Diego Vitagliano Pizzeria, a Napoli, che per il primo anno sale sul podio in ex aequo come Migliori Pizzerie in Italia per il 2023.

Secondo la guida ad oggi più influente nel mondo della pizza – 50 Top Pizza – (Qui il LINK del VIDEO della Premiazione) al secondo posto I Tigli di Simone Padoan, a San Bonifacio; al terzo Seu Pizza Illuminati di Pier Daniele Seu, a Roma. Al quarto posto 50 Kalò, a Napoli, di Ciro Salvo; quinta posizione per 180g Pizzeria Romana di Jacopo Mercuro, a Roma, che si aggiudica anche il premio speciale Pizza dell’Anno 2023 – Latteria Sorrentina Award con La Parmigiana Viaggiatrice; ed è una grande soddisfazione per Roma e la sua pizza che si posiziona sul podio a testa alta, e anzi conquista con Pizzarium di Gabriele Bonci il premio “Migliore Pizza in Viaggio in Italia” per il quarto anno consecutivo.

Tornando alla classifica delle PIZZERIE 2023, sesta posizione per I Masanielli – Sasà Martucci, a Caserta, che si aggiudica anche l’ambito premio Pizzaiolo dell’Anno 2023 – Ferrarelle Award; settima posizione per Francesco & Salvatore Salvo, a Napoli, a cui va anche il premio speciale Miglior Servizio della Birra 2023 – Birrificio Fratelli Perrella Award; ottavo posto per Dry Milano, a Milano, con alla guida Lorenzo Sirabella; nona posizione per Cambia-Menti di Ciccio Vitiello, a Caserta; al decimo posto La Notizia 94, a Napoli, di Enzo Coccia.

Tra gli altri premi speciali: a 10 Diego Vitagliano Pizzeria, a Napoli, va il premio per il Miglior Servizio di Sala 2023 – Goeldlin Award; a Confine, a Milano, va il premio come Novità dell’Anno 2023 – Solania Award; a La Cascina dei Sapori, a Rezzato (BS), va il premio Frittatina di Pasta dell’Anno 2023 – Pastificio Di Martino Award; a BOB Alchimia a Spicchi a Montepaone Lido (CZ), va il premio Performance dell’Anno 2023 – Robo Award; ad Allegrìo, a Roma, va il One to Watch 2023 – Fedegroup Award; a Sbanco, a Roma, va il premio Migliore Proposta dei Fritti – Il Fritturista 2023 – Oleificio Zucchi Award; infine, a Meunier Champagne & Pizza a Corciano (PG), va il premio per la Migliore Carta dei Vini 2023 – Asti DOCG Award.

Alessandro Onorato, Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda, ha salutato gli ospiti provenienti da tutta Italia, per la prima volta riuniti nella Capitale per una premiazione di 50 Top Pizza, e ha consegnato il premio Città di Roma a Gabriele Bonci.

Otto i Forni Verdi, ossia i riconoscimenti conferiti alle pizzerie ad alta sostenibilità ambientale, assegnati a: I Masanielli di Sasà Martucci, a Caserta; Le Grotticelle, a Caggiano; Pupillo Pura Pizza, a Frosinone; Denis, a Milano; Pizzeria Le Parùle, a Ercolano; Pizzeria Gigi Pipa, a Este; Pizzarium, a Roma, e Grotto Pizzeria Castello, a Caggiano.

Tre i Benemerito della Pizza nel 2023: Alfonso Pecoraro ScanioDavide Civitiello e Giancarlo Casa.

La Campania è la regione più rappresentata con 28 pizzerie, seguita dal Lazio con 13 e dalla Toscana con 11.

La guida Italia 2023 è composta da oltre 500 pizzerie, le prime 100 in classifica e le altre classificate come Pizzerie Eccellenti. Le prime 40 posizioni entrano di diritto nella classifica delle 100 Migliori Pizzerie del Mondo, che si ritroveranno il 13 settembre a Palazzo Reale di Napoli.

“È stato un anno esaltante e molto intenso per noi – dichiarano i curatori Barbara GuerraLuciano Pignataro e Albert Sapere – prima Barcellona e la guida Europa, poi Tokyo e la guida Asia Pacifico, New York con la guida USA: un percorso pieno di emozioni per la grande comunità del mondo della pizza. Siamo arrivati a Roma, per la prima volta per la finale Italia, grazie alla volontà di Roma Capitale e di Alessandro Onorato, Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda, che ha creduto prima di tutto nello slancio turistico che la pizza e il mondo dell’enogastronomia in generale può dare alla Capitale. Un anno senza sosta, perché adesso ci aspetta la grande finale a Palazzo Reale a Napoli del 13 settembre, per scoprire le 100 migliori pizzerie al mondo.”

50 Top Pizza 2023 e la Migliore Pizza in Viaggio in Italia – TAGLIO e ASPORTO

50 Top Pizza, incorona per il quarto anno consecutivo Pizzarium di Gabriele Bonci, a Roma, come Migliore Pizza in Viaggio in Italia, da taglio e asporto, per il quarto anno consecutivo. Al secondo posto Lievito Pizza, Pane di Francesco Arnesano, a Roma, in terza posizione Campana Pizza In Teglia di Daniele Campana, a Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza.

La top ten è completata dal quarto posto di Antico Forno Roscioli, a Roma; dalla quinta posizione de La Masardona, a Napoli; Saporè Pizza Bakery, a San Martino Buon Albergo, al sesto posto; settima posizione per PezZ de Pane, a Frosinone; ottava per ‘O Fiore Mio Pizze di Strada, a Bologna; al nono posto PorzioNi di Pizza, a Napoli. Chiude la top ten Sancho, a Fiumicino.

Grande attesa per la cerimonia di premiazione di 50 Top Pizza Italia 2023, condotta da Federico Quaranta, durante cui saranno svelate le 100 Migliori Pizzerie Italiane per l’anno in corso, che si terrà al Teatro Argentina di Romamercoledì 12 luglio alle ore 19.00. Sarà possibile seguire la diretta streaming della cerimonia sulle pagine Facebook di 50 Top Pizza, 50 Top Italy e Luciano Pignataro Wine Blog.

PIZZA WEEK 2023 ROMA

Saranno ancora giorni pieni di iniziative, incontri e grandi appuntamenti fino a venerdì 14 luglio che vedranno oltre 40 tra le più note pizzerie romane trasformarsi in laboratori capaci di offrire il meglio del panorama qualitativo del mondo della pizza della capitale. I tanti appassionati potranno confrontarsi con elementi di assoluta eccellenza sia nelle versioni più classiche che in quelle di tendenza con abbinamenti nuovi e intriganti. Ci saranno cene a quattro mani con chef stellati, jam session con ospiti pizzaioli da diverse parti d’Italia, abbinamenti con grandi vini e birre speciali, concerti blues, esibizioni di pizza acrobatica e performance di live painting. QUI il PROGRAMMA COMPLETO.

Inoltre, grazie ad un accordo tra 50 Top Pizza e Quandoo – la piattaforma di prenotazione per ristoranti – dalle prossime settimane sarà possibile riservare un tavolo nelle pizzerie affiliatevdirettamente dal sito di 50 Top Pizza; inoltre tutte le pizzerie presenti in guida potranno beneficiare di condizioni particolarmente vantaggiose per aderire.

Partner dell’iniziativa:

Birrificio Fratelli PerrellaConsorzio dell’Asti DOCGFedegroupFerrarelleGoeldlinLatteria Sorrentina, Oleificio ZucchiPastificio Di MartinoRobo 1938Solania.

Di seguito la Classifica dei PRIMI 15 di 50 Top Pizza Italia 2023

1          10 Diego Vitagliano Pizzeria – Napoli, Campania

1          I Masanielli – Francesco Martucci – Caserta, Campania

2          I Tigli – San Bonifacio (VR), Veneto

3          Seu Pizza Illuminati – Roma, Lazio

4          50 Kalò – Napoli, Campania

5          180g Pizzeria Romana – Roma, Lazio

6          I Masanielli – Sasà Martucci – Caserta, Campania

7          Francesco & Salvatore Salvo – Napoli, Campania

8          Dry Milano – Milano – Lombardia

9          Cambia-Menti di Ciccio Vitiello – Caserta, Campania

10        La Notizia 94 – Napoli, Campania

11        Confine – Milano, Lombardia

12        Le Grotticelle – Caggiano (SA), Campania

13        Carlo Sammarco Pizzeria 2.0 – Aversa (CE), Campania

14        Pepe in Grani – Caiazzo (CE), Campania

15        La Cascina dei Sapori – Rezzato (BS), Lombardia

Premi Speciali – 50 Top Pizza Italia 2023

• Miglior Servizio di Sala 2023 – Goeldlin Award

10 Diego Vitagliano Pizzeria – Napoli, Campania

• Pizza dell’Anno 2023 – Latteria Sorrentina Award

La Parmigiana Viaggiatrice di 180g Pizzeria Romana – Roma, Lazio

• Pizzaiolo dell’Anno 2023 – Ferrarelle Award

Sasà Martucci de I Masanielli – Sasà Martucci – Caserta, Campania

• Miglior Servizio della Birra 2023 – Birrificio Fratelli Perrella Award

Francesco & Salvatore Salvo – Napoli, Campania

• Novità dell’Anno 2023 – Solania Award

Confine – Milano, Lombardia

• Frittatina di Pasta dell’Anno 2023 – Pastificio Di Martino Award

La Cascina dei Sapori – Rezzato (BS), Lombardia

• Performance dell’Anno 2023 – Robo Award

BOB Alchimia a Spicchi – Montepaone Lido (CZ), Calabria

• One to Watch 2023 – Fedegroup Award

Allegrìo – Roma, Lazio

• Migliore Proposta dei Fritti – Il Fritturista 2023 – Oleificio Zucchi Award

Sbanco – Roma, Lazio

• Migliore Carta dei Vini 2023 – Asti DOCG Award

Meunier Champagne & Pizza – Corciano (PG), Umbria

• Premio Città di Roma 2023

Gabriele Bonci – Pizzarium – Roma, Lazio

Benemerito della Pizza – 50 Top Pizza Italia 2023

• Giancarlo Casa

• Davide Civitiello

• Alfonso Pecoraro Scanio

Forno Verde – 50 Top Pizza Italia 2023

I Masanielli – Sasà Martucci – Caserta, Campania

Le Grotticelle – Caggiano (SA), Campania

Pupillo Pura Pizza – Frosinone, Lazio

Denis – Milano, Lombardia

Pizzeria Le Parùle – Ercolano (NA), Campania

Pizzeria Gigi Pipa – Este (PD), Veneto

Pizzarium – Roma, Lazio

Grotto Pizzeria Castello – Caggiano (SA), Campania

A questo link le Pizzerie Eccellenti 2023

https://www.50toppizza.it/50-top-pizzerie-eccellenti-2023
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Sabato 15 luglio 2023 l’appuntamento con la lavanda irpina è a Sant’Angelo All’Esca (AV) per conoscerla, apprendere le tecniche per lavorarla e lasciarsi sorprendere dalle proposte culinarie in abbinamento ai Vini della Tenuta Cavalier Pepe.

Alla Tenuta Cavalier Pepe anche d’estate continuano gli appuntameti con gli Atelier del Gusto. Sabato 15 luglio, a partire dalle ore 16:00, il programma vedrà come protagonista la “Lavanda Irpina”, pianta officinale duttile, nota fin dall’antichità per le sue proprietà benefiche e che continuano a stupirci.

Infatti, ben oltre le sue proprietà balsamiche e atinfiammatorie, sedative e cosmetiche, la tavola sembra essere il nuovo palcoscenico: in fiori o come essenza, può essere usata per aromatizzare il pane alle “erbe provenzali”, insaporire le carni e pesci, accompagnare formaggi e donare dai dolci una nota distintiva.

Se volete saperne di più, l’ccasione giusta è quella di Sant’Angelo all’Esca, in provincia di Avellino, presso la Tenuta Cavalier Pepe, con l’accoglienza dell’Az. Agr. Lavanda Irpina per raccoglierla, scoprire le sue proprietà, apprendere le tecniche per la conservazione e la distillazione, creare il proprio sacchetto aromatico e lasciarsi sorprendere da proposte culinarie costruite, dall’antipasto al dolce, sulle sue note aromatiche, in abbinamento ai Vini della Tenuta Cavalier Pepe.

FOCUS sull’EVENTO

L’accoglienza è prevista in Cantina alle 16.00 tra crostate, succhi, caffè, poi visita guidata e spiegazione del processo di vinificazione e affinamento dei vini Cavalier Pepe.

Dai vigneti ai campi di lavanda il passo è breve, infatti passeggiando tra i vigneti e gli oliveti secolari, ci si incamminerà verso il campo di lavanda dell’azienda agricola “Lavanda d’Irpinia” in piena fioritura.

Ammirando la bellezza, inebriati dal loro profumo, gli ospiti riceveranno la spiegazione delle diverse tipologie di lavanda e dei loro metodi di coltivazione, prima di passare alle proprietà officinali e curative, già note nell’antichità a Greci e Romani.

Ancora più interessante sarà apprendere come essiccare e distillare la lavanda, una volta che è stata raccolta. Inoltre, sarà possibile creare un personale sacchettino aromatico.

Tutti gli Amici della Tenuta e i nuovi ospiti trascorreranno un pomeriggio diverso e rilassante, che culminerà con l’aperitivo sulle balle di paglia, sorseggiando Oro Spumante e godendosi il tramonto del sole sui borghi delle colline circostanti.

Per chi volesse completare a tavola questa nuova esperienza, a pochi passi, la serata continua al ristorante panoramico La Veduta. Per l’occasione, uno speciale menu con olio e spuma di lavanda, è stato ideato dagli Chef del ristorante in collaborazione con la nota Chef Anna Chiavazzo. Il gruppo musicale i “Poterico” accompagnerà la serata. In abbinamento, ecco i vini della Tenuta Cavalier Pepe in degustazione: “Bianco di Bellona” Irpinia Coda di Volpe Doc 2022, “Vigna Santa Vara” Irpinia Falanghina Doc Selezione 2021, “Santo Stefano” Irpinia Campi Taurasini DOC 2017, “Chicco d’Oro” Fiano Passito Igt 2019.

Per raggiungere la Tenuta l’itinerario consigliato è percorrere l’autostrada A16 Napoli-Bari, uscire al casello autostradale Benevento-Castel del Lago, proseguire in direzione Taurasi (13 km) e poi per Luogosano (3 km).

Info e Prenotazioni:Tel: 082773766; Cell. WhatsApp: 3493172480;

e-mail: ufficio@tenutacavalierpepe.itwww.tenutacavalierpepe.it

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La Lessinia, tra i pochi territori in Italia iscritti nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici, è la terra della Pecora Brogna, varietà salvata dall’estinzione grazie al lavoro e alla perseveranza di alcuni allevatori locali; che contribuisce da secoli a salvaguardare la biodiversità e il territorio delle Prealpi Venete; e che oggi trova squisite letture di cucina contemporanea nella Valpantena.

Si alleva da secoli sui pascoli dell’altopiano della Lessinia, tra i 1000 e i 1800 metri di altitudine. Proprio in questo territorio incontaminato ha trovato “terreno fertile” fin dal Neolitico dove la pastorizia diventerà poi l’attività principale per le economie locali. Parliamo della Pecora Brogna, speciale razza autoctona del Veneto dalla triplice attitudine, recentemente salvata dall’estinzione grazie alla perseveranza di alcuni allevatori locali, e che contribuisce da secoli a salvaguardare la biodiversità dei Monti Lessini, nelle Prealpi Venete.

Ed è in questo territorio che la pecora Brogna, conosciuta anche come Badiota, Prognola oppure Nostrana, Testa Rossa, a seconda della vallata, convive da secoli, in perfetto equilibrio con la natura e con l’uomo dal quale è allevata per il latte, per la carne e per la lana, sottile e facile da lavorare.

Ma è nel ‘300, con l’insediamento dei Cimbri, coloni di origine bavaro-tirolesi, che le valli solcate dalla Lessinia diventano un patrimonio di biodiversità e sostenibilità unico al mondo. A partire dalle popolazioni cimbre, che si dedicarono al disboscamento delle montagne e allo sviluppo della zootecnia, la storia della pecora di Brogna si interseca con le vicende umane, portando con sé un’importante eredità storica. Ancora oggi infatti gli allevamenti ovini, coincidono con l’isola linguistica “Cimbra”.

Dobbiamo a queste popolazioni l’immagine attuale della Lessinia, uno straordinario esempio di montagna custodita, dove la sapienza zootecnica, le pratiche del pascolo, unite alla produzione di legna e carbone fin dal Medioevo hanno determinato nei secoli un’importante trasformazione dell’altopiano e del suo paesaggio. Non a caso questo territorio è iscritto nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici, tra i pochi in Italia.

La pastorizia, così come il pascolo rappresentano uno strumento ecologico utilissimo per la pulizia naturale delle aree boschive. Nonostante la pastorizia abbia sempre apportato benessere al territorio e alle popolazioni locali, la pecora Brogna, pochi anni fa, ha rischiato l’estinzione ed è riuscita a salvarsi grazie all’impegno di alcuni allevatori, che insieme a ristoratori, trasformatori e tecnici hanno costituito l’associazione della pecora Brogna di Lessinia tornando ad affidare alle pratiche di allevamento di montagna quel ruolo di custode dell’ambiente che ricopre da centinaia di anni. Inoltre, è un presidio Slow Food che riunisce gli allevatori impegnati nel valorizzare la pecora e che si propone di restituire e a un territorio straordinario dal punto di vista ambientale il ruolo che merita.

«Il nostro motto “una pecora per l’ambiente”. È stato coniato perché siamo fieri del lavoro prezioso che questo animale svolge sulle nostre montagne. Pascolando, oltre a tenere viva la montagna, impedisce il rimboschimento dei prati e dei pascoli. Inoltre, nutrendosi perlopiù di erba e fieno, non entra in competizione con l’uomo nella catena alimentare. Si tratta di una produzione zootecnica ampiamente sostenibile, visto che per alimentarla non abbiamo bisogno di ricavare superfici seminative sempre nuove e più grandi.»

Associazione per la Promozione e la Tutela della Pecora Brogna della Lessinia

La Pecora Brogna in Cucina

Nota per la sua triplice attitudine tra Lana, Produzione casearia e Tradizioni culinarie, grazie alle sue carni delicate, prive del tipico sapore marcato dell’ovino, è utlizzata anche per la preparazione di insaccati come prosciutti cotti e crudi e salame Brognolino, ncohè cucinata secondo usanze del territorio e riletta da chef in versione contemporanea che ne evidenziano le caratteristiche attraverso approcci di pensiero e motodi di cottura.

Come Giuseppe Lamanna, Executive Chef di Cà del Moro Wine Retreat (ne abbiamo parlato qui) che la lavora nella sua interezza, senza sprechi, valorizzando tutti i tagli, non solo quelli percepiti come “nobili” e che ha voluto realizzare un piccolo allevamento nelle stalle del borgo di Grezzana – dove fa capo anche l’Azienda vitivinivcola “La Collina dei Ciliegi”, recuperando esemplari di origine cimbra allevate in biologico.

La carne di Brogna è caratterizzata da un gusto delicato e bilanciato poiché, a differenza di altre razze, non presenta il tipico afrore montonino. Molto adatta ai palati moderni, la carne dell’agnellone adulto si presta per ottimi trasformati, come hamburgers, luganeghe, salsicce e arrosticini. Un insaccato che merita menzione è il “Brognolino”: un tipico salame, ottenuto con il 40% di carne suina e il 60% di carne Brogna. Dai tagli del posteriore si possono ottenere costolette, arrosti e medaglioni dalla coscia e dalla sella; mentre, dai tagli dell’anteriore, spezzatini e carne trita. Il suo utilizzo trova interessanti riscontri anche nella preparazione di primi piatti come il ragù e il ripieno per pasta fresca come ravioli o tortellini.

Come accennato, la valorizzazione della carne di Brogna, grazie all’esperienza di alcuni chef e macellai, raggiunge il suo apice attraverso lunghe cotture a bassa temperatura, che lasciano intatti gli aromi e il suo gusto naturale. Al palato, la carne non lascia un residuo sensoriale con eccessi lipidici e si sposa molto bene con vini rossi o rosati asprigni e freschi, ma anche con vini più corposi e importanti. L’agnello va consumato “pesante”, cioè quando abbia raggiunto il minimo di 30 kg a peso vivo e sia già svezzato. Per il consumo diretto si predilige l’acquisto della carne presso le macellerie affiliate dell’Associazione, oppure direttamente presso gli allevatori della filiera acquistando l’animale intero.

Latte e formaggi

La pecora Brogna non è particolarmente lattifera, ma il latte che produce è di elevata qualità: è più dolce e delicato di quello di qualsivoglia altro ovino, ha un particolare potere nutrizionale ricco di omega-3 e acidi grassi polinsaturi. Grazie alle sue caratteristiche che lo rendono ben adatto alla caseificazione, si producono formaggi come il “Pastorin” (realizzato al 100% con latte di Brogna), il “Mistorin” (ottenuto con un misto di latte di Brogna e latte vaccino) e il “Trilatte” (misto latte di Brogna, latte vaccino e latte caprino).

Lana

A proposito del recupero della lana, nel XIV e il XV, la lana di Verona era esportata fino in nord Europa concorrendo con la lana delle Fiandre e inglesi. Oggi la lana di pecora Brogna è una delle migliori lane autoctone italiane: apprezzata soprattutto per la sua elasticità e lunghezza, consente un’ampia gamma di lavorazioni. Il suo filato infatti è robusto, morbido ed asciutto al tatto, con bassa capacità di infeltrimento.

La razza conta 2500 fattrici, gli ovini sono allevati al pascolo e alimentati con le erbe spontanee dell’alta Lessinia, in estate, e con fieno in inverno, mentre i piccoli gli agnelli sono svezzati con latte materno. È raro, ma in Lessinia è ancora possibile vedere la transumanza: da marzo a novembre il gregge è spostato nei pascoli in altura, per poi ritornare in pianura in inverno.

Immagine di copertina da Cascina Alba Terra QUI / Per saperne di più sulla PECORA BROGNA QUI

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Oiza Chicken Beat & Bites a Casamassima (BA) è un evento a ingresso libero, con tanto buon cibo e musica. L’appuntamento con il “pollo fritto all’italiana” sarà presso l’area verde tra via Carducci e via Piccinni, dal 7 al 9 luglio, a partire dalle ore 19 fino alle 23. 

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«Vogliamo far conoscere al grande pubblico il pollo fritto fatto bene». Questo l’obiettivo di Antonello Pascazio, founder dell’insegna Oiza Chicken che, in occasione del Fried Chicken Day americano, il 7, 8 e 9 luglio in Puglia si prepara ad accogliere gli ospiti di Oiza Chicken Beat & Bites, il primo festival dedicato al pollo fritto all’italiana.

Tre giorni di cibo, buona musica e divertimento nel cuore verde della città barese, presso l’area verde tra via Carducci e via Piccinni, con la partecipazione di Cibo Academy, il birrificio Birra Nova di Triggianello e il patrocinio del Comune di Casamassima.

Antonello Pascazio, founder dell’insegna Oiza Chicken, ha voluto portare nella sua città una nuova visione gastronomica del pollo fritto, orientata alla grande qualità della materia prima.

«Siamo i pionieri del pollo fritto fatto bene e vogliamo raccontare il nostro prodotto, sfidando la diffidenza di chi ancora non lo conosce. Non si tratta di cibo da fast food. I

l pollo fritto è una delle ricette più amate e consumate al mondo. Oiza Chicken Beat & Bites è l’occasione per conquistare anche i pugliesi più scettici con i nostri bocconi saporiti». 

Oiza Chicken Beat & Bites: il programma 

Oiza Chicken Beat & Bites inizierà il 7 luglio alle ore 19 con l’intrattenimento dedicato ai più piccoli. Alle 20 iniziano i concerti gratuiti. La musica andrà avanti fino alle 23. Ma la vera festa sarà ai chioschi, dove si potrà ordinare tutte le eccezionali versioni del pollo fritto di Oiza Chicken accompagnato dalla birra targata Birra Nova, stand realizzato con la consulenza dell’esperto brassicolo Francesco Selicato. Non mancherà il dolce. Infatti, saranno disponibili anche i dessert di Cibo Academy. 

Come nasce Oiza Chicken?

Classe 1988, Antonello Pascazio nasce come ingegnere informatico con “l’hobby” della ristorazione. Dopo la laurea, vola a Birmingham, Gran Bretagna, con la sua compagna Annalia Notarnicola, rimanendo lì per un anno e mezzo. Qui scoprono le gioie del pollo fritto e decidono di farne un business. A fine novembre 2017 tornano in Puglia e, grazie al fondo Resto al Sud di Invitalia, aprono la prima insegna dedicata al pollo fritto all’italiana a Bari. Segue quello di Casamassima, nato come dark kitchen durante il Covid. «Abbiamo consegnato il nostro pollo in numerosi centri nel raggio di 25 km partendo da Casamassima. Abbiamo lavorato per farci conoscere. A valle della pandemia, è stato naturale trasformarlo nel nostro secondo punto vendita». 

Cosa ha di speciale il pollo fritto di Oiza Chicken? 

Il pollo fritto all’italiana di Oiza Chicken inizia utilizzando solo le parti migliori del pollo, cosce e alette. «Abbiamo scelto di lavorare con Amadori, mantenendo alto lo standard nella lavorazione del pollo». Da Oiza Chicken il pollo viene fatto marinare per otto ore, poi cotto a bassa temperatura e abbattuto. Al momento di essere servito, è rigenerato e fritto. La panatura croccante è stata studiata dallo chef Marco Pascazio: al suo interno spezie del Mar Mediterraneo mixate con paprika e cornflakes. Il risultato? Una frittura croccante, leggera e profumata.

«Serviamo un prodotto espresso in meno di 4 minuti. Grazie alla tecnologia siamo in grado di offrire un prodotto sempre croccante, sia d’asporto che a domicilio».

Accanto a nuggets, ci sono i chicken donuts (ciambelle di petto di pollo), i fingers (straccetti di pollo), i tondi sweet chili e gli hamburger di pollo in otto goduriose versioni. Non mancano i contorni: patatine, peperoni e cipolle fritti. Da provare anche i cheesy bites, sfere di formaggio impanate e fritte. Buon divertimento!

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in Valpantena, tra i 450 e 700 metri di quota, del Moro Wine Retreat – Resort & Restaurant è l’ospitalità firmata La Collina dei Ciliegi, realtà vitivinicola di Massimo Gianolli, esuberante imprenditore. Tra suoli profondi e panorami multiformi, la cura della tavola è affidata al lavoro capace e di carattere dello Chef Giuseppe Lamanna, che porta un guizzo di Calabria tre le colline di Verona, ha voluto il suo orto, alleva pecora brogna della Lessinia e come predessert serve “spaghetti pomodorini e ‘nduja”.

Da un’opera di recupero sapiente di antiche stalle con il potenziale delle stelle, Cà del Moro Wine Retreat è una realtà riservata, articolata e raccolta, che accomuna passione per il vino e ospitalità di charme, rivalorizzazione e buona tavola, dimensione bucolica e modernità, relax e una pluralità di servizi pensati per gli ospiti e per conoscere loro le bellezze della Valpantena, conosciuta fin dall’antichità per la sua posizione strategica e la sua fertilità, come testimonia il suo nome che deriva dal latino “pantheon” e significa la “valle di tutti gli dei”.

Cultura del territorio, turismo sano, benessere e innovazione, sono infatti le parole chiave de La Collina dei Ciliegi, l’azienda vitivinicola che abbraccia del Moro fondata nel 2010 da Massimo Gianolli, lungimirante imprenditore del mondo della finanza con le radici in Valpantena (prima valle a est della città di Verona che rientra nella Valpolicella) e la testa tra i filari, che qui ha voluto edificare il proprio progetto di vino, la propria idea di accoglienza e densi silenzi.

Per raggiungere Cà del Moro Retreat bisogna infatti lasciarsi alle spalle il caos, dentro e fuori, percorrere colline, attraversare paesini e borghi storici. L’ingresso ha i contorni di un’elegante dimora che domina il verde intorno alternato da boschi, declivi di vigneti e vallate multiformi. I suoi interni sono di pietra e legno, ma il suo cuore è scaldato da lavorazioni tipiche delle malghe della Lessinia che qui rivivono grazie al recupero di tecniche che prevedono la miscelazione di calci vive e fibre naturali.

La Cucina di Giuseppe

La cura delle tavole di Cà del Moro è affidata a Giuseppe Lamanna, ma sulla sua giacca c’è scritto solo Giuseppe.

Una scelta fuori dal coro che intona un canto, di contro, ben preciso. Ovvero quello del non protagonismo, di chi si mette a servizio di un progetto, di chi vive il lavoro come un’investitura, una missione personale che collima, in collina, con una scelta ben più ampia, una scelta di vita. Si perchè Giuseppe, con gli occhi scuri come burroni, sorriso sicuro e rassicurante, docile solo in apparenza, da un piccolo paese di Vibo Valentia in Calabria, si è trasferito tra queste valli nel 2021 per raccontare, nel suo stile e con il suo temperamento, lo stretto legame che esiste e persiste tra uomo, natura e antiche tradizioni della Lessinia con un giusto twist di mediterraneità.

Aperto a pranzo e a cena anche ad ospiti non residenti in hotel, il ristorante di del Moro Wine Retreat si articola in tre sale interne, terrazza panoramica e plateatico.

Le carte del ristorante, pensati a due con Lina Maffia, sous chef, propongono pietanze che valorizzano e rivalorizzano le migliori produzioni locali e nazionali, in abbinamento ai vini de La Collina dei Ciliegi e alle etichette proposte in carta.

La cena, anticipata dalla possibilità di aperitivi con vista, è così caratterizzata da una proposta di fine dining diretto, gustoso e appagante. La proposta non è creata per stupire l’ospite, ma per mostrargli una nuova via, una chiave di intrepretazione sorpresa da guizzi di mediterraneità. Le materie prime vengono trattate con sicurezza e precisione d’esecuzione. I piatti, centrati, sono palchi di sapore a volte seriosi, a volte scanzonati. La sua cucina ha ritmo, si muove agile dal pianissimo al fortissimo, standing ovation finale inclusa servita in modalità predessert per meravigliare l’ospite, ovvero una forchettata, perfettamente eseguita, di Spaghetti all’uovo trafilati al bronzo, pomodorini e ‘nduja, orgogliosa firma dello chef.


Ma, oltre alle sue origine, è sulla Lessinia che si concentra la proposta di Giuseppe, il quale grazie a un lavoro di ricerca e selezione si muove con destrezza tra Monte Veronese, pecora Brogna (presidio Slow Food e che racconteremo più avanti) e zafferano della Lessinia. Inoltre, al fine di poter garantire agli ospiti prodotti sempre più di qualità, Giuseppe ha voluto di recente creare all’interno della tenuta del Ca’del Moro un’orto biologico a completo uso del ristorante. Tra i filari appaiono invece delle arnie per la produzione di miele e polline che vengono utilizzati in cucina.

Dal menu ESTATE, come tutti impegnato nel rispetto della stagionalità, nella reale disponibilità dei prodotti, da provare il Tagliere del Moro, ovvero un’ accurata selezione di salumi e formaggi del territorio con strordinarie vette di piacere a tema caseario; Uovo Ca’ Vittoria, crema di zafferano della Lessinia, tastasal croccante e Monte Veronese Menegazzi; il felicissimo risotto – che gioca in modo intelligente con freschezze calabresi, acidità e aromaticità – Carnaroli Meracinque all’Amarone con polpa di ciliegie, fave di cacao e bergamotto; Pancia di maialino con patate viola al burro, mostarda di mele e chips di cachi verdi fermentati, gustoso sui temi della dolcezza; Bavette di manzo al carbone con fagiolini al burro, chutney di pomodoro e fondo alla citronella, che rilegge in chiave gourmet i sapori di un bbq d’estate; Agnello di pecora Brogna con funghi cardoncelli e crema di cappero, che porta in tavola la razza ovina autoctona della Lessinia e le sue carni delicate. Tra i dessert la Sfera al cocco con pesca, verbena e croccante alla vaniglia e la Cheesecake ai lamponi selvatici.


Il menù degustazione, proposto per l’intero tavolo, può essere di 5 portate a € 70,00 + Abbinamento vini a € 40,00 o quello di 9 portate a € 100,00 + Abbinamento vini € 60,00. Tra le tante offerte pensate per gli ospiti, il Wine Bar è sempre a diposizioni per aperitivi, taglieri e calice di vino.

La Struttura e le Stanze

Amarone, Valpolicella, Recioto, Ripasso, Garganega e Corvina. Non sono solo i 4 grandi Rossi veronesi e dei vitigni del generoso terroir di collina che circonda Verona. Sono anche i nomi delle esclusive 6 camere di Ca’ del Moro Wine Retreat, la proposta di ospitalità green & luxury firmata La Collina dei Ciliegi.

Il Resort, ispirato alla natura e al vino, rivoluziona e trasforma infatti il lusso in un’esperienza completa, accessibile e slow. Immerso tra i vigneti della cantina, tra i 450 e i 750 metri di quota (a soli 17 km dal centro di Verona), il Wine Retreat Ca’ del Moro, aperto nel 2018, si inserisce in un progetto di valorizzazione delle selvagge colline della Valpantena. Nato dal recupero delle antiche stalle e del fienile del Borgo di Erbin, Ca’ del Moro coniuga perfettamente ruralità, modernità, sostenibilità, comfort e benessere. Un concept unico che gli è valso il premio “Stanze italiane” 2020 del Touring Club – assegnato solo a 4 strutture ricettive in tutta Italia – che si sono distinte per atmosfera familiare, servizio puntuale e cura dei dettagli e il Best of Wine Tourism 2021 Regional Winner nella categoria “accomodation” assegnato dalla rete del turismo del vino Great Wine Capitals. A questi si aggiunge, nel 2023, anche il premio Design dell’area di ricarica by Bmw Italia assegnato ancora una volta dal Touring Club Italiano.

Glamping e Servizi per gli ospiti

A Ca’ del Moro Wine Retreat l’experience è totale. Tra i servizi e le attività proposte: degustazioni da barrique, corsi di cucina, show cooking, horse experience, e-bike experience, hiking experience, campo da calcetto, tour in elicottero, eliporto, Theatro, quad experience, Jacuzzi, solarium, stazione di ricarica e-bike ed auto elettriche. E per gli amanti del glamping gli ospiti possono fruire anche delle diverse attività proposte dalla struttura, come, ad esempio, le escursioni e le passeggiate a cavallo, i tour guidati in e-bike tra i vigneti, i pic-nic, i percorsi di degustazione in cantina o nell’Enoteca del Resort disponibile e di un wine lodge per quattro persone che domina i vigneti e le colline della Valpantena.

Tra le tante occasioni anche quella di una speciale cena a quattro mani prevista per il primo luglio con Andrea Berton (Ristorante Berton, 1 Stella Michelin) e mise en place curata da Csaba dalla Zorza. Per Maggiori informazioni su tutte le attività in calendario e prenotazioni, cliccare QUI.

del Moro – La Collina dei Ciliegi

Erbin N.31, 37023 Grezzana (VR)
Tel. +39 045 9814900
info@cadelmoro.wine

Prossimi eventi in calendario

Giuseppe Lamanna dirigerà per 13 serate l’esclusivo preludio enogastronomico dell’Arena Opera Festival, che traguarda i 100 anni e porta in scena per la stagione lirica un calendario di cene gourmand placé sotto le stelle, sulla millenaria terrazza dell’anfiteatro romano tra le arcate della sua iconica Ala.

La brigata del Resort & Restaurant de La Collina dei Ciliegi, scelta per l’occasione da Noahlity, hospitality partner di Verona Opera Festival, proporrà ai 24 ospiti in terrazza un menù-degustazione in abbinamento ai vini top di gamma dell’azienda vitivinicola della Valpantena. La cena avrà inizio alle 19.15 e terminerà alle 20.30 per consentire agli ospiti di raggiungere poi i posti riservati per la visione dell’Opera nell’esclusivo Palco Reale dell’anfiteatro romano.

Programma dell’ Arena Opera Festival

  • Giovedì 06/7 Carmen
  • Venerdì 07/7 Rigoletto
  • Giovedì 13/7 Il Barbiere di Siviglia
  • Venerdì 14/7 La Traviata
  • Mercoledì 19/7 Roberto Bolle and Friends
  • Giovedì 20/7 Rigoletto
  • Venerdì 21/7 Aida
  • Giovedì 27/7 La Traviata
  • Venerdì 28/7 Nabucco
  • Domenica 06/8 Placido Domingo in Opera – Arena 100
  • Mercoledì 06/9 Carmen
  • Venerdì 08/9 Aida

Per Massimo Gianolli, presidente de La Collina dei Ciliegi: “È un grande onore abbinare la nostra experience enogastronomica a quella delle opere della stagione lirica di quest’anno. Un binomio vincente che valorizza al contempo, e su scala internazionale, l’eccellenza del patrimonio produttivo del nostro territorio e quello artistico, e che per noi rappresenta la naturale prosecuzione dell’adesione all’iniziativa delle 67 Colonne per l’Arena, a cui sin dall’origine ha aderito Generalfinance in qualità di advisor”.


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Dall’invenzione nel 1872 dei fratelli spanoli Camp all’età d’oro del secolo scorso, sono 151 gli anni di Matusalem, distillato che continua a stupire per qualità e creatività, nate entrambe sotto il cielo di Santiago de Cuba. Ma qual è il suo metodo di produzione? Perchè la sua icona è una rondine? Perchè si chiama Matusalem? Parafrasando Battisti, “lo scoprirete solo leggendo”.

All’inizio del XX secolo Santiago de Cuba in America Latina, ero luogo perfetto per chi, in possesso di idee, know how e capacità d’investimento, avesse il piglio dell’imprenditore lungimirante. I visionari e i coraggiosi infatti, fiutata l’opportunità di questa generosa terra, ne fecero casa e meta per fondare aziende di lungo futuro. Tra i tanti scenari possibili, Santiago de Cuba, offriva anche l’ecosistema perfetto per produrre ottimo Rum, alzare l’asticella della sua qualità e diventare lo spirito raffinato e versatile che conosciamo oggi.


Ma perchè Matusalem?

Nell’anno 1872, i fondatori di Matusalem crearono un marchio con uno scopo preciso: trovare un gusto così indimenticabile che potesse sfuggire alle mode passeggere e al contempo suggerire un’idea di “invecchiamento”; in un’unica espressione, divenire un “Rum senza tempo”.
Fu per questa ragione che Benjamín ed Eduardo Camp, insieme a Evaristo Álvarez, diedero al rum il nome di Matusalemme, ispirandosi ad uno dei patriarchi antidiluviani dell’Antico Testamento, divenuto proverbiale per la sua longevità che, nella narrazione biblica, ammonta a ben 969 anni.

Perchè la sua icona è una rondine?

Subito dopo aver costruito il primo stabilimento di produzione del Matusalem Rum, stormi di rondini lo sorvolarono e addirittura vi nidificarono. I fondatori affascinati dalla presenza di questo spirito libero, simbolo di protezione, vita, speranza e buona compagnia, pensarono bene che fosse il miglior rappresentante del marchio. Per dare legittimità al prodotto, hanno raffigurato la rondine con un cartiglio nel becco che riporta la data di nascita del Matusalem: 1872.

L’epoca d’oro di Santiago di Cuba e la produzione dello “Spirito dell’Isola”

Il fascino dell’isola, la vivace vita notturna, il clima, la natura e l’architettura Art Déco fecero di Cuba la Parigi delle Americhe. Tra gli anni ’30 e ’50, il proibizionismo negli USA ne fece la meta perfetta per gli americani (Ernest Hemingway, ad esempio) la scelsero come dimensione per vivere.

Seguendo una formula da loro ideata e conservata segretamente per la produzione di Rum, nel 1872 i fratelli Camp unirono le loro capacità di distillatori con i principi del sistema Solera, una tecnica originariamente sviluppata in Spagna per creare l’omonimo vino, sherry e brandy, creando un prodotto più morbido e di alta qualità.
Durante quella che è stata definita l’età dell’oro, Matusalem divenne il Rum più popolare e partner perfetto per godersi lo “spirito dell’isola”.

Negli anni ‘50 la famiglia fu costretta a lasciare il paese e si trasferì a Miami. Negli anni ‘90, Claudio Alvarez, quarta generazione della famiglia, ha riacquistato tutte le azioni dell0azienda, seguendo il suo sogno di riavviare il marchio. “Ron Matusalem” è stato poi rilanciato in Repubblica Dominicana, dove le condizioni climatiche e del suolo sono molto simili a quelle di Cuba. Conosciuto come il “cognac dei rum”, Ron Matusalem è prodotto utilizzando l’originale e segreta ricetta, invariata fino alla quinta generazione della famiglia, secondo gli stessi esigenti standard stabiliti dai fondatori del marchio 151 anni fa.

Top di Produzione

La tecnica di invecchiamento Solera, un sistema creato per invecchiare il vino nel sud della Spagna durante l’ultima parte del XVIII secolo, è stata utilizzata per creare il rum Matusalem sin dal suo inizio. Il sistema garantisce una certa omogeneità tra le diverse annate per quello che è anche noto come il “cognac dei rum”, poiché viene ancora prodotto utilizzando la ricetta originale e segreta. Alcune delle espressioni includono:

Matusalem Gran Reserva 15
: noto per le sue note aromatiche legnose, secche e burrose. La sua complessità e morbidezza lo rendono perfetto da gustare liscio e ideale per audaci abbinamenti. Ha un basso contenuto di zucchero; solo 5,7 grammi per litro.


Matusalem Gran Reserva 18: una miscela esclusiva di rum invecchiati in botti di rovere ex-Bourbon americano. Le sue sfumature ramate restituiscono un’esperienza esotica, tra sofisticati aromi legnosi, con cioccolato e frutta secca.
Matusalem Gran Reserva 23: amato per la sua morbidezza è ben bilanciato con sfumature di miele, vaniglia e melassa, con un finale speziato e duraturo. Ha vinto sette premi per la sua innovazione ed eccellenza. Rum invecchiato più adatto a palati sofisticati.


L’industria del rum premium è certamente in crescita, poiché l’innovazione dei prodotti e il marketing mirato hanno aumentato il potenziale degli alcolici. Storicamente servito miscelato, la percezione del distillato si sta evolvendo, e il rum sta pian piano diventando un distillato da sorseggiare o miscelare, tendenza che sta indubbiamente contribuendo alla sua crescita e al suo futuro sempre giovane. Così come è stato ampiamente dimostrato presso l’Hoxton Hotel di Roma in occasione del Bar Show2023 con la partecipazione di Hektor Monroy, Global Head of Experience di Ron Matusalem Global che ha preparato quattro cocktails con l’utilizzo dei 3 principali prodotti premium iconici di Matusalem, ovvero Golondrina, Spicy Daiquiry, Cuba Libre Royal e l’iconico Old Fashion. Ogni cocktail è stato associato ad una degustazione di “fingers” a cura dell’Head Chef Alessandro Stefoni , sviluppata attraverso la Food Pairing Analysis di Ron Matusalem.

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3 serate dedicate alla mixology, 15 guest, 5 station al giorno, 2 signature cocktail per bartender sono staste le coordinate della seconda edizione dell’evento ideato e diretto da Niccolò Amadori con il sostegno di WORLD CLASS DIAGEO al Cocktail bar Alto Rooftop.

Grande successo a Cervia ALTO Cocktail Festival. La località balneare e termale della provincia di Ravenna in Emilia-Romagna, con una storia importante legata alla produzione del sale, per la seconda edizione di ALTO COCKTAIL FESTIVAL – evento ideato e diretto da Niccolò Amadori con il sostegno di WORLD CLASS DIAGEO, che si è tenuto nel Cocktail bar Alto Rooftop da Martedì 20 a Giovedì 22 giugno 2023 – ha cambiato sapore.

Quest’anno aveva aumentato i giorni dell’evento, portando la “kermesse da bere” da 1 a 3 serate e distribuendo su queste alcune delle figure più importanti del mondo della mixology Italiana ed Europea, con la volontà di centrare l’obiettivo 2023, ovvero quello di mettere in risalto la miscelazione contemporanea romagnola di qualità, arricchirla e porla in dialogo con le stimolanti realtà dei numerosi ospiti di fama nazionale e internazionale che sono approdate a Cervia per il Festival.

Sul rooftop di Alto sono state allestite cinque station a serata, dalle 20:00 alle 24:00. Gli ospiti hanno potuto così interagire e confrontarsi con le guest che, felici di condividere le loro conoscenze mostrando il loro talento e la loro creatività, ha preparato due signature drinks a testa. 

I bartender ospiti

20 giugno, Mina Giaconi, del Nick’s and Co di Milano, Santino Calderone, di The Stage sempre di Milano, Enrico Scarzella del Velluto di Bologna, Alessandro Venturi, che a breve aprirà il suo Colibr, e Vincenzo Pagliara del Laboratorio Folkloristico di Pomigliano D’arco (Napoli).

21 giugno: Jimmy Bertazzoli dell’Aguardiente di Marina di Ravenna, Martina Bonci del Gucci Giardino di Firenze, Edoardo Mastroianni del Léve di Torino, Mattia Cilia di Cantieri Sultano di Ragusa Ibla, Samantha Migani di Hawaiiki di di Bellaria-Igea Marina (Rimini).

22 giugno: Luca Marcelin del Drinc e Drinc Different di Milano, Giovanni Badolato del Metropolita di Roma, Adrian Niño di Le 1802 di Parigi, Chiara Marchica del Connaught Bar di Londra e ancora Vincenzo Pagliara del Laboratorio Folkloristico.

Grande interesse per il momento di Jimmy Bertazzoli, owner di Aguardiente –  Cocktails & Punches – True Spirits di Marina di Ravenna –  per la masterclass del 21 giugno. Appassionato dei distillati da canna da zucchero e delle culture tradizionali caraibiche, si è dedicato alla scoperta e alla valorizzazione di queste preziose tradizioni. La sua costante vicinanza ai produttori durante le decine di viaggi ha alimentato la sua passione per le materie prime, il terroir e l’artigianalità.

Appare evidente il fermento degli ultimi anni nel mondo del “bar”. Tutte le nuove aperture danno ampio spazio al pairing con il piatto anche in chi è fine dining. Percorso già iniziato da circa 10 anni. Anche tutti gli hotel stanno strizzando l’occhio al mondo del bar come nuova risorsa e nn più come complemento di servizio.

Tra i migliori momenti dell’evento appena chiusto, l’interazione totale fra gli staff, la complicità fra le persone e gli ospiti, con importanti momenti di scambio di idee per progetti futuri.

Molto interessanti, a tal proposito, le visioni di alcuni bartender che
nei tre giorni hanno condiviso alcuni aspetti gestionali del loro lavoro e scambi di opinioni da approfondire

Claudio Amadori, patron di Alto

In abbinamento ai drink, la cucina di Alto Rooftop sono stati proposti piatti semplici ed essenziali, incentrati sull’individuazione di ingredienti ricercati e di qualità.

Tutte le informazioni su ALTO Cocktail Festival sono state comunicate sul canale social di Instagram della manifestazione: @ALTO Cocktail Festival.

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Assegnati ieri sera a Valencia i World’s 50 Best Restaurant. Conquista un importante doppio podio il Central di Lima e conferma la nuova forza del Sud America. Miglior italiano, Lido 84 di Riccardo Camanini al 7° posto. Massimo Bottura, cerimoniere d’eccezione. William Drew, parla di futuro della ristorazione, ricerca e profonda tradizione enogastronomica.

Ieri sera a Valencia, la 21esima classifica gastronomica mondiale ha decretato il Central, già ristorante di punta della capitale (e città più grande) degli chef Virgilio Martínez  (lo avevamo intervistato QUI) e Pía León, affiatata coppia nella vita e nel lavoro, come il N°1 dei The World’s 50 Best Restaurant.

Conquistando anche il podio del The Best Restaurant in South America 2023, Central Restaurante è una “doppia ode a quattro mani” al Perù, che conferma sempre più la centralità del Sud America con un menu che rende omaggio alla ricerca, recupero e valorizzazione della biodiversità unica degli ingredienti del Paese (sotto la guida di Mater Iniciativa, divisione impegnata nella ricerca) insieme alle sue tradizioni narranti, unitamente alla sempre più necessaria sostenibilità. Prendendo il posto del Geranium di Copenhagen – incluso quest’anno nella hall of fame dei ristoranti Best of the Best – il Central è seguito da Disfrutar (2) a Barcellona e Diverxo (3) a Madrid.

Il Sud America vanta complessivamente nove ristoranti, tra cui due new entry: Kjolle (28) a Lima e El Chato (33) a Bogotà. Segue l’Asia con sette ristoranti in classifica, tra cui Odette a Singapore, nominato The Best Restaurant in Asia (14), insieme alle new entry Le Du (15) e Gaggan Anand (17) a Bangkok e Sézanne a Tokyo (37). Due ristoranti a Dubai entrano in classifica per la prima volta: Trèsind Studio (11), nominato The Best Restaurant in Middle East & Africa, e Orfali Bros Bistro (46).

E l’Italia? Lo scorso anno l’Italia aveva portato a casa un ottimo bottino con sei ristoranti entrati nella Top 50 Best: il Lido 84, ristorante di Gardone Riviera (Brescia) di Riccardo Camanini; Le Calandre di Rubano (Padova) dei fratelli Alajmo, Uliassi di Senigallia, il ristorante Reale di Castel di Sangro (L’Aquila) regno di Niko Romito (già arrivato a Valencia), Piazza Duomo di Alba (Cuneo) guidato dal talentuoso chef Enrico Crippa, e l’altoatesino Norbert Niederkofler col St. Hubertus dell’Hotel Rosa Alpina, ora chiuso per ristrutturazione.

Quest’anno è Riccardo Camanini a issare la bandiera italiana sulla settima posizione per l’Italia, mentre Niko Romito scende dalla quindicesima alla sedicesima, seguito da Mauro Uliassi (34), Max Alajmo (41) e Enrico Crippa (42).

Al Central siamo consapevoli della necessità di connetterci e umilmente accettiamo la grande sfida di conoscere e ri-conoscere questo bellissimo Paese ricco di input unici, paesaggi, cultura e tradizioni, storie da raccontare.

Il nostro team collaborativo lavora duramente per generare collegamenti e cercare di rendere visibili elementi che, nella vita di tutti i giorni, non possono essere visti da tutti. La missione che abbiamo intrapreso, il nostro principio, non ha meta né fine, ma si concentra su un costante movimento, osservazione e rispetto della temporalità e stagionalità che la terra ci impone.

Virgilio Martínez e Pía León

Il Sud America vanta complessivamente nove ristoranti, tra cui due new entry: Kjolle (28) a Lima e El Chato (33) a Bogotà. Segue l’Asia con sette ristoranti in classifica, tra cui Odette a Singapore, nominato The Best Restaurant in Asia (No.14), insieme alle new entry Le Du (No.15) e Gaggan Anand (No.17) a Bangkok e Sézanne a Tokyo (No.37). Due ristoranti a Dubai entrano in classifica per la prima volta: Trèsind Studio (No.11), nominato The Best Restaurant in Middle East & Africa, e Orfali Bros Bistro (No.46).

William Drew, Direttore dei contenuti della 50 Best Restaurant’s, sottolinea come “il mediterraneo” sia il vero protagonista – un unicum che vive in simbiosi e si muove assieme al team di una cucina – e di come la classifica dei 100 ristoranti migliori del mondo, premi speciali inclusi, disegnino con chiarezza un futuro e un’idea di ristorazione molto precisa. Un futuro in cui la sostenibilità, la ricerca e soprattutto un’idea profonda di tradizione enogastronomica giocano un ruolo decisamente sempre più “Central“.

PREMI SPECIALI 2023

Sul palco della ventunesima edizione è certa la presenza della chef messicana Elena Reygadas designata da questa giuria internazionale, già lo scorso aprile, quale “miglior chef donna dell’anno”.

  • Pía Salazar di Nuema, Quito, riceve il The World’s Best Pastry Chef Award, sponsorizzato da Sosa;
  • Il Beronia World’s Best Sommelier Award viene attribuito a Miguel Ángel Millán di Diverxo, Madrid;
  • Fyn a Città del Capo vince il Flor de Caña Sustainable Restaurant Award;
  • Table by Bruno Verjus (10) a Parigi porta a casa il Highest New Entry Award, sponsorizzato da Aspire Lifestyles;
  • Atomix (8) viene premiato col Villa Massa Highest Climber Award, essendo il ristorante di New York salito di 25 posti dal 2022;
  • Alchemist (5) a Copenaghen vince il Gin Mare Art of Hospitality Award;
  • L’Estrella Damm Chefs’ Choice Award va a Julien Royer di Odette a Singapore.


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l’Empanada è il fagottino di pasta ripieno, cotto al forno o fritto, famoso in tutto il Sud America, immancabile nei giorni di festa e super popolare street food. Ogni regione ha le sue specialità e caratteristiche farciture e speziature. Quelle di Carolina si chiamano “Emapanadas Criollas”, sono ricche di sapore e con un tocco di grinta e cumino, tipiche del centro dell’Argentina.

A Refrontolo in provincia di Treviso, c’è un ristorante che propone cucina argentina di alta qualità. Si chiama Trattoria Argentina e offre ai suoi ospiti le migliori selezioni di carni argentine e Kobe giapponese allevato in Argentina cotte alla parrilla (griglia) secondo i dettami dell’ASADO, nonchè doverosamente anticipate dalle “Empanadas” di Carolina, rigorosamente fatte in casa con la manualità, sapienza, calore e sapore di un tempo.

L’ obiettivo di Carolina RecaldeFernando Kelm, coppia nella vita e nel lavoro, e che con figli e coraggio hanno deciso di ricreare un angolo argentino tra le colline del Prosecco, è quello di trasmettere, attraverso il cibi tradizionali, esaltazione dei sapori e qualità nelle materie prime, la cultura di una terra che ha molti tratti in comune con l’Italia.

l’Empanadas è un fagottino presente in tutto il Sud America, ma ogni regione ha le sue specialità. Queste si chiamano Emapans Criollas, tipiche del centro dell’Argentina, caratterizzate dalla presenza di olive, uova sode e spezie, nelle quali predomina leggermente il cumino e la sua grinta.

EMPANADAS CRIOLLAS Argentina

Macinato manzo 250 gr
1 Cipolla
1 Cipollotto
2 Uova sode
6 Olive verdi grandi e deocciolate
Sale e pepe
Paprika dolce
Cumino

PREPARAZIONE

Impasto: Farina 00 / 210gr circa, 50 gr di burro; 70ml di acqua tiedipa, sale, un pizzico. Impastare tutti gli ingredienti e lasciare riposare per almeno 2 ore in frigorifero.


Ripieno: Tritare finemente la cipolla e cipollotto; soffriggere in olio evo, quando è trasparente aggiungere il macinato; quando la carne e cotta aggiungere sale, pepe, paprika e cumino, lasciare raffreddare. Per ultimo aggiungere le olive e le uova sode. Lasciare compattare.

Preriscaldate il forno a 200 gradi. Stendete la pasta su un piano infarinato in modo da formare un cerchio di 3 mm. di spessore. Con una forma del diametro di 12 cm tagliate dei cerchi e adagiate nel centro di ciascuno un cucchiaio del ripieno di carne, lasciando libero tutt’intorno un bordo di pasta di circa 1,5 cm.
Bagnate con un po’ d’acqua i bordi della pasta e uniteli in modo da formare una mezzaluna.
Se avete manualità procedete con la chiusura tradizionale a cordoncino riportata in foto, altrimenti con la forchetta schiacciate i bordi, in modo che siano perfettamente sigillati. Adagiate le empanadas su una teglia e fate cuocere in forno per 10-15 minuti. Si possono anche friggere.

La loro forma a mezzaluna racchiude una farcitura molto saporita e, come dicevamo, spesso arricchita da ingredienti ì, spezie e aromi il cui sapore varia da zona a zona delle Pampas. Oltre alla carne, le gustose varianti del ripieno possono annoverare pollo, formaggio, tonno, gamberetti, uova, uva passa e nulla vi vieta di aggiungere un tocco personale e farcire i fagottini di pasta come più vi piace, a seconda dei vostri gusti e di quelli degli ospiti. Se volete assaggiare quelle di Carolina, dovete recarvi da Trattoria Argentina!

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L’Argentina, abbondante in ricchezze paesaggistiche e culturali, è conosciuta per la musica, per il tango, per le deliziosa cucina e per la carni, cotte con tradizionale/rituale metodo dell’ASADO, arte indiscussa del gaucho. Ma chi è il gaucho? Come si preapara l’Asado? Quali tagli scegliere? Come si serve e come si accompagna questo indiscusso “piacere della carne”?

Non è solo questione di carne e griglia: è costume, tradizione, passione. È un’usanza che prevede il raduno, l’incontro, le famiglie, gli amici, la condivisione del momento, il rito dell’accensione del fuoco, di sapienti marinature e le roventi griglie, le insalate e salse d’accompagno, l’attesa e il piacere: è l’ASADO ARGENTINO. Un’ usanza antica, che non ha bisogno di tecnologia nè di progresso, ma di legna, fuoco, griglia e carne: la cottura ancestrale che non ha bisogno di altro, se non di essere condivisa.

Nel 1834 Charles Darwin, di passaggio nelle pampas, scrive: “…con i capelli lunghi fino alle spalle, la faccia nera per il vento, il cappello di feltro, chiripà e stivali ricavati dai quarti posteriori delle giumente, un grande facòn sulla schiena sostenuto da un cinturone, mangiavano carne asada come dieta principale, a volte accompagnata da un po’ di mate o qualche sigaro…”

Originariamente nomade, il gaucho era un custode delle mandrie nelle sconfinate pianure argentine, le pampas, e dei territori che giungevano fino ai confini orientali dell’Argentina e allo stato del Rìo Grande del Sur, in Brasile. La cultura, le leggende, la storia hanno contribuito a definire la sua figura, rispettata e stimata come simbolo nazionale.

Abili a cavallo ed ottimi allevatori di bestiame, si caratterizzavano per destrezza fisica, superbia, carattere riservato e malinconico: l’uomo delle pampas, luogo scenario di vite leggendarie e reali.

I compiti principali erano guidare le transumanze ai pascoli o ai siti di mercato, marcare a fuoco il bestiame, la doma dei puledri, una delle attività più apprezzate tutt’oggi. L’alimentazione del gaucho consisteva principalmente in carne, per lo più bovina, ma anche caprina e ovina o di qualunque altro genere, ma mai e per nessun motivo quella equina. Questo perchè il cavallo è il suo bene più prezioso: senza, si smette di essere gaucho.

ASADO ARGENTINO

C’è chi erroneamente pensa che l’asado sia un taglio di carne, in verità con il termine ASADO si dentifica di un PARTICOLARE METODO DI COTTURA alla brace. Questo perchè spesso si fa confusione con l’ “asado de Tira” ovvero il costato del manzo che significa appunto: “striscia di costola”. Ma il significato della parola asado è infatti, letteralmente, arrostito o cotto alla brace.

Prima dell’approdo dei colonizzatori spagnoli la dieta degli indios era piuttosto scarna e primitiva. Furono i conquistadores, secoli fa, a trasmettere ai popoli del Sud America la passione per questo modo di cucinare la carne, unica abbondante risorsa e per questo acquisirono una grande esperienza nella sua preparazione.

Il compito di badare al fuoco e alla cottura della carne era e rimane affidato a una sola persona, l’ asador: un incarico considerato di grande importanza e per questo svolto con diligenza, perizia e pazienza. La tradizione vuole inoltre che sia l’asador l’unico incaricato di servire le carne, dalla griglia alla tavola, rigorosamente ed esclusivamente con l’uso del coltello.

Carni e Tagli

È fondamentale scegliere la carne in base al gusto dei commensali e al tempo che avrete a disposizione. Esistono tagli più succosi, più asciutti, più magri e grassi, che richiedono tempi di cottura diversi. La carne di manzo è sicuramente il cuore dell’asado argentino. I tagli più utilizzati sono:

  •  Il vacio (parte del sottopancia), con molto grasso e offerta nei ristoranti più economici e popolari (corrisponde alla flank steak americana o alla nostra bavetta);
  •  Il matambre (muscoli addominali);
  •  Il bife de costillas, ovvero la costata con l’osso;
  •  Il bife de lomo (il filetto), alto da 3 a 4 cm, è il taglio più tenero del manzo;
  •  Il bife de chorizo un taglio alto almeno 4 cm, lungo circa 20 cm e largo da 10 cm a 12 cm. Corrisponde all’entrecote, all’inglese strip loin, al nostro controfiletto. E’ un taglio poco grasso, molto amato dagli argentini perchè gustoso e discretamente tenero, corrisponde alla parte più grande dell’americana T-bone (T-bone che al contrario è praticamente assente nei ristoranti argentini);
  • Le achuras (le interiora, ovvero trippe, rognoni e animelle).

Anche il maiale ha un ruolo importante in questa preparazione:

  •  I chorizos: le classiche salsicce.
  •  Le costillas: le costine.
  •  Le morcillas: le salsicce ripiene di sangue.

I metodi di cottura

L’asado può essere preparato usando principalmente due metodi: il metodo dei gauchos, che consiste nel fissare un vitello o un agnello a una croce di metallo (a la cruz) o al palo, e nell’esporla al calore del fuoco, oppure utilizzando la parrilla, ovvero la classica griglia. In qualunque caso una cottura molto lenta, ben gestita e non aggressiva, garantirà comunque morbidezza e sapore alle carni.

Il metodo di cottura ‘a la cruz’ prende il nome dalla tipica forma a croce del supporto su cui l’animale è agganciato. In genere questo non viene scuoiato (‘asado con cuero’): la pelle, rivolta dalla parte opposta rispetto alla fiamma, fa sì che la carne non perda troppi liquidi.

Il metodo di cottura ‘al palo’ non è molto diverso, se non per la differente forma del supporto utilizzato per la carne. Seppur impiegato anche in Argentina, è maggiormente diffuso nell’area della Patagonia cilena per la preparazione dell’agnello (‘cordero al palo’) e del maiale. Prevede che l’intero animale sia esposto al calore della brace. Il ‘palo’ in genere è sistemato in posizione obliqua, meno spesso in orizzontale.

Il metodo ‘a la parilla’, invece, è per forza di cose, quello che meglio si adatta alle case private degli argentini. La preparazione prevede che la carne sia cotta su braci incandescenti. Viene utilizzata a tale scopo una griglia metallica.

Marinatura

Una buona marinatura è indispensabile per rendere la carne del manzo morbida e saporita, proprio come facevano i gauchos delle pampas. I tempi di cottura per ammorbidire i tagli e distruggere le possibili tossine erano davvero lunghi. Non era previsto l’uso del sale o di altre spezie perché a quei tempi costavano tantissimo.

Dalle cene solitarie nella pampa, oggi lo scenario è quello della festa e della condivisone, e parte integrante dell’asado argentino è diventato proprio il condimento, che ha un nome originale e accattivante, il ‘chimichurri’: 110 ml di olio di oliva; 3 spicchi di aglio tritati, 50 gr di prezzemolo/coriandolo tritato, 10 ml di aceto bianco, 10 gr di Origano, 40 gr di cipolla, pepe nero, peperoncino, paprika, cumino, sale e, a volte, succo di limone.

Cotture

La gradazione di cottura della carne può essere “muy jugoso”, cioè al sangue, o “jugoso” media cottura, o “a punto”, più che media cottura, o “pasado de punto”, ben cotto, o ancora “ben cocido”, molto ben cotto.



Accompagnamento

Anticipate spesso dalle Empanadas (QUI la ricetta), c’è chi dice che l’ASADO non si accompagna. La carne si mangia da sola. Anche senza piatti. Solo con forchetta e coltello, sulla tavola. Altri lo mangiano solo con il pane. Mentre la stragrande maggioranza lo fa con insalate o verdure arrostite come contorno. Le più tipiche sono l’insalata mista di cipolla, pomodoro e lattuga, o la salsa di pomodoro schiacciata. Esistono però delle verdure che acquistano un sapore squisito se vengono cotte alla griglia, insieme alla carne. Questi sono cipolle, peperoni, patate, zucca, mais, tra gli altri. Esiste anche una ‘ensalada de papas’, a base di patate, cipolla e maionese. Anche la ‘provoleta’, ovvero fette tonde di provolone alte un paio di centimetri, che vengono cotte sempre rigorosamente sulla griglia.Infine, pane e vino rosso non devono mai mancare.

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Dal 16 al 25 giugno, Napoli Pizza Village prenderà posto negli spazi esterni della Mostra d’Oltremare. Un cambio di location importante per uno degli eventi più attesi nella città partenopea che per anni si è svolto con successo sul Lungomare Caracciolo. Per l’edizione 2023 pizzaioli di tutto il mondo e pizzerie en plein air, grande musica e le serate mondano-culturali di Pizza Tales, Pizza class amatoriali e professionali, animazione e laboratori, workshop, conferenze, seminari: Tutto per sua maestà la Pizza. 

Eletto Best Food Festival in the World, con oltre 1 milione di presenze ogni anno, Napoli Pizza Village è un Format che fa Cultura e che da oltre 10 anni celebra la Pizza e Napoli attraverso banchi e palchi strordinari. Come quelli pensati per l’edizione 2023 da Pizza Tales alla Mostra d’Oltremare. Si perchè sarà un villaggio strodinario quello allestito per l’edizione 2023, nel quale si mescoleranno armonicamente gusto, profumi, luci e musica per un evento che è ormai riferimento per professionisti e grande pubblico, realtà della filiera ristorativa e grandi aziende.

Così, in una Napoli ancora festante per i successi calcistici e mai come oggi traboccante di turisti, si rinnova, dal 16 al 25 giugno, l’appuntamento con il Pizza Village che, per l’edizione 2023, si sposta dal lungomare Caracciolo allo splendido parco della Mostra d’Oltremare.

Remo Minopoli e Maria Caputo, presidente e consigliera delegata della Mostra d’Oltremare di Napoli, hanno dichiarato: “La Mostra d’Oltremare di Napoli è al servizio della città e accoglie con disponibilità il Pizza Village 2023 confermando la centralità strategica della Mostra, che è uno spazio poliedrico al servizio della città.

È parte integrante del patrimonio di Napoli, con
cui condivide l’ecletticità, la versatilità, la straordinaria combinazione di tradizione, cultura, natura. La storia
della Mostra, il suo rinnovato progetto, esaltano, in un luogo solo, tutte le potenzialità economiche, turistiche e
commerciali di Napoli, in questo straordinario momento di rilancio
.”

34 le Pizzerie “en plen air” negli spazi esterni della Mostra d’Oltremare, che esalta la mission del Pizza Village – confortata nel tempo dai dati di affluenza (nel 2022 1 milione e 250mila visitatori) – di promozione globale della città di Napoli e della regione Campania. 34 espressioni di Pizza per il Napoli Pizza Village 2023, vedranno all’opera vere e proprie istituzioni della materia alveolata fatte insegna di tradizione e di contemporaneità, come Gino Sorbillo e Zia Esterina, Antica Pizzeria Da Michele, Pellone, Errico Porzio, Vincenzo Capuano, e molti altri.

TERRAZZA PIZZA TALES 2023

“L’evento esprime anche una forte connotazione culturale”, sottolineano gli organizzatori, così accanto a Pizza Village torna anche “Terrazza Pizza Tales”, la rassegna di incontri, dibattiti ed eventi culturali organizzati da Malvarosa Agency che ha saputo arricchire l’evento fino a trasformare le serate in programma in appuntamenti mondani quanto intellettuali, per un vibrante incontro e confronto tra artisti, sportivi, docenti universitari, amministratori locali, professionisti del settore di viaggio, ospitalità e ristorazione.

Quest’anno Terrazza Pizza Tales si fonderà come mai prima con suoni, colori e umori della città. Una città dove i festeggiamenti per Napoli Campione d’Italia rappresentano sono uno dei record. Perchè l’immensa Napoli vanta oggi cifre straordinarie che la vedono meta di un turismo che non accenna ad arrestare la sua crescita; è set a cielo aperto di serie tv e opere cinematografiche ormai per dodici mesi all’anno; è polo culturale di livello europeo, con i nuovi spazi espositivi del Mann e la pinacoteca del Museo di Capodimonte, seconda soltanto agli Uffizi.

Poi la gastronomia e l’alta ristorazione, con ben 29 ristoranti stellati Michelin che la rendono la provincia partenopea la più insignita d’Italia. E grande il fermento tra gli chef e pizzaioli che già sono riusciti a guadagnarsi le segnalazioni delle principali guide sia nazionali che internazionali.

“Pizza Village sempre più attrattore turistico per la città”

Il Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi

E si, perchè non si può parlare di Napoli senza menzionare Sua Maestà la pizza, simbolo di tradizione, Patrimonio dell’Unesco e indiscussa protagonista della kermesse alla quale dà il nome. A questi temi, e a molti altri ancora, saranno dedicati gli appuntamenti di Terrazza Pizza Tales. Ogni sera un evento, ogni sera un focus su Napoli, ma sempre con taglio e argomenti diversi.

Stimolati dalle domande di un professionista dell’informazione o della comunicazione che farà da moderatore, i vari ospiti – giornalisti, stakeholder e addetti ai lavori – interagiranno con il pubblico, che avrà sempre un ruolo fondamentale nello svolgimento e nella vivacità del dibattito.

LE NOVITà dell’Edizione 2023 di PIZZA TALES

Molte le novità del Pizza Tales 2023, a partire dalla collaborazione con il Club Amici del Toscano®, che promette ogni sera degustazioni entusiasmanti grazie agli abbinamenti dei sigari con cioccolato e cocktail. Immancabile anche la presenza del vino che affiancherà gli assaggi di pizza. Inoltre, in Terrazza Pizza Tales sarà possibile degustare anche la selezione di salumi firmati Focea, azienda del settore che fa della qualità della materia prima il suo punto di forza. E per finire in bellezza, un tocco di dolcezza con i prodotti offerti dalla pasticceria Pintauro. Alla fine di ogni serata un omaggio per i nostri ospiti, i corni portafortuna tipici della tradizione napoletana realizzati a mano dall’artigiana Alessia Capuano di “Arte Capuano dal 1840″.

“Oggi Napoli sta vivendo un momento di grandissimo splendore e abbiamo sempre pensato che il Pizza Village potesse nel suo piccolo essere un contributo all’attrazione e all’immagine positiva della città. Ecco perché il Pizza Village non è solo un evento gastronomico, ma una manifestazione che funge da attrattore turistico, un grande happening supportato da importanti partner, come Mulino Caputo e RTL 102.5, che celebra la pizza e i maestri pizzaioli, ma anche una forte connotazione culturale”.

Gli organizzatori Claudio Sebillo e Alessandro Marinacci -.

Napoli Pizza Village e il Campionato mondiale del Pizzaiolo

Riflettori puntati sulla categoria Pizza Contemporanea alla sua terza edizione. La collocazione del Pizza Village Napoli 2023 regala al campo da gara lo spazio al coperto del Padiglione 1 con il chiostro centrale all’aperto. La soluzione ideale per ospitare i forni e le giurie nonché gli spalti del pubblico. Oltre alla Pizza Contemporanea, le specialità in gara sono Pizza Napoletana S.T.G., Pizza Classica, Pizza di Stagione, Pizza in Teglia, Pizza in Pala-Pinza, Pizza senza glutine, Pizza Fritta, Pizza Acrobatica (larga, veloce, freestyle) e Juniores. Napoli così ritorna capitale mondiale della pizza. E sempre il Mulino Caputo, sponsor dell’evento, curerà gli spazi dedicati ai bambini e alle masterclass per gli appassionati che saranno accolti all’interno di Casa Caputo.

Importante anche la conferma dei partner strategici dell’evento, come ha spiegato Alessandro Marinacci: «Le nuove intese – continua il Ceo di Oramata – sono infatti fondamentali anche per la progettualità condivisa con i partner del Pizza Village, come il Campionato mondiale del Pizzaiolo Trofeo Caputo o l’intrattenimento musicale realizzato in collaborazione con RTL 102.5. Ora dobbiamo lavorare, in tempi strettissimi, per confermare la qualità di un evento che, per indotto e volano, genera economia e visibilità internazionale».

NAPOLI PIZZA VILLAGE 2023 – PALCHI E SPETTACOLI

Attori principali del villaggio restano i pizzaioli e le pizzerie, ma anche i contenuti dell’intrattenimento e
spettacolo della kermesse. Gigi D’Alessio, Angelina Mango (vincitrice del talent Amici 2023), Wax, The Kolors,
Mr. Rain & Sangiovanni, Sophie and the Giants, Claude, LDA & Aka 7even, Boro Boro, Aiello, Gabbani e Leo
Gassmann, sono solo i primi nominativi dei cantanti, rivelati dall’editore di RTL 102.5 Lorenzo Suraci, partner
della manifestazione.

COME PARTECIPARE

NAPOLI PIZZA VILLAGE: 2 i ticket di ingresso alla zona pizzerie con Ticket Menu e Ticket Consumazione, acquistabili QUI.

L’ingresso ai concerti costa 15 € e si potrà avere il menu completo con una pizza base o speciale, acqua o bibita, dolce a scelta tra graffa di Pasqualino Bakery o Fiocco di Neve di Poppella, caffè.

PIZZA TALES: 10 incontri d’autore super ricchi che vi permetteranno di scoprire Napoli in tutte le sue sfumature di azzurro! Riserva il tuo posto (che comprende la degustazione di vino e pizza) inviando una mail a pizzatales2023@gmail.com inserendo nome, numero di persone e la serata alla quale si desidera assistere. Questo vi permette di entrare al Pizza Tales e al Pizza Village con il pass dedicato! * 𝗶𝗹 𝗽𝗮𝘀𝘀 𝗲̀ 𝗻𝗼𝗺𝗶𝗻𝗮𝘁𝗶𝘃𝗼 𝗲 𝘃𝗮𝗹𝗶𝗱𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝘀𝗲𝗿𝗮 𝘀𝗽𝗲𝗰𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘁𝗮, 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝘂𝗻 𝘀𝗼𝘀𝘁𝗶𝘁𝘂𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝘁𝗶𝗰𝗸𝗲𝘁 𝗺𝗲𝗻𝘂 𝗼 𝗰𝗼𝗻𝘀𝘂𝗺𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 *


L’evento si svolge con il supporto del Title Sponsor Mulino Caputo; del Main Sponsor Coca-Cola; dei Top
Sponsor: Leffe e Latteria Sorrentina; degli Official Sponsor: Algida, Ciao il Pomodoro di Napoli e Caffè Kenon;
Official Media Partner: RTL 102.5. Official car: Dacia; Technical Partner: Aera e Forni Marigliano; Partner:
Malvarosa; L’evento è inoltre patrocinato da Ministero della Cultura, Ministero del Turismo, Regione Campania,
Agenzia Regionale Campania Turismo, Città Metropolitana di Napoli, Comune di Napoli, ASL Regione Campania
1 Centro.

Immagine di copertina – F.lli Capuano 1840 – al link

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Prima tappa Mercoledì 15 Giugno 2023 nel centro storico di Ascoli Piceno. Protagonisti saranno lo Chef Daniele Citeroni Maurizi e la sua cucina di Marche con un menù unico e inedito per una tavolata di soli 10 ospiti nella sala più inaspettata del Palazzo Guiderocchi.

Da oltre vent’anni Daniele Citeroni Maurizi di Osteria Ophis racconta con la sua cucina tutto il territorio marchigiano a ospiti, turisti e foodlovers d’Italia. Per la prima volta in assoluto però, con una serie di eventi itineranti, tutto si inverte: sarà la cucina dello chef a viaggiare per la regione. L’evento itinerante si chiama “Cortometraggi: storia di un cuciniere senza schemi e senza confini”, il pop up estivo di Osteria Ophis.

Prima tappa, Palazzo Guiderocchi nel centro di Ascoli Piceno, uno degli edifici storici più suggestivi e antichi della città, Mercoledì 15 Giugno 2023 alle 20.30. Una serata dedicata a solo 10 ospiti che vedrà protagonista un menù unico e irripetibile.

“Abbiamo costruito questa serie di serate pensando all’esperienza del cinema, solo che in questo caso non si conoscerà lo spettacolo fino a poco prima della cena. Non vogliamo svelare l’esatta posizione del tavolo dei nostri ospiti, solo dire che sarà una serata davvero irripetibile”.

E proprio perchè sarà una sorpresa, Citeroni Maurizi costruirà per l’occasione un menù di 6 portate completamente inedite: non mancherà la forte matrice territoriale dello chef, che per la prima volta però introdurrà nei suoi piatti la materia prima ittica con “Viaggio al Mare, da Ascoli al mare e ritorno”. Un’incursione inaspettata, che renderà questa cena ancor più irreplicabile.

Quello del 15 Giugno saràsolo il primo di una serie di eventi dedicati alla stagione estiva e ideati interamente da Chef Citeroni Maurizi. La cucina di Osteria Ophis viaggerà tra palazzi, monumenti e i luoghi più insoliti della regione con l’intento di raccontare attraverso i prodotti, i sapori, le ricette tradizionali, tutte le Marche… a tutte le Marche.

Prezzo 80 euro

Per prenotare chiamare o scrivere al +39 328 307 1254

Palazzo Guiderocchi Via Cesare Battisti, 3, 63100 Ascoli Piceno AP

Photocredits Immagini / Diritti Riservati ideedimarca

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Con vista sul Mausoleo di Augusto, Il Ristorante – Niko Romito del Bulgari Hotel Roma porterà in tavola un menu di iconica cucina italiana contemporanea, creato in esclusiva dallo chef per i Bulgari Hotels & Resorts, animato dalla filosofia di ricerca che unisce e permea tutti i suoi progetti.

Dalla sua posizione panoramica, Il Bulgari Hotel Roma ospiterà cinque offerte gastronomiche diverse, tutte a cura dello chef di fama mondiale Niko Romito, tre stelle Michelin per il suo ristorante Reale – Casadonna in Abruzzo, generatore di progetti da mangiare uniti dalla stessa filosofia di ricerca e studio della materia, nonchè alla ferma guida di un progetto di esperienze culinarie per i Bulgari Hotels & Resorts dal 2017.

Per la panoramica e possente bellezza capitolina, preceduta da un’atmosfera accogliente e raffinata al contempo tra pareti in legno di mogano e opere d’arte Bulgari, il Ristorante – Niko Romito ha sviluppato un menu sul concetto di cucina italiana contemporanea. Le ricette più iconiche della tradizione italiana sono state reinventate per enfatizzarne la natura essenziale, purezza e leggerezza, per poi essere affidate alle mani sapienti e al talento di Emilio Di Cristo, già sous Chef del Bulgari Resort Dubai. Nell’attesa di scendere nel dettaglio della sua cucina riportiamo una dichiarazione a caldo dello Chef.

Ci siamo, apre il nuovo Bulgari Hotel Roma in Piazza Augusto Imperatore. Un progetto grandioso, di cui sono emozionato e orgoglioso di far parte. Questo è il settimo Il Ristorante – Niko Romito nel mondo: insieme a Bulgari stiamo percorrendo un cammino appassionante per definire una nuova cucina italiana, radicata nella tradizione ma estremamente contemporanea.

Da ogni città, ho imparato molto, in uno scambio continuo, un’evoluzione costante. Sono impaziente di vedere quale sarà la risposta di Roma, a cui sono particolarmente legato. È una grande emozione anche vedere il team che cresce insieme a me, che crede nel progetto e condivide questa visione di cucina.

Niko Romito

LO CHEF NIKO ROMITO

La rivoluzionaria idea di cucina alla base de Il Ristorante – Niko Romito di Dubai, Pechino, Shanghai, Milano e Parigi porta la firma dello Chef Niko Romito, che ha prestato il suo talento e la sua arte all’universo di Bulgari Hotels & Resorts. Originario dell’Abruzzo, regione nel cuore della nostra Penisola, ha saputo coniugare la fedeltà alle sue radici con la volontà di reinterpretare i sapori italiani, riscrivendo la tradizione in una sintesi di semplicità e audacia. Già prima di collaborare con Bulgari Hotels & Resorts, il suo ristorante Reale ha ottenuto 3 stelle Michelin per i suoi piatti straordinari. Lo Chef Niko, noto per la sua meticolosità unita alla perfetta padronanza della cultura gastronomica italiana, ha sviluppato questo concept ambizioso appositamente per Bulgari Hotels & Resorts, così da dare vita a un nuovo “codice” della cucina italiana che punta sugli ingredienti e sulle caratteristiche essenziali alla base della cultura, dell’eleganza e della vivacità del Made in Italy. Lo Chef ha ideato personalmente i menù e formato uno ad uno tutti gli Chef alla guida delle location Il Ristorante – Niko Romito presenti nel mondo. Ancora oggi supervisiona le cucine dei vari ristoranti, garantendone l’impeccabilità e facendo dono dei suoi consigli e della sua preziosa consulenza.


   

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I dieci giorni romani saranno l’occasione per promuovere e valorizzare la cultura eno-gastronomica italiana. Al Parco di Tor di Quinto, Vinòforum e La Molisana firmano un calendario esclusivo di cene con grandi insegne stellate di Roma e d’ Italia.

Si parte stasera, venerdì 9 giugno, con lo chef Nikita Sergee di Arcade* – Porto San Giorgio, seguiranno ogni sera e fino al 18 giugno Fabio Verrelli D’Amico di Materiaprima* – Pontina, Fabio Ciervo delle Terrazze dell’Eden* – Roma, Francesco Apreda di Idylio* – Roma, Lorenzo Cuomo di Re Mauri* – Roma, Valerio Dallamano di Wisteria* – Venezia, Davide Puleio di Pulejo Ristorante* – Roma, Giuseppe Postorino de L’Alchimia* – Milano, Sandro Serva de La Trota* – Rivodutri e Pietro Penna di Casamatta* – Manduria.

“Con entusiasmo partecipiamo all’evento romano consapevoli che si tratta di un appuntamento importante. Sarà per noi la decima edizione che celebreremo con una novità assoluta: oltre 100 metri quadrati di zona Night Dinner e dieci chef stellati che ogni sera si alterneranno ai fornelli per deliziare e soddisfare i palati dei nostri ospiti, stakeolder, giornalisti, appassionati del buon cibo”.

Rossella Ferro, direttore marketing de La Molisana

30 i posti a tavola pronti ad accogliere chi non perde l’occasione per vivere nuove esperienze di gusto. Ogni cena sarà composta da  tre portate ognuna delle quali sarà accompagnata dalla mixology di Massimo D’Addezio (Chorus Cafè) e Pallini e dalle bollicine italiane Prosecco Doc (dal 14 al 18 giugno).

Il Consorzio Tutela del Prosecco Doc, proprio in questa edizione, lancerà a Vinòforum un progetto nuovo dedicato ai sommelier stellati italiani: Road to Rome 2023. In 10 giorni infatti l’Italian Genio Hospitality accoglierà 10 sommelier provenienti da altrettanti ristoranti stellati italiani che verranno invitati a trascorrere una serata all’insegna del business e delle pubbliche relazioni, come ambasciatori del vero Gusto Italiano.

“Abbiamo deciso di aderire al progetto di The Night Dinner perché riteniamo sia una buona occasione per testimoniare quello che molti sommelier e maître hanno avuto modo di affermare, ovvero che oggi l’alta ristorazione italiana con una clientela internazionale non può prescindere dall’avere una buona selezione di Prosecchi in Carta. Oggi il Prosecco è la bollicina italiana più nota e apprezzata al mondo, un dato confermato anche dai dati sui consumi e sul livello qualitativo riscontrati anche da numerose guide.”

Stefano Zanette, presidente del Consorzio Tutela Prosecco DOC

L’acquisto di un biglietto The Night Dinner comprende anche l’ingresso alla manifestazione (con carnet di 10 degustazioni di vino). Per prenotare le Cene con Grandi Chef Clicca QUI

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Domenica 18 giugno Borgo La Chiaracia Vi accoglie con un “Pic Nic” extra-ordinario e le specialità regionali abilmente preparate con materie prime umbre dal bravo Daniele Auricchio. Per l’occasione lo Chef campano rileggerà icone dello street food italiano prendendo spunto dalle origini regionali dei ragazzi della sua brigata.

Nello spicchio di Umbria che svetta sul Lago di Bolsena Borgo La Chiaracia Resort & Spa (Ve ne abbiamo parlato quiil 18 giugno celebra l’International Pic Nic Day con la quarta edizione del suo «Pic Nic del Borgo», il goloso appuntamento enogastronomico che inaugura ufficialmente la stagione en plein air dello smart resort di Eugenio Vinciguerra e Anna Ramazzotti in equilibrio fra tradizione e modernità, wellness e business, lusso ed ecosostenibilità, eccellenza regionale e sperimentazione enogastronomica.

Tra querce secolari, vigne, noccioli e ciliegi l’Executive Chef Daniele Auricchio con il cuore ancorato alla sua straordinaria città d’origine, Napoli; con una passione incondizionata per la terra d’adozione umbra e con uno spirito d’avanscoperta sulle tradizioni e sulle tendenze gastronomiche dal mondo, ha messo a punto un bouquet di ricette che rileggono in chiave street food alcuni dettami della sua cucina, ovvero stagionalità delle materie prime, l’ attenzione alle produzioni locali e precisione nelle cotture.

Sono nate proprio così – intrecciando origini campane, animo umbro e piglio internazionale – le quattro proposte di street food d’autore perfezionate da chef Auricchio per l’edizione 2023 del «Pic Nic del Borgo», realizzato ancora una volta sotto la supervisione puntuale e decisiva del general manager della struttura Matteo Calcabrini.

Immancabile la Pizza napoletana, preparata nella versione a Portafoglio e Fritta, eccezionalmente farcita con un must della cucina locale come la Coratella d’agnello e Salame mangalitza e ricotta di pecora. Poi i Bao (leggerissimi panini cinesi a vapore) con un delizioso Pulled Pork di maiale locale. Fiori di zucca ripieni, panini alla Cicoria selvatica con strapazzata di uova biologiche raccolte negli allevamenti della zona e Arrosticini. Chiudono in dolcezza i dessert in cui la nuova pastry chef Rosalia Fantucchio rende omaggio alla sua Sicilia: l’inconfondibile Brioche col Tuppo addolcita e resa unica da un gelato realizzato con le sole nocciole prodotte nella stessa Tenuta La Chiaracia.

Lo stile è quello di ricercato food festiva, con diverse postazioni allestite nel grande giardino del Borgo. Ad accompagnare le portate – divise tra 20 preparazioni salate e 3 dolci – le etichette di cinque cantine dell’Orvietano e le specialità di un piccolo birrificio artigianale dell’Alfina selezionate dal palato esperto del Maître Sommelier Mauro Clementi, professionista che guida con passione e partecipazione sia l’esperienza gourmet di Radici che quella più tradizionale de La Pagoda, e che durante l’evento del 18 giugno coordinerà il lavoro dell’impeccabile team di sala di Borgo La Chiaracia.

INFORMAZIONI

Borgo La Chiaracia Resort & Spa: Località Castel Giorgio (TR)

Data dell’evento: 18 Giugno 2023

Orario dell’evento: dalle ore 12.30 alle 17.00

Costo: € 55,00 a persona, con acqua, caffè e calice di vino incluso

Prenotazione obbligatoria allo: 0763.627123; o via mail a: info@borgolachiaracia.it

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Quattro le cene d’Autore volute da Salvatore Aprea per festeggiare i primi 30 anni “da Tonino”. Due quelle ancora riservabili. Tutte tracciano un percorso legato alla memoria, ricerca e confronto, attraverso pietanze iconiche e creative realizzate in sintonia con Chef Ambasciatori di territori lontani tra loro, ma uniti dallo stesso amore per la grande cucina.

Dal Molo Beverello, la vista del Vesuvio si staglia maestosa sullo sfondo del golfo di Napoli come un’immobile scenografia. Si mollano gli ormeggi. Si parte. Nello staccarsi dalla terraferma si assapora il fascino, seppur breve, di un viaggio per mare. Nel fendere le onde, la prospettiva continuamente muta in un susseguirsi di angolazioni di bellezze offerte agli uomini dalle terre di Nettuno.

L’approdo alla Regina di Roccia è sempre una festa, per gli occhi, per il cuore. Il Porto che accoglie, le barche ondivaghe, le case a colori, i riflessi delle acque, quel brulicare di persone e valigie, pescatori e viaggiatori, locandieri e caffè. Dalla Marina Grande si sale al centro di Capri con la funicolare. Due fermate e un nuovo panorama. Baciata dal sole, punteggiata di bouganville in fiore, questo è l’ingresso della Capri esclusiva tra i suoi edifici storici e boutique di alta moda, vicoli e la sua celebre “piazzetta” Umberto I, con l’orologio che segna un tempo rimasto fermo.

E c’è ancora un’altra Capri. Una Capri nascosta nel verde mescolato all’aria di agrumi e gelsomino, nutrita dal vento salato. E’ quella che si raggiunge salendo per via Fuorlovado, fino al Piano delle Noci. Qui negli anni ‘90 Antonino Aprea, decide di aprire un ristorante singolare per posizione e vocazione.

Siamo “da Tonino” a Dentacala, una locanda di collina defilata dal centro, che racconta l’unicità di una storia isolana che felicemente brinda ai suoi primi 30 anni. 

Quattro le cene d’Autore volute dallo Chef Salvatore Aprea, da Aprile a Settembre. Due quelle ancora riservabili. Tutte tracciano un percorso legato ai territori, alle memorie e al confronto, dal quale sempre scaturisce la crescita, attraverso pietanze iconiche e creative, realizzate in sintonia con grandi chef.

La kermesse culinaria inserita all’interno di “That’s amore” – manifestazione caprese sotto la direzione artistica di Valerio Pagano in partnership con Stash & The Kolors – è dedicata all’incontro di realtà territoriali diverse ma che dall’isola azzurra guardano un nuovo modo di vivere e assaporare il futuro, mai troppo lontano dalle propria distintiva identità. 

I due Chef fin qui convocati sono stati Pasquale Tozzi del Grand Hotel Fasano – (Gardone Riviera) e Chris Oberhammer, del ristorante stellato dalle Dolomiti Tilia*, entrambi ambasciatori di una cucina decisa e raffinata, fiore all’occhiello delle strutture legate al Gruppo Les Collectionneurs.

I prossimi ospiti in cartellone saranno domenica 11 giugno lo chef Valentino Marcattilii del ristorante San Domenico di Imola**, al quale lo chef Aprea è legato per i tanti anni di collaborazione lavorativa – per poi attendere settembre (venerdì 22), con un evento in collaborazione con “Riso Buono” e la presenza dello chef di alto rango Oliver Glowig e dello chef Roberto Di Pinto del Sine Ristorante Milano.

Da Tonino a Dentacala

Il ristorante è passato “Da Tonino” alle mani dei figli. Gennaro ne custodisce i tesori conservati gelosamente nella cantina di famiglia, tra le più profonde dell’isola e che raccoglie circa 2200 etichette da tutto il mondo; mentre Salvatore, ne cura la cucina rispettando le ricette storiche dell’isola e quelle della tradizione campana riletta dalla creatività, con grande ricerca di prodotti e osservanza delle stagioni. In sala sua moglie Margherita Massa è maestra d’accoglienza d’antan rende speciali le piccole cose tra cura del dettaglio e abbraccio d’insieme.

Prima di parlare del “cambiamento”, facciamo qualche passo indietro fino all’ “origine” a tu per tu con lo chef patron Salvatore Aprea.

Partiamo dalle radici: “chi è Tonino” e qual è la sua storia?

Eh, chi è Tonino, (sorride). Tonino è papà! Lui è stato il fondatore del ristorante, chef di vecchia scuola, della gavetta vera. Negli anni ’90 comincia questa “avventura” in zona piazzetta delle noci, qui riesce a realizzare il suo sogno aprendo il ristorante, costruito in legno per “mimetizzarsi” nell’ambiente circostante, sicuramente una scelta inusuale per Capri che vive di mare ma Capri e sempre stata prima di tutto un’isola di terra.

Un ristorante tra verde e roccia a Capri, quali sono state le ragioni di questa scelta così inusuale?

La decisione lucida e mirata quella di allontanarsi dal centro, dettata dalla volontà di voler creare un’oasi di piacevolezza al di fuori delle solite rotte isolane, puntando sulle atmosfere meno note, sulle materie prime, sull’attenzione al dettaglio, sull’autenticità.

Cosa offriva il menu di allora?

Il menù di allora offriva inizialmente una proposta tradizionale, per poi muoversi negli anni a seguire a scelte più coraggiose e ricercate. Per fare qualche esempio: Gnocchetti in guazzetto di lupini e limone; Millefoglie di alici, patate e peperoni con rucola; Cioccolato, chantilly e ananas caramellata; Caramelle ripiene di gamberi e radicchio con bianchetti e pomodorini e Quaglia ripiena di salsiccia, uvetta e pinoli e salsa al mirto.

Qual è la linea di Tonino oggi e quali dettami segue?

La linea di oggi si è modificata da allora, ma conserva le stesse radici di territorio e ricerca e sapori riattualizzati come per i Tortelli cacio, pepe, cozze e lime; la Quaglia 2.0; il Maialino nero, patata dolce, friarielli e BBq; il Coniglio ripieno di melanzane e provola fritto su salsa al curry; lo Sferamisù e la Capresina con cuore caldo, salsa e gelato di vaniglia, già faceva mio padre e che io ho solo un pò modificato.
Chiaramente utilizzo tecniche diverse che all’epoca non c’erano, ma l’obiettivo è sempre quello di cercare di far sentire il cliente a proprio agio, incuriosirlo, lasciargli un buon ricordo per tornare.

Oggi dove “fa la spesa” Salvatore Aprea?

Cerchiamo di appoggiarci a fornitori locali, abbiamo un piccolo orto che non riesce a soddisfare la richiesta ma comunque le materie prime della terra vengono da produttori campani. Per le carni ci affidiamo alla macelleria di fiducia e lo stesso vale per il pescato, cerchiamo di procurarci la migliore materia prima con tutte le difficoltà che un’isola piccola come Capri comporta.

Come e perché sta cambiando la ristorazione caprese?

La ristorazione caprese negli ultimi anni sta mutando, grazie al lavoro di tanti giovani chef che cercano di differenziare l’offerta costruendo nuove esperienze, staccandosi da una ristorazione che spesso, putroppo, massifica e svilisce la nostra grande tradizione campana illudendo il turista.

La tua personale evoluzione in cucina quando è cominciata?

Non so quando sia cominciata la mia personale evoluzione in cucina, probabilmente ancora deve iniziare (ride). Io ho sempre lavorato, mi sono rimboccato le maniche e non mi sono mai fermato ormai da tanti anni.

A quale punto ti senti di questo tuo personale percorso professionale?

Sinceramente non saprei dirti a che punto sono del mio personale percorso, sicuramente in questo momento metto al centro di tutto la soddisfazione del cliente, al di là delle mode o tendenze, in nostro obbiettivo è quello di far sentire il cliente a suo agio, proporgli sempre qualcosa di nuovo, ma riconoscibile d legato alle stagioni

Origine e Mutamento – nel mezzo in un calendario di cene celebrative volute per festeggiare “i tuoi primi 30 anni” a Dentacala, raccontami sensazioni e immagini e riflessioni tratte delle due cene create fin qui con lo Chef Pasquale Tozzi; e quelle con lo chef Chris Oberhammer.

Al momento si sono concluse le prime due cene di questa serie di eventi per festeggiare i 30 anni della struttura. La prima con lo chef Pasquale Tozzi del Grand hotel Fasano di Gardone riviera, un grande professionista e diventato da subito un grande amico anche se ci siamo conosciuti solo a fine ottobre dello scorso anno per un evento lì in albergo da lui dove ho conosciuto anche lo chef Chris Oberhammer ed è subito stata sintonia. Perchè quando si respira la “stessa aria” si creano quasi sempre delle bellissime vibrazioni.

Cosa ha significato per Te far dialogare territori così distanti geograficamente e gastronomicamente?

E stato emozionante averli con me in cucina e confrontarsi, scoprire altri territori, preparazioni e ancor più bello vedere gli ospiti del ristorante felici ed incuriositi da questo. Le immagini che porterò con sempre con me di queste prime due cene sono sicuramente i sorrisi al plurale: quelli degli chef, quelli dei miei ragazzi, quelli degli ospiti.

La decisione controcorrente di allontanarsi dal centro è stata dettata dalla volontà di voler creare un’oasi di pace al di fuori delle solite rotte isolane per puntare da subito sulla qualità delle materie prime, sull’attenzione nei dettagli e nel servizio per rendere unica ogni esperienza del cliente.

Da Tonino

via Dentecala 12, Capri, 80073, Italia

Per prenotare o ricevere maggiori informazioni cliccare QUI

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Uno (Paolo Gori) è l’Oste alla quarta generazione di Trattoria da Burde, ritrovo di prelibatezze toscane senza tempo, riconosciuto come patrimonio della città di Firenze dall’Unesco; l’altro (Alessandro Soderi) è il guru di Macelleria Soderi, Bottega storica fiorentina che da oltre 200 anni porta sul banco carni e selvaggina di grande pregio senza compromessi né di provenienza né di qualità. Entrambi hanno un ricordo particolare in materia di Acciugata, ricetta di antichissima tradizione toscana, facile quanto gustosa nonché di semplice riproducibilità domestica, incluso qualche suggerimento di abbinamento oltre all’ “abituale Bistecca alla griglia”.

L’ Acciugata è il condimento tradizionale della bistecca, è l’unica salsa da griglia che abbiamo in Toscana, un concentrato di acciughe, capperi, burro, e olio che veniva usata proprio per dar sapore alla bistecca e per intensificare ancora di più il suo comparto aromatico.

Paolo Gori – Trattoria da BURDE

Un classico della “nonna Irene” con una storia molto più antica alle spalle (ne abbiamo parlato qui) riproposta da Paolo Gori, per chi non avesse tempo, voglia e abilità, disponibile già pronta anche in barattolo, o meglio “in vaso“. Dopo averla riscaldata dolcemente si può aggiungere alla bistecca, ma è ottima anche per condire la pasta, crostoni con la burrata o per dare una nota distintiva alla mozzarella; unitamente per salsare verdure; memorabile con i peperoni arrostiti.

Dalla scrigno dei ricordi anche Alessandro Soderi, erede di una tradizione centenaria, porta in tavola il suo personale ricordo aprendo nuovi fronti di abbinamenti fritti.

L’acciugata mi ricorda quando ero molto piccolino e mio nonno faceva la bistecca di vitella panata e fritta intera, alta quasi un dito e mezzo. Per accompagnarla si faceva l’acciugata, quindi capperi e accighe sciolte nel burro, piano piano e si usava per aggiungere sapore più incisivo alla vitella che tra croccantezza della frittura, mordidezza delle carni e retrogusto di pesce era “da undici”.

E’ un ricordo molto legato alla convivialità, che mi riporta alle enormi tavolate della domenica di trenta persone a casa dei nonni, nel Galluzzo, subito fuori Firenze. Il “mi babbo” mi diceva che era un’usanza di famiglia e che a sua volta già suo nonno la preparava.

Alessandro Soderi – Macelleria Soderi, Mercato Centrale Firenze

Ingredienti per l’Acciugata di Paolo Burde

Tre acciughe sotto sale
1 cucchiaio di capperi sotto aceto
50 gr burro
100 ml olio evo

Preparazione

Prendete le acciughe e passatele sotto l’acqua corrente. Una volta tolto il sale in eccesso, fatele sciogliere nell’olio in un padellino sul fuoco. Fate attenzione, l’ olio non deve essere troppo caldo: le acciughe si scioglieranno appena sentiranno il calore. A questo punto prendete metà del cucchiaio di capperi e sminuzzateli con un coltello, e aggiungete sia quelli spezzettati sia quelli interi al pentolino con le acciughe. Lasciate insaporire a fuoco basso per 2/3 minuti. Poi, a fuoco spento, unite il burro e mantecate.

Servitela calda sulla bistecca, questo aiuterà ad ammorbidire la carne e a salarla con un tocco di umami altamente caratteristico. Una volta raffreddata sarà possibile mantenerla in frigorifero poichè si conserva per lungo tempo.

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L’occasione per ritrovare questo antico “piacere della carne” è stata la seconda intensa edizione di Tavola Latina, Festival delle Cucine Sudamericane andato in scena a Firenze dal 22 al 24 maggio 2023. In modalità “evento cultural-gastronomico diffuso” tra cene, talk e masterclass, degustazioni e aperitivi, ha portato in tavola appetitosi stimoli per fare focus sia sulle carni argentine sia su quelle toscane; curiosità, aneddoti, ricette e bellissime storie annesse e connesse. 

Inaspettata, intensa, ghiotta, seducente, rivelatrice di un amore proibito, affascinante, conturbante. Forte e sapida nella sua essenza di mare, l’acciugata toscana, è una salsa originaria del Valdarno, l’ampio catino naturale delimitato dai monti del Chianti.

Compagna inusitata della carne, la storia di questa salsa è erede di una lunga tradizione a sua volta connessa a quella del Garum romano e all’utilizzo delle acciughe, che così spesso appaiono nella cucina italiana.

La sapida ri-scoperta è avvenuta durante il “notturno desinare” della seconda giornata di Tavola Latina in quel di “Trattoria dall’Oste” – Chianineria di Firenze, tra le 50 migliori steakhouse al mondo – che, nella sua atmosfera calda e appassionata ha ospitato una cena tra carni fiorentine, vini argentini e viceversa, con i fratelli Andrea e Paolo Gori (Trattoria Da Burde, storico avamposto dell’autentico gusto toscano appena fuori Firenze) come guests della serata.

Così, in accompagnamento alla sontuosa Chianina toscana che gareggiava con L’ Angus argentina, arriva LEI, l’ACCIUGATA (che pronunciata in dialetto toscano rende ancora meglio). Una salsa scura, dalle note vivide e penetranti, un umami rivelatore di un amore segreto e di grandi piaceri della carne, che abbracciano perfino il mare.

Se l’obiettivo (assolutamente centrato) della manifestazione è stato quello di creare un parallelismo e un confronto tra culture geograficamente lontane ma tenute insieme da una lunga e succulenta tradizione carnivora; l’occasione è stata al contempo stimolante per approfondire verticalmente antiche usanze in materia di metodi, cotture e condimenti.

Il fatto di trovare un piatto che utilizza una salsa di pesce come condimento della bistecca, è quindi sicuramente singolare, nonchè uno stimolo per rivedere tradizione popolari e archeologie gastronomiche facendo (a grandissime linee) un viaggio nel tempo attraverso una piccola grande storia poco raccontata.

“L’uso dell’acciuga è infatto molto diffuso nella Cucina italiana, molto più che nel resto del mondo – mi racconta Paolo Gori – proprio perchè abbiamo questa presenza latino-romana che rimane nel tessuto di cucina popolare che mantiene le tradizioni nella storia. Decaduto l’Impero, non sapendo più come fare il Garum, si è comunque continuato ad utilizzare l’acciuga come insaporitore. Anche la colutura di alici ne è testimonianza.

Ma questo fatto di mischiare pesce con carne è assai strano. Perchè durante durante tutto il Medioevo viene imposta la separazione tra i giorni di magro e giorn di grasso. Non a caso tutti i Passi cattolici latini hanno grandi problemi a mischiare le cose. Bisognerà arrivare agli anni ’80 con Pierangelini e il suo Gambero avvolto nel lardo per riavere questa unione.

L’ acciugata è l’unica salsa da griglia che abbiamo in Toscana – contiua Paolo Gori che dal 1° Gennaio 2009 è il responsabile in cucina di Burde, in qualità di quarta generazione di oste. Un concentrato di capperi, burro, acciughe e olio che veniva usata proprio per dar sapore alla bistecca e per intensificare ancora di più il suo comparto aromatico. 

Il ricordo è quella di mia nonna e dei giorni di festa. L’acciugata a casa si usava per noi, quando la domenica si faceva la bistecca o per qualche cliente speciale, perchè di norma non era riservata a tutti, era più con i clienti familiari. Perchè Burde è un locale aperto solo a pranzo e per la maggior parte degli avventori questa è una cucina di casa.

Una “casa” nella quale entremo molto presto per conoscere e raccontare fino in fondo le specialità tramandate con devozione di una singolare storia toscana.

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Costa Crociere e La Scolca presentano una nuova partnership all’insegna dell’eccellenza italiana. A partire da giugno 2023, gli ospiti che arriveranno ogni venerdì a Genova a bordo di Costa Toscana, nave ammiraglia della Compagnia, potranno vivere un’esperienza presso la Tenuta La Scolca, a Gavi (Alessandria).

“Sono particolarmente orgogliosa di questa collaborazione tra due brand che, ciascuno nel proprio genere, rappresentano un’eccellenza di hospitality e di lifestyle autenticamente italiano, riconosciuto a livello internazionale. Uno stile di vita ed un modello di accoglienza che abbiamo voluto rendere sempre più attento alla sostenibilità, anche con l’acquisizione di importanti certificazioni di qualità. Sono lieta di poter accogliere gli ospiti di Costa Toscana, che provengono da tutti i paesi del mondo, spesso dagli stessi, ormai quasi 60, nei quali i nostri vini sono conosciuti ed apprezzati, e poter far conoscere la nostra storia, i nostri vini e le nostre radici. Sono certa che questa scoperta del nostro territorio contribuirà a lasciare un ricordo profondo ed indimenticabile in tutti coloro che sceglieranno di far visita a La Scolca”.

Cav. Chiara Soldati, owner&ceo di La Scolca

Il programma dei tour, a numero limitato, prevede la visita guidata negli splendidi vigneti di Cortese dell’azienda. Un’esperienza che regala colori, armonia, profumi, tradizioni e sapori: i famosi vini Gavi DOCG sono stati inventati proprio qui, oltre cento anni fa.

La Scolca, con la sua Torre Antica, è immersa in questo rigoglioso contesto. Nella terrazza lounge con vista panoramica sui vigneti, gli ospiti potranno degustare tre vini Gavi simbolo de La Scolca, e assaporare alcuni prodotti tipici del territorio. Inoltre, durante il tour sarà possibile acquistare i vini La Scolca a prezzo speciale, includendo anche la possibilità di spedire le bottiglie direttamente a casa.

“La collaborazione con La Scolca ha una grande importanza per noi. Oltre a essere l’unione di due storiche aziende italiane che condividono la stessa visione, questa partnership rappresenta l’esempio migliore del turismo di valore e della scoperta delle eccellenze del territorio che vogliamo promuovere con le nostre navi in Italia e in tutti i paesi del mondo che visitiamo. Le nostre crociere abbracciano in maniera unica terra e mare, permettendo di vivere esperienze indimenticabili e di conoscere le destinazioni in modo autentico ed emozionante, come potranno fare i nostri ospiti durante i tour a La Scolca”.

Giuseppe Carino, Vice President Guest Experience & Onboard Revenues di Costa Crociere

Entrata in servizio il 5 marzo 2022, Costa Toscana è una vera e propria “smart city” itinerante, alimentata a gas naturale liquefatto, la tecnologia attualmente più avanzata nel settore marittimo per abbattere le emissioni, che Costa è stata la prima al mondo a introdurre nell’industria delle crociere.

Sino al 24 novembre, Costa Toscana proporrà un itinerario di una settimana che comprende alcune delle più belle località di Italia, Francia e Spagna, con soste a Genova, Marsiglia, Barcellona, Cagliari, Napoli e Civitavecchia/Roma.

A partire da giugno, durante lo scalo a Genova di Costa Toscana, gli ospiti della nave potranno vivere un’esperienza unica tra i vigneti della storica tenuta LA SCOLCA, famosa per i suoi Gavi DOCG dal 1919 ed in particolare
per il famoso “Gavi dei Gavi” Etichetta nera

L’offerta di bordo si integra perfettamente in questo contesto straordinario: dalla Solemio Spa, alle aree dedicate al divertimento; dai bar tematici, in collaborazione con grandi brand italiani e internazionali, ai 21 tra ristoranti e aree dedicate alla “food experience”, tra cui il ristorante Archipelago, che propone i menù ideati da tre grandi chef: Bruno Barbieri, Hélène Darroze e Ángel León, per esplorare le destinazioni anche attraverso il cibo.

Gli interni sono il frutto di un progetto creativo straordinario, curato da Adam D. Tihany, nato per esaltare e far vivere in un’unica location i colori e le atmosfere di questa meravigliosa regione italiana. Arredamento, illuminazione, tessuti e accessori sono tutti “Made in Italy”, creati da 15 partner altamente rappresentativi delle eccellenze italiane per rendere indimenticabile l’esperienza.

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Su via della Collegiata a Bracciano, un’insegna attira l’attenzione annunciata da un rigoglioso dehor, perfetto per godere della bella stagione con vista sulla storica Piazza del Castello. La porta di apre. In sala le ragazze accolgono con grazia gli ospiti. Poi c’è Claudia, con il suo sorriso dolce e la fiera giacca bianca, lo sguardo sicuro e rassicurante al contempo, come la sua “Cucina ai Monti”.

Si chiama Cucina ai Monti, ma siamo in un Borgo di Lago. E allora perchè questo nome? Perché il Ristorante “Cucina ai Monti” abita al civico 4 di via della Collegiata, e a Bracciano in via della Collegiata inizia il quartiere Monti.

Per varcare la soglia del raccolto cosmo di Claudia Maria Catana e del socio Aldo, si percorre via Umberto I salendo poi per la bella rampa che porta al Castello Orsini-Odescalchi. Ad ogni passo la prospettiva si allarga fino a toccare le possenti mura di cinta in pietra lavica di una delle più affascinanti e imponenti dimore rinascimentali d’Europa. 

Sulla via, un’insegna attira l’attenzione annunciata da un rigoglioso dehor, perfetto per godere della bella stagione con vista sulla storica Piazza del Castello. La porta di apre. In sala le ragazze accolgono con grazia gli ospiti. Poi in cucina c’è Claudia, con il suo sorriso dolce e la fiera giacca bianca, lo sguardo sicuro e rassicurante al contempo.

Originaria di Sibiu in Transilvania, da quasi vent’anni si destreggia tra fornelli e ricette italiane. La sua carriera è iniziata proprio a Roma a tu per tu con la ristorazione stellata, prima uno stage al fianco di Giuseppe Sestito al Ristorante Mirabelle sulla terrazza dell’Hotel Splendide Royal; poi una tappa a Enoteca La Torre a Villa Laetitia con Danilo Ciavattini, e ancora da Aroma con Giuseppe Di Iorio sulla terrazza di Palazzo Manfredi con vista Colosseo.

Dagli importanti percorsi formativi, dai punti di osservazione sul modo di intendere e di intavolare la cucina, Claudia ha appreso insegnamenti che fatto germogliare in sé, come la conoscenza profonda delle materie prime, la disciplina e la creatività a servizio del sapore. 

Ingredienti che, uniti alla sua grande energia, tenacia e voglia di fare l’hanno portata ad aprire “Cucina ai Monti” a Bracciano nel 2020 e a vincere subito dopo – settembre 2021 – la 24esima edizione del Bia cous cous world championship – ovvero il Campionato del mondo di cous cous che ha visto confrontarsi a San Vito Lo Capo chef di 8 Paesi (Afghanistan, Argentina, Italia, Marocco, Mauritius, Romania, Senegal e Spagna).

La sua ricetta di cous cous “La Transilvania incontra il cous cous” – carrè di agnello, rabarbaro, bacche di olivello spinoso, cipolla bianca, tuorli d’uovo, panna acida e alloro – con i suoi rimandi di sapore senza bandiera, le vette acide e i dolci atterraggi, è davvero degno degna di nota, oltre a ben descrivere il concetto della sua cucina, che parla di tradizione in modo insolito.

Qui infatti questa musa ispiratrice chiamata “tradizione” non è unicamente ninfa del passato, ma soprattutto sprone di ricerca. La scoperta (o riscoperta) di una materia prima, di un ingrediente meno noto offre quindi la possibilità di ripensare quell’elemento in un piatto diverso: decontestualizzandolo o ripensandolo per valorizzarlo in chiave diversa, come per l’olivello spinoso nel Cous Cous.

Nel segno di questo approfondimento, Claudia e Aldo portano avanti un continuo dialogo con agricoltori, allevatori, pescatori, apicoltori, casari e norcini sia sul territorio laziale che nazionale, per valorizzare sempre di più la conoscenza e la creazione delle loro ricette. “Molti dei nostri piatti nascono anche grazie alle conversazioni con questi conoscitori delle tradizioni” aggiunge Claudia.

Cosa Mangiare da “Cucina ai Monti”

Al Ristorante “Cucina ai Monti” la pasta fatta in casa è una vera e propria religione. Quindi texture un pò ruvida sia per Cappellacci ripieni di carne tagliata al coltello conditi con Parmigiano Raggiano 36 mesi, sia per le Pappardelle al ragù di un tempo con Manzo, Vitello, Maiale, Cinghiale, erbe aromatiche e burro nocciolato al rosmarino, che portano a tavola una ricetta storica della Nonna di Aldo che è “impossibile eliminare dal menu”, e che ad oggi rappresenta la nuova via di recupero e valorizzazione del passato che Claudia ha deciso di percorrere.

Dopo le “immancabili” Amatriciana e Carbonara, etrambe realizzate con i rigatoni del pastificio Fanelli di Canepina (VT) si rimane sui “piaceri della carne” con Abbacchio della Tuscia al forno con patate al rosmarino; Cosce d’anatra confit su purea di sedano rapa e coulis di frutti rossi; Fassona piemontese in versione Tartare o Tagliata.

Il pesce, rigorosamente di pescato, arriva ogni giorno dal Mercato Ittico di Civitavecchia. Da questi nascono i piatti più tradizionali fino a quelli rivisitati golosi e raffinati per abbracciare i palati più disparati come la Zuppetta di battuta di gamberi, crostini di pane tostato e olio al basilico e la Tartare di spigola agli agrumi. Poi Spaghetti con vongole, carciofi e mentuccia selvatica e Medaglioni di pasta fresca ripieni di capesante e gamberi fino al tentacolo ti tentaservito con Hummus di cecim paprika afumicata e granella di gunciale.

I dolci, scrupolosamente realizzati dalla Chef Claudia, concludono il pasto in delizia. Interessante anche la carta dei vini con cantine mai scontate, selezionate direttamente da Claudia e Aldo che in vari periodi dell’anno girano l’Italia da Nord a Sud alla ricerca di aziende vinicole affini ai loro sapori e contenuti.


A proposito di Vini, Claudia Maria Catana, sarà a breve protagonista presso l ‘Ambasciata di Romania in Italia, di una cena in abbinamento ai Wines of Romania per un evento che celebrerà l’arrivo dell’estate. Oltre alla singolare occasione Vi aspetta tutti i giorni a pranzo e cena a Bracciano con la sua cucina che mette d’accordo tutti.

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Nemi si prepara a festeggiare la 90esima edizione del Suo evento più atteso: la Sagra delle Fragole e Mostra dei Fiori annessa. Si svolgerà il 4 Giugno e sarà l’occasione perfetta per permettere al mondo di appassionati e curiosi di affacciarsi sul suo lago e conoscere magnifico territorio castellano.

La Sagra delle Fragole (e delle fragoline di Bosco) è l’atteso evento che si tiene ogni anno nella bella Nemi, affascinante borgo dei Castelli Romani a sud di Roma con posizione panoramica sul suo lago.

Ogni primo fine settimana di giugno, la cittadina si riempie di fiori, fragole e turisti che possono assaggiare gratuitamente i frutti coltivati lungo le rive del lago di Nemi e quelle spontanee dei Boschi.

Tra rievocazioni storiche e balli folcloristici, cuore dell’evento, la sfilata delle “Fragolare”, le ragazze del borgo, che per l’occasione indossano l’antico costume della tradizione (gonna rossa, bustino nero, camicetta bianca e mandrucella di pizzo in testa) e conducono il corteo attraverso un’esplosione di colori.

Le fragoline di Nemi

Secondo la leggenda, queste fragoline di bosco nacquero dalle lacrime versate da Venere per la morte di Adone. E sembra che queste fragole avessero dei poteri straodinari, come quello di allontanare i serpenti presenti nei boschi.

Quelle di Nemi sono fragole piccole, dal colore vivace, dal sapore intenso e distintivo. Raccolte tra maggio e ottobre, vengono utilizzate per diversi tipi di prodotti locali tipici come dolci, tortine, confetture, il gelato, il liquore fragolino e persino per la birra.

La 90° edizione è indubbiamente un evento di cui andare fieri, che conferma l’importanza di Nemi nel panorama nazionale e internazionale. Addirittura il New York Times, infatti, ha pubblicato un articolo molto interessante riguardo alla nostra cittadina. Inoltre da anni una delle più importanti emittenti radiofoniche italiane Dimensione Suono Soft e partner dell’evento.
Siamo tutti orgogliosi di quello che facciamo e questa 90° edizione, con la sua miriade di appuntamenti imperdibili e ospiti d’eccezione, come il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, ne è la conferma.

Il sindaco di Nemi, Alberto Bertucci

Anche quest’anno non mancheranno le sorprese. Il tutto, infatti, comincerà con la Santa Messa di Ringraziamento alla chiesa della Madonna del Pozzo, animata dal coro “Incanto” di Amatrice ed Accumoli. Seguirà poi una visita guidata al meraviglioso Museo delle Navi Romane, che ancora oggi attira turisti e appassionati di storia. Dopo questo tuffo nell’antichità, sarà il momento della musica, del buon cibo e, alle ore 18:00 come ogni anno verranno distribuite gratuitamente a tutti i presenti quintali di gustose fragole.

Come di consueto, l’amministrazione del Sindaco Alberto Bertucci garantisce un intrattenimento continuo e ospiti d’eccezione, come il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e Daniela e Luca Sardella.

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Non si ferma il ritmo delle aperture del brand delle Gelaterie “Mamò”, che, come un’onda sicura, arriva al mare di Roma. Dopo la location al Pantheon in pieno centro storico a Roma (ne avevamo parlato qui) ha infatti da poco aperto il suo nuovo goloso avamposto a Ostia Lido, più precisamente al civico 63 del Lungotevere Paolo Toscanelli, pensato e dedicato per il gustoso refrigerio di bagnanti e residenti, e più in generale dedicato a tutti gli amanti del gelato artigianale.

Il format dei fratelli Monaco – Andrea, Simone e Cristian Ambasciatore del Gelato nel Mondo per l’Associazione Italiana Gelatieri e Ambassador di ‘IceTeam1927’ – ha una storia che parte da lontano, che vede la famiglia Monaco protagonista di un’importante tradizione pasticcera. Da lì il passo e la declinazione verso il gelato è stato breve fino alla realizzazione di un concept apprezzato e già affermato nei punti vendita di Largo Beltramelli, via Lorenzo il Magnifico, via Tripoli, via Ugo Ojetti e piazza Ragusa.

Il segreto di questo successo? I Frattelli Monaco, ci tengono a sottolineare, è quello di “non avere segreti” ma di realizzare gusti sempre innovativi, poggiare su una produzione giornaliera artigianale e mantenere i franchising tutti di proprietà Mamò.

Il gelato artigianale di Mamò è infatti orgogliosamente italiano, realizzato con prodotti naturali, genuini e non più di 3-4 ingredienti. I gusti più gettonati? Quello al Campari, agli arachidi e molti altri ispirati all’offerta pasticcera, come la Torta Paradiso, la Sacher, il Profitterol, il Millefoglie. E ancora, il gelato al gusto di caffè bianco all’anice; Sicilia Romana, gelato alla mandorla con cremino al pistacchio, mandorle e pistacchi caramellati.

‘Gelaterie Mamò’ è anche ricerca e formazione, oggi messa a disposizione con il progetto ‘Mamò Lab’ – in via Gabrino Fondulo al Pigneto – attraverso un esclusivo spazio, ampio e moderno, riservato alla produzione e ai corsi e agli stage aziendali, ma anche a degustazioni e dimostrazioni, con strumentazioni di livello e macchinari all’avanguardia.

“L’apertura di Ostia segna per noi un altro tassello del puzzle, che da anni stiamo costruendo con amore e sperimentazione, per un gelato artigianale sano, fatto con materie prime di qualità, semplici e naturali. Tutto è preparato ‘come una volta’, all’insegna della tradizione, forse è questo che ci permette di guardare al futuro e su questo siamo certi che ‘Gelaterie Mamò’ saprà nuovamente sorprendere buongustai e creamlover” – spiega Cristian Monaco titolare di Gelaterie Mamò.

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Si svolgerà a Monza i prossimi 28 e 29 maggio, nelle stanze di Villa Reale e negli spazi del Parco della Reggia, l’attesissima finale di Emergente Sala edizione 2023 che decreterà i Maitre di domani.

Chi sarà il Miglior Giovane Professionista di Sala d’Italia? Lo scopriremo con EMERGENTESALA 2023 che è l’unico evento in Italia dedicato all’accoglienza di qualità e al Servizio di Sala, settore della ristorazione in contrazione per varie motivazioni, tra cui scarsità dell’offerta, preparazione specifica e un’inadeguata percezione della categoria. Per fortuna ci hanno pensato Lorenza Vitali e Luigi Cremona a evidenziare il valore e la nevralgicità di questa nobile professione.

Così, dopo le selezioni regionali, arriva la tanto attesa finale che individuerà il Miglior Giovane Professionista di Sala d’Italia, si svolgerà a Monza i prossimi 28 e 29 maggio 2023, presso il prestigioso Consorzio Villa Reale e Parco di Monza quasi in concomitanza di TASTING MORE TIME a cura del Merano WineFestival, che si svolgerà nelle giornate di sabato 27 e domenica 28 maggio e prevederà la presenza di oltre 200 espositori di vino e di cibo.

La Finale di EmergenteSala si svolgerà in due tempi:

La cena di “Gara” di Domenica 28 maggio presso il Salone delle Feste dell’Hotel De La Ville, posto proprio di fronte all’entrata della Villa Reale. Qui come d’abitudine i finalisti dovranno allestire la sala, accogliere, coccolare gli ospiti (che sono anche i giurati) e dimostrare la propria abilità nel servizio del menù appositamente ideato da Fabio Silva chef stellato del ristorante dell’Hotel.

Al mattino successivo saremo nel bellissimo Teatrino di Corte della Villa Reale.

Qui si svolgerà la prova orale, dove i concorrenti dovranno rispondere alle domande poste loro dai giurati e dovranno dimostrare di essersi preparati sui temi legati ai partner dell’evento.

Un momento importante sarà il Convegno dal titolo:

La formazione che verrà…Quale linguaggio riporterà al centro il valore dell’accoglienza?, voluto anche dalla Direzione del Parco della Reggia per fare il punto sullo stato della Formazione dei giovani che operano nel settore dell’Ospitalità e dell’Accoglienza in Lombardia e non solo. Inviteremo come testimonial alcuni personaggi di spicco internazionali. Seguirà la Premiazione e con un brindisi al vincitore.

Questi i Finalisti, che si sono qualificati nelle due Selezioni 2023:

SELEZIONE CENTRO SUD Palazzo Ripetta Roma

Lorenzo Milazzo di Osteria Grande ad Arezzo

Maria Pia Costanzo del Villa Maiella* di Guardiagrele

Fabrizio Carrarini del Don Alfonso 1890* del San Barbato Resort&Spa a Lavello

Mirko Plebani del Franco Mare* a Marina di Pietrasanta (Lucca)

SELEZIONE NORD Teatro Puccini Merano

Alessia Chignoli, chef de rang senior a Villa Crespi*** ad Orta San Giulio (NO);

Antonio Gilli, sommelier del ristorante Malga Panna a Moena (TN).

Luca Princiotto, maître de La Montecchia a Selvazzano Dentro (PD);

Marika Azzariti, maître del Pellico 3 Milano del Park Hyatt

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Nel record di presenze per i tre giorni di Caccia Village e Cibo Selvaggio ( ne avevamo parlato QUI ) davvero interessante è stato il focus sulla “Cucina del Bosco” con gli Chef Igles Corelli, Lucio Pompili, Paolo Trippini, Giulio Gigli e Giorgione. Ognuno con la propria personale interpretazione di Cacciagione e Selvaggina, hanno insieme trasmesso un messaggio importante sulle filiere controllate valorizzando sapori e virtù della carni selvagge.

Con un indotto turistico più che positivo sul territorio e un successo che stimola nuove idee per il 2024, Caccia Village si è confermata la manifestazione fieristica venatoria più importante del centro e sud Italia, con un’affluenza di 34 mila visitatori provenienti da ogni parte d’Italia in un’area espositiva di oltre 30.000 mq che ha contribuito all’occupazione delle strutture ricettive da Perugia a Foligno.

Ben oltre i preconcetti, sull’opposta sponda dell’incoraggiamento ad una “caccia sportiva o selvaggia” (alias bracconaggio) tra le novità più interessanti dell’edizione 2023 ci sono sicuramente stati i momenti presso il Centro Congressi UmbriaFiere che ha visto un suseguirsi di dibattiti, tavole rotonde istituzionali e focus sull’etica venatoria, sulla formazione responsabile del cacciatore, sulla sostenibilità della caccia, sugli impatti sull’ambiente e sugli equilibri di natura, tutti argomenti di grande attualità e importanza che approfondiremo più avanti e sempre in questa rubrica.


Così come la dinamica area espositiva e dimostrativa dedicata al “Cibo Selvaggio” tra produttori – Le carni del bosco, Bordiga, Confagricoltura Umbria, Macelleria Zivieri, URCA MARCHE, il Consirzio Regionale Operatori di Filiera Carni dell’Umbria e Cuttaia Salumi – e Chef del calibro di Igles Corelli, Lucio Pompili (Symposium 4 stagioni); Paolo Trippini (Ristorante Trippini) e Giulio Gigli (Ristorante UNE), così come Giorgione e i ragazzi della Fondazione UNA (alle prese con un contest), hanno impiattato la propria personale interpretazione di Cacciagione e valorizzato sapori e virtù della carni selvagge.


La volontà è quella di promuovere la conoscenza, accrescere la consapevolezza sulla qualità dei prodotti che derivano dalla carne di caccia perché portatori di alti valori nutrizionali e benefici, unitamente a sapori straordinari e profondi, ma sempre e solo in un’ottica rispettosa dei cicli riproduttivi dell’animale e della natura.

Secondo i sostenitori infatti questa tipologia di carne farebbe persino meglio di altre:

«Sicuramente mangiarla è sano — spiega Roberto Barbani, veterinario, responsabile dell’unità di Igiene degli alimenti di origine animale della USL di Bologna —. Si tratta di animali esenti da contaminazioni antropiche che, a differenza di quelli allevati, non hanno mai assunto farmaci e mangiano solo quello che offre loro il bosco, niente di più. È una carne poverissima di grassi e di colesterolo, ricchissima di ferro e ha un ottimo rapporto tra acidi grassi polinsaturi omega 3/omega 6. Andrebbe somministrata anche nelle mense scolastiche per la sua purezza. È bio per definizione».

Proteine buone, sane, ricche di sapori e valori nutritivi, biologiche di natura che gli chef hanno ripensato in piatti accattivanti per avvicinare il pubblico alla Cucina del Bosco, a metà tra cibo cacciato e cibo raccolto.

Lo Chef Igles Corelli, testimonial dell’evento alla sua Prima Edizione – con una collezione di ben 5 Stelle Michelin conquistate, volto di Gambero Rosso Channel, Coordinatore del comitato scientifico di Gambero Rosso Academy, nonchè tra i primi a sdoganare la selvaggina nell’alta ristorazione, ha portato per l’occasione il suo “Daino si fa Tonno”, che è rimasto la punta di diamante del menu del Pop Restaurant di BRADO allestito all’interno di Umbria Fiere per i giorni dell’evento.

Lucio Pompili, Chef cacciatore di alto rango e sensibilità creativa, ha portato “Petto d’oca selvatica, acqua di ciliegie, purea di cavolo nero”; Chef Paolo Trippini e Chef Guilio Gigli entrambi amanti del Bosco, sperimentatori ed esponenti del “Rinascimento Umbro” hanno ripettivamente portato Raviolo di capriolo, aceto di fichi e aglio di vigna, – raccoglie nei vigneti attorno a Civitella del Lago – e un Kebab di cinghiale, emulsione di yogurt, melanzane bruciate in conserva e farinello; mentre Giorgione mostrando la forza della semplicità ha realizzato assieme ai ragazzi della fondazione UNA in padella degli straccetti di Daino con aglio e un “nonnulla” di olio, rigorosamente umbro!


Sempre Igles Corelli, presente a Cibo Selvaggio 2023 assieme a Michele Milani – editore-cacciatore del libro progetto sulla cacciagione – già nel 2017 chiamò a raccolta tra le pagine Massimo Bottura, Moreno Cedroni, Enrico Crippa, Giancarlo Perbellini, Gianfranco Vissani, Davide Scabin, Heinz Beck e superstar della cucina contemporanea per il suo “La caccia di Igles e dei suoi amici” dove ha raccolto ricette e visioni capaci di anticipare molte tendenze fin dagli anni del mitico Trigabolo di Argenta.


«La selvaggina è un prodotto vero. È da sempre la carne di riferimento nella mia cucina e ricopre un ruolo importante nella mia vita e in quella delle persone a me vicine. La caccia, se gestita correttamente, serve a mantenere l’equilibrio tra specie selvatiche e territorio. E il frutto della caccia è una risorsa per tutti che va tutelata e rispettata, non trascurata e lasciata a se stessa».

Igles Corelli

Noi continueremo a parlare “dei piaceri della carne” cercando di analizzare ogni aspetto senza preconcetti eipocrisie, con la voglia di sapere e di capire.

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TUTTOFOOD 2023 – Fiera Milano Rho, 8/11 maggio – si è chiuso con un grande successo per i produttori laziali presenti nei due stand della Regione Lazio allestiti in collaborazione con Arsial per evidenziare quanto sia dinamica, ampia e profonda l’offerta di prodotti di qualità caratterizzati da un forte legame con i territori tra passaggi generazionali di coscienza e spiccata propensione alla buona innovazione.

A TUTTOFOOD 2023 ha fatto il suo esordio il nuovo claim “LAZIO, DOVE TUTTO HA SAPORE”, voluto da Regione Lazio per promuovere le produzioni agroalimentari in sinergia con i territori di provenienza. 

All’interno della manifestazione giunta all’ottava edizione nochè tra gli appuntamenti di riferimento più importanti per il mercato internazionale del food&beverage, sono stati infatti oltre 1000 gli incontri con i buyers provenienti da 77 Paesi alla presenza di circa 75.000 visitatori per la “formazione del sapore laziale” composta da 27 aziende di eccellenza.

La significativa rappresentanza delle produzioni enogastronomiche regionali di maggior pregio è stata comunicata attraverso un ricco programma di iniziative divise tra cooking show e degustazioni guidate con l’obiettivo di promuovere il territorio, il settore agroalimentare, il passaggio generazionale e lo sguardo al futuro all’insegna della sostenibilità.

Il coinvolgimento proattivo di produttori e prodotti laziali ha evidenziato un patrimonio agroalimentare tra i più ricchi del Paese che vanta: 14 DOP, 13 IGP, 3 STG e 458 PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) ai quali si sommano nel comparto vitivinicolo 3 DOCG, 6 IGT, 27 DOC e 37 vitigni autoctoni e prodotti biologici, alcuni delle quali a marchio “Natura in Campo”: marchio di certificazione regionale, che caratterizza produzioni agroalimentari sostenibili e tradizionali provenienti dai territori delle aree naturali protette.

“È stata nostra precisa intenzione, quest’anno, di  incentivare la partecipazione dei produttori e delle aziende del Lazio a Tuttofood 2023. Riducendo la quota di partecipazione rispetto agli anni precedenti del 75% circa, siamo riusciti ad aumentare il numero dei partecipanti del 35%: la collettiva regionale del Lazio era composta da 27 aziende, che insieme cumulano un fatturato di quasi 40 mln di euro”.

Andrea Napoletano – Commissario straordinario Arsial – Regione Lazio

Nel Lazio, erede di un’antichissima tradizione, generosa terra di eccellenze e grandi bontà, operano infatti oltre 3.400 imprese, che generano un export annuo di poco superiore al miliardo di euro. Perché l’Agrifood è uno dei settori più sensibili all’innovazione sostenibile, in continua crescita a livello globale.

L’agenda TUTTOFOOD 23 della Regione Lazio / Arsial ha visto una fitta serie di appuntamenti e di eventi che hanno permesso di mettere in risalto i prodotti regionali e che ha attivamente coinvolto sia aziende più strutturate e ben avviate nei mercati esteri, sia quelle più piccole e locali, permettendo loro di affermarsi su un mercato che si fa ogni giorno più competitivo e globale.

Tra le presenti JAS – Juicy and Sparkling – frizzante realtà che miscela il sapore della frutta biologica a quello del vino naturale, ai profumi dei fiori selvatici, alle botaniche ricercate in un’ampia gamma di cocktail da spillare; Erzinio, il Salumificio ciociaro che dal 1950 seleziona suini ben allevati e tracciabili, sapiente stagionatura e lavorazioni di alta qualità; l’Olio Evo dell’Azienda agricola Biologica “Il Molino” tra Montefiascone e Tuscania, nel cuore e nel sapore della Tuscia; le Verdure di Annatura che seleziona ortaggi, cereali e legumi di qualità, stagionali e italiani al 100% e li confeziona cotti o grigliati in pratici pack, senza conservanti né additivi; e il Caffè artigianale autentico e sostenibile della Torrefazione Martella, realtà ricca di fascino di a Marino Laziale. 

Le singole vetrine condensate nei due stand della Regione Lazio sono state quindi per i produttori il luogo ideale per farsi conoscere, stringere contatti e creare economia all’insegna delle due grandi parole “Tradizione e Innovazione” viste e vissute come due aspetti complementari della stesso progetto, poiché il trasferimento dell’innovazione in agricoltura non riguarda soltanto i processi produttivi, ma interessa l’intera catena del valore, nella quale l’introduzione delle tecnologie blockchain è un ulteriore elemento di garanzia riguardo la tracciabilità e la trasparenza dell’intera filiera produttiva. 

È propria questa la mission dell’Arsial, Agenzia per lo Sviluppo e l’Innovazione nell’Agricoltura della Regione Lazio, che funge da elemento di raccordo tra il sistema produttivo e il mondo della ricerca.

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Domenica 14 e lunedì 15 maggio. Queste le date ufficiali di VitignoItalia 2023, il Salone dei Vini e dei Territori apputamento di riferimento nel calendario degli eventi dedicati al vino italiano. 250 aziende, oltre 1500 etichette, 20 buyer da 15 Paesi per due giorni di degustazioni, convegni e approfondimenti,12 Masterclass con protagonisti i grandi Terroir italiani nella nuova la prestigiosa sede: il Maschio Angioino.

Napoli e il Maschio Angioino ospiteranno un approfondito persorso nell’Italia del vino, con un particolare focus sulle realtà campane attraverso la conoscenza di 250 aziende, oltre 1500 etichette, uno straordinario parterre di cantine e territori e Consorzi (Friuli DOC, Roma DOC, Vesuvio DOC). Fitto il calendario degli incontri con ben 12 masterclass ad arricchire il calendario della manifestazione. Appuntamenti che consentiranno, a coloro che si prenoteranno, di approfondire la propria conoscenza su territori vocati come la Campania, la Sicilia (presente con l’Istituto Regionale del Vino e dell’Olio) e il Friuli Venezia Giulia. E di degustare le etichette più importanti di storiche cantine: dal Barolo di Bersano al Phigaia Bianco di Vidotti, dallo Chardonnay della famiglia Lunelli all’Aglianico del Vulture di Fucci, dal Sangiovese di Carpineto fino a un’imperdibile incursione nel magico mondo dello Champagne con il Grand Vintage 2015 di Moet&Chandon.

“Un programma di alto profilo per una manifestazione che cresce di anno in anno al punto che, giunti alla diciassettesima edizione, possiamo tranquillamente affermare di rappresentare ormai un punto di riferimento nell’ambito della manifestazioni di settore – spiega Maurizio Teti, Direttore di VitignoItalia – Lo dimostra anche il lavoro che VitignoItalia svolge durante l’anno, con eventi mirati che ci vengono richiesti da grandi realtà come Trento DOC, Franciacorta, Consorzio del Friuli, Famiglie Storiche. Un riconoscimento alla nostra professionalità ma anche, va detto, all’immagine sempre più luminosa che la città di Napoli è in grado di esprimere. Una felice combinazione con un’attrattività che va ormai anche oltre i confini nazionali, grazie anche alla scelta delle location. Come annunciato VitignoItalia 2023 avrà come sede il Maschio Angioino, uno dei simboli di Napoli nel mondo. Siamo certi che espositori e ospiti non potranno che apprezzare la straordinaria bellezza di uno dei monumenti più conosciuti a livello internazionale”.

A proposito di appeal internazionale, VitignoItalia ribadisce ancora una volta la sua attenzione verso i mercati stranieri. Anche per questa edizione è stata confermata la partnership con l’ICE che porterà a Napoli 20 buyer provenienti da 15 Paesi ai quali verrà offerta l’opportunità di incontrare i produttori presenti nelle due giornate, per poi godere dell’opportunità di visitare, nella giornata di martedì 16, alcuni grandi terroir campani la cui produzione da sempre rappresenta uno dei fiori all’occhiello della manifestazione.

“Una importante opportunità di promuovere la Campania del Vino – spiega l’Assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Nicola Caputo – e valorizzare le nostre produzioni, espressione di un territorio ricco di biodiversità e di una filiera vitivinicola estremamente vivace. La Campania sarà presente con 500 etichette e 100 cantine, tra aziende che partecipano autonomamente e quelle inserite nell’Enoteca Regionale. Ora è arrivato il momento di definire una strategia per razionalizzare le nostre denominazioni, agire in sinergia e rafforzare il brand Campania, a partire dallo studio che abbiamo affidato a Nomisma sul posizionamento e la notorietà dei nostri vini. L’obiettivo, dunque, è essere più competitivi sul mercato e incidere maggiormente sul futuro dell’export, nella direzione tracciata dal Presidente De Luca. Il vino campano rappresenta un testimonial di eccezione e una cultura millenaria, capace però di rispondere ai gusti dei consumatori moderni e di evocare un paesaggio che tutti i visitatori, una volta rientrati a casa, porteranno nel cuore per sempre”.

Tra le altre novità c’è quella del passaggio dalla formula delle tre giornate a quelle delle due che caratterizzerà VitignoItalia 2023. Mentre si confermano collaborazioni importanti, come quella con Unicredit, da anni main sponsor della manifestazione.

“Rinnoviamo anche in questa edizione 2023 la partnership con VitignoItalia – afferma Ferdinando Natali, responsabile per il Sud di Unicredit Italia – la manifestazione dedicata al vino più importante del Centro-Sud. Come Unicredit siamo al fianco delle imprese del settore per offrire soluzioni in grado di rispondere alle esigenze dei nostri clienti. La nostra vicinanza a VitignoItalia è un ulteriore segno per manifestare il nostro supporto al comparto vitivinicolo del Mezzogiorno”.

INFO VITIGNOITALIA, XVII Salone dei vini e dei territori vitivinicoli italiani

Maschio Angioino, via Vittorio Emanuele III, Napoli / Domenica 14 e lunedì 15 maggio 2023 – Dalle ore 14.00 alle ore 21.00 / Prezzi: domenica € 30, lunedì € 25 / www.vitignoitalia.it – Tel. 0814104533 – segreteria@vitignoitalia.eu

PROGRAMMA DELL’ EVENTO

SALE MASTERCLASS – VITIGNOITALIA 2023

Domenica, 14 maggio 2023 – Scuola Europea Sommelier

per info e prenotazioni: napoli@eurosommelier.it / Stefano Continisio cell. 3347807377 – tel. 0814207066

SALA 1 – ore 15.00 / Bersano

Le menzioni geografiche aggiuntive del Barolo: Facciamo Chiarezza, Paolo Lovisolo (Direttore Vendite Bersano) e Francesco Continisio (Presidente Nazionale Scuola Europea Sommelier) in un serrato confronto sul futuro della denominazione.

  • Barolo Nirvasco 2018
  • Barolo Badarina 2015
  • Barolo Badarina Riserva 2015
  • Barolo Cannubi Riserva 2016

SALA 1 – ore 17.00 / Serafini e Vidotto

L’Evoluzione del Phigaia Bianco

  • Phigaia Bianco 2016 – 2017 – 2018 – 2019 – 2020 – 2021
  • Matteo Serafini (enologo dell’azienda)
  • Francesco Continisio (Presidente Nazionale Scuola Europea Sommelier)

SALA 1 – ore 19.00 / Regione Sicilia – Istituto Regionale del Vino e dell’Olio

I vitigni bianchi autoctoni della Sicilia

Un percorso dedicato alle espressioni territoriali più significative dei vitigni bianchi siciliani, in collaborazione con l’Istituto Regionale della Vite e dell’olio Sicilia. Con Lucio Monte (Responsabile area tecnica IRVO) e Francesco Continisio (Presidente Nazionale Scuola Europea Sommelier).

Domenica, 14 maggio 2023

AIS CAMPANIA

per info e prenotazioni: info@aiscampania.it / Tel. 0823345188

SALA 2 – ore 15.00 / Regione Campania – FEAMP

I vitigni autoctoni della Campania in abbinamento alle specialità ittiche del Mediterraneo

  • Luciano D’Aponte (Assessorato all’Agricoltura Regione Campania)
  • Serena Monaco (Assessorato all’Agricoltura Regione Campania – FEAMP)
  • SALA 2 – ore 17.00 / Lo Chardonnay secondo la Famiglia Lunelli
  • Villa Margon 2020
  • Ferrari Maximum Blanc de Blancs N/V
  • Ferrari Perlé 2017
  • Ferrari Maximum Rosé N/V
  • Riserva Lunelli 2009
  • Ferrari Perlé Nero 2013
  • Giulio Ferrari 2010
  • Ferrari Perlé 2006
  • Giulio Ferrari 2007
  • Marcello Lunelli (Vicepresidente Cantine Ferrari)

Luciano Pignataro (giornalista Il Mattino e Luciano Pignataro Wine&Food Blog)

  • SALA 2 – ore 19.00 / Fucci
  • Verticale Aglianico del Vulture
  • 2020 – 2015 – 2013 – 2006 – 2005
  • Elena e Andrea Fucci
  • Luciano Pignataro (giornalista Il Mattino e Luciano Pignataro Wine&Food Blog)
  • Lunedì, 15 maggio 2023

FISAR

per info e prenotazioni: coordinatore-italiasudeisole@fisar.co / Ugo Baldassarre – cell. 3397760229

SALA 1 – ore 15.00 / Consorzio DOC Friuli

DOC Friuli a Napoli: dove i bianchi diventano di “Mille Colori”

  • MODEANO, Ribolla gialla spumante brut – Avrîl – DOC Friuli
  • ALBINO ARMANI, Ribolla gialla spumante brut metodo classico, 2016 – DOC Friuli
  • FANTINEL, Friulano – Borgo Tesis, 2022 – DOC Friuli
  • DI LENARDO, Friulano – Toh! 2022 – DOC Friuli
  • LA SCLUSA, Malvasia – 2022 – DOC Friuli
  • PUIATTI, Sauvignon – 2022 – DOC Friuli
  • CA’ BOLANI, Sauvignon – 2022 – DOC Friuli
  • Francesco D’Agostino (Direttore Cucina & Vini)
  • a cura delle Delegazioni Fisar Campania

SALA 1 – ore 17.00 / Regione Sicilia – Istituto Regionale del Vino e dell’Olio

I GRANDI ROSSI DI SICILIA

  • Nero d’Avola, Nerello Mascalese, Frappato e Perricone
  • Dott. Lucio Monte (Responsabile area tecnica IRVO)
  • a cura delle Delegazioni Fisar Campania

SALA 1 – ore 19.00 / Anfore Campane

  • Confronto e dibattito sui vini in anfora delle diverse province Campane
  • In collaborazione con le aziende:
  • Alessandra – Acciaroli
  • Tenuta Sant’Agostino – Solopaca
  • Cantina di Lisandro – Castel Campagnano
  • Cantine Olivella – Sant’Anastasia
  • Saranno presenti i proprietari delle aziende
  • a cura delle Delegazioni Fisar Campania

Lunedì, 15 maggio 2023

AIS CAMPANIA

per info e prenotazioni: info@aiscampania.it / Tel. 0823345188

SALA 2 – ore 15.00 / Moët & Chandon

MOËT & CHANDON GRAND VINTAGE 2015, IL RACCONTO DI UNA GIORNATA LUMINOSA

  • Il 2015 di Moët & Chandon
  • Grand Vintage 2015 Blanc
  • Grand Vintage 2015 Rosé
  • Luciano Pignataro (giornalista Il Mattino e Luciano Pignataro Wine&Food Blog)
  • Tommaso Luongo (Presidente AIS Campania)

SALA 2 – ore 17.00 / Carpineto

  • I tempi e i modi del Sangiovese
  • Brunello di Montalcino D.O.C.G. 2018 e 2012
  • Vino Nobile di Montepulciano Riserva D.O.C.G. 2018 e 1989
  • Chianti Classico Riserva D.O.C.G. 2018 e 1995
  • Luciano Pignataro (giornalista Il Mattino e Luciano Pignataro Wine&Food Blog)
  • Tommaso Luongo (Presidente AIS Campania)
  • Mauro Chiominto (Direttore Marketing Carpineto)

SALA 2 – ore 19.00 / Regione Campania – FEAMP

  • I vitigni autoctoni della Campania in abbinamento alle specialità ittiche del Mediterraneo;
  • Luciano D’Aponte (Assessorato all’Agricoltura Regione Campania);
  • Serena Monaco (Assessorato all’Agricoltura Regione Campania – FEAMP).
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Dal 12 al 14 maggio, Umbriafiere ospita CIBO SELVAGGIO, per scoprire una nuova filiera che porta in tavola proteine nobili, sane, gustose e prive di grassi. Tra Talks e CookingShow, confronti, approfondimenti, tematiche senza pregiudizi per rileggere una cucina ancestrale attraverso l’ingegno applicato di Chef tra tecniche, marinature e cotture ben oltre quelle tradizionalmente riferite.

CIBO SELVAGGIO è l’evento dedicato esclusivamente alla cacciagione e alle sue filiere, che darà prova di sè il 12, 13 e 14 maggio negli spazi di Umbriafiere di Bastia Umbra (PG) in concomitanza di “Caccia Village” nella nuova area tematica “Park Village”.

Una scelta logistica coerente con la mission di Cibo Selvaggio, che vuole portare consapevolezza sul mondo delle filiere della carne selvatica, parlandone con un linguaggio semplice ad un pubblico non solo “venatorio”, ma portando in fiera appassionati di cucina, curiosi di scoprire e apprendere in maniera diretta tutto ciò che c’è da sapere sulla carne selvatica senza preconcetti.

Un linguaggio moderno per rendere contemporanea la cacciagione, troppo spesso relegata a cucina arcaica del passato, bisognosa di lunghe cotture, di marinature e che invece oggi, grazie ad una nuova generazione di chef che la propone in maniera moderna, può entrare facilmente nella dieta alimentare di tutti, apportando benefici nutrizionali di altissima importanza.

“La scelta di dare più spazio a Cibo Selvaggio è stata dettata dal grande interesse che si è manifestato lo scorso anno intorno all’argomento, dopo che abbiamo dato vita al “Manifesto del Cibo Selvaggio” e abbiamo affrontato il tema delle filiere di carne selvatica sotto forma di evento nell’evento – afferma Andrea Castellani ideatore e organizzatore di Caccia Village. –  “L’ obbiettivo è quello di divulgare la cultura alimentare legata alla caccia e alle filiere della selvaggina anche ad un pubblico non venatorio, facendogli conoscere da vicino i prodotti, informandoli sulle straordinarie proprietà e facendone apprezzare loro il gusto e la facilità di utilizzo attraverso gli chef più esperti della materia, prosegue Chiara Comparozzi Curatrice di Cibo Selvaggio.

GLI CHEF

Igles Corelli, chef pluristellato e volto noto di Gambero Rosso Channel, sarà lo chef ambassador dell’intera manifestazione. Corelli è stato tra i primi chef a sdoganare la selvaggina nelle cucine dell’alta ristorazione, portando tutta la sua esperienza in questa nuova edizione di Cibo Selvaggio sempre più attenta e volta a promuovere la sostenibilità e il valore di queste filiere.

Accanto a lui, Sabato 13 Maggio giornata dedicata alla cucina di caccia d’autore, un parterre di notevole caratura si alternerà nella cucina dell’area show cooking: Lucio Pompili, lo chef cacciatore per antonomasia, Matteo e Riccardo Vergine di Grow Restaurant (progetto di cucina di grande attenzione sul mondo della cacciagione) gli umbri Paolo Trippini del Ristorante Trippini e Giulio Gigli chef patron di UNE che daranno un’interpretazione selvaggia dell’ Umbria e infine Giorgione che presenterà uno show cooking in collaborazione con Fondazione UNA.

 Un focus sulle erbe spontanee con una ricetta green sarà condotto dalla chef  Nicoletta Franceschini di Silene ed Enrico Pistoletti di Aldivino. Partner dell’evento l’azienda Sant’Uberto Le Carni del Bosco che fornirà agli chef il prodotto per la realizzazione degli show cooking.


“Caccia Village ha il merito di essere diventato un evento di riferimento per il settore a livello nazionale – ha
affermato l’Assessore Morroni – un appuntamento di alta qualità curato e organizzato con competenza,
che ha il merito di aver creato una solida sinergia tra le associazioni del mondo venatorio nell’unità di
intento di riconoscere a questa nobile e antica attività che è la caccia il giusto ruolo e valore – continua
Morroni – Come Regione, siamo a fianco di eventi come Caccia Village perché importanti volani di sviluppo
e di visibilità per l’Umbria”

“Caccia Village è una manifestazione che il Comune di Bastia sostiene da sempre – afferma il sindaco
Paola Lungarotti – perché dà e porta tantissimo al territorio, in termini di occupazione alberghiera, di
prestigio, di indotto economico”

GLI EVENTI COLLATERALI

Un evento nell’evento sarà il Salone Nazionale delle Filiere del Bosco, al quale parteciperanno un numero
ristretto di aziende faunistiche venatorie, aziende agrituristiche, produttori e distributori delle filiere
certificate di cacciagione e selvaggina, direttamente selezionate dai curatori di Cibo Selvaggio, il cui intento
sarà quello di far conoscere il prodotto e mettere in contatto domanda e offerta nell’ambito dell’alta
cucina, della ristorazione e del turismo venatorio e gastronomico, promuovendo la cultura alimentare legata alla caccia e alla selvaggina. Tra loro Macelleria Zivieri, Urca Marche, EPS Confragricoltura Umbra,

A supportare tutta la manifestazione anche per l’edizione 2023, la Franchi Food Accademy, che da anni si impegna a fare formazione sulle tematiche dell’evento e che durante i tre giorni di Cibo Selvaggio organizzerà corsi gratuiti di cucina con la selvaggina e la Fondazione UNA (Uomo Ambiente Natura) impegnata a sostenere il valore della carne selvatica e la salvaguardia dell’ambiente e protagonista dello show cooking con Giorgione.

Cibo Selvaggio è l’unico evento italiano dedicato al cibo di caccia d’autore
e alle sue filiere, sempre più seguito e apprezzato dal pubblico. “Il nostro obbiettivo – afferma Chiara
Comparozzi, che con Castellani ne è la curatrice – è quello di sdoganare il cibo di caccia da pregiudizi e ipocrisia, parlandone non solo ai cacciatori, ma anche e soprattutto ad un pubblico non venatorio,
coinvolgendo in questa edizione anche i più giovani, con attività specifiche dedicate alle scuole.

Una tavola rotonda “La BUONA CACCIA-GIONE” completerà l’offerta di Cibo Selvaggio con un dibattito a 360 gradi sulla caccia e sulla cacciagione, analizzandone gli impatti dal punto di vista ambientale, economico, sostenibile, nutrizionale, enogastronomico ed anche sociale, con la presenza del Safari Club International che porterà una case history di solidarietà realizzata  attraverso la cacciagione.
Ad intervenire lo chef Igles Corelli, le istituzioni e le associazioni venatorie, Bruno Beccaria Ideatore e Direttore Generale di Franchi Food Academy, Pietro Pietrafesa di Fondazione UNA, il Prof. Eugenio Demartini Università degli Studi di Milano, Roberto Viganò Vicepresidente SIEF e il Prof. David Ranucci Università degli Studi di Perugia dip. Medicina Veterinaria che porterà un resoconto sul 3° Congresso Nazionale Filiera delle Carni di Selvaggina Selvatica

MOSTRA DI FOOD PHOTOGRAPHY dedicata al cibo selvaggio a cura del fotografo Lido Vannucchi

Progetto formativo teorico e pratico con l’ UNIVERSITÀ DEI SAPORI DI PERUGIA e Franchi Food Academy per avvicinare i giovani chef di domani all’utilizzo delle risorse rinnovabili del bosco in cucina.

IL PROGRAMMA DEGLI SHOW COOKING:

  • Sabato 13 maggio 2023 – UmbriaFiere Bastia Umbria (Pg);
  • Ore 12.30/14.00: Premiazione contest istituti alberghieri Urca Marche con Igles Corelli, + Show cooking “Lo chef cacciatore” con Lucio Pompili;
  • Ore 14.00/15.00: Show cooking “GROW EXPERIENCE” CON MATTEO E RICCARDO VERGINE del RISTORANTE GROW con I prodotti dell’azienda Le Carni del Bosco;
  • Ore 15.00/16.00: Show cooking “UMBRIA NATURAL WILD” cacciagione, tartufo, erbe spontanee A CURA DEGLI CHEF Paolo TRIPPINI RISTORANTE TRIPPINI e Giulio GIGLI RISTORANTE UNE;
  • A seguire Focus erbe selvatiche con la CHEF NICOLETTA FRANCESCHINI RISTORANTE SILENE e lo CHEF ENRICO PISTOLETTI RISTORANTE ALDIVINO;
  • Ore 16.30/18.00: Show cooking GIORGIONE in collaborazione con FONDAZIONE UNA (Uomo Ambiente Natura).


COME PARTECIPAREINFORMAZIONI UTILI PER VISITARE CACCIA VILLAGE 2023
Caccia Village si svolgerà al centro fieristico di Bastia Umbra (PG) da venerdì 12 a domenica 14 maggio
(orari: venerdì 15/19 – sabato e domenica: 9/18). Il parcheggio in zona è gratuito, qui le informazioni per
raggiungere la fiera. https://cacciavillage.it/contatti/
Il costo d’ingresso è di 15 euro. Per i bambini al di sotto di 14 anni l’ingresso è gratuito.

Tutti gli chef e i ristoratori possono registrarsi e accedere gratuitamente alla manifestazione inviando una mail a eventiaccompany@gmail.com

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Icona di architettura neogotica applicata a un edificio industriale, Molino Stucky, sulle placide rive della Giudecca a Venezia, è stato sapientemente ristrutturato da Gruppo Marseglia e affidato alla sapiente gestione di Gruppo Hilton. Gli interni ridisegnati nella raffinatezza di un Hotel a 5 stelle trattengono e valorizzano una singolare storia veneziana e danno, contestualmente, nuovo respiro alla sua vocazione internazionale attraverso l’dea gastronomica dello chef Ivan Fargnoli, che arriva da lontano spinto dai venti del mondo. 

Storia di un Molino che voleva diventare Hilton

Imponente, austero, affascinante, con i suoi mattoni di cotto a vista, i pinnacoli e le torricelle di cattedrali, la sua torre svettante, l’orologio e il richiamo delle atmosfere londinesi: è l’Hilton Molino Stucky, sulle placide rive dell’Isola della Giudecca a Venezia, tra lampioni come candelabri, alberi e briccole, diviene un’icona di architettura neogotica applicata a un edificio industriale.

Una struttura che si impone alla vista, che si stacca con decisione dal contesto pur essendone parte integrante. Anzi, la sua immagine immobile e pertinace, è testimone di una storia che accoglie il cambiamento e guarda un nuovo futuro dall’alto del suo eclettismo architettonico.

L’area sulla quale sorse era quella della chiesa e convento di S. Biagio e Cataldo, soppresso da Napoleone nel 1809, situati tra il rio di S. Biagio, il canale della Giudecca e il rio dei Lavranieri. Costruito tra il 1884 e il 1895 per iniziativa di Giovanni Stucky, lungimirante imprenditore ed erede di una nobile famiglia svizzera, il Molino Stucky diventa presto un vero e proprio simbolo della città di Venezia e della sua espansione industriale. L’iniziativa di Giovanni Stucky fu proficua oltre le aspettative per la città di Venezia che, per sopperire al fabbisogno della popolazione, fu sempre strettamente collegata all’attività molitoria dell’entroterra. Il Molino Stucky eliminava cosi una serie di passaggi di trasporto necessari per i molini dell’entroterra.

Millecinquecento erano infatti gli operai che si recavano sull’isola a lavorare gli abbondanti 2500 quintali di farina in quella che diventò presto un esempio di Fabbrica moderna e energeticamente autosufficiente e che permisero lo sviluppo con spogliatoi, docce, sala ristoro e una serie di comodità inusuali per l’epoca. Una vera e propria fabbrica moderna che non si fermava nemmeno di notte, grazie anche a quell’energia elettrica che proprio in questo edificio fu utilizzata per la prima volta a scopo privato.

Tanta modernità non resistette però all’avanzare dei tempi, alla concorrenza, ai nuovi trasporti su rotaia, così le attività del mulino cessarono definitivamente nel 1954. Ci sono voluti cinquant’anni per riaprire le porte del Molino Stucky e lo ha fatto Gruppo Hilton con una sapiente ristrutturazione che nel 2007 ha dato vita ad un Hotel a 5 stelle che recupera la sua vocazione internazionale e punta sulla tavola in modo nuovo con un Chef – Ivan Fargnoli – che arriva da lontano portando con sé nuove parole che si aggiungono a un nuovo discorso nel vento di un futuro veneziano contemporaneo. 

Ivan Fargnoli, Aromi e Bacaromi

«Il mio obiettivo – racconta chef Fargnoli – è dare a ciascun ristorante una propria identità, diversificando così l’offerta food dell’albergo. Il filo conduttore comune sarà la mia concezione del gusto, fatta di ricordi dei sapori dell’infanzia e di scoperta di ingredienti nuovi, sviluppato con la mia brigata, il cui apporto è un elemento essenziale per offrire ai nostri clienti un’esperienza culinaria unica».

Quattro in tutto tra Rialto Bar & Restaurant e lo Skyline Rooftop Bar, le esperienze gastronomiche più autoriali fanno capo ai due Ristoranti Aromi e Bacaromi, ciascuno con il proprio carattere e caratteristiche, ma entrambi dedicati al racconto di una cucina che in queste acque ha da sempre mescolato culture e sapori di terre lontane.

Aromi, nel suo stile yacht club e con la sua vocazione fine dining è il luogo dove lo chef apre una finestra sulla propria visione di cucina, la quale ricerca e sperimenta nuove alleanze tra venti di mediterraneità, materie prime senza bandiera, profumi dell’Asia, del Medio Oriente, dell’India. Tra pareti di mattoni – che incorniciano un macro-mosaico delle numerose vittorie conquistate nelle sfide veliche vinte nel Bacino di San Marcodai team “Hilton Molino Stucky” – la volontà è quella di affrancare negli ospiti un ricordo teso come una vela stirata da vento estetico e sapore, con composizione del piatto su raffinate mise en place. 

La concettualizzazione della sua idea gastronomica si esprime in piatti come Foie gras spadellato, pistacchio, purè di carote e marmellata di fichi; l’incisivo Consommé d’anatra ai sapori orientali; il Moro oceanico australiano, finocchi, piselli e riduzione di crostacei. 

Il Bacaromi si propone come perfetta location per gustare i sapori della cucina tipica veneziana e lagunare in un’atmosfera calda e accogliente. Qui i piatti spaziano dalla selezione di famosi “cicchetti veneziani” al Risotto con le Secole, dall’ampia varietà di salumi e formaggi alla Frittura Reale della Laguna fino all’immancabile Fegato alla Veneziana con polenta morbida, tutto accompagnato da ottimi vini, birra artigianale e una sfiziosa selezione di dolci e da un menu che racconta curiosità e tradizioni culinarie di questa unica porzione di mondo.

Ma conosciamo meglio lo Chef Ivan Fargnoli, nuovo Executive Chef dell’Hilton Molino Stucky, milanese, di cultura gastronomica classica italiana perfezionata in Oriente, che è approdato a Venezia dopo un lungo periodo di attività in Cina dove ha curato la ristorazione del Grand Hyatt a Shenyang, del Ritz-Carlton e del Conrad a Beijing tra offerta ristorativa, banqueting e del room service.


Dopo tanto viaggiare, dopo tanto Oriente, cosa significa per te approdare “Venezia” ?

Per me Venezia è una delle città più importanti d’Italia; sto cercando di conoscerne meglio il territorio, i suoi profumi e sapori. È un nuovo incredibile stimolo per l’ispirazione dei miei piatti e per mandare avanti il mio progetto. Inoltre, ho avuto modo di conoscere Executive Chefs di altre strutture e mi sto confrontando con loro.

Molino Stucky, nel sicuro abbraccio di Gruppo Hilton, è un luogo privilegiato e importante dove poter esprimere la propria idea gastronomica. Qual è la tua?

La mia concezione gastronomica si è evoluta con il tempo. In questo momento non definirei la mia filosofia “fusion”, bensì tradizionale ma con una commistione di nuovi ingredienti e tecniche diverse, esportate dall’oriente e utilizzate direttamente nella mia idea culinaria.

Oriente e Occidente. Territorio e clientela internazionale. Nella costruzione dei tuoi piatti, quale grammatica ultilizzi e utilizzerai?

Mi piace giocare con i prodotti e con i sapori classici italiani, rispettandoli ma aggiungendo ingredienti e prodotti provenienti dall’Asia, dal Medioriente e dall’India.

Specialmente per quanto riguarda Aromi c’è un grande lavoro di ricerca e di tentativi per arrivare ad un determinato piatto e raggiungere uno specifico sapore.

Aromi e Bacaromi: 2 ristoranti, 2 mood completamente diversi. Come hai deciso di interpretarli?

Sono due ristoranti molto differenti. Per quanto riguarda Bacaromi, ho girato moltissimi posti e provato tantissimi gusti per cercare di capire cosa sia il Bacaro, quale sia l’essenza di questi luoghi popolari. Vivere i Bacari sul campo mi è servito incredibilmente per seguire il mood della Venezia classica, a cui io poi aggiungo quella rivisitazione di sapori che derivano dalle mie esperienze internazionali.

Per quanto riguarda, invece, Aromi, si tratta di un ristorante che parla un linguaggio di fine dining. Fondamentale è quindi in questo caso la cura del prodotto e della sua qualità, l’attenzione alla tecnica culinaria, del piatto e della presentazione.

Nel Percorso degustazione di Aromi, qual è il tuo piatto-manifesto? E perché?

È una domanda complicata, ce ne sono vari. Moro oceanico australiano, finocchi, piselli e riduzione di crostacei è per me un piatto importantissimo che mi porto dietro da tanti anni. C’è stato un lavoro di ricerca del prodotto molto intensiva, in quanto si tratta di un pesce poco conosciuto e molto caro.

Stessa cosa per quanto la Zuppa di funghi: in questo caso per arrivare a quello specifico sapore ho dovuto fare un difficile lavoro di analisi e approfondimento su varie tipologie di funghi. Forse però, il piatto che veramente descrive la mia cucina è la Consommè d’Anatra, per il quale ho voluto sperimentare e ricercare tantissimi sapori asiatici in un unico piatto.

Cosa vorresti che gli ospiti ricordassero della tua Cucina?

Quel “giocare” con sapori e profumi asiatici, mediorientali e in generale internazionali. Quell’introdurre in una cucina tipicamente mediterranea prodotti di cui, magari, non si ha avuto modo prima di farne esperienza.

Hilton Molino Stukcy and more

L’Hilton Molino Stucky Venice è stato inaugurato il 1° giugno 2007. L’Hotel a 5 stelle nasce dal sapiente restauro di 13 edifici costituenti dell’antico Mulino Stucky, una delle testimonianze di architettura industriale più note della città di Venezia.

Il mantenimento del nome e della struttura nasce dal desiderio di conservare il ricordo storico e rispettare la volontà del fondatore Giovanni Stucky di “instaurare un rapporto con la città”.

La storia dell’ex-granaio si riflette nelle sue travi imponenti e nei soffitti a forma di silos, nelle torrette appuntite e negli esterni restaurati di mattoni rossi, nei cortili e nelle finestre alte e strette. Il mosaico originale del mulino, rappresentante Demetra, la dea della mietitura, impreziosisce il soffitto della Penthouse Tower.

Un elegante orologio, posizionato sopra l’ingresso principale di uno degli edifici, con la sua campana originale cheannunciava la fine della giornata lavorativa, ggi è ancora appeso nella lobby.

Il Molino Stucky, composto da 13 edifici distribuiti su nove piani, è una delle costruzioni più alte della città.
L’hotel ospita 379 camere e il più grande centro congressi alberghiero della città, accoglie anche il più grande centro benessere e la prima e unica piscina sul rooftop di Venezia.

Info:
Hilton Molino Stucky, Venice
Giudecca 810, 30133, Venice, Italy Tel: +39 041 2723 311 Fax: +39 041 2723 490
www.molinostuckyhilton.it / vcehi_service_hotline@hilton.com

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È iniziata la Terza Edizione di Borgo diVino in tour: un viaggio enogastronomico in 15 regioni tra i Borghi più Belli d’Italia. Prossima Tappa Egna in Alto Adige: il “salotto della Bassa Atesina”, terra patria del Gewürztraminer.

Degustazioni dei migliori vini nazionali in 15 tappe per un tour di 15 weekend tra aprile e ottobre 2023; più di 1000 etichette da oltre 500 cantine locali e nazionali; un’area gastronomica con le specialità dei Borghi più belli d’Italia e percorsi formativi diffusi con spunti e curiosità sul mondo del vino.

Saranno queste le caratteristiche della terza edizione di Borgo diVino in Tour, evento in costante e inarrestabile crescita, dedicato alla promozione turistica e alle degustazioni delle migliori etichette enologiche territoriali e nazionali nel circuito dei Borghi più belli d’Italia.

15 appuntamenti, da aprile a ottobre 2023, per un viaggio all’insegna del gusto e della bellezza tra i “borghi-gioiello” nascosti d’Italia nei quali il pubblico dei wine lovers potrà di conoscere vini e vitigni dei vari territori, le loro storie e caratteristiche dal racconto diretto dei produttori, in contesti di particolare suggestione che regaleranno un’esperienza senza dubbio indimenticabile.

Numerose le cantine provenienti da tutta Italia, per una proposta che si preannuncia assai più ricca degli anni passati e che potrà contare su centinaia di etichette, dai vini tipici dei territori a produzioni di nicchia come vini in anfora, macerati e rifermentati, vera e propria tendenza enologica degli ultimi anni. 

Ad accompagnare le degustazioni, verrà allestita anche un’area gastronomica dove il pubblico potrà deliziarsi con piatti tipici locali e altre specialità dei Borghi più belli d’Italia.

Segnate le TAPPE, preparate le COPPE: le date dell’edizione 2023

Dopo il successo dello scorso anno, con oltre 30.000 visitatori e più di 300 cantine provenienti da tutta Italia, Borgo diVino è pronto a raggiungere ben 15 Borghi in altrettante regioni italiane.

  • Valvasone Arzene (Friuli-Venezia Giulia), prima tappa di Borgo diVino 21- 23 aprile;
  • PROSSIMA TAPPA Egna (Alto Adige, 30 aprile e 1 maggio); 
  • Neive (Piemonte, 12-14 maggio);
  • San Giorgio di Valpolicella (Veneto, 19-21 maggio);
  • Città Sant’Angelo (Abruzzo, 2-4 giugno);
  • Montaione (Toscana, dal 9-11 Giugno); 
  • Altomonte (Calabria, 23-25 Giugno);
  • Cisternino (Puglia, 30 giugno – 2 luglio);
  • Borgo Santa Caterina (Lombardia, 7- 9 luglio); 
  • Grottammare (Marche, 21-23 luglio);
  • Albori-Vietri sul Mare (Campania, 28-30 luglio);
  • Oratino (Molise, 1-3 settembre); 
  • Nemi (Lazio, 8-10 settembre);
  • Brisighella (Emilia Romagna, 6-8 ottobre);
  • Spello (Umbria,  13-15 ottobre).

EGNA e il Territorio della Bassa Atesina

La Bassa Atesina è un territorio dell’Alto Adige compreso tra Bolzano a nord e la chiusa di Salorno a sud. La zona è particolarmente nota per la sua produzione di vino, ad esempio il Gewürztraminer, e la Strada del Vino dell’Alto Adige passa attraverso il suo territorio.

Egna, Capoluogo di questo territorio, si trova nel soleggiato Sud dell’Alto Adige, tra vigneti e meleti, ai piedi dei boschi del Parco Naturale di Monte Corno, a 25 km da Bolzano e 34 da Trento. Il comune comprende le frazioni VillaMazzon, Laghetti e San Floriano. Egna è un borgo ancora autentico, lontano dai ritmi caotici della città, in cui le mura degli antichi palazzi e i portici, sono lo scenario ideale per degustare un bicchiere di Pinot Nero in tranquillità e fare acquisti all’aria aperta nella zona pedonale. Un mix perfetto di tradizioni sudtirolesi e flair mediterraneo.

L’antica città mercato, vi aspetta per scoprire i suoi portici, fare un giro in bici lungo la ciclabile della valle dell’Adige o sulla Strada del Vino. Dal 2014 Egna fa parte de “I borghi più belli d’Italia”. Clicca qui per scaricare la MAPPA del CENTRO STORICO di EGNA.

Gli eventi di Borgo diVino in tour 2023

Ogni evento si svolgerà dal venerdì alla domenica (ad eccezione di Egna, calendarizzato su due giorni) in orari variabili a seconda della stagione.

All’interno di ciascun borgo ospitante verrà tracciato un percorso di degustazione che toccherà i luoghi di maggiore interesse turistico, con stand dedicati alle cantine e un originale percorso formativo sul mondo del vino, raccontato in circa 20 pannelli espositivi.

Uno spazio importante sarà riservato anche all’esperienza gastronomica, con proposte street food e piatti della tradizione locale. Un’area, in particolare, sarà dedicata alle produzioni tipiche del territorio con alcune delle specialità gastronomiche dei Borghi più belli d’Italia. L’iniziativa rientra nell’ambito del “MIB – Mercato Italiano dei Borghi”, progetto in cooperazione istituzionale tra l’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” e “BMTI – Borsa Merci Telematica Italiana”, finalizzato alla valorizzazione delle produzioni tipiche e di qualità dei territori annessi all’Associazione.

Inoltre, ogni evento potrà proporre contenuti ad hoc per la promozione dell’offerta turistica del luogo ospitante. Obiettivo di Borgo diVino in tour, infatti, è sin dall’inizio quello di contribuire ad incentivare l’indotto economico dei territori ospitanti, “generando nuove opportunità per le destinazioni e diventando amplificatore di realtà belle da scoprire e buone da gustare”, come sottolinea Luca Cotichini di Valica.

Attraverso la degustazione di vini e di prodotti tipici particolari – dichiara Fiorello PrimiPresidente dell’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” – Borgo diVino si propone di valorizzare i territori e il lavoro dei sapienti agricoltori e degli artigiani che sono una delle colonne portanti dell’economia nazionale. La Bellezza dei Borghi e la Bontà dei prodotti sono una grande opportunità che si offre ai viaggiatori interessati a scoprire tipicità e cultura in luoghi dove il fascino dell’antico si sposa perfettamente con la contemporaneità. Un’occasione unica nel suo genere, che vale la pena sfruttare per passare un fine settimana all’insegna del buon vivere, del buon bere e del buon mangiare”.

“L’obiettivo del tour – conclude Luca Cotichini, Marketing Manager di Valica e ideatore di Borgo diVino – vuole essere proprio la promozione turistica ed enogastronomica e il suo consolidamento.  Puntiamo a crescere e a far crescere gli splenditi territori, che sono poi i veri protagonisti di Borgo diVino in tour, trasformandoli in una sorta di polo fieristico diffuso. Nel 2022 abbiamo raddoppiato le tappe e quest’anno tocchiamo altre 5 regioni; per il 2024 ci proponiamo di coprire tutto il territorio nazionale da Nord a Sud”.

Ticket degustazione

Borgo diVino è un appuntamento aperto a tutti. 

Per la degustazione dei vini, è necessario acquistare alle casse un voucher del costo di €18 che dà diritto a 8 degustazioni a scelta. Assieme al voucher verrà consegnato un kit composto da sacchetta e calice degustazione. È possibile acquistare i kit degustazione online sul sito www.borgodivino.it (alla pagina-evento di ciascuna tappa) o direttamente in loco.

È possibile acquistare online oppure sul posto anche i Ticket Food e il biglietto d’ingresso per le Masterclass (ove previste).

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I promotori

L’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” è nata nel 2001 in seno alla Consulta del Turismo dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), con l’obiettivo di valorizzare il grande patrimonio di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni presente nei piccoli centri italiani che sono, per la grande parte, emarginati dai flussi del turismo di massa. Ne fanno parte ad oggi 348 Comuni, espressione dell’Italia più autentica in quanto custodi di atmosfere, profumi e sapori capaci di elevare “la tipicità” a un modello di vita da “gustare” con tutti i sensi.

L’iniziativa Borgo diVino in tour è organizzata da Valica, la prima tourist marketing company italiana, in collaborazione con il Consorzio Ecce Italia. Sponsor ufficiali del ciclo di eventi sono Enel Poste Italiane. Il Regionale di Trenitalia è Official Green Carrier del tour.

Per informazioni e acquisto voucher, è possibile consultare il sito ufficiale https://www.borgodivino.it/ 

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La Giornata della Ristorazione è stata pensata prima di tutto occasione per rifondare il senso di comunità dell’Italia attraverso la tavola, la convivialità e la vera condivisione. Saranno 5000 i ristoranti coinvolti in Italia, 500 quelli italiani all’estero, 85 gli eventi sul territorio e 85 le Associazioni coinvolte, tutti tenuti insieme da buonissimi propositi e altissimi valori etici.

Ideata e voluta da FIPE per rafforzare i valori e il ruolo della ristorazione italiana si chiama “La Giornata della Ristorazione” e la sua prima edizione si svolgerà il 28 aprile 2023, mentre le future ogni ultimo venerdì di aprile.

L’evento, nato con obiettivi ambiziosi e buonissimi propositi vuole riunire, sotto il comune denominatore del valore dell’ospitalità, chef, ristoranti e ristoratori, trattorie, osterie, pizzerie e taverne. Realtà e luoghi che sono vere e proprie “agenzie culturali” del proprio territorio con la potenzialità e possibilità di rieducare l’uomo a vivere assieme attraverso la Tavola e i suoi valori.

Il pane e i valori de “La Giornata della Ristorazione”

La giornata della Ristorazione rappresenta prima di tutto una fondamentale occasione sociale per rifondare il senso di comunità del Paese attraverso il tema della convivialità unendo i ristoratori italiani (anche quelli all’estero) per costruire una grande rete di valori e di solidarietà. Saranno infatti cinquemila i ristoranti coinvolti in Italia e 500 quelli all’estero, 85 gli eventi sul territorio e 85 le Associazioni tra le quali Ambasciatori del Gusto, Associazione professionale cuochi italiani, Charming Italian Chef, Federazione Italiana Cuochi, Identità Golose, Jre (Jeunes Restaurateurs), Le Soste, Slow Food, Unione Ristoranti Buon Ricordo.

Un segnale forte in tempi difficili, per esprimere come il mondo della ristorazione possa fare la differenza essendo concreto portavoce del valore della vera condivisione. Un’iniziativa popolare, inclusiva, solidale e ed etica che ha come obiettivo primario quello di invitare tutti gli italiani a ritrovare un sentimento di comunità.

Protagonista di questa prima edizione sarà quindi il pane, Re della mensa, carico di simbologie e contenuti, che farà da filo conduttore per ogni realtà ristorantiva aderente, la quale dovrà proporre una ricetta a base di pane e la propria interpretazione dell’arte dell’ospitalità.

Oltre al Pane, i valori da difendere su cui si fonda l’iniziativa sono: La cultura dell’ospitalità, attraverso i luoghi del ristoro; recupero e valorizzazione delle culture agrarie e popolari rilette nella modernità; qualità ed etica a sostegno delle economie dei territori; l’ambiente, che si difende anche a tavola, attraverso la qualità del cibo prodotto nel rispetto degli animali e della terra, degli uomini e delle donne che la lavorano.

Ambasciatori del Gusto, Associazione professionale cuochi italiani, Charming Italian Chef, Federazione Italiana Cuochi, Identità Golose, Jre (Jeunes Restaurateurs), Le Soste, Slow Food, Unione Ristoranti Buon Ricordo, sono solo alcune delle 85 associazioni per promuovere la cultura dell’Ospitalità italiana.

Fipe inoltre devolverà un contributo economico alla Caritas proprio per sottolineare l’importanza che la giornata vuole riservare alla promozione dei valori di inclusione, condivisione e relazione che risiedono alla base della cultura dell’ospitalità anche attraverso Intesa Sanpaolo che contribuirà a sostenere l’attività di charity in favore di Caritas Italiana econtro la povertà alimentare con una raccolta fondi sulla piattaforma di crowdfunding “ForFunding”.

Per scoprire i ristoranti aderenti in tutta Italia e nel Mondo, approfondire i contenuti dell’iniziativa e partecipare clicca qui!

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Si chiama Natale di Roma ma non ha niente a che vedere con la natività cristiana. Si tratta invece di un’antichissima festività laica che celebra la fondazione della leggendaria Capitale d’Italia, identificata nel 21 aprile. È il compleanno della Città Eterna, che nel 2023 spegne 2776 candeline.

I festeggiamenti sono grandiosi, con un fitto programma di appuntamenti tra cortei, rievocazioni storiche ed eventi speciali. Come celebrare il Natale di Roma? Ecco 10 cose per vivere la festa come dei veri romani. Ma prima qualche cenno storico.

La fondazione di Roma tra storia e leggenda

Il 21 aprile è una data fortemente significativa per i romani, perché è proprio in questo giorno, nell’anno 753 a.C., che si fa risalire la fondazione della Città Eterna. Si tratta quindi del compleanno di Roma. 

Secondo la leggenda narrata dal letterato Varrone, Romolo divenne il primo dei Sette re di Roma, fondando la città sul Colle Palatino, servendosi dei complessi calcoli astrologici del fisico Lucio Taruzio Firmano.

Esistono diversi racconti sulle origini di Romolo, ma la più gettonata è quella che fosse figlio di Rea Silvia e del dio Marte: questi ebbero due gemelli, Romolo e Remo, che vennero abbandonati per via della loro illegittimità, in una cesta sulle rive del Tevere, poi trovati da una lupa che li allevò come fossero suoi. 

La storia si sovrappone alla leggenda: il 21 aprile coincideva con le feste Palilie, giorno nel quale i pastori celebravano l’inizio dell’anno con riti di purificazione delle greggi. Gli scavi archeologici, del resto, fanno risalire i primi insediamenti alla stessa fase in cui si colloca la vicenda: in quei tempi remoti, sul Palatino sorgevano già capanne e il perimetro di un muro. Narrazione e realtà si stringono la mano, anche se i romani mostrano un tenace attaccamento al mito, affascinante e immortale, più che alle evidenze storiche.

Gli eventi del Natale di Roma 2023

Roma celebra il suo compleanno il 21 aprile 2023. Anche in questa occasione di festa, la città è viva e i musei sono aperti. I festeggiamenti iniziano oggi 20 aprile per concludersi domenica del 23 aprile. Il programma delle manifestazioni è davvero intenso e interessante.

Partiamo dal Circo Massimo, che si trova nei pressi del fiume Tevere, all’altezza dell’isola Tiberina. Il viale che costeggia il circo romano prende il nome proprio da questa imponente struttura: via Circo Massimo. Si trova esattamente tra il Colle Aventino e il Palatino, a poche centinaia di metri dalla Bocca della Verità e a poca distanza da altri grandi monumenti come il Colosseo con l’Arco di Tito, di Costantino e i Fori Imperiali e Romano. Nella zona si trova anche la Domus Aurea e la Colonna Traiana, oltre che lo splendido Altare della Patria. Da non perdere nemmeno il Pantheon e l’Ara Pacis.



10 cose da fare per sentirsi romani a Roma:

  • Trascorrere un’intera giornata al Circo Massimo, dove le rappresentazioni si susseguono serrate e dove verrà allestito un villaggio che riproduce accampamenti romani e berberi;
  • Visitare l’area didattica del Circo Massimo, con mostre e conferenze a tema: cucina, religione e molto altro all’epoca dell’antica Roma;
  • Osservare da vicino un vero combattimento tra gladiatori al Circo Massimo, dalle 15.00 alle 23.00 di ogni giorno, dal 20 al 23 aprile;
  • Assistere all’imponente parata di domenica 23 aprile, che dal Circo Massimo va a Piazza Venezia, attraversando il Colosseo e i Fori Romani. La cerimonia di apertura è prevista per le 10.00 del mattino, la partenza del corteo storico alle ore 11.00, con 2.500 figuranti in costume, tra centurioni e vestali. Se cercate il punto migliore da cui assistere, vi consigliamo le zone più nascoste intorno al Colosseo, mentre i Fori Imperiali sono in genere affollatissimi;
  • Sempre al Circo Massimo, a via dei Cerchi 87, visitare GARUM, Biblioteca e Museo della Cucina, che rappresenta ad oggi, la più importante, eclettica e rara collezione privata di arti e letterature culinarie esistenti in Italia che si offre, gratuitamente, al pubblico dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 16. In questo vero e proprio unicum del patrimonio culturale gastronomico del mondo, si può attingere a piene mani a immensi bacini di conoscenza e testimonianze del tempo raccolte da Mecenate Rossano Boscolo, percè “la Cultura si deve donare”. Meglio prenotare.
  • Partecipare alla suggestiva celebrazione de Il rinnovo del Fuoco Sacro che vede l’accensione della fiamma sacra e la benedizione dell’imperatore Adriano. L’appuntamento è fissato per giovedì 20 in Piazza Campo Marzio alle 19.30;
  • Ammirare il fascio di luce che pervade il Pantheon. Infatti, alle 12.00 in punto di ogni 21 aprile si rinnova un’autentica magia imperdibile. Dall’oculo della Cupola, solo quel giorno, un fascio di luce penetra all’interno seguendo una perfetta geometria e illuminando la porta di bronzo d’ingresso: l’effetto è spettacolare. Il “miracolo” fu voluto e appositamente progettato da Agrippa, per volontà di Augusto. L’imperatore, facendo il suo ingresso nel giorno del compleanno della sua città, aspirava ad essere inondato dal fascio e così di brillare di luce propria. L’accesso al Pantheon è sempre gratuito;
  • Passeggiare lungo il Tevere. Il fiume è fortemente legato alla storia di Roma e alla sua fondazione. Ogni 21 aprile, i romani passeggiano lungo le sue sponde: imitateli, camminando nei punti più suggestivi e spingendovi fino all’Isola Tiberina. Fatelo nelle ore dorate del tramonto e concedetevi un aperitivo su un barcone, lasciandovi cullare dall’acqua. Il clima è mite, le giornate sono lunghe e la primavera romana è affascinante;
  • Perdersi, e ritrovarsi, per le vie e le piazze nascoste di Trastevere che, ancor di più in queste giornate, ha colori e umori speciali;
  • A Roma si mangia sempre bene e l’offerta culinaria all’insegna della tradizione è da onorare, tanto più in occasione del compleanno della città. Potete trovare qualche trattoria scelta dal vostro istinto, seguire i consigli della Guida Michelin in materia di Trattorie o fare un salto nei rioni storici come il Ghetto ebraico (qui una raccolta dei Ristoranti che hanno da poco aderito al Festival del Carciofo romanesco) fino a Testaccio e al suo mercato popolare di città. Non dimenticate la gioia di un supplì con il ragù alla romana di Supplizio o quelle della pizza romana bassa e scrocchiarella, i succulenti piatti tipici come Amatricina, Carbonara e Cacio e Pepe (qui la classifica di Gambero Rosso dedicata alla Carbonara) fino alle soddisfazioni del maritozzo salato de il Maritozzo Rosso o di quelle legate al classicissimo con la panna. Menzione doverosa per la crostata di ricotta e visciole e la Pizza (dolce) ebraica del “Forno Boccione”, che ha alle spalle circa 2 secoli e mezzo di storia. Se invece rimanete in zona Circo Massimo potete già prenotare un postoo sulla Giostra Gastronomica di Davide Cianetti NUMA al Circo e provare il piatto vegetale dedicato proprio al Natale di Roma e a Sua Maestà Broccolo Romanesco cotto in modalità confit e che, presentato nella sua interezza, diventa piatto conviviale da mettere al centro tavola assieme alla sua mousse di Cacio e pepe e insalata di Fiori di zucca, Alici del Mar Cantabrico e limone.



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Apre Orma, a Roma il nuovo ristorante di Roy Caceres: dal 12 aprile l’atteso ritorno dello chef colombiano. Al suo fianco la famiglia Fiengo, imprenditori lungimiranti il cui figlio, Pier Mario Fiengo, rivestirà il ruolo di sous chef di Caceres in coppia con Giovanni Oliveri. L’offerta beverage abbinata sarà invece studiata dal maître Simone de Florio e dal sommelier Matteo de Paoli. Ma quale sarà la visione gastronomica di Orma?

Nel quartiere Ludovisi, tra palazzi di epoca ottocentesca, imponenti portoni e balconi decorati tra Via Veneto e Piazza Fiume, Orma apre oggi le porte della sua struttura dal forte impatto visivo e dai materici contenuti.

Progettata nei minimi particolari, con il suo grande terrazzo, la composita proposta enogastronomica di Orma spazia da quella dal bistrot con la formula light lunch alle ricercate cene fine dining, dal cocktail bar per aperitivi alla cantina per pairing innovativi.

La Filosofia Gastronomica di Orma

Roy Caceres, Chef di sensibilità e istinto, in questi ultimi tre anni, tra metamorfosi varie e progetti “carnali”, si è dedicato a una nuova sfida: ORMA, che porta in sè tutta l’intenzione di lasciare una nuova impronta

La proposta di cucina poggia sul racconto complessivo della storia e visione dello chef colombiano di nascita e italiano d’adozione, sintetizzabile nel concetto di “eliminare il superfluo”:
la volontà di Caceres è quella esaltare la ricchezza del territorio italiano contaminandolo con la sua vena sudamericana mantenendo il focus sul gusto e sull’ ingrediente senza tecnicismi superflui.

Le materie prime che utilizzerà lo Chef arriveranno dall’Orto di Orma ad Anguillara Sabazia, nella campagna laziale, un progetto nato in sinergia con l’azienda agricola ClaPi attraverso la coltivazione rigenerativa secondo i principi della permacoltura.

Le proposte gastronomiche di ORMA

Due i menu degustazione: “Tracce Indelebili”, cinque passaggi con i suoi piatti signature a 120 euro, e “Tracce Correnti”, otto piatti inediti a 150 euro che raccontano l’evoluzione della cucina di Caceres.

Per quanto concerbe la proposta à la carte sarà presente una lista di sedici piatti denominata “Orme” divisa tra antipasti, primi, carni, pesci e dolci.

La direzione della sala e del servizio è affidata a Simone de Florio, classe 1990, accompagnato dalla visione poliedrica sul mondo del vino di Matteo De Paoli, trentaquattro anni. Due i percorsi di wine pairing: uno con cinque calici a 80 euro e uno con otto calici a 110 euro a persona.

Roy Caceres

Classe 1977. Colombiano di nascita e italiano d’adozione, Roy Caceres, si è formato facendo esperienza presso importanti insegne di ristorazione italiana come il Ristorante il Pellicano a Porto Ercole e la Locanda Solarola a Castel Guelfo. Nel 2011 apre a Roma Metamorfosi che conquista, a solo un anno dall’apertura, la prima stella Michelin. Nel maggio 2020, dopo la chiusura di Metamorfosi, apre, sempre nella Capitale, Carnal, un progetto che aveva in mente da tempo dove propone una cucina divertente di natura latino-americana.

Il Design di ORMA

Le linee e l’atmosfera, seguendo la filosofia culinaria di Roy Caceres, ricreano un luogo minimale che, come ogni suo piatto, evoca ricordi, emozioni e stimoli sensoriali. Uno spazio dal sapore contemporaneo definito da materiali naturali come il legno, la pietra e il rame. La caratterizzazione materica, colori neutri tra scale di grigio, beige e tortora. Al piano inferiore è stara realizzata una cantina a vista, mentre al piano superiore sulla terrazza “all’ombra” di un ulivo protagonista, si potranno degustare piatti espressi da accompagnare ai cocktail.

ORMA – Via Boncompagni, 31 / Telefono: 068543182 / Orari: 12:30 – 14:00 // 19:30 – 22:00 / Giorno di chiusura: Domenica IG: @ormaromaristorante FB: @ristoranteormaroma / www.ormaroma.it

ph credits Andrea Di Lorenzo

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Dal 2 al 5 Aprile 2023 si terrà a Verona la 55esima edizione del Vinitaly, la Fiera Internazionale del Vino e dei liquori nei grandi spazi di Veronafiere. Ma conoscete la sua storia?


E’ la fiera internazionale dedicata al vino, all’enologia e ai distillati, che si tiene ogni anno a Verona presso Veronafiere. La sua storia risale al 1967 quando nel Palazzo della Gran Guardia si organizzarono le Giornate del Vino Italiane. Negli anni successivi questa fiera ha continuato a crescere anche al di fuori dei confini nazionali, con eventi organizzati negli Stati Uniti, in Cina, in Giappone e in Russia.

Oggi è un quartiere fieristico di oltre 100mila mq netti, diciassette padiglioni tra fissi e tensostrutture al completo, pronti a diventare il più grande centro b2b internazionale del vino italiano e non solo, con più di 4mila aziende in rappresentanza di tutto il made in Italy enologico e da oltre 30 nazioni.

I partecipanti hanno a disposizione degli stand presso i quali esibire i propri prodotti e dedicarsi alle presentazioni e agli assaggi.

L’area espositiva è suddivisa in padiglioni, ognuno rappresentante una regione diversa. I visitatori del Vinitaly sono sia esperti di vino, sommelier, distributori, compratori internazionali, ristoratori, enologi, critici, collezionisti, ma anche semplici appassionati di vino che sono curiosi di esplorare tutto il mondo che ruota intorno a questo prodotto.

Durante l’evento non mancano infatti seminari, assaggi, competizioni, conferenze e presentazioni. Oltre al vino potrete gustare anche dell’ottimo cibo. A Vinitaly sono presenti infatti cuochi e chef che prepareranno abbinamenti di vino e prodotti tipici regionali. Durante i giorni in cui si svolge questa fiera, inoltre, l’intera città diventa una sua estensione.

Vinitaly 2023, il salone internazionale in programma a Veronafiere dal 2 al 5 aprile, rinsalda il proprio posizionamento business e di servizio a sostegno di uno dei settori tra i più strategici dell’export tricolore e, per la 55ª edizione, rafforza ulteriormente il piano di sviluppo dell’unica manifestazione che ha contribuito a segnare crescita e successo del vino italiano sui mercati internazionali.

Business, quindi, ma anche comunicazione. Vinitaly, infatti, è un mega spot al vino italiano con quasi 4miliardi di audience generata sui media in Italia e all’estero nella settimana clou della manifestazione. Un ritorno intangibile di promozione indiretta che coinvolge anche gli altri due saloni che si svolgono in contemporanea a Verona – Enolitech con Vinitaly Design e Sol&Agrifood con B/Open e Xcellent Beers – che portano il totale espositivo in quartiere a più di 4.400 aziende. Per quanto riguarda i temi e i format business, il 55° Salone internazionale del vino e dei distillati sarà
preceduto, sabato 1° aprile, da Vinitaly OperaWine, la degustazione prologo con i 130 produttori portabandiera selezionati da Wine Spectator. Mentre il palinsesto fieristico vede la conferma delle principali aree tematiche (Vinitaly Bio, International wine hall, Vinitaly Mixology e Micro Mega Wines a cura del wine writer Ian D’agata), del matching del Taste and Buy, con operatori selezionati dalla rete fieristica in collaborazione con i Consorzi di tutela e del Tasting Express con le più importanti riviste internazionali di settore.

Oltre 70 le degustazioni previste ad oggi dal calendario ufficiale della manifestazione (in aggiornamento su vinitaly.com). Tra queste, il walk around tasting dei Tre Bicchieri 2023 del Gambero Rosso
(domenica 2 aprile) e dell’Orange Wine Festival (3 aprile) che vede la presenza di aziende top da 10 paesi, oltre al Vinitaly Tasting – The DoctorWine Selection a cura di Daniele Cernilli (2 e 3 aprile), ideato per i buyer e gli operatori dell’horeca e ai focus di Young to Young ovvero: Le giovani cantine si raccontano ai giovani comunicatori, tre sessioni di degustazione con dieci giovani produttori firmate da Paolo Massobrio e Marco Gatti.

A questi ultimi è dedicato Vinitaly and the city, il percorso di wine talk, tasting, mostre ed eventi del fuori salone nei luoghi più rappresentativi della città Patrimonio Unesco: Piazza dei Signori, Cortile Mercato Vecchio e Cortile del Tribunale.

Mentre Veronafiera ospita il Vinitaly, Veron centro città ospita eventi, assaggi, cene e feste tutte rivolte ai buyers e ai giornalisti che sono in città per la manifestazione. Il programma è molto vario ed include concerti e dj sets, meeting con esperti di vino e giornalisti, street food e ovviamente tanto vino di qualità.

Il Vinitaly e le Aree Tematiche

Il Vinitaly ospita ogni anno oltre 4.000 espositori, 125.000 visitatori e 33.000 buyer esteri. Quest’anno la manifestazione sarà divisa in varie aree tematiche tra cui Vinitalybio, International wine, Vinitaly tasting, Vinitaly design, Micro Mega Wines and Enolitech.

Vinitalybio è la sezione dedicata al vino biologico prodotto sia in italia che all’estero, mentre International Wine è dedicata solamente alla produzione internazionale, con numerose degustazioni volte a far conoscere vini e distillati di vari paesi tra cui Austria, Slovenia, Serbia, Turchia, Croazia, Argentina, Spagna, Sudafrica e molti altri. Vinitaly tasting è un evento – degustazione in collaborazione con il giornalista Daniele Cernilli mentre Vinitaly Design si occupa di tutto ciò che è legato alla promozione del vino: dai bicchieri alle confezioni regalo, dell’oggettistica agli arredi per le cantine, i ristoranti e le enoteche.

Qui si possono incontrare i buyer del mondo Horeca (Hotel/Restaurant/Cafè) e gli espositori di Vinitaly che propongono varie degustazioni. Micro Mega Wines è una nuova iniziativa pensata per le aziende che hanno piccole produzioni ma di alta qualità, da vitigni sia autoctoni che internazionali. Infine, Enolitech è il salone internazionale che si occupa della tecnologia applicata alla vitivinicoltura, all’olivicoltura e al beverage.

INFO

Come raggiungere il Vinitaly, date, orari di apertura ed informazioni utili
Se avete deciso di partecipare al Vinitaly per una sola giornata, il mezzo più conveniente per evitare code è senza dubbio il treno. La stazione di Verona Portanuova dista una ventina di minuti a piedi dalla Fiera, altrimenti è presente un servizio navetta. Se invece preferite usare la macchina, potete raggiungere la città tramite le autostrade A22 e A4. Se arrivate dall’ autostrada A22 potrete parcheggiare sia presso lo stadio Bentegodi che presso il Centro Agroalimentare Veronamercato. Se invece venite dall’A4 vi conviene lasciare il vostro veicolo presso il parcheggio del centro commerciale Adigeo.

Se decidete di combinare una visita al Vinitaly con un weekend a Verona, potete tranquillamente raggiungere la città in macchina e spostarvi con le navette gratuite che partono dal centro città oppure con gli autobus dell’ATV.

La fiera è aperta dalle 9.30 alle 18.00. Per mantenere lo standard professionale di questa manifestazione, l’accesso è consentito solamente ad operatori specializzati e maggiorenni.

In programma dal 31 marzo al 3 aprile, Vinitaly and the city è organizzato da Veronafiere con la collaborazione di Comune di Verona, Provincia di Verona e Fondazione Cariverona).

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A Napoli, domenica 14 e lunedì 15 maggio, l’Italia dei Territori del Vino protagonista al Maschio Angioino. VitignoItalia 2023 cambia location e concentra i contenuti con 250 aziende, oltre 1500 etichette, 20 buyer da 15 Paesi per una due giorni ricca di degustazioni, convegni e approfondimenti per la più importante manifestazione di settore vinitivinicolo del centro-sud.

Domenica 14 e lunedì 15 maggio 2023, sono queste le date da segnare in calendario per VitignoItalia 2023, il Salone dei Vini e dei Territori Vitivinicoli Italiani, punto fermo nel calendario degli eventi legati al mondo del vino.

Tante le conferme, a partire dai numeri: 250 aziende, oltre 1500 etichette, uno straordinario parterre di cantine e territori in grado di fare di Napoli, per due giorni, la capitale italiana del vino.

Fitto anche il calendario di incontri, degustazioni, workshop e approfondimenti sulle più importanti tematiche del settore. Ma non mancano le novità per questa diciassettesima edizione della manifestazione. A partire dal cambio di sede: l’imponente Maschio Angioino, l’imponente e suggestiva fortezza a difesa della città.

Una scelta obbligata, dal momento che per il prossimo futuro Castel dell’Ovo sarà sottoposto a importanti lavori di ristrutturazione – spiega Maurizio Teti, Direttore di VitignoItaliaNel momento in cui siamo stati informati dell’impossibilità di utilizzare quella che è stata la sede di Vitigno per molti anni, ci siamo immediatamente mossi per trovare un’alternativa all’altezza della situazione. Compito non facile che sarebbe risultato ancora più complesso senza il prezioso contributo del Comune di Napoli e del Sindaco Gaetano Manfredi, grazie ai quali siamo orgogliosi di annunciare che VitignoItalia 2023 avrà come sede il Maschio Angioino, uno dei simboli di Napoli nel mondo. Siamo certi che espositori e ospiti non potranno che apprezzare la straordinaria bellezza di uno dei monumenti più conosciuti a livello internazionale”.

E a proposito di appeal internazionale, VitignoItalia conferma ancora una volta la sua attenzione verso i mercati stranieri. Anche per questa edizione è stata confermata la partnership con l’ICE che porterà a Napoli 20 buyer provenienti da 15 Paesi ai quali verrà offerta l’opportunità di incontrare i produttori presenti nelle due giornate, per poi godere dell’opportunità di visitare, nella giornata di martedì 16, alcuni grandi terroir campani la cui produzione da sempre rappresenta uno dei fiori all’occhiello della manifestazione.

Tra le altre novità c’è quella del passaggio dalla formula delle tre giornate a quelle delle due che caratterizzerà VitignoItalia 2023.

Abbiamo cercato di venire incontro alle esigenze di molti dei nostri espositori – puntualizza Teti – Ridurre le giornate a due porta loro un vantaggio sia in termini economici che di operatività e al tempo stesso non sconvolge il nostro format. Avremo una domenica dedicata soprattutto agli appassionati e un lunedì rivolto essenzialmente al trade e agli operatori di settore in genere. Ma senza perdere nulla dal punto di vista dei contenuti con un programma davvero fitto di incontri e approfondimenti che vedranno coinvolti sia istituzioni da sempre al nostro fianco, come l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, che nostri partner storici come Unicredit”.

L’immagine del Salone 2023 è stata creata e gentilmente concessa dall’artista Gennaro Regina.

VitignoItalia si svolge in collaborazione con la Regione Campania, FEAMP, ICE.

Info VitignoItalia 2023

VITIGNOITALIA, XVII Salone dei vini e dei territori vitivinicoli italiani

Maschio Angioino, via Vittorio Emanuele III, Napoli

Domenica 14 e lunedì 15 maggio 2023 – Dalle ore 15.00 alle ore 21.30

Prezzi: domenica € 30, lunedì € 25

www.vitignoitalia.it – Tel. 0814104533 – segreteria@vitignoitalia.eu

In Copertina Le meraviglie del Maschio Angioino

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Al via la Seconda edizione del Festival del carciofo romanesco “Semo romani, ma romaneschi de più”. Nel quartiere ebraico il “carciofo al centro”, simbolo dell’identità romana a tavola. Da oggi al 31 marzo,18 ristoranti propongono menù originali a base del fiore di primavera più buono, tra ricette tradizionali e rivisitazioni, serate a tema con il quartiere vestito a festa, artisti di strada e stornellatori romani.

Parte oggi martedì 28 marzo alle 11 a Largo 16 ottobre a Roma, la seconda edizione del Festival del Carciofo Romanesco. Per quattro giorni, fino a venerdì 31 marzo, il quartiere ebraico sarà ancora una volta cuore della manifestazione, quest’anno affiancato da altri rioni storici.

E sono 18 i ristoranti che aderiscono all’iniziativa, con menù a base di carciofo proposti a romani, turisti, estimatori e gourmad. Piatti e ricette di ogni tipo, dalle ricette tradizionali tramandate di generazione alle rivisitazioni moderne elaborate da giovani chef.

I ristoranti coinvolti, prevalentemente nel quartiere ebraico, sono: La taverna del Ghetto, Ba Ghetto, Renato al Ghetto, Su’ Ghetto, Il Giardino Romano, Bellacarne, Pollaria, Sheva, Yotvata, Casalino, Nonna Betta, Gigetto; a Piazza Navona vi saranno Ristorante/Cafè Domiziano, Ristorante Tucci, Ristorante Panzirone; a Campo de’ Fiori si troveranno Ristorante Virgilio, People.

Risotti, fettuccine e pasta fresca ripiena; frittate, abbacchio e coratella. ma soprattutto carciofi alla romana e quelli alla giudìa. L’innovazione sarà anche nei dessert proposti, a partire dai gelati rivisitati al carciofo.

Sarà infatti presente anche una delegazione dell’Associazione Italiana Gelatieri con maestri e professionisti autentici ambasciatori del gelato made in Italy, guidati dal campione del mondo Eugenio Morrone, che proporranno delle degustazioni personalizzate. Gli stand di Coldiretti e del CAR – Centro Agroalimentare Romano daranno il benvenuto ai visitatori a Largo 16 ottobre.

Ma il Festival non è solo un appuntamento gastronomico: oltre agli stand con i prodotti tipici e alle proposte dei ristoratori vi saranno anche alcune iniziative di intrattenimento. La sera di mercoledì 19 ci saranno artisti di strada come trampolieri, giocolieri, spettacoli di magia, mentre giovedì sera ci saranno i figli di Alvaro Amici vestiti da Rugantino ad allietare i presenti sulle note degli stornelli romani, per un perfetto abbinamento con i piatti della tradizione.

A distinguere l’iniziativa da altre fiere o sagre sarà proprio il luogo dove partirà e dove si terrà la maggior parte dell’evento, l’ex ghetto al centro di Roma, dove il carciofo ha trovato le sue prime ricette, per poi diventare orgoglio per i romani e attrattiva per i turisti. L’iniziativa è ideata da Confesercenti e promossa da Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Centro Agroalimentare Roma, Camera di Commercio di Roma (Azienda speciale Agro Camera), Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare – ISMEA.

Da parte di Confesercenti Roma e Lazio esprimo grande orgoglio per questa manifestazione – sottolinea il Presidente di Confesercenti Roma e Lazio, Valter Giammaria –  Noi vogliamo portare all’attenzione di romani e turisti i prodotti a km 0, che ci vengono invidiati nel mondo. Vogliamo creare dei pacchetti turistici per la valorizzazione della cucina romana per proporre delle esperienze complete che facciano apprezzare il valore del territorio e assaporare quelle pietanze che altrove non si trovano con la stessa genuinità. Obiettivo è rendere i flussi turistici non solo stagionali, ma costanti nel corso dell’anno”.

Al taglio del nastro saranno presenti Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare. Vi saranno anche il promotore Valter Giammaria, presidente Confesercenti Roma e Lazio; Giancarlo Righini, Assessore Regionale Agricoltura Regione Lazio; Alessandro Onorato, Assessore Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda Roma Capitale; Lorenza Bonaccorsi, Presidente I Municipio Roma Capitale; Claudio Pica, Presidente FIEPET; Angelo Di Porto, Presidente Assoturismo Roma; Daniele Brocchi, segretario Assoturismo Roma e Lazio. A presentare la giornata il giornalista Daniel Della Seta, autore e conduttore della rubrica “L’Italia Che Va…” Radio RAI e della rubrica TV “In Punta di Forchetta”.

Questa edizione del Festival è intitolata alla memoria di Italia Sonnino Tagliacozzo, scomparsa nelle scorse ore, e che ha costituito la memoria storica del quartiere e delle segrete ricette  dei piatti della cucina ebraico-romanesca, che ha contribuito a diffondere anche sui media e in TV. “E’ stata la Nonna non solo mia, ma anche di tantissimi avventori e amici del Ghetto- Angelo Di Porto, Presidente Assoturismo Roma – che la ricordano con piacere e sono stati sempre accolti dal suo benevolo e entusiasta sorriso, dai suoi aneddoti storici, narrati  spesso mentre veniva colta intenta dietro ai fornelli a insegnare e impartire consigli su come si capassero i carciofi a mo’ di rosa prima di immergerli nell’olio bollente. Una autentica delizia”.

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QOCO – Un filo d’Olio nel piatto, Concorso Internazionale per Giovani Cuochi del Euromediterraneo, a Castel del Monte (Andria, Puglia) 3 giorni (24-25-26 marzo 2023) con un ricco carnet di eventi aperti al pubblico mentre 10 giovani cuochi di 10 Paesi euromediterranei e una Giuria di qualità, presieduta dallo Chef d’insegna bistellata Alfonso Iaccarino, costruiranno un dialogo tra la Puglia e Culture gastronomiche distinte ma mai troppo lontane.

Non poteva che tenersi in questa terra, raccolta intorno a Castel del Monte, uno dei luoghi prediletti dall’imperatore Federico II di Svevia, QOCOConcorso Internazionale per Giovani Cuochi del Euromediterraneo – nato nel 1999 e che, dopo 10 anni di stop, rinasce quest’anno per forte volontà del Comune di Andria e dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio, con il Patrocinio del COI, Consiglio Oleivicolo Internernazionalee la collaborazione di Slow Food Puglia e Strada dell’Olio di Castel del Monte.

Dieci gli chef in concorso, per gran parte “Generazione Y”: quasi tutti al di sotto dei 30 anni! Paesi di provenienza: Belgio, Francia, Germania, Italia (Paese con 2 chef in concorso), Paesi Bassi, Slovenia (Paese con 2 chef in concorso), Spagna, Turchia. Tutti i cuochi, selezionati da JRE- Jeunes Restaurateurs d’Europe, saranno affiancati da cuochi tutor del territorio con i quali lavoreranno insieme così da rendere ancora più stretti i legami e lo scambio. Andria si pone così come snodo e crocevia di culture gastronomiche tra Castel del Monte e il mare.

Già nella giornata di venerdì 24 marzo, tutti i concorrenti, terminato il breafing mattutino con il presidente di giuriaAlfonso Jaccarino, si distribuiranno in dieci ristoranti del territorio della provincia di Andria/Barletta/Trani dove in serata contribuiranno ad un menù a quattro mani, frutto di confronto e di suggestive contaminazioni gastronomiche forti di una visione contemporanea, e nel segno dell’olio extravergine pugliese, testimone di una mediterraneità profonda. Sorta di “gemellaggi” gastronomici che prendono il nome di “QOCO Fusion”.

Federico II di Svevia, appassionato di cultura e grande spirito cosmopolita, accolse presso la sua corte studiosi greci, arabi, italiani ed ebrei. Grazie alla sua personalità, il sovrano illuminato viene considerato il precursore dei moderni umanisti e il suo regno fu di pace, tolleranza e prosperità.

Quartier generale e palcoscenico principale dell’evento sarà Villa Carafa, un’antica masseria rivisitata nel segno dell’ospitalità, nel cuore della Murgia andriese a pochi chilometri proprio da Castel del Monte.

Per tre giorni Villa Carafa diventerà una vera e propria “food court” dove gli chef la mattina del sabato si cimenteranno ai fornelli e presenteranno i piatti alla Giuria presieduta da Alfonso e Ernesto Iaccarino Chef e grandi padroni di casa del tristellato Don Alfonso 1890di Sant’Agata sui Due Golfie nella quale tra gli altri siederà anche Nino Di Costanzo, Chef Patron bistellato di Danì Maison di Ischia,Giuseppe Iannotti, Chef Patron bistellato del ristorante Krèsios di Telese e Felice Sgarra Chef Patron stellato di Casa Sgarra di Trani.

La giuria, “eptastellata”,sarà chiamata a valutare i piatti in base ai seguenti parametrigusto, originalità, presentazione, equilibrio generale. Dirimente sarà la valorizzazione ed esaltazione dell’Olio Evo.

La triade dei primi 3 classificati sarà rivelata nella serata di sabato 25 marzo al termine di una CENA DI GOLA aperta al pubblico, presso la stessa Villa Carafa. Nel corso dell’evento tutti gli chef in gara si presenteranno al pubblico raccontando il loro piatto in un appassionante percorso da nord a sud del Mediterraneo e viceversa.

Ai dieci giovani chef in concorso, dunque, il compito di provare a riscrivere una narrazione gastronomica moderna di un luogo, la Murgia, in cui l’olivo ha una presenza monumentale e fa del paesaggio rurale un’autentica opera d’arte.

Piatti e ricette in cui si parte dalla memoria che diviene germe creativo e fermento. Poi però libero spazio all’esplorazione e alla creatività individuale con le storie e gli stili che s’incrociano. Per guardare avanti al futuro.

Cuochi in Gara

Il più giovane chef concorrente è l’italiano GIOVANNI LEPARULO, 21 anni, nativo di Pescia, attualmente Chef de partie al Ristorante “La Leggenda dei frati” di Firenze. Porterà in gara la ricetta “DUO DI PASTA”.

Per l’Italia scende in cucina anche ANDREA VALENTINETTI, veneziano, 38 anni, Chef Patron del “Radici Restaurant & Cocktail Bar” di Padova. Per valorizzare al meglio l’extravergine d’oliva pugliese porterà in gara la ricetta “SPAGHETTO AGLIO NERO VONGOLE PREZZEMOLO”.

L’unica donna in gara, anche lei giovanissima, arriva dalla Francia: ALICIA LACAVE, 23 anni, di Saint-Genis-d’Hiersac, Charente. Chef patissier dell’Hotel Restaurant Domaine du Châtelard, a Garat. Proporrà: “VERMICELLI DI SEDANO SU NOCI BIOLOGICHE  AL PINEAU DES CHARENTES CON OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA” 

23 anni anche per lo chef in gara per la Slovenia, MARKO KRAMŽAR, di Šentjanž. Vanta esperienze lavorative con Gostilna Repovž (Bib Gourmand) e con Hiša Denk (Stella Michelin). La sua ricetta, tesa ad esaltare l’olio extravergine d’oliva, sarà: “WINTER CABBAGE PASTA”, una pasta al sapore di cavolo invernale.

Secondo sloveno in competizione, MARTIN ZUPANC, 32enne di Srednja vas v BohinjuAttualmente è Sous Chef presso la Stella Michelin “Hiša Linhart” a Radovljica. Giovanissimo anche il rappresentante del Belgio. Si tratta di STAN MOULING, 24 ANNI, chef  del “Smaakfabriek” di Borgloon. Gareggerà con la ricetta: “Cannelloni farciti con ricotta, gamberi e scampi, olio alle erbe e carote croccanti”. 

Per i Paesi Bassi, JOERI HUKKER, 25 anni di Ruurlo (Netherlands). Lavora come Chef de partie all’ <ORANGERIE DE POL>, nella regione di Achterhoek, alla periferia della città di Doetinchem. La sua ricetta: “CAPRESE DESSERT.

25 anni anche lo chef del Regno Unito JOSÈ MARTINS del ristorante “The Kings ArmsFleggburg” di  Yarmouth nel Norfolk con SPAGHETTI AL POMODORO CON FRUTTI DI MARE.

E’ un divo dei social lo chef in arrivo dalla Turchia, SEFA OKYAY KILIÇ, 27 anni di Ankara, già vincitore  di MASTERCHEF TURCHIA 2020 e con un “patrimonio” di oltre 350mila follower. Proporrà un piatto tradizionale turco a base di olio d’oliva, aglio, cipolla e melanzana: “İMAMBAYILDI – TURKISH STUFFED AUBERGINES”.

Per la Spagna RAFAEL ARROYO MARTÍNEZ, arriva da Granada: 34 anni, medaglia d’argento alla Coppa del Mondo di Cucina (Lussemburgo 2022). La ricetta in gara per QOCO 2023, omaggio dell’Andalusia alla Puglia, consisterà in una “Crema calda all’olio d’oliva, vongole e branzino del Mediterraneo”.

FUORI QOCO – Il PROGRAMMA

Iniziative organizzate in collaborazione con Strada dell’Olio Castel del Monte

venerdì 24 marzo

Lancio di tre nuovi piatti inerenti QOCO che rimarranno in menu fino al 1 maggio:

QOCOINHOUSE – Pane e Oliopresso il ristorante Casa Sgarra, Trani

QOCOESSENZA – Spaghettone, pane, olio evo, aglio, peperoncino, seppia alla bracepresso il ristorante Quintessenza, Trani.

QOCOBEACH – Ostrica, favetta e sivoni presso il ristorante Canneto Beach2, Margherita di Savoia.

venerdì 24 marzo

QOCO FUSION Cene a 4 mani in 10 ristoranti ad Andria, Barletta, Bisceglie, Margherita di Savoia e Trani. Dieci cene aperte al pubblico con menu realizzati dagli chef locali insieme ai 10 chef ospiti (1 per ogni locale) dando vita ad una vera e propria girandola di stili e sapori mediterranei. Il piatto presentato in ogni ristorante rimarrà in carta fino al 1 maggio.

Qoco Fusion Award: gli ospiti a cena voteranno i piatti presentati con assegnazione del Premio consumatori al primo classificato. Sorteggio di coupon omaggio per cene e olio Evo.

sabato 25 marzo

VERDE SPONTANEO Tour sulla Murgia alla scoperta di erbe spontanee e della flora arborea accompagnati da una guida ambientaleSosta a Castel del Monte.

SPIRITI e SOSPIRI Tradizione e spiritualità si fondono al Museo Diocesano in una degustazione che unisce in abbinamento i dolci tipici delle monache, preparati secondo antiche ricette nei conventi del territorio, a vini da dessert, tra cui in particolare il Moscato di Trani.

sabato 25 marzo e domenica 26

MERCATO DELLA TERRA E DEI PRESÌDI DEL GUSTO, Andria, Chiostro di San Francesco a cura di Slow Food Puglia.

TUTTE LE INIZIATIVE DI QOCO e FUORI di QOCO sono APERTE AL PUBBLICO

www.qoco.info

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Mercoledì 22 Marzo 2023, presso a La Gatta Mangiona di Roma, la seconda edizione di “Tanto va la Gatta a Lardo”, succulenta Cena di degustazione con fritti, salumi, carni e pizze da “leccarsi i baffi”, pensati e realizzati da Simone Fracassi, maestro della macelleria italiana, e Giancarlo Casa, Pizzaiolo Patron con il pallino per la qualità degli ingredienti.

Giancarlo Casa e Simone Fracassi

Lui – Giancarlo Casa – è Chef/Patron de La Gatta Mangiona a Monteverde, precursore di un mondo nuovo di intendere la pizza ripartendo dalla qualità degli ingredienti, dai nuovi impasti, combinazioni di condimenti e fritti originali. Un fermento creativo mai sazio che moltiplica le idee in collaborazione con cuochi, pizzaioli e produttori, che a Giancarlo piace ospitare nella sua Pizzeria.

L’altro – Simone Fracassi – è noto nel girone gourmand come il “Re della Chianina“ che lavora con metodo devoto forte di un’eredità e di una filosofia antica quattro generazioni nella sua Macelleria a Rassina di Castel Focognano, nel Casentino appunto, in provincia di Arezzo, vanta una lunga storia che parte dal 1927 e da quei tempi di dedica alla valorizzazione della carne Chianina di divulgare l’eccellenza del buon cibo italiano.

Si sono conosciuti circa 10 anni fa su “Le Strade della Mozzarella”, noto evento gastronomico in quel di Paestum (SA). Scoprono di avere due Luigi in comune. Uno è il noto Luogi Cremona, giornalista e critico enogastronomico di rango, l’altro, un produttore di Olio vicino Rassina appassionato, come loro, di Champagne.

L’incontro li sprona ad unire le arti di e a sperimentare le nuove alleanze tra Pizza, Carni, Salumi da allevamento brado e Cucine popolari. Dall’unione delle grammatiche dei sapori e nella costruzione di una nuova lingua, scoprono poi di condividere molto di più: un approccio estremamente concreto al lavoro – pochi fronzoli e tanti fatti – e quello di vivere la qualità e la salubrità degli ingredienti come un dovere nei confronti del Cliente.

Tanto va la Gatta al Lardo – La Cena Evento

Simone e Giancarlo si affermano come divulgatori di benessere e gioia della tavola che passa per il buon cibo e per il buon vino. Concetti da mangiare, perfetti fare festa e nutrire mente, coscienza e corpo, così come succederà mercoledì 22.

Centro della serata è l’incontro tra la carne straordinaria di Simone Fracassi e i suoi super salumi con i fitti e le pizze della Gatta.
Ogni portata sarà abbinata a due particolari Champagne, poi un rosato e un rosso ad accompagnare la pizza finale ripiena di “garofolato di manzo alla romana”.
Le pizze in tuto saranno quattro e di diverse tipologie:
pala romana per la prima, tonda romana la seconda, stile napoletano per la terza, quarta e conclusiva quella ripiena in due cotture. Aprono le danze i suppli ripieni di inflòussi napoletani e le crocchette pensate sulle melodie toscane.

Per assicurasi il proprio posto alla seconda edizione di “Tanto va la Gatta al lardo” cena evento con le carni carni della Macelleria Fracassi, chiamate la Gatta Mangiona!

La Gatta Mangiona – Via Ozanam 30 – Roma
Tel. 06.5346702
www.lagattamangiona.com

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Caput Mundi Mall è il nuovo progetto retail di 11.000 mq che integra in un’unica location, a due passi da Piazza San Pietro, per food, shopping, arte, cultura, attività a sfondo sociale e servizi a valore aggiunto per il cliente in una vera “boutique experience”.

Apre oggi, 16 marzo 2023, Caput Mundi Mall: un concept architettonico moderno con la luce naturale che filtra dall’alto per rendere calda e avvolgente l’atmosfera interna.

Al suo interno, i corner di circa 40 brand fra moda, accessori, food&wine. Alcuni sono arrivati grazie alla partnership siglata con Salotto di Brera, società attiva nei settori duty free e travel retail nel segmento lusso e che fa capo a Giglio Group.

Ospita eventi culturali, mostre d’arte e uno spazio dedicato all’esposizione e alla promozione delle Opere di selezionati artisti moderni e contemporanei rendendo unica la boutique experience.

Un investimento di 10 milioni di euro circa – come Roberto Pacini ha raccontato – che ha concentrato l’attenzione alla sicurezza, alla salute e alla gradevolezza degli ambienti, con una selezione di brand innovativi e di nicchia. L’insolito brand mix è infatti accomunato da un’attenzione a temi etici quali la sostenibilità, la solidarietà, con un ampio spazio dedicato ai bambini, con giocattoli, caramelle.

LA FOOD COURT

BASARA SUSHI CORNER; BOTTEGA FRITTA; CAPUT MUNDI WINERY; LA BOTTE DI FERRO – CUCINA ITALIANA; MEAT & CO; MR. CHURRO; PANERIA BAR BISTROT; PANINI DA OSCAR; SAN PIETRO’S PIZZA; ZOÈ PASTA & BURGER

Caput Mundi Mall ha pensato a una gamma di offerte food & beverage per accompagnare il cliente in tutte le ore del giorno. La “food court”, di oltre 600 mq, è stata progettata per essere al centro di un’esperienza di acquisto integrata e molteplice.

LO SHOPPING

Caput Mundi vuole essere punto di riferimento per gli abitanti della zona, sfornita di questo tipo di servizi fino ad ora. 

Ampia e variegata l’offerta commerciale, con un interessante portfolio di brand: AMEN; ADELCHISA; CA53; CAMPO MARZIO ROMA 1933; CANDYLAND; CANNADIBAMBU; CORIUMV; CRAI; CUOIERIA FIORENTINA; ESERCITO; ESTASI PROFUMERIE; FRIKING; INTERCHANGE; IRIS GALERIE; LE GIRAFFE; LUXURY EYEWEAR; MBT; MERKATOYS MALL; MILK AND HERO; MOL’EAT; MONDADORI BOOKSTORE; MR. WONDERFUL; MUNDI ART GALLERY; NATO TONDO; ORIGINAL MARINES; PARAFARMACIE BIANCHI; RDB GROUP – TAB TESLA; SAINT; SALOTTO DI BRERA; SCOTTA 1985; SEFORA GIOIELLI; SONY; SPIRITO UOMO; STADIUM; SUNS BOARDS; TIPICOM; TUCANO.

LE ESPOSIZIONI E LE ATTIVITA’ CULTURALI

CAPUT MUNDI ospiterà anche eventi culturali e mostre d’arte dedicate ad artisti moderni e contemporanei. La prima mostra vanta opere di assoluto prestigio. Tra queste ricordiamo cinque superlative opere di Andy Warhol: KIKU (serigrafia su cartoncino), LIZA MINNELLI (cover originale firmata da Andy Warhol e Liza Minnelli dell’album live at carnagie all), MARYLIN (serigrafia), FISH (serigrafia su carta da parati), E LIZA MINNELLI IN BLUE GROUND (colori acrilici stesi con telai ). In mostra anche due opere di Ernesto Lamagna – Pinocchio e Adda Passà ‘a Nuttata -, di Stefano Bressani – Disaster Tree – le sculture di Maria Luisa Taddei , e numerosi arazzi e tappeti di varie epoche.

LE CURIOSITA’

Numerose le curiosità che si possono ammirare passeggiando lungo i viali di Caput Mundi. Il brand MERKATOYS MALL espone due vere chicche, a cavallo tra il gioco e la tecnologia: il vero pupazzo di E.T., accompagnato a Caput Mundi personalmente da Daniela, figlia del creatore Carlo Rambaldi. Iris Galerie, che realizza opere personalizzate utilizzando un ingrandimento dell’iride, che in ogni individuo è unica e diversa.

Le candele Saint, ognuna con il nome di un santo, che una volta accese e consumate rivelano un gioiello al loro interno, e che devolvono una percentuale del ricavato della vendita ad un ospedale pediatrico.

ESERCITO, lo spazio espositivo del marchio dell’esercito italiano, espone e vende alcuni giubbotti “modaioli” che sono stati realizzati con materiali di equipaggiamenti utilizzati in missioni nazionali e internazionali secondo una filosofia ecocompatibile: i paracadute in materiale sintetico che diventano giacche performanti dall’elevata resistenza. CORIUM, che realizza abiti con fibre ricavate dagli scarti alimentari, 85% bio.

Caput Mundi, inoltre, ha l’onore di introdurre nell’area giochi Sony AIBO, il cucciolo capolavoro della scienza, dell’intelligenza artificiale e della robotica che saprà intrattenere piccoli e grandi appassionati del genere.


SHOPPING & DONAZIONI

Chi farà shopping a Caput Mundi potrà usufruire anche di Ethic-all, un servizio in collaborazione con la piattaforma Goodify che trasforma gli acquisti in donazioni benefiche certificate a favore delle organizzazioni che si battono per un mondo migliore. Il meccanismo è semplice e immediato il consumatore al momento dell’acquisto di un determinato prodotto riceverà un coupon ed inquadrando il QR code in esso contenuto, potrà scegliere il destinatario della donazione senza alcuna spesa aggiuntiva. Un modo intelligente di far del bene a sé stessi e agli altri in occasione di uno shopping consapevole. A seguire, il donatore potrà vedere online il profiling delle donazioni e l’avanzamento del progetto sociale sostenuto con il proprio acquisto.

Come Arrivare

Caput Mundi è un vero e proprio polo commerciale situato strategicamente nel cuore della città e all’interno di un importante nodo di scambio turistico, il TERMINAL GIANICOLO, parcheggio multipiano che smista un flusso di Bus turistici provenienti da tutte le parti del mondo e diretti in Vaticano e nel centro di Roma. Sarà quindi possibile fare shopping in pieno centro senza cercare parcheggio, perché tutti i visitatori del Mall potranno avranno a loro disposizione il parcheggio multipiano, collocato all’interno del medesimo edificio. Un’area dedicata sarà a disposizione delle auto Eni Enjoy, mobility partner di Caput Mundi Mall,

Potete accedere a “Caput Mundi” da altri due ingressi: uno su via della Conciliazione, il viale che conduce a piazza San Pietro, l’altro con un sottopassaggio alla vista del Colonnato da via di Porta Cavalleggeri.

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ViVi è una collezione di bistrot e ristoranti nei luoghi più straordinari di Roma: le antiche serre di Villa Blumensthil a Monte Mario; la cascina nel parco di Villa Doria Pamphili; il Palazzo Braschi, sede del Museo di Roma a Piazza Navona e, da giovedì 16 Marzo 2023, l’attesa apertura a di ViVi Piazza Venezia a Palazzo Bonaparte che, con il suo aspetto seducente, eclettico e retrò, porta a Roma le atmosfere dei caffè letterari parigini anni venti.

Daniela Gazzini e Cristina Cattaneo, fondatrici di ViVi – Lifestyle & Food brand, e Iole Siena, presidente del Gruppo Arthemisia, azienda leader per le grandi mostre d’arte, hanno aperto in anteprima le porte della nuova prestigiosa location di Roma: Vivi Piazza Venezia.

Vivi e Palazzo Bonaparte – Non sarà un’avventura

La location storica è di assoluto pregio: Palazzo Bonaparte – dimora della madre dell’Imperatore francese Napoleone Bonaparte che soggiornò lì fino al 1836.

Lo stesso Palazzo ospita mostre di alto rango firmate Arthemisia, azienda leader nella produzione e organizzazione di mostre d’arte internazionali. Proprio come quella in corso su Van Gogh che, a 170 anni dalla sua nascita, ripercorre la vita umana, artistica e cromatica, del genio olandese attraverso 50 opere provenienti dal Museo Kröller Müller di Otterlo, e che rimarrà visitabile fino 7 maggio 2023.

Arthemisia rappresenta un’eccellenza italiana nella produzione di mostre d’arte ed è per noi un onore avere stretto partnership con Iole Siena, il suo Presidente ed Amministratore, una donna con una visione proiettata al futuro e che condivide con noi gli stessi valori. Il nostro auspicio è che questa collaborazione possa arricchire l’offerta della meravigliosa città che ci ospita!

Daniela Gazzini e Cristina Cattaneo

Il nuovo ViVi, al piano base di Palazzo Bonaparte con affaccio su Piazza Venezia e l’Altare della Patria, sarà aperto tutti i giorni dalle ore 8.00 del mattino a mezzanotte, per accogliere clienti e visitatori delle mostre e non, con le gioie del “Good mood food”.

La sinergia tra ViVi e Arthemisia vuole rappresentare il meglio dell’Italia racchiuso in un luogo incantevole con una cucina di qualità, un’accoglienza calorosa, arte e bellezza.

La magnifica offerta gastronomica ed estetica presentata da ViVi è il giusto completamento di Palazzo Bonaparte, ormai diventato il principale luogo di cultura della Capitale.

Per noi di Arthemisia è la prima esperienza legata al food e ho scelto come partner di questa avventura Daniela e Cristina perché, negli anni, si sono distinte a Roma per uno stile inconfondibile, bello, di qualità, accogliente e perfettamente in linea con la mia visione delle mostre.

Iole Siena


La location – le tre grandi sale di ViVi

Non passano inosservate le stanze di Vivi, i suoi dettagli creativi, gli specchi dorati, i paralumi, i banconi, le ceramiche: qui tutto è frutto di una ricerca dedicata e delle soluzioni creative dell’architetto Andrea Magnaghi, la interior decorator Anna Aliprandi, la restauratrice Sabrina Oliva e la flowers designer Antonia Incalza fondatrice di “Antonia Flowers Roma”.

GOOD MOOD FOOD: il Menu di Vivi – Piazza Venezia

Il menu di ViVi – Piazza Venezia è incentrato su proposte che vogliono mettere di buon umore, come il Rise and Shine Avocado Toast, il Mango Tango e il Jamaican lollipop, per noi è importante coinvolgere i nostri clienti nel nostro mondo fatto di passione, entusiasmo ed energia positiva, spiega Daniela Gazzini.

Il menu è caratterizzato da piatti internazionali realizzati con ingredienti biologici italiani e non mancano le incursioni romane tradizionali. La proposta di ViVi – Piazza Venezia è pensata per ogni momento della giornata: dalla colazione alla cena, come anche per un brunch o un pranzo, per un tè, un aperitivo in allegria e drinks fino a tarda notte.

Seducente, eclettico, energico, retrò: un caffè parigino anni ’20 a Roma.

In onore alla tradizione romana si trovano la Pinsa alla Gricia, il Roman with a Twist con uovo in camicia bio, pancetta croccante, spinacino crudo, fagioli all’uccelletto e pane multicereali, gli Gnocchi alla Romana ricoperti di fonduta di parmigiano e scaglie di tartufo nero e una vasta selezione di Taglieri con prodotti DOC. La vetrina dei dolci si fa ammirare con i classici dolci della maison ViVi come le torte, i biscotti e i macarons fatti in casa da ViVi Lab, il nuovo laboratorio di 700mq dotato di macchine di ultima generazione e di pannelli solari per la produzione di energia pulita, che sforna deliziosi dolci realizzati sempre con ingredienti biologici.

La cucina cosmopolita porta anche i sapori portoghesi, infatti tra le novità ci sono i Pasteis de Nata, dolce a base di pasta sfoglia e crema cotto ad alte temperature.

Drinks, Cocktails anni ’20 e Caffè filtrato

Si possono trovare soft drink come centrifughe e frullati con tutti i tipi di frutta bio e il Mogi caffè, marchio di torrefazione biologica e Società Benefit, presente in tutti i locali ViVi e in esclusiva per ViVi – Piazza Venezia viene offerto il “Lady Blue”, un caffè filtrato di altissima qualità proveniente da Samac (Guatemala) coltivato da una cooperativa Q’eqchì tutta la femminile.
Sara Paternesi, Bar Manager di ViVi, ha curato la lista dei cocktail dal nome evocativo Let’s Twist Again, con drink rivisitati dal sapore anni Venti, come Funky Fizz con erbe provenzali e soda alla camomilla o Stormy Night con rum speziato alla vaniglia, soda al cocco e lemon-grass.

Per gli amanti della tradizione un tripudio di grandi classici direttamente dai ruggenti anni ’20. La proposta dei vini è ampia e si tratta di vini italiani, di ricercate e piccole cantine sparse per le splendide campagne del Belpaese a Km 0, come la Tenuta Principe Alberico della famiglia Antinori, situato lungo la magnifica Appia Antica.


ViVi GOES GREEN

ViVi si impegna sull’offerta e sulla promozione di uno stile di vita sano e sostenibile, sul costante miglioramento della sostenibilità aziendale per un impatto positivo e rigenerativo sull’ambiente e sulla società, sulla lotta allo spreco alimentare e si dedica a iniziative di supporto di enti benefici e associazioni non profit.Società Benefit dal 2020, ora fa parte del movimento B Corp unica nel mondo della ristorazione, da Roma in giù, ad aver ottenuto questa certificazione.


Indirizzo: Palazzo Bonaparte – Piazza Venezia, 5
Orari: aperto tutti i giorni dalle ore 8.00 a mezzanotte Numero di telefono: 06 69228769
Coperti: 80 persone all’interno Mq coperti: 200
Prezzo medio, bevande escluse: 25 euro

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Torna al Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel, il rito del Sunday Brunch in un percorso di classe che esalta il patrimonio culinario italiano e quello del Presidi Slow Food in un insolito e virtuoso mix tra sapori nostrani e atmosfere internazionali.

Tra eleganza, sostenibilità e divertimento, torna lo S’Brunch, ovvero il “Sunday Brunch” del Rome Cavalieri, rito della domenica noto e consolidato durante il quale l’Executive Chef Fabio Boschero, insieme al Team dell’Uliveto, propone nelle live station deliziose pietanze e gustosissime novità dal sapore Slow, in una modalità di fruizione interattiva, completa ed eclettica fino all’immancabile pirotecnico buffet dei dolci curato dal Pastry Chef Dario Nuti.

Insignito della prestigiosa certificazione Green Key già nel 2019, l’impegno dell’ Hotel di Lusso è più che mai volto alla sostenibilità. La rinnovata collaborazione con Slow Food Roma sancisce una volta di più questo legame e in cui storia culinaria, prodotti e territori, trovano un contesto insolito per la conoscenza e divulgazione della biodiversità italiana unitamente alla valorizzazione dei prodotti tradizionali, sostenendo anche così la filiera di coltivazione, allevamento e trasformazione di prossimità.

Protagonisti della tavola saranno quindi i Presidi Slow Food, piccole produzioni tradizionali che rischiano di scomparire ed esempi virtuosi di economia locale. Slow Food Roma affiancherà nuovamente il team del Rome Cavalieri dando il suo importante contributo e lavorando a quattro mani con gli chef dell’Uliveto nella selezione delle materie prime di stagione e dei produttori.

La sostenibilità, infatti, è un importante fil rouge che contraddistingue il Sunday Brunch del Rome Cavalieri, rendendolo veramente un esempio unico di come il lusso possa unirsi a tematiche di tale importanza.

Il rispetto per l’ambiente e la valorizzazione del territorio sono temi centrali per il Rome Cavalieri, insignito da anni della certificazione Green Key, riservata solo agli alberghi che rispettano elevati standard operativi sulla sostenibilità.

Con cadenza mensile, negli S’Brunch saranno protagonisti Presidi Slow Food, tra cui ricordiamo il Caciofiore della campagna romana – antenato del Pecorino Romano prodotto con latte crudo, intero, a caglio vegetale ottenuto dal fiore di carciofo o di cardo selvatico. Ad oggi sono solo tre i produttori che ne assicurano la sopravvivenza. La Cipolla rossa di Acquaviva – inconfondibile per la sua forma schiacciata e il suo sapore dolcecaratteristiche legate all’ampia disponibilità di acqua dolce che sgorga limpida da una falda sotterranea perenne del piccolo centro pugliese dal quale prende il nome.

La pesca tradizionale della laguna di Orbetello, che tutela una tradizione storica di pesca e trasformazione, concentrandosi esclusivamente sulle tecniche tradizionali e sul pesce selvatico.

E mentre gusterete le specialità dell’Uliveto, i Vostri bambini potranno divertirsi al Kids Club, con attività educative e coinvolgenti guidate da educatori professionisti.

S’BRUNCH: Domenica 13.00 – 16.00 / Adulti: € 92,00 a persona, bevande à la carta Bambini (3-12 anni, dal buffet bambini): € 45,00 a persona, bevande à la carte / Per prenotare un tavolo o chiedere informazioni vi invitiamo a chiamare o scrivere.+39 (06) 35092145 / ROMHI.FB@waldorfastoria.com

Brunch di Pasqua e Pasquetta

Accanto agli S’Brunch non mancano gli appuntamenti tematici da non perdere, legati alle celebrazioni più tradizionali: l’arrivo della primavera è annunciato dai Brunch di Pasqua e Pasquetta, a salutare la stagione in cui si può ricominciare a godere del meraviglioso parco mediterraneo, e dei brunch a bordo piscina.

E nell’anno del sessantesimo anniversario dell’albergo “i favolosi anni ’60” saranno protagonisti dei due appuntamenti ispirati alla tradizione italiana, con fettuccine e tonnarelli fatti in casa, ortaggi e verdure di stagione, torte salate, salumi e formaggi del territorio, uova sode nelle sue versioni, i vol-au-vent con mousse, cestini di patate con funghi e scamorza. Infine, sorpresa nella sorpresa le spettacolari uova di Dario Nuti. 

Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel / Via Alberto Cadlolo, 101, 00136 Roma RM / PRENOTA UN TAVOLO

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Vini, Spiriti e Aceti valgono il 22% dell’intero export del Food&Beverage italiano nel 2022. Sul mercato interno flettono le vendite del Canale GDO. Bene la ripresa dei consumi fuori casa per efferri delle riaperture Post Pandemia.

Il settore ha retto alle forti discontinuità che hanno caratterizzato l’anno passato soprattutto grazie alle capacità dei produttori italiani di imporsi sui mercati internazionali. Allo stesso tempo è proprio dal contesto internazionale che registriamo attacchi che mirano a compromettere i nostri prodotti, emblema del Made in Italy.

Ha dichiarato così ieri Micaela Pallini, presidente Federvini. Ed è così. L’Italia rallenta la ripresa, con una crescita del PIL al 3,9% rispetto al 6,7% del 2021 e una previsione a 0,6% per il 2023. In questo scenario, fotografato dall’Osservatorio Federvini in collaborazione con Nomisma e Tradelab, il comparto Vini, Spiriti e Aceti, rappresentato da Federvini, ha registrato nel 2022 un andamento fortemente caratterizzato da fattori di discontinuità causati dal repentino aumento dei costi di produzione, di trasporto e dell’inflazione.

Il comparto esprime complessivamente un fatturato di oltre 17 miliardi di euro, esportazioni per oltre 9 miliardi di euro di export, pari al 22% del totale dell’export del Food & Beverage del Paese, circa 2.300 imprese e 30 mila occupati, senza considerare l’indotto.

Abbiamo chiuso un 2022 in crescita nei valori delle esportazioni, con una buona ripresa dei consumi fuori casa anche per effetto delle riaperture post pandemia ma con un andamento preoccupante sul canale GDO del mercato interno dove a soffrire sono stati soprattutto i prodotti premium.

Le previsioni per il 2023 non sono incoraggianti, da un lato il mercato interno è segnato da alti valori di inflazione e bassa crescita del PIL e dall’altro subiamo un attacco senza precedenti alla reputazione dei nostri settori per la tendenza a livello internazionale di non distinguere tra consumo e abuso di alcol, disconoscendo che un consumo consapevole e moderato è compatibile con uno stile di vita e una dieta equilibrati, come l’Italia dimostra meglio di qualsiasi altro paese al mondo.

Micaela Pallini, Presidente Federvini

Vini, spiriti, aceti nella GDO: i numeri

Secondo le elaborazioni di Nomisma, le vendite del vino in Italia nel 2022 rispetto al 2021 si confermano in flessione con -1,8%. Soffre la categoria vermouth (-9,4%) contro il -5,4%, ma soprattutto la categoria fermi & frizzanti che registra nel 2022 -6,9% rispetto al -2,2%. Su quest’ultima categoria incide significativamente il calo delle etichette DOP (-8,1%) e IGP (-7,6%).
Più contenuto il calo delle vendite spirits, dove si registra una leggera contrazione nel 2022, -0,6%. Nella categoria si segnala il +0,7% di distillati e acquaviti, al contrario degli amari -4,8% e dei liquori dolci -5,6%. Prosegue il successo del gin sia in volume che in valore.


Capitolo aceti, le vendite in GDO nel 2022 fanno registrare un lieve calo (-0,5%) rispetto al 2021. Disaggregando la categoria osserviamo la continuità delle vendite dell’aceto balsamico (+0,8%), in flessione invece l’aceto di vino (-3,9%) e quello di mele (-5,6%).

Positivi nel complesso i dati sull’export dei vini che evidenziano crescita a due cifre nelle esportazioni di vino verso Paesi quali Regno Unito con +51,4%, seguito dal Giappone +25,1%, Canada +17,9% e Australia +17,4%, Stati Uniti con +15,6%, Francia con +15%.
Anche nel comparto spirits i dati dell’export sono positivi ed evidenziano come nel periodo gennaio-ottobre 2022 il comparto abbia fatto registrare un +29% rispetto allo stesso periodo del 2021. Il settore è trainato dalla Grappa (+23%). Nel complesso le performance migliori vengono fatte registrare negli Stati Uniti dove la categoria liquori registra +38% rispetto allo stesso periodo del 2021, e in Germania dove la Grappa risulta ancora la più richiesta +33% rispetto al 2021.
Positivo anche l’export degli aceti nei principali mercati di destinazione, con un incremento negli Stati Uniti (+30%), in Germania (+18%) e nel Regno Unito (+7%).

Il mercato dei consumi fuori casa del 2022

Secondo le elaborazioni di TradeLab, il difficile contesto macroeconomico non rallenta il mercato dei consumi fuori casa che chiude il 2022 a 93 miliardi registrando quindi un valore che supera quello pre pandemia del 2019 (85 miliardi). Il mercato dei consumi fuori casa ha registrato nel 2022 un +33% per valore di mercato, con un picco nel Q1 del 2022 (+105%) rispetto al Q1 del 2021, dove ancora incidevano le restrizioni pandemiche.
Per quanto riguarda la categoria del vino, il mercato dei consumi fuori casa arriva dai pasti come pranzo e cena, che generano il 75% dell’incremento complessivo della categoria.

Gli spiriti rappresentano la categoria con le miglior performance: tra le bevande, al primo posto troviamo gli spiriti lisci (+88%), seguiti da cocktail alcolici (+32%) e al terzo posto, quasi a pari merito tra di loro, amari e dopo pasto (+24%), vino (+24%) e bollicine (21%). Se prendiamo in considerazione il valore di mercato, anche per l’anno appena trascorso, la cena rappresenta la prima occasione di consumo con un valore di oltre 35 milioni di euro. A conferma del trend, la categoria ristorante si colloca al secondo posto tra i canali di consumo con oltre 1,5 milioni di visite, preceduta unicamente dalla categoria bar con oltre 4 milioni di visite nel 2022.

Da un punto vista geografico la crescita del consumo di cocktail e amari è concentrata al nord e al centro, per spiriti lisci il contributo più rilevante arriva dal sud e isole mentre per vino e bollicine l’incremento è distribuito in modo più o meno omogeneo su tutte le aree.
Inoltre i dati Tradelab rilevano che il 98% dei BAR (146.803) trattano gli spirits che contribuiscono per il 13% al fatturato pari a circa 2,6 miliardi di Euro. Nei ristoranti (142.120) il 93% somministra spiriti con oltre 200 milioni di consumazioni. Nei ristoranti di fascia alta il 20% dei pranzi e delle cene vengono accompagnati dal consumo di spiriti.

Foto di copertina: https://pixabay.com/it/photos/vetro-bicchiere-vuoto-4382292/

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Dal 6 al 12 marzo 2023, in occasione della Giornata internazionale dei diritti della Donna – 8 marzo – l’Elegance Cafè Jazz Club di Roma omaggia le Donne con una Rassegna dedicata alle voci Femminili del Jazz, protagoniste non solo della grande musica, ma di battaglie di valori e diritti. Scoprite il programma in un click!

Donne dalla forte energia, dalle storie coraggiose e ispiranti, attiviste che hanno messo la loro arte al servizio del progresso culturale e musicale, sono le Donne del Jazz e saranno celebrate della rassegna “Inspirational Women” promossa dall’Elegance Cafè Jazz Club e organizzata dalla Patron e Direttrice artistica Daria Venuto, in programma dal 6 al 12 marzo 2023 Roma.

Il jazz club di musica dal vivo con ristorante in zona Ostiense, da sempre legato a doppio filo al mondo della musica jazz – tanto da farne baluardo identitario per proposta artistica e gastronomica – organizza una settimana di concerti dedicati alle più famose interpreti del genere musicale nato nei primi anni del XX secolo nele comunità afroamericane del sud degli Stati Uniti da una convergenza di consuetudini ritmiche africane ed europee.

Le splendide interpreti nell’intera storia di questo genere musicale, saranno omaggiate da artiste contemporanee, in un connubio tra passato e presente che porta sul palcoscenico in una viva e vibrante rappresentazione femminile, la lotta per i diritti civili e le storie delle sue protagoniste.

Il Programma

Si inizia lunedì 6 marzo, con l’omaggio a Sarah Vaughan, cantante jazz americana, passata alla storia come “una delle voci più meravigliose del ventesimo secolo”. Soprannominata “Sassy” e “The Divine One”, Sarah Vaughan è stata quattro volte vincitrice dei Grammy Award. Nel 1989 il National Endowment for the Arts, le conferì il NEA Jazz Masters Award, il suo “più alto onore nel jazz”, la più alta onorificenza che gli Stati Uniti conferiscono ai musicisti jazz. Nella serata in programma all’Elegance Cafè Jazz Club, i successi di Vaughan saranno interpretati dalla cantante di origini ucraine Halyna Gaia Tupys.

Si prosegue martedì 7 marzo, con la serata “Women in Jazz”, progetto artistico il cui filo conduttore è la figura femminile che con carisma, sensibilità e perspicacia, ha lasciato delle tracce indelebili nella storia della musica. Nel corso dello spettacolo verranno omaggiate le artiste che hanno costellato ed illuminato la gloriosa storia del jazz: da Ella Fitzgerald a Dee Dee Bridgewater, passando per Billie Holiday, senza tralasciare strumentiste del calibro di Terry Lyne Carrington e Geri Allen.

In occasione dell’8 marzo, il palco dell’Elegance Cafè si illuminerà per omaggiare la grande Nina Simone, nella serata dal titolo “Little Blue Girl” con protagonista la voce di Gloria Trapani. Nella sua intensa carriera, Nina Simone ha legato indissolubilmente la sua musica alla lotta contro il razzismo e alle battaglie per i diritti civili, temi ricorrenti e presenti nei suoi testi, che saranno protagonisti proprio in occasione della serata organizzata per la Giornata internazionale dei diritti della donna.

Si prosegue giovedì 9 marzo, con “From Betty to Petti”, l’omaggio a Betty Carter a cura di Erika Petti Quartet. L’Erika Petti Quartet nasce con l’intento di ispirarsi alla musicalità e all’ecletticità di Betty Carter, considerata figura fuori dagli schemi nella storia del canto jazz, colei che ribalta l’assunto del “cantante non-musicista”: fu cantante, autrice, compositrice arrangiatrice, performer e, a partire dal ’70, divenne produttrice e manager di se stessa fondando la propria casa discografica, la Bet Car.

Venerdì 10 marzo, l’interprete Ilenia Appicciafuoco renderà omaggio a “Bessie Smith Imperatrice e le altre”. Prima di essere un genere musicale le cui origini si perdono nella notte dei tempi, il blues rappresenta il cuore di una vera e propria rivoluzione artistica e sociale.

L’esplosione del blues jazzistico negli anni ’20 del Novecento veicolò gusti e istanze di un’intera generazione e portò in auge le vere protagoniste di questo sconvolgimento: le donne.

Nel corso di questa serata, all’Elegance Cafè rivivrà la storia di una selezione di artiste più e meno note, da Bessie Smith a Mamie Smith, da Ma’ Rainey a Victoria Spivey e Lucille Hegamin. Si parlerà di corpi e menti femminili alla ricerca di emancipazione dalle prevaricazioni quotidiane e nonostante la discriminazione razziale; dei temi più cari al blues come l’amore, la sessualità, la magia e il viaggio; delle vocalità di chi ha ispirato artiste del calibro di Janis Joplin ed Amy Winehouse.

La serata di sabato 11 marzo vedrà sul palcoscenico l’interprete Laura Sciocchetti in “A night for Ella ‘Almost like being in love’ tribute to Ella Fitzgerald”, un tributo alla grande “The Lady of Song”, omaggiata anche dallo stesso ristorante dell’Elegance Cafè con un menu degustazione che porta il suo nome. Vincitrice di 14 Grammy, nei suoi 59 anni di carriera ha venduto circa 40 milioni di copie della sua settantina di album. L’ultima serata della rassegna “Inspirational Women” sarà quella di domenica 12 marzo, intitolata “Nica’s Dream” – Omaggio a Pannonica, la Baronessa del jazz. Un concerto jazz, con protagonista la voce di Veronica Marini, dedicato a Pannonica de Koenigswarter (detta Nica), la “Baronessa del jazz”, fuggita da un destino di ricca ereditiera per vivere una vita da donna libera ed inseguire il sogno di essere immersa costantemente nel jazz. È stata mecenate, amica fidata e musa ispiratrice di molti jazzisti dell’epoca come Thelonious Monk, Barry Harris, Charlie Parker e tanti altri.

Inspirational Women – il progetto

Nel corso dell’intera rassegna “Inspirational Women”, promossa dall’Elegance Cafè Jazz Club, ci si lascerà condurre in un viaggio in musica attraverso la storia delle donne che l’hanno fatta. Un omaggio alla forza artistica e all’impegno sociale di figure femminili che sono riuscite a emergere in un mondo fortemente maschilista, letteralmente grazie alle loro voci e alla loro bravura.

La Cucina

In questo viaggio attraverso storie e musica, avranno spazio anche le tradizioni gastronomiche proprie delle terre in cui il jazz è nato: nel ristorante dell’Elegance Cafè, lo chef Marco Roselli ha immaginato di piatti che omaggiano la cucina creola e cajun – come abbiamo già raccontato qui – con pietanze d’ispirazione francese e caraibica, preparazioni tipiche dell’America del Sud e Africa, in un percorso gastronomico di contaminazioni e cultura, proprio come il jazz.

Sarà inoltre disponibile per l’intera settimana uno speciale drink dedicato alla rassegna, il “Moonlight”, un cocktail messo a punto nel bar del locale, ispirato al proibizionismo degli anni ‘20, a base di vodka, liquore alla violetta, succo di lime, sciroppo di zucchero e champagne, una bevanda fresca e dolce allo stesso tempo, con cui accompagnare l’ascolto e l’assaggio.

FORMULE
Drink e concerto: prima consumazione obbligatoria (25-30 euro) con concerto incluso. Cena e concerto: ordine minimo di due piatti dal menu, con concerto incluso.

Elegance Cafè Jazz Club
Via Francesco Carletti, 5 – Roma
tel. 06 57284458
www.elegancecafe.it
Orario: aperto tutte le sere a cena, dalle ore 20. Inizio spettacoli ore 21.30

In Copertina: Nina Simone / PHOTOlink

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La gelateria caffetteria ‘GREED Il gelato coltivato’ nella sua nuova sede di Monteverde a Roma, racconta e promuove il territorio dei Castelli Romani attraverso “l’aperitivo a filiera corta”. Venerdì 3 marzo il primo evento con l’Azienda vitivinicola “Raparelli” di Lanuvio, l’Azienda Merumalia Resort di Frascati e lo Chef Alain Rosica di “Belvedere dal 1933” a Frascati. Di seguito il Calendario degli incontri.

E’ partito a marzo, dal Rione Monteverde a Roma, per accogliere e attraversare la primavera romana attraverso i nuovi sapori dei suoi Castelli. Sono gli “Aperitivi a filiera corta di Greed”, Gelateria avida di ingredienti buoni che in questi anni ha promosso prodotti e produttori dell’associazione “Castelli Romani food and Wine“.

Nella nuova sede di Circonvallazione Gianicolense 276, che si aggiunge a quella già nota di Frascati ( Via Cernaia, 28), ogni due settimane Aziende vitivinicole dei Castelli Romani e chef, fornai, norcini e casari del territorio castellano faranno degustare le loro creazioni più rappresentative in abbinamento a vini e nuovi nettari in un “Calice a Km 0”.

Dario Rossi, gelatiere e amministratore di GREED, spiega l’importanza di questo evento che durerà fino a maggio:

fare rete in questo periodo è fondamentale, veniamo da anni di chiusure causa COVID e aumenti ingiustificati di materie prime, petrolio ed energia che hanno portato le aziende, e soprattutto le famiglie, ad avere problemi a far quadrare i conti. Il tessuto sociale locale è stato deteriorato e occorre attivare tutte le leve possibili affinché questo non si ripeta.

Proprio per questo è importante che i consumatori, per i propri acquisti, si affidino ai produttori locali e noi cerchiamo, con questo evento, di dargli visibilità anche nella capitale.

Anche il presidente dell’associazione Castelli Romani Food and Wine, lo Chef Alain Rosica, protagoinista di cucina del primo appuntamento ha spiegato l’importanza di questo evento:


Per Noi di CRFW è sempre stata una priorità, proteggere e valorizzare la filiera corta, avere la certezza della provenienza e rispettare le stagioni. Sono solo alcuni dei modi per difendere la nostra identità e creare un’economia sostenibile e non solo, anche creare legami forti con queste meravigliose aziende che sono tutte intorno a Noi.

Il Calendario delle prossime presentazioni:

17 Marzo ore 18:00 Azienda vitivinicola “Villa Simone” di Monte Porzio Catone e la Chef del ristorante ”La Credenza” di Marino;

31 Marzo ore 18:00 Azienda vitivinicola “Eredi dei Papi” di Montecompatri e l’azienda vitivinicola Cifero di Zagarolo;

14 Aprile ore 18:00 Azienda vitivinicola “Casale Mattia” di Frascati e il “Gran Fornaio” di Genzano;

18 Aprile ore 11:00 Azienda Agricola Depau di Grottaferrata (dimostrazione per le scuole del casaro sulla produzione della ricotta di pecora);

12 Maggio ore 18:00 Azienda vitivinicola “Valle Chiesa” di Frascati e la Norcineria “Bernabei” di Marino; 26 Maggio ore 18:00 Azienda vitivinicola Gabriele Magno.

GREED
Il gelato coltivato
Caffetteria e Gelateria Artigianale Naturale
Circonvallazione Gianicolense 276
00152 Roma (RM)
Telefono: 06 69211874 Cell. 347 6236679
Email: gelateriagreed@gmail.com

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La spettacolare Sala Bernini di Palazzo Ripetta ha fatto da cornice alla competizione dei giovani professionisti del Servizio di Sala con due prove impegnative.

Curato dal celebre giornalista e critico enogastronomico Luigi Cremona e Lorenza Vitali, appassionata compagna nella vita e nel lavoro, Emergente Sala è un contest itinerante, dedicato alla ricerca del miglior cameriere under 30 d’Italia!

 

Le Selezioni del Centro Sud, si sono svolte così. Prima la Cena di “Gara” del dove i ragazzi, due per tavolo, hanno servito il menù elaborato da Marco Ciccottelli – Chef del San Balyon il ristorante di Palazzo Ripetta-. La mattina seguente la prova orale nella quale gli “aspiranti emergenti” dopo essersi presentati alle giurie tramite un video, hanno risposto alle domande dei numerosi esperti e partner presenti. 

Abruzzo, Toscana, Basilicata: le giuria e la somma dei due esami hanno individuato “i fantastici quattri” che andranno in Finale, e sono:

Lorenzo Milazzo di Osteria Grande ad Arezzo (AR); Maria Pia Costanzo del Villa Majella di Guardiagrele (CH); Fabrizio Carrarini del Don Alfonso 1890 del San Barbato Resort&Spa a Lavello (PZ); Mirko Plebani del Franco Mare a Marina di Pietrasanta (Lucca).

Saranno loro a sfidera i finalisti della Selezione Nord che si è già svolta a Merano lo scorso novembre, e sono Alessia Chignoli di Villa Crespi, Luca Princiotto de La Montecchia, Marika Azzariti del Pellico3 dell’hotel Park Hyatt Milano, Antonio Gilli del Malga Panna.

Al Conorso, presente l’Assessore ai Grandi Eventi del Comune di Roma, Alessandro Onorato che ha così sottolineato l’importanza dell’evento:

“Il personale di sala preparato e professionale è fondamentale per l’accoglienza turistica di qualità a Roma. Nei prossimi mesi e anni il turismo di alta gamma vivrà una vera e propria rivoluzione, con i grandi brand dell’hotellerie internazionale che hanno investito sulla Capitale in un clima di rinnovata fiducia con l’amministrazione. Solo nel settore 5 stelle lusso il numero delle stanze aumenterà del 30% entro il 2025 e raddoppierà entro 5 anni.

Apriranno a Roma i principali marchi del lusso che fino ad oggi non c’erano, generando nuove opportunità occupazionali, nuove professionalità. Servirà personale realmente preparato per gestire il servizio di sala nella ristorazione e negli alberghi”

Questi gli altri concorrenti della Selezione CentroSud 2023: 

Francesco Abbate di Hyle* del Biafora Resort & Spa a San Giovanni in Fiore (CS); Shiren Akhter di Pulejo* a Roma; Federica Capodicasa di Une a Capodacqua (PG); Raffaele Di Meo di Abraxas Osteria a Pozzuoli (NA); Marco Di Pasquale del Ristorante Santa Elisabetta** a Firenze; Albarosa Galgani de Il Tino a Fiumicino (Roma);  José Luzietti di Pipero* a Roma; Giorgia Spaziani di Aroma Restaurant* al Palazzo Manfredi a Roma.

Prima della premiazione è stata presentata da Antonio Filipponi del Comune di Teramo la seconda edizione dell’evento “Le Virtù” sulla ristorazione sostenibile che si svolgerà a Teramo dal 2 al 7 maggio 2023 e la prima edizione di un nuovo evento alla Villa Reale di Monza, presentato da Giuseppe Di Stefano direttore del Parco e della Reggia, dove il 28 ed il 29 maggio si svolgerà la Finale di EmergenteSala.

Infine la presentazione della 30sima edizione della Guida “Alberghi e Ristoranti d’Italia” del Touring Club Italiano alla presenza del direttore editoriale Fiorenza Frigoni  e Teresa Cremona curatrice della sezion Alberghi della guida, inoltre come testimonial Anna Donati consigliere TCI  e portavoce Alleanza Mobilità Dolce nonché Michela Sciurpa presidente di Sviluppo Umbria, referente dell’associazione Umbre insieme ad altre colleghe proprietarie come lei di strutture ricettive nella Regione.

EmergenteSala è l’unico evento in Italia che valorizza i giovani professionisti del Servizio di Sala in Italia. Si svolge in tre atti, la Selezione Nord, la Selezione Centrosud e Le Finali. Il Brand EMERGENTE comprende anche EmergenteChef, EmergentePizza, EmergnetePastry.

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Nella nuova babilonia gusto salsedine di Fiumicino, “Clementina” traccia una rotta di personalità. Sontuosi i suoi fritti, i Quadrucci di Focaccia Agricola, gli Spicchi di Padellino o di Teglia conditi dai sapori del mare nostrano e da quelli della buona terra.

E mentre il Cornetto salato intona il suo canto sfogliato, la Pizza Romana si veste in 21 abiti e, libera e sicura di sè negli abbinamenti, si mostra pronta ad un applauso croccante tra Bollicine intellettuali, note di Jazz e Bossanova.

Non teme il giorno, né la luce delle domeniche al mare, né l’aria densa di sole e di riflessi d’acqua, né la vista del calmo ondeggiare dei pescherecci. Non teme che tutte queste immagini rimangano alle spalle Clementina, sicura com’è dell’accoglienza dei suoi spazi interni, dell’esattezza della sua atmosfera, della pluralità e ricchezza delle sue vivande.

Clementina si. Come la storica Torre costruita a difesa del Porto e dalla quale prende il nome la via sulla quale si trova (Via di Torre Clementina, appunto). Una strada antica, una lunga riva che conduce al mare, la prima realizzata nel borgo marinaro di Fiumicino, oggi brulicante di persone e locali per tutti i gusti.

In questa nuova babilonia gusto salsedine, Clementina traccia una rotta di personalità. Si varca la soglia, si procede lungo il corridorio arredato dai primi tavoli, si entra nella sala accompagnati da note ricercate, spesso Jazz, Blues o Bossanova.

Le pareti liscie di tenue antracite si alternano a quelle in mattoncini e all’iconico rimando alle atmosfere più metropolitane. Lo sguardo corre libero nello spazio ordinato, sulle mensole, tra le bottigle, tra le mescite della birra artigianale.

Sulla parete di fondo una finestra si apre sulla cucina/laboratorio e prosegue dando risalto alla bocca del Forno che appare come un quadro di fuoco, e per incorniciare l’operoso palco di lavoro.

In alto, come lampadari, cilindri fonoassorbenti per tutelare lo scambio di parole tra i commensali. Poi, i tavoli di marmo lucido, nudi e pronti; la mise en place semplice con quell’unico vezzo di un poggiaposate in ferro con inciso il nome della pradona di casa: Clementina.

Bicchieri di sottile cristallo arrivano pronti per accogliere le proposte di una carta dei vini pensata come un libro, a cura del “Professore” Daniele Mari. Sommelier Ais, viaggiatore e ricercatore appassionato con una particolare attitudine al racconto e all’approfondimento; il suo metodo di classificazione è trasversale quanto originale, e raggruppa i vini in “Capitoli di Famiglia”. Ecco quindi Le piccole maison di Champagnei Crémant; i Metodo Classico e Metodo Charmant; i Vini del territorio; le Anfore e Naturali; i Grandi classici italiani; omaggi, approfondimenti e gli “Inediti del Prof”, ovvero una personalissima dispensa ad appannaggio dei più attenti e curiosi.  

Una carta dei vini che ben si rapporta al menu/atlante ricco di sorprese e di nuove visioni. Definirla “Pizzeria” sembra riduttivo vista la molteplicità di forme, consistenze, invenzioni, ricette, abbinamenti, giochi di alveoli e mirate croccantezze unicamente tenute insieme dal comune denominatore “Pizza”. Una piccola parola senza confini che Luca Pezzetta naviga con sicurezza e oltrepassa ridefinendone le mappe romane.

Si salpa a partire dai fritti, avvolti da una spessa panure di cereali e pangrattato. Impossibile non cedere alla tentazione del “Supplì quadro cacio e pepe”, croccante fuori e cremoso all’interno, con quel punto di sapidità centrato e gustoso, così come il “Supplì sfera con coda alla vaccinara”, generoso e lavico. Poi il Cornetto salato all’italiana, la Focaccia agricola, il Padellino, il Quadruccio e Sua Maestà la Pizza Romana, quella stesa al mattarello, sottilissima e con il bordo bruciacchiato.

In carta sono 21, divise in due categorie: “Classiche” e “Intepretazioni dal mare alla terra”. Sono figlie di uno studio “matto e disperatissimo” dalla base – che ha ripreso la tradizione veloce e distratta della Pizza Romana e l’ha corretta, modernizzata e ripensata secondo i dettami dell’arte bianca più aggiornata – ai condimenti scelti all’Asta di Fiumicino, attinti dai piccoli produttori o da quelli di fiducia, sempre e solo su base qualitativa.

A decidere non è la stagione, ma il mare. Lui detta le regole, noi ripensiamo il menu.

Focus sulla Degustazione

Ripartiamo dal Cornetto salato. Da manuale e quindi giustamente “sfogliato” a mano. Pezzetta lo farcisce con Roast beef, salsa tonnata e capperi. Un trionfo italiano che sa della migliore Francia. Segue il Quadruccio di focaccia agricola sul quale adagia crudo di mazzancolle locali, ricotta, zucca e misticanza.

Arriva poi il trionfo fatto boccone, un giro di sapori che ferma il tempo: un Quadruccio di Teglia Romana con Crudo di Canocchie locali, Stracciata, Guanciale croccante, Granella di nocciole e Misticanza. Per me “il Canto di Circe”. Un’esatta sequenza di sapori in progressione che ammalia il palato, lo incanta e nel quale ho letto un omaggio al litorale laziale dal Viterberse all’Agropontino, così ricco di prelibatezze. Perfetto con le bollicine suggerite da Daniele.

Doveroso trovare spazio anche per la Pizza, nella leggerezza, nella digeribilità e ben oltre. La Marinara del Futuro è perfetta nella sua ordinata semplicità su base di pomodoro Magliarese, dove capperi, olive, aglio nero fermentato, pomodori confit, alici di Fiumicino e polvere di Origano portano avanti e indietro nello spazio/tempo la Marinara.

Poi, Trippa, Pancia e Crostacei – con Trippa, Pancetta, Crudo di Mazzacolle, Pecorino Romano, Sedano arricciato e Pomodoro Magliarese. Buonissima e anticonformista. Si. Una pizza ottima che, agli estimatori del quinto quarto (come me) e ai navigatori senza timori, spalanca un nuovo panorama di Terra, Orto e Mare giocando sulle affinità delle consistenze che mostrano a tutti quando la Pizza per Clementina NON sia un gioco, ma un mondo plurale di piacere e divertimento sempre nuovo.

Pizzeria Clemententina – Il Progetto

Pizzeria moderna su Via di Torre Clementina, proprio davanti al ponte/passerella di Fiumicino, Clementina è stata aperta con grande convinzione e voglia di fare bene a dicembre 2021 da Luca Pezzetta e Jacopo Rocchi del Bar Pasticceria Rustichelli. Pezzetta lavora con il pescato giornaliero, che acquista all’asta del pesce di Fiumicino, direttamente dalle barche dei pescatori e attraverso un’intensa collaborazione con le aziende locali. Ogni giorno gestisce diversi lieviti naturali e impasti con farine macinate a pietra. Molti dei topping sono pensati in cucina o sul barbecue. La proposta plurale di Pizze e Condimenti ben si abbina alla ricercata carta del vini attentamente pensata da Daniele Mari.

Pizzeria Clementina
Via della Torre Clementina, 158,
00054 Fiumicino (RM)
Telefono: 328 818 1651
www.pizzeriaclementina.it

Immagini di Copertina e Testo – Photocredits / Jesús López Bolaños 


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Il primo dei “4 Pranzi della Domenica”, dedicato al Maiale Nero Casertano, è stato di fatto un trionfo, dove l’indovinata sequenza di portate – ideata dallo Chef Piero Drago ed eseguito a 4 mani con la Sous Chef Giacoma Mineo – ha mostrato le splendide attitudini del regale suino.

Ma la storia di JACOPA è molto più suggestiva e ricca di aneddoti che vanno dal sacro al laico, passando per i “peccati di gola”.

JACOPA, ristorante bistrot dell’Hotel San Francesco, tra le quiete vie di Trastevere a Roma, non prende solo il nome dalla via in cui è ubicato (Via Jacopa de’ Settesoli, 7): la sua è una storia molto più suggestiva e ricca di aneddoti, curiosità e congiunzioni tra il mondo sacro e mondo laico.

Il suo titolo infatti rende omaggio a “Frate Jacopa”, ovvero Jacopa Frangipane, Signora dei tanti castelli e terre del Lazio dei Frangipane, la quale, rimasta vedova a soli 27 anni, diventò l’amministratrice delle molte proprietà del marito, fra cui la cittadina di Marino (RM).

Quando San Francesco arrivò a Roma, Donna Jacopa conobbe l’ordine attraverso la sua Parola, diventando da quel momento sua fedele seguace e fidata guida per le vie dell’Urbe. Da allora, Jacopa de’ Settesoli si convertì nella più valida collaboratrice del neonato movimento francescano nella città dei Papi, ottenendo importanti concessioni. Jacopa de’ Settesoli era talmente attiva e risoluta, da indurre Francesco a chiamarla affettuosamente Frate Jacopa e a sollevarla dalla clausura. Anzi, amava dire: “Aprite le porte e fatela entrare, perche per frate Jacopa non c’è da osservare il decreto della clausura relativo alle donne”.  

Secondo una tradizione poi, San Francesco nel 1221 fondò, ispirato proprio da Jacopa, l’ordine dei “Fratelli e Sorelle della Penitenza” o “Terzo Ordine” dedicato ai laici che, pur rimanendo a vivere nel mondo, desideravano condurre una vita cristiana di stile francescano.

Tra le tante abilità di Jacopa la cucina non era da meno. Cuoca sopraffina, proprio al desco della nobildonna romana, Francesco assaggiò quelli che sarebbero diventati il suo unico “peccato di gola”, ovvero certi biscotti “boni e profumosi”, di cui in Santo andava ghiotto.


Pasta di pane, miele, mandorle e mosto d’uva, i “mostaccioli” di Jacopa piacevano talmente tanto al Santo da averli desiderati anche in punto di morte. Così JACOPA, che affaccia sul cortile interno della Chiesa di San Francesco a Ripa diventa, grazie alla bella intuizione del proprietario Daniele Frontoni, simbolicamente e concretamente la “mensa” di Francesco.

Una “mensa” di charme, piacevolissima, elegante ed educata che, tra le sue linee essenziali e le tonalità della terra, non nicchia davanti al vigore dei sapori. Anzi.

Il primo dei “4 Pranzi della Domenica”, dedicato al Maiale Nero Casertano, è stato di fatto un trionfo, dove l’indovinata sequenza di portate – ideata dallo Chef Piero Drago ed eseguito a 4 mani con la Sous Chef Giacoma Mineo – ha mostrato le splendide attitudini del “regale suino”.

Tutto ha avuto inizio chips di cotenna soffiata, un Crunch accompagnato da una bollicina per dirsi “buon appetito”. Poi, subito, la prima rivelazione: una bruschetta di pane scuro travolta da una generosa effusione di “orecchie in umido marinate”, straordinarie per viscosità, consistenza e prodezza di pensiero applicato.


Poi la “Coppa di testa”, realizzata artigianalmente con inserti di scorza d’arancia e servita con le puntarelle (alle quali mancava un pò di personalità per tenere “testa alla testa”). I “Fagioli con le cotiche in coccio”, centrati e avvolgenti; poi Standing ovation per i “Fegatelli in rete e purea di albicocche”, un tocco di classe ad ingentilire il carattere del fegato reso ancora più strong da una non totale cottura.

Anche gli gnocchi, fatti in casa, ben morbidi e perfetti amici del palato, conditi con il sugo delle spuntature, creavano un nuovo incontro tra l’opulenza di un sugo di tradizione e la misura della sua presentazione.

Chiude il “Walzer del Casertano”, Salsiccia e Friarielli, immancabile quanto riuscito connubio, prima di scivolare nella dolcezza con un ironico Peppo Pig, un dolce a base di vaniglia, caramello, mascarpone e whisky ideato dal pastry chef Luca Andrea Ercoli. Il prossimo pranzo, fissato per il 26/03, sarà in onore del Quinto Quarto. I posti sono limitati. Vi consigliamo di prenotare!

JACOPA
Via Jacopa de’ Settesoli, 7
Roma (Trastevere)
065809075

Fotografie nel testo gentilmente concesse da Daniele Frontoni

In copertina: “Pane e Orecchie” / Sara De Bellis

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Pastry Bit Competition: la gara per conquistare il titolo di “Pastry Ambassador 2024” Molino Dallagiovanna. A sfidarsi, dall’1 al 3 marzo, presso il Grand Hotel Paradiso di Pontedilegno – Tonale (BS) saranno i 27 pasticceri selezionati tra i 135 candidati durante le 9 gare regionali effettuate da maggio a novembre 2022 in tutta Italia.

Al via le semifinali di Pastry Bit Competition, la gara rivolta ai professionisti della pasticceria, promossa da Molino Dallagiovanna e dal maestro Leonardo Di Carlo, pioniere della Pasticceria Scientifica, con Gambero Rosso in qualità di media partner.

A sfidarsi dall’1 al 3 marzo presso il Grand Hotel Paradiso di Pontedilegno – Tonale (BS) saranno i 27 pasticceri selezionati tra i 135 candidati durante le 9 gare regionali effettuate da maggio a novembre 2022 in tutta Italia. In palio l’ambìto titolo di “Dallagiovanna Pastry Ambassador 2024”, volto ufficiale del Molino per il settore pasticceria in Italia e nel mondo. A vincere sarà chi farà sentire più forte il suo “bit” e dimostrerà di saper combinare creatività e tecnica prestando, quindi, attenzione non solo al “cosa”, ma anche al “come”.

Dalle semifinali di Ponte di Legno, dove i pasticceri si confronteranno nella preparazione di un Cake, saranno in 9 a passare alla fase finale che si articolerà in due momenti: il primo il 5 giugno in Cast Alimenti, la Scuola di Cucina di cui Molino Dallagiovanna è partner da molti anni a sostegno della formazione e dell’eccellenza delle professioni, il secondo il 9 settembre presso la sede del Molino a Gragnano Trebbiense (PC).

 In Cast Alimenti i 9 pasticceri finalisti dovranno realizzare un dolce lievitato da colazione fritto e non sfogliato; al Molino l’ultima sfida consisterà nella valutazione del panettone.

La giuria, capitanata da Leonardo Di Carlo, testimonial della Pastry Bit Competiton, sarà composta da Maestri Pasticceri, blogger e giornalisti del settore, tra i quali rappresentanti del Gambero Rosso. I candidati verranno valutati sulla base dei seguenti criteri: ricetta dell’impasto, presentazione del piatto finale, assaggio e professionalità del candidato. Alla giuria tecnica, in occasione delle semifinali, si affiancherà una giuria popolare.
Presentatori d’eccezione delle 3 semifinali e della finale saranno i due chef e noti conduttori televisivi Andrea Mainardi e Daniele Persegani.

In occasione delle semifinali e della finale si affiancheranno Zanolli forni e RDS 100% Grandi Successi tra i partner di Pastry Bit Competition. Zanolli forni da 70 anni progetta e produce forni e macchine per pizzerie, pasticcerie e panifici; il tradizionale ingegno italiano e l’attenzione alle tecnologie più avanzate rendono Zanolli una garanzia del Made in Italy in Italia e all’estero, una tra le più affermate realtà del settore. RDS 100% Grandi Successi, Official Radio dell’evento, ha ideato un piano cross-mediale e multipiattaforma sui propri canali per fare da cassa di risonanza alle attività legate all’evento. Nei 3 giorni delle semifinali dalle ore 16,00 alle 18,00 saranno previsti dei momenti di musica e intrattenimento con i DJ set 100% Grandi Successi durante gli Après–ski presso Ombrello Tonale dove, al termine di ogni giornata, verranno annunciati i nomi dei qualificati alle finali. Altro partner che nelle semifinali affiancherà Molino Dallagiovanna è il Consorzio Pontedilegno – Tonale.

Ecco l’elenco completo dei semifinalisti:

Semifinale Nord – 1° marzo
Luca Borgioli della pasticceria “Zanzibar” di Firenze
Luca Rubicondo della Rubicondo Pasticceri di Solarolo (RA)
Dario Guglielmoni della pasticceria “Nova Atelier Dolce e Salato” di Vicenza
Matias Nicolas Kelm della pasticceria “Le Fronde – Ke Wines” di Refrontolo (TV)
Marco Salvotelli della pasticceria “Salvotelli” di Trento
Gianluca Bolzani della pasticceria “Bolzani” di Vicenza
Andrea Marzo della pasticceria “Gusto Lab Specialità siciliane” di Rivoli (TO)
Simone Gori pasticcere di Valerio Ricevimenti di Quarrata (PT)
Daniele Fiora della pasticceria “Peck” di Milano

Semifinale Centro – 2 marzo
Marco Selis dell’Argentario Golf & Wellness Resort di Porto Ercole (GR)
Giovanni Marco Carandino del Four Seasons Hotel di Firenze
Gabriele Giambastiani pasticcere presso il “T Hotel” di Cagliari
Valentina Meriziola della pasticceria Mulini a Vento di Terni
Carlo Spinola pasticcere presso “Hotel Stella Maris” di Villasimius (CA)
Nicola Valentino Rosato della pasticceria “Peter Pane” di Modena
Dalila Capretta del ristorante “Arca” di Alba Adriatica (TE)
Veronica Di Curzio della pasticceria “La Patisserie” di Roma
Alessandro Fiorucci della pasticceria “Pane e Salame F.lli Lattanzi” di Roma

Semifinale Sud – 3 marzo
Simone Caserta pasticcere del “Mine & Yours” di Lecce
Domenico Giove della pasticceria “La Patisserie Giove” di Ginosa (TA)
Serena Nardelli della pasticceria “Bis – Bar Pasticceria” di Martina Franca (TA)
Maurizio Messina della pasticceria “A Messina – Food and Beverage” di Messina
Salvatore Catapano pasticcere presso il “San Montano Resort & Spa” di Lacco Ameno – Isola d’Ischia (NA)
Alessandro Saccomando della pasticceria “Casa Mastroianni – Il Cantagalli” di Lamezia Terme (CZ)
Pasquale Bevilacqua della pasticceria “Mamma Grazia” di Nocera Superiore (SA)
Giuseppe Scavetto della pasticceria “Bar Sicilia” di Cammarata (AG)
Giovanna Casciani della pasticceria “Casciani Patisserie” di Vairano Patenora (CE)

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Il St. Hubertus di Norbert Niederkofler, il Noma di René Redzepi, El Bulli di Ferran Adrià. Tempi diversi, situazioni diverse, motivazioni molteplici. Segnali che inducono a pensare quanto il sistema dell’alta ristorazione vada ripensato. In questo complicato panorama c’è anche chi è capace di chiudere gli occhi davanti alla luce delle stelle, e cambia per (r)innovare.

Chiude oggi il ristorante tre stelle Michelin St. Hubertus dello chef Norbert Niederkofler. Poco tempo fa lo chef del Noma René Redzepi, Meta di pellegrinaggio per cuochi e facoltosi gourmand, annunciava al New York Times la volontà di trasformare il suo ristorante in un grande laboratorio di idee e piatti, perchè l’intera industria dell’alta cucina “semplicemente non funziona”. Lo aveva già dedotto Ferran Adrià, chef catalano ispiratore della cucina d’avanguardia, decidendo di chiudere il suo ristorante El Bulli di Roses, per sostituirlo con un accademia culinaria.

Situazioni diverse, tempi diversi, molteplici le motivazioni che vanno dai costi di gestione alla scarsità di personale, dalla sostenibilità dell’impresa stessa, agli affitti alle questioni umane ed etiche. Segnali che inducono a pensare quanto il sistema dell’alta ristorazione vada ripensato. Ma c’è anche chi è capace di chiudere gli occhi davanti alla luce delle stelle, e cambia per rinnovare.

3 Stelle Michelin e 1 Stella verde. Nonostante questo chiude oggi, come ad ogni fine stagione. Ma, stando a quanto trapelato, quando il St. Hubertus riaprirà, Niederkofler non sarà più operativo nella sua Cucina e, molto probabilmnete, anche le prestigiose stelle Michelin da lui conquistate si spegneranno sulla Montagna di San Cassiano.

Il ristorante, infatti, è ospitato all’interno dell’albergo Rosa Alpina, recentemente acquisito dal gruppo Aman che, entrato a fianco della famiglia Pizzinini, ha stabilito che l’intera struttura sarà oggetto di profondi lavori di ristrutturazione.

Lavori che dureranno circa un anno e mezzo, al termine dei quali, lo chef ideatore di “Cook the Mountain” rimarrà comunque all’interno del gruppo ma non sarà più ai fornelli.

Ci fermiamo per un anno e mezzo per lavori e dobbiamo ridefinire tutto il concetto della ristorazione. Il St. Hubertus cambierà, sarà più piccolo, con meno coperti, con un’altra formula forse più esclusiva. Norbert è con noi dal 1994 e quindi è della famiglia, farà parte del think tank del Rosa Alpina”.

Ursula Mahlknecht Pizzinini

Norbert Niederkofler, arrivato al Rosa Alpina nel 1994, è alla guida del ristorante gourmet St. Hubertus di San Cassiano, fin dal 1996. Nel cuore dell’Alta Badia, alla vista di prodigiose montagne, nel corso degli anni, lo chef ha progressivamente orientato la sua cucina verso una cucina di Montagna sempre più autentica con ingredienti locale e rigorosameten stagionali che riportano a tavola il carattere e la storia di questi luoghi eroici.

Non a caso, anche il nome del ristorante si rifà al Santo protettore dei cacciatori, Santo Hubertus.

Ottiene nel 2000 la prima stella Michelin, la seconda nel 2007. Il cambio di rotta nel 2011, anno in cui stagione e terriorio, coscienza e conoscienza diventano gli imperativi gastronomici. Poi, nel 2018, la terza. Nel 2020 la Stella Verde per la sostenibilità.

La ristorazione italiana da oggi perderà il St. Hubertus così come lo abbiamo conosciuto e le sue “quattro stelle”, tuttavia, secondo quanto dichiarato dallo chef stesso, Niederkofler metterà tutta la sua esperienza, conoscenza e visione a disposizione del nuovo gruppo.

Appoggio completamente la scelta di rivedere il concetto alla base della struttura e della cucina e, in quest’ottica, metto a disposizione la mia esperienza. In merito alle Stelle Michelin sarà solamente questa a definire le future possibili assegnazioni.

Da parte mia, posso garantire che farò tutto il possibile per confermarle”.

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Nato da una collaborazione tra Nacon, Cyanide Sudio e Guida Michelin Chef Life: a Restaurant Simulator“, disponibile dal 23 febbraio 2023, vuole mettere alla prova gli aspiranti ristoratori sfidando i massimi sistemi di attribuzione di qualità secondo i dettami “della Rossa”, indiscusso punto di riferimento della ristorazione di livello. Saranno l’ambizione, le scelte compite, le abilità nella gestione a fare la differenza e a permettere ai players di conquistare l’ambita “stella”.

Avviare un Ristorante è un’impresa difficile, non di certo un gioco, per quanto l’esperienza di gioco di Chef Life sia pensata per simulare una realtà attendebile e coinvolgere il più possibile il giocatore.

Perchè aprire un ristorante non ricade solo sulla capacità di cucinare. Si parla di una vera e propria azienda che, oltre a dover fatturare in positivo, deve soddisfare ogni giorno la propria clientela come se fosse il primo, e così come non accade in altri settori, è sottoposta al giudizio delle Guide, classifiche e leoni da tastiera.

Vista la complessità dell’impresa, molto più complessa di ciò che appare, essendo questo settore sempre più competitivo e avendo fatto fronte ad una crisi su più fronti che non era mai stata affrontata, chissà se “Chef Life: A Restaurant Simulator” diminuirà o potenzierà l’illusione della “facilità” della Ristorazione.

Capiamo insieme il gioco

L’inizio si concentra sull’acquisizione di familiarità con l’attività di ristorazione che prenderà una strada più o meno complessa a seconda delle intenzioni per il futuro del singolo giorcatore/ristoratore. Non ci sono elementi di fantasia, tutto è molto realistico. Non ci credete? Guardate il TRAILER.

Chef Life è nato grazie al duro lavoro di Nacon e Cyanide Studio – ha spiegato Clara Colucci – responsabile della comunicazione della Guida Michelin.

Noi abbiamo collaborato a una parte specifica del gioco legata ai nostri valori, alla nostra metodologia e ai nostri criteri specifici, per garantire la pertinenza dell’esperienza.

Chef Life: A Restaurant Simulator sarà disponibile su PlayStation®5, PlayStation®4, Xbox Series X|S, Xbox One, Nintendo Switch e PC il 23 febbraio 2023.

Gameplay: Cucina e Gestione Combinate

L’attrazione principale di Chef Life: A Restaurant Simulator è la combinazione di cucina e gestione del ristorante. Altri giochi di cucina come si concentrano esclusivamente sull’aspetto culinario, aggiungendo variazioni sul tema per mantenere l’interesse del giocatore.

Il Gioco inizia con gli ultimi ritocchi al nuovo ristorante, che aprirà il giorno successivo. È il primo passo su una strada lastricata di sfide da affrontare. Molti i passaggi dei quali tener conto: location, atmosfera, brigata e staff, fornitori, spesa, frigoriferi, celle e dispense, Haccp, Menu, linea, mise en place, postazioni. Poi c’è il servizio vero e proprio. Ma ogni scelta, ogni passaggio richiede tempo e visione.

La Spesa e la Cucina, i Suoni e la Presentazione del Piatto

La musica in sottofondo, i suoni della cucina in primo piano. Gran parte della giocabilità di Chef Life: A Restaurant Simulator è basata sull’aspetto più ludico ed estetico, ovvero sulla presentazione del cibo. Sebbene tutti i piatti abbiano una presentazione predefinita, si potrà personalizzare l’aspetto del singolo piatto dopo averne terminato la cottura. Questo è una delle dinamiche di controllo e libertà di esperessione creativa più interessanti e permetteranno al player di sentirsi protagonista, tenendo anche conto che il piatto influenzerà la valutazione finale del suo ristorante e dovrà rispettare tutti canoni de”la Rossa”.

Fin dalla sua nascita nel 1900, la guida Michelin ha sempre avuto il gusto dell’innovazione – continua Clara Colucci. È stato molto naturale per noi impegnarci in questi nuovi settori, soprattutto in un momento in cui la cucina è molto presente nelle case di tutti, grazie a programmi televisivi popolari come Top Chef, ad esempio.

Questa tendenza generale ha creato una splendida vicinanza tra chef e foodies, e abbiamo pensato che potesse essere interessante interagire direttamente con loro grazie a un mezzo come il videogioco. È un’occasione per vivere un’esperienza unica e originale.

Managment e Business

Questo è l’altro aspetto preminente del gioco e che rimarca la differenza con altri simulatori di ristoranti, ovvero il lato gestionale della proprietà di un ristorante. Quindi qualità e bellezza dei piatti sarà importante ma biosgnerà assicurarsi di avere le scorte per crearli e fondi a sufficienza per pagare tutte le spese.

Questo imporraà delle scelte, non per forza delle rinunce, ma sarà fondamentale considerare tutti gli aspetti a partire dal menu e dagli ingredienti che servono per realizzarlo. Lavoro che richiede pianificazione e ingegnosità.

E La Guida MICHELIN a Sopresa

In Chef Life, il giocatore deve garantire la qualità degli ingredienti e dei piatti serviti e la buona gestione del servizio, amministrando al contempo le proprie finanze per far prosperare il ristorante. Potrà inoltre decidere quale tipo di ristorante avviare: un ristorante bistrot o un ristorante gastronomico.

Dal sale agli ingredienti da aggiunge per migliorare un piatto, tutto fa punteggio, tutto serve per salire o scendere di livello.

La vera novità, oltre ad avere sulla locandina una Donna Chef a rappresentare il settore, consiste nel fatto che da un momento all’altro può entrare un ispettore della Guida Michelin in incognito, sedersi e ordinare, come nella realtà.

Nacon e Cyanide Studio hanno sapientemente integrato i nostri valori storici, i nostri metodi specifici e le nostre esigenze nel gameplay. Siamo grati di poter accompagnare gli appassionati di cucina nella loro vita quotidiana con strumenti innovativi

 Clara Colucci – responsabile della comunicazione della Guida Michelin.

I Riconoscimenti della Guida MICHELIN

La selezione da parte della Guida MICHELIN sarà il primo passo verso il raggiungimento della Stella o del Bib Gourmand: per riuscirci, il giocatore deve presentare una cucina di qualità, raggiungere un certo livello / punteggio nel gioco e, soprattutto, garantire la qualità dei piatti durante il servizio in modo che i clienti siano (sempre) soddisfatti.

Il premio ufficiale Bib Gourmand viene assegnato a chi sceglie di creare un ristorante a prezzi accessibili, pur garantendo un’alta qualità del cibo, proprio come nella vita reale. Anche la costanza della clientela è un criterio fondamentale per aggiudicarsi il premio.

Il giocatore può scegliere di puntare poi all’iconica Stella della Guida MICHELIN e diventare così un ristorante stellato. A tal fine, l’eccellenza della cucina del giocatore viene giudicata in base a diversi criteri, basati sugli stessi elementi di valutazione che costituiscono la famosa metodologia degli ispettori anonimi della Guida: la scelta dei prodotti, la padronanza delle tecniche culinarie, l’armonia dei sapori, l’espressione della personalità dello chef nel piatto e la coerenza della qualità dell’esperienza offerta.

Per rimanere il più possibile vicino alla realtà, Chef Life offrirà ai giocatori l’opportunità di ricevere una divisa ufficiale e una targa associata per ogni premio vinto. È un’opportunità di distinguersi ancora di più grazie all’eccellenza del locale e alla personalità della cucina.

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Domenica 26 Febbraio 2023 le cucine del Ristorante Jacopa daranno vita al menu ideato dallo Chef Piero Drago che elegge a protagonista il Maiale nero Casertano fino al dolce del Pastry Chef Luca Andrea Ercoli. Gli appuntamenti saranno quattro, tutti con sapori diversi. E, con la bella stagione i PRANZI DELLA DOMENICA torneranno sulla terrazza con vista su Roma.

Ristorante, Caffetteria e Cocktail Bar. Si chiama Jacopa, ed è il Ristorante moderno e minimal, all’interno e sulla terrazza del riservato Hotel di ciittà “San Francesco”, tra gli spazi nascosti del Rione Trastevere.

Piatti decisi con i sapori delle stagioni, che mitigano i sapori dalla terra a quelli del mare con grande attenzione per il mondo vegetale. Accompagnata da una selezione di vini naturali puliti senza inutili estremismi e cocktail ben eseguiti la tavola, qui si dichiara contemporanea e mai banali.

Quasta “non banalità” domenica 26 Febbraio viene celebrata attraverso una “verticale suina”: un sonoro inno alle carni del Maiale Nero Casertano, con un pranzo completamente immaginato in Suo onore.

Di statura non eccessiva, con ossatura fine e zampe robuste, mantello grigio ardesia, senza pelo, è un animale particolarmente pregiato, che regala agli uomini carni prelibate e viene allevato nelle Province di Caserta e Benevento. Censito da Ezio Marchi alla fine del 1800, il maiale di razza casertana era allora considerato la miglior specie presente in Italia, e veniva spesso impiegato dagli allevatori inglesi per incroci con le razze britanniche, al fine di migliorarne la qualità delle carni.

Ha una buona attitudine all’ingrasso e la sua caratteristica principale è la marezzatura delle carni, ossia la presenza di abbondante tessuto connettivo intramuscolare che rende le carni di questo maiale morbide e particolarmente gustose.


Vogliamo dedicare una giornata per celebrare la carne di Maiale nero Casertano – racconta Daniele Frontoni, owner di JACOPA – abbiamo pensato di sviluppare per l’occasione un menu a 8 portate, dall’antipasto al dolce.

La Verticale Suina di JACOPA

  • Chips di cotenna soffiata con bollicina in abbinamento
  • Insalata di coppa di testa e puntarelle
  • Fagioli con le cotiche
  • Fegatelli e albicocche secche
  • Orecchie marinate
  • Gnocchi con le spuntature
  • Salsiccia e Friarielli
  • Peppo Pig
    (vaniglia, caramello, mascarpone e whisky)
    Il costo è di €50 p.p.

Gli appuntamenti saranno quattro, tutti con sapori diversi. E, con la bella stagione i PRANZI DELLA DOMENICA torneranno sulla terrazza con vista su Roma. Queste le date: 26/02 Verticale Suina – 26/03 Quinto Quarto – 30/04 da definire / forse pesce – 28/05 Vegetariano.

I posti sono limitati, è possibile prenotare il proprio tavolo seguendo questo link o contattando o inviando un messaggio whatsapp al ristorante allo 06 5809075.

JACOPA
Via Jacopa de’ Settesoli, 7
Roma (Trastevere)
065809075

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Per festeggiare i primi cinque anni di Seu Pizza Illuminati, Valeria Zuppardo e Pier Daniele Seu, da lunedì 27 febbraio 2023 apriranno le porte della loro cucina a chef, pizzaioli e pasticceri. L’obiettivo? Condividere esperienze, creare contaminazioni gastronomiche e regalare un bel momento di divertimento a tutti coloro che vorranno partecipare.

Si chiama “Seu&Friends” e taglierà il nastro inaugurale del suo/Seu calendario di incontri il 27 febbraio 2023. E lo farà con Gianfranco Pascucci, uno dei più affinati interpreti della cucina di mare d’Italia, chef e patron del ristorante “Pascucci al Porticciolo” di Fiumicino, una stella Michelin.

Da una parte un Maestro Lievitista sempre carico di idee ed entusiasmo, coadiuvato dall’energica presenza di Valeria Zuppardo, compagna di vita e di lavoro, assieme animati da quel costante desiderio di crescita a fronte di un’affermato successo.

Dall’altra Gianfranco Pascucci – anche lui affiancato in sala dalla solida dolcezza della moglie Vanessa Melis – che porterà a Roma la sua cucina di personalità e sensibilità che va dalle tinte blu del mare, al verde della macchia mediterranea, passando per le scale di rosso di granchi e crostacei.

Alto e alveolato il cornicione della “Seu Pizza”: impasto leggero, cottura calibrata, grande fantasia, ironia e ricerca degli abbinamenti, che farà spazio nelle prossime settimane agli ospiti di “Seu&Friends”.

Festeggiano così i primi 5 anni il locale di via Bargoni, alle spalle di Viale Trastevere, con il suo stile di eccentrico e minimal tra divani di ecopelle, piani lucidi, banconi, poltroncine design e neon.

Festeggiano con uno scambio di idee tra grano e mare, con uno chef che è Re della duna, terra di mezzo tra acqua e vegetazione, genitrice di un ecosistema unico ricchissimo, da sempre per Pascucci musa ispiratrice di una cucina semplice quanto straordinaria.

Sulla Pizza o sul Ruotino (Wheely – con spinta crunchy e doppia cottura) di Pier Daniele Seu troveranno quindi spazio nuove sapidità marine e cariche iodate che pronte a far predere il largo al sapore.

L’obiettivo? Condividere esperienze, creare contaminazioni gastronomiche e regalare un bel momento di divertimento a tutti coloro che vorranno partecipare.


Gli altri appuntamenti ed i menù delle serate saranno comunicati sui canali social di Seu Pizza Illuminati e sul sito www.seupizza.com, dal quale nei prossimi giorni sarà possibile prenotare, quindi “Stay tuned”!

SEU ILLUMINATI – Via Angelo Bargoni, 10 – 18, 00153 Roma RM / Telefono: 06 588 3384

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Domenica 19 Febbraio dalle 12 a tarda sera, la prima edizione di SABOR BRASIL presso lo “Snodo Mandrione” vi permetterà di scoprire i sapori, i ritmi e i colori del Carnevale Salvador de Bahia anche attraverso i cibi rituali preparati per l’occasione dallo chef Paulo Aires di “Reserva restaurante y cocteles“. E poi ancora Spettacoli, Laboratori di teatro, Capoeira, Contest, Area giardino per giochi e molto altro.

Di pura ispirazione africana, il carnevale baiano è una celebrazione di gioia, colore e allegria. Un’atmosferna contagiosa e coinvolgente che stimola la partecipazione di tutti con ritmi e tamburi, canti, musica e danze.

La forza trainante delle celebrazioni è appunto un ritmo afro-brasiliano che ha reso Salvador de Bahia la capitale della musica baiana. Il 𝐂𝐚𝐫𝐧𝐞𝐯𝐚𝐥𝐞 𝐁𝐚𝐢𝐚𝐧𝐨, è infatti conosciuto anche come Carnevale di Salvador da non confondere con quello di Rio, caratterizzato invece dalla presenza delle scuole di Samba.

Di sei giorni in tutto, inizia il giovedì, corre attraverso il martedì e termina il mercoledì delle ceneri. Alcuni eventi si verificano anche prima e dopo il carnevale che estende la sua durata complessiva a dodici giorni.

A Salvador de Bahia, la pista Campo Grande nella zona alta del Salvador, la pista Barra-Ondina e il quartiere Pelourinho sono gli epicentri delle feste in città. Ogni anno conta circa 2,5 milioni di persone (metà di loro sono visitatori) e la vera peculiarità, oltre i carri, del Carnevale di Bahia è il ritmo battente delle percussioni che risuona nella cassa toracica e ci riporta alle origini di Mamma Africa.


Domenica 19 Febbraio dalle 12 alle 23, Roma accoglie e festeggia la prima edizione di SABOR BRASIL presso lo “Snodo Mandrione”; occasione in cui sarà possibile scoprire i sapori, i ritmi e i colori del Carnevale di Bahia anche attraverso i cibi e piatti tradizionali della cucina brasiliana e bahiana – Pao di Queijo, Moqueca, Feijoada e Pudim – preparati dello chef Paulo Aires del Ristorante “Reserva restaurante y cocteles” e Drink Brasiliani a cura di Snodo Mandrione.



𝐆𝐋𝐈 𝐒𝐏𝐄𝐓𝐓𝐀𝐂𝐎𝐋𝐈

🔹 H 16:00 concerto di 𝐙𝐞̀ 𝐆𝐚𝐥𝐢̀𝐚 𝐐𝐮𝐚𝐫𝐭𝐞𝐭𝐭𝐨 con brani del repertorio brasiliano di ogni stile e periodo storico, interpretate dalla voce e chitarra di Zé Galía in Trio, spettacolo al ritmo al samba alla musica coinvolgente brasiliano.
www.zegalia.com
🔹 H 17:30 concerto di 𝐆𝐫𝐨𝐨𝐯𝐞 𝐝𝐚 𝐅𝐞̀ (@everaldo_groove_da_fe) Specialista del ritmo e sperimentatore di differenti stili, Everaldo Groove da Fé è uno dei più versatili e brillanti percussionisti brasiliani presenti in Italia.
Ispirato ai ritmi della sua terra natale, Bahia, in questi anni ha contribuito a portare il suono e le percussioni brasiliane all’attenzione europea.
Circondato dalla musica fin da bambino, nel corso della sua carriera ha partecipato a concerti con grandi nomi della musica brasiliana e vari artisti della musica italiana.
Oggi, con il suo gruppo Groove da Fé, calca palcoscenici di teatri e festival, mostrando al mondo tutto il swing d’oltreoceano. Un swing originale, una moderna esplorazione del suono di Bahia e delle sue percussioni.
http://www.everaldosantafe.eu



𝐂𝐀𝐏𝐎𝐄𝐈𝐑𝐀

🔹 H14:00 𝙍𝙤𝙙𝙖 𝙙𝙞 𝘾𝙖𝙥𝙤𝙚𝙞𝙧𝙖
La 𝐫𝐨𝐝𝐚 𝐝𝐞 𝐂𝐚𝐩𝐨𝐞𝐢𝐫𝐚 è un rituale per mantenere viva la memoria ancestrale della cultura afrobrasiliana ed è costituita da un cerchio di persone che suonano, cantano e battono le mani a ritmo, mentre al suo interno due capoeiriste giocano, ovvero danzano, lottano e si movimentano in ascolto dei corpi e della musica, fino a un cenno del Mestre o della Mestra che decidono quando il dialogo corporeo è giunto al termine.
È un momento per celebrare la vita con gioia e allegria: uno spazio di condivisione e di costruzione identitaria e lo strumento guida è il berimbau, in mano al/alla Capoeirista con più esperienza.


La 𝐂𝐚𝐩𝐨𝐞𝐢𝐫𝐚 è una particolare forma d’arte di origine afroindio–brasiliana, nata con la deportazione in massa degli schiavi neri durante il colonialismo portoghese e caratterizzata dalla mescolanza di elementi espressivi e rituali fondamentali come la musica, il canto e l’armonia dei movimenti. Una mescolanza tale da renderla una lotta danzata unica nel suo genere, in quanto espressione culturale di un popolo sottomesso ad un Impero coloniale che accettò l’abolizionismo solo in ultima istanza, nel 1888.
Per questo motivo, la Capoeira non è soltanto una forma d’arte coreutica: è, sin dalle sue origini, una lotta di liberazione, un’arte marziale, un rituale culturale, un gioco d’arguzia, un dispositivo di conservazione e costruzione identitaria.
A cura di:
𝐏𝐫𝐨𝐟𝐞𝐬𝐬𝐨𝐫𝐚 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐤𝐚 (@professoressa_marika)
𝐈𝐧𝐬𝐭𝐫𝐮𝐭𝐨𝐫 𝐅𝐚𝐛𝐢𝐨 (@fabiosantoscamisas)


𝐓𝐄𝐀𝐓𝐑𝐎

H15:00 𝐋𝐚𝐛𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢𝐨 𝐚𝐩𝐞𝐫𝐭𝐨 ‘ 𝐂𝐚𝐫𝐧𝐞𝐯𝐚𝐥𝐞 𝐀𝐟𝐫𝐨 𝐁𝐫𝐚𝐬𝐢𝐥𝐢𝐚𝐧𝐨 ‘a cura di 𝙂𝙧𝙪𝙥𝙥𝙤 𝙙𝙞 𝙏𝙚𝙖𝙩𝙧𝙤 𝙍𝙤𝙢𝙖 𝙉𝙚𝙜𝙧𝙖
Nel teatro-danza espressione corporea, movimento, musica e libertà creativa si uniscono in una perfetta combinazione producendo un risultato innovativo e di impatto.
Vi si innestano elementi della danza moderna, della danza libera, del mimo e del cabaret ed è molto spesso una forma di danza allegorica in cui si fa un forte utilizzo di simboli, di elementi di impatto visivo dovuti all’arte figurativa e ad un utilizzo di componenti musicali e verbali. Il teatro-danza consente attraverso l’impiego di nuovi linguaggi, di nuove tecniche e di nuove esplorazioni di sperimentazione, di incuriosire e creare interesse…
Basato su questi principi il gruppo di teatro Roma Negra propone un laboratorio di teatro danza aperto al pubblico.
Info e prenotazioni 3489830128


I𝐋 𝐂𝐎𝐍𝐓𝐄𝐒𝐓: Ore 15:00 e Ore 18:30 – due contest per grandi e piccini “la migliore maschera a tema Brasiliano”.
​​F𝐀𝐂𝐄 𝐏𝐀𝐈𝐍𝐓𝐈𝐍𝐆 & 𝐌𝐀𝐊𝐄 𝐔𝐏: Due truccatrici professionisti vi truccheranno per l’occasione. I𝐋 𝐌𝐀𝐑𝐊𝐄𝐓: Piccolo Market a tema carnevale con alcuni stand brasiliani 𝐊𝐈𝐃𝐒 𝐋𝐀𝐁: Attività per bambini : letture, laboratorio a tema carnevale a cura di 𝐓𝐚𝐭𝐢𝐚𝐧𝐚 𝐆𝐚𝐫𝐠𝐢𝐮𝐥𝐨 𝐈𝐧𝐝𝐢𝐩𝐞𝐧𝐝𝐞𝐧𝐭 𝐔𝐬𝐛𝐨𝐫𝐧𝐞 𝐎𝐫𝐠𝐚𝐧𝐢𝐬𝐞𝐫, 𝐒𝐢𝐥𝐯𝐢𝐚 𝐈𝐧 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐧𝐞𝐫𝐬𝐡𝐢𝐩 𝐰𝐢𝐭𝐡 𝐔𝐬𝐛𝐨𝐫𝐧𝐞

𝐔𝐧𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚, 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐞 e 𝐂𝐡𝐚𝐫𝐥𝐢𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐥 𝐁𝐨𝐨𝐤𝐒𝐡𝐨𝐩𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐧 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐧𝐞𝐫𝐬𝐡𝐢𝐩 𝐰𝐢𝐭𝐡 𝐔𝐬𝐛𝐨𝐫𝐧𝐞 (laboratori creativi a partire da 3 anni)
🔹𝐋𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐚𝐛𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢𝐨 𝐚 𝐜𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐆𝐢𝐨𝐫𝐠𝐢𝐚 𝐒𝐚𝐧𝐭𝐨𝐫𝐨
Lasciamoci travolgere dal ritmo e dai colori del Brasile e le sue foreste meravigliose. Serpenti, Giaguari, Falchi e Tartarughe ci porteranno alla scoperta di un mondo incantato, spiegandoci come si è formato.
Dopo la lettura potremo trasformarci tutti in uno, tra quelli che ci sono piaciuti di più, di questi bellissimi animali.
ùOrari lettura
dalle 12.00 alle 13.00 prima lettura.
dalle 14.00 alle 15.00 seconda lettura.
dalle 15.30 alle 16.30 terza lettura
dalle 17 alle 18.00 quarta lettura
per info e prenotazioni
Giorgia 3285886150
Età consigliata da 5 ai 10 anni
Tutti i laboratori richiedono un’offerta libera.


𝐀𝐑𝐄𝐀 𝐆𝐈𝐎𝐂𝐇𝐈

Area giochi per grandi e piccini con / Area Altalene / Area Verde / Biliardini / Pet Friendly / 1.500 MQ con posti a sedere e tavoli


DOVE E QUANDO :
ᏚNᏫᎠᏫ Estate
Via del Mandrione 63
H 12.00 alle 23.00


PER MAGGIORI INFORMAZIONI
+ 39 0692948551 / info@sartidelgusto.it / www.sartidelgusto.it
Ingresso riservato ai soci Associazione culturale Roma Città aperta affiliata Asso locali, E’ possibile fare la tessera, qualora non si abbia, online o all’ingresso della manifestazione Costo della tessera 3 euro a nucleo familiare durata 12 mesi.

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Non convenzionale, esperienziale ma soprattutto: originale. Nel 2023 l’obiettivo è stravolgere gli schemi rendendo unici anche i momenti intramontabili come quello della festa degli innamorati. San Valentino è da sempre l’occasione perfetta per celebrare l’amore, la bellezza dell’unione, il piacere di avere accanto chi ci rende felici e quale miglior momento per lasciarsi coinvolgere dalle proposte che ristoranti e pasticcerie del bel territorio laziale? Dalla Costa laziale ai Castelli Romani 10 mete per condividere un’esperienza di gusto.

NEMI

San Valentino: “a Nemi si accendono i cuori” con Neon Flow

L’amministrazione del comune di Nemi insieme al sindaco Alberto Bertucci ha organizzato una mostra gratuita a tema l’amore. Ad accendere la romantica mostra ci penserà Neon Flow con le sue creazioni luminose e un’opera famosa di Mako Shock ad aggiungere romanticismo.

Cuori, frasi romantiche e installazioni artistiche: tutti gli elementi che comporranno l’esposizione d’arte dedicata a tutti gli innamorati per S.Valentino 2023 fino a martedì 14 febbraio on la premiazione di un contest della migliore foto romantica taggando le pagine social del comune di Nemi, di Neon Flow, Matteo di Cola e Kill The publi. Al vincitore verrà regalata una installazione al Neon dedicata all’amore

Le coppie potranno visitare il centro storico, visitare lo storico “Terrazzo degli Innamorati”, mangiare in uno dei tipici locali del borgo o godere dell’esposizione nella splendida cornice di Nemi, e fare incetta delle “fragoline” famose in tutto il mondo. La giornata terminerà con la partecipazione dei due ad un laboratorio di cucina inerente alla preparazione di una marmellata di fragole che sigilla la voglia di coccole gastronomiche con Matteo Di Cola, food influencer.

FRASCATI

San Valentino sul Belvedere – Ristorante dal 1933

Il ristorante deve il suo nome allo splendido panorama che si può ammirare dalla balconata. È uno dei locali più conosciuti della provincia di Roma, grazie alla sua cucina gustosa, guidata dai fratelli Alain e Nelson Rosica, chef di lungo corso che vantano esperienze in ristoranti tra i più quotati al mondo, e alla meticolosa cura dei dettagli, della qualità e della freschezza dei cibi con twist multietnici e grande attenzione alla selezione dei vini.

Il Menu immaginato per San Valentino suona così: Amuse bouche e bollicina di Benvenuto; Terrina di carni bianche gratinata; Misticanza con mosto cotto; Raviolo di zucca arrosto, salsa di brasato di manzo, nocciole; Vitello scottato, salsa al melograno e mandorle tostate, purea di tuberi.   Potpourri di desserts: Cremoso al cioccolato fondente Venezuela, salsa al passion fruit, sfoglie alle nocciole, acqua, caffè / 45,00 € p/p Degustazione di vini in abbinamento 15,00 € p/p

Via Regina Margherita –
Frascati (Roma)
(+39) 06 9419004
staff@belvedere1933.com

CACCIANI – Amore & Storia a Frascati

Una lunga storia di tavole e cucina. Parliamo del ristorante Cacciani di Frascati, che ha compiuto da poco 100 anni e non smette festeggiare a tavola. Tre generazioni, oltre un milione e mezzo di ospiti e personaggi famosi attraverso epoche, mode ed eventi. Per San Valentino il Menu suona così.

Aperitivo di Benvenuto: concia di arista al fumo, zuvcchine alla scapece e menta, crostini alla provatura di pane al nero; Tonnarelli con i carciofi in tre cotture e piccola gricia; “in due davanti al camino” con manzo, salsiccetta artigianale, scamorzine e frittata rocchigiana; Dolce “Sweet Valentine”; caffè Mondi + abbinamento di Vini selezionati da Leopoldo Cacciani. € 120 a coppia

Info e prenotazioni – 06 942 0378 – info@cacciani.it – Via Armando Diaz 13, Frascati (Roma)

MARINO

5 sfumature di Rosso a “La Credenza” di Eleonora Masella

Chef Eleonora Masella ribattezza il suo menù “La Credenza in Love” e lo dedica agli innamorati. Accanto a lei, una giovanissima esordiente e “figlia d’arte”. Si chiama Rebecca Pasquino e porta in tavola, per la prima volta, la Rebecca’s Cake “il dolce che infiamma i cuori”.

La Credenza in Love non è solo un’iperbole di parole: la buona cucina è, infatti, elemento essenziale nel gioco della passione. È complicità, piacere, sintonia dei sensi e dei sentimenti.

Una proposta che si compone di sei portate, più il benvenuto della Chef. Una scatola dei desideri che si svela poco a poco: Parmigiana di melanzane croccanti su carpaccio di gamberi rossi, Capasanta e lardo con salsa ai mirtilli e piselli; Spaghetti viola, crema di Parmigiano e polvere di pistacchio; Maltagliati, burrata, pomodorini gialli, scampo e lime; Calamaro farcito su crema di pomodoro e finocchio, vongole e olive. E per chiudere, un dolce finale: la Rebecca’s Cake piacevolissima sorpresa.

In sala, impegnato ad accogliere gli ospiti e a selezionare le migliori etichette, ci sarà come sempre Daniele Collu. L’appuntamento per buongustai e appassionati è fissato a martedì 14 febbraio – ore 20 – al ristorante La Credenza di Marino Laziale (Roma) – Info e prenotazioni (posti limitati) 380.1391267.

APRILIA

Un San Valentino DIVINO con Il Cioccolato degli Dei

Che siano fiori, cuori, piccoli scrigni d’amore o inebrianti bottiglie di profumo, l’importante è che per San Valentino siano rigorosamente di cioccolato. A questo risponde Divino, cioccolateria bean to bar di Aprilia, in cui le preziose fave di cacao selezionate da Valerio Esposito vengono trasformate dalla creatività e sensibilità di sua moglie Jennifer in deliziosi pensieri d’amore. Quest’anno accanto alle immancabili praline assortite e forma di cuore e alla rosa in vaso realizzata interamente in cioccolato e totalmente commestibile, vaso compreso, una novità: una bottiglia di profumo a forma di cuore. Questa creazione è un dolce per due persone, composto da strati di pan di Spagna e ganache realizzate con diverse monorigini di cioccolato, decorato con foglia oro da gustare insieme. Un altro modo per testimoniare un sentimento il cuore realizzato come uno scrigno apribile da riempire, a seconda della misura scelta con una o cinque praline assortite.

Divino – Via dei Lauri, 57, Aprilia. Cell. 348-6960986.

ACILIA – OSTIA

Spiga D’Oro Bakery e i dolci per gli innamorati

Per questa romantica occasione il Forno oramai celebre a Roma: Bakey Spiga D’Oro si tinge di rosso e rosa per dedicare u dolce pensiero ai propri avventori. Infatti Bakery Spiga D’Oro ogni 14 febbraio sforna, letteralmente, dolci ideati per la festa degli innamorati: dai biscottini a forma di cuore, ai plumcake farciti al momento: tra le creme più golose e più scelte ricordiamo senza dubbio quella al pistacchio e la crema pasticcera.
Bakery Spiga D’Oro ha fatto molto parlare di sé durante il periodo delle feste natalizie grazie innanzitutto al meritatissimo primo premio per il miglior panettone tradizionale del Lazio presso l’evento blasonato del Palazzo Esposizioni Panettone Maximo. Già celeberrimo sui social, Bakery Spiga D’Oro trova un grande plauso nel giovanissimo pubblico grazie anche alla ormai collaudata collaborizione con il food influencer Matteo Di Cola.

Via Umberto Lilloni, 62, 00125 Roma RM Tel: 065211078. Email: spigadorobakery1995@gmail.com. spigadorobakery.it 

FIUMICINO

Valentino & Clementina

Proprio davanti alla “passerella” di Fiumicino c’è Clementina, Pizzeria di Luca Pezzetta e Jacopo Rocchi del Bar Pasticceria Rustichelli. Pezzetta gestisce diversi lieviti naturali e impasti, crea basi alte, basse e sempre nuove, lavora con idee sul pescato giornaliero che acquista all’asta del pesce di Fiumicino, direttamente dalle barche dei pescatori e/o attraverso un’intensa collaborazione con le aziende locali.

Per SanValentino Clementina ha organizzato un aperitivo speciale: martedì 14 febbraio, dalle 17:00 alle 18:30, sarà possibile festeggiare con 3 calici di vino in degustazione e 3 spicchi di pizza con crostacei fuori menu, ideati da Luca Pezzetta, al costo di 25€ e scivolare insieme nel sapore.

Pizzeria Clementina
Via della Torre Clementina, 158,
00054 Fiumicino (RM)
Telefono: 328 818 1651
www.pizzeriaclementina.it

FORMIA

Pucci&Manella: Pizza & Amore si condividono

Una serata all’insegna della condivisione e della passione è quella che Pietro Zannini, mastro pizzaiolo della pizzeria Pucci&Manella di Formia, e sua moglie Corolina Billinghurst hanno ideato per festeggiare un San Valentino fuori dai soliti stereotipi che connotano questa ricorrenza. Pietro conosce bene la potenza di questo prodotto, con il quale ha conquistato il cuore della sua compagna di vita. E se è vero che la pizza è l’essenza della felicità ecco allora un menu degustazione pensato per la serata, da condividere in allegria e spensieratezza. Bollicine a dare il benvenuto prima di lasciarsi tentare dalle sfiziosissime Montanarine con stracciata di bufala, gambero rosso di Mazzara, granella di pistacchi e zest di limone. Si prosegue con la degustazione di due pizze speciali: sapori intensi e freschi quelli della Caprese di Mare con tartare di tonno rosso, cubetti di mozzarella di bufala fresca, pepe rosa, erba cipollina che preparano il palato all’ Appassionata: ‘nduja di Bassiano piccante, fiordilatte, stracciata di bufala e fili di peperoncino. Premiato dalla guida della Gambero Rosso 2023 nella categoria Miglior Pizza Dolce, Pietro Zannini non poteva non dedicarne una a chiusura di questo speciale menu. Il Dolce degli innamorati è infatti una pizza dolce guarnita con mousse al cioccolato fondente, lamponi e crumble croccante.

Costo menu degustazione: euro 50,00 a coppia bevande escluse
Per informzioni: Pucci&Manella – SS7, 186 – 04023 Formia. Tel. 329 3393125. Pagina Facebook: www.facebook.com/pucciemanellapizzeria/

LATINA e Dintorni

Cena romantica tra vigne e natura: all’agriturismo “Seguire le Botti” il San Valentino è country chic


L’atmosfera accogliente di un agriturismo all’interno di un’azienda vitivinicola fa da sfondo a un’esperienza romantica e calda, che accoglierà gli ospiti in un’oasi felice dal mood country chic, nel cuore dell’Agro Pontino. Questi gli ingredienti della proposta di Seguire le Botti di Cantina Sant’Andrea, dove per la serata di San Valentino si potrà sperimentare un percorso gastronomico messo a punto dallo chef Pasquale Minciguerra che si apre con un Aperitivo di benvenuto con sei portate, tre fredde e tre calde, accompagnare da uno Spritz della casa. Si prosegue poi con il Cinghialetto del Circeo nel sottobosco, poi i primi – doppietta di Risotto ai carciofi di Sezze, mantuccia e salsa “cacio e ova” e Agnolotti farciti di pollo e patate al forno, serviti con il brodo delle patate e guarniti da croccantezza; Mangalica fondente, carote speziate, salsa di miele e senape. La dolce chiusura della cena è affidata al dessert Rosso di sera: una sinfonia di lampone rosa e cioccolato ruby che affida alla golosità e alla delicatezza in tinta la celebrazione dell’amore.


Per informazioni: Agriturismo Seguire Le Botti – Cantina Sant’Adrea – Strada del Renibbio, 1720, 04019 Borgo Vodice LT. Tel. 327 928 8739.

Un San Valentino Vistamare

Quale modo migliore per festeggiare San Valentino se non quello di fermare il tempo e tuffarsi in una favola? Regalarsi una cena dove il mare si tinge di tutti i colori del cielo facendo da sfondo alle isole pontine, in un luogo in cui tutto il rumore, lo stress e la quotidianità rimane fuori. Il Vistamare, ristorante finedining del Fogliano Hotel New Life di Latina, si prepara così ad accogliere gli ospiti di questa particolare serata con un romantico menu ispirato al territorio e alle sue eccellenze. Dopo una bollicina di benvenuto lo chef Giovanni D’Ecclesiis ha pensato a: Wafer di sesamo tartare di mazzancolla e alga nori, Tartelletta al pepe nero, porro e lenticchie soffiate, Macaron al wasabi, zenzero e soia e Capasanta, topinambur, cardoncelli e chorizo; Gambero rosso dei Cuori Ripieni; Risotto “d’Amare” con barbabietola, caprino e nocciole tostate; Branzino al trancio, panaché di verdure e beurre blanch al finocchietto. Il dolce? Come nelle favole, con cioccolato bianco, visciole di Sermoneta e pinoli. Per coloro che decideranno di regalarsi un San Valentino da sogno la possibilità di optare per tre diversi pacchetti soggiorno nelle stanze con vista sul mare del

Fogliano Hotel New Life – Pacchetti e costi:
Il Vistamare cena euro 80,00 bevande escluse p.p.
Soggiorno classic room: aperitivo di benvenuto in camera, prosecco&frutta fresca e cena romantica al Vistamare euro 280,00
Soggiorno in junior Suite: aperitivo di benvenuto in camera, prosecco&frutta fresca, cena romantica al Vistamare euro 380,00
Soggiorno Jacuzzi suite: aperitivo di benvenuto, coccole in Jacuzzi idromassaggio, selezione di finger food, prosecco& frutta fresca, cena romantica al Vistamare euro 480,00


Per informazioni: Hotel Fogliano – Piazzale G. Loffredo – Latina. Tel. 0773 273418. www.ilfoglianohotel.it

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L’amore è nell’aria, e Roma sa essere romantica oltre le aspettative. L’amore è nell’aria, e Roma sa essere romantica oltre le aspettative. Che i Vostri programmi di San Valentino prevedano festeggiamenti in coppia o con amici, il 14 febbraio non mancano esperienze indimeticabili da vivere, perchè la città offre una serie di opzioni tra cui godersi una cena d’atmosfera nei migliori Ristoranti della Capitale, Dolci con Sorpresa, Spettacoli e Musica dal Vivo, Spa e Aperitivi, Avventure di Coppia tra Voli privati e lanci in paracadute, scenografie da Film e Videomapping. Tutto a portata di click!

SAN VALENTINO STALLARE

Un San Valentino in chiave Pop con adrenalina annessa al Rome Cavalieri & la Cena a La PERGOLA*** di Heinz Beck

Spensieratezza, energia e quel pizzico di follia che hanno caratterizzato gli “sweet Sixties”, periodo che ha visto la nascita dell’hotel, che proprio quest’anno compie 60 anni. Per chi voglia stupire il proprio partner La Pergola di chef Heinz Beck, unico tre stelle Michelin della Capitale, è sempre una meta sicura. Chef Beck delizierà i propri ospiti con Capesante con cicoria rossa, crema di mandorla, salsa ai semi di chia e cavolo nero, Tortellini ripieni di broccoli selvatici con frutti di mare e bergamotto liofilizzato e il Dessert di San Valentino. Il tutto accompagnato dalla impareggiabile selezione di vini dalla cantina del ristorante che vanta oltre 70.000 bottiglie, e reso ancora più romantico dall’accompagnamento musicale dal vivo, degna colonna sonora alla vista ineguagliabile e alla delizia del gusto.

Anche un aperitivo al Tiepolo Bar romantico è sempre una buona idea tra note di Vodka, mirtilli e lamponi. Per una cena ispirata agli anni ’60 la scelta è invece il Ristorante Uliveto, che propone una serata in spensieratezza e allegria. Il menù dell’Executive Chef Fabio Boschero si declina in piatti tra cui la “Coquille St. Jacques su cremoso di Topinambur e tartufo con salsa Chardonnay” o il “Filetto alla Wellington e la sua salsa con sensazione di senape al miele, soffice di patate al burro erborinato”. E per concludere, il dessert di San Valentino “Baci di Passione”, dell’Executive Pastry Chef Dario Nuti, una delizia al cioccolato bianco e yogurt lime con frutti di bosco e litchi. Dopo cena, l’accompagnamento musicale saprà dare lo sprint ideale per un’allegra serata danzante.

Anche la Gran Spa Club coccola gli innamorati con la sua piscina interna, mentre, per un amore da brividi, c’è un’esperienza davvero avventurosa: le adrenaliniche attività proposte da Italy Adventure. Ovvero un coraggioso lancio in paracadute in tandem, con annesso reportage foto e video, per suggellare ad alta quota l’amore eterno, oppure un dolce volo sincronizzato di coppia , nel silenzio della natura e con cielo e il vento a fare da cornice ad un momento unico. E per i meno spericolati, che non vogliono però rinunciare al brivido dell’altezza, un volo privato in elicottero per osservare dall’alto la magnificenza della Città Eterna.

Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel
Via Alberto Cadlolo, 101 – 00136 Rome Italy
Tlf: +39 06 3509 1 – E-mail: ROMHI.GuestServices@waldorfastoria.com

RISTORANTE IL PAGLIACCIO** – PARALLELS EXPERIENCE

Due Stelle Michelin, membro di due prestigiose associazioni internazionali come Relais & Chateaux e Les Grandes Tables du Monde. Il Pagliaccio di Chef Anthony Genovese può vantare i più importanti riconoscimenti italiani e internazionali, ma sono l’anima del ristorante e la sua continua e inarrestabile evoluzione a garantire a ogni commensale un’esperienza autentica e memorabile. Il progetto ideato dal ristorante Il Pagliaccio per un’esperienza unica è Parallels Experience, “Un ristorante dentro un ristorante”. Chi sceglie Parallels Experience verrà condotto in una saletta privata, riservata ad un numero massimo di 6 ospiti, tutti intorno ad un tavolo. La saletta dedicata gode di assoluta riservatezza e di un servizio

con personale dedicato, che accompagnerà il cliente dall’inizio alla fine dell’esperienza. Sono stati appositamente realizzati calici, posate e tovaglioli, così come grande attenzione è stata rivolta allo studio delle ceramiche. Parallels Experience è un viaggio nel mondo del gusto comodamente seduti in un ambiente intimo e privato. È dinamismo, è coinvolgimento, è sperimentazione attiva. Riservare l’esperienza Parallels è semplice. È però necessario, nella sezione Prenotazioni, fare attenzione a distinguere tra le due diverse sezioni, Main Room (la sala principale del ristorante, dove rimangono fruibili i 4 classici percorsi: Circus, Orme, Terrae, Intermezzo) e Parallels Experience.

Ristorante Il Pagliaccio / Via dei Banchi Vecchi, 129a – 00186 Roma (RM) / info@ristoranteilpagliaccio.com / www.ristoranteilpagliaccio.com/ristorante/

ENOTECA LA TORRE – VILLA LAETITIA**

Nel panorama dell’alta ristorazione capitolina, in una location unica nel suo genere, il ristorante insignito di 2 Stelle Michelin, Enoteca la Torre a Villa Laetitia è la massima espressione di eleganza, professionalità ed alta cucina. La cucina dello chef Domenico Stile presenta piatti raffinati, colori esplosivi, tecniche all’avanguardia e sapori concreti. Sono la firma di questo giovane e talentuoso chef che ha trovato in Enoteca la Torre la sua

nuova casa, una casa accogliente con cui ha creato un connubio indissolubile. Per la cena di San Valentino, nella cucina dello chef Domenico Stile viene presentato un percorso di degustazione ideato per festeggiare il giorno degli innamorati, partendo da un calice di benvenuto di Champagne Ruinart Blanc de Blancs Brut.

MENU DI SAN VALENTINO: Benvenuto dello Chef; Ricciola, pompelmo rosa e zucca; Risotto alla rapa rossa, mela verde, arachidi e astice blu; Ravioli al cinghiale, mela annurca e fieno; Baccalà, verza, noci e cannella; Uovo, taleggio di bufala, tartufo nero ai sentori di sottobosco; Manzo alla Partenopea, radice di prezzemolo e pinoli, Finta castagna, kefir e mandarino, Dolce passione

250 euro a persona con calice di benvenuto / Per info e prenotazioni: 06 45668304 / Enoteca La Torre Villa Laetitia / Lungotevere delle Armi, 23 – 00195 Roma (RM)

San Valentino e un menu “al bacio” al Ristorante MOMA*

Cena a lume di candela nel segno dell’alta qualità gourmet per chi sceglierà di festeggiare San Valentino al Moma, ristorante capitolino, 1 stella Michelin, dei fratelli Gastone e Franco Pierini. Il ristorante, presente nel pieno centro della città eterna e vicino a via Veneto (strada che fu teatro della Dolce Vita tra gli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta), proporrà per la serata degli innamorati e per il giorno più romantico dell’anno un menu al bacio dal sapore stellato e dal giusto equilibrio in cucina, con piatti preparati dalla brigata capitanata dallo chef Andrea Pasqualucci. Al tavolo per due del locale guidato dallo chef stellato arriverà, tra le diverse e prime portate proposte come apertura del Valentine’s Day, Caviale Oscietra e panna acida, seguiranno Raviolini di baccalà e consommé di cipolla e Rigatoni, rapa rossa, Gorgonzola riserva e Pimpinella. Tra i secondi, Costina di manzo, fondo alle visciole e radicchio e per dolce Cake al cioccolato fondente, rosa canina e lampone.


Costo della serata: 180 euro a persona. È proposto un wine pairing con cinque calici al prezzo di 70 euro a persona
Per informazioni: Moma, via di San Basilio, 42, Roma. Tel: 06-42011798. Sito: www.ristorantemoma.it

INTERMEZZI GASTRONOMICI a Tema Amore

Dall’aperitivo alla cena: Terrazza Les Ètoiles

In occasione del 14 febbraio alla Terrazza Les Ètoiles, ristorante dell’Hotel Atlante Star di Roma, sita tra Borgo Pio e Prati, con una vista a 360 gradi sulla città, presenta l’innovativa formula dell’aperitivo studiata ad hoc per la ricorrenza più romantica di sempre, a partire dall’eslusivo drink “Golden Hour”, appositamente ideato per celebrare la vista spettacolare che la terrazza regala su San Pietro nell’ora migliore, quella dorata del tramonto, da condividere col proprio partener, insieme alle pietanze elaborate dallo chef William Anzidei: Roché di baccala, basilico e spuma alla pizzaiola, Tartare di salmone, fragola e vodka, Pata Negra, Focaccia Genovese, pomodorini, origano e olive, e per finire Cuore alla passione, cioccolato bianco e fava Tonka. Per chi invecce non volesse rinunciare al romantico rito della cena a due, il menu del 14 febbraio si apre con un benvenuto, lo speciale drink “Golden Hour”, per poi partire con il Calamaretto nero croccante e spuma alla marinara, seguite dalle Capesante, radicchio di Treviso e balsamico stravecchio; si passa poi al Fagottino, baccala e tartufo, che anticipa il Rombo ai pomodorini confi t e maggiorana, crema di topinambur. La chiusura è affidata al Cuore alla passione, cioccolato bianco e fava Tonka.

Costo aperitivo: euro 60 a persona
Costo cena: euro 150 a persona (vini esclusi)
Per Informazioni: Terrazza Les Étoiles – Hotel Atlante Star – Via dei Bastioni, 1, Roma. Tel. 06-686386. Sito: www.terrazzalesetoiles.com

Hotel Hassler sublima l’amore con l’afternoon tea e un mondo di cioccolata

Grande festa anche all’interno dell’iconico Hotel Hassler che per questo 2023 ha deciso di dedicare la giornata di San Valentino non solo alla celebrazione delle coppie, ma a una visione universale di amore. All’interno delle camere e delle suite, gli ospiti troveranno infatti un vero e proprio mondo di cioccolata, colpito dal dardo di Cupido. Una coccola golosa da assaporare negli eleganti alloggi dell’hotel.
Inoltre, negli incantevoli spazi del Salone Eva, gli ospiti, ma anche la clientela esterna, avranno la possibilità di trascorrere qualche ora di relax nel corso del pomeriggio per il San Valentino Afternoon Tea. L’executive chef Marcello Romano e la pastry chef Martina Emili hanno infatti ideato un menu, dolce e salato, da abbinare alle più esclusive miscele di tè. Si partirà dal Cuore di yogurt con lamponi e licis per poi passare alla Cheesecake al frutto della passione e alla torta Red Velvet. Per gli amanti del salato non mancheranno i Maritozzi con salmone affumicato e il Crostino di patate con crema piccante, o ancora il Croccante ai semi con pesce spada e burrata. L’Hassler Bar, inoltre, proporrà per l’occasione un drink esclusivo, Eros, a base di Chambord, purea fresca di lamponi, vodka e sweet & sour.

Costo: 32 euro a persona
Per informazioni: Piazza della Trinità dei Monti 6, Roma. Tel. Sito: https://www.hotelhasslerroma.com/it/home

Il San Valentino dolce/piccante de Il Marchese Roma

Questo salotto capitolino è uno dei luoghi ideali per celebrare l’amore così come l’unione tra cibo & mixology. Daniele Roppo, chef, per SV ha previsto per i clienti una coccola di fine pasto creata ad hoc. Un dolce al cioccolato aromatizzato al peperoncino con un cuore di lampone e cocco. Una monoporzione che renderà la parte conclusiva della cena del 14 febbraio ancora più romantica perché i piccioncini potranno condividerla con due cucchiaini per rendere più intima e speciale l’esperienza. Dolce piccante che unisce, insieme, i due aspetti fondamentali dell’amore.


Per informazioni: Il Marchese – Via Di Ripetta, 162, Roma. Tel. 06.90218872. Sito: www.ilmarcheseroma.it

Amore e Psiche: un dolce da condividere per celebrare l’amour da Madeleine – Salon De Gastronomie

Il bistrot in stile parigino del quartiere Prati di Roma, per il giorno più romantico dell’anno proporrà un dolce speciale, ideato e realizzato dalla pastry chef Francesca Minnella da assaporare insieme alla propria metà direttamente all’interno del locale, come dessert al termine di un pranzo o una cena indimenticabile grazie ai piatti dello chef Simone Maddaleni, o in versione take away. Si tratta di Amore e Psiche: un cuore scomposto in due tacos di pasta frolla. Una parte, Amore, sarà al gusto di lampone e peperoncino con mousse di cioccolato fondente. L’altra, Psiche, avrà un ripieno al passion fruit e mou salato con mousse al gusto di nocciola e vaniglia.

Per informazioni: Madeleine Salon De Gastronomie – Via Monte Santo, 64, Roma. Tel. 06-3728537. Sito: https://madeleinerome.com/it/

CENE DI SAPORE & D’ATMOSFERA

Cena romantica, SPA e soggiorno nelle scenografie da Cinema di Palazzo Montemartini, A Radisson Collection Hotel 

Una cena gourmet per festeggiare San Valentino in un set cinematografico. È questa la scenografia che lo chef Alessandro Tognacci ha immaginato per il menù per la speciale occasione che suona (dolcemente) così: tartare di tonno profumata agli agrumi, aria di olive taggiasche e composta di cipolle; baccalà in tempura nera, lampone e puntarelle; risotto alle bietoline, cozze e pomodorino giallo; trancio di ombrina, crema di patate e salsa alla cacciatora “Japanese style”; mousse al cioccolato fondente, arancia e peperoncino (€90 a persona escluse bevande).

Ma a Palazzo Montemartini sarà possibile coronare la serata d’amore con un soggiorno tra camere e suite, ognuna diversa dall’altra, tra le quali spicca la Skylight Suite che offre la possibilità di dormire sotto le stelle, grazie al suggestivo tetto di cristallo: la proposta include la prima colazione, fiori, fragole e champagne in camera, la Spa Caschera e il late check out (prezzo in base alla camera, suite o experience scelta).

Largo Giovanni Montemartini, 00185 Roma RM / Telefono06 45661

San Valentino da film: sui tetti della via della Dolce Vita al Flora Rooftop Terrace

Anche la splendida terrazza del Rome Marriott Grand Hotel Flora, circondata dalle bellezze della Città Eterna, si potrà celebrare la serata di San Valentino con un menu esclusivo ideato dallo chef Massimo Piccolo. Si partierà con la Tartara di tonno con crema di avocado al lime abbinata al Francacorta Primus, Franca Contea. Si passerà poi alle Mezze maniche al ragù di crostacei con crema di sedano rapa, accompagnata da un calice di Chardonnay Forchir. L’Ombrina in guazzzetto con patate novelle, abbinata al Sauvignon Forchir, lascerà dunque il posto al dessert: la Tartelletta con frutto della passione e lamponi di bosco servita con il Moscato Zagara Marchesi di Barolo.
Il costo del menu è di 85 euro a persona. Al termine della serata, al costo di 15 euro, sarà possibile assistere al dj set con drink incluso.

Per Informazioni: Flora Rooftop Terrace – Rome Marriott Grand Hotel Flora – Via Vittorio Veneto 191, Roma. Sito: https://www.marriott.it/hotels/travel/romdt-rome-marriott-grand-hotel-flora/

Note agrodolci e piccanti: è il San Valentino da Settimo – Roman Cuisine & Terrace del Sofitel Rome Villa Borghese

Nell’oasi urbana di Settimo, rooftop del Sofitel Rome Villa Borghese, lo chef Giuseppe D’Alessio ha ideato due menu per accompagnare la serata che magicamente scorrerà innanzi alla spettacolare vista sulla Capitale. Sapori mediterranei e un alternarsi di note agrodolci e piccanti è quello che troviamo nella prima proposta che si apre con un Tris di mare cotto e crudo seguito da Crudo di gamberi rossi, caviale di salmone, cetriolo agrodolce e gel all’arancia. Si prosegue con il Tortellone ripieno di astice, stracciatella di Bufala, peperoncino e ristretto di pomodoro e con il Filetto di rombo in pastella croccante, insalata di puntarelle, indivia e crescione con salsa agrodolce. Si chiude con la Passione piccante e cioccolato fondente, seguito da Coccole finali. Lo chef ha previsto, inoltre, un menu vegetariano altrettanto invitante.

Menu San Valentino: euro 120,00 bevande escluse. Prenotazione obbligatoria. Per informazioni: Settimo – Roman Cuisine & Terrace c/o Sofitel Rome Villa Borghese via Lombardia, 47, Roma. Tel. +39 06-478021. E-mail: h1312-re@sofitel.com

San Valentino all’Aleph Rome Hotel: Spa nel Caveau e Cena con VideoMapping

Per questa romantica occasione l’albergo si riempie di amore e lo fa con il linguaggio dei colori, scegliendo come filo conduttore del giorno degli innamorati il Magenta, simbolo di rinnovamento e colore primario in grado di trasmettere e generare amore, nonché di stimolare desideri ed emozioni.
Per le coppie amanti del benessere è il momento migliore dell’anno per godere insieme delle “Coccole Magenta” a Le Caveau by Gili Spa, il luogo ideale per celebrare il giorno degli innamorati tra il benessere e l’equilibrio psicofisico in un percorso indimenticabile che combina relax e bellezza, con un trattamento di coppia per la durata di 90 minuti con massaggio con oli agrumati e mandorle dolci, a seguire un trattamento liftante con prodotti vegani per purificare e rimpolpare la pelle. Poi hammam, una sauna e una comoda jacuzzi in esclusiva e coccole food and beverage, tra selezioni di frutta, the, tisane e bollicine.

Una cena romantica è il modo migliore per festeggiare l’amore eterno, e l’executive chef Carmine Buonanno ha ideato un menu speciale, per una serata raffinata e indimenticabile. Una declinazione di piatti ispirati all’amore e alla coppia, che prevede “Capasanta con velo di corallo magenta, spuma alle alghe e indivia arrosto”, il “Filetto di tonno
magenta, puntarelle, crema di ricotta e cialda al pistacchio” e per finire “La rivisitazione della ricotta e visciole”.
Se invece si vuole regalare alla propria dolce metà un’esperienza protesa tra il gusto e l’entertainment vale la pena di vivere l’esperienza “Le Petit Chef”, un innovativo spettacolo multisensoriale, che coinvolge l’ospite a tutto tondo, con immagini, suoni e sapori in un’atmosfera sognante e poetica.

Aleph Rome Hotel, Curio Collection by Hilton
Via di San Basilio, 15, Roma, 00187, Italia

San Valentino & le meraviglie dell’Eden

Due i menù dai nomi evocativi ideati dall’Executive Chef Fabio Ciervo, per festeggiare San Valentino presso Hotel Eden, albergo cinque stelle lusso di Dorchester Collection situato a Roma.

Il menù de Il Giardino Ristorante, incantevole oasi di tranquillità all’ultimo piano di Hotel Eden, prevede come antipasto per San Valentino Appuntamento al buio tra carpaccio di branzino e nocciola, a seguire, i Ravioli con cuore dizucca e scaglie di tartufo nero e, come secondo, il Polpo, hummus di melanzana al katsuobushi con il suo brodo e rapa rossa fermentata. Il dolce è Quando il cocco si innamora del mandarino e Caffè e piccola pasticceria. Il menù ha un costo di 180 euro a persona.

Il menù de La Terrazza, ristorante stellato di Hotel Eden, per San Valentino propone invece per iniziare il Benvenuto “Love is in the air” by Chef e il Primo appuntamento a Comacchio con rapa rossa. Come primo piatto, i Ravioli all’astice e dragoncello, mentre come secondo, La ventresca di tonno al carbone vegetale incontra il radicchio tardivo all’acqua di rose e il Petto d’anatra e arancia: un matrimonio da fare invidia. Per finire, in dolcezza, il Colpo di fulmine tra lampone e fava Tonka Caffè e piccola pasticceria.

Il menù ha un costo di 300 euro a persona. La ciliegina sulla torta è la vista panoramica che Hotel Eden offre sulla città più romanica del mondo, cornice ideale per un rendez-vous en tête à tête!

Hotel Eden
Via Ludovisi 49, 00187 Roma / Call:+39 06 478121

San Valentino come a Parigi a Le Carré Français

Un appuntamento culinario dall’inconfondibile sapore parisien, all’insegna della condivisione e dei sapori transalpini. Per la festa degli innamorati, Le Carré Français, ambasciata del gusto francese di Prati a Roma – fondata dal bretone Jildaz Mahé – propone un menu alla carta da poter degustare a scelta sia nello chalet al primo piano caratterizzato dalle calde atmosfere di montagna, sia nel bistrot tra décor e sapori all’insegna dell’esprit della Ville Lumière. La romantica proposta culinaria si apre con l’Amuse bouche a sorpresa di terra e di mare, un’ entrée di benvenuto, accompagnata da un flute di champagne per brindare a un amore spumeggiante; si prosegue con un piatto a scelta tra Tataki di tonno con salsa, sfoglia di sedano rapa e chips di fragole e Anatra su purea di barbabietola con croccante di bietolina, pere cotte nel vino bianco e polvere di cioccolata. Non manca la selezione di 4 formaggi e pane speciale che anticipa, come da tradizione tipica francese, il dolce. Un duo al gusto di pistacchio e vaniglia che richiama idealmente una coppia danzante sulle avvolgenti note di un’appassionata melodia. Costo a persona: 85 euro.

Le Carré Français / www.carrefrancais.it – Via Vittoria Colonna 30, Roma / Tel: 06 6476 0625 / costo a persona: 85 euro

San Valentino all’ Elegance Cafè Jazz Club – Cena e spettacolo


Un’esperienza unica e completa è quella proposta dall’Elegance Cafè Jazz Club, il locale di musica live con ristornate in zona Ostiense, che ogni sera allieta gli ospiti con un concerto diverso e un menu tutto da scoprire. Per San Valentino, la serata musicale è più romantica che mai con la formazione dei Métromusette, che proporranno un racconto musicale raffinato e brioso rievocando le magiche notti di Parigi, la città degli innamorati con un menu di Marco Roselli che trae spunto dalla tradizione gastronomica delle terre in cui il jazz è nato. Le contaminazioni di gusti si dispiegano in una danza di sapori a partire da una Ratatouille, per poi passare alla Battuta di manzo a la tartare, subito seguita da una Vichyssoise e julienne di seppia; Ravioli di ostrica, consommé di manzo e caviale e Cervo a la royale. Esiete anche una versione vegetariana. Entrambe le si concludono con Zabaione rabarbaro e cioccolato.


Costo cena più spettacolo: euro 110 per persona
Per informazioni: Elegance Cafè Jazz Club – Via Francesco Carletti, 5, Roma. Tel. 379-1360278. Sito: www.elegancecafe.it

Carne e Passione Rovente

San Valentino ROVENTE, con un percorso di degustazione che si apre con un benvenuto di Essenza di ribollita con cocktail Cupido. A seguire Tris di cannoli (barbabietola con mousse al tonno del chianti, di carote con fake paté di cervo, di patate con fagianella sauce), Nigiri di Vieja e Mini bun al pomodoro con roast-beef di struzzo. Come primo piatto Quadrotto di pasta fresca all’uovo con ripieno di ragù alla genovese, spuma di bufala, polvere di carota e crispy di pomodoro. Per secondo Manzo all’olio ossia manzo brasato in assoluto di olio d’oliva e coperto da polvere di plancton. Il piatto viene guarnito con cialda di mais rosso, crema di capperi e juice lie al porto, un secondo di carne creativo e insolito, perfetto per provare l’altra anima di Rovente quella che fa della ricerca il suo motore principale. Si conclude la cena in dolcezza con Love pasticcere, mini pasticceria a tema.

Costo: 70 euro a persona con pane servito con burro francese, l’acqua e il caffè / Per informazioni: Rovente – Osteria con Brace Via dei Salentini, 12, Roma. Tel: 06-490408. Sito: www.roventeosteria.it

PASTICCERIE

CASA MANFREDI: Torta e Musica

Pasticceria e caffetteria, Casa Manfredi è il punto di riferimento di viale Aventino a Roma in materia di dolce. Qui il vero must sono i croissant della pastry-chef Giorgia Proia, propone anche con farciture salate. E poi le torte, le monoporzioni e, durante le Feste, i grandi lievitati. Per tutti i giorni invece golose colazione e aperitivi, nonché grande attenzione al caffè, con miscele pregiate Lavazza in esclusiva.

Ma non tutti i giorni sono uguali, così, per San Valentino, Giorgia Proia opta per dolci da gustare mentre si è all’ascolto di una playlist super-romantica disponibile su Spotify con QR code su ogni confezione d’acquisto delle iconiche cheesecake al passion fruit o ai tre cioccolati, entrambe a forma di cuore, così come la torta ai 3 cioccolati e banana, in versione special edition 2023. Tutte le torte sono disponibili anche in monoporzione, insieme ai cioccolatini a forma di cuore da inserire anche in romantiche box con l’aggiunta di una bottiglia di champagne. (Prezzi: dai 6 € delle monoporzioni ai 40 € delle torte più grandi)

Casa Manfredi, viale Aventino 91/93 – Roma

WALTER MUSCO PASTICCERIA 

L’Amore è di tutti. Così come San Valentino e la necessità di amore, puro e sincero, che diventa un bisogno sempre più urgente in questi anni complessi. 

Per celebrare ogni forma di passione e sentimento Walter Musco, pasticceria di alta gamma, ha deciso di produrre due differenti dolci in monoporzione traducendo concetti artistici ed estetici in forma “dolce”. Il primo, il classico cuore di San Valentino, è una pralina pensata per due persone con una ganache al cioccolato fondente Macaè 62% Valrhona, caramello mou e perle croccanti.

Il secondo, “Heart”, è una monoporzione dedicata all’amore privo di differenza di genere. “Heart” è composta da una mousse al caramello salato, ha un cuore di cremoso al cioccolato Kalingo 65% Valrhona e Bourbon, un biscotto morbido ed una base croccante al cioccolato fondente e arachidi. 

Entrambe le preparazioni sono prodotte in edizione limitata e sono personalizzabili su richiesta. La vendita sarà effettuata in esclusiva in pasticceria.

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Per molti è l’alimento del futuro. Per altri un insulto alla cucina italiana. La questione è infatti molto controversa, antropologica e sospesa tra ottica nazionale e visione globale. Perchè di grilli domestici se ne possono allevare in enormi quantità, senza antibiotiotici e con un impatto ambientale minimo a fronte di elevati valori nutrizionali. Ma l’Italia sarà pronta “all’invasione dei grilli” o preferirà piuttosto”saltare” il pasto?

Oltre i preconcetti, abbiamo studiato e ne abbiamo parlato con Andrea Pasqualucci, Executive Chef del Moma – Ristorante 1 Stella Michelin di Roma e Luca Capannelli, fondatore, assieme alla Moglie, del Pastificio Artigianale Lagano – La Pasta di Roma. Approfondiamo insieme.

Dicono sappia di nocciola, che sia super proteica, senza glutine e priva di carboidrati, che abbia un colore più scuro di quella “ufficiale” (più simile a quella integrale), che sia ricca di ricca di fibre, minerali, vitamina B12 e di acidi grassi omega 3. Parliamo della Pasta di Grilli. O meglio, della Pasta prodotta con farina di grillo domestico, che alimenta polemiche di ogni sorta tra puristi della cucina italiana e sostenitori dalle ampie vedute che non disdegnano l’introduzione nelle ricette di quelli vengono definiti (in modo piuttosto fiabesco) i Novel Food.

Cosa succederà allora quando tra poche settimane troveremo al supermercato i primi spaghetti “made in Italy” prodotti e commercializzati dall’azienda torinese Italian Cricket Farm di Scalenghe (Torino), che è stata la prima azienda ad ottenere l’autorizzazione per la vendita di alimenti a base d’insetti destinati al consumo umano? Si perchè il “via libera” verrà esteso ai ristoranti, bar e bistrot e la “pasta di grilli”, oltre che sugli scaffali, potrà albergare anche nei menù.

Abbiamo quindi chiesto a Andrea Pasqualucci, Executive Chef del Moma - Ristorante 1 Stella Michelin di Roma – cosa ne pensasse.

Chef Pasqualucci, tu che sei autore di una cucina che fa di ricerca, prodotto, stagione e territorio i colori primi per esprimere la tua sensibilità gastronomica nel piatto, qual è la tua riflessione sulla Pasta prodotta con Farina di Grilli?

Credo che il limite, la resistenza a questi alimenti, sia prima di tutto culturale. Noi, da questa parte del mondo, non mangiamo insetti. La questione è soprattutto di mentalità europea. Ma va anche detto che mangiamo davvero tutto degli animali, quinto quarto in primis, essere così categorici non dovremmo.

Tra l’altro, oltre alla specie animali, non dimentichiamoci mai che ci nutriamo male in generale. Che gli allevamenti e l’agricoltura sono brutali, intensivi, e che, ancora prima di criticare l’introduzione o meno di insetti nella cucina, bisognerebbe pensare in modo più attento alla vera qualità degli alimenti che scegliamo di portare in tavola.

La Pasta di Grilli ti incuriosisce? La introdurresti nel tuo menu, magari affiancata ad una proposta più classica?

Non mi incuriosice particolarmente, ma la proverò lo stesso. Ancora non mi sono posto il problema di introdula o meno nel menù, ma la questione sarà molto semplice. Se dovesse offrire soluzioni interessanti a livello di sapore, che è l’unico principio egemone in cucina, potrei prendere in considerazione questa opportunità.

Per molti questo è il cibo del futuro. Perchè se ne possono allevare in enormi quantità, l’impatto ambientale è minimo rispetto ad altri animali come bovini e maiali, il contenuto proteico è altissimo e non si usano antibiotici per farli crescere. Ciò nonostante una ricerca condotta da Coldiretti ha registrato che il 54% degli italiani sono contrari agli insetti a tavola, il 24% indifferenti, il 16% favorevoli, mentre il 6% non risponde.

Tra le tante prese di posizione, e in vista della pasta ad hoc di Italian Cricket Farm con fatta con “100% di grillo domestico italiano”, abbiamo chiesto a Luca Capannelli, fondatore assieme alla Moglie di Pasta Lagano – giovane pastificio artigianale e di qualità a Roma – di esternare il proprio pensiero in materia.

La nostra cultura gastronomica rifiuta il pensiero di utilizzare insetti. L’apertura dalla Comunità Europea a cibi fino ad oggi considerati esotici, hanno uno scopo ben preciso, la sostenibilità ambientale in primis e l’opportunità di poter sfamare il maggior numero di persone possibile ad un basso costo. È il futuro.

Che sia un bene o un male lo scopriremo presto. Alcune aziende neonate già hanno in catalogo biscotti e altri prodotti con farine di grilli, e altre ne seguiranno.

Nell’immediato non avremo sconvolgimenti nella produzione nostrana di pasta e pane, dovremo abituarci a convivere con questi nuovi ingredienti. Probabilmente avranno lo stesso impatto che hanno avuto a loro tempo patate, pomodori e peperoncino, ora di uso comune.

Pensi di introdurre un giorno la “Farina di Grilli” nella Produzione di Pasta Lagano?

L’interesse c’è sempre. Nel nostro piccolo abbiamo sperimentato diverse tipologie di farine, dalla canapa alle super integrali o ai ceci. Per curiosità magari potremo fare una produzione con i grilli. Ma dubito che faremo mai una linea del genere, la pasta in Italia è soprattutto tradizione.

Facendo un passo indietro, sappiate che i prodotti in questione, ottenuti dalla specie Acheta domesticus, potranno essere commercializzati, come si legge sulla Gazzetta ufficiale dell’UE, “per un periodo di cinque anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, datato 24 gennaio 2023, solo dalla società Cricket One Co. Ltd” a meno che “un richiedente successivo ottenga un’autorizzazione” dopo l’iter previsto dalle norme. Così come ha richiesto (e ottenuto) l’azienda torinese Italian Cricket Farm.

Nel regolamento UE vengono anche elencati gli alimenti in cui sarà possibile trovare la farina di grillo. L’ingrediente potrà essere infatti utilizzato non solo nella pasta, ma nel pane e nei panini multicereali, nei cracker e nei grissini, nelle barrette ai cereali, nei biscotti, nei prodotti secchi a base di pasta farcita e non farcita. Ma anche nelle salse, nei prodotti trasformati a base di patate, nei piatti a base di leguminose e di verdure, nella pizza, nei prodotti a base di pasta, nel siero di latte in polvere. Farina di grillo anche nei prodotti sostitutivi della carne, nelle minestre e nelle minestre concentrate o in polvere, negli snack a base di farina di granturco, nelle bevande tipo birra, nei prodotti a base di cioccolato, nella frutta a guscio e nei semi oleosi, negli snack diversi dalle patatine e nei preparati a base di carne.

Attenzione alle etichette dunque, perchè nei prossimi mesi sullo scaffale potrete trovare proprio accanto ai prodotti ai quali siamo abituati, alimenti ottenuti con polvere di grillo domestico. Sapremo riconoscerli? Ivan Albano, AD della società torinese, ha chiarito al Corriere della Sera Torino:

Il nostro brand sarà ben riconoscibile. Perché la nostra pasta costa 4 volte quella che troviamo nei supermercati. E la farina circa 30 euro al chilo. Il nostro, piaccia o no ai puristi, è un prodotto ecologico ad alta gamma per contenuto e purezza proteica, adatto alle diete degli sportivi, decisamente migliore rispetto alle farine tradizionali. Pertanto lo vogliamo comunicare e farlo pagare quanto davvero vale.

Un prodotto ben riconoscibile quindi e con un’ etichetta chiara per tutti i consumatori. Con il via libera di Bruxelles al consumo umano di polveri di grillo investiremo in una nuova linea produttiva. Il settore sta esplodendo di richieste.

La farina di grillo è per natura eco-sostenibile: basti pensare che bastano 1,7 kg di mangime per produrre un chilo di grilli, mentre per ottenere un chilo di carne di bovino ne servono ben dieci. Tale sistema aiuterà a contrastare la fame nel mondo: gli insetti sono infatti ricchi di proteine, vitamine e minerali. Inoltre, consumare Grilli aiuterà a mitigare l’inquinamento.

Come fanno notare Van Huis e colleghi, il bestiame occupa il 60% dei terreni agricoli mondiali e genera il 20% di tutti i gas serra del pianeta. Diversamente, l’allevamento d’insetti produrrebbe meno gas serra: 10 volte meno metano, 300 volte meno protossido d’azoto.

Secondo Albano e i suoi collaboratori, che oggi sono una decina, è arrivato il momento di abbattere «il muro di ignoranza» che è stato eretto sul consumo di grilli e larve. Anche perchè la richiesta sembra sia nettamente superiore all’offerta. Italian Cricket Farm ha infatti stretto accordi con diverse multinazionali all’estero soprattutto per integratori destinati agli sportivi perchè il mercato degli insetti commestibili nel piatto o nello Shaker oggi vale quasi un miliardo di euro nel mondo. Anzi, secondo una ricerca di Dealroom pubblicata su Bloomberg, si tratterà di un business dirompente che supererà i 4,1 miliardi di dollari entro il 2025. Saremo pronti all’invasione dei grilli? Questo non lo sappiamo, sappiamo solo che torneremo a parlarne.

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Chef Carlo Cracco ha svelato i nomi dei protagonisti di Dinner Club, mentre Prime Video ha annunciato la data di uscita e condiviso il poster della stagione numero 2. L’innovativo food travelogue di produzione italiana sarà disponibile in esclusiva dal 17 febbraio 2023 con i primi quattro episodi. Ma da chi sarà composta “l’allegra brigata”? Quali saranno le mete italiane di questa seconda stagione? Scopriamolo insieme e guardiamo il primo Trailer.


Lo chef vicentino qualche sera fa durante il programma televisivo “Che Tempo Che fa” ha svelato i protagonisti della seconda serie di DINNER CLUB che andrà in onda su Amazon Prime Video dal 17 febbraio.

E saranno Paola Cortellesi, Marco Giallini, Antonio Albanese e Luca Zingaretti – coadiuvati da Sabrina Ferilli e Luciana Littizzetto in modalità “special guest” – ma tutti coinvolti in un viaggio alla scoperta delle gemme d’Italia e poi riuniti attorno a una tavola.

Il format vedrà, come nella prima serie, l’ex giudice di Masterchef e celebre Chef a condurre lo scanzonato gruppo alla scoperta di alcune regioni italiane. I quattro ospiti dovranno poi cucinare a turno anche per gli altri colleghi e convincere i loro palati con ricette della tradizione italiana.

«Abbiamo scelto per ogni artista un mezzo di locomozione e una regione diversi. Andiamo a conoscere il territorio, i personaggi chiave, poi cuciniamo con i prodotti».

Le puntate saranno 6 in esclusiva su Prime Video dal 17 febbraio 2023 con i primi quattro episodi, seguiti dagli ultimi due il 24 febbraio.

GUARDA il TRAILER CLICCANDO QUI

Le mete italiane della seconda stagione di Dinner Club

Antonio Albanese, Paola Cortellesi, Marco Giallini e Luca Zingaretti viaggeranno ognuno in coppia con Carlo Cracco e, in qualità di nuovi food-travel-logger raggiungeranno la Sila in Calabria, la Romagna, il Sud Tirolo e la Sicilia.

Andranno a scandagliare le regioni d’Italia, raccogliendo prodotti tipici, ricette tradizionali e quelle di famiglia che proporanno ai nuovi e vecchi soci del Dinner Club, mostrando le proprie abilità culinarie e il propiro talento al racconto dei luoghi. Stando alle anticipazioni pubblicate, Giallini andrà in Romagna, Albanese in Sud Tirolo, Paola Cortellesi sulla Sila e Luca Zingaretti nella ‘sua’ Sicilia. Cosa cucineranno? E con quali prodotti? Non resta che scoprirlo.

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Il celebre chef modenese Massimo Bottura durante l’ultima edizione di Identità Golose 2023 ha annunciato l’apertura di un nuovo ristorante entro l’anno.

Con la sua Osteria Francescana ha reso nota la cucina italiana in tutto il mondo conquistando tre stelle Michelin e numerosi altri prestigiosi riconoscimenti, ad esempio la doppietta in qualità di “miglior ristorante al mondo” per The World’s 50 Best Restaurants. E, chiaramente non si ferma, anzi, Massimo Bottura, si prepara a una nuova avventura: l’apertura di un nuovo locale, sempre a Modena.

Così ha dichiarato durante un’intervista rilasciata a TgCom24 nel corso dell’edizione 2023 di Identità Golose:

Nel mio futuro c’è sempre futuro, non riesco ad accontentarmi. Il prossimo ristorante che apriremo a Modena sarà al 100% di proprietà dell’Osteria Francescana, sarà nel 2023 e sarà rivoluzionario ma non posso dire altro.

Un passato come il nostro non va perso e nemmeno vissuto con nostalgia.

Nel mio futuro c’è sempre futuro, non riesco ad accontentarmi. La nostra cucina ha già preso una direzione straordinaria, non si è mai mangiato così bene come nell’ultimo decennio perché c’è stata una crescita e una formazione dei cuochi e al tempo stesso i giovani sono stati straordinari – spiega lo chef, sottolinenando – però dobbiamo migliorare il modo di comunicare l’Italia, dobbiamo usare le ‘e’ e non le ‘o’, dobbiamo dire ‘Bologna e Modena, la Ferrari e la Lamborghini, non una o l’altra. ù

E questo perché il nostro Paese, che ha saputo creare angoli di alta cucina in ogni parte della penisola, è amato sempre più dagli stranieri che dagli italiani stessi. 

 l’Italia non sia un Paese “da rivoluzione ma da evoluzione”.

MAssimo Bottura

L’anno appena iniziato si preannuncia dunque intenso per Bottura, che ha anche intenzione di portare il suo “Torno subito”, il ristorante aperto a Dubai nel 2019 (e premiato con la sua prima stella Michelin nel 2022), a Miami, sul tetto di Julia & Henry’s, uno spazio di sette piani dedicato alla gastronomia e all’intrattenimento che dovrebbe aprire al pubblico in primavera.

Nel febbraio febbraio 2020 lo chef aveva aperto anche la sua Gucci Osteria nel cuore di Beverly Hills, al terzo piano dell’edificio che ospita lo store di Gucci a Rodeo Drive, ricevendo una stella nella Guida Michelin California. Sempre dalla collaborazione tra Gucci e lo chef modenese nasce il bistrot Osteria Gucci in piazza della Signoria a Firenze. Ma davvero pochi sono dettagli emersi sul nuovo ristorante che Bottura ha intenzione di aprire a Modena.

Io voglio creare sempre nuovi progetti per i ragazzi, lo faccio per loro perché i giovani sono scintille di novità, sono il nostro futuro. Sono loro che mi danno forza ed energia e, certo, hanno bisogno di un leader che li guidi. Ma l’importante è costruire per loro un futuro visibile, farli sentire responsabilizzati, dargli stimoli culturali. Questo fa la differenza. 

Ha aperto la sua Osteria Francescana nel 1995 – 12 tavoli in via Stella, nel cuore del centro storico di Modena – dopo avere iniziato la sua carriera con l’acquisizione della Trattoria del Campazzo, appena fuori Modena. La sua cucina, nota e apprezzata in tutto il mondo, basata su piatti della tradizione regionale e formazione francese classica, perfezionata grazie all’esperienza al fianco di Alain Ducasse al Louis XV, a Montecarlo – e che annovera piatti come Tagliatelle al ragù, Tortellini in crema di parmigiano e Cinque stagionature di parmigiano reggiano in diverse consistenze e temperature – si basa sulla capacità di saper analizzare il nostro passato in “chiave critica” e “non nostalgica” perché questo è il modo per migliorarsi.

Sono cresciuto sotto il tavolo della cucina, sulle ginocchia di mia nonna Ancella. È qui che inizia l’appetito per me – racconta lo stesso chef – L’ispirazione viene dal mondo che oggi mi circonda: dall’arte, dalla musica, dallo slow food e dalle auto veloci.

Per fare un esempio cita la Ferrari, altro mito italiano nel mondo basato a Modena. “Una Ferrari del 1965, 250 GTO, che vince Le Mans non la butto, ma prendo il meglio del passato, e cioè le forme delle GTO degli anni ’60 con tecnologia e motore contemporaneo: questo è il modo di evolvere la nostra storia”. In ogni ambito, cucine comprese.

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Il grande bancone all’ingresso, le pareti di bollicine, la cantina dei vini, l’accurata selezione di prodotti di gastronomia e all’ampio orario di apertura fanno di questo luogo un poliedrico avamposto del gusto da vivere in diversi orari della giornata, ognuno con un proprio sapore. Grande Porchetta, formaggi e salumi nostrani, Cucina regionale e 400 etichette: si chiama Porchetta e Bollicine ed è la nuova scoperta del Tuscolano District.

Porchetta e Bollicine. Due parole, due grandi appeal, con rimandi opposti per certi versi, per altri invece un connubio perfetto se riunito dalla magica parola “qualità”.

Esattamente quello che accade da Porchetta e Bollicine in via Vestricio Spurinna 109 a Roma, recente apertura del sempre più attivo Tuscolano District, dove la qualità della Porchetta è quella firmata da Vitaliano Bernabei – talentuoso erede di una storica norcineria di Marino Laziale (RM) – mentre quella di Bollicine e Vini è scrupolosamente selezionata da Michela Irione, appassionata sommelier.

Vitaliano e Michela, sono solo due dei soci di una compagine di sognatori tra cui Lavinia Pacitti, Anna Maria Flavi, Maria Cristina Cicerchia, David Capitani e Umberto Calamari i quali, condividendo professionalità e amore per una ristorazione che abbia come ingredienti principali ricerca, sapore, sorriso e accoglienza, hanno disegnato un luogo che si distingue dal coro.

Tutto iniziò in giovane età – racconta Michela Irione – preparando i pranzi della domenica per amici e familiari. Non amo l’approssimazione, quindi mi impegnavo per offrire il massimo, al punto che le aspettative dei miei “ospiti” continuavano a crescere in modo esponenziale. In quelle prime occasioni iniziai a sperimentarmi in cucina, approfondendo sempre più la mie conoscenze su tecniche e prodotti. Quasi contemporaneamente venivo travolta da una grande passione per il mondo del vino; quindi il corso da sommelier e subito la voglia di sperimentarmi sul campo.


Il grande bancone all’ingresso, le pareti di bollicine, la cantina dei vini, l’accurata selezione di prodotti di gastronomia e all’ampio orario di apertura fanno di questo luogo un poliedrico avamposto del gusto da vivere in diverse fasi della giornata, ognuna con un proprio sapore. Ingrediente segreto? Lo staff di sala e cucina: giovane, capace, energico e motivato.

Accoglienza e convivialità sono gli ingredienti che fanno di questo locale un punto di riferimento importante per gli amanti della qualità nel piatto e nel calice. I tavoli ben distanziati costeggiano le pareti, mentre la cucina a vista luminosa apre una finestra sul lavoro appassionato di uno staff animato da una grande volglia di fare bene e meglio per 33 coperti, che diventano circa 50 nel dehors con la complicità della bella stagione.

Ho cercato di combinare la mia carriera di architetto con una prima attività di ristorazione, un’enoteca con cucina a Grottaferrata. In tutto questo non ho mai perso la voglia di imparare e tutt’ora mi avventuro in lunghi viaggi alla ricerca di cantine italiane, integrando di continuo il mio assortimento di etichette.


Il nome Porchetta e Bollicine è già una dichiarazione programmatica d’intenti che fonde tra loro i sapori strong e l’eleganza del perlage.

Il Bistrot e il Menu

Interessante e insolito il menu che proprone piatti di estrazione regionale. Messo a punto dallo chef Siriano Fidanza, la brigata di cucina è adesso composta da Luigi Basile e Giorgio Vanni, rispettivamente classe ’93 e 2001.

I piatti sono ben realizzati, i sapori tutti al loro posto. Buona la focaccia e i Tortelli ripieni di Porchetta, che sono già un’icona del locale e ripropongono in chiave creativa i sapori di “pane e porchetta”. A tal proposito, ricordate di sbriciolare voi la cialda di pane croccante che, oltre a verticalizzare il piatto ha una sua funzione specifica (ecco un suggerimento, oltre la “vela” meglio un “crumble di pane” per dare ad ogni boccone la propria completezza). Gustose le Pallotte Cacio e Ova, ricetta tipica della cucina abbruzzese piuttosto rara da trovare sul terriotorio romano; così come i Tonnarelli, cacio, pepe e pere, che riassumo nel piatto un detto contadino (“al contadino non far sapere quanto è buono il cacio con le pere”) e che donano all’accordo classico di “cacio e pepe” un twist di calibrata, insolita dolcezza. Poi c’è il Tonno del Chianti con misticanza di campo – nome prprio di ricetta toscana – che ha a sua volta i propri avi in Piemonte – che deriva dal fatto che la carne di maiale in seguito ad una lunga marinatura e cottura assume una consistenza simile a quella del tonno un colore nocciola chiaro, che accompagnata dalle note amare della misticanza. Anche la carne, lavorata in Tartare o servita in modalità Filetto rosmarino e senape, è di notevole spessore, nonchè cotta (al sangue) a mestiere con grande plauso dei carnivori.

Il Banco Gastronomia e l’Enoteca

Che sia per una spesa di qualità, un regalo enogastronomico, un pranzo veloce, un apertitivo, una cena, evento o degustazionie, l’obiettivo è quello di avvicinare il produttore ai clienti attraverso la narrazione del prodotto, così da offrire un’esperienza completa all’ospite, che riporterà a casa un valore aggiunto con sé.

I prodotti del Lazio sono i protagonisti del locale, da sua maestà la Porchetta di Vitaliano Bernabei – croccante, saporita, succosa, una delle migliori porchette italiane – ai formaggi e salumi artigianali di Grottaferrata e Bracciano, icone di sapore del territorio e portavoce di grande geniunità.

Ma l’intento del locale è doppio quanto esplicito a partire dal nome, ovvero portare avanti un interesse per la spumantistica, da quella tradizionale a quella sperimentale, valorizzando anche i metodi classici laziali, senza tralasciare le grandi denominazioni italiane e internazionali.

Nella grande parete di vini sarà possibile trovare vini locali, nazionali e distillati. E’ per questa strada che Porchetta e Bollicine si va affermando come punto di riferimento per i cultori del vino della zona e per chi ami trovare o portare icone di qualità.

Ma perché gli spumanti sono così ottimi con il cibo? Molto semplicemente perché mancano di tannino e hanno un’elevata acidità che “pulisce” il palato.

La Selezione di Cantina

La proposta enologica di Porchetta e Bollicine si basa su una selezione fatta con consapevolezza e accuratezza – racconta Valentina De Angelis, Direttore di Porchetta e Bollicine – con l’obiettivo di garantire una scelta ampia e completa al cliente e raccontare il patrimonio vinicolo nazionale e regionale, con alcune proposte estere.

Il focus della scelta delle etichette è l’onesta e il rispetto nei confronti della produzione in vigna e in cantina, per questo ci teniamo a degustarle personalmente. Spesso ci rechiamo direttamente presso le aziende per conoscere la loro storia, così da trasmetterla poi al cliente.

Oggi in scaffale contiamo circa 400 referenze, una selezione in via di sviluppo, con l’intento di turnarle. Non a caso l’assenza della wine list dà la possibilità all’ospite di passeggiare tra le etichette scoprendo territori e realtà d’eccellenza, scegliendo il vino più adatto per quella serata e per quei piatti, al prezzo di enoteca e non di ristorante.

Tutto questo accompagnato dalla nostra capacità di consigliare con entusiasmo, sia l’appassionato che il cliente più esperto, per garantire un percorso cibo-vino equilibrato, curato nel servizio e nella scelta del calice.

Gli Eventi

Tanti gli eventi in calendario. Tra i prossimi un percorso alla scoperta del barolo “il Re dei Vini e Il Vino dei Re” e Giovedì 15 febbraio, la “Divina Degustazione”: 2 tipologie di Super Porchetta a confronto, quella di Vitaliano Bernabei di Marino Laziale (RM) e quella di Roberto Cedrone a Casalvieri (FR) accompagnate da 4 Bollicine inedite, quelle di Marco Marrocco, Gabriele Magno, Cantina Morihcelli e Azienda Schiavella.

Porchetta e Bollicine

Via Vestricio Spurinna, 109 – Tel: 360-3058558

Aperto dal lunedì al sabato in orario 16-24. Chiuso la domenica

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Un percorso nuovo quello dell’Elegance Cafè, Jazz Club di Roma, pensato per coinvolgere gli ospiti con una proposta Musicale di qualità pensata da Daria Venuto, direttrice artistica, quella della Mixology supervisionata da Remo Proietto e quella di Cucina dello chef Marco Roselli che omaggia le ricette delle terre del jazz.

Cos’è il jazz e da dove nasce? Secondo alcuni, sarebbe l’americanizzazione di un’espressione francese in voga a New Orleans a cavallo tra XIX e XX secolo, secondo la quale “jass” deriverebbe dalla parola “jaser”, che significa chiacchierare, fare rumore. Nata nei campi e dai canti di lavoro degli schiavi, il jazz diventa presto musica da convidere e ballare per strada o nelle balere, per sfogare, sorridere, per evadere pur rimanendo nello stesso posto. Una musica di liberazione dal rigore classico, un richiamo alle sincopazioni della musica nera, basata sulla poliritmia africana e sull’autonomia espressiva. Il fatto che il termine per designare questa musica sia stato coniato a New Orleans è significativo, visto che è proprio nella città della Louisiana, crogiolo di razze e di culture.

Filosofia artistica e musicale che ricerca nella massima libertà espressiva la propria ragion d’essere, parte sempre da una melodia di fondo da cui, progressivamente, il musicista si distacca per creare, con ogni sua interpretazione, un universo armonico nuovo, ogni volta diverso.

L’Elegance Cafè Jazz Club imposta così le nuove coordinate del sapore tra musica live di alta qualità e una cucina che è un viaggio nelle terre del jazz.

Il jazz, mai uguale a se stesso, continua così a evolversi, “contaminandosi” con la musica etnica di tutto il mondo.

Proprio nel solco di questa caratteristica si aprono le infinite possibilità delle connessioni e dei parallelismi tra jazz e cucina. Nasce da qui il nuovo percorso dell’Elegance Cafè, Jazz Clu di Roma, pensato per coinvolgere i sensi con la proposta musicale di Daria Venuto, direttrice artistica, quella di Mixology supervisionata da Remo Proietto e il menu dello chef Marco Roselli che omaggia le ricette del jazz tra luci soffuse e atmosfere newyorkesi.

Nel Jazz Club di via Francesco Carletti 5, traversa di via Ostiense “all’ombra” della Piramide Cestia, potrete quindi sperimentare l’emozione di una serata all’insegna del live jazz caratterizzata da un contrappunto gastronomico che porta a Roma un mood davvero internazionale.

Parola chiave “contaminazione”, viaggio e scoperta, nella musica così come nella cucina he valica i confini nazionali, trasferendosi di continente negli Stati Uniti, nei paesi del Caribe, in Francia, includendo suggestioni della cultura creola e di quella africana,.

La proposta gastronomica dell’Elegance si divide in due formule:Drink e concerto” o “Cena e concerto”. La prima prevede una consumazione obbligatoria per assistere al concerto live, l’altra include eil costo del biglietto e permette di scegliere dalla carta, con ordine minimo di due pietanze.

LA CUCINA

Si entra così nel vivo della cucina a suon di musica, dal Torcione di foie gras, gel di ananas su clada di Pan Brioche, al French toast speziato, ricotta, albicocche, miele e bresaola di pesce spada passando per il Crab in green, un’insalata di granchio con cetriolo, mela verde e jalapeño, con alla base un gazpacho verde; o ancora il Clam chowder, uno stufato di fasolari con crumble di prosciutto di Parma, bacon e jalapeño: una zuppa che, nella sua formulazione originale, in passato veniva preparata dai pescatori del New England per affrontare i lunghi viaggi in mare.

Nel gioco di contaminazioni non mancano gli omaggi all’italianità, come nel Risotto gamberi rossi e spezie, preparato con speciali salse all’aglio nero e allo zenzero, Capesante, mandorle e purea di cavolfiore alla vaniglia. Si conclude in dolcezza, con una Peach pie, una torta con base di pasta frolla sabbiata con farina di mandorle fatta in casa e all’interno uno strato di curd al lime e pesche sciroppate e marinate con vino Porto, cannella e basilico; viene servita con uno sciroppo al Porto e pepe rosa e panna montata alla cannella.

Festività & Capodanno 2023

Fino all’8 gennaio 2023, l’Elegance Cafè Jazz Club, propone uno speciale menu degustazione dedicato alle festività natalizie (70 euro bevande escluse o 90 euro con degustazione di vini inclusa), per trascorre le sere di dicembre e gennaio tra piatti e suoni che riaccendono la magia del periodo.

Dopo l’entrée dello chef, si inizia dagli antipasti, con il Torcione di foie gras alla creola con gel di ananas e pan brioche e il Carpaccio di manzo con chimichurri e gel di zucca. Il primo piatto è una Lasagnetta di pulled pork, seguita dal Petto di faraona ripieno con salsa ai mirtilli rossi e purea di castagne. In chiusura dolce e rassicurante la Pumpkin an pecan nuts pie accompagnata da una selezione di Petit four.

Capodanno 2023

Per Capodanno 2023 Elegance Cafè abbina i ritmi dello swing alla cucina sofisticata con lo “S(w)inging the New Year”, titolo della serata che il 31 dicembre vedrà sul palco la formazione di Giulia Lorenzoni 4et e le sonorità tipiche della Golden Age del jazz.

Marco Roselli ha ideato due speciali menu associando la tradizione delle terre natie del jazz alla ritualità delle Feste natalizie.

Il primo, “All that jazz”, dopo l’entrée di benvenuto, prevede Ostriche gratinate, Tartare di manzo su osso e midollo e zabaione al whiskey, French toast speziato, foiegras e chutney di albicocche, Prosciutto di tonno al cajun – rigorosamente fatto in casa dallo Chef – e ancora, Tortelli di patate dolci, bacon e sciroppo d’acero e Filetto alla Wellington con salsa Périgueux a base di tartufo e marsala. Il secondo menu, pensato per i vegetariani e disponibile su richiesta anche in versione vegana – prende il nome di “Blue in green”: dopo l’entrée, insalata di mele, barbabietole noci e caprino, seguita dalla Patata al cartoccio, panna acida e tartufo nero. Si prosegue con Funghi selvatici alla creola in tempura e maionese allo champagne, per poi assaporare il caldo abbraccio di una Vellutata di topinambur, nocciole e taleggio. Nella versione vegetariana, i Tortelli di patate dolci, sono abbinati alle noci pecan e sciroppo d’acero e si conclude con il Cavolfiore arrosto cajun.

Entrambi i menu chiudono in dolcezza con il Panettone al cucchiaio, una variazione del tipico dolce natalizio proposto in due consistenze, spuma e crumble, abbinato a un gel allo zabaione e canditi.

Cena e spettacolo di Capodanno 2023 – “S(w)inging the New Year”. Costo: 170 euro con acqua + brindisi di mezzanotte (vino e drink esclusi).

IL COCKTAIL BAR E I CICCHETTI

Con il suo lungo bancone e gli scaffali ricchi di miscele homemade, il laboratorio di Remo Proietto è il palcoscenico in cui la mixology è protagonista. Il patron ha studiato una drink list eclettica, dal Mr. Negroni al Pink Provence – alcolico al punto giusto- dal goloso Haiti con cachaça, sciroppo alla cannella, ananas e passion fruit alla fresca intensità del Tiki Guana con rum chiaro e scuro, falernum alla nocciola, orange bowl, pompelmo rosa e maracuja. Non mancano oltre 300 etichette selezionate, di gin, whiskey e rum, tequila, vodka e mezcal, oltre agli amari, ai liquori, ai vermouth e perfino ai sakè. Tutto abbinato ai cicchetti, ovvero degli sfizi da gustare prima di cena o per spizzicare durante il concerto, come i Nachos con brandade di baccalà e paprika o l’Hummus di ceci al latte di cocco, curry madras e pane guttiao. A proposito, volete conoscere la programmazione musicale? Cliccate QUI!

Elegance Cafè Jazz Club
Via Francesco Carletti, 5 – Roma

tel. 06 57284458www.elegancecafe.it

Orario: aperto tutte le sere a cena, dalle ore 20. Inizio spettacoli ore 21.30.

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Si è chiuso ieri il grande evento del Gambero Rosso “Top Italian Food&Wine” in collaborazione con l’Assessorato ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, Regione Lazio, Lazio Innova e Eur S.p.A.

Negli spazi d’avanguardia del Nuovo Centro Congressi di Roma, più comunemente conosciuto come “Nuvola di Fuksas”, un’intera giornata è stata dedicata alle eccellenze agroalimentari del nostro Paese con numerosi momenti di approfondimento tra cui la presentazione delle tre guide firmate Gambero Rosso Top Italian Food & Wine,Grandi Salumi e Berebene 2023, varie masterclass e una grande degustazione aperta al pubblico all’insegna del TOP del Made in Italy.

Prima dei Premi e delle Degustazioni, un Dibattito al quale hanno preso parte Esperti di questo nostro vasto settore e le Istituzioni politiche collegate, tra cui Francesco Lollobrigida il nuovo Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, che abbiamo intervistato.

Grande è stata l’affluenza del pubblico. Un pubblico sempre più interessato ad approfondire i contenuti dietro a un brand, più attento aleggere le etichette, più consapevole del valore della qualità del cibo e orgoglioso di scoprire le eccellenze del proprio Paese. 

Perché “Food&Wine” sono si due parole entrate nel linguaggio comune, ma sono anche due elementi essenziali per valorizzare l’identità territoriale e la biodiversità che rendono unica l’Italia. Proprio in merito a questo tema, nella mattinata di ieri, si è tenuto il Convegno “Roma e il suo territorio. Qualità dell’ospitalità e dell’offerta enogastronomica” un dibattito costruttivo sullo stato dell’arte del turismo della Capitale e su quanto l’offerta enogastronomica, che è diventata simbolo in tutto il mondo di italianità, possa fare leva e possa essere un volano per la promozione di prodotti e territori. 

Al convegno hanno preso parola Paolo Cuccia, Presidente Gambero Rosso; Luigi Salerno, Amministratore Delegato Gambero Rosso; Angelo Sajeva, Vice Presidente Gambero Rosso; Francesco Lollobrigida, Ministro Dell’agricoltura, Della Sovranità Alimentare e Delle Foreste; Alessandro Onorato, Assessore Grandi Eventi Sport Turismo e Moda Roma Capitale, Paolo Orneli, Assessore Sviluppo Economico, Commercio Artigianato, Università, Ricerca, Start Up e Innovazione Regione Lazio; Enrica Onorati, Assessora Agricoltura, Foreste, Promozione Della Filiera E Della Cultura Del Cibo; Pari Opportunità Regione Lazio; Alfredo Tesio, Presidente Gruppo Del Gusto Associazione Stampa Estera In Italia; Antonello De Medici, Group Director Of Operations  Rocco Forte Hotels; Onorio Rebecchini, General Manager Sheraton Parco de Medici Rome Hotel; Antonella Ferro, General Manager Courtyard Rome Central Park by Marriot; Francesca Tozzi, General Manager SIX SENSES; Stefano Di Niola, Segretario Generale CNA di Roma; Daniele Brocchi, Direttore Turismo e Cultura Assoturismo Confesercenti Roma e Lazio; Giuseppe Roscioli, Presidente Federalberghi Roma e Sergio Paolantoni, Presidente FIPE Confcommercio Roma.

Tra gli Esperti di questo nostro vasto settore e le Istituzioni politiche collegate, abbiamo intervistato Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare.

“È una manifestazione di successo durante la quale il cibo italiano si mette in mostra grazie al Gambero Rosso che mette insieme le eccellenze enogastronomiche del nostro territorio. Spesso sono piccoli produttori che hanno valorizzato un prodotto, o addirittura inventato, e sono stati capaci metterlo sul mercato e renderlo concorrenziale. Questa capacità italiana è quella che ci rende forti. Raramente l’Italia è competitiva per quantità ma siamo una super potenza della qualità. Questo dobbiamo difenderlo come valore, sia sul mercato interno, aiutando le nostre aziende a crescere e a essere promosse, sia nel mondo.

Arrivare nei mercati significa esportare di piu, significa far crescere la nostra economia, la nostra ricchezza per redistribuirla tra i piu deboli. Si cresce attraverso il sostegno all’impresa. Da piccole diventano medie e, a volte, grandi e grandissime. I prodotti nazionali vanno però anche difesi dalle tante aggressioni e pressioni di normative che tendono a standardizzare i prodotti allo scopo di abbassare il costo di produzione e accentrare il guadagno nelle mani di poche multinazionali. Dobbiamo batterci contro questo modello.

Dobbiamo scegliere strade che valorizzino le filiere corte, della qualità, dell’attaccamento a quei processi ai quali siamo abituati: rapporto forte tra uomo, ambiente e buon cibo che arriva sulle nostre tavole.

Cosa Pensa del Nutri-score, ovvero del sistema di etichettatura nutrizionale che usa a colori dal rosso al verde e una scala A-E per promuovere o bocciare gli alimenti?

Sulla vicenda del Nutriscore per fortuna, per ora, abbiamo fermato il problema. Tirammo fuori questa battaglia quanto Fratelli d’Italia era una piccola forza di opposizione. Portammo il Parlamento ad avere consapevolezza su ciò che stava accadendo. Si voleva, e si vuole, creare uno strumento che è simile a quello spettro colorato che si trova sulle lavatrici. Solo che l’uomo non ha il contatore. E non non possiamo calcolare l’effetto dei cibi sulle persone. Lo sa la scienza e lo sa la politica. E allora qual è l’elemento che si vuole inserire? L’elemento che con la scusa di alcuni caratteri che vengono applicati decide che il parmigiano fa piu male della diet coke, che le barrette proteiche fanno meglio all’organismo rispetto all’olio d’oliva. Delle frottole. Questioni che non c’entrano niente con l’informazione al consumatore. Dobbiamo spiegare cosa c’è nei prodotti poi è certo che gli eccessi fanno male di ogni cosa. Di parmigiano non ne puoi mangiare una forma intera ma la giusta quantità fa bene all’organismo. Basta guardare gli italiani quanto stanno in forma rispetto alle altre popolazioni che vorrebbero imporci un metodo per sapere come dobbiamo diventare migliori e crescere nel benessere fisico.

L’altra è la questione dell’etichettatura del vino. Il vino c’è da sempre. L’hanno cantato i poeti. Socrate diceva che se bevi con temperanza in piccoli sorsi, il vino stilla la stessa piacevolezza della rugiada al mattino. Lo diceva in un’epoca in cui il vino era conosciuto come un elemento che dava allegria ai convivi. Ecco oggi qualcuno vorrebbe scrivere sui vini “nuoce gravemente alla salute”.

Forse quelli che lo hanno scritto sono talmente astemi e talmente nemici di un prodotto così importante che le loro menti sono così obnubilate dalla voglia di aggredire la produzione tipica che non è delocalizzabile.

Certo tu fai diventare il vino una cosa che nuoce alla salute e magari fai bere bevande iper gassate come fanno in alcune nazioni specie nelle aree piu povere di quelle nazioni. Perché la verità è che se c’è una standardizzazione del cibo, chi ha soldi potrebbe permettersi produzioni di nicchia e d’elite, non come abbiamo ora. Mentre i poveri mangeranno schifezze. Questo è l’obiettivo di alcuni. Che le schifezze costino poco e facciano guadagnare le multinazionali. Lo vediamo negli Stati Uniti. Nei quartieri popolari trovi un tasso di obesità devastante. Noi non vogliamo avere una società che divide il mondo in ricchi e poveri. Per farlo dobbiamo dare sostegno alle imprese e proteggere i beni preziosi come quelli enogastronomici che abbiamo sotto ogni campanile. Il nostro è il territorio del Mondo che non per dimensione ma per numero di prodotti non è secondo a nessuno.

Cosa si può fare di concreto? Quali iniziative si possono mettere in campo per contrastare la contraffazione a livello mondiale?

Bisogna lavorare su ispezioni, lo fa il nostro ispettorato della qualità. Lo fa attivamente sul piano nazionale per evitare le sofisticazioni che danneggiano con una concorrenza sleale le nostre produzioni di qualità. Va fatto all’estero con normative che riconoscano i nostri prodotti a livello Europeo. Va fatto sulle piattaforme internazionali. Anche lì è stato attivato dal nostro ministero una collaborazione con i soggetti che immettevano sul mercato prodotti che richiamavano ai prodotti italiani ma che invece erano contraffazioni. Garantire la qualità fa bene all’impresa ma fa bene anche al consumatore finale.

Che ruolo hanno le Ambasciate e i centri culturali all’estero per la promozione del Made in Italy?

Noi abbiamo già attivato un necessario rapporto con gli altri ministeri come quello della sanità per contrastare l’arrivo in Italia della carne sintetica che, secondo noi, di carne non ha niente, e il latte sintetico. Quando parli con un allevatore di bovini o di ovini e ti dice “quello che mangia l’animale è il sapore del formaggio che assaggi”, ti spiega una filiera che non puoi riprodurre in un laboratorio o in un bio reattore in maniera pericolosa per l’ambiente e per la produzione ma anche per la nostra economia. Perché evidentemente un bio reattore lo metti dove è magari il costo del lavoro è inferiore o dove non hai bisogno di difendere l’ambiente. Le ambasciate e i consolati sono una grande occasione per la protezione dei cibi perché possono spiegare le particolarità dei nostri prodotti e magari farli assaggiare. All’estero ricercano il buon cibo italiano e riuscirlo a valorizzare è una buona occasione per tutti, soprattutto per i giovani che decidono di investire su questo settore.

I Prodotti con il bollino della Settima edizione di TOP ITALIAN FOOD 2023

VALLE D’AOSTA

Composta di fragole ALPENZU; Salsa Barbecue ALPENZU; Salsa Ketchup ALPENZU

PIEMONTE

Kefir biologico di capra BIOBRUNI; Burro di capra biologico BIOBRUNI; Uova biologiche CASCINA MANA; Ketchup classico biologico CEREAL TERRA; Grissini H2O  IL PANATÈ MARIO FONGO; Grissini stirati classici IL PANATÈ MARIO FONGO; Composta di fragole con zucchero di canna MARIANGELA PRUNOTTO; Grissini piemontesi classici stirati a mano MASTRO CESARE ANTICO FORNO PIEMONTESE; Passata di pomodoro NIASCA PORTOFINO; Sua Eccellenza la Nocciola CAFFAREL

LIGURIA

Pesto genovese classico ARTIGIANA GENOVESE; Grana Padano Dop Riserva CASEIFICIO ALBERTI; Pesto Genovese Classico PESTO ROSSI 1947; Lardo con basilico genovese Dop SALUMIFICIO ALBINO CHIESA

LOMBARDIA

Gelato alla crema CASCINA BIRAGA; Burrata  CASEIFICIO PUGLIESE – MOZZARELLA MIA; Aceto di vino rosso GALLETTI; Bresaola Zero® GIÒ PORRO; Bresaola primitiva bio PAGANONI; Carnaroli Classico RISO POZZI; Salame di Varzi Dop Filzettone  VECCHIO VARZI

VENETO

Riso Carnaroli “Pila Vecia” ANTICA E RINOMATA RISERIA FERRON; Speck di Asiago FIOR DI MASO 1887 – CA.FORM; Blu ’61 LA CASEARIA CARPENEDO; Prosciutto Cotto “L’Arroganza” MEGGIOLARO; Panettone Classico OLIVIERI 1882; Coscia Cotta OPIFICIO 1899 VERONA

TRENTINO – ALTO ADIGE

Speck puro MACELLERIA CIS

FRIULI -VENZIA GIULIA

Panettone classico DALL’AVA BAKERY; Grissini stirati a mano DALL’AVA BAKERY; Biscotti alla mandorla DALL’AVA BAKERY; Prosciutto Fumato DOK DALL’AVA; La Regina di San Daniele FRIULTROTA; Prosciutto cotto nazionale il Praga con osso MORGANTE

EMILIA – ROMAGNA

Miele di acacia APICOLTURA CAZZOLA; Miele di girasole APICOLTURA PANCALDI LARA; mascarpone artigianale Valsamoggia CASEIFICIO VALSAMOGGIA; tortellini  Valsamoggia CASEIFICIO VALSAMOGGIA; SALAME FELINO IGP CAVALIER UMBERTO BOSCHI; Carciofini interi sott’olio CONAD; Taralli pugliesi con olio extravergine di oliva – SAPORI E DINTORNI CONAD; Nocciole Piemonte IGP tostate – SAPORI E DINTORNI CONAD; Prosciutto cotto “San Giovanni” COTTO CAPITELLI; Prosciutto di Parma Dop Galloni 24 mesi Etichetta Oro GALLONI; Coppa Piacentina DOP GIORDANO; Tortellini bolognesi GRATIFICO L’ ARTE DELLA PASTA DI BOLOGNA; Prosciutto di Parma DOP 24 mesi PIO TOSINI; Canossello – Culatta di Canossa  SALUMIFICIO GIANFERRARI – I SALUMI DI CANOSSA; Prosciutto di Parma Dop 24 mesi Gran Tanara TANARA GIANCARLO

TOSCANA

Crema Nocciola Fondente AMEDEI; Ragù di carne chianina BOSCOVIVO – LE RICETTE DI CATERINA; Pecorino Romano 9 mesi “Deroma” CASEAREA AGRI IN; Stracchino “Deroma” CASEAREA AGRI IN; Panettone Premium Classico CORSINI BISCOTTI; Cantucci Toscani IGP alle mandorle CORSINI BISCOTTI; Fette Biscottate senza zucchero aggiunto CORSINI BISCOTTI; Pepe 4 stagioni in grani DROGHERIA E ALIMENTARI S.P.A.; Panforte di Siena Igp Margherita FIORE 1827; Prosciutto da cinta senese Dop Maestà 24-30 mesi RENIERI DIGAR

MARCHE

Confettura del Cardinale – Visciole LE CANTINE DEL CARDINALE

UMBRIA

Prosciutto di Norcia IGP PATRIZI

LAZIO

Pralina Terra del Meridione BELLANTONI; Ketchup classico CALVE’; Ketchup -50% zuccheri CALVE’; Corallina San Rocco CIBARIA; Patatine “stile fatte a mano” CRIK CROK; Yogurt compatto bianco da latte nobile FATTORIA LA FRISONA; Guanciale FIORUCCI; Crema di Grom GROM; Gelato Grom GROM; Biscotti cioccolato mandorle e uvetta I BISCOTTI DI BELE; Pepy-Ta biscotto al cioccolato con sale rosa dell’Himalaya MONDO DI LAURA; Porchetta di Ariccia Igp Tronchetto LEONI ISABELLA; Cedrata LIMORI BEVANDE; Spuma LIMORI BEVANDE

ABRUZZO

Miele Di Agrumi Bio Linea Gourmet ADI APICOLTURA; Passata di pomodoro artigianale CIRO FLAGELLA

MOLISE

Carciofini in olio evo OROMINERVA; Passata di pomodoro artigianale OROMINERVA

CAMPANIA

Linguine 28 PASTAI; Colomba “Venus” al gusto pistacchio e amarene GRAN CAFFE ROMANO; Zamponero MACELLERIA CILLO; Würstel Il Marchigianotto MACELLERIA CILLO; Ragù della nonna MACELLERIA CILLO; Mozzarella di bufala MINICASEIFICIO COSTANZO; Paccheri di Gragnano Igp PASTIFICIO DEI CAMPI; Fusillo Avellinese Pastificio Graziano srl; Carciofini RAIMO; Yogurt della dispensa di San Salvatore SAN SALVATORE 1988 – LA DISPENSA; Pelato San Marzano Dop SOLANIA

PUGLIA

Burrata Di Andria Igp CASEIFICIO SIMONE; Mozzarella CASEIFICIO SIMONE; Taralli artigianali fatti a mano DANIELI IL FORNO DELLE PUGLIE SRL; capocollo di Martina Franca di suino nero pugliese SALUMI MARTINA FRANCA

CALABRIA

Nduja di Nero di Calabria NERO DI CALABRIA

SICILIA

Filetti di tonno rosso del Mediterraneo ANTICA TONNARA DI FAVIGNANA DI ANTONIO TAMMARO; Filetti di Ventresca di tonno rosso del Mediterraneo ANTICA TONNARA DI FAVIGNANA DI ANTONIO TAMMARO; Colomba al pistacchio BONFISSUTO; Il panettone alla ciliegia e fragolina FIASCONARO; Porchetta di suino nero dei Nebrodi IL VECCHIO CARRO; Chinotto Bio TOMARCHIO BIBITE

SARDEGNA

Giglio Sardo Extra ARGIOLAS FORMAGGI; Miele di corbezzolo: dimòniu AZIENDA APISTICA ROBERTO ARRU; Granduca Di Mandas CASEIFICIO ANTONIO GARAU DAL 1880; Reginette ESCA DOLCIARIA; Riso Carnaroli Classico RISO PASSIU; Riso Gange RISO PASSIU; Riso Thai Aromatico RISORISTANO; Savoiardone di Sardegna TIPICO – LA BUONA SARDEGNA

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Da NAKAI a Roma, ristorante d’Oriente all’ombra della Cupola di San Pietro, il Capodanno Giapponese si festeggia seguendo un rituale antico e di grande fascino. 7 portate, 7 pietanze, 7 ingredienti portafortuna, ognuno per i primi 7 giorni dell’anno, i più importanti per conquistare i favori della fortuna per una lunga vita, un 2023 fecondo e ricco di soddisfazioni.

A mezzanotte del 31 dicembre, i templi buddisti di tutto il Giappone suonano la campana 108 volte per simboleggiare i 108 peccati umani, nella credenza buddista, e per liberare quindi i giapponesi dai 108 desideri terreni che impediscono loro di raggiungere la felicità.

Dopo i rintocchi, i primi momenti tra 31 dicembre e 1 gennaio sono da celebrare con grande cura. Perchè il Capodanno è una delle feste più importanti per il Giappone, un passaggio importante che contiene in sè una grande energia da sprigionare e da distribuire su l’intero Anno Nuovo brindando con l’“otoso” (un tipo di sake).

Se anche Voi siete affascinati da questa atmosfera di carica di suggestioni e buone speranze, da Nakai, giovane ristorante giapponese all’ombra della Cupola di San Pietro, il Capodanno si festeggerà così, seguendo un rituale antico e di grande fascino.

Cominciamo dalle basi. L’Osechi Ryori (お せ ち 料理 ) è il termine che raggruppa tutti i cibi tradizionali che si gustano durante le feste del Capodanno in Giappone. Generalmente vengono serviti una scatola di forma quadrata, jubako, simile ad un bento box, che contieni cibi che hanno un significato di buona fortuna in un aspetto della vita.

Da Nakai il rituale prevede 7 scatole di legno laccato nero (jubako) di varia grandezza, impilate una sull’altra, nelle quali scoprire di volta in volta sorprese e sapori.

Sono cibi di varia consistenza, fragranza e temperatura, perché la cucina non è solo sushi e sashimi, tutt’altro.

Ma quale l’origine di questa tradizione antichissima?

La storia nnara che le donne giapponesi arrivassero a fine dicembre spossate dalla stanchezza. Per riservarsi degli scampoli di riposo per i primi giorni dell’anno, iniziavano per tempo a preparare 7 portate simboliche, cucinate e pronte da consumare in famiglia durante la settimana successiva, conservate in bellissime scatole in lacca nera, le cosiddette oju o jubako.

Nulla era riservato però al caso. Ogni piatto doveva contenere un ingrediente propiziatorio, buon viatico per i 365 giorni a venire.

A riproporre il suggestivo rituale nel suo locale, ideato insieme ai soci Luca Salari e Cristina Longobucco, ci pensa oggi Koji Nakai, 38enne quanto brillante chef giapponese che si sente “romano al 100%”.

La sera del 31 dicembre – primo Capodanno del nuovo ristorante – ha ben pensato di festeggiare l’importante passaggio riportando a Roma la bella e affascinanet ritualità delle Terre d’Oriente, pensando ogni pietanza attorno ad ingrediente kou un (portafortuna).

Quali sono gli ingredienti del Buon Auspicio e Cosa rappresentano?

Sono 7 e sono il gambero, con la sua forma ricurva ricorda la gobba portata dalla vecchiaia e per questo emblema di lunga vita; le uova di pesce sono auspicio di fecondità e numerosa discendenza; i fagioli sono simbolo di salute e ricchezza; la ricciola, pesce prezioso, assicura promozioni e successo professionale così come il pesce fritto in generale – poiché i pesci venivano usati storicamente per fertilizzare il campo di riso – e diviene quindi simbolo di un raccolto abbondante; il kumquat, con il suo colore carico di energia augurio di una “fortuna d’oro”; il baccalà, pesce disidratato che una volta bagnato raddoppia dil suo peso, incarna l’abbondanza; e il granchio, che con le sue grandi chele muovendosi su e giù, sblocca le energie positive.

Il Menu di Capodanno

VERSO IL MARE
Scampi crudi con caviale nero
Tartare di tonno con tartufo nero
Ceviche di ricciola con edamame e kumquat
Salmone marinato e uova di salmone
VERSO IL FUOCO
Fritto cremoso di baccalà ricoperto di panko
Armonia – fiori di zucca in tempura ripieni di cacio e pepe
Capesante avvolte con pasta kataifi
Petto d’anatra
VERSO L’ORIENTE
Bao – pane cotto al vapore con tonno in panko, astice e insalata di cavolo
Sushi mix
Nigiri misti – Uramaki
Black cod saikyou yaki
DOLCE
Banana avvolta in pasta kataifi con gelato di mandorle e cioccolato
al caramello


Ad accompagnare i piatti una vasta scelta di saké, da abbinare di volta in volta, come tradizione vuole. Il tutto all’insegna dell’armonia, principio cardine nella filosofia orientale e del locale.

Il 2023 secondo il calendario d’Oriente sarà anche l’anno del Coniglio d’Acqua. Non mancheranno le sfide. L’importante è non perdere mai la pazienza e soprattutto imparare a vedere ogni ostacolo come un’opportunità. L’elemento di questo prossimo anno, l’Acqua, dovrà essere d’ispirazione: in cinese c’è un proverbio preso dal “Libro del Dao” (il Daodejing) che recita 上善若水 (shàng shàn ruò shuǐ) e significa “l’ideale è essere come l’acqua”…che è vitale per tutte le cose del mondo e che trova sempre un modo per scivolare tra le cose delle vita.

Koji Nakai, un giapponese-romano e viceversa

Autore di questo Capodanno Extra-ordinario è lo chef Nakai, rispettoso dello stile e delle consuetudini del Sol Levante (Washoku, la cucina nipponica, è Patrimonio Unesco) e che, fonde con destrezza elemnti di Gappone din puezza con quelli più nostrani, ma non chiamatela fusion.

Lo chef e la sua brigata trattano gli alimenti, in special modo il pesce, con pratiche tutte orientali, purificandoli con soluzioni saline a seconda della loro provenienza. Tutti i piatti sono costruiti sul pentagono del gusto – sapiente miscela di amaro, dolce, salato, acido e umami (il quinto gusto saporito) – così tipico della cucina giapponese, di cui il sushi è solo una delle espressioni più note.

Il vivere in Italia mi ha dato più libertà, slegandomi dallo stretto rigore giapponese, spiega chef Nakai.

Pur rispettando la tradizione, mi piace utilizzare anche ingredienti italiani che a casa non esistono, come ad esempio il formaggio, le olive e le acciughe… per non parlare del pomodoro, un umami naturale al 100%. Come mi considero? Un romano-giapponese a tutti gli effetti. E infatti i noodles all’amatriciana mi vengono benissimo.

Ben lontano dai “sushi pasticciati”, Koji Nakai ha trovato la sua strada di sapore, “affascinato dal relazionarsi amichevole e caldo dei romani”. Ecco quindi apparire in carta, accanto ai classici ravioli giapponesi niku gyoza, alla tartare di tonno rosso maguro e a una infinita varietà di nigiri sushi, anche una carbonara japanese style, polpette ripiene di ragù di polpo e uramaki con top di burrata, pomodori secchi e pesto di olive, tempura di fiori di zucca con ripieno di cacio e pepe, preparazione quest’ultima talmente riuscita da essere stata battezzata “Armonia” e che ritroverete nel Menu di Capodanno.

NAKAI
via di Santa Maria alle Fornaci, 14 – Roma
06 5133215
nakairoma.com @nakairoma – anche sushi bar e delivery

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Siamo nel centro di Roma, protetti dalla possenza del Colosseo, dove la cosiddetta “cucina per turisti” diviene trappola per alcuni e freno alla conoscenza di nuovi luoghi per altri. Nel dedalo di strade del rione Celio Giancarlo Pragliola, ex-farmacista romano appassionato di ristorazione, patron de “il Bocconcino”, cambia rotta decidendo di puntare sulle antiche ricette romane e laziali da custodire, e su due “menu storici” ogni giorno a disposizione degli ospiti; perché la cucina è soprattutto cultura collettiva e racconto del nostro passato. Scopriamo di più.

Un insieme di ricette semplici, spesso preparate con ingredienti di recupero, che nascono dal popolo per il popolo. Perchè Roma è stata per molti secoli un crocevia di civiltà e culture di ogni genere che si sono intrecciate a quella capitolina dentro e fuori la cucina. Ogni piatto, quindi, è il risultato di un melting-pot che ha portato a tavola piatti dai sapori intensi e genuini delineando i confini di una cucina ricca e povera al contempo.

Il Bocconcino, tra le tante (tutte) le strade che portano a Roma, decide di percorrere fedelmente la via della “Cucina di un tempo”, tra rotonde di ricette popolari e bivi inattesi di pietanze poco note ma non meno accattivanti. 

Siamo nel centro di Roma, all’ombra del Colosseo, qui dove la cosiddetta “cucina per turisti” diviene trappola per alcuni e freno alla conoscenza di nuovi luoghi per altri. Giancarlo Pragliola, ex-farmacista romano appassionato di ristorazione, decide di fare la differenza e di puntare tutto sulla antiche tradizioni gastronomiche da riscoprire e preservare, perché la cucina è, prima di tutto, cultura e racconto del nostro passato.


Qui è nato il “KM buono”, ovvero il nostro personale e unico concetto di cucina. Quando il “km zero” e il “km buono” coincidono, allora abbiamo il “km perfetto”, cioè un piatto dove storia, cultura, eccellenza della materia prima e freschezza coincidono; racconta Giancarlo.

Il nome è già tutta una promessa: il “Bocconcino” è anche lui una specialità della cucina romana – una pallina di ricotta infarinata e fritta – e anticipa ciò che troverete in menu. Ovvero una selezione stagionale di ricette casalinghe di cucina romana e laziale recuperate dagli antichi testi culinari che riempiono le case e gli scaffali degli amanti della Cucina: Ada Boni (Il Talismano della Felicità, in copertina), Pellegrino Artusi (La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene), Livio Jannattoni (La cucina romana e del Lazio in 400 ricette tradizionali).

Ngozzomoddi, tordo matto, fettuccine con ragù di rigaglie di pollo, anatra alla Cesanese e animelle al Marsala, sono infatti i protagonisti delle tavole di questo locale che abita le mura storiche di una vecchia stazione di posta per i pellegrini della Basilica di SS. Quattro nel rione Celio a Roma.

Aperto dal 2004, nel 2022 “Il Bocconcino” a Via Ostilia, 23 ha optato per un look più moderno, più coperti, “piatti introvabili” quanto generosi, un forno per sfornare pizze di alta qualità tra specchi antichi e il grande bancone in legno che ricorda le osterie di una volta, inclusa la grande lavagna per i piatti del giorno.

Il Menu Calendario de “Il Bocconcino”

Nelle vecchie osterie e trattorie di Roma le cose erano (molto) diverse. Ad esempio non esisteva il menu. Semplicemente perché non ce n’era bisogno. I clienti sapevano perfettamente cosa si serviva a seconda del giorno della settimana: nasceva così il famoso ‘menu calendario’ e ovviamente la proposta corrispondeva a quello che il mercato offriva in quel giorno.


Massaie e cuochi cucinavano gli stessi piatti negli stessi giorni canonici e i clienti si aspettavano di trovare in osteria esattamente i sapori che gustavano a casa.

Il Bocconcino, amante della storia gastronomica di Roma, propone una carta strutturata in due parti: una classica stagionale e una costruita secondo il concetto del menu calendario, con dei fuori menu a rotazione giornaliera (basta consultare la lavagna appesa all’interno del locale).

Martedì e il venerdì il baccalà con i ceci e i pesce azzurro; il giovedì gli gnocchi (piatto sostanzioso ed economico per affrontare al meglio il venerdì ‘di magro’); il sabato la trippa (come da tradizione testaccina); la domenica arrosti e lasagne per celebrare il giorno di riposo; per poi ricominciare la settimana il lunedì, giorno di avanzi, con ricette come il bollito alla picchiapò o le polpette.

L’altra parte del menu comprende sempre piatti della tradizione romana e laziale: sia i grandi classici – come carbonara, amatriciana e cacio e pepe qui interpretate con le materie prime eccellenti del territorio – sia i cosiddetti piatti introvabili della cucina laziale dimenticata, quelli costruiti attraverso un lungo lavoro di ricerca fatto sulle ricette romane tradizionali di testi culinari di grandi autori sopra citati. In questo modo le ricette romane vengono presentate nella loro veste ‘primordiale’ e originale, non in quella modificata negli anni.

Qualche esempio? Animelle al Marsala, la Coratella alla moda umbro-laziale, le Polpette di bollito e mortadella con salsa verde, Supplì ‘storico’ con le rigaglie di pollo e Tagliolini con ragù di anatra e timo.

In ogni piatto, grande è l’attenzione riservata alle materie prime e alla carne, proveniente solo da allevamenti coscienziosi.

La carta dei vini è realizzata in collaborazione con Trimani con prevalenza di vini laziali – come il Cesanese DOC di Damiano Ciolli – con una predilezione per le piccole cantine. Non manca una selezione di etichette da tutta Italia.


Il Bocconcino: Colazione e Aperitivo

Dalla prima colazione – fino alle ore 12.00, con torte, crostate fatte in casa e i famosi croissant di Casa Manfredi realizzati dalla pastry chef Giorgia Proia – passando per il pranzo e proseguendo con l’aperitivo – composto da calice di vino, bollicine, cocktail, tagliere di salumi e formaggi del territorio DOL – fino alla cena, l’offerta de Il Bocconcino è pensata per tutti e per tutte le piacevoli ore della tavola.

Il Bocconcino

via Ostilia 23 – 00184 Roma
lun – dom 8.30/23.00
chiuso il mercoledì
T. +39.0677079175

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Senza dover arrivare in Inghilterra, a Roma esiste un luogo esclusivo dove il rito del tè torna in auge in un Salotto di Alta Pasticceria, rifugio privilegiato per chi non smette di cercare angoli di sofisticata tranquillità, lontani dai ritmi metropolitani.

A pochi passi da Piazza del Popolo, nel boutique hotel del Gruppo The Pavillons Hotels & Resort, primo in Italia ad ospitare un Dessert Restaurant & Bar, “Velo” e il suo nuovo Pastry Chef Andrea Cingottini ci svelano la loro Dolce Rivoluzione all day long.

“E’ sempre l’ora del tè” ricordava il Cappellaio Matto ad Alice seduta alla colorata tavola moltiplicata da tazze, alzatine e teiere fumanti nell’enigmatica trasposizione cinematografica di Walt Disney del celebre romanzo del 1865 di Lewis CarrollAlice in Wonderland“. E non aveva tutti i torti, a patto che si tratti di un buon tè, meglio ancora se servito in una luxury lounge accompagnato da ricercati bon bon.

Regalo al mondo della civiltà cinese, l’uso e i cerimoniali del tè sono legati a tradizioni d’Estremo Oriente rielaborate da diversi Paesi e divenuti simboli di identità nazionale per alcuni di loro. Noto l’esempio di India, Turchia, Giappone, Marocco e, chiaramente, del Regno Unito e dell’Inghilterra, dove il tè pomeridiano, l’afternoon tea vittoriano, diviene un cerimoniale aristocratico servito in preziose porcellane, tra posaterie d’argento, torte, scones e mini-sandwiches.

Senza dover arrivare in Inghilterra, a Roma esiste un luogo dove il rito del tè torna in auge; un salotto di alta pasticceria che diventa un rifugio privilegiato per chi non ha smesso di cercare la tranquillità di una pausa lontana dai ritmi metropolitani, sempre più concitati.

Su Via del Corso infatti, sul tracciato di una delle strade più iconiche della città, traPiazza del Popolo, Piazza di Spagna e Ara Pacis, al primo piano di un palazzo ottocentesco – realizzato dal famoso Architetto Giuseppe Valadier – le sale di Velo, del The First Roma Dolce del circuito The Pavilions Hotels & Resorts (ne avevamo parlato qui al suo esordio) offrono un gentile rifugio agli ospiti dell’hotel, a viaggiatori e romani alla ricerca di qualcosa di esclusivo.

Le stagioni di Velo e la sua offerta all day long

Tra marmi ricercati, materiali di design e arredi color caramello, il menu all day accoglie gli ospiti dalle 7:00 alle 11:00 con una colazione (solo su prenotazione per chi non soggiorna in una delle sue 29 camere e suite) ampia e colorata, che accontenta tutti i palati spaziando dalle gioie del breakfast continentale a quelle della classica colazione italiana avvalorata da una carta di uova pochè, omelettes, pancakes e waffles, spremute, caffè, selezioni di eccellenze casearie – come i formaggi dei Fratelli Pira, quelli di Radichino, il burro Manteca pugliese (cuore di burro avvolto da scamorza) e ricotta di bufala del Caseificio Costanzo – oltre ai salumi nostrani, porridge con cereali, confetture extra i meravigliosi mieli e polline di Giorgio Poeta.

A partire dalle 13:00 fino alle 22:00 è il momento della pasticceria salata e dei piatti del ristorante che spaziano dal club sandwich alla pizza passando per gli omaggi alla romanità, come Cacio e Pepe e Pollo alla cacciatora accompagnati dalla carta dei vini curata dalla Cantina del ristorante bistellato Michelin “Acquolina”, con una proposta dedicata anche agli Champagne e ai vini dolci.

L’Afternoon Tea di Velo, Salotto di Alta Pasticceria a Roma

Ma, la stagione invernale da Velo ci parla soprattutto delle gioie dell’Afternoon Tea, servito “classico” con finger sandwich, piccola pasticceria e biscotteria, o “personalizzato”, ovvero con la possibilità, oltre alla scelta di un pregiato tè, di comporre un’alzatina con biscotteria secca, selezione di mignon, pasticceria salata e monoporzione a scelta.

Mentre la “Carta dei tè” comprende 22 infusi – tra cui “Tè bianco e petali di rosa”, Karkadè o Matcha -ampia e golosa è anche “la Carta delle cioccolate” che annovera cioccolati al rum, nocciola o al caffè (esclusivamente con cioccolato peruviano lavorato in un’azienda locale) incluse praline al tè jasmine o tè verde.

Ma Velo, Salotto di Alta Pasticceria, propone anche un’innovativa drink list a cura di Luigi Traettino, Restaurant Manager e Direttore di Sala il quale, esperto di miscelazione, ha realizzato dei signature cocktails fondendo il mondo degli infusi con quello dei drink. Ne sono esempio il “tè jasmine miscelato con vodka, sciroppo di zucchero e succo di limone” e il “Gin tonic e Karkadè”.

Pensati per risvegliare l’inizio della serata, i signature by Velo sono la colonna portante dell’aperitivo che ogni giorno, dalle 18:00 alle 20:00, attende gli ospiti interni ed esterni alla struttura con giochi di palato tra dolce e salato.

La Dolce Rivoluzione di Andrea Cingottini, Resident Pastry Chef

Tante le novità a cura del Resident Pastry Chef Andrea Cingottini. 26 anni, importanti esperienze alle spalle – Accademia di Pasticceria, Acquolina (ristorante 2 stelle Michelin del gruppo The First) – idee chiare, colore, nuova energia e tanta voglia di fare bene: conosciamolo meglio.

Sereno, sicuro di te stesso e delle tue capacità, Andrea, cosa c’è dietro di te e cosa vedi davanti a te?

Dietro di me ci sono 3 anni di Acquolina. Da otto mesi sono qui e abbiamo cercato di azzerare tutto per dare una nuova impostazione e una nuova continuità a questo bellissimo progetto.

In cosa si caratterizza la proposta di Velo?

Velo è un Salotto di Alta Pasticceria che aggiorna il menu con le stagioni, uan grande differenza con la linea di Acquolina, che è a sè, ed è una linea di pasticceria che si lega ai concetti portati avanti dalla filosofia di cucina dello Chef Daniele Lippi. Da Velo abbiamo una maggiore autonomia espressiva, che ci consente di creare, di sperimentare.

La nostra proposta infatti è ridotta ma di grande qualità. Vista l’esclusività del luogo, puntiamo tanto sulle idee, sugli abbinamenti, sulle materie prime.

Ti riferisci al menu come fosse un ristorante, in verità si parla di pasticceria…

Si, è vero. Sarà perchè questo luogo è diverso, perchè abbiamo dolci al piatto e un’attenzione per i diversi momenti della giornata che sono la nostra esclusiva e che cerchiamo di valorizzare con un tocco di zucchero cercando di mitigare quel confine tra dolce e salato.

26 anni e Pastry Chef di una struttura prestigiosa. Nel tuo cassetto, oltre a misurini, spatole e sac à poche, ci sono altri sogni?

Il mio sogno nel cassetto cambia, si aggiorna. Adesso è quello di prendere saldamente le redini di questo posto. Velo era il mio obiettivo ed essere qui è il mio traguardo, la soddisfazione sarà elevarlo e dargli quello sprint che gli mancava.

Quali sono le proposte del menu della stagione Autunno-Inverno?

Tra le proposte d’autunno il “Finto Maritozzo”, ovvero il Maritozzo al contrario. Abbiamo messo il maritozzo nella panna realizzando una mousse di maritozzi con un vero maritozzo, piccolissimo, all’interno. Mi piace giocare con i simboli di Roma creando mix tra elementi legati alla romanità riletti in chiave moderna.

Come chiami i tuoi dolci?

Io non do nomi ai dolci.

Mi limito ad elencare gli ingredienti. Solo in due casi ho fatto un’eccezione: per il “maritozzo moderno” – per sottolineare la differenza con quello classico – e per la “Bocca della verità”.

Al romano serve per capire la differenza e l’evoluzione, al viaggiatore per mantenere il contatto con la tradizione e con i simboli della città.

Tra dolci più identificativi in carta infatti troviamo: la Bocca della verità (crostatina di frolla con confettura di visciole, mousse di ricotta di pecora), il Maritozzo moderno, una rielaborazione al contrario del classico dolce romano (mini maritozzo di 7 g bagnato da una mousse a base di infusione di maritozzi tostati, con uva passa e arancia candita, ricoperto da glassa al caramello), Classico Montblanc; Millefoglie XL; Tarte Tatin; Cheesecake al Tè Matcha e mandarino; la Monoporzione con cuore di mele a dadini, gel di mela e mousse con infusione alla camomilla; Miele, ananas e zenzero; mousse con miele millefiori e polline, direttamente dalla prestigiosa azienda di Giorgio Poeta.

Come hai pensato di celebrare il Natale 2022?

Faremo il nostro panettone, classico. E una monoporzione a tema, mignon e biscotti alla cannella, mousse ispirate al Natale e praline.

Quello di Velo è un panettone in cui qualità e artigianalità vanno di pari passo in ogni fase della lavorazione. Un prodotto di tradizione che richiede fino a 72 h di lavoro, lievito madre, ma che si presenta in versione mandorlata. Il formato standard di 750 g (50 €) è acquistabile direttamente in negozio a partire da ieri 1 dicembre, previa prenotazione vista la produzione limitata, ma verrà anche proposto in assaggio nei weekend delle Feste, per una golosa merenda natalizia firmata Velo tra dolci come mousse all’aroma di abete con ripieno di frutta secca, biscotti alla cannella, torrone bianco classico, selezioni di cioccolatini e praline a tema.

Sarà possibile confezionare anche dolcissime idee regalo grazie ai cofanetti personalizzabili (disponibili anche su Cosaporto) in cui poter abbinare al Panettone una buona bottiglia di Champagne, nonchè una selezione dei deliziosi mieli biologici, sempre opera del bravissimo Giorgio Poeta apicoltore illuminato.


CONTATTI
VELO PASTICCERIA
The First Roma Dolce

Via del Corso 63, 00187 Roma
T. +39.0645427861

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Apre oggi “Frezza – Cucina de Coccio”, la trattoria contemporanea nel centro di Roma che, alle spalle dell’Ara Pacis, porta in tavola i “sapori de na vorta” con un menu studiato con lo chef Davide Cianetti e che mette nel coccio la passione di Claudio Amendola per la Cucina autentica.

Dietro c’è passione, c’è amore per questa cucina, per questo mestiere. Perchè ricevere la persone, falle stare bene, a me è sempre piaciuto.

Queste sono le prime parole con cui Claudio Amendola – notissimo attore romano, conduttore televisivo, regista, sceneggiatore, star de I Cesaroni e già avvezzo alla ristorazione (Osteria del Parco, Valmontone), definisce il proprio rapporto con il concetto di ospitalità centrato sulla tavola. E prosegue,

a me piace la tavola, mi piace soprattutto rimanere a tavola dopo aver mangiato perchè la convivialità è una delle caratteristiche della nostra cucina, che è per natura solare, colorata, allegra, povera si, ma ricca di contenuti. Sembra un clichè, ma è così.

Il locale

Stampe di quadri di Magritte e Mark Rothko alle pareti grigie antracite, insegne di latta, targhe da osteria, cornici di legno per specchi che riflettono il tempo che passa e stampe di Roma bella. In via della Frezza, al civico 64-66, il ristorante da oggi è pronto ad accogliere la clientela in due ampie sale per un totale di 150 mq e 50 posti interni, cui si andranno ad aggiungere quelli esterni.

E ancora, tavoli di legno e piani di marmo, panche, piastrelle bianche e cocci colorati che abbelliscono alcuni angoli e l’atmosfera che si fa informale, calorosa, conviviale definendo il mood di una la sala giocata sui toni dell’ocra, curata e piacevolmente attenta ai dettagli.

Il menu, studiato con lo Chef Davide Cianetti – Executive chef di “Numa al Circo” e, ancora prima, dei ristoranti Pierluigi e Dal Bolognese – è costruito attorno ai piatti della tradizione. Acquisisce un’accezione moderna senza voler essere rivoluzionaria, lì dove studio, memoria e ricerca pongono una particolare attenzione alla riscoperta del quinto quarto, dei fritti, degli umidi e delle minestre, dei sapori che “ristorano” con quel tocco di modernità che rimane, volutamente, solo formale.

Davide mi è stato presentato da un mio socio e mi è subito piaciuta la sua idea di cucina romana tradizionale e vera. Il menu di Frezza è un inno alla romanità, ai suoi piatti più classici e alla pizza romana” precisa Amendola.

Mi è piauto perchè non era un Divo. Era uno chef al quale piaceva parlare “de cucina”.

La romanità: una vocazione imprescindibile

Una location essenziale e curata, che esprime il desiderio di creare un ambiente informale in cui i clienti “possono sentirsi a loro agio e mangiar bene”. Entrando nella prima sala si scorge il bancone del bar e una vetrata che si protrae nella sala accanto, dove si trova la cucina a vista e il forno.

La bella sfida è proprio quella di portare un luogo autentico di Roma. Dopo settimane di test alla fine ha vinto la pura semplicità, senza l’ansia del palato gourmet che non vuole troppo pepe nella carbonara.

Ricerca vera e tradizione, questa è la cucina che voglio portare in tavola. Forse meno delicata, ma sicuramente più autentica.

Frezza riflette il profondo legame di Amendola con la sua città natale e che ha fatto della romanità la propria idendità, appartenenza, cifra stilistica e fierezza. “La romanità mi ha sempre accompagnato nella carriera, sono identificato con questa città e, anche in cucina, tutto sarà centrato sulla romanità”.

Oltre al menu romano, anche la carta delle bevande focalizza l’attenzione sui vini laziali con oltre cento referenze e pone in risalto le eccellenze del nostro paese dalla Sardegna al Piemonte. La selezione, realizzata dal restaurant manager Riccardo Bonanni, per far sì che le etichette possano essere apprezzate trasversalmente, annovera una drink list dell’aperitivo con grandi classici come Spritz, Negroni, Mojito e Gin Tonic sulle variazioni della Peroni, la birra che intesse con Roma una storia antica datata 1864, data di apertura del primo stabilimento capitolino.

Il menu: la Cucina de Coccio e le Pizze Romane

Bruschetta Cicoria e Guanciale, la Burrata e i carciofi alla Cafona e il Tagliere di salumi e formaggi del territorio selezione Dol. Nella sezione Fritti non mancano Supplì, Filetto di baccalà, Fiore di zucca, Mozzarella in carrozza e le gustose Bombe salate, ovvero un impasto lievitato che accoglie all’interno sughi di coda alla vaccinara, la trippa alla romana con mentuccia e pecorino, le melanzane alla norma e la cacio e pepe con carciofi.

E poi Tonnarelli Cacio e Pepe, Rigatoni all’amatriciana (uno dei piatti preferiti di Claudio Amendola), Spaghetti falla carbonara e Linguine alla Puttanesca, Polpettine al sugo, Involtini alla Romana (fettine di manzo con mentuccia e pecorino cotte alla pizzaiola), Pollo alla cacciatora, Coda alla vaccinara, Broccoletti affogati con salsiccia e Baccalà alla romana da accompagnare alle verdure di stagione e tipiche del territorio laziale. Per concludere in dolcezza Zuppa inglese, Dolci della Nonna, Crostate fatte in casa, Ciambelline al vino.

Nel mio frigorifero c’è sempre un sugo. E quando non ho troppo tempo da dedicare alla tavola gli spaghetti al pomodoro sono quelli che preferisco.

Ci saranno anche qui, assieme all’offerta di menu del giorno che porterà in tavola anche le minestre, da “pasta e patate” alle “zuppe con i legumi”, appena il freddo ce lo consentirà.

Protagonista del menu di Frezza è anche la pizza rigorosamente romana, realizzata dallo chef Cianetti con farine macinate a pietra e impasto sottile steso a mano, per dare vita a una tonda bassa e scrocchiarella. Suddivise in Rosse, Bianche e D’autore, le pizze di Frezza vanno dalla semplicità della marinara alla Margherita, Fiori di zucca, Quattro Stagioni fino alla Porchetta e broccoletti, alla Puntarella con mozzarella fior di latte, alici, burrata e puntarelle, passando per la Fichi con mozzarella fior di latte, spinaci, fichi secchi e prosciutto d’oca, un omaggio alla cucina kosher.

La sfida sarà vinta quando qui si siedereanno i romani, quelli del quartiere, quelli che sanno riconoscere la differenza tra una pancetta e un guanciale, tra un parmigiano e un pecorino, quelli che riconoscono se nel “pollo coi peperoni” hai sfumato cò l’aceto o hai fatto finta!

Claudio Amendola

Frezza – Cucina de Coccio

ORARI

Aperto dal martedì alla domenica dalle 12.00 alle 23.30. Chiuso il lunedì.

Contatti

Frezza

Via della Frezza, 64-66

00186 Roma

Tel: 06 70452605

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Succede a Firenze, dove “Insolita Trattoria” decide di ribellarsi alla maleducata abitudine definita “No Show”, ovvero quella di prenotare e non avvisare in caso di cambio di programma. Debutta così nella scena ristorativa “la prenotazione con caparra obbligatoria”. Capiamo meglio.

“Danni per 64mila euro in sei mesi, vogliamo essere assimilati all’acquisto di viaggi o concerti. Rimborso totale per disdette entro 48 ore”. Sono queste le parole dello Chef Patron di Insolita Trattoria a Firenze Lorenzo Romano, in foto.

Facciamo qualche passo indietro. In gergo tecnico, il No Show, è un fenomeno attraverso cui un cliente prenota un determinato servizio e, senza preavviso, non si presenta al momento di usufruirne. L’origine di questo termine è da attribuirsi al settore aeronautico, dove la mancata presentazione all’imbarco, ha portato le compagnie aeree a dotarsi delle cosiddette “no show rule”: una serie di regole con cui i vettori disincentivano questo comportamento.

Ma il fenomeno del No Show non affligge solo i voli aerei, anzi. Sempre più spesso, e con importanti ripercussioni economiche, la mancata presentazione è una pratica purtroppo comune quanto diffusa del settore ristorativo e che ha toccato negli ultimi anni vette del 34% aggravando una situazione già molto compromessa da pandemia e restrizioni, mancanza di personale e speculazioni varie.

Alla maleducata abitudine che, senza adeguate contromisure, espone il ristoratore a nuovi danni economici, l’Insolita Trattoria di Firenze risponde con “la prenotazione con caparra obbligatoria di 55 euro a persona“.

La decisione è di Lorenzo Romano, chef patron del ristorante in viale D’Annunzio, che ha così voluto invertire una tendenza potenzialmente deleteria per la sopravvivenza stessa del ristorante, considerato che il danno derivante dalle mancate prenotazioni è arrivato a 64mila euro in sei mesi.

“Tra chi prenotava per poi non presentarsi e chi veniva con oltre un’ora di ritardo – racconta Lorenzo Romano – il fenomeno c’è sempre stato, ne ho memoria sin da quando ho iniziato a lavorare, quindici anni fa. Negli ultimi anni però è aumentato parecchio, perché il vizio che finora era soprattutto dei turisti esteri adesso ha contagiato anche la clientela italiana. I rumors dicono che nelle città turistiche è ormai prassi prenotare più locali insieme per poi presentarsi in quello più comodo, in base al resto degli impegni della giornata. Per ristoranti che hanno pochi coperti come noi – aggiunge – il danno è doppio: all’attività, che resta con un tavolo vuoto, e agli altri clienti che prenotano e magari trovano tutto completo perché il tavolo è stato bloccato da personaggi irriguardosi”.

All’origine della scelta di Lorenzo Romano non c’è solo evitare le perdite economiche ma anche il desiderio di incentivare questi comportamenti.

Ho un ristorante con pochi posti – insiste Lorenzo Romano – e ho bisogno che chi prenota mi garantisca la sua presenza. In fondo è un accordo reciproco, un ‘patto’ col cliente: io mi impegno a riservargli uno dei miei pochi tavoli e a offrirgli i miei servizi, ma lui deve impegnarsi a presentarsi il giorno e l’ora a cui ha riservato il tavolo.

Come funziona la disincentivazione del “No Show”

Una caparra obbligatoria di 55 euro con garanzia di rimborso totale in qualsiasi momento, seppur con diverse motivazioni: fino a 48 ore è previsto il rimborso della cifra, oltre quella scadenza il ristorante dà al cliente che disdice un voucher da utilizzare entro 3-6 mesi.

Ma esiste anche un pacchetto premium per chi prenota e paga l’esperienza in anticipo: in omaggio un aperitivo (controvalore 40 euro), più acqua e caffè. Mentre, chi all’Insolita Trattoria vorrà festeggiare una propria ricorrenza, sarà omaggiato di una targhetta adesiva in oro e grafite, che potrà essere incisa con un chiodo e riempita con i propri pensieri.

Come è stata accolta finora la Caparra?

Bene, direi. Da quando siamo partiti – conferma lo chef dell’Insolita Trattoria – pensavo peggio. I ‘no-show’ sono stati praticamente eliminati, mentre le disdette non superano il 20%. Finora abbiamo rimborsato la cifra solo in due casi, a persone che avevano cancellato in anticipo per questioni legate al Covid. Solo a un paio di clienti la caparra non è piaciuta perché giudicata troppo impegnativa: abbiamo notato che è più sostenibile per cene di coppia, più difficile da gestire nel caso di gruppi più grandi perché è difficile che chi prenota possa anticipare una somma, ad esempio, di 220 o 330 euro. Ancora il settore non è regolato in maniera chiara, la caparra è prevista per le strutture ricettive come alberghi o campeggi, ma non ancora per i ristoranti. Vogliamo essere equiparati a ciò che accade quando si acquista un biglietto aereo o quello di un concerto: lo si compra con largo anticipo, senza polemiche.

Ad essere fuori dagli schemi e lontano dall’ordinario non è quindi solo la cucina dell’Insolita Trattoria incentrata sulla ricerca dello stupore e sulla sfida alla vista, ma una filosofia concreta che anima tutte le cose. Prenotare (e non disdire senza avvisare) il proprio tavolo in questo ristorante segnalato in guida Michelin Italia 2023 significa cimentarsi col concetto di deception gastronomica, ossia preparazioni e accostamenti inusuali che inducono il commensale a rivedere le proprie certezze, in tema di percezioni sensoriali, più varie ed eventuali.

Insolita Trattoria
viale Gabriele D’Annunzio 4r, Firenze
tel.055 679366

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Ha aperto da una manciata di giorni, ma già fa parlare di sè questa Osteria con Brace che porta a Roma la Galizia con i sapori distintivi della “vaca vieja” e infiamma i cuori dei MeatLovers di San Lorenzo e oltre.

Qui una volta c’era il Barrocciaio, insegna di quartiere in via dei Salentini 12 a Roma, a ridosso delle mura Aureliane, sulla sponda (Far) West della monumentale Porta Tiburtina che attraverso questo varco, usciva dalla città.

Oggi si chiama Rovente ed è la nuova Osteria con Brace che fa capo Diego Beretta e Rosa Di Pierro: lui in cucina tra griglia e fornelli, lei in sala tra tavoli nudi e poltroncine di velluto.

Nel dedalo di locali e architetture industriali, vecchie fabbriche e murales, sospeso tra rilievo storico e aspirazioni di nuovo polo culturale, tra romanità verace e multiculturalità, l’offerta gastronomica di qualità di San Lorenzo viene potenziata da una scelta (e selezione) personale.

L’idea “di carne” che Diego porta in tavola è infatti basata quasi esclusivamente su tagli pregiati di Vaca Vieja Gallega, ovvero la Vacca Vecchia Galiziana, tra le carni più apprezzate e ricercate al mondo.

Allevata nel pieno rispetto della libertà animale e alimentata in modo assolutamente genuino, con il termine Vaca Veia Gallega ci si riferisce a un mosaico di razze fatte crescere tra boschi, corsi d’acqua e verdi terre con filosofie contrarie alle lunghe frollature in maturatore e più inclini a quelle che seguono il corso di naturale maturazione della vita.

La vaca vieja è ricca di sapore e sa veramente di carne! – spiega Diego – È anche molto marezzata, risultato della lunga vita che l’animale ha vissuto prima di essere sacrificato.

Il suo pregio sta nella muscolatura che ha sviluppato, pascolando allo stato brado e nutrendosi sempre genuinamente, con vegetali spontanei.

Gli umori del clima della Galizia (comunità autonoma della Spagna situata a nord-ovest della penisola iberica) trasferiscono alla carne la salinità dell’oceano, l’acidità delle piogge donandole un sapore unico e riconoscibile.

Questa volontà di portare dalla terra alla tavola passando per la brace i sapori galiziani, parte dall’esperienza diretta che Diego ha fatto tra gli animali allevati allo stato brado. Da lì è cominciata la sua ricerca della carne perfetta da proporre ai suoi clienti, culminata nella scelta del gusto intenso e nell’etica d’allevamento della vaca vieja spagnola, che arriva a vivere 12/14 anni e non è l’unica sorprea in menu.

La vaca vieja è un prodotto d’eccellenza e assieme a questa carne abbiamo selezionato degli affettati altrettanto di qualità e dei primi di cacciagione.

L’ambizione è quella di creare un vero e proprio ristorante di carne dove si sentono ancora i sapori di una volta e il gusto vero che appartiene al mondo della carne stessa.

Il Menu

Da lombardo, o anche non-romano (come scherzosamente si definisce), Diego cucina piatti romani con la voglia di mostrare nuove intrepretazioni sul testo originale sia nella scelta delle materie prime, come la pasta di Pastificio dei Campi o il burro francese di prima qualità che arriva colorare la tavola assieme alla selezione dei buoni pani.

Si inizia con un “Tagliere Rovente” che propone una selezione di affettati come Jamon de Vaca, salume tipico della penisola iberica, Speck Riserva Oro, Salame di Montisola, Culaccia di Soragna, Porchetta di Oca, Mortadella La Favola, accompagnati da gnocco fritto e perle di aceto balsamico di Modena.


Il gioco con la tradizione romana per Diego si fa forte di un’equidistanza dal peso delle regole tramandate negli usi e nei gusti delle ricette di famiglia. Per lui “il triangolo delle bermuda dei primi romani – come chiama i grandi classici della città – è un campo di sperimentazione in cui mi muovo con la disinvoltura di chi guardava la nonna preparare il risotto al verde e mai una cacio e pepe o una carbonara”.

La carbonara, giustappunto, Diego l’ha trasformata in Carbonera, lasciando invariati i fondamentali uova, formaggio e guanciale, giocando sul tema del “nero” con una pasta al carbone vegetale. Il nesso dietro al nome del piatto fa riferimento a una delle teorie dietro la nascita della celebre ricetta e gioca con l’immaginazione di una terza via ipotizzata da Diego, nella quale la pasta veniva preparata con le mani sporche dei carbonai, così come il Tortellone Carbonaro ossia un grande tortello di pasta all’uovo sempre al carbone vegetale, ripieno di crema alla carbonara con sopra crumble di guanciale, spuma di pecorino romano, aria al pepe nero e bottarga di uovo.


Sull’onda delle rielaborazioni romane, si può trovare inoltre la Quasi Gricia con Trottole di Gragnano del Pastificio dei Campi, cacio, pepe e petali di filetto di cinta senese semiessiccato e il Ricordo di Lasagna alla Picchiapò, Risotto Verde della nonna di Diego con Riso vialone nano Riserva Cascina Musella, vellutata di spinacino e erbe di campo e le Fettucce di Gragnano del Pastificio Dei Campi condite con ragoût (ragù) di colombaccio, briciole di castagne e zeste di bergamotto.

Dalla griglia che impera: Fiorentina Style ossia la Bistecca T-Bon composta da filetto e controfiletto con vertebra intera e uno spessore indicativo di 4 centimetri, la Ribeye o bistecca di manzo Vaca Vieja Clandestina senza osso e la Tataki di Vieja ovvero tagliata di Entrecôte di Vaca Vieja spagnola scottata in griglia al carbone, servita con cremoso al pane, dadi di zucca e cedro candito.

Oltre la Griglia, il Galletto intero nostrano in doppia cottura, dorato in forno e scottato alla griglia con paglia di porro e portulaca o le Costolette di agnello St. George a carré panate alla camomilla, mentre, come contorni verdure in foglia ripassate, chips o classiche patate al forno.

Chiudono i dolci, dal Tiramisù con Bignè ripieno di Crema al mascarpone, con glassa al coulis di caffè e filamenti di caramello o croquembouche, alla Pinolata Flambé e al Mont Blanc con semisfera di meringa, crema pasticciera, lampone e pasta di marron glacé.


Rosa, compagna di vita e professionale di Diego, completa e arricchisce l’esperienza gastronomica con il suo sorriso rassicurante, il suo servizio sicuro e delicato al contempo. È lei a occuparsi anche della carta dei vini tra etichette di fascia alta e vini giusti per ogni tavolo.

Rovente – Osteria con Brace
Via dei Salentini, 12 – 00185 San Lorenzo Roma
www.roventeosteria.it – info@roventeosteria.it
Tel: 06 490408
Orari di apertura: martedì/sabato 19:30-23:00; domenica 12:30-15:30

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C’è tempo fino a lunedì 5 dicembre 2022 per partecipare alla quarta edizione dell’unico contest che vede in giuria e sul podio i pizzaioli delle pizzerie Veraci del mondo che hanno aderito.

La Premiazione, prevista a Napoli mercoledì 7 dicembre e che cade in occasione del 5° anniversario del riconoscimento Unesco dell’Arte del Pizzaiuolo Napoletano, incoronerà la “Best AVPN Pizzeria 2022”: il modo migliore per AVPN – Associazione Verace Pizza Napoletana – per chiudere in bellezza un 2022 ricco di iniziative e per inaugurare un 2023 altrettanto intenso.

Qualità della pizza, selezione delle materie prime, abbinamenti, servizio di sala e design del locale sono gli aspetti che valuteranno i Maestri Pizzaioli affiliati AVPN iscritti alla quarta edizione di Best AVPN Pizzeria, il contest a cura di Associazione Verace Pizza Napoletana basato sulla sfida delle pizzerie Veraci da tutti i continenti.

Le edizioni precedenti hanno visto trionfare alcuni nomi illustri dell’arte bianca come Enzo Coccia di “La Notizia” nel 2014, Ciro Salvo di “50 Kalò” nel 2019 e Attilio Bachetti di “Pizzeria da Attilio” nel 2021, e ora l’Associazione Verace Pizza Napoletana ha deciso di riproporre il format di Best AVPN Pizzeria anche nel 2022, divenuto ormai un appuntamento fisso.

“Best AVPN Pizzeria nell’edizione 2022 promette di essere un appuntamento assolutamente unico nel suo genere – dichiara Antonio Pace, Presidente dell’Associazione Verace Pizza Napoletana – perché a decretare il vincitore sarà una giuria composta esclusivamente da pizzaioli.

Senza nulla togliere agli altri contest, che rappresentano dei momenti importanti di confronto per i protagonisti del nostro settore, credo che un premio assegnato dai colleghi rappresenti qualcosa di speciale e di non facilmente replicabile”.

Come funziona AVPN 2022?

La pizzeria vincitrice del Best AVPN Pizzeria 2022 sarà quindi la prima a essere decretata da una giuria di colleghi affiliati presenti in ogni angolo del mondo. Il titolare di ogni pizzeria Verace avrà diritto ad un voto personale per ogni pizzeria in suo possesso e, ovviamente, non sarà possibile votare per la propria attività. Alla fine dello spoglio, la pizzeria più votata sarà proclamata Best AVPN Pizzeria 2022, con premiazione prevista mercoledì 7 dicembre, giorno in cui ricorre il 5° anniversario del riconoscimento Unesco dell’Arte del Pizzaiuolo Napoletano come patrimonio immateriale dell’umanità.

“Un premio particolare sia per quello che concerne la giuria, sia per i criteri di scelta nella valutazione – conclude Antonio Pace – perché non tiene conto soltanto della qualità della pizza, dell’impasto e della cottura, ma anche di tutti gli altri aspetti che rendono le pizzerie affiliate AVPN dei locali unici. Bisogna ricordare che un maestro pizzaiolo non solo è un artista della Vera Pizza Napoletana, ma è anche un appassionato ristoratore che fa dell’ospitalità uno dei valori fondanti all’interno del suo locale. Come associazione, desideriamo infatti che le pizzerie che esibiscono orgogliosamente la nostra certificazione abbiano a cuore la cura di tutto ciò che sta intorno alla pizza, dal servizio alla cura estetica del locale”.

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I Brunch della domenica e i temi regionali, il Menu Autunnale di Fabio Boschero, i dolci di Dario Nuti, il Thanksgiving day, le novità del Tiepolo Bar, la tavola di Natale e quella di Capodanno, le meraviglie della SPA e gli esclusivi trattamenti con le Perle di Caviale La Praire: il Rome Cavalieri, a Waldorf Astoria Hotel, annuncia le novità della stagione invernale che si prospetta più ricca e affascinante che mai.

Tra appuntamenti tradizionali e nuovi progetti, tante le proposte per scaldare con gusto e bellezza la stagione fredda. Scopriamole tutte!

I Brunch della Domenica

Il famoso Sunday Brunch del Rome Cavalieri prosegue il suo programma, alternando gli oramai famosi S’Brunch – realizzati in collaborazione con Slow Food Roma, agli appuntamenti tradizionali. Il Brunch è un rito noto e consolidato, in cui ogni domenica l’Executive Chef Fabio Boschero, insieme al Team dell’Uliveto, propone un percorso gourmet che esalta il patrimonio culinario italiano, contaminato sapientemente da sapori e metodologie internazionali.

Ecco gli appuntamenti:

  • 20 novembre: S’Brunch: “La Susianella di Viterbo dagli Etruschi a oggi”;
  • 27 novembre: Sunday Brunch tradizionale;
  • 4 dicembre: S’Brunch: “Il Cappone di Morozzo”;
  • 25 dicembre: Sunday Brunch di Natale.

Il Menù Autunnale del Ristorante Uliveto

Con il cambiare del clima, cambiano anche le abitudini alimentari, e dai primi di novembre entrerà ufficialmente in vigore il menù invernale firmato dall’Executive Chef Fabio Boschero per il Ristorante Uliveto. Come di consueto, sarà composto da cucina tradizionale rivista in chiave moderna, fatta di ricette creative con un forte legame con il passato. Due menù diversi, uno per il pranzo e uno per la cena, che offrono una nutrita selezione di piatti, tra cui ricordiamo il signature dish Risotto al rosso di gamberi e il suo carpaccio con gel di limoni e barbabietola e pistacchio tostato, accanto alle Sfere di crudo di tonno crumble speziato, salsa al limone e peperoncino dolce, il Galletto alla diavola con salsa senape e miele e purè di cavolfiore e patate rustiche al rosmarino, oltre ai Tournedos di fassona con salsapiemontese ai porcini.

Tra i dolci creati dall’Executive Pastry chef Dario Nuti ricordiamo il Tartufo dolce di nocciola e passion fruit con terra cacao e zabaione al Moscato. Non manca la dovuta attenzione ai piatti vegani, disponibili al Ristorante l’Uliveto. Tra le ricette proposte: Riso selvaggio del Canada, Alghe Wakame e Nori acqua di Mare alla Spirulina e sesamo tostato, Bistecca di cavolfiore alle erbe mediterranee, crema di Tofu al Pesto di Basilico e Mandorle tostate, e Millefoglie di carasau al ragù di soia e broccoli e salsa di pomodori infornati.

Il Thanksgiving Day

Giovedì 24 novembre si festeggia il Giorno del Ringraziamento, con un appuntamento dedicato non solo agli ospiti americani ma gradito anche ai romani e agli ospiti provenienti da tutto il mondo. Una ricca cena a buffet servita al Ristorante Uliveto in cui, accanto al classico tacchino ripieno, troviamo un tripudio di pietanze, tra cui il Tacchino fumé con farro, mele, noci pecan e salsa mirtilli, la Vellutata di zucca con crostini allo sciroppo d’acero. Sublimi i dolci di Dario Nuti, tra cui la Torta alla zucca e il Pan di zenzero.

È disponibile anche un servizio delivery, affidato a Cosaporto, per gustare il menù del Thanksgiving comodamente a casa.

Il Tiepolo Bar

Famoso per la mixology d’eccellenza, il Tiepolo Bar non finisce mai di stupire con le nuove formule, tra i drink tradizionali e le nuove sperimentazioni di Angelo Severini e il suo team.

Il cocktail dell’inverno è il Tintoretto “a modo nostro”, composto da T XLII Gin sartoriale, succo di melograno, sciroppo alla cannella, succo di limone bio e con decorazioni di melograno e basilico cinese.

Ma il Tiepolo Bar non è solo mixology d’eccellenza: propone, infatti, una serie di esperienze culinarie tra tradizione e tendenza. Da una parte il Sushi, con un menù declinato nelle sue tante varietà, tra cui la Selezione di Uramaki come California roll con avocado, salmone e Philadelphia, oppure Roll di gamberi con avocado, tobico e gamberi, e la proposta vegetariana di Roll di avocado, cetriolo e Philadelphia. A seguire un assortimento di Hosomaki, Nigiri e Sashimi al tonno, salmone e spigola.

Dall’altra “La Fonduta dello Chef”, menù che si potrà gustare in tre diverse variazioni: a base di Fonduta di Fontina classica Valdostana oppure di Fonduta di Fontina e formaggio erborinato dolce, servite entrambe con carne salada, patate bollite, cipolline, cetrioli sott’aceto, crostoni di pane e insalata croccante con erbe aromatiche. Insieme a queste, la variazione dolce, la Fonduta ai due cioccolati, servita con frutta, biscotti fatti in casa, crêpes roll, Disaronno bonbon e financier alla nocciola e lampone.

Le novità beauty del Cavalieri Grand Spa Club

Il centro benessere dell’albergo, il multi-premiato Cavalieri Grand Spa Club, offre un percorso perfetto di bellezza, un trattamento pensato per contrastare l’invecchiamento cutaneo: il Caviar Lifting And Firming Facial di La Prairie, che ridefinisce e rassoda la pelle, donando un immediato effetto liftante e una struttura cutanea liscia e satinata.

Perle di Caviale unite a un massaggio viso e occhi infuso al Caviale, trasformano anche la pelle più spenta in un incarnato più raggiante e luminoso. Un rituale di bellezza collaudato ed estremamente efficace, che diventa oggi ancora più straordinario con l’introduzione nel protocollo del nuovo prodotto della famiglia Caviar di La Praire: il Caviar Infinite, presente nella linea Skin Caviar Harmony l’Extrait di La Prairie – elemento base che aiuta a ripristinare l’armonia della giovinezza rafforzando, ridensificando i pilastri verticali della pelle. Un trattamento dai risultati visibili, focalizzato sul rassodamento per ogni tipo di pelle e che dona ricca idratazione grazie a nutrienti essenziali tonificazione ed effetto seta.

Il Natale e Il Capodanno

Per festeggiare le feste più importanti della “Stagione Natalizia”, il Rome Cavalieri ha scelto per questo 2022 uno speciale mood in linea con le tendenze più attuali, ovvero il nostro bisogno di riconnetterci con la natura e con il sapore della tradizione. Siete curiosi di conoscere a cosa abbiano pensato lo Chef Fabio Boschero e il Pastry Chef Dario Nuti per celebrare le feste dell’inverno? Cliccate qui per conoscere i Menù Natale e Capodanno 2022-2023 e prenotate il vostro tavolo contattando (06) 3509 2145 o scrivendo a ROMHI.FB@waldorfastoria.com

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La Guida Michelin 2023 ci ha regalato grande gioia accendendo finalmente a Roma 2 nuove Stelle che brillano accanto a quelle di “Enoteca La Torre Villa Laetitia” e di “Acquolina”.

Grande traguardo per gli Chef Domenico Stile e Daniele Lippi, entrambi giovani pieni di talento ed entusiasmo, con interessanti filosofie di cucina nei pensieri e tra le mani, importanti staff e prestigiose strutture alle spalle, che concorrono a fare di Roma una delle migliori destinazioni del Mondo per gli amanti del Lusso e dell’ Alta Ristorazione.

Sono due i ristoranti di Roma che, da una manciata di ore, posso di Due Stelle Michelin. Così ha deciso, dopo anni di lunghe attese, la Guida 2023 nel corso della cerimonia andata in scena nel Relais Franciacorta di Corte Franca (Brescia) e della quale abbiamo parlato qui.

Per la sua 68esima edizione, dicevamo, ha assegnato 4 nuove 2 Stelle all’Italia (Acquolina – Roma / Enoteca La Torre – Roma / St. George by Heinz Beck – Taormina / Locanda Sant’Uffizio Enrico Bartolini – Penango) ovvero a quei ristorante che, viaggiando viaggiando, “valgono la deviazione” per “la Rossa”.

E siccome tutte le strade portano a Roma, quella che si preannuncia essere la nuova meta del turismo internazionale, avrà due nuovi portoni spalancati sul lusso e sull’alta ristorazione e che vanno a fortificare le fila del fine dining affiancandosi alle consolidate 2 stelle del Ristorante Il Pagliaccio dello Chef Anthony Genovese (Direttore di sala e Sommelier Matteo Zappile) una delle tavole romane più significative e sensoriali della Capitale.

Ma la scena dello stupore quest’anno è stata tutta romana, con una meravigliosa, quanto attesa, doppia doppiettaEnoteca La Torre con lo chef Domenico Stile e Acquolina con Daniele Lippi, due cucine di grande qualità e precisione dove il Mediterraneo e le materie prime, la ricerca e l’atmosfera, la tecnica, la sperimentazione e la creatività finalizzate al sapore, divengono gli elementi di esperienze di altissimo livello.

Un’emozione grandissima che porterò per sempre con me

Domenico Stile

Ho lavorato tanto per arrivare fin qui, l’ho fatto con l’umiltà di chi parte dal basso e con la consapevolezza di avere molto da dire e da dare in cucina. E continuerò su questo percorso, sapendo di poter contare su una squadra fantastica. A partire dalla proprietà, due persone che mi hanno supportato in ogni momento, per proseguire con tutto il team di Enoteca La Torre Villa Laetitia, dalla brigata di cucina a chi, come Rudy Travagli e Alessandro Nocera solo per fare due nomi, svolge il proprio lavoro in sala.

Scrive la Michelin di Enoteca La Torre

I piatti dello chef campano celebrano la creatività con energia, esuberanza e sapori intensi tipicamente del Mediterrraneo della tradizione campana, l’amore per il proprio territorio accoglie tributi alla storia gastronomica della Capitale, e ai grandi classici della tradizione culinaria italiana, per un viaggio goloso e variegato che può portare anche oltre i confini del Bel Paese

Guida Michelin 2023

E commentano così i proprietari Silvia Sperduti e Michele Pepponi:
Un premio a vent’anni di carriera vissuti sempre alla ricerca della qualità estrema, un riconoscimento al lavoro del nostro gruppo

Enoteca La Torre Villa Laetitia – di cui ho scritto un paio di mesi fa QUI – è il suggestivo ristorante “incastonato” in uno dei palazzi considerati tra gli esempi più belli del Liberty della Capitale, dimora scrigno della famiglia Fendi Venturini sul Lungotevere delle Armi. Domenico Stile, classe 1989, è il suo chef nato a Castellammare di Stabia e cresciuto a Gragnano, che, lontano dalle mode, ha sempre perseguito il sogno di fare lo chef. Dopo una ferrea formazione in importanti cucine – da Gianfranco Vissani a Enrico Crippa, da Massimo Bottura ad Antonino Cannavacciuolo, fino a Nino Di Costanzo – nel 2016 assume il comando di Enoteca La Torre Villa Laetitia e nell’anno successivo ottiene la sua prima stella Michelin, all’età di 28 anni, tagliando anche il nastro dello Chef più giovane di Roma.
Ora, trentatreenne, assieme al suo staffa e forte una proprietà che ha continuato ad investire sulla qualità in ogni direzione (Enoteca La Torre Group) ha raggiunto l’ambito traguardo della seconda stella.

Risotto ai Limoni

E’ quasi impossibile descrivere la gioia di questo momento – hanno sottolineato Silvia Sperduti e Michele Pepponi, alla guida dell’Enoteca La Torre Group – e di questo riconoscimento che giunge alla vigilia del ventesimo anniversario dalla creazione del nostro gruppo e a dieci anni del nostro arrivo a Villa Laetitia.

E’ un premio che corona il nostro percorso da sempre votato alla ricerca della qualità estrema. Un riconoscimento al lavoro di tutto il Gruppo che trova in Enoteca La Torre Villa Laetitia il suo fiore all’occhiello ma che ormai si compone di tante realtà il cui fil rouge è quello di offrire sempre il massimo. Ed è evidente che questa seconda stella della Rossa più famosa al mondo ci porta ad alzare ulteriormente la nostra asticella.

ACQUOLINA e la Conquista della Seconda Stella

Era il 2009 quando Acquolina prendeva la prima stella Michelin. 13 anni dopo, conquista la seconda Stella, ambito premio per Ristoranti e Chef. E lo fa con tenacia e consvinzione. Oggi il suo paradigma è diverso le sue coordinate la vedono all’interno dell’Hotel The First Arte, a Via del Vantaggio.

Tra le prestigiose vie di Roma, il primo dei tre boutique hotel del gruppo The Pavilions Hotels e Resorts – gli altri due sono The First Dolce e The First Musica – e grazie a un dinamico lavoro di squadra nonchè alle scelte di qualità che da sempre distinguono questa esclusiva realtà, arriva la luce di nuovo traguardo raggiunto: la Seconda Stella Michelin.

Siamo emozionati, grati, orgogliosi e realmente felici. Dopo anni siamo fieri di portare a Roma , la nostra città, un riconoscimento così importante. Ci abbiamo creduto, abbiamo fatto squadra e trovato una continuità negli anni, tutti con lo stesso obiettivo di fare bene e di lavorare in armonia con passione e professionalità.

Scrive la Michelin di Acquolina

Al pian terreno del centrale e raffinato hotel The First Roma – dall’atmosfera impreziosita da opere d’arte originali, dipinti e sculture – ricette a base di pesce, ispirate alla cultura gastronomica del Bel Paese, sempre permeate da un guizzo creativo. La proposta si concretizza in tre menu degustazione che presentano varie visioni della cucina da parte dello chef: al centro domina il Mediterraneo, attraverso i suoi prodotti, profumi e tradizioni. Servizio di grande attenzione e un adiacente cocktail bar dove un bravissimo barman saprà consigliarvi il migliore pre e dopo cena.

Guida Michelin 2023


Un luminoso premio che consolida un progetto fortemente voluto, soprattutto dalla proprietà e dal team, e che ha collocato Acquolina come un’insegna di altissimo livello nel panorama capitolino. Acquolina è contemporaneità fatta cucina, quella voglia di oltrepassare i limiti per tornare alle origini: una filosofia di vita che il giovane chef Daniele Lippi ha sempre valorizzato nei suoi piatti.

Classe 1990, Lippi è cresciuto professionalmente con i fratelli Troiani al Convivio (1 stella Michelin) sempre nella capitale. Ha poi perfezionato la sua tecnica e ampliato il suo bagaglio con esperienze nell’olimpo di stellati internazionali (Piazza Duomo, Pavillion Ledoyen, Lasarte). Un’ottica di cucina, la sua, in cui ogni elemento rimanda ad altro, in cui tutto si supera le prime impressioni. Una cucina ossimorica, da ingadare, capire e dalla quale, infine, lasciarsi conquistare.


La vita è guardare oltre alle apparenze

Daniele Lippi

Ricerca, studio approfondito, fermentazioni, sperimentazioni, cultura, curiosità condensate in tre menu che già raccontano molto: 𝑷𝒆𝒓𝒊𝒑𝒍𝒐 – 𝑨𝒏𝒂𝒃𝒂𝒔𝒊 𝑪𝒂𝒕𝒂𝒃𝒂𝒔𝒊 – 𝑨𝒃 𝑶𝒓𝒊𝒈𝒊𝒏𝒆.

La nostra è un’idea di cucina che viene da molto lontano. Ad esempio le bacche, che sono state tra i primi alimenti ad essere assimilati dall’uomo, noi le abbiamo volute riproporre in uno dei nostri piatti del nuovo menu di Acquolina, esaltandone profumi e sapori con accostamenti insoliti.

Le bacche della rosa canina, una volta lavorate, ci hanno riportato ai sapori del pomodoro, acido e dolce allo stesso tempo.
Abbiamo quindi voluto omaggiare il classico spaghetto al pomodoro e basilico, simbolo della cucina mediterranea, con un’interpretazione più creativa e raffinata.


Acquolina che è anche un brand unico di cui fanno parte altri prestigiosi indirizzi ristorativi della stessa maison – Acquaroof Terrazza Molinari, Velo Pasticceria e Alto (Ristorante e Cocktail Bar), è l’insegna guidata dal Restaurant Manager Benito Cascone, il Bar ManagerCarlos Soriano, il Direttore di Sala Andrea Menichelli e l’Head SommelierFrancesco Aldieri. La squadra si completa alla perfezione con il General Manager del Gruppo, Andrea La Caita.


Questo importantissimo traguardo è il risultato di un lavoro fatto con la straordinaria dedizione di tutto il team. Ma è anche un sogno che avremmo tanto voluto condividere con il nostro amico e chef Alessandro Narducci, scomparso prematuramente nel 2018. Questa giornata e questo premio sono per lui”, afferma commosso Andrea La Caita.

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L’atteso ottavo Campionato Nazionale PIZZA DOC accende oggi 7 novembre forni e motori, e proseguirà fino al giorno 9 a sfornare pizze nell’ex tabacchificio di Cafasso (Capaccio – Paestum); data in cui verranno proclamati i 20 Campioni di categoria e il “Campione dei Campioni 2022”. Ma come è organizzato il grande evento? E quali sono le novità di questa Edizione?

Ogni anno si afferma sempre più globale e popolare questo Campionato che non è solo una competizione, ma un momento di confronto e di networking tra i pizzaioli e le aziende di settore. Saranno più di mille infatti i pizzaioli concorrenti provenienti da ogni angolo di Italia e dall’estero, oltre alle 30 aziende collegate al mondo pizza che poteranno le proprie produzioni in esposizione e degustazione all’interno dell’Ex Tabacchificio di Cafasso, a pochi passi di suggestivi templi di Capaccio – Paestum per l’ottava edizione del Campionato Nazionale Pizza DOC.

5000 euro in prodotti e servizi offerti dagli sponsor per i vincitori delle varie categorie dell’8° edizione del Campionato Nazionale Pizza Doc, mentre il vincitore assoluto diventerà testimonial di una campagna promozionale dell’ Accademia Nazionale Pizza DOC.

Molto attesi anche i “Pizza DOC Awards”, i riconoscimenti alle personalità di tutto il Mondo Pizza che si sono contraddistinte nell’anno, che saranno assegnati nella serata di martedì 8 novembre. Ad essere celebrati saranno personalità di spicco del settore come Francesco Martucci, Piergiorgio Giorilli, Gino Sorbillo, Alessandro Scuderi, Egidio “Puok” Cerrone, Piero Armenti e tantissimi altri pizzaioli, comunicatori, imprenditori ed influencer.

“Un’edizione enorme che rilancia l’intero settore in un contesto favoloso come il NEXT, a pochi passi dai bellissimi templi dell’antica Paestum – ha affermato Antonio Giaccoli, presidente dell’Accademia Nazionale Pizza DOC – Ben 4 mila metri quadri di area expò con circa 30 aziende espositrici, 10 forni accesi dalle prime ore del mattino, workshop tematici, approfondimenti e la ciliegina sulla torta: la seconda edizione dei Pizza DOC Awards”.

Un’edizione importante, supportata appieno dall’amministrazione comunale di Capaccio, dal sindaco Franco Alfieri e aziende leader del settore come Mulino Caputo con le sue farine, i prodotti conservieri di Carbone Conserve, i prodotti caseari di Latteria Sorrentina, i pelati ed i pomodori di Solania, i forni elettrici di Sacar Forni, le attrezzature meccaniche di Mecnosud, i forni da casa per amatori e professionisti di OONI, la grande distribuzione di Perrella Network, e tante altre.

Le categorie

Ben 20 le categorie, 4 di abilità e 6 nuove alle edizioni passate. A partire dai 16 anni di età, tutti i i pizzaioli/le possono iscriversi, anche durante il Campionato, a:

  • Pizza Classica, ovvero la pizza specialità del concorrente;
  • Pizza Margherita DOC, anche senza rispettare il disciplinare STG;
  • Pizza Contemporanea, realizzata con tutte le moderne tecniche di impasto;
  • Pizza in Teglia, ovvero la classica pizza a fette;
  • Pizza in Pala;
  • Pinsa Romana;
  • Pizza senza Glutine;
  • Pizza Chef, novità di quest’anno, dove il pizzaiolo può associarsi ad uno chef;
  • Pizza dolce Pastry Chef, novità di quest’anno, categoria in cui il concorrente può farsi accompagnare da un pasticcere;
  • Pizza Cilento, la migliore pizza realizzata con i prodotti cilentani per omaggiare la terra che quest’anno ospiterà il Campionato;
  • Pizza Social, novità di quest’anno, con le pizze dei concorrenti postate e votate sul sito;
  • Trofeo Forni OONI, novità di quest’anno, con i concorrenti che si sfideranno nella cottura della pizza all’interno di uno dei tipici forni OONI, ideali sia per professionisti che per amatori;
  • Pizza Food Blogger, una categoria che sarà interamente valutata da una giuria composta da food blogger, influencer e giornalisti food;
  • Pizza a squadra, novità di quest’anno, con più concorrenti che possono concorrere in team anche in categorie differenti;
  • Pizza Fritta;
  • Fritti, ovvero le 3 tipologie di fritto classico e contemporaneo come il crocchè di patate, arancino e frittatina di pasta.
  • Le categorie di abilità, invece, saranno:
  • Pizza più larga;
  • Free style;
  • Pizza più veloce;
  • Categoria Juniores con il premio “Marco Agnello”, riservata agli iscritti di età compresa tra i 15 ed i 18 anni.

Il Campione Nazionale Pizza DOC 2022 sarà scelto tra il primo classificato della pizza classica, della pizza margherita e della pizza contemporanea, in funzione di chi ottiene il punteggio più alto. Poi saranno assegnati: il premio “Pizza DOC in the World” riservato al miglior pizzaiolo italiano ed al miglior pizzaiolo straniero nel Mondo; “Miglior Pizzaiola DOC 2022” alla migliore concorrente pizzaiola; il “Premio Giudici di Forno”, ovvero il premio della critica.

Saranno circa 100 i giornalisti, food blogger, influencer, maestri pizzaioli e chef che si accomoderanno in giuria per valutare le oltre 1000 pizze sfornate nei 3 giorni di gara. Presidente della giuria di qualità sarà la giornalista Antonella Amodio. Per evitare di influenzare le votazioni, anche all’ottava edizione del Campionato Nazionale Pizza DOC i giudici non vedranno chi elabora il prodotto prima di aver votato la pizza. Al via del direttore di gara, il pizzaiolo avrà a disposizione circa 10 minuti per preparare la sua pizza, dopodiché essa verrà mostrata alla giuria da nostri collaboratori. I giudici assegneranno un punteggio da 50 a 100, basando la loro valutazione su tre principi: Gusto, Cottura e Aspetto. Il voto rimarrà segreto.

Direttore tecnico della gara sarà Marco Di Pasquale, maestro pizzaiolo coadiuvato dai docenti della Accademia Nazionale Pizza DOC.

Ospiti d’onore della kermesse saranno personalità di spicco dell’universo food e pizza in particolare, come i docenti della Accademia Salvatore Lioniello, Angioletto Tramontano, Raffaele Bonetta, Errico Porzio, Fabio Di Giovanni, Antonio Fiorillo, Armando Scalella, Alessandro Della Monica, Carlo Fiamma e tanti altri testimonial del settore.

Novità di quest’anno saranno i format di approfondimento. Tutti i giorni, a partire dalle 17, ci sarà una diretta streaming sui canali social del Campionato e su YouFood Tv durante la quale si parlerà della giornata di gara appena trascorsa. Durante i 3 giorni di gara, invece, ci sarà spazio per i DOC Talk, i workshop di approfondimento condotti da Luca Fresolone, meglio conosciuto sui social come “La cucina del Presidente”. Protagonisti del format saranno Alessandro Condurro della pizzeria “Da Michele”, Nanni Arbellini founder di “Pizzium”, il giornalista Luciano Pignataro, una folta delegazione del sud America, la presidente di giuria Antonella Amodio, i primi 2 bartender d’Italia secondo World Class Italy, ovvero Vincenzo Pagliara e Natale Palmieri, il dottor Carlo De Luca della giunta nazionale dei Giovani Dottori Commercialisti, e tanti altri ospiti d’eccezione.

Per maggiori informazioni:

www.facebook.com/campionatopizzadoc

www.campionatonazionalepizzadoc.it

081.5141416 – 339.5688563

info@giaccoli.it

Contatti Ufficio Stampa

BTL Prod

Aldo Padovano

333.2237732

stampa@campionatonazionalepizzadoc.

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Stessa gestione, stesso sorriso. È quello di Anita Nuzzi, energica padrona di casa che ha fatto dell’accoglienza, della vivacità dei sapori e della qualità della carne i suoi rafforzati credo riuniti sotto la nuova insegna romana “Della Vittoria”: scopriamo insieme Carnosa.

A volte si cambia e basta, a volte si migliora. È il caso di “Carnosa” nuovo avamposto della carne di qualità del quartiere Della Vittoria a Roma, immediatamente a nord di Prati, che sostituisce una delle insegne dei “The Meat Market” a favore di un percorso di autonomia e carattere.

E’ la bella storia di Anita Nuzzi, briosa e sorridente imprenditrice pugliese con le idee molto chiare e tanta voglia di farcela da sola. Dopo anni di esperienza nel settore ha infatti deciso di dare un’impronta propria al locale di Via della Giuliana 125 puntando sul valore dell’accoglienza, sulla vivacità dei sapori di tradizione, twist creativi e qualità “maturata” delle carni.

La prima pagina del menu è una dichiarazione d’intenti ai suoi ospiti, scrive Anita:

“Dalla mia storia d’amore romantica e audace per i piaceri del palato, nasce il ristorante Carnosa. È un viaggio sensoriale che ho deciso di condividere con ogni nostro ospite”.

Punta sulla selezione di manzi e tagli pregiati toscani, posti in bella vista nel grande banco frigo subito all’ingresso, su una mise en place essenziale e di gusto, sui quadri eccentrici dell’eclettico artista e designer romano Gian Luca Gentili dedicati al nuovo brand, sull’ampia e colorata scelta di piatti, alcuni attinti alla cucina tipica del tacco d’Italia, sua terra d’origine, altri ispirati da da matrici multietniche rilette in chiave mediterranea.


Come si può ben intuire dal nome, il nostro impegno costante è basato sulle portate di varie selezioni di carne alla brace, ma ciò non toglie la possibilità ai nostri clienti di poter assaporare degli ottimi antipasti, primi piatti e zuppe tipiche tradizionali e rivisitate dalla fantasia dello chef, tutto abbinato alla carta di vini pregiati selezionati con cura dal nostro sommelier.

Gli ospiti di Carnosa avranno il piacere di assaggiare le pietanze cucinate con materie prime di alta qualità a due passi da alcuni dei luoghi iconici della Città Eterna, come la magnifica Basilica di San Pietro. Ottimo quindi anche per chi desidera concedersi una breve pausa pranzo e continuare la visita dei principali vicini punti di interesse, per un aperitivo di contenuto o di una cena succolenta.

Non solo cena: il nuovo business lunch garantisce stessa qualità e servizio con menu alla carta dedicato per un pranzo veloce e ricercato. Tra le new entry spicca anche l’aperitivo, a un costo di 15 € a persona, con i suoi mini burger e gli antipasti in versione finger food: il modo più divertente per spaziare tra i sapori targati Carnosa.

Le carni di Carnosa

La varietà della carni di Carnosa, salda nella qualità, include nella riprogettazione di contenuto nuove mete e nuovi tagli del mondo carnivoro: Spagna e Portogallo, Sakura Yoza e Hanami del Gruppo Galli, Scottona Simmental, Marchigiana e Frisona piemontese e una selezione di carni frollate dai 30 ai 60 giorni.

Presenze fisse, invece, quelle delle bombette pugliesi (classiche, al pistacchio, ‘nduja), i mini tartare sandwich , il tagliere di salumi iberici e le crocchette di pulled pork.


Cuciniamo tutto con professionalità e passione ma “Sua Maestà” la Bistecca alla Fiorentina, gode di particolari attenzioni, dalla certificazione di provenienza alla frollatura passando per la cottura, come tradizione richiede.

Se la carne è una certezza, la vera novità è la proposta vegetariana: hummus mediterrano, brioche salata con melanzane marinate, pomodorini e mozzarella come antipasti e Beyond Burger (100% vegetale con il gusto e la consistenza di quello di origine animale) come piatto principale.

Il pane è del Forno Roscioli, i dolci sono ad appannaggio di Ludovica Starita (già Masterchef Italia) così come la piccola pasticceria tutti da provare.

La vetrina a vista fa intravedere l’ampio bancone: colori caldi e luci soffuse illuminano la sala interna e i suoi 42 coperti, così come il dehors che accoglie fino a 50 sedute.

La carta dei vini, pur prediligendo piccoli produttori locali, offre un’ampia scelta tra champagne, bollicine italiane, bianchi e rossi strutturati per creare abbinamenti perfetti.

Carnosa è l’idea di Ristorazione che portiamo a Roma. Da Carnosa perseguiamo l’equilibrio tra la passione per il buon cibo, l’eccellenza delle materie prime, l’abbinamento con il giusto calice e il piacere di servire i nostri Clienti. E’ la nostra promessa: lavoriamo con ardore per rendere ogni esperienza una vera e propria Evasione di Piacere,

parola di Anita Nuzzi.

CARNOSA – CONTATTI

Via della Giuliana 125, Roma

Aperto tutti i giorni 12:00-15:00/ 18:30-00:00

www.ristorantecarnosa.com TEL: 0689226086

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Il 5 e 6, 12 e 13 novembre ad Amandola (FM) si festeggia la venticinquesima edizione della manifestazione che punta a valorizzare il tesoro dei boschi di Amandola: “il tartufo bianco marchigiano”. In programma chef, mercatini dei prodotti tipici enogastronomici, escursioni, spettacoli, caccia al tartufo e menu gourmet.

Denominato “il re della tavola”, il tartufo bianco è considerato il più pregiato tra i tartufi commestibili e per molti anche il più gustoso. Può raggiungere dimensioni fino a 400 – 500 grammi, triplicando a volte il suo valore e sempre in relazione alla generosità della stagione. Il colore della gleba può variare dal nocciola al marrone fino a un rosso mattone.

Il Tartufo Bianco (Tuber magnatum pico) deriva dall’etimologia latina “magnatum” ovvero da “magnanti”, i ricchi signori, poiché era una prelibatezza che nel passato si trovava esclusivamente sulle tavole di famiglie aristocratiche o benestanti (esattamente come oggi). Vive in simbiosi principalmente con quercesalici e pioppi, generosi sui Monti Sibillini.

Sono ben venticinque anni che Amandola lo celebra in una manifestazione dal titolo “Diamanti a Tavola, Festival del Tartufo Bianco Pregiato dei Sibillini” per promuovere il tesoro nascosto dei boschi dell’entroterra Fermano.

Alla manifestazione è legato il mercatino dei prodotti tipici enogastronomici dei Monti Sibillini e la grande cena inaugurale dello Chef Daniele Citeroni di Osteria Ophis di Offida, oltre ad un programma ricco di iniziative ed eventi. Le degustazioni saranno ad appannaggio dagli stand presenti e allestiti dalle varie associazioni sportive e di volontariato presenti sul territorio. Tante le attività a cui partecipare durante i giorni del Festival: “la caccia al tartufo”, convegni, mostre e laboratori per bambini per le vie della Città che faranno da palcoscenico a spettacoli folkloristici ed artisti di strada.

Sono ben felice di portare Osteria Ophis a parlare di Tartufo Bianco dei Sibillini che non ha nulla da inviare ai più blasonati

Daniele Citeroni

La Cena-Evento inaugurale dello Chef Daniele Citeroni, di Ophis, Offida

Lo Chef Daniele Citeroni Maurizi, classe 78, offidano doc, nutre un profondo amore per la cucina di tradizione che fa da musa ispiratrice a moderne interpretazioni di materie prime territoriali, ha aperto la sua Osteria Ophis proprio per rendere omaggio alle ricette delle Marche con tecnica, memoria e creatività.

Il Menu pensato per l’evento inaugurale ruota attorno alla valorizzazione del prodotto: il tartufo bianco pregiato marchigiano.

Noi porteremo i piatti più rappresentatiti di Ophis, quei piatti che hanno segnato la nostra storia, come “gallina lessa e tartufo bianco”, “Cornetto e cappuccino”, che è la nostra brioche farcita di ciauscolo e caciotta dei monti sibillini e spuma di parmigiano aromatizzata al tartufo bianco, “Tortello di prosciutto cotto affumicato mantecato con burro e tartufo bianco, fondo di brodo di funghi e panna”; “Filetto maiale grigliato e glassato al miele con salsa al tartufo nero” e, come dolce, un gioco di parole: la “mela rosa dei Sibillini che diventa tartufo”, ovvero una mela cotta al forno resa sfera, poi glassata al cioccolato con neve di tartufo nero.

Contina Chef Citeroni:

Noi siamo ben felici di poter partecipare a questa manifestazione perchè si parla di tartufo in una stagione non facile, in un anno in cui il prodotto scarseggia e i prezzi sono proibitivi ma ancora di più perchè si parla di Tatufo dei Sibilinni che non ha nulla da invidiare ad altri luoghi più blasonati, anzi.

Le cene e gli chef in programma

Per maggiori informazioni, conoscere i menu e prenotare il proprio posto: consultare la Pagina Facebook Bianco da Chef o chiamare il numero 351.6744284

Qualcosa in più su Amandola

Amandola è un piccolo centro medievale situato sul versante orientale del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e sulla sinistra orografica del fiume Tenna e raggiunge i 550 metri sopra il livello del mare. Il paese deve il suo nome alla pianta del mandorlo che un tempo doveva primeggiare nella zona. Rappresenta uno dei più importanti centri storico-culturali dei Monti Sibillini essendo caratterizzato da un patrimonio ambientale e paesaggistico di grande valore per la molteplicità dei paesaggi presenti.

Le montagne spigolose, le dolci colline alle spalle, le valli disegnate dai fiumi, i piccoli borghi incastonati come pietre preziose sono gli elementi che rendono questo tratto di Italia straordinario.

Considerata a buon diritto la “porta est” di accesso al Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Amandola, con il Museo Antropogeografico, offre l’opportunità di conoscere tutti gli aspetti che compongono l’ambiente, avendo poi la possibilità di rinvenirli e osservarli nel territorio. Di particolare importanza Piazza Umberto I, o piazza alta, antico nucleo sociale e religioso della località, che ospita il teatro storico “La Fenice” e il torrione del Podestà, di epoca quattrocentesca.

Dal punto di vista gastronomico, Amandola, come abbiamo detto, è rinomata per il tartufo bianco pregiato che viene dai suoi boschi ed è anche area di produzione della Mela rosa dei Monti Sibillini, presidio Slow Food.

In autunno si tiene “Diamanti a Tavola” – Fiera del Tartufo Bianco Pregiato dei Sibillini che anima il centro storico con stand enogastronomici ricchi di piatti profumati al tartufo e piatti della tradizione. La peculiarità della festa è dovuta al fatto che sono gli stessi tartufai (cavatori) del luogo a mettere in mostra e a vendere i loro tartufi, dopo aver passato a setaccio con i loro cani i boschi all’interno del territorio dei Monti Sibillini.

Ufficio turistico: Tel.  0736 840731  – email   turismo.amandola@gmail.com

Piatti della tradizione contadina del borgo Bandiera Arancione del Touring Club Italiano 

Quando vi chiedete che cosa mangiare nel borgo di AmandolaBandiera Arancione del Touring Club Italiano, ecco alcuni Piatti della tradizione marchigiana ai piedi dei Sibillini.

LE FREGNACCE: Antico piatto della tradizione contadina, e ad esclusivo appannaggio della città di Amandola, è costituito da pasta sfoglia all’uovo lessata e arrotolata, condita di norma con sugo di carne o con pepe e formaggio pecorino; è un lenzuolo perfetto per ospitare una pioggia di tartufo bianco o nero, tipici del territorio, secondo la stagione di produzione.

‘NGRICCIO: Una minestra o zuppa che si può assaggiare durante la festa del Beato Antonio di Amandola, è “Lo ngriccio” o la “ngrecciata”. Pietanza di origine contadina, è composta da ingredienti semplici, ma complementari, che, una volta uniti insieme, creano sapori inconfondibili come cipolla, carota, sedano, fagioli, mais, patate tagliate a dadini ed un pò di pomodoro.

BRUSCHETTE e UOVA AL TARTUFO di Stagione 

La Città di Amandola ha un Re indiscusso tra i prodotti tipici: il “Tartufo pregiato dei Monti Sibillini”. Presente da sempre nel ricco territorio amandolese e riconosciuto sia a livello nazionale che internazionale, offre diverse tipologie qualitative dal nero “scorzone”, passando a quello “pregiato”, fino ad arrivare al noto “Bianco”, ovvero il Tuber Magnatum. Perfetto sul pane bruscato o per impreziosire la nutriente semplicità dell’ uovo.

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Si è aperto un nuovo capitolo per Taki Off sulle sponde di Piazza Cavour a Roma. Onorio e Yukari Vitti, creatori del sofisticato doppio polo nipponico (Taki + Taki Off), hanno affidato alla creatività di Andrea Fusco, chef romano di lungo corso, la stesura della nuova storia “oltre la tradizione d’Oriente”.

Nel tratto dell’unione culinaria tra Giappone e Italia 3 menu degustazione raccontano sua la complementaria, e sempre giocosa, visione gastronomica che ripercorre tappe del passato e include nuove esotiche prospettive.

Non chiamatela cucina Fusion, preferisce decisamente “Union”. Così Andrea Fusco, chef romano di lungo corso, definisce la nuova prospettiva culinaria con la quale rilegge dettami interculturali e il concetto stesso di “fusione” a favore di un incontro, di un’unione tra culture tradotte in sapori. Trascrive così nel piatto una cucina in cui le identità dei cibi rimangono vicine senza sovrapporsi, nè confondersi, nè perdersi troppo l’una dentro l’altra.

Quando si parla di “cucina Fusion”, per me ha un’accezione negativa. E’ una parola che ormai rimanda ad altro. Non perchè la mia cucina non sia fusion nella sua essenza, ma perchè ho paura che venga etichettata così.

Troppo spesso in nome del fusion i sapori sono talmente fusi tra loro che perdono la propria identità, e non si capisce più quali siano i confini tra un sapore e un altro.

Lui è romano, ma ha girato il mondo. La sua, di base, è una cucina italiana, sulla quale, come per nuovi frutti, si innestano, nuove gemme. Già nel 2010 ebbe la forza gastronomica di illuminare con una stella Michelin le derive tuscolane ancora in ombra con il suo “Giuda Ballerino!”, oggi Fusco aggiorna il suo stile e lo porta a Piazza Cavour mettendoci dentro la voglia e l’energia di una nuova sfida in un locale di sofisticata atmosfera nipponica.

Trattiene piatti in carta piatti intramontabili come il “gamberone in pasta fillo e spuma di mortadella”, inserisce citazioni aggiornate del passato come il “Bun con porchetta di Ariccia e crudo di gambero rosso di Anzio con mayo allo zenzero” che, anche qui come allora, nel giro di Valzer delle entrées, sicuro del proprio appeal da una parte testimonia il talento di Andrea nell’arte della panificazione, dall’altra quella capacità di prendere un ingrediente popolare e di elevarlo all’aristocrazia.

Sulla tavola, pane a lievitazione naturale con farro e miele, focaccina al timo, burro francese e olio EVO di cultivar pregiate, che cambia una volta al mese, accompagnano una festa di cromie e gusti. Tra queste “alga rossa, yuzu e soia”, “stracciatella di burrata con uova di salmone, salsa giapponese al sesamo bianco e aceto di riso”. E poi, ancora, un “macaron farcito con fois gras ricoperto da polvere di tè verde matcha” e una rivisitazione del tipico raviolo giapponese, il gyoza, ripieno di coppa di testa, patate, rosmarino e riduzione di aceto balsamico.

Il mio menù ha al suo interno un gioco di sapori, una miscelazione tra tradizione Italiana e Giapponese volta a stupire ma anche ad appagare il palato. Nella mia cucina infatti l’elemento della sorpresa c’è ma non è mai qualcosa che lascia perplessi, ci sono soprattutto risposte e mai incognite o domande che restano in sospeso. Gli ingredienti sono tutti o quasi riconoscibili e uniti da una piacevolezza e riconoscibilità di fondo: il resto è divertimento!.

Su questa scia davvero interessante è la “Fake Carbonara”, un predessert spiazzante in cui Fusco trasforma i sapori, le temperature e l’opuleza della nota Carbonara, Regina dei primi di Roma, in “Spaghetti di soba, yuzo e lampone disidratato” dove il caldo diventa freddo, la sapidità dolcezza, la ricchezza del sapore, freschezza.

Io mi diverto molto e sono molto presente in sala, mi piace accompagnare i miei patti, presentarli, raccontarli.

Ci sono tanti clienti che escono con un grande sorriso e incuriuositi, ti chiedono spiegazioni minuziose. Io sono felice di potergli spiegare anche il dettaglio di un fondo bruno.

e’ tutta un’altra percezione A sproprio agio, una bella sfida, fmolta fifducia, i numeri lo hanno già premitao e continuaa sulla scia delle soddisfazioni.

I 3 Menu Degustazione

Nei tre menù degustazione di Taki Off passato e presente dello chef convivono e si armonizzano: nel percorso denominato “I classici” (5 portate a 90 euro), vengono proposti i piatti che hanno fatto la storia dello chef, mentre le nuove creazioni sono racchiuse sia nel menu “Dedicato al mio amore” (5 portate a 110 euro) sia in “Quello che mangerei io” (5 portate a 120 euro). Da questi si possono poi anche scegliere i piatti in modo incrociato componendo il proprio personale menù.

Qualche esempio. Negli antipasti del menù i “Classici” troviamo l’articolato Giochiamo con i crudi che prevede un gambero rosso leggermente marinato nella soia, polvere di pesto e gelato al wasabi; uno scampo marinato nello yuzu e granita al cetriolo; una mazzancolla siciliana con un gel di sakè; la capasanta marinata nella salsa teriyaki e tartufo nero; l’ostrica con alghe e fermentazione di cavolo rosso e un nigiri rivisitato con tonno, crema di scalogno nero e licheni essiccati, e che include il suo signature, lo Spiedino di gambero in pasta fillo con spuma tiepida di mortadella, già citato.

Nel menù “Dedicato al mio amore” si trovano piatti come Capasanta scottata con foie gras, umoboshi e caviale; Fettuccina di castagne con farina di castagne, ragù di polpo, polveri di capperi disidratati e olive, bottarga di muggine, Risotto agli scampi, cavolfiore, anguilla e fondo di manzo.

In “Quello che mangerei io” Fusco rimarca il tratto della nuova esperienza che passa per la romanità, arriva in Oriente e ritorna a casa come per le Ostriche in tempura, cotechino e prugne caramellate al sakè. Tra i dolci il Babà rivisitato con bagna al sakè e yuzu accompagnato da gelato al wasabi.

La mia ricerca di uno chef che guidasse con amore e sensibilità il ristorante Taki Off in questa seconda fase, si è diretta verso uno chef di esperienza che però avesse l’energia e l’entusiasmo di un ragazzo –racconta Onorio Vitti – e Andrea Fusco ha conquistato da subito sia me che Yukari.

Il suo rigoroso rispetto delle materie prime ci ha fatto capire come fossela persona ideale perraccontare un mondo in equilibrio tra occidente e oriente.

Gioco, colore e ricercatezza. Incrocio di due o più mondi. Combinzioni, concretezze e suggestioni di luoghi lontani che tornano a casa per ripartire ancora. Continua voglia di sperimentare cotture, techiche e contaminazioni, mantenendo ben definiti i confini delineano il nuovo slancio di Fusco verso nuovi mondi.

Tra toni scuri, poltroncine in velluto, grande gusto nell’arredamento, nella mise en place nuda e traslucide soluzioni di design, Fusco porta in sala, la sua cucina, la sua personalità variopinta, e la voglia di dialogare con l’ospite, di essere presente in sala, di affermare a più voci che “Fusco in back”.

Chef Andrea Fusco

Il nuovo inizio dello chef Andrea Fusco avviene dopo anni in cui la sua storia personale e professionale si è completamente trasformata diventando, come nei racconti più belli e memorabili, completamente un’altra. La sua prima vita si svolge al Giuda Ballerino! di Largo Appio Claudio, dove nel 2010 riceve il riconoscimento della stella Michelin e definisce il suo stile di cucina. Nel 2015 si trasferisce poi in una delle terrazze più belle della città, e cioè all’ottavo piano dell’hotel al Bernini Bristol di Piazza Barberini. Conclusa nel 2019, il capitolo fondamentale del Giuda Ballerino! Nello stesso anno viene coinvolto, in una nuova avventura che lo vuole alla guida del Diana’s Place di AG Foodies, progetto d’ospitalità capitolino giovane e intraprendente. Negli stessi anni consulenze e viaggi animano il suo quotidiano, si muove sia per il mondo che nella geografia interiore della propria identità, rinnovandosi e continuando a sviluppare pensiero creativo di cucina.

TAKI OFF
Via Marianna Dionigi, 62 -Roma
06 320 1750
http://www.taki.it/takioff/

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l’Italia è una e centomila, così come i grani, così come la pasta. Strette da un legame profondo, antico come il grano, l’Italia e la pasta condividono spesso un luogo comune che lega la sua qualità alla regione di provenienza. Ma ciò che proverò a descrivere è certamente un luogo non-comune per la sua produzione.

Qui siamo sulle Dolomiti, nel Pastificio più a Nord della Penisola, e questa è la storia della Famiglia Felicetti che ha fatto della Val di Fiemme la culla di una nuova visione pastaia. Con tenacia e prospettiva ha saputo sfidare i diktat in materia facendo leva sui valori vincenti della montagna, sulla premura artigianale e sulle avanguardie tecnologiche che guardano, insieme, fiduciose al futuro.

Pasta, Appartenenza e Prospettiva. Tre parole chiave per inquadrare una storia di “pasta anticonformista”, un’impresa cresciuta sulle Dolomiti nel 1908 e che continua a rigenerarsi forte di un’ottica limpida e coraggiosa, come l’acqua e l’aria d’alta quota.

Sempre orientata dal saggio sviluppo, a sua volta guidato dall’amore e rispetto per questi eroici regni, la famiglia Felicetti ha guardato alla pasta con un grandangolo visuale ampissimo, capace di superare i limiti imposti dalla natura stessa delle cose e di scardinare l’asse di quel luogo comune che vuole la produzione di pasta di qualità ad esclusivo appannaggio del sud Italia.

Contro ogni previsione, oggi il Pastificio Felicetti è tra le realtà di settore più affermate, apprezzate, dinamiche e saldamente ancorate al concetto di qualità senza compromessi; una qualità che contribuisce a rafforzare l’immagine di un’Italia tenace, capace, produttiva e sfidante.

La Storia

Non tutti sanno che un tempo, quando la Val di Fiemme in Trentino faceva parte dell’Impero Austro Ungarico, ogni valle custodiva il proprio pastificio con un preciso intento: quello di garantire autosufficienza alla comunità in caso di guerre, carestie o autonomia quando la neve avesse reso impossibile la comunicazione tra le valli.

Per la semola si utilizzavano i cereali a disposizione come orzo, segale, grano saraceno, dei blend cui si aggiungeva quel po’ di grano tenero che arrivava dall’Austria. Ne derivava una pasta diversa da quella del nostro Sud Italia – di grano duro, sole e vento – ma che racconta comunque una tradizione e storia italiana.

È all’interno di questo scenario dolomitico che Valentino Felicetti, imprenditore edile al servizio dell’Impero Austro-Ungarico – che tra le tante imprese aveva realizzato anche l’acquedotto di Vienna – alla nascita del quarto figlio decide di fermarsi a Predazzo, cuore della Val de Flém (in dialetto predazzano).

E’ il 1908 e Valentino rileva una segheria ben avviata che aveva un piccolo pasticifio annesso al primo piano. Da quella data, lunga e tortuosa è stata la storia della Prima Fabbrica Fiemmese di Paste Alimentari. Uno slalom gigante tra difficoltà e grandi soddisfazioni, feroci incendi (1945), maniche rimboccate, cadute e risalite, entusiasmi da ritrovare ogni volta ed energie da mettere in moto con quella tenacia che caratterizza gli uomini di montagna che puntano la vetta e non temono la fatica per raggiungerla.

Sono anni attivi e produttivi. I Pastifici delle valli sono 11. Ma è nel 1974 che l’azienda compie il primo passo decisivo: l’acquisto del Pastificio Cielo di Rovereto, tra i più importanti della zona, con una produzione cinque volte superiore rispetto a quella dei Felicetti.

Valentino fa trasferire a Predazzo i suoi moderni macchinari e proietta l’azienda verso un’attività produttiva notevolmente superiore. Poi arrivano gli anni ’80, i ’90, le innovazioni informatiche, le nuove linee di pasta lunga, i cambi generazionali che portano i tre cugini Riccardo, Paolo e Stefano al vertice del management aziendale, mentre Valentino, nipote del fondatore, diventa il Presidente del Pastificio.

Lavoro, ricerca e sperimentazione si traducono in un processo continuo di innovazione

Nel 2016 lo stabilimento di Predazzo viene rinnovato, la facciata assume un aspetto moderno, colorato, sempre integrato con l’ambiente e la bella parola PASTA bene in evidenza. Tra traguardi, esportazioni, mercati internazionali, ristoranti stellati, grandi interpretazioni di pasta, formati e semole monovarietali, nel 2022, dopo 3 anni di cantiere, Pastificio Felicetti inaugura a Castello Molina di Fiemme la nuova struttura produttiva: un ulteriore esempio di architettura industriale sostenibile e integrata nel paesaggio.

Se non posso avere i campi, posso puntare sui migliori grani, lavorare la semola migliore con un sistema di controllo e produzione ai massimi vertici.

Riccardo Felicetti

LA PASTA e la Produzione del MONOGRANO

Il 2004 è un anno davvero significativo. Monograno Felicetti punta sulle produzioni monovarietali e lancia una linea di grani puri: i Monograni Felicetti. Pasta di alta qualità, realizzata con grani lavorati in purezza.

Matt, Khorasan KAMUT®, Farro e Senatore Cappelli, varietà pregiate interpretate a regola d’arte dal mastro pastaio, che restituiscono tutta l’armonia e il sapore del grano, espressione del carattere di ogni territorio che lo ha generato.

La nostra produzione ed è ottenuta da semole biologiche monorigine coltivate su terreni ben precisi: riusciamo così a trasmettere con la nostra pasta il carattere spiccato e la verità di questi semplici ma fragili ingredienti. Il nostro Matt è prodotto in Puglia e della terra d’origine conserva il calore e la sferza primordiale, mentre è dal lontano Saskatchewan – in Canada – che proviene l’antico ed insieme moderno Kamut® Khorasan. Tutto umbro è il timbro del nostro Farro dicocco, rustico e sincero, e nelle Murge si coltiva l’ultimo giunto – ma non per questo meno importante – “Il Cappelli”, ottenuto dalla varietà di grano duro Cappelli italianissima e vigorosa, densa di sensazioni schiette e appaganti allo stesso tempo.

Sono anche gli anni in cui l’attenzione dell’Alta Ristorazione si rivolge nuovamente alla Pasta di Grano Duro di Alta qualità.

Molti le collaborazioni e molti gli Chef che scelgono Monograni Felicetti per le proprie interpretazioni di Cucina Italiana. La pasta diventa prodotto griffato, da esibire sulle tavole, si moltiplica in parole per nuove pagine di racconti scritti da Chef del calibro di Massimo Bottura, Carlo Cracco, Davide Scabin, Luca Fantin, Norbert Niederkofler.

“Il biologico per Monograno Felicetti è un prerequisito. Dall’inizio abbiamo scelto di collaborare con agricoltori che consideravano il metodo di coltivazione biologica come base imprescindibile per raggiungere un risultato agricolo di assoluta eccellenza. Dalla coltivazione alla produzione nello stabilimento tutto rispetta la nostra vocazione a fare le cose per bene.

Le Regole della Pasta e il Metodo Felicetti

Semola di grano duro, Acqua, Aria. Sono queste le 3 componenti imprescindibili per la costruzione di una buona pasta in ogni luogo, oltre chiaramente all’abilità di un pastaio.


La semola, di questi elementi è l’unica che può essere trasportata con maggiore facilità da un luogo all’altro, a prescindere da dove venga coltivato il grano duro. Questo è ciò che accade da Felicetti, dove la semola arriva tra i monti del Lagorai e Latemar, qui dove si estende la rigogliosa Val di Fiemme, una delle principali valli dolomitiche.

Le fasi della produzione della pasta sono quattro: la prima è l’impasto. La semola si mescola all’acqua, si ottiene e un composto omogeneo. L’impasto viene spinto nelle trafile con fori sagomati che determinano la forma della pasta e ne caratterizzeranno la superficie rugosa. Poi c’è l’essiccamento e il raffreddamento.

Matt, Khorasan KAMUT®, Farro e Senatore Cappelli sono i Fantastici 4, nati per essere grandi, ma ciascun grano impone un modo diverso di fare pasta in base alle caratteristiche di ognuno, ma tutti vengono impastati entro e non oltre 48 ore dal loro arrivo con l’acqua pura del Latemar, a più di 2000 metri di altitudine.

Più pura è l’acqua, migliore sarà la qualità della pasta, più ricco di profumi integri il suo carattere distintivo.

Ogni lotto di Semola che arriva da Felicetti viene scrupolosamente controllato, analizzato nelle sue componenti di umidità, proteine, glutine e colore; gli impanti vengono adattati in base ai risultati. Oltre l’impasto con l’acqua pura è l’aria che fa l’altra grande differenza. La fase di essiccazione è stata pensata su modello gragnanese: la pasta appena trafilata, ancora morbida, raggiunge con l’aria riscaldata e filtrata di Predazzo il proprio grado di umidità. Poi, un diagramma di essiccazione, che tiene conto della Natura e delle condizioni del tempo, farà il resto.

Prodotto agricolo, di territorio e di design, la pasta di Monograno Felicetti oggi viaggia in tutto il mondo e abita le credenze di gourmand di ogni bandiera. Un’ impresa di famiglia in continua evoluzione, un’azienda vincente, un progetto solido e anticonformista reso concreto dalla passione, dalla tenacia e dalla natura incontamita di questo regno d’alta quota; e dal fatto che, come ha scritto William Blake, “quando uomini e montagne si incontrano, grandi cose accadono.”

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“Osteria Francescana” di Massimo Bottura al vertice per la guida 50 Top Italy per la categoria Grandi Ristoranti e “Zia Restaurant” di Antonio Ziantoni nella categoria Cucina d’Autore. Il podio dei Grandi Ristoranti è completato da “Uliassi” di Mauro Uliassi al secondo posto, e da” D’O” di Davide Oldani in terza posizione. Per la categoria Cucina d’Autore, sul secondo gradino del podio da Gorini e Marotta Ristorante al terzo posto.

Cos’è 50 Top Italy?

È un network per comunicare lo straordinario movimento della cucina italiana nel mondo: una mappa del mangiare bene in Italia e nel mondo; una guida pensata per gli italiani e per i turisti che in milioni frequentano il nostro Paese o, che in generale, cercano la cucina italiana.

150 esperti gastronomi, con particolare sensibilità verso il mondo della ristorazione italiana, fanno parte del “panel” italiano. Si tratta di esperti a cui è chiesto, con il vincolo di riservatezza e anonimato, di compilare un sondaggio inziale per stilare una classifica provvisoria.

Dopo aver effettuato le visite, si procede ad un nuovo sondaggio di aggiornamento che porta alla classifica definitiva.

Cosa indica la classifica

Le insegne presenti in 50 Top Italy sono suddivise in categorie, in base alla fascia di prezzo, con una sezione dedicata alle tipologie di locali più ricercati dal grande pubblico. Sono esclusi i ristoranti che si trovano all’interno di Hotel, Relais, Residenze di Charme, in quanto ad essi è destinata una classifica apposita: 50 Top Italy Luxury.

Il network 50 Top Italy è completamente gratuito e fruibile per tutti i naviganti, tradotto completamente in inglese e integrato ad un servizio di geolocalizzazione.

L’edizione 2023

Il migliore ristorante d’Italia si conferma l’Osteria Francescana a Modena, di Massimo Bottura, per la categoria Grandi Ristoranti; per la categoria Cucina d’Autore si impone Zia Restaurant di Antonio Ziantoni, a Roma. Il podio, per i Grandi Ristoranti, è completato al secondo posto da Uliassi a Senigallia, di Mauro Uliassi, e da D’O di Davide Oldani, a Cornaredo, in terza posizione.

Il podio, per la Cucina d’Autore, vede al secondo posto da Gorini di Gianluca Gorini, a San Piero In Bagno, e Marotta Ristorante di Domenico Marotta, a Squille, al terzo posto.

Abbiamo suddiviso i migliori ristoranti della Penisola – dichiarano i tre curatori della guida, Barbara Guerra, Luciano Pignataro e Albert Sapere – secondo tipologia di locale e fascia di prezzo, in tre classifiche contenenti 50 nomi ciascuna: Grandi Ristoranti, Cucina d’Autore e Luxury.

I Grandi Ristoranti senza limite di spesa e la Cucina d’Autore con un limite di spesa intorno ai 100 euro; la categoria Luxury, che presenteremo il 5 dicembre, comprende quei ristoranti di alto livello e con un servizio di standard elevato, presenti all’interno di Hotel, Relais, Residenze di Charme. Il tutto per avere, sempre di più, un occhio attento alla spesa e alla tipologia di locale che si vuole scegliere, e per essere quanto più chiari e diretti verso i consumatori.

La top ten dei Grandi Ristoranti vede al quarto posto Enrico Bartolini MUDEC, a Milano, quinto Le Calandre, a Rubano, sesto Danì Maison, a Ischia, settimo Duomo a Ragusa, all’ottavo posto Enoteca Pinchiorri, a Firenze, nono Il Pagliaccio, a Roma, e alla decima posizione Taverna Estia, a Brusciano.

Per la Cucina d’Autore al quarto posto Dina, a Gussago, quinto Condividere, a Torino, sesto l’Argine a Vencò, a Dolegna del Collio, settimo Ristorante Villa Maiella, a Guardiagrele, ottavo posto per Antica Osteria Nonna Rosa, a Vico Equense, nona posizione per Gambero Rosso, a Marina di Gioiosa Ionica, e decima posizione per Colline Ciociare ad Acuto.

Una ristorazione italiana che soffre – continuano Barbara Guerra, Luciano Pignataro e Albert Sapere – che non ha perso creatività e smalto, ma che affronta dei costi di lavoro, energia e materie prime che sono più che raddoppiati negli ultimi mesi.

Quest’anno abbiamo scelto di presentare la guida in varie fasi, dando tanto spazio al web e ai social per raggiungere un pubblico più vasto. Concluderemo la presentazione il 13 dicembre al Teatro San Babila di Milano, consegnando tutti i premi, compresi quelli speciali, che metteranno un punto d’attenzione su quei professionisti che si sono distinti in qualche maniera nell’ultimo anno; scopriremo poi quali saranno i 50 Migliori Ristoranti Italiani nel Mondo, fuori dai confini nazionali. Siamo una guida giovane, che si adatta alle esigenze dei consumatori.

Appuntamento con il Gran Galà della Cucina Italiana, al Teatro San Babila di Milano, il 13 dicembre alle ore 18.00, per scoprire i 50 Migliori Ristoranti Italiani nel Mondo, per premiare i top delle classifiche Italia e per consegnare i tanto attesi premi speciali.

La Classifica Completa di Cucina d’Autore di 50 Top Italy – Guida ai Migliori Ristoranti Italiani 2023

1 Zia Restaurant – Roma, Lazio

2 daGorini – San Piero in Bagno (FC), Emilia-Romagna

3 Marotta Ristorante – Squille (CE), Campania

4 Dina – Gussago (BS), Lombardia

5 Condividere – Torino, Piemonte

6 L’Argine a Vencò – Dolegna del Collio (GO), Friuli-Venezia Giulia

7 Ristorante Villa Maiella – Guardiagrele (CH), Abruzzo

8 Antica Osteria Nonna Rosa – Vico Equense (NA), Campania

9 Gambero Rosso – Marina di Gioiosa Ionica (RC), Calabria

10 Colline Ciociare – Acuto (FR), Lazio

11 Abocar Due Cucine – Rimini, Emilia-Romagna

12 Re Santi e Leoni – Nola (NA), Campania

13 Oasis Sapori Antichi – Vallesaccarda (AV), Campania

14 Dalla Gioconda – Gabicce Monte (PU), Marche

15 L’Asinello – Castelnuovo Berardenga (SI), Toscana

16 Il Povero Diavolo – Poggio Torriana (RN), Emilia-Romagna

17 al Metrò – San Salvo Marina (CH), Abruzzo

18 Trattoria Al Cacciatore – La Subida – Cormons (GO), Friuli-Venezia Giulia

19 Casa Rapisarda – Numana (AN), Marche

20 Casa Sgarra – Trani (BT), Puglia

21 Modì – Torregrotta (ME), Sicilia

22 Hostaria Ducale – Genova, Liguria

23 Acqua Pazza – Ponza (LT), Lazio

24 Ristorante Giglio – Lucca, Toscana

25 L’Acciuga – Perugia, Umbria

26 Antica Corte Pallavicina – Polesine Parmense (PR), Emilia-Romagna

27 Quintessenza Ristorante – Trani (BT), Puglia

28 L’Alchimia – Milano, Lombardia

29 Octavin – Arezzo, Toscana

30 Essenza – Terracina (LT), Lazio

31 Cannavacciuolo Bistrot Torino – Torino, Piemonte

32 Gagini Restaurant – Palermo, Sicilia

33 Mater1apr1ma – Pontinia (LT), Lazio

34 Atelier Restaurant – Domodossola (VB), Piemonte

35 La Favellina – Malo (VI), Veneto

36 Somu – Baja Sardinia (SS), Sardegna

37 Lazzaro 1915 – Pontelongo (PD), Veneto

38 æde – Roma, Lazio

39 Luigi Lepore – Lamezia Terme (CZ), Calabria

40 La Bandiera – Civitella Casanova (PE), Abruzzo

41 L’Arcade – Porto San Giorgio (FM), Marche

42 Il Marin – Genova, Liguria

43 Contaminazioni Restaurant – Somma Vesuviana (NA), Campania

44 Fradis Minoris – Pula (CA), Sardegna

45 Gianni D’Amato – Miranda – Tellaro (SP), Liguria

46 Coria – Caltagirone (CT), Sicilia

47 Gardenia – Caluso (TO), Piemonte

48 SanBrite – Cortina d’Ampezzo (BL), Veneto

49 Zum Löwen – Tesimo (BZ), Trentino-Alto Adige

50 Locanda Mammì – Agnone (IS), Molise

La Classifica Completa di Grandi Ristoranti di 50 Top Italy – Guida ai Migliori Ristoranti Italiani 2023

1 Osteria Francescana – Modena, Emilia-Romagna

2 Uliassi – Senigallia (AN), Marche

3 D’O – Cornaredo (MI), Lombardia

4 Enrico Bartolini MUDEC – Milano, Lombardia

5 Le Calandre – Rubano (PD), Veneto

6 Daní Maison – Ischia (NA), Campania

7 Duomo – Ragusa, Sicilia

8 Enoteca Pinchiorri – Firenze, Toscana

9 Il Pagliaccio – Roma, Lazio

10 Taverna Estia – Brusciano (NA), Campania

11 Madonnina del Pescatore – Senigallia (AN), Marche

12 Del Cambio – Torino, Piemonte

13 Andrea Aprea – Milano, Lombardia

14 Piazza Duomo – Alba (CN), Piemonte

15 Krèsios – Telese (BN), Campania

16 Dal Pescatore – Canneto sull’Oglio (MN), Lombardia

17 La Tana Gourmet – Asiago (VI), Veneto

18 Lido 84 – Gardone Riviera (BS), Lombardia

19 Angelo Sabatelli Ristorante – Putignano (BA), Puglia

20 Casa Perbellini – Verona, Veneto

21 Agli Amici – Udine, Friuli-Venezia Giulia

22 La Peca – Lonigo (VI), Veneto

23 Il Luogo di Aimo e Nadia – Milano, Lombardia

24 Pascucci al Porticciolo – Fiumicino (RM), Lazio

25 La Torre del Saracino – Vico Equense (NA), Campania

26 La Madia – Licata (AG), Sicilia

27 AALTO – Milano, Lombardia

28 El Molin – Cavalese (TN), Trentino-Alto Adige

29 Ristorante Andreina – Loreto (AN), Marche

30 Ristorante Berton – Milano, Lombardia

31 Laite – Sappada (UD), Friuli-Venezia Giulia

32 Aqua Crua – Barbarano Vicentino (VI), Veneto

33 Qafiz – Santa Cristina d’Aspromonte (RC), Calabria

34 Piazzetta Milù – Castellammare di Stabia (NA), Campania

35 Caino – Montemerano (GR), Toscana

36 Antica Osteria Cera – Campagna Lupia (VE), Veneto

37 Ristorante Romano – Viareggio (LU), Toscana

38 Materia – Cernobbio (CO), Lombardia

39 Damini Macelleria & Affini – Arzignano (VI), Veneto

40 Il Faro di Capo d’Orso – Andrea Aprea – Maiori (SA), Campania

41 Virtuoso Gourmet – Tenuta Le Tre Virtù – Scarperia e San Piero (FI), Toscana

42 Pashà – Conversano (BA), Puglia

43 Palazzo Petrucci – Napoli, Campania

44 Retroscena – Porto San Giorgio (FM), Marche

45 Impronta d’Acqua – Lavagna (GE), Liguria

46 Ristorante Dattilo – Strongoli (KR), Calabria

47 Senso Alfio Ghezzi Mart – Rovereto (TN), Trentino-Alto Adige

48 Peter Brunel Ristorante Gourmet – Arco (TN), Trentino-Alto Adige

49 Volta del Fuenti by Michele De Blasio – Vietri sul Mare (SA), Campania

50 Dimora Ulmo – Matera, Basilicata

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Lunedì 24 ottobre 2022, alle ore 11.00, al Mercato Centrale Roma – ingresso Via Giolitti 36 – gli chef Antonio Ziantoni, Bernard Fournier e Daniele Reponi si esibiranno in uno Show Cooking dedicando la loro creatività a tre diverse interpretazioni della Mortadella Bologna IGP. A seguire, una Masterclass d’eccezione di Sonia Peronaci dedicata a 20 food influencers per un grande Mortedella Day!

Lunedì 24 ottobre, al Mercato Centrale Roma, si festeggia il Mortadella Day. Giunto alla sua X edizione e nato per celebrare l’anniversario del 24 ottobre 1661, data in cui il Cardinal Farnese emise il Bando che metteva nero su bianco le regole per la produzione della Mortadella Bologna: un vero e proprio antesignano dell’odierno Disciplinare di produzione IGP. 

Per il celebre accadimento, tre firme della cucina d’autore si cimenteranno in uno show-cooking dove la “Regina Rosa” sarà protagonista di 3 ricette in versione regionale: quella laziale rappresentata dallo chef Antonio Ziantoni (Ristorante Zia, 1 stella Michelin); quella emiliana con Daniele Reponi e quella francese, con lo chef Bernard Fournier.


La Mortadella, infatti, oltre ad essere la Bologna per eccellenza, è un ingrediente tipico della tradizione gastronomica romana e, all’estero, piace soprattutto ai francesi. L’iniziativa si inserisce nell’ambito della campagna europea DELI M.E.A.T che vede Italia e Francia unite nella promozione dei salumi italiani tutelati. Giudici d’eccezione per gli showcooking: il campione olimpionico Massimiliano Rosolino e l’attrice e conduttrice Flora Canto.

A guidare il Contest tra i tre chef sarà la giornalista e conduttrice televisiva Federica De Denaro che dal 2016 a Linea Verde, gira in lungo e in largo il Paese per far conoscere le meraviglie della nuova cucina urbana. Infine, nel primo pomeriggio si terrà l’esclusiva Masterclass di Sonia Peronaci, cuoca, scrittrice, conduttrice televisiva e blogger, che proporrà a una platea di 20 influencer una ricetta speciale a base di Mortadella Bologna IGP.

LA LOCATION

La scelta della location, a pochi passi dalla stazione di Roma Termini, non è casuale: al pari della Bouquerìa di Barcellona e del Borough Market di Londra, rappresenta un ottimo esempio di recupero di edificio in disuso per ospitare un raffinato mercato gastronomico dove, oltre a fare la spesa, è possibile degustare cibi locali e delicatessen degne dei ristoranti stellati. In altri termini, il Mercato Centrale, con i suoi 2.500 mq, risulta essere il luogo ideale dove il cibo viene vissuto, raccontato e preparato da artigiani che lo rispettano e conoscono profondamente.
In occasione del Mortadella Day, una modella in abito lungo – ovviamente rosa – “La Sposa Perfetta”, girerà tra i corner del Mercato Centrale, dove gli artigiani proporranno le loro originali interpretazioni della Mortadella Bologna IGP, realizzando un vero e proprio percorso gastronomico dedicato a tutti coloro che prenderanno parte all’evento o passeranno per il mercato.

LE REGIONI

Il Lazio, con 2 milioni e mezzo di kg venduti, risulta essere la seconda Regione per consumo di Mortadella Bologna – dopo la Lombardia e prima dell’Emilia-Romagna – che è comunque apprezzata in tutta Italia senza distinzione di età o di genere. Sul fronte export, invece, la Francia rappresenta il principale mercato di riferimento, con una quota del 30%

GLI CHEF

Lo Show Cooking Contest vedrà confrontarsi il giovane e talentuoso chef stellato romano Antonio Ziantoni. Per tre anni e mezzo al servizio di Anthony Genovese e del suo Ristorante il Pagliaccio, unico chef bi-stellato della capitale, Ziantoni ha ottenuto, a sua volta, la stella Michelin e la menzione d’onore come Giovane Chef Stellato 2021 per il suo ZiaRestaurant, aperto nella zona più tranquilla e appartata di Trastevere in Piazza San Cosimato, ed è da poche ore salito sul podio de “I Migliori Ristoranti Italiani 2023 – Cucina D’Autore” per la guida 50 Top Italy. Il suo stile si può riassumere in una cucina creativa e tecnicamente impeccabile che oscilla armoniosamente tra complessità e pienezza.

Il secondo protagonista scelto per il contest è lo chef francese Bernard Fournier che, dopo aver ricoperto la direzione dell’Hilton di Parigi, arriva in Italia dove incontra la moglie Adriana Berti. Insieme, nel 1984, prendono in gestione l’Orso Grigio a Trento, dove iniziano a far conoscere la cultura del Fois Gras. Da vent’anni gestisce il Ristorante “Da Candida” a Campione d’Italia. Nel suo menù, Fournier mescola sapientemente la tradizione culinaria francese con gli ingredienti e le eccellenze dei prodotti agroalimentari italiani.

Infine, il terzo protagonista è l’emiliano Daniele Reponi “un po’ oste un po’ salumiere” creatore di panini gourmet, animato da una passione con la quale li realizza e li racconta. Anche in quest’occasione, la sua originale interpretazione del Panino con la Mortadella Bologna sarà un piatto creato e condito del racconto dei prodotti, dei produttori e delle storie vere che vi sono dietro.

La comunicazione del Mortadella Day è un’iniziativa che rientra nel programma di “DELI.M.E.A.T. Delicious Moments European Authentic Taste”, il progetto promozionale e informativo che unisce tre consorzi agroalimentari per la tutela dei salumi DOP e IGP, cofinanziato dall’Unione Europea e rivolto al mercato italiano e francese. La campagna prevede la promozione delle seguenti eccellenze alimentari: Mortadella Bologna IGP, Salamini Italiani alla Cacciatora DOP, Zampone Modena IGP e Cotechino Modena IGP con l’obiettivo di contribuire ad aumentarne il livello di conoscenza e riconoscimento e la competitività e il consumo consapevole in Italia e in Francia.
 

Consorzio italiano tutela Mortadella Bologna

Il Consorzio Mortadella Bologna si è costituito nel 2001, a seguito del riconoscimento dell’IGP alla Mortadella Bologna – avvenuto nel 1998 – e al conseguente avvio della certificazione da parte dei produttori. Il Consorzio, che ha come scopo la tutela e la valorizzazione della Mortadella Bologna IGP, in collaborazione con il Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali promuove la Mortadella Bologna IGP e svolge attività di difesa del marchio e della Denominazione dalle imitazioni e dalle contraffazioni. Il Consorzio garantisce un’alta qualità di base che ogni produttore migliora secondo la propria esperienza e professionalità. Un’attività costante che ha come unico obiettivo, che è anche la finalità di tutte le aziende, con i loro marchi, di garantire ai consumatori un prodotto dalle caratteristiche uniche per qualità e gusto, un prodotto ad alto valore nutrizionale, con una composizione di proteine nobili, minerali e grassi insaturi perfettamente in linea con le tendenze della moderna scienza nutrizionale.

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Sabato 22 ottobre la degustazione d’Autunno al Mercato Trionfale di Roma ai Box dei produttori virtuosi; il 22 e 23 ottobre a Jesolo la 18esima edizione della Festa di Stagione recupera la tradizione degli “spaventapasseri” e, negli stessi giorni, a Melfi si festeggia il “Marroncino del Vulture” per un Weekend italiano di intrattenimento, laboratori, enogastronomia e produzioni locali.

La Festa d’Autunno al Mercato Trionfale

Sabato 22 Ottobre al Mercato Trionfale di Roma 5 artigiani e produttori etici hanno deciso di organizzare LA FESTA d’AUTUNNO per farsi conoscere al grande pubblico che frequenta lo storico mercato di Prati i propri prodotti.

Dalle 11.30 alle 13.30 è possibile assaggiare le proposte di Beppe e i suoi Formaggi, Bottega Gamberoni, Piccola Bottega Merenda, Fattoria Pulicaro e Fattoria Faraoni in una degustazione dinamica e divertente aperta a tutti e gratuita.

I banchi in questione saranno:

  • Box 242 – Bottega Gamberoni e Piccola Bottega Merenda
  • Box 227/228 – Giovale Formaggi / Beppe e i suoi formaggi
  • Box 197 – Fattoria Pulicaro e Fattoria Faraoni – che per l’occasione inaugurano i loro spazi al mercato rionale in Via Andrea Doria.

Ogni Box presenta assaggi legati all’autunno, per dare risalto all’etica, alle stagioni e alla qualità del proprio lavoro: dai formaggi a latte crudo di Giovale Formaggi per Beppe e i suoi formaggi, alle carni di Fattoria Pulicaro e Faraoni, passando per le paste ripiene di Bottega Gamberoni e ai sidri e ai succhi selezionati da Piccola Bottega Merenda.


Tutti produttori e artigiani dislocati in zone diverse che si incontrano al Mercato Trionfale per dare risalto alle proprie peculiarità e alla voglia di fare qualità in modo sostenibile ed etico.

JESOLO e l’Autunno in Festa sempre più Green

Sabato 22 e domenica 23 ottobre 2022 il centro storico di Jesolo,  Paese, spiaggia e laguna a Nord di Venezia, verrà avvolto dai caldi colori e profumi con Autunno in Festa, evento tanto atteso da grandi e piccini, alla sua 18^ edizione.

La festa tradizionale con mercatini, musica, enogastronomia, sfuma nel “green” e si arricchisce di proposte legate alla salvaguardia dell’ambiente: sostenibilità, prodotti a km zero, risparmio energetico e riutilizzo dei materiali. Sono numerose le iniziative proposte nei due giorni che vedono protagoniste le aziende agricole del territorio, le scuole e tutti inegozianti e le associazioni del centro storico.

Ma la novità più importante è l’Autunno degli spaventapasseri: l’iniziativa, promossa dalla città di Jesolo, rientra nel programma di educazione ambientale Eco-Schools e celebra l’appuntamento con Autunno in festa: simpatici spaventapasseri, creati con materiali di recupero dai bambini delle scuole primarie dei due istituti comprensivi jesolani, rallegreranno le vie del Centro insieme ad altri spaventapasseri creati dalle associazioni e dai negozianti.
L’ iniziativa, a cura di Luciana Carta, si propone di veicolare un messaggio importante rivolgendosi ai piccoli cittadini, ai commercianti e a tutti coloro che operano nell’ambito del mantenimento delle tradizioni e delle culture locali.

Programma
Laboratori
In piazza I Maggio, largo alla creatività con i laboratori per grandi e piccini, a cura di esperti creativi.
Per partecipare è richiesta la prenotazione al numero 0421 359144o all’indirizzo serviziculturali@comune.jesolo.ve.it

Intrattenimento
Lungo le vie, nelle piazze del Centro e nell’area giardino del Municipio appuntamento con numerose iniziative: mercatino con prodotti agricoli delle aziende del territorio, musica Live con Dj, giostre, intaglio di zucche, e un’ area local food.

MELFI e il suo “Marroncino del Vulture”

La Sagra della Varola si festeggia a Melfi nei giorni di Sabato 22 e Domenica 23 ottobre, overro come ogni anno il penultimo finesettimana di ottobre. La festa è organizzata dalla Pro Loco cittadina per celebrare i sapori e la bontà del marroncino del Vulture, dal sapore delizioso, che si appresta a ricevere il marchio I.G.P. per la sua ottima qualità.

Il Vulture che domina la cittadina Melfitana è quasi tutta ricoperta di piante di castagne, alcuni sostengono che siano state importate dall’Imperatore Federico II dalla Turchia.

Melfi ospita questa festa nella centralissima Piazza Umberto I e lungo tutte le strade del centro storico. Nei giorni della sagra la piazza si trasforma in un grande bosco, con stand dalla forma di tipici rifugi montani, dove vengono esposti tantissimi alimenti prodotti con questo frutto: il castagnaccio, i dolci e il gelato di marroni, la birra di Castagne, le tavolate con pasta ottenuta dalla farina di castagne e la carne condita con crema di marroni e perfino la pizza al marroncino il tutto innaffiato dal rigoglioso vino rosso doc della zona, l’Aglianico del Vulture.

Questa manifestazione riunisce migliaia di turisti e curiosi, che invadono Melfi per gustare la famose caldarroste allietati da numerosi gruppi musicali e popolari che si esibiscono lungo strade e piazzette all’interno dell’itinerario della sagra.

Ogni anno almeno 30.000 persone visitano Melfi nelle due giornate di festa giungendo da tutte le parti d’Italia con gruppi organizzati , che oltre a gustare la classica “varola” (nome dato alle caldarroste e anche al recipiente pieno di fori in cui vengono arrostite) girano tra i mercatini, mostre e sopratutto visitano i tanti monumenti che sono il richiamo turistico di una città ricca di storia di cultura e sopratutto di ospitalità.

Per tutte le informazioni e aggiornamenti consultare il sito: www.prolocomelfi.it

Promosso da: Pro Loco Federico II di Melfi
Indirizzo: Piazza Umberto I, n.1, 85025 Melfi PZ
Tel: 0972 239751
Email: prolocofederico2@tiscali.it
Sitoweb: www.prolocomelfi.it

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Accadrà giovedì 20 ottobre. Nel Salotto di Adelaide – lounge bar del Vilòn di Roma. Dalle 18.30 alle 22.00 Federico Graziani, ex Ru.De. Centocelle, nuovo resident bartender presenta una drink list ispirata a Henri Rousseau e al suo mondo onirico. Special Guest Oscar Quagliarini per la serata inaugurale aperta al pubblico.

Fermento innovativo, fragranze sperimentali, avanguardie. Si annuncia così il viaggio da bere, reale e immaginario tra sperimentazione e alchimia di gradazioni, sentori e sapori.

E’ cio che si respira lungo via dell’Arancio, tra le strade del centro di Roma bella. La contemporaneità sofisticata di 5 Stelle lusso – Small Luxury Hotel apre le porte del suo Salotto Adelaide a Federico Graziani per divenire una sorta di speakeasy.

Si suona un campanello sotto quel piccolo lampione dalla luce sommessa sul muro di cinta dell’ala est di Palazzo Borghese e la sorpresa è immediata. Uno spazio diverso, uno charme sussurrato e un feeling vibrante, dettagli raffinati, eppure informale. La serata del 20 ottobre 2022 aperta al pubblico sarà un evento a 4 mani con un ospite d’eccezione, OSCAR QUAGLIARINI, affermato bartender internazionale, sperimentatore di connesioni tra profumeria e miscelazione, affiancherà Federico Graziani, new entry al lounge bar, con tre signature cocktail a base di essenze, fiori, spezie, distillati, prodotti artigianalmente.

Sono tre drink che rispecchiano la mia filosofia di lavoro, ‘less is more’, che seguo ormai da più di 15 anni e cioè pochi ingredienti, ghiaccio, garnish quasi inesistente, tutto incentrato su gusto e abbinamenti. I tre drink che presento giovedì – racconta Quagliarini

Soil+Orange, Winter+Sun e Yellow+Bitter, hanno tutti e tre forti rimandi alla terra e usano ingredienti che arrivano da varie parti del mondo, riportati dai miei viaggi. Un mood cosmopolita, un po’ come il Vilòn che è un mix di stili e caratteri.

Piccole frivolezze, luci calde e discrete, libri e riviste, divani, specchi, lampade déco, qualche pezzo dal sapore etnico. Si sta al bancone o sui divani, si condivide il piacere di fare salotto.

In compagnia di una Carta Light qui si mangia a tutte le ore. Ad accompagnare i drink per l’aperitivo dalla cucina arrivano sides ogni volta diversi a scelta dell’Executive Chef del Ristorante Adelaide Gabriele Muro.

Commistioni intriganti tra fine dining e fine drinking anche in un nuovo menu allo studio con un food pairing tutto nuovo e alcuni piatti liquidi e cocktail solidi, anticipa Federico Graziani.

Federico Graziani Head Bartender

Con l’arrivo del nuovo bartender, drink fuori dagli schemi classici sì, ma anche grandi classici, dal Negroni al Martini, in un bar d’hotel dal respiro internazionale. La tradizione, mai abbandonata, diventa un viatico per esplorare nuove angolature del gusto: sperimentazione, alchimia, gradazioni di sapori.

Bottigliera da ammirare, un bancone in rovere e ottone dietro al quale dosare, pestare, shakerare: Federico Graziani, ex Ru.De. Centocelle, porta al Vilòn la sua chiave interpretativa e di sperimentazione.

Classe 1997, grande estro nel bere miscelato, la sua è una mixology di ricerca che si contraddistingueper ingredienti e tecniche all’avanguardia, drink puliti e minimal, abbinamenti inusuali, che talvolta prendono a braccetto la cucina.

Nella nuova drink list molte le preparazioni homemade, abbinamenti come “BBQ e pesca”, “nocciola e sedano al tabasco”, “gin all’olio EVO e vermouth bianco”, “banana e popcorn”, “burro di arachidi, banana e acero”.

16 cocktail, tra cui anche un alcol free e un vegan i cui nomi, a parte Viròsa e Gi.No, si ispirano a Henri Rousseau, l’artista “naif” di fine ottocento più noto come Rousseau il Doganiere, alle immagini primitive e visioni magiche, oniriche tradotte in purea di frutta e liquori.

Quasi che Adelaide Borghese de la Rochefoucauld, che abitò questi spazi, ben prima di conoscere le opere di Rousseau, non abbia anche lei sognato quel tripudio di natura esotica che ritroviamo nel piccolo giardino segreto del Vilòn. Angolo dall’atmosfera coloniale, effetto jungle tra banani e kenzie, ficus e gelsomino orientale da fascinoso piccolo riad marocchino, anch’esso un segreto custodito in uno dei palazzi tardo rinascimentali più belli di Roma.

Adelaide Ristorante e Salotto, Hotel VILÒN Roma – Via dell’Arancio 69 – 00186 Roma – tel. 06/878187www.hotelvilon.com

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Inaugurata oggi a Senigallia la 35ma Conferenza annuale AEHT delle scuole alberghiere. L’Istituto di Istruzione Superiore ‘Alfredo Panzini’ di Senigallia ospiterà dal 17 al 22 ottobre il Forum internazionale dell’innovazione della biodiversità e della ripartenza.

E’ qui che si terranno anche le competizioni internazionali della 35a Annual Conference Aeht, Association Europèenne des Ecoles d’Hotellerie et de Tourisme.

Ripartire dopo l’alluvione

Ad aprire la cerimonia inaugurale davanti agli spalti del Palapanzini gremiti di studenti è stato il preside dell’istituto Panzini Alessandro Impoco: “Siamo agli inizi di un percorso importante perché riunire giovani da più parti d’Europa e del mondo è fondamentale e ci dà la possibilità di investire le nostre energie nel modo giusto”.

La nostra è una città ricca di iniziative e questo evento servirà a far conoscere Senigallia e le sue bellezze in tutto il mondo

ha detto Massimo Olivetti, sindaco di Senigallia, che ha anche messo in risalto il lavoro che è stato fatto a sole tre settimane dall’alluvione: “Ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questo evento perché non era semplice organizzare una cosa del genere in queste condizioni”.

Sarà infatti la prima sperimentazione degli “Stati generali giovanili del Turismo dell’Istruzione e dell’Innovazione e della transizione Ecologica” che vede la partecipazione attiva, insieme alla Regione Marche, delle Associazioni di categoria regionali Cna, Confartigianato, Confcommercio, Coldiretti e delle principali aziende produttrici locali.

Decine gli eventi aperti al pubblico e gratuiti dal 17 al 22 ottobre presso l’Istituto di istruzione superiore Alfredo Panzini di Senigallia, che apre le sue porte alla città e a tutti gli appassionati di cucina, enogastronomia e turismo per una settimana di grandi eventi che si terranno in occasione della trentacinquesima Conferenza annuale dell’AEHT, l’Associazione internazionale che riunisce le Scuole Alberghiere di tutta Europa.

In questa occasione ci saranno non solo le “Olimpiadi”, competizione in cui gareggeranno gli studenti da tutta Europa, ma largo spazio anche a “Open”, il Forum dell’innovazione, della biodiversità e della ripartenza.

Cos’è l’AEHT: ‘olimpiadi’ eno-gastronomiche come occasione di scambio internazionale


L’AEHT, Association Européenne des Ecoles d’Hôtellerie et de Tourisme, è un’organizzazione internazionale non governativa (ONG): mira a facilitare la comunicazione tra le scuole alberghiere e turistiche, favorendo
gli scambi tra studenti e insegnanti, rinsaldando i rapporti di collaborazione tra scuole e imprese e mettendo in comune metodi e materiali didattici, conoscenze e abilità. L’Annual Conference AEHT viene ospitato di volta in volta da una città europea diversa.

Sette giorni che uniscono turismo, cultura ed enogastronomia: competizioni internazionali, convegni, momenti di scambio culturale e gemellaggi. Ci saranno 776 tra dirigenti scolastici e professionisti del settore
provenienti da tutta l’Europa, e 434 studenti (numeri ancora provvisori data la richiesta record di prenotazioni). Le scuole che parteciperanno alle competizioni della 35a edizione dell’Annual Conference ad
oggi sono 110 e rappresenteranno Austria, Belgio, Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Islanda, Italia, Kosovo, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Portogallo, Slovenia, Spagna, Svezia e Svizzera.

22 nazioni e 115 scuole d’Italia e d’Europa, impegnate in gare professionalizzanti e convegni.
Tutte le 11 competizioni verranno ospitate nei locali dell’IIS Panzini. Sul sito è già possibile esplorare virtualmente i campi di gara e visualizzare gli strumenti utilizzabili. Inoltre, l’interazione virtuale permetterà di studiare i prodotti e i produttori e di conoscere il tessuto eno-gastronomico turistico ed industriale marchigiano.

Il tema della gara di quest’anno è “Ripartire dopo la pandemia da Covid 19” e gettare le basi di una nuova sensibilità globale, con la valorizzazione delle materie prime e della biodiversità come fondamenta per lo sviluppo di interi distretti territoriali.

Show e Conferenze

Cucinando con le stelle

Dopo la cerimonia, è decollato anche Open, il Forum dell’innovazione, della biodiversità e della ripartenza, allestito presso il Palazzetto dello Sport dell’Istituto Panzini dall’azienda Cancelloni Food service Spa e sotto la regia della testata di riferimento di settore, Italia a Tavola, diretta da Alberto Lupini: preziosi eventi formativi con protagonisti chef stellati, scuole, università e opinion leader di settore.
A salire sul palco in mattinata sono stati lo chef Errico Recanati, del ristorante Andreina di Loreto, da 10 anni detentore della Stella Michelin durante l’evento organizzato da Confcommercio Marche – FIPE. Alle 11 è stata la volta di Nikita Sergeev, chef del ristorante L’Arcade di Porto San Giorgio (per lui la prima stella Michelin è arrivata nel 2021). Terzo appuntamento con Lady Chef, della Federazione Italiana Cuochi. Cooking show totalmente al femminile: protagoniste Barbara Settembri, chef de La Locanda dei Matteri di Sant’Elpidio a Mare, e Angela Di Crescenzo, chef del ristorante Villa Maiella di Guardiagrele, in provincia di Chieti, premiato con una stella Michelin.

Conferenze, tavole rotonde, opinion leader di settore si confronteranno su temi di attualità, partendo proprio dal tema centrale dalla biodiversità.

Sono previsti diversi eventi formativi con chef stellati dal 17 al 20 ottobre: saranno presenti in tutto 22 stelle Michelin tra cui gli ambasciatori del territorio, Moreno Cedroni della Madonnina del Pescatore e Mario Uliassi del Ristorante “Uliassi”, 3 Stelle Michelin.

Venerdì 21 ottobre la PSB Consulting, ente di formazione accreditato, modererà la giornata interamente dedicata al mondo della scuola, compresi i temi caldi che ne guidano il Futuro, favorendo un dialogo di approfondimento con le più alte cariche del Ministero dell’Istruzione sul tema “FUTURA, transizione digitale e gemellaggi Europei”.

Le istituzioni e la robotica: uno sguardo rivolto al futuro

Nella giornata di venerdì 21 ottobre il programma prevede la presenza anche di formatori e famosi esperti per parlare di robotica e innovazione. Prendendo spunto dalle recenti linee guida ministeriali in materia, verranno dimostrate le potenzialità di sviluppo di cui godono gli arredi funzionali e la robotica applicata al mondo dell’educazione e saranno formati Dirigenti scolastici, Dsga, docenti e studenti sulle nuove linee di finanziamento Europee a queste dedicate.

Presso il Panzini Biodiversity Garden, la Pagoda, si terranno poi incontri e tavole rotonde sui temi legati alla biodiversità e alla valorizzazione dei prodotti del territorio con diverse associazioni di categoria, come la Cna e la Confartigianato, e l’Università Politecnica delle Marche. Gli eventi sono aperti a tutti e l’entrata è gratuita: l’elenco di tutti gli appuntamenti è consultabile sul sito, dove c’è anche la possibilità di prenotarsi un posto.

A completare il già ricco quadro dell’Evento la struttura scolastica dell’I.I.S. Panzini ospiterà fisicamente e virtualmente la “Marche Expo Experience”, la prima mostra didattica che certifica le eccellenze della regione, curata dall’azienda leader di settore Etic srl e visibile anche online, nell’apposita sezione dedicata del sito.

Gli Istituti alberghieri delle Marche hanno selezionato le migliori aziende e le associazioni di categoria maggiormente rappresentative della regione, nonché le migliori Scuole di Formazione nazionali e internazionali alle quali hanno assegnato un vero e proprio certificato di qualità e sostenibilità.

TUTTO IL PROGRAMMA QUI

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“La situazione è tragica, produciamo cibo per 12 miliardi di persone, siamo circa 7 miliardi e mezzo sul pianeta, di cui 860 milioni di persone soffrono la fame. Sprechiamo il 33% di quello che produciamo, circa 1.3 bilioni di tonnellate di cibo e questa è una cosa inaccettabile oggi”.

Parole di Massimo Bottura, ospite su Rai3 del programma “Che tempo che fa” di Fabio Fazio in occasione del World Food Day, la Giornata mondiale dell’alimentazione e che, con il suo progetto Food For Soul, è riuscito a salvare 670 tonnellate di cibo dalle discariche, trasformandolo in pasti per 850mila persone. Scopriamo come prendere parte al cambiamento.

“Food for Soul” è il progetto culturale fondato dalla Massimo Bottura e Lara Gilmore, potentissima coppia proattiva della ristorazione mondiale, fortemente voluto per illuminare l’invisibile potenziale di persone, luoghi e cibi.

Investendo nella loro più ottimistica trasformazione, “Food for Soul” mira a riprogettare ambienti, ripensare pietanze e atmosfere di benessere per far accomodare a tavola la dignità attraverso un approccio olistico di arte, design e bellezza.

Ma facciamo qualche passo indietro. Nato nel 1962 a Modena, Massimo Bottura è uno degli chef e ristoratori più famosi al mondo. Nel 1986, dopo aver abbandonato la facoltà di giurisprudenza, Bottura apre la sua prima trattoria in un paese dell’Emilia-Romagna. Alain Ducasse si è fermato per un pasto e ha finito per offrire a Bottura uno stage nel suo ristorante a Monaco. Da lì, Bottura vola a New York, dove conosce la sua futura moglie, Laura Gilmore. Nel 1995 torna a Modena e apre l’Osteria Francescana. Il Ristorante ha ricevuto la sua terza stella Michelin nel 2011 ed è stato in cima alla lista dei 50 migliori ristoranti del mondo nel 2016 e nel 2018. Nel 2019, Time Magazine ha nominato Bottura una delle 100 persone più influenti al mondo.

L’Osteria Francesca è come una bottega rinascimentale dove facciamo cultura, siamo ambasciatori dell’agricoltura, siamo agenti di turismo, facciamo formazione e adesso anche il sociale.

Massimo Bottura

“Food for Soul” è soprattutto un’organizzazione no-profit nata per incoraggiare le comunità a combattere lo spreco alimentare nell’interesse dell’inclusione sociale e del benessere individuale. Durante Expo Milano 2015, l’associazione ha costruito il Refettorio Ambrosiano, una mensa per i poveri in un teatro abbandonato, e ha portato più di 60 chef internazionali a cucinare dalle eccedenze alimentari risultanti dall’esposizione globale.  

Consentendo la trasformazione di persone, luoghi e cibo, Food For Soul costruisce una nuova cultura del valore tesa a rafforzare la resilienza della comunità, aprendo nuove propspettive e opportunità di mobilità sociale, economica per la costruzione di sistemi alimentari più sani ed equi.

Massimo Bottura, ospite ieri sera su Rai3 nel programma “Che tempo che fa” di Fabio Fazio in occasione del World Food Day, la Giornata mondiale dell’alimentazione ha tuonato così:

La situazione è tragica, produciamo cibo per 12 miliardi di persone, siamo circa 7 miliardi e mezzo sul pianeta, di cui 860 milioni di persone soffrono la fame. Sprechiamo il 33% di quello che produciamo, circa 1.3 bilioni di tonnellate di cibo e questa è una cosa inaccettabile oggi.

Con il suo progetto Food For Soul, è riuscito a salvare 670 tonnellate di cibo dalle discariche, trasformandolo in pasti per 850mila persone.

Il nostro è un progetto culturale con due scopi, la lotta allo spreco alimentare e quella all’isolamento sociale, attraverso il potere della bellezza, il valore dell’ospitalità e la qualità delle idee.

La bellezza, perché questi luoghi sono pieni di bellezza, di arte, di design, di architettura meravigliosa e di creatività che è al centro del progetto; la bellezza del modo in cui noi serviamo i piatti e questo è il valore dell’ospitalità perché la parola “benvenuti” – “venite, accomodatevi, ci occupiamo di voi” – è qualcosa di straordinario, di potentissimo. Poi la qualità delle idee, le idee che possono sviluppare tantissime altre idee, perché noi piantiamo semi, costruiamo ponti, congiungiamo refettori e volontari in tutto il mondo. Pensa che in questi 7 anni abbiamo unito 105mila volontari e chef di tutto il mondo.

La parola Refettorio deriva dal tardo latino ecclesiastico refectorium, sostantivato netro di refectorius «che serve a ristorare», che deriva a sua volta da reficĕre «ristorare». In origine era un luogo in cui i monaci si riunivano per condividere il pasto quotidiano. Food For Soul (ne avevamo già parlato qui) collabora con organizzazioni locali, produttori, artisti, architetti e leader della comunità per rinnovare spazi sottoutilizzati trasformandoli in centri di ispirazione comunitaria, dove alle persone in situazioni di vulnerabilità sociale ed economica vengono serviti pasti nutrienti cucinati con ingredienti in eccesso che altri avrebbero buttato via.

Il nostro obiettivo è sviluppare spazi ed esperienze che possano avere un impatto reale e che possano aiutare a rendere le nostre comunità più resilienti, aprire opportunità di crescita economica e rendere il nostro sistema alimentare più equo e sano.

Io nella mia testa volevo costruire il Miracolo a Milano e quindi avevo già ideato di creare il refettorio sotto la stazione dei treni di Milano; ma, con Davide Rampello, l’Arcivescovo Scola, la Caritas eravamo in forse, però l’Arcivescovo mi ha detto ‘la qualità delle tue idee è straordinaria.

Allora abbiamo sentito Roma e il nostro Papa ci ha detto che avremmo dovuto portare la luce nelle periferie più che nel centro della città, concentrarci sulle periferie; da lì siamo arrivati a Greco che era allora il quartiere più disagiato di Milano.

Appena siamo arrivati abbiamo incontrato Don Giuliano, che adesso è a Roma, che ci ha guardato e ci ha detto ‘Vedi? Sta passando il treno, quello è il futuro!

Io mi son guardato intorno e ho detto ‘questo è l’uomo giusto per fare questo progetto’ e da lì è iniziato il progetto delle periferie.

Sappiamo che lo spreco alimentare è la prima causa di cambiamento climatico ed è per quello che le Nazioni Unite sono così attente e coinvolte nel nostro progetto, proprio perché il nostro progetto coinvolge 10 dei 17 gol delle Nazioni Unite.

Refettorio Ambrosiano, Refettorio Felice, Refettorio Gastromotiva, Refettorio Parigi, Refettorio Made in Chiostro, Refettorio Antoniano, Refettorio Modena, Refettorio Merida, Refettorio Lima, Refettorio Harlem, Refettorio San Francisco, Refettorio Ginevra, Refettorio OzHarvest Sydney. Ad oggi sono 13 i refettori firmati Food For Soul in tutto il mondo che servono milioni di pasti a persone in difficoltà recuperando centinaia di tonnellate di cibo che altrimenti andrebbe sprecato: un grande progetto per una nobilissima causa, più attuale e preoccupante che mai. Perchè abbiamo tutti un ruolo nella lotta allo spreco alimentare.

Unirsi alla rete di volontari e farsi coinvolgere attivamente è possibile perchè il progetto abbraccia sia coloro che hanno bisogno di avere, sia coloro che hanno abbastanza da dare.

Volete sapere come fare? Cliccate QUI per fare la differenza.

Immagine di copertina

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Introduzione di Sara De Bellis

Se qualcuno fosse ancora convinto si tratti della stessa cosa, è in tempo per fare ammenda. Perchè in Italia dal 1939 esiste un decreto Regio che bene chiarisce la loro differenza: Castagne e Marroni sono espressioni dello stesso ceppo, ma ben distinte tra loro. Mi spiego meglio.

La castagna è l’irregolare seme dello spinoso riccio, frutto della pianta selvatica chiamata Castanea Sativa, ovvero l’imponente e antichissimo Castagno, noto anche come “albero del pane”;

il marrone, più paffuto, è nato invece quando l’uomo, convinto dalla bontà della castagna e delle sue ghiotte applicazioni culinarie, ha deciso di addomesticare il Castagno ottenendo un prodotto simile ma diverso per colore, grandezza, forma e sapore.

Selezionato nel tempo dai coltivatori al fine di migliorarne i tratti distintivi, il marrone presenta caratteristiche ben diverse rispetto al seme commestibile del frutto del castagno selvatico, alla vista e soprattutto al gusto.

Più comodo nel suo “riccio per tre” rispetto alla cugina castagna, che invece abita nella casetta dei “sette nani”, la superficie del Marrone è più chiara, talvolta striata. Le dimesioni più generose, la buccia meno spessa, la membrana più sottile e omogenea, raramente inserita nel frutto e facile da portar via, la sua polpa più dolce e compatta, più semplice da lavorare.

Da sempre salvifico cibo per i popoli di montagna, bosco o collina, nutriente pane vegatel offerto dalla natura per arginare la grama vita; Castagne e Marroni sono entrambi ricchi di amidi, carboidrati, fibre e sali minerali. Potature, innesti e selezioni, hanno prodotto cultivar di ottima qualità.

Bollite, arrostite o lavorate secche in nutriente farina, vengono utilizzate per preparare il famoso Castagnaccio, e ancora in creme, composte torte e crepes. Per arrcchire patti salati o farcire tacchini e polli al forno, ma anche per preparare pasta fresca come tagliatelle, ravioli, gnocchi, minestre e zuppe d’autunno.

I marroni, invece, più zuccherini e caratterizzati dalla forma a cuore, hanno la corsia preferenziale verso le pasticcerie per essere trasformati interi in deliziosi e morbidi Marron glacé o tritati in composta per il goloso Montblanc, o ancora nelle cucine gourmet dove vengono applicazione dei piatti creativi.

Per gli amanti delle prepaparazioni più cassiche e conviviali, come le caldarroste, ecco una selezione delle Sagre del Lazio che festeggiano il prezioso dono di stagione.

Cenni storici

Difficile stabilire precisamente dove si sia originato il primo Castagno, ma quello che si sa certamente è che ha circa 10 milioni di anni e che si è diffuso prima in Asia, in Europa e nelle Americhe.

Numerosi scritti confermano, già nell’antichità, la presenza della castagna in Grecia: Ippocrate nel IV sec. a.C. parla di “noci piatte”, Senofonte, nei suoi scritti parla della “noce piatta senza fessure”. Ma le castagne erano conosciute anche nell’antica Roma, le testimonianze sono di Catone il censore (II sec. a.C.) che nel suo trattato De Agricoltura parla di “noci nude” e di marco terenzio Varrone (I sec.a.C.)  che nel suo manuale De re rustica menziona la castanea, che venduta nei mercati frutticoli della Via Sacra a Roma, veniva donata dai giovani innamorati alle donne amate. Persino Virgilio, nelle Bucoliche, elogia le qualità e il gusto della “castanea”.

Proprietà 

Tantissime le proprietà delle castagne. Naturalmente senza glutine, possono essere consumate da intolleranti o celiaci. Da un punto di vista nutrizionale, la castagna contiene un’alta percentuale di amidi e sono una buona fonte di proteine, sali minerali (soprattutto potassio, fosforo, zolfo, magnesio, sodio, calcio, ferro) e vitamine (C, B1, B2 e PP). Contengono molte fibre alimentari che inibiscono l’assorbimento del colesterolo. Insieme alla fibre agiscono bene i grassi presenti in questo frutto che abbassano il colesterolo LDL (il cattivo) e alzano l’HDL (il buono) e corrispondono all’ di 80% grassi insaturi (44% di acido oleico, più omega 3 e omega 6).

Sagre e Province in Festa

di Benedetta Ferrari

Nel Viterbese: celebri sono le castagne della Tuscia, prodotto tipico di tradizione millenaria. Le castagne dei Monti Cimini si producono dai 500 ai 900 metri sul livello del mare nei comuni della Comunità Montana dei Cimini, che sono Caprarola, Canepina, Capranica, Carbognano, Ronciglione, Soriano nel Cimino, Vetralla, Vignanello, San Martino al Cimino e Vitorchiano. Qui, le vaste estensioni di castagneti secolari che si sono formate in questo terreno di origine vulcanica, dove esistono esemplari imponenti, consentono di ottenere castagne e marroni di elevata qualità. Ma una menzione d’onore la ottiene ovviamente la castagna viterbese di Vallerano, dove il prodotto DOP si può raccogliere ma anche gustare in questa località, particolarmente attiva nell’organizzare grandi feste popolari per i visitatori.


Tra le sagre laziali dedicate alla castagna a cui non mancare, c’è sicuramente la lunga Festa della Castagna di Vallerano, che è diventato uno dei cibi D.O.P d’Europa dal 2009. La festa si svolgerà fino al primo weekend di novembre (1 novembre) all’interno del caratteristico borgo viterbese con le sue antiche case di tufo, mura medievali e chiese assolutamente da visitare.


Da non perdere sempre in provincia di Viterbo, la XXXIX° edizione, delle “Giornate della Castagna” di Canepina. Qui il 30 e 31 ottobre è ancora possibile gustare questo prodotto tipico tra i tanti eventi musicali e artistici organizzati in occasione della manifestazione. E la storica, giunta alla 55esima edizione, edizione, quella di Soriano nel Cimino
In provincia di Frosinone invece, la castagna DOC si trova nel Comune di Terelle e si divide in tre qualità di prodotto tra la Primutica, grande e di colore marrone chiaro, la Pelosella piccola e di colore marrone scuro, e la Pizzutella piccola di color marrone rossastro. Il castagneto di Terelle è  un meraviglioso castagneto secolare, dichiarato “monumentale”, vanto del paese e senz’altro tra i più belli di tutto il Lazio. Il più grande castagno ha una circonferenza di 12 metri e il più “anziano” ha 800 anni.

A Rocca di Papa, sui Colli Albani, al via la 41esima sagra delle castagne che si svolge ogni anno la terza domenica di ottobre, sin dal 1979. La Sagra è dedicata alla tipica castagna locale, detta Rocchicianella, dalle piccole dimensioni e dal gusto dolce: prodotta in più di 2000 ettari di castagneti, rappresenta uno dei più grandi vanti del paese.


Per cercar castagne in provincia di Rieti, è invece bellissimo percorrere la Valle del Turano. Oltre al comune di Pescorocchiano, in quasi 4 chilometri di boschi intorno al comune di Collegiove, si possono trovare le tipiche castagne rossastre dal gusto delicato (Castagna Rossa del Cicolano). Rinomato è poi il Marrone Antrodocano, un prodotto d’eccellenza con Denominazione d’origine comunale, che si trova nei castagneti tra i comuni di Antrodoco, Borgovelino, Castel S. Angelo, Città Ducale e Micigliano.


Il 31 ottobre e 1 novembre ad Antrodoco, è possibile gustare una vera prelibatezza del reatino, il Marrone Antrodocano, nella “Sagra del Marrone Antrodocano” della “Festa d’Autunno” di Antrodoco.
Dal 29 Ottobre al  1 Novembre 2022 si svolge ad Antrodoco la “Festa d’Autunno” che comprende la settima edizione delle vie del  Marrone Antrodocano con mercatini e stand gastronomici.
Il Marrone Antrodocano. Antrodoco ed i paesi limitrofi (Borgovelino, Castel S. Angelo e Micigliano ) sono circondati da castagneti che producono i tipici Marroni Antrodocani con marchio DE.CO. Il Marrone ha delle differenze sostanziali che lo distinguono dalla castagna; i frutti sono più grandi con una buccia chiara e con striature scure, la pellicina interna è molto sottile e non penetra nel frutto quindi, più facile da staccare. Il sapore è zuccherino. La pianta del marrone è più delicata di quella della castagna comune ed è meno produttiva rendendo i suoi frutti qualitativamente superiori, quindi più ricercati ed apprezzati

In provincia di Latina, splendidi e ricchi castagneti si trovano sui Monti Lepini. Nei comuni di Sezze e Bassiano, ma anche nei boschi tra Lenola e Norma, per festeggiarli il 21-23 ottobre si svolgerà a Rocca Massima, nel più alto paese della provincia di Latina, la nuova edizione della “Sagra dei Marroni”

Se ci fosse sfuggito qualcosa o per maggiori informazioni su date, orari e programmi delle Feste di Provincia cliccate Qui e Buon WeekEnd!

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Promosso da Mastri Birrai Umbri nell’ambito dell’Umbria Beer Festival, che si è tenuto a Gualdo Cattaneo il 23-24 settembre 2022, il 1° Convegno internazionale sul malto ha fatto il punto sul confronto tra gli stati produttivi e la crescita prorompente della dimensione artigianale e qualitativa del prodotto italiano.

Si parte da una filiera agricola che comincia sul campo e, attraverso abilità professionali, tecnologie moderne, contributo del mondo scientifico e accademico, arriva su scaffali, tavole o banconi. Scopriamo di più sulla nuova dimensione della Birra.

La produzione Italiana annuale di birra è pari a 15,6 milioni di ettolitri. La produzione italiana di malto è pari a 78 mila tonnellate, mentre importiamo circa il 60% del malto utilizzato. Le prime due malterie italiane producono il 98% del malto nazionale (pari al 38% del fabbisogno italiano). Mentre la Malteria Italiana Artigianale di Gualdo Cattaneo, collegata al birrificio Mastri Birrai Umbri, produce circa l’1% del malto italiano con una capacità di 850 tonnellate all’anno. Una realtà straordinaria inserita in una regione, l’Umbria, che rappresenta da sola il 20% di tutta la produzione dell’orzo italiano da birra.

Quest’anno però la siccità ha tagliato del 20% il raccolto di orzo per la produzione del malto da birra sui trentamila ettari coltivati a livello nazionale (dati Crea). Il primo semestre 2022 si configura come l’anno più caldo di sempre con +0,76°C rispetto alla media storica: lungo la penisola le precipitazioni si sono praticamente dimezzate (-45%).

Questi alcuni dei numeri emersi da “Malti d’autore”, il 1° Convegno internazionale sul malto e l’orzo da birra in Italia, promosso da Mastri Birrai Umbri e da Malteria Italiana Artigianale nell’ambito dell’Umbria Beer Festival del 23-24 settembre 2022.

È la prima volta che si svolge in Italia un momento di riflessione sullo sviluppo della birra artigianale italiana. Di grandissima rilevanza per i contenuti scientifici e per il respiro internazionale. Siamo soddisfatti del confronto svolto tra i vari operatori della filiera, dal campo dove si coltiva l’orzo, alla malteria dove l’orzo si trasforma in malto, al birrificio dove i malti diventano birra”. A parlare è Marco Farchioni, owner e manager di Mastri Birrai Umbri, che spiega così le ragioni del convegno internazionale sul malto e l’orzo da birra in Italia.

A 10 anni dalla fondazione, Mastri Birrai Umbri, da sempre ispirata alla filosofia della sostenibilità contadina, ha cercato di fare il punto non soltanto sul proprio percorso nel mondo brassicolo, ma anche sulla crescita prorompente della dimensione artigianale e qualitativa del prodotto italiano, a partire da una filiera agricola che comincia sul campo e, attraverso abilità professionali e tecnologie moderne, arriva sulla tavola dei consumatori. Per farlo ci siamo affidati anche al contributo del mondo scientifico e accademico. Con il loro aiuto vogliamo che si faccia finalmente luce sulla filiera italiana della birra e che venga valorizzato il contributo di tutti i soggetti che partecipano alla filiera.

La prima produzione della Malteria Italiana Artigianale (M.I.A.) risale al gennaio 2015, appena quattro anni dopo l’inizio dell’attività del birrificio agricolo Mastri Birrai Umbri, uno degli impianti di birra artigianale più grandi d’Italia.

Oggi MIA è la più grande malteria di un microbirrificio in Italia se non in Europa. “La Malteria ha una capacità produttiva annua di 850 tonnellate di malto, con un potenziale che può arrivare fino a circa 1300 tonnellate. Trasforma orzo e frumento in malti pils, pale, monaco, caramello e altri speciali convenzionali e biologici in proprio e per conto terzi, ovvero a vantaggio di altri microbirrifici artigianali”. Così Gianfranco Regnicoli di Malteria Italiana Artigianale snocciola i numeri dell’impresa. “La Malteria Italiana Artigianale combina la germinazione e l’essiccamento in un recipiente unico: il tamburo di germinazione/essiccamento. Una innovazione che consente di razionalizzare i costi di impianto con un processo completamente automatizzato e tracciato, pertanto agevola la tutela della qualità e la sicurezza del prodotto, garantendo la rintracciabilità”, spiega ancora Regnicoli.

Il progetto nasce dalla terra: oltre mille ettari di proprietà, infatti, sono coltivati a seminativo con cura e attenzione per fare crescere le migliori materie prime.

L’obiettivo era creare una filiera non solo a chilometro zero, ma a metro zero”, dice Regnicoli. Grazie alla partnership della Malteria Italiana Artigianale con Mastri Birrai Umbri si realizza la filiera della birra più corta di Europa.

Il malto è prodotto da orzo di campi che circondano gli impianti, fino a massimo 25 km di distanza. Oggi la materia prima per le produzioni di Mastri Birrai Umbri è costituita per oltre il 95 % da malto umbro della filiera prodotto dalla Malteria Italiana Artigianale.

Aggiunge Regnicoli:

per noi è centrale l’attenzione alla promozione del Made in Italy. In quest’ottica siamo impegnati nella ricerca di cereali da genetica Italiana (Progetti UHT, Malti d’autore, BeerNova) per il recupero di varietà antiche di orzo umbro o del centro Italia e alla loro valorizzazione come cereale da maltare per produzione di birra.

La Malteria Italiana Artigianale consente di maltare orzi di piccole aziende, un plus fortemente apprezzato dai birrifici agricoli. Da una parte, la Malteria Italiana Artigianale crea valore aggiunto alla coltivazione e alla birra in cui tale malto è ingrediente, poiché ne garantisce univocamente la provenienza (garanzia di rintracciabilità). Dall’altra, la maltazione per conto terzi mira a dare una risposta alla richiesta di maggiore tipicità e località della materia prima per differenziazione delle birre e valorizzazione del territorio. “Abbiamo dimostrato che è possibile ottenere un malto italiano di qualità con il quale produrre ottime birre. Lo dimostra anche la Medaglia d’argento per il Malto Pils ottenuta al concorso internazionale Malt Cup 2021”, conclude Regnicoli.

Paola Fioroni, vicepresidente dell’assemblea legislativa della Regione Umbria, ha dichiarato che “momenti come questi sono una ricchezza per l’Umbria e la Regione vuole supportarli. Il comparto brassicolo finora è stato sottovalutato. Viceversa, la fioritura di produttori agricoli nella nostra regione è un motivo di vanto e merita di essere sostenuto dalla Regione. È importante puntare sulla territorialità e sul prodotto umbro: anche per questo stiamo lavorando a una legge di tutela del prodotto brassicolo”.

Come ricorda Federico Pallottino rappresentante del CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, “quest’anno la siccità ha tagliato del 20% il raccolto di orzo per la produzione del malto da birra sui trentamila ettari coltivati a livello nazionale. Il primo semestre 2022 si configura come l’anno più caldo di sempre con +0,76°C rispetto alla media storica: lungo la penisola le precipitazioni si sono praticamente dimezzate (-45%). La conseguenza è stata una perdita dell’89% dell’acqua piovana annua, pari a circa 270 miliardi di metri cubi. Il caldo anomalo, alternato ad eventi estremi come grandinate e bufere di vento e pioggia, provoca una riduzione delle rese che possono raggiungere i 55 quintali per ettaro”.

A questo quadro si aggiunga che i cambiamenti climatici e il conflitto in Ucraina hanno provocato un aumento dei costi energetici e delle materie con il risultato che i costi produttivi della birra sono aumentati del 30%. Secondo Pallottino, “non c’è più uno schema preciso di emergenza delle malattie e ci si aspettano cambiamenti sempre maggiori e differenti in termini di forza, capacità e tempistiche di proliferazione. Servono screening più estesi nel tempo e nello spazio. Da qui la necessità di un uso sempre più importante delle tecnologie: per esempio, l’uso di droni low-cost per l’analisi fenolica varietale di parcelle di grano duro e grano tenero e perimetro di orzo e per la stima dell’allettamento, ovvero il ripiegamento fino a terra di piante erbacee, per l’azione del vento o della pioggia”. Tra i vantaggi dell’uso dell’optoelettronica, secondo il Crea, ci sono l’aumento delle superfici analizzate, la riduzione dei tempi di screening tradizionalmente impiegati in laboratorio, la riduzione dei costi di analisi per campione/unità di superficie e la riduzione del lavoro umano.

Stefano Ravaglia, della Società Italiana Sementi, dopo aver sottolineato l’impegno della Sis, in collaborazione con Bonifiche Ferraresi, nel miglioramento genetico delle colture, ricorda che “per la realizzazione di una nuova varietà serve un tempo molto lungo: circa 14 anni. Sei anni per l’incrocio e la stabilizzazione dei caratteri, 4 per la valutazione delle performance qualitative e produttive, 2 anni per realizzare il dossier per l’iscrizione all’Ense, 2 anni per la messa a punto di tecniche agronomiche per ottimizzare i risultati”.

La Sis, attenta alla qualità tecnologica dell’orzo per la produzione della birra e alla studio dell’orzo distico, quello più adatto produzione della birra, è stata protagonista del progetto Uht (Umbria Hordeum Typi) per la reintroduzione di varietà di orzo antiche da birra. Tra gli obiettivi: conoscere lo status di coltivazione dell’orzo in Regione e le capacità di adattamento delle diverse varietà presenti ai microclimi regionali.

Con riguardo alla biodiversità degli orzi italiani, Ravaglia dice : “il presupposto è la sostenibilità economica, servono attività condivise con scambio di informazioni. Abbiamo tanto da capire, nel frattempo abbassiamo i costi della ricerca con le tecnologie”.

Antonio Catelani, di Adriatica spa (che produce e commercializza fertilizzanti in tutto il mondo) a proposito dei cambiamenti climatici osserva: “Ormai si va verso un’agricoltura sempre più ingegnerizzata. Una volta le siccità segnavano il tempo ora sono cose che diventano quotidiane. Oggi ci vuole pertanto un’agricoltura condotta per ammortizzare questi stress abiotici”.

Continua Catelani: “La filiera della birra è la prima filiera industriale in italia. Caratterizzata da una continua ricerca di equilibrio della materia prima, sulla base della collaborazione tra agricoltore, maltatore e birraio. A dispetto di questa grande capacità di innovazione, la filiera della birra è stata sempre discriminata. Le sue domande non hanno mia avuto risposta. Basti pensare che la birra è un prodotto alcolico gravato per il 30% del costo dalle accise. Sul seme dell’orzo da birra insiste il 10% di iva.

I fondi vanno solo alla filiera del grano duro. Insomma, la filiera della birra è avanzata ma discriminata, forse perché si pensa che è un prodotto industriale. Adesso, dopo 30 anni di battaglie, serve un sostegno agli agricoltori”. Catelani sottolinea un altro elemento chiave della filiera: “la particolarità dell’industria birraria è che i birrai condividono la ricerca. Vogliono solo un determinato malto e questo ha regolato tutto ciò che c’è a valle: per 7-8 milioni di tonnellate di orzo da birra ci sono 15 varietà al massimo. Viceversa, nel mondo della pasta, per un milione 200mila tonnellate di grano esistono 150 varietà perché i pastai non sanno fare sintesi e non governano la filiera. Ecco perché gli agricoltori dell’orzo non devono essere figli di un dio minore”.

Mauro Pellegrini, presidente Unione degustatori birre, presentando la prima parte dei lavori, ricorda che “investire su orzo e malto italiano deve diventare la strada maestra per il movimento della birra artigianale italiana. In particolare, i birrifici artigianali dovrebbero lavorare su tre linee di sviluppo. Investire sul prodotto italiano, consapevoli che ne possono derivare birre di grande qualità e piacevolissime da bere. Fare squadra tutti insieme (e con i produttori agricoli e le malterie esistenti sul territorio) per rafforzare l’impatto della filiera artigianale italiana e il movimento brassicolo nazionale. Imparare a concepirsi come aziende a tutto tondo, capaci non soltanto di realizzare ottime birre, ma anche di fare marketing e comunicazione di qualità, raccontando le caratteristiche del territorio di riferimento, proprio come sta facendo ormai da un decennio Mastri Birrai Umbri”.

Fabio Scappaticci della Malteria Saplo (dove l’orzo viene trasformato in malto per la produrre la birra Peroni), racconta: “Gestiamo dei campi sperimentali con varietà già approvate ma la malteria le deve valutare. Copriamo la fascia centrale dal Tirreno all’Adriatico: si tratta di areali con condizioni pedoclimatiche molto diverse, ecc. L’Umbria rappresenta il 20% di tutta la produzione dell’orzo da birra”.

E continua: “l’orzo italiano è molto sano. Saplo sceglie tutto dall’inizio alla fine, dalla scelta varietale alla semina alle coltivazioni. Tra agronomo-maltatore-birraio deve esserci un dialogo necessario in vista del prodotto finale. Nel team di Saplo abbiamo 3 agronomi su 6. Noi maltatori siamo ancora molto pochi in Italia ma il maltatore è il pivot della filiera”.

Ombretta Marconi, docente del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali Università di Perugia e ricercatrice del CERB, (Centro di ricerca per l’eccellenza della birra) di Perugia ha raccontato il progetto Malti d’autore orientato all’utilizzo di ozi antichi umbri ispirato a principi di base come dil legame con il territorio, la sostenibilità e la qualità. Il progetto ha ottimizzato il processi di produzione della birra da malti ottenuti da orzi antichi locali.

Michele Sensidoni, mastro birraio di Mastri Birrai Umbri, racconta:

Mastri Birrai nasce nel 2011 e, a partire dal 2015, abbiamo anche una malteria interna. Noi siamo un birrificio agricolo: una azienda integrata nella produzione e nella vendita diretta di birra agricola e nella produzione di malto come attività connessa. Per questi motivi siamo legati alla stagionalità della produzione agricola che richiede pianificazione e capacità di stoccaggio e che è legata alla variabilità della qualità media del raccolto. In presenza dei cambiamenti climatici siamo chiamati a salvaguardare il nostro territorio, la fertilità dei campi e le risorse idriche. Tutto il nostro lavoro è organizzato sulla base di processi sostenibili.

In 12 anni sono nate numerose aziende in Italia che producono non solo il loro orzo o il loro luppolo, ma che in alcuni casi trasformano l’orzo in malto, sviluppando vere e proprie filiere. Poter contare sul malto d’orzo a km0 ci offre una serie di vantaggi: produzione in base alla necessità, “freschezza” del malto, feedback immediato, tracciabilità e rintracciabilità, originalità del gusto, valore del brand e possibilità di story telling. Per me avere il maltatore come vicino di casa è un grandissimo pro”. E gli svantaggi? “Ovviamente il cambiamento e la risposta al mercato può essere più lento, così come l’adattamento e la sostituzione della ricetta”.

Carlo Schizzerotto, direttore del Consorzio Birra Italiana, avverte: “Birrifici artigianali a rischio con il crollo del 34% del raccolto 2022 dell’orzo per il malto rispetto all’ultimo anno prima della pandemia a causa di siccità ed eventi meteo estremi, mandando in crisi una delle filiere più importanti per la produzione Made in Italy, mentre esplodono i costi dell’energia aumentati del 180% a causa della guerra in Ucraina”. Secondo Schizzerotto, “negli ultimi 4 anni (2019-2022) c’è stata una diminuzione della coltivazione e della resa, passando da 36 mila ettari di orzo del 2019 ai 30mila ettari di quest’anno. In questo scenario, è necessario sostenere i produttori di birra artigianale italiana con la stabilizzazione del taglio delle accise per non mettere a rischio un’intera filiera di alta qualità del Made in Italy con effetti sulla produzione, i posti di lavoro e sui consumi. La filiera della birra artigianale italiana conta infatti 1085 attività produttive in tutto il territorio nazionale che, dal campo alla tavola, danno lavoro a circa 93.000 addetti, per una bevanda i cui consumi sono destinati quest’anno a superare il record storico di oltre 35 litri pro capite per un totale di 2 miliardi di litri generando un volume di fatturato che, considerando tutte le produzioni, vale 9,5 miliardi di euro“.

Conclude Schizzerotto:

Pensare sempre più pensare la birra con un sistema italiano. Le risorse ci sono: basti pensare che due grandi aziende che producono malto in Francia e in Germania lo fanno grazie all’acquisto di orzo dall’Italia. Serve valorizzare il prodotto italiano artigianale da filiera agricola italiana: creare birra usando solo materia prima italiana con un percorso virtuoso che può sostenere l’intera filiera.

Eventi come questi sono fondamentali per creare comunità”, ammette Hannah Turner, rappresentante dell’Amba, l’American Malting Barley Association, l’associazione che offre sostegno alla filiera produttiva e alla qualità della birra negli Stati Uniti. Secondo Turner,

l’impatto economico della filiera in America è pari a 685 milioni di dollari, il 60% dell’orzo coltivato usato per la birrificazione è una percentuale molto importante. Sono molti i programmi di ricerca per la birrificazione dell’orzo e sempre più numerosi i birrai che cercano di attingere all’orzo locale”. Quest’anno la siccità ha colpito anche gli Usa, dunque, dice Turner, “ci stiamo concentrando sulla sostenibilità e sulle varietà capaci di resistere alle condizioni più difficili nella logica della sostenibilità e della resilienza”. In generale, nel 21° secolo la crescita della birra artigianale ha creato nuovo interesse nel malto.

I produttori chiedono info sulle materie prime e riprendono le tecniche di produzione artigianale di una volta. La mia associazione nasce da questo movimento. Ci sono 8 malterie che producono malto secondo la tradizione e sono venute in Europa per imparare e riscoprire i segreti della tradizione. L’Amba cerca di aumentare conoscenza, qualità e innovazione e definisce la categoria di maltatore professionale. Le piccole malterie rispondo a questi parametri: la produzione è inferiore alle dieci tonnellate di orzo, il 50% dei cereali proviene da un raggio di massino 804 km e la fabbrica deve essere indipendente”. L’obiettivo di Hannah Turner? “Vorrei creare una maggiore congiunzione tra maltatori e birrai. Il malto artigianale cresce e arriva alla birrificazione artigianale, ma siamo ancora indietro di 15 anni rispetto all’altra filiera industriale. Intanto, i membri dell’associazione aumentano: sono 67 nell’America del Nord, con 35 malterie funzionanti. Siamo alla ricerca di un connubio tra esigenze della maltazione della birrificazione e vogliamo creare un senso di comunità tra maltatori e birrai.

Interessante la testimonianza di Luca Tassinati del birrificio artigianale Liquida: “Siamo partiti due anni fa e abbiamo variato i fornitori per offrire una varietà di prodotti. Facciamo soprattutto birre luppolate e ci appoggiamo a Weyermann, Mastri Birrai Umbri e MrMalt. Per noi importante che la materia prima si fresca, buon profumo, buon aroma e che sia costante senza dover riaggiustare i metodi produttivi durante l’anno. Non abbiamo creato una linea di birre standard e così possiamo sperimentare nuovi prodotti: potrebbe essere uno svantaggio ma anche un vantaggio. Puntiamo a prodotti di qualità elevata ma differenziati. Vogliamo spaziare da una materia prima all’altra senza esser legati a una linea base. Stiamo passando dal malto al malto italiano: abbiamo fatto un test e piano piano anche in blend riusciamo a ottenere risultati molto soddisfacenti anche più di prima”.

Manfredi Guglielmotti, consulente tecnico di MisterMalt (azienda che seleziona e distribuisce ingredienti e attrezzature ai produttori di birra artigianale), analizza il 2022: “Il raccolto è nella media: alcune zone di Francia e Germania ha offerto rese inferiori e contenuto di proteine basso, altre zone invece molto bene (UK, nord Europa, Canada), con rese sopra la media. Da registrare gli aumenti di prezzo dovuti principalmente ai costi dell’energia (in particolare in Germania e Belgio) e l’aumento dei costi dei prodotti chimici”. Quali saranno le nuove tendenze? Secondo Guglielmotti, soprattutto tre: la riscoperta delle varietà antiche, l’aumento della richiesta di prodotti Bio e la creazione di malti speciali da altri cereali. “Il confronto continuo tra i vari componenti della filiera – coltivatori, malatatori, birrai e distributori – è sempre più importante. I birrai chiedono soprattutto qualità del malto ((buone rese, profilo aromatico, e performance), mentre la costanza del prodotto resta una sfida per tutti gli operatori della filiera”, conclude Guglielmotti.

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Per la sesta edizione de “La Fiera dei Sapori”, dal 14 al 16 ottobre a Frascati, il gusto dei Castelli Romani dara mostra di sè sulla passeggiata panoramica con oltre 100 specialità tra fromaggi, salumi, primi e secondi piatti tipici, fritti, pizza, dolci, birre e buon vino.

Con la migliore selezione dei prodotti tipici del basso Lazio e la partecipazione esclusiva della regione Campania, la Fiera dei Sapori sarà caratterizzata da un intenso programma di laboratori – con particolare attenzione ai bambini per tramandare tradizioni di valore – e showcooking organizzati dall’Associazione Castelli Romani Food & Wine con i protagonisti della Cucina Castellana contemporanea. Leggiamo il programma!

Torna La fiera dei Sapori ad irradiare con la sua voglia di buono il corso panoramico della “bella dei Castelli Romani”. Da venerdì 14 a domenica 16 ottobre, saranno oltre 25 le realtà presenti sul Viale Vittorio Veneto, tra produttori, aziende vinicole, storiche e nuove insegne tutte pronte a mettere in mostra più di 100 tra i migliori prodotti enogastronomici e piatti dei Castelli Romani, del Lazio e non solo.

Tra le tante bontà laziali, special guest di questa sesta edizione sarà infatti la Campania, con un’area dedicata ad alcune tipicità del suo territorio meno note tra cui i Cicatielli di grano duro con passata di pomodori di colline irpine e poleggio di Sturno e lo straordinario Soffritto di maiale nero al Taurasi, con peperoni tondi all’aceto di Fiano.

Un appuntamento irrinuciabile, un fine settimana dedicato al gusto e alla scoperta che mette in primo piano la tradizione da tramandare, il territorio come risorsa da valorizzare e teatro perfetto delle sue eccellenze. Francesca Sbardella, Sindaco della città, sottolinea:

Anche quest’anno la Fiera dei Sapori farà tappa nella nostra città. L’evento, dedicato alla gastronomia, ai vini e ai cibi di produzione locale, e curato da Valica, ci farà vivere un weekend all’insegna della convivialità, dei sapori di casa nostra, della degustazione di prodotti tipici, dal cuore della terra al cuore del centro storico.

Sarà un’occasione di incontro per tutta la cittadinanza: ci saranno momenti di assaggio e conoscenza dei prodotti enogastronomici, guidati dai produttori del nostro territorio, che quotidianamente si impegnano per valorizzare le eccellenze e i cibi della tradizione, traghettando le loro conoscenze verso un futuro che vede come protagonista la qualità.

Specialità e laboratori: la ricetta di Fiera dei Sapori per conquistare ogni età

Ogni area di degustazione è dedicata ad una categoria di prodotti specifica tra: primi piatti, secondi piatti, sfizi, dolci, vini e birra. Ogni gusto sarà accontentato, ogni palato potrà conoscere ed assaporare una grande varietà di ricette, specialità e sapori autentici dalla Carbonara special, Cappellacci ripieni agli Strozzapreti ai funghi porcini. Tra i secondi l’immancabile Trippa alla romana e Polpette; per i più smart pizza, panini gourmet e sfizi fritti di ogni sorta. Spazio ai dolci con il tiramisù, la sbriciolata, le ciambelline al vino e i tradizionali Brutti ma Buoni. Tutto rigorosamente accompagnato da vini tipici, birre artigianali e cocktail come lo spritz castellano che ben si presta ad accompagnare il cibo da strada e le passeggiate di gusto tra i sapori della tradizione.

Gli ShowCooking dei “Castelli Romani Food&Wine”

Il lungo weekend de “La Fiera dei Sapori” è anche Cucina, approfondimento sul territorio, intrattenimento ed eventi dedicati a grandi e bambini, grazie alla collaborazione con l’Associazione Castelli Romani Food & Wine.

Largo spazio anche ai Grandi showcooking degli chef protagonisti del territorio che intrepretano la tradizione con piglio moderno e personale come Eleonora Masella de “la Credenza” di Marino; ca Piacente di “Osteria San Rocco Piacente” a quattro mani con Vitaliano Bernabei de “il Norcino Bernabei dal 1912”; Jacopo Ricci di “DLR – Dopolavoro ricreativo”, Claudio Carfagna de “La Galleria di Sopra”, Alain Rosica di “Belbevdere dal 1933” e Paolo Cacciani del “Ristorante Cacciani”.

Laboratori, Quiz e Attività

Per i bambini ci saranno i laboratori di artigianato e riciclo, ma anche la possibilità di mettere le “mani in pasta” e realizzare insieme dolci e biscotti. Gli adulti potranno invece partecipare ai laboratori botanici-culturali e ai tour esperienziali nell’enogastronomia dei Castelli Romani.

Ampio spazio anche al divertimento con il quiz indoVINO, un gioco a premi con Degustazione e Quiz sui Vini a cura dell’Associazione Castelli Romani Food&Wine che si svolgerà Domenica 16 Ottobre alle 17,00. E poi “il Bosco nel Piatto” venerdì 14 alle 20: un incontro/laboratorio di conoscenza botanico-culinaria delle erbe spontanee e fiori eduli, risorsa alimentare antica da riscoprire per portare a tavola sapori inaspettati e importanti virtù nutrizionali; il laboratorio di artigianato e riciclo creativo – Sabato 15 Ottobre e domenica 16 Ottobre dalle 13.00 alle 15.00; le degustazioni sulle birre artigianali e sulle grappe; la Masterclass sui Vini a cura de Le Donne del Vino Sabato 15 Ottobre dalle 17,00 alle 18,00. Tutto il nutrito programma al Link.

Fiera dei sapori ha l’ambizione di promuovere e far conoscere i piatti e i prodotti del territorio a turisti e appassionati di enogastronomia. L’evento nasce a Frascati in collaborazione con aziende e ristoratori locali. Questa edizione avrà ospiti dalla regione Campania oltre a importanti aziende dei Castelli Romani e del Lazio. Lo spirito dell’evento è crescere aggregando sempre più territori e diventare espressione dei sapori d’Italia.

Luca Cotichini, marketing manager Valica, organizzatore dell’evento

Come funziona Fiera dei Sapori e come partecipare

L’evento che si svolge lungo “La Passeggiata di Frascati” è aperto a tutti ed è possibile acquistare, come ogni anno, dei carnet di gettoni (ogni gettone vale €1) per consentire le varie degustazioni. I gettoni possono essere acquistati online sul sito della manifestazione o direttamente in loco.

Fiera dei Sapori vi aspetta a Frascati (RM) in Viale Vittorio Veneto, nelle giornate di venerdì 14 ottobre dalle 18 alle 23, sabato 15 Ottobre dalle 12 alle 23 e domenica 16 Ottobre dalle 12 alle 22.

Per maggiori informazioni consultate il sito ufficiale , inviate una email a info@fieradeisapori.it o telefonate allo 06 – 9499884

L’evento, in collaborazione con Magnolia Eventi e il patrocinio del Comune di Frascati, è organizzato da Valica, prima tourism marketing company in Italia con all’attivo numerose manifestazioni su tutto il territorio nazionale, come ad esempio Borgo diVino in Tour.

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E’ successo qualche sera fa a Barcellona, in occasione della cerimonia di premiazione dei World’s 50 Best Bars. Il Drink Kong di Patrick Pistolesi ha scalato la classifica afferrando la posizione numero 16 e confermandosi come il bar italiano più sofisticato e premiato su scala globale. Oltre alla più alta posizione assegnata all’Italia nell’edizione 2022, tanti gli italiani del buon bere del mondo. Scopriamo insieme quali sono i nostri fiori all’occhiello!

Un bar affollato da romani e visitatori internazionali che sanno di trovare da Drink Kong alcuni dei cocktail più visionari della città. È Patrick Pistolesi l’uomo che ha dato forma a questa visione così particolare, e il suo nuovo menu «Perimetro», lanciato nel 2022, fa un ulteriore passo avanti verso nuovi territori. Segue l’acclamato menu «New Humans» (…)

Scrive così la World’s 50 Best Bars del Drink Kong di Roma.

Lei è la classifica che celebra il top della mixology internazionale. Loro sono Patrick Pistolesi e il suo golden team: Massimo Palmieri, Richard Ercolani, Claudia Gianvenuti, Ilaria Valeri e uno staff di fuoriclasse composto da Livio Morena, Davide Diaferia, Alessio Zaccardo, Federico Usai e Andrea Pace.

E’ accaduto qualche sera fa a Barcellona: il locale romano di Patrick Pistolesi – che a soli quattro anni dall’apertura ha già fatto incetta di riconoscimenti nazionali e internazionali – non solo è rimasto saldo nella top 20 del prestigioso award, ma ha salito 3 gradini rispetto al 2021 accomodandonsi alla posizione numero 16 la quale, oltre ad essere la più alta assegnata all’Italia in questa edizione, vede tanti i bravissimi italiani al bancone del buon bere del mondo.

Basta scorrere la cronistoria dei suoi successi al World’s 50 Best Bars, un award che ha acceso i riflettori sull’«Instinct Bar» capitolino sin dalla sua inaugurazione nel 2018 e ne ha riconosciuto da subito l’eccellenza nel settore hospitality & beverage: a pochi mesi dall’apertura Drink Kong era infatti già all’82° posto della classifica 2019 dei migliori 100 bar del mondo, aggiudicandosi anche il «Campari One to Watch Award»; nel 2020 ha scalato ben 37 posizioni ed è entrato nei 50 Best Bars attestandosi al 45° posto; nel 2021 è salito addirittura di altre 26 posizioni e raggiunto il 19° posto. Infine quest’anno ha continuato la sua ascesa fino alla posizione numero 16.

Drink Kong (del quale abbiamo raccontato recentemente qui) è un «Instinct Bar». La carta dei drinks serviti indica solo il distillato di partenza, ma non gli altri ingredienti. Ne viene invece descritta una suggestione proprio per consentire all’ospite di affidarsi al proprio istinto nella scelta del drink e all’immaginazione di ciò che andrà a bere, senza essere influenzato da ricette già conosciute.

Ma il riferimento del buon bere mondiale nella classifica dei The World’s 50 Best Bars parla italiano già dalle prime battute. Il migliore bar del mondo per il 2022 è infatti il Paradiso di Barcellona, guidato dall’italiano Giacomo Giannotti; Tayēr + Elementary di Londra, in seconda posizione; e con Sips, sempre a Barcellona, un’altra medaglia di bronzo va ad un italiano: Simone Caporale. Al 16° c’è Roma con il Drink Kong  di Patrick Pistolesi ( +tre posizioni rispetto al 2021), seguono il 1930 Cocktail Bar di Milano, Locale a Firenze e L’Antiquario di Napoli.

Dietro questo successo c’è un grande lavoro di squadra e di concetto guidato da Pistolesi, come si legge nelle motivazioni dei World’s 50 Best Bars, ha dichiarato Patrick Pistolesi ieri a Barcellona ricevendo il riconoscimento.

«Situato in una piazza verdeggiante a poca distanza dal centro di Roma, Drink Kong probabilmente non è il bar che ti aspetteresti di trovare. Attingendo al futurismo degli anni ’70, a King Kong e ad influenze giapponesi, si amalgama un concept che prende vita in uno spazio avvolto nel nero delle decorazioni da nightclub, illuminato da nient’altro che neon.

Un bar affollato da romani e visitatori internazionali che sanno di trovare da Drink Kong alcuni dei cocktail più visionari della città. È Patrick Pistolesi l’uomo che ha dato forma a questa visione così particolare, e il suo nuovo menu «Perimetro», lanciato nel 2022, fa un ulteriore passo avanti verso nuovi territori. Segue l’acclamato menu «New Humans», con cui ha guidato audacemente l’ospite nel profilo del gusto attraverso colori, aggettivi e stile svelando ben poco delle sue parti costitutive, oltre all’ingrediente principale dei cocktail. Prendi gli echi di banana o mele. Metti tutto insieme – l’arredamento, l’atmosfera e i drink – e non c’è nessun posto nel mondo dei bar come Drink Kong».

Pubblicata per la prima volta nel 2009 The World’s 50 Best Bars fornisce una classifica annuale dei bar votati da 650 esperti di bevande di tutto il mondo. L’elenco rappresenta la guida internazionale definitiva ai migliori bar e destinazioni per bere nel mondo.

The World’s 50 Best Bars 2022 – la classifica

  1. Paradiso, Barcellona
  2. Tayēr + Elementary, Londra
  3. Sips, Barcellona
  4. Licorería Limantour, Città del Messico
  5. Little Red Door, Parigi
  6. Double Chicken Please, New York
  7. Two Schmucks, Barcellona
  8. Connaught Bar, Londra
  9. Katana Kitten, New York
  10. Alquimico, Cartagena
  11. Handshake Speakeasy, Città del Messico
  12. Jigger & Pony, Singapore
  13. Hanky Panky, Città del Messico
  14. BKK Social Club, Bangkok
  15. Salmon Guru, Madrid
  16. Drink Kong, Roma
  17. Coa, Hong Kong
  18. Floreria Atlantico, Buenos Aires
  19. The Clumsies, Atene
  20. Baba au Rum, Atene
  21. Cafe la Trova, Miami
  22. Attaboy, New York
  23. Satan’s Whiskers, Londra
  24. Tropic City, Bangkok
  25. Kumiko, Chicago
  26. Sidecar, Nuova Delhi
  27. Tres Monos, Buenos Aires
  28. Argo, Hong Kong
  29. Maybe Sammy, Sydney
  30. Swift, Londra
  31. Line, Atene
  32. Baltra Bar, Città del Messico
  33. Manhattan, Singapore
  34. Overstory, New York
  35. 1930, Milano
  36. Dante, New York
  37. A Bar with Shapes for a Name, Londra
  38. Zuma, Dubai
  39. Locale Firenze, Firenze
  40. Red Frog, Lisbona
  41. Cantina OK!, Sydney
  42. CoChinChina, Buenos Aires
  43. Himkok, Oslo
  44. Carnaval, Lima
  45. Galaxy Bar, Dubai
  46. L’Antiquario, Napoli
  47. Employees Only, New York
  48. Bar Benfiddich, Tokyo
  49. Lucy’s Flower Shop, Stoccolma
  50. Bulgari Bar, Dubai

DRINK KONG: una proiezione temporale in un futuro indefinito

Fondato nel 2018 da Patrick Pistolesi, tra i barman che più hanno contribuito a rivoluzionare l’universo della mixology negli ultimi vent’anni in Italia, Drink Kong è subito balzato agli onori della critica internazionale: nel 2019 Drink Kong è già nella classifica dei migliori 100 bar del mondo, all’82° posto, e si aggiudica il Campari One to Watch Award; nel 2020 scala ben 37 posizioni ed entra nell’Olimpo dei 50 Best Bars attestandosi al 45° posto; nel 2021 sale di altre 26 posizioni e raggiunge il 19° posto proiettando Roma in cima all’elenco dei locali italiani premiati. Infine oggi occupa la posizione numero 16 della classifica mondiale.

L’atmosfera del locale rimanda ai vicoli fumosi di una metropoli orientale, fatta di neon improvvisi miscelati al rigore dell’essenziale: oltre 300mq di labirintici spazi che attraversano stilisticamente questo concetto, ruotando attorno al bar e alla sua imponente bottigliera al centro dell’occhio del ciclone. Ci sono elementi che arrivano da un retrofuturo in stile «Blade Runner», fatto di atmosfere dark, luci neon e poltrone in velluto: epoche diverse che si sovrappongono e si mischiano creando uno scenario unico. C’è l’Oriente, che tiene insieme l’estetica minimal e rigorosa del Giappone e quella più calda e caotica della New York degli Anni 80 fino alla Londra dei giorni nostri, con la loro ineguagliabile carica di innovazione e di qualità dell’ospitalità.

Drink Kong

  • Piazza San Martino ai Monti 8 – Roma
  • www.drinkkong.com
  • Orari: tutti i giorni dalle 18.30 alle 2.00
  • Contatti: info@drinkkong.com – 06.23488666
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E’ accaduto tutto nei primi mesi di sole del 2022. Lo stabilimento balneare Albos Club, meta di habitué di Fregene e assidui di buone tavole, è stato completamente rinnovato nello spirito, rimodulato negli spazi e ripensato nel sapore. Con un concept solido e dinamico, di mare e brace, ben orchestrato da Fabrizio Lancia e Andrea Dolciotti, l’Albos Club si prepara a vivere le sue nuove quattro stagioni.

Ci vogliono capacità, coraggio, idee chiare, un pizzico di pazzia (indispensabile per questo mestiere) e tanta prospettiva. Dopo l’abbrivio, vento a favore e quotidiana costanza orientata al meglio: ingredienti essenziali di ogni impresa che voglia affermarsi. Qual è l’obiettivo della nuova proprietà che ha rilvato il famoso lido di Fregene? Rendere l’Albos Club la meta quattrostagioni di riferimento del litorale romano allinenando 3 concetti: uno stabilimento balneare con cabine e piscina; l’intraprendenza di un polo sportivo in grado offrire attività anche durante la stagione invernale; una ristorazione trasversale, divertente, di qualità, mare e brace.

Così l’Albos Club, come un gladiatorie reziario (che combatteva nell’arena romana equipaggiato come un pescatore) utilizza una rete di interessi per avvolgere l’ospite e richiamarlo in una dimensione energica e dinamica, un tridente (la fuscina) per portare in cucina il meglio di questo generoso tratto di costa e un pugnale (il pugio) per sfilettare, carpacciare, “tartarizzare” le bontà del pescato più local che questo mare porta.

La Cucina di Acqua e di Fuoco di Andrea Dolciotti

Abbiamo tutti bisogno di un pranzo vista mare, anche tutto l’anno. Di quelli così vicini alla sabbia da poterne sentire il calore e lo sguardo rivolto all’infinito blu per non smettere di sognare ad occhi aperti. Un bicchiere in mano per sorseggiare effervescenze di felicità e l’altra con una posata, per avvicinare la gioia al palato.

Perchè, ad ogni latitudine, la cucina è il regno dei sensi. Meglio ancora se per equalizzare le frequenze di mente e corpo non ci si affida al potere incantatore di magici miscugli o pozioni, ma alla schiettezza di una cucina che parla bene e diretta. E questo è il caso di Andrea Dolciotti, chef che ho avuto il piacere di ritrovare in questo luminoso lido e che ha dato alla cucina di questa terra di mare di mezzo un’impronta di acqua e di fuoco.

Si perchè nel rinnovato Albos Club di Fregene tutto, o molto, ruota attorno al concetto di brace. Una brace evoluta, che si avvale del forno Pira, combinazione di barbecue e forno a carbone, perfetto per sperimentare cotture e servire il pescato locale con quel twist di affumicato che conquista e non stanca mai.

Fronte mare. Affaccio aperto sullo stabilimento e il suo arenile. Crudi, tartare e carpacci, primi piatti di mare, tradizione marinara e creatività, pesce alla brace e variazioni sul tema. La regola per tutti piatti proposti? Materia prima in purezza, cotture ancestrali, esaltazione delle consistenze della varietà della carni marine locali, scelte personalmente ogni giorno.

Oltre la carta, alla location e alla leggiadria dell’atmosfera, anche il piacere di affidarsi allo chef non è da meno, così come quello di apprezzare nuove qualità di un pescato di margine reso protagonista da idee e tecniche.

E’ il caso del Cefalo labbrone (chelon labrosus) conosciuto anche come Cerino, e riconoscibile per il labbro superiore molto grande e la taglia mediamente inferiore rispetto agli altri esemplari. Noto per la bontà delle sue carni, Dolciotti, anche con spirito didattico, lo lavora crudo, servito in carpaccio, assieme a fiocchi di prosciutto, fichi freschi e perle di aceto balsamico.

Si prosegue con un Bao al vapore con tartare di Cerino, mentre si fa largo il Pastrami di Salmone, alga Wakame e uno strepitoso Gelato alla senape che da uno slancio goloso al piatto e conferma, ancora una volta, la spiccata abilità di Dolciotti nell’arte di condensare i sapori nel freddo.

Notevole il Tonnetto alla brace con Scarola. A spezzare i toni, come un tè, arriva la Bouillabaisse in tazza, con mela annurca cotta al forno e trigliette da inzuppare. Dalla Provenza a Fregene questa zuppetta, oltre il divertissement, è gobile, saporita, comfortevole, ludica.

Rispettare quello che offre il mare, senza tentare scorciatorie o scekte d’allevamento. No agli orpelli tecnichi, a ciò che copre invece di esaltare. Ciò che è importante è la materia prima. Ora, per esempiuo, in carta abbiamo il tombarello, un tonnetto locale molto ematico, ma molto buono. Basta saperlo lavorare. Infatti ci sta portanto grande soffisfazione.

Executive Chef Andrea Dolciotti

Poi i mari incontrano la terra e il cortile nel nido di Tagliatelle di patate mantecate al burro, colatura d’acciughe fatta in casa, brodo di pollo e Canocchia. Ottimo. Un piatto di gran gusto che rilegge la grammatica associata al “pomo di terra”, più spesso contorno di pollo o pesce al forno. Qui invece sono protagoniste: lavorate in un nido di pasta diventano croccante consistenza da masticare. Il loro calore amplifica le golose note di burro che scivola nello specchio di brodo. Avvolgente e in equilibrio tra la sapidità della colatura d’alici e la morbida dolcezza del brodo di pollo. dal quale si staglia la freschezza delle carni bianche, sfumatamente dolci, della cicala di mare.

Anche Tartare di Calamaro, tentacolo alla bace e Finger Lime richiede la sua attenzione e mette sul piatto la varietà delle consistenze del calamaro, arricchite dalla fresca acidità aromatica del lime in “microperlage”. Arriva poi il pesce, cotto nella sua semplicità e nella schiettezza. Come da copione.

Chiudono i dolci. Tra gli ultimi in carta Crema caffè crumble e sorbetto alla carota.

C’è molto oltre il calamaro fritto, si può fare tartare, griglia, abbiamo la fiamma, usiamo la fiamma. E le erbe spontanee del nostro litorale, senza per forza cercare il tè matcha o il Garam masala. Abbiamo il rosmarino? Mettiamo il romasrino!

Executive Chef Andrea Dolciotti

Il ristorante dell’Albos Club, che associa piatti più ricercati ad un menu più tradizionale, rimarrà aperto per proporre un menu incentrato su una maggiore elaborazione della materia prima e con una tipologia di offerta, più sofisticata e adeguata alle stagioni meno calde.

A questo si aggiungerà anche lo spazio ristorante al primo piano – la bellissima palafitta sul mare eriditiera di 15 anni di raffinate atmosfere di cucina firmate da Rosario Malapena e quelle briose di Cristina Sebastiani – ripensato negli spazi e nell’estetica, per essere una perfetta location per eventi privati e cucina di mare evoluta, grazie alla sua luminosa posizione dirimpettaia del grande amico blu.

La struttura

Lo stabilimento è stato completamente ristrutturato per migliorarne efficienza ed estetica. Nuove cabine per gli abbonati e gli avventori giornalieri, uno spazio spiaggia totalmente rivisto, così come i punti ristoro che diventano quattro differenti: il bar tavola calda, il chiosco vista mare, il cocktail bar e il ristorante sea front. Anche l’area piscina è stata rinnovata così come il ristorante posto al primo piano della struttura che oggi, con la sua splendida terrazza vista mare, è luogo ideale per eventi privati e cerimonie. Gli spazi sportivi, da sempre ampi e curati all’interno del club, si sono moltiplicati e oltre ai campi da Beach Volley si possono trovare anche quelli di Beach Tennis, Beach Soccer e di Tqball sulla sabbia.

L’offerta è ampia e abbraccia spazi diversi, ognuno con una propria connotazione. Si va dal bar – tavola calda dove, durante la bella stagione, poter gustare colazioni, gelati, pokè e piatti del giorno caldi e freddi proposti dalla cucina; al chiosco vista mare per caffetteria, gastronomia e beverage durante tutta la giornata e il bancone per il servizio cocktail bar curato da Matteo Moiani, giovane talento della mixology romana.

Albos Club – Fregene

Lungomare di Levante, 52 | 00054 Fregene (RM)

Martedì venerdì
12.30-15.00
Sabato domenica
12.30 -16.00

Tel 06 6656 0539 / Sito

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Materia prima di ricerca, attenzione al dettaglio, sorriso e piacere dell’accoglienza rendono Gualdo Catteneo la meta perfetta per la riscoperta di un piccolo borgo italiano e per gli affamati di territori di qualità. Sospeso nel tempo sulle pendici dei Monti Martani, è piccolo scrigno di bellezza, storia e cultura. Hosteria il Grottino, è il suo gioiello.

Siamo nelle Terre dei filari del Sagrantino, e in quelle degli uliveti di Frantoio, Moraiolo e Leccino; tra boschi di funghi e tartufi, di carni e selvaggina; siamo sulle strade della tradizione norcina, della torta al testo, degli stringozzi e dei legumi. Tra queste colline di sapori, un borgo medievale signoreggia. È quello di Gualdo Cattaneo, tra la valli umbre e tiberine. Quella che subito si scorge, è la rocca quattrocentesca, chiamata “Dei Borgia”.

Da sempre contesa tra Foligno e Spoleto per la sua posizione strategica e così ricca di vestigia del passato, è del suo generoso presente che ci piace raccontare. Perchè questa è una bella storia innestata sulla voglia di dare nuovo futuro ai borghi italiani e su quella di rigenerare tasselli del territorio nazionale.

Questo concetto da vivere fatto di Ospitalità e Ristorazione è opera degli imprenditori romani Giorgiana Guidi e Raffaele Tomaino, che hanno recuperato un palazzetto in pieno centro storico e lo hanno rivitalizzato con stanze, salotti, spazi per la lettura, profumi di brace e cucina, ricerca, sapori umbri e gusto dell’accoglienza.

Il Grottino Hosteria e Residence è un palazzetto del gusto, meta ideale per chi voglia nutrirsi di una dimensione autentica, accogliente e di classe.

Mentre le stanze ai primi piani sono frutto della ristrutturazione dell’ex canonica della Chiesa del paese, con vista sulla piccola piazza e sul campanile; al pianostrada l’Hosteria introduce gli ospiti ai sapori intensi dell’Umbria proposti in chiave moderna.

LA BRACE

Nessuna flessione sulla qualità delle materie prime. Nessuna concessione alla banilità. Nel menu abbondano ricercati salumi e formaggi, tartufi e cacciagione, prodotti e carni di allevamenti locali. Ma la vera scoperta è nella selezioni delle carni che annoverano Agnello Suffolk alla scottadito, Fassona Piemontese, Bistecca di Tomahawk, una selezione di Jolanda de Colò di Manzetta Prussiana allevata tra Germaia e Polonia. Da provare le Costine marinate alla senape e miele, cotte a bassa temperatura nel vino e finite sulla griglia. La Manzetta si può scegliere anche in versione Tagliata, Cuberoll, Costata, Fiorentina; scenografici tagli da condividere anche di Vaca Starj – Manzetta invecchiata – per chi non fosse ancor sazio di sapori e marezzature. Tutto magistralmente alla brace con cotture specificate e (finalmente) rispettate.

Bracerista d’esperienza, Damiano Morici si destreggia tra tempi e modalità di cottura perfetti, in grado di esaltare al meglio la qualità della materia prima scelta e proposta. La frollatura arriva anche ai 60/70 giorni, in modo da renderla il più tenera possibile.

IL MENU

Panorami belli da mozzare il fiato, natura incontaminata, prodotti della terra a Km Zero, architetture storiche, cultura, tradizioni: questo è ciò che un borgo italiano può offrire. Un’esperienza di vita nel solco della qualità, lontana da ogni forma di stress cittadino.

Qui, il ristorante Il Grottino, offre agli avventori un’esperienza che fonde il piacere dell’ospitalità ad una cucina in grado di conquistare avventori e viaggiatori.

L’attenzione per l’accoglienza è sottolineata dal sorriso della responsabile Luisa Minrath, che guida la squadra di sala con freschezza e giovilità. In I piatti dello chef Marco Micucci, perugino doc e da sempre impegnato dietro ai fornelli, portano in tavola una cucina dinamica che si condensa nell’Uovo soffiato al tartufo, ovvero una doppia cottura che fissa la sofficità di una meringa salata e che protegge un cuore liquido di tuorlo da una pioggia di tartufo nero. Contemporaneo, divertente, diretto nel suo dialogo con il palato che gioca bene sull’acclamato binomio uovo-tartufo.

Micucci esprime la sua creatività in una proposta che coniuga la conoscenza della tradizione umbra a tavola alla voglia di novità. La carta si compone così di piatti dai sapori genuini che vanno dal Tagliere di salumi dell’azienda Torre Brado (in località Giano dell’Umbria e specializzata nell’allevamento di suini in stato semi-brado) al Tortino di patate con cremoso di parmigiano e tartufo nero di Norcia; tra i primi Maltagliati di farina di farro e canapa con ragù rosso di cinghiale; Strangozzi a mano con ragù bianco di Manzetta Prussiana Extra 30 mesi; Canestrelli ai funghi porcini, con crema di caprino, porro croccante e crumble di noci, che sottolineano la collaborazione con il pastificio La Spiga di Santa Maria degli Angeli e la voglia di costruire una rete tra produttori e attività del territorio.

Tra i secondi di cucina spicca il Maiale abbracciato sfumato al Sagrantino e guanciale croccante e un’inattesa citazione esterofila che sorprende: Cuore di baccalà portoghese, con panatura al panko, perle di mango e salsa yogurt. il pesce dell’azienda Jolanda De Colò, viene dissalato, asciugato, passato in uovo, farina e fiocchi di panko. Perle di mango per la dolcezza che contrastare la sapidità del baccalà e l’acidità della salsa yogurt per pulire il palato. Chiudono i dolci della casa: il Tiramisù del Grottino e lo Scrigno di pasta frolla, con pere e cannella su crema inglese calda.

IL PROGETTO

Raccontano Giorgiana e Raffaele:

Questo progetto è nato come una sfida. Arriviamo da Roma e abbiamo scoperto in Gualdo Cattaneo un luogo magico e bellissimo, dove però mancava un’attività in grado di accogliere e offrire una proposta gastronomica di livello.

Il nostro obiettivo è animare questo spettacolare borgo, rendendolo una meta dove trascorrere una piacevole serata per i visitatori locali e un luogo di cui innamorarsi per i turisti. Facciamo vivere ai nostri clienti un’esperienza di bellezza a 360 gradi, a partire dal soggiorno nelle nostre camere, passando per l’aperitivo, fino alla cena con proposte dalla cucina e dalla brace.

Vogliamo che la vita scorra tra i vicoli di questo paese che è un piccolo gioiello: per questo il venerdì e il sabato offriamo anche intrattenimento musicale, con spettacoli di musica jazz live, di cui l’Umbria è patria d’elezione. Gualdo Cattaneo è un borgo magnifico da vivere e lavoriamo con l’obiettivo di farlo conoscere: già nei primi periodi di attività, nonostante il contesto storico, le risposte sono state entusiaste.

Diversi ambienti accolgono gli ospiti. Al piano terra griglia a vista e all’esterno, sulla terrazza, sorge una struttura di cristallo luminosissimo che rende confortevole mangiare immersi nel cuore medioevale in tutte le stagioni del borgo. Nella stessa piazzetta, un secondo dehors permette inoltre di pasteggiare circondati dalle bellezze storico-naturalistiche del luogo e di godere di Concerti Jazz en plein air. Ai piani superiori il residence, composto da quattro camere (due matrimoniali, una tripla e una quadrupla su due livelli) che offrono la possibilità di soggiornare e vivere giornate rilassanti dove la macchina viene dimenticata e il relax è d’obbligo.

LA BOTTEGA

Poco distante dalla struttura e nel cuore del borgo, sorge anche La Bottega. Una sorta di dispensa a vista dove si possono acquistare tutti i prodotti adoperati nella cucina del ristorante, dalle eccellenze locali a quelle provenienti da fuori: immancabili le linee di Urbani Tartufi, le selezioni di olio extravergine di oliva Locci, le paste e le conserve Bertini’s, e ancora le amarene del Trentino, le marmellate e le composte Morelli, un’ampia selezione di vini umbri e non, su tutti il Sagrantino, ma anche di distillati, liquori e spiriti.

Il Grottino – Hosteria & Residence

Piazza Beato Ugolino, 5 – 06035 Gualdo Cattaneo (PG)
Tel. 0742 760228 – Cel. 344 2648124
Orari: martedì-giovedì 19:00-23.30; venerdì-domenica 12:00-15:00 e 19:00-23:30.
Lunedì chiuso

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La Fondazione Cotarella, motore propulsor e partner dell’evento “Orvieto, Città del Gusto, dell’Arte e del Lavoro”, ha creato un nuovo terreno per generare sinergie capaci di valorizzare t tanti contenuti dello “scrigno Umbria”, ma anche quello per affrontare temi delicati legati al mondo del cibo.

È per questa via che Orvieto si è colorata di lilla per accogliere il Convegno “Alimentarsi di vita: il rapporto con l’ambiente, con la natura e con il cibo”. Un coinvolto approfondimento sui disturbi dell’alimentazione che ha offerto diverse angolazioni di lettura e molteplici spunti di riflessione. Cerchiamo di capire insieme come lottare e a chi rivolgersi per vincere.

L’evento interdisciplinare “Orvieto, Città del Gusto, dell’Arte e del Lavoro”, che ha animato la bella città umbra dal 24 Settembre al 3 Ottobre, ha avuto il grande merito di favorire l’incontro e l’armonizzazione tra bellezze artistiche, enogastronomia, tematiche di attualità e mondo del lavoro.

Grazie all’impegno di Fondazione Cotarella – fortemente voluta Dominga, Marta ed Enrica Cotarella per rendere il mondo un luogo migliore anche attraverso la ri/conquista di un sano rapporto con cibo e natura – l’articolata manifestazione ha preso le mosse di un Rinascimento umbro e di una fedele, quanto concreta, volontà e affermazione della vita proattiva su quella contemplativa. Di passare quindi dalle parole ai fatti.

Tanti i temi affrontati, anche difficili, delicati, spigolosi, come quelli inerenti ai disturbi alimentari (Dca). Una patologia che accomuna non solo giovani donne ossessionate dallo specchio, ma ha cominciato ad essere una terra “abitata” da oltre tre milioni di persone impegnate a combattere la propria battaglia quotidiana con la tavola.

Disfunzioni complesse, sempre più diffuse, caratterizzate da un rapporto inquinato con il cibo e da un’eccessiva preoccupazione per il peso con relativa percezione alterata dell’immagine corporea che abbraccia, o meglio respinge, la solidità dell’autostima, colonna portante di ciascuno di noi.

Fondazione Cotarella nasce da un’esperienza che mi ha toccato da vicino in qualità di mamma. La malattia di un figlio è sempre un evento difficile da affrontare e per me è stato uno stimolo, una nuova energia che deriva dalla presa di coscienza di come si possano affrontare a viso aperto anche i momenti più complicati.

Fondazione è il mio modo per non dimenticare e aiutare chi deve affrontare una malattia come quella dei disturbi alimentari. 

Dominga Cotarella – Fondatrice e Consigliere di Amministrazione di Fondazione Cotarella

Orvieto, tutta decorata con fiocchetti color lilla, simbolo della lotta all’anoressia, alla bulimia, ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, ha ospitato nel Palazzo del Popolo il partecipato convegno che è “stato un viaggio a più voci, tra condivisioni e sfumature di vita che hanno regalato al pubblico presente molti spunti su cui riflettere” commenta Paolo Vizzari, narratore gastronomico che ha moderato gli stimati relatori sul palco, ognuno con un tema da approfondire e storie personali da raccontare.

A dare il via al convegno i saluti del Sindaco Roberta Tardani, orgoglioso di una città colorata di lilla e di dare attenzione ad un tema molto sentito.

Era importante e coerente inserire un workshop del genere in una manifestazione che parla di bellezza ed enogastronomia perché parliamo di qualità di vita di cui questo territorio si può fregiare.

Con Fondazione Cotarella vogliamo dare un messaggio importante ai giovani che devono trovare nei loro luoghi di vita uno degli strumenti per superare le difficoltà.

Il primo intervento “Paura del cibo, paura del mondo” ha visto la Dott.ssa Laura dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta – che ha fondato e dirige la rete per i disturbi del comportamento alimentare della USL 1 dell’Umbria – ha specificato come i disturbi alimentari siano una malattia dell’anima e un attacco al corpo perché si ha paura di vivere nel mondo.

In questo momento ci sono 3.000.000 di persone malate di disturbi alimentari e la pandemia ha aggravato la situazione con un 30% in più di nuovi casi, abbassato l’età alla fascia pre adolescenziale (10-14 anni), si sono manifestati esordi tardivi di chi non è più un ragazzino, e alzato la percentuale di soggetti maschili (+20%).

È fondamentale fare prevenzione, diagnosi precoci e curarsi. Dobbiamo continuare a sensibilizzare come abbiamo fatto oggi grazie a Fondazione Cotarella e l’Associazione Animenta.

Dott.ssa Laura Dalla Ragione

“La cura infinita” è stato invece il tema della Prof.ssa. Anna Ogliari -membro associato di psicologia clinica, responsabile del servizio di psicopatologia dello sviluppo presso il centro disturbi del comportamento alimentare dell’ Ospedale San Raffaele Turro – che ha ribadito il concetto dell’importanza della cura e quella di trovare delle strutture rispettose della patologia che includano un approccio empatico, di alleanza e alchimia tra l’equipe medica e paziente.

Margherita Viccardi, membro del Direttivo dell’Associazione “Mi Nutro di Vita”, ha raccontato la propria esperienza di mamma e capovolto la prospettiva. Perchè le patologie alimentari sono difficili da affronatre anche per i genitori, spesso spaesati di fronte alla profondità emotiva tradotta dai disturbi. Per affrontarli con serenità è fondamentale conoscerla al meglio e ricordarsi sempre che guarire si può.

Non c’è un manuale, non ci sono risposte, alcune Asl non sono preparate e non sai dove trovare risposte e quale strada prendere. Bisogna, in questo caso, avere il coraggio di chiedere aiuto a chi può dartelo. Queste associazioni, come quella di cui faccio parte, ti aiutano ad accettare la patologia ed affrontarla malgrado la rabbia. Con il supporto e il confronto si deve poter guarire.

In collegamento video Valentina Dallari, DJ e autrice di “Non mi sono mai piaciuta” e “Uroboro”, ha voluto parlare del Kintsugi – L’oro delle cicatrici:

In Giappone, quando un oggetto in ceramica si rompe, lo si ripara con l’oro, poiché si è convinti che un vaso rotto possa divenire ancora più bello di quanto già non lo fosse in origine. Questa filosofia, molto distante da noi, vuole dare la possibilità a chi, come me, si è ammalato di disturbi alimentari, di comprendere più a fondo sé stesso e di reinventarsi ridisegnando la propria esistenza.

Uscire dalla malattia mi aiuta a curare le mie ferite più profonde perché sono convinta che dal dolore ne uscirà un fiore meraviglioso. Mi sento rotta e con una crepa dorata che simboleggia il mio percorso.

“Un racconto di speranza attraverso i social media”. Così un’emozionata Martina Domenicali, content creator e attivista per la salute mentale, ha raccontato di quanto i social siano stati per lei uno strumento importante perché mi hanno permesso di raccontare la mia storia. Ho sofferto di disturbi alimentari per 6 anni, dai 14 ai 20, e sono guarita recentemente ribellandomi alla cronicità della malattia che ti limita, mentre io volevo essere un soldato in prima linea per combattere, ripartire e vivere una vita viva e piena.

I media sono un megafono per diffondere informazioni e i social possono essere usati per lanciare un messaggio importante di speranza. Ho deciso di usarli, visto che ho 100.000 follower, per aiutare i ragazzi e le ragazze a non sentirsi soli, per dimostrare che è possibile chiedere aiuto e ricominciare a vivere una vita meravigliosa malgrado le cicatrici.

Una storia di speranza che si ricollega anche alle parole di Federica Bartolini, vicepresidente Uisp Umbria APS, che ha ribadito quanto siano essenziali i progetti di inclusione e quanto sia importante un corpo sano e in salute, e a quelle di Aurora Caporossi, founder & presidente dell’Associazione Animenta, un luogo in cui ogni storia è accolta e il giudizio è bandito.

Un’associazione nata dalle storie di chi è guarito e che dà speranza a chiunque di potercela fare, perché chi soffre di disturbi alimentari ha un profondo senso di solitudine.

Fondamentale è riappropriarsi di un rapporto sano con il cibo e su proncipio è nato il rapporto con Fondazione Cotarella.

Da questa uninone di intenti è nato un progetto di laboratori di cucina presso alcuni ristoranti italiani dove, grazie al supporto di Paolo Vizzari, i ragazzi malati di disturbi alimentari posso compiere un viaggio nel gusto attraverso ingredienti e assaggi dei piatti creati dallo chef. Perchè guarire dalle malattie del comportamento alimentare si può, la strada è lunga, difficile e piena di insidie, ma la ricompensa è molto più grande, la ricompensa è una nuova Vita!

Una domenica intensa e ricca di racconti, letture, numeri, dati e grandi emozioni dedicate alle famiglie che vivono intorno a chi soffre di queste malattie e a chi ha voglia di ascoltare qualcosa di più su un disturbo da cui si può guarire.

Fondazione Cotarella

Fondazione Cotarella nasce nel 2021 dalla passione e dalla determinazione di tre donne, Dominga, Marta ed Enrica Cotarella, terza generazione della famiglia Cotarella. Fondazione è consapevole della grande sfida: far conoscere i disturbi alimentari, costruire attività per prevenirli e soprattutto lavorare con i giovani, con le famiglie, con i professionisti per costruire una fitta rete di relazioni che abbiano come obiettivo la condivisione di valori e la csotruzione di un nuovo sano equilibrio tra cibo, persone e territori.

L’obiettivo è fare rete con serietà e costruire percorsi che possano supportare nel momento pre e post cura le famiglie e i malati di disturbi alimentari. Così ha detto Ruggero Parrotto, direttore di Fondazione Cotarella, che ha spiegato come Fondazione Cotarella voglia realizzare progetti reali di prevenzione e formazione con bambini, ragazzi e genitori, creando connessioni e sinergie, centri di accoglienza che parlino di natura, lavoro, argomenti altri dalla malattia.

Vincere la sfida è l’unico modo per rendere la nostra vita illuminante e l’obiettivo di Fondazione Cotarella è illuminare la vita dei giovani. Sono certa che ci riusciremo al 100%.

Dominga Cotarella

Per maggiori informazioni:

https://www.instagram.com/fondazione_cotarella/

https://www.facebook.com/fondazionecotarella

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Aperto nel 2004, “Obicà Parlamento” è il primo Mozzarella concept restaurant nato al mondo. Per il suo Diciottesimo compleanno ha deciso di potenziare design e menu, di rinnovarsi come punto di convivio mediterraneo tra colonne di bellezza di Roma e di diffondere oltre i confini i concetti di Italian Style a tavola.

Mangiare nel centro di Roma, tra vere colonne doriche romane. Respirare un’atmosfera fresca e di design, ritrovare nel piatto il gusto della saporita semplicità mediterranea. Perchè Obicà è prima di tutto un luogo dove stare con il gusto di sostare.

Pochi passi dal Pantheon e Montecitorio. Tra strade e vicoli di eterna bellezza, la storia di Obicà inizia nel 2004 nella sede di Via dei Prefetti a Roma.

18 anni è un bel traguardo e Obicà Mozzarella Bar Parlamento per festeggiarsi ha deciso di potenziare le proprie skills con un ricercato restyling cosmopolita degli ambienti che si inserisce all’interno di un progetto di rebranding ancora più ampio che punta all’esportazione dei concetti di accoglienza, trasversalità e di un Italian Style da vivere e condividere a tavola.

Questo restyling rimarca quindi non solo la storicità del marchio, ma anche la sua solidità: dopo 18 anni, Obicà è tuttora emblema di qualità della proposta gastronomica e di stile contemporaneo, sia in Italia che nel mondo, in tutte le città in cui siamo presenti – da Londra a Porto, da New York a Tokyo.

Così ha dichiarato Davide Di Lorenzo, CEO del Gruppo.

Se l’intuizione di base è stata quella di portare la Mozzarella all’interno del Concetto di Sushi bar, di disporla in bella vista nelle vetrine puntando su lavorazioni a vista e pluralità di abbinamenti senza la formalità di un ristorante – i feedback hanno premiato la scelta del brand che oggi internazionale si fa portavoce della genuinità mediterranea e delle icone di produzione italiana.

Italia, UK, USA, Giappone, Portogallo. Gli interni del locale di “Obicà Parlamento”, capostipite della catena internazionale, sono stati curati dallo studio di architettura capitolino LABICS, che ha mescolato uno stile minimal all’intensità degli elementi romani di imponenti le colonne doriche, tra neon e nude mise en place, poltroncine di design che coniugano uno stile urbano, contemporaneo e dinamico, negli spazi interni così come nel dehor.

Dal Menu

In dialetto napoletano Obicà significa “Eccolo qua!” ed è un’espressione di stupore e apprezzamento, le stesse pulsioni che si provano davanti ad una mozzarella, morbida e lattea ceramica traslucida.

Da Obicà tutto ruota attorno alla Mozzarella di bufala Campana Dop che qui è Regina di una versatile proposta gastronomica adatta a tutti i momenti della giornata. Bufala Campana Classica o Affumicata, Treccia, Bocconcini e Ricotta. Ma anche la Mucca pugliese, in versione Burrata e Stracciatella.

Largo spazio anche alle selezioni di Salumi, come Prosciutto di Parma Dop, Bresaola di Chianina IGP e il Salame Piacentino Dop.

Tra le novità per prima la Pizza, che torna ad essere tonda per sottolineare la provenienza partenopea e porta in tavola leggerezza d’impasto, lunghe lievitazioni, cotture su pietra refrattaria. Dal menu “Bufala DOP” e “’Nduja di Spilinga” con Stracciatella, Pomodoro Bio, Parmigiano Reggiano e Basilico; “Filetti di Alici” con Mozzarella di Bufala, Pomodoro Bio, Stracciatella, Pomodori Datterini Gialli, Frutti del Cappero e Basilico; “Burrata e Zafferano” con Mozzarella di Bufala, Ricotta di Bufala, Cialde di Parmigiano Reggiano al Basilico e Pepe.

Per inizire, intenso lo Sformatino di Scarola con patate, Alici, crema di mozzarella di Bufala affumicata e l’Hummus di Peperoni con peperone crusco di Seninse Igp e focaccia ai Semi. Tra i primi piatti in carta i Tortelloni Freschi di Mozzarella e Limone con Melanzane, Pomodori Datterini, Scaglie di Parmigiano Reggiano DOP Vacche Rosse; i secondi variano dalle ricche Insalate al sotanzioso Burrata Burger con Angus, Pancetta Affumicata, Cavolo Viola Marinato, Peperoni, Salsa di Avocado e Patate Arrosto. Per concludere, una selezione di Dolci tra cui la Torta di Ricotta di Bufala e Cocco con Salsa ai Frutti di Bosco e il Buonissimo Babà.

Sfiziosa anche la scelta tra piccoli piatti e lievitati, crostini e degustazioni tematiche da accompagnare a Cocktail, Vini e Bollicine, al bancone o nel piacevole spazio esterno. Menzione per i Vini bianchi e rossi della Cantina “Abraxas” e le sue radici di Pantelleria, perla nera del Mediterraneo.

Obicà e le Nuove Aperture del Brand

La filosofia alla base dell’insegna – fondata nel 2004 da Silvio Ursini e attualmente di proprietà della Famiglia Scudieri – intreccia e porta in tavola l’italian style con un twist di moderna convivialità e l’obiettivo di offrire agli ospiti un’esperienza di lusso informale, accessibile a tutti.

Obicà Mozzarella Bar è il Gruppo portavoce dell’autenticità e della genuinità dei migliori prodotti italiani nel mondo e conta, ad oggi, 20 ristoranti tra Italia ed estero.

Nel corso degli ultimi mesi il Gruppo ha infatti inaugurato un nuovo locale a Milano, in via Cusani 1, nel cuore di Brera, uno all’aeroporto di Malpensa e un punto vendita in franchising all’aeroporto di Istanbul, cui seguirà una seconda apertura. Sono inoltre in programma due inaugurazioni all’interno dei due store Rinascente di Torino e Cagliari e l’opening di un franchising a Lisbona entro la fine dell’anno, mentre il 2023 vedrà il restyling dei tre locali di Rinascente Duomo Milano, di Firenze e di Poland Street a Londra.


Obicà Mozzarella Bar – Parlamento

Via dei Prefetti 26a
(angolo Piazza di Firenze)
00186 Roma 

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Oggi, domenica 2 ottobre e domani lunedì 3 Ottobre, l’ Urban Resort A.Roma Lifestyle Hotel ospiterà per due giorni l’attesa ottava edizione della manifestazione dedicata alla degustazione dei migliori Rum e Cachaça. Parliamo dello ShowRUM – Italian RUM Festival che, tra Grandi professionisti e Masterclass gratuite, porta nella Capitale oltre 400 etichette e le peculiarità di 70 produttori provenienti da tutto il mondo.

Prende il via oggi l’attesa ottava edizione dello “ ShowRum Festival”, il più grande evento italiano dedicato ai Rum e Cachaça, con i migliori produttori della scena nazionale e internazionale.

Per due giorni – domenica 2 ottobre, dalle 14.00 fino alle 21.00, e lunedì 3 Ottobre dalle 11.00 fino alle 19.00 – negli spazi dell’Urna Resort A.Roma Lifestyle Hotel (in zona Villa Pamphili) si potranno degustare le migliori versioni dei celebri distillati da canna da zucchero tra suggestioni caraibiche e brasiliane.

Oltre 70 brand, circa 400 etichette in degustazione provenienti da tutto il mondo, la possibilità di conoscere piccoli produttori e varianti territoriali, 10 masterclass gratuite tenute da grandi professionisti e la ShowRUM Tasting Competition, Vi aspettano.

Questa ottava edizione infatti, curata in ogni dettaglio dal “Rum Searcher” Leonardo Pinto – tra i massimi esperti del settore, trainer, consulente e appassionato ricercatore di Rum classici e oltre la tradizine – è stata arricchita dal notevole contributo di Francesco Pirineo della Compagnia dei Caraibi, noto importatore di Rum, con ben ventisei anni di attività sul campo distillato.

Durante la due giorni di Festival, tanti i temi, tantissimi i contenuti, inclusa un’area miscelazione curata da Paolo Sanna in collaborazione con il Singita Miracle Beach. Grande attesa anche per la ShowRUM Tasting Competition, sfida che si svolge tutti gli anni in occasione di ShowRUM e che si configura come la prima competition al mondo in cui i prodotti vengono divisi per tipologia di alambicco, per invecchiamento e per tipologia di materia prima. 

In sintesi un appuntamento da non perdere tra approfondimento ed assaggio. Clicca QUI per conoscere il programma e prenotare il tuo biglietto.

Info Evento

  • Il festival sarà aperto al grande pubblico nella giornata di domenica, dalle ore 14:00 alle ore 21:00, mentre il lunedì sarà completamente dedicato al trade e alla stampa, con apertura dalle ore 11:00 alle ore 19:00 / Richiedi Accredito al Link
  • Presso Centro Congressi dell’A.Roma Lifestyle Hotel
  • Via Giorgio Zoega 59 00164 Roma

Contenuti Extra

La presentazione Stampa & i Rum raccontati da Paolo Carpino

Durante la presentazione alla Stamoa sono stati degustati quattro tipi di Rum selezionati. Il primo è stato il “Koloa”, di origine Hawaiana, invecchiato dodici anni, con quarantasei gradi di gradazione alcolica, dal gusto di Vaniglia, anice, caramello, con una chiusura leggermente pepata.

Il secondo “El Dorado”, proveniente dalla Guayana Olandese, quindici anni di maturazione, sicuramente più robusto del precedente, con un retrogusto al sapor di legna da camino, ed una gradualità alcolica di quarantatre gradi.

Di seguito, con la stessa gradualità alcolica ed invecchiamento, “il Diplomatico”, distillato di provenienza Venezuelana, proveniente da un’azienda a conduzione familiare e con importanti riferimenti storici fin dal 1880. Il sapore è molto intenso ma piacevole, si sentono note di cioccolato al latte, il miele e l’arancio.

La quarta proposta arriva dalla Giamaica, il “Canerock Spiced Rum”, blend proveniente da due distillerie – la Clarendon Distillery e la Long Pond Distillery – con quaranta gradi di gradazione alcolica e dieci anni di maturazione. Aromatizzato con baccelli di vaniglia ed altre spezie delicate e naturali, affinato in botti di sherry. Piacevole il finale, con una nota di Tamarindo.

In copertina Leonardo Pinto e Mario Farulla, Edizione ShowRUM 2019

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Sono New York e Caserta a dare residenza alle Migliori Pizzerie nel Mondo. Così ha decretato 50 Top Pizza World 2022, classifica che raccoglie le migliori 100 pizzerie della sfera terrestre. Segue Parigi e una doppietta firmata Napoli.

A una settimana dal verdetto le parole di Francesco Martucci, le emozioni e le considerazioni del pluricampione in carica, quattro volte al vertice della classifica 50 Top Pizza Italia e primo ex aequo nell’attesa edizione World.

Quaranta pizzerie italiane, venticinque in Europa, quindici negli Stati Uniti d’America, quindici dell’area Asia – Pacifico, quattro del Sud America e una dell’Africa. Questo il quadro 2022 che fotografa i continenti accomunati dalla parola PIZZA.

Per la prima volta nella storia di 50 TOP, è stata presentata, nelloprestigioso scenario di 50 Top Pizza World, la classifica che raccoglie le migliori 100 pizzerie del mondo.

Una prima edizione di prestigio quella di 50 Top Pizza World svoltasi all’interno del Palazzo Reale di Napoli che, con la sua mole grigia e rossa affacciata su piazza Plebiscito e sul golfo, costituisce una vera e propria porta della città verso il mare, rappresentando per oltre tre secoli Napoli come centro del potere su tutta l’Italia meridionale.

Un’edizione prestigiosa si, summa delle hit-parade di Europa e Mondo, condita da emozione e soddisfazione da tutti i pizzaioli partecipanti e dai tre curatori di 50 Top Pizza World 2022.

È una sfida molto importante. Dopo aver presentato le guide di Europa, USA, Italia, Asia – Pacifico, la selezione del Sud America e quella africana, abbiamo invitato i capi classifica a Napoli e siamo arrivati alla classifica finale per il 2022.

La prima edizione della classifica delle “migliori pizzerie del mondo” – stilata da 50 Top Pizza, la guida online ideata e curata da Barbara Guerra, Albert Sapere e dal giornalista Luciano Pignataro – ha portato in vetta “I Masanielli” di Francesco Martucci di Caserta in ex aequo con “Una Pizza Napoletana” di Anthony Mangieri a New York. Terzo Posto a Parigi per “Peppe Pizzeria” di Giuseppe Cutraro, cui va anche il titolo di Pizza Maker of The Year. Napoli protegge il suo dominio sul tema con i bravissimi Ciro Salvo di “50 Kalò” e Diego Vitagliano di “10 Diego Vitagliano Pizzeria“, rispettivamente in quarta e quinta posizione.

Una guida che nel suo insieme vede presenti tanti stili di pizza diversi, anche se ovviamente a farla da padrone è lo stile napoletano, classico e contemporaneo.

Sesto posto per Simone Paoan e I Tigli, a San Bonifacio (VR), settima la pizzeria di Francesco & Salvatore Salvo a Napoli, ottavo posto per Daniele Seu di Seu Pizza illuminati a Roma, nono posto per La Notizia 94 a Napoli, e chiude la top ten, Tony’s Pizza Napoletana a San Francisco.

Napoli su tutti, poi New York, Tokyo e San Paolo sono le grandi città della pizza nel mondo, in termini di qualità. Siamo particolarmente soddisfatti, perché questo giro del mondo della pizza ci ha davvero regalato grandi soddisfazioni.

Ho alzato il telefono e, placato il turbinio delle emozioni, ho scambiato considerazioni e riflessioni con Francesco Martucci, instancabile ricercatore con trenta anni di gavetta, sperimentatore, innovatore del classicismo italiano sul tema pizza. Abbiamo parlato delle sue vittorie e dello spirito da mettere in gioco per raggiungere gli obiettivi; abbiamo parlato delle sue prospettive e di questo settore in continua espansione, dei concetti di crescita ed evoluzione, del sacrificio e del severo tempo, unico grande burattinaio; abbiamo parlato di perseveranza e di futuro, non solo quello della sua iconica Marinara.

Francesco Martucci racconta

Francesco Martucci, PluriCampione in carica. 5 titoli per 50 Top Pizza, quattro volte al vertice del podio italiano, ora sulla vetta del mondo. Come ci si sente lì su in cima?

Come ci sente in cima? Non si sente mai in cima chi vuole continuamente arrivare e migliorare, migliorare e arrivare. E’ una questione di mentalizzazione: stare in cima ma non sentirsi in cima, è questo il segreto. (Parlandomi, sorride)

50 Top Pizza ha acceso un faro su un settore in grande evoluzione. Qual è, a tuo avviso, il merito più grande della Guida?

50 top pizza è il premio più ambito per un pizzaiolo. Chi dice il contrario dice una bugia. 50 top pizza sta diventando sempre più importante, sta diventando il motivo per il quale le pizzerie si danno da fare per alzare il livello della propria qualità: locali belli, più cura negli impasti, nelle ricette proposte. Ecco, 50 top pizza ha il grande merito di far alzare continuamente l’asticella a pizzaioli e pizzerie.

È molto comune che le persone viaggino in tutto il mondo per mangiare nei Ristoranti con stelle Michelin, credi che anche la Pizza abbia questa forza attrattiva?

Credo che la pizzeria sia in forte crescita ed espansione. E lo dico da gourmand, da appassionato di Ristoranti Stellati. Ma è sempre più comune che le persone viaggino per andare in pizzeria, grazie alla qualità e personalità sempre maggiori. Al contrario ogni giorno da “I Masanielli” puoi incontrare gente da ogni dove: America, Asia, Africa e Nord Europa. Ed è bellissimo che sia così.

Secondo numerosi sondaggi la pizza più amata e ordinata in Italia è la Margherita. Qual è quella in vetta alla classifica de I Masanielli?

Sicuramente le iconiche, ovvero il Futuro di marinara su tutte con le sue 3 cotture e l’evoluzione di un classico, è la pizza simbolo de I Masanielli; poi Mani di Velluto e Futuro di Margherita poi diventata Doc. Ma ogni menu che esce, le persone sono sempre più curiose. Per esempio “la parte croccante della parmigiana” questa’estate ha spopolato, ha vinto con la sua semplicità di crema di pomodoro arrosto, melanzana fritta, fiordilatte, parmigiano di vacca bianca modenese e chiusura croccante.

Sappiamo che sei orientato verso un continuo miglioramento, fatto di riflessione, studio e ricerca. Che hai la “fissazione di piacere sempre di più, ma non quella di piacere per forza”, che hai innovato quel disco di pasta in tutte le direzioni. Cosa prevede il tuo domani?

Io ho cerato semplicemente di fare il mio lavoro e cerco ancora di farlo nel miglire dei modi. Il mio futuro, per adesso, prevede di continuare a pensare e fare le mie pizze, e di insegnare il mestiere ai ragazzi, non le scorciatoie. Insegnare l’arte della pizza, questo vedo nel mio futuro.


Qual è stata la prima cosa alla quale hai pensato al momento della tua proclamazione?

Ero molto sereno fino a quelche minuto prima, nelle ultime batturte della premiazione ho iniziato ad emozionarmi. Sai, 1 volta è fantastico, due volte sensazionale, 3 volte è impossibile, 4 volte è sulla luna, 5 volte è cosa che non è mai successa. Era impensabile anche per me riuscirci. Eppure è accaduto.

Cosa cosa ho pensato? Ho pensato “Tu vinci perchè lotti e lotti tutti i giorni dalla mattina alla sera e lotti, lotti e, comunque vada, non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta”.

A chi dedichi questo premio?

Dedico questo premio ai miei 3 figli, Lorenzo, Giulia e Paolo, l’ultimo di casa, perchè per raggiungere certi risultati, per fare il mio lavoro a questo livello sacrifichi tanto, perdi il tempo, che non torna e che nessuno ti ridà più indietro.

Quindi lo dedico a loro, e spero che un giorno mi perdoneranno per la mia assenza.

I premi Speciali di 50 Top Pizza World 2022

A condurre la serata è stato Federico Quaranta, volto noto di Rai Uno, coadiuvato da Vittoria Dell’Anna, capo panel dell’area Asia – Pacifico. C’è stata grande attesa per i Premi Speciali, che hanno messo in luce aspetti diversi del mondo pizza, riconoscendo meriti ai pizzaioli e alle pizzerie che si sono distinte nel 2022 oltre al “disco pizza”.

• Giuseppe Cutraro, di Peppe Pizzeria a Parigi, è il Pizza Maker of the Year – Ferrarelle Award;

• Ciro Salvo di 50 Kalò, a Napoli e a Londra, si aggiudica Performance of the Year – Goeldin Award, per essere l’unico ad avere due pizzerie presenti in classifica;

• Tony Gemignani, di Tony’s Pizza Napoletana a San Francisco, si aggiudica Source of Inspiration – Latteria Sorrentina Award;

• Alla pizzeria I Tigli, di Simone Padoan a San Bonifacio, va il Consistent Quality – Robo Award;

Con i premi speciali – continuano Barbara Guerra, Albert Sapere e Luciano Pignataro – abbiamo voluto dare risalto ad alcuni pizzaioli e pizzerie che si sono messi in luce per il loro lavoro, ed è davvero bello vedere tutti e cinque i continenti rappresentati anche in questi premi”.

• Fratelli Figurato, a Madrid, si aggiudica Made in Italy – Pastificio Di Martino Award;

• 48h Pizza e Gnocchi Bar, a Melbourne, si aggiudica il Best Wine Advocate – Prosecco DOC Award;

• The Pizza Bar on 38th, di Tokyo, conquista il Best Customer Welcome 2022 – Solania Award;

• Sartoria Panatieri, a Barcellona, si aggiudica il Best Format 2022 – Birrificio Fratelli Perrella Award;

• A Ti Amo, Buenos Aires, va One to Watch – Mammafiore Award;

• What the Crust, al Cairo, si aggiudica il Pioneer in Field Award 2022.

Questa classifica è frutto del lavoro annuale degli ispettori che collaborano a questo progetto e che hanno esaminato un enorme numero di pizzerie in tutto il mondo, rispettando sempre la forma dell’anonimato così come da policy della guida.

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Agostino Valente, giovane quanto ambizioso, si è lasciato alle spalle il ruolo da Executive Chef all’Hotel Tiber di Fiumicino, non cambia mare e conferma la sua scelta d’appartenenza. Giorgio Borrelli, vantando una lunga esperienza di gestione e marketing, decidere di mette in gioco la sua bella capacità di relazionarsi agli ospiti con quel tocco di cadenza campana che non guasta mai.

Insieme hanno preso il coraggio a due mani e sono salpati verso nuovi lidi, esplorando una cucina fatta di idee, stagione, pescato e abbinamenti tra verdura, frutta e frutti di mare. Il Ristorante si Chiama Borgo Salino, siamo a Fiumicino, e questo è il nostro racconto.

Da un mare all’altro, dalle sponde campane d’origine a quelle laziali d’appartenenza. È il viaggio di Agostino Valente e Giorgio Borrelli. Due marinai di cucina e sala che hanno navigato le acque, spesso inquiete, della ristorazione e adesso optano per una nuova rotta, una nuova avventura, più libera e da affrontare in due.

Come uno Skipper e un Timoniere perfettamente allineati, il primo è responsabile delle decisioni finali e delle tattiche di sala da mettere in atto durante la “regata di servizio”, il secondo conduce la barca nel migliore dei modi possibili, domando venti e maree. Entrambi fronteggiano le sfide quotidiane con energia, sicurezza e voglia di far sempre meglio.


Siamo Borgo Valadier a Fiumicino. All’interno di uno dei palazzi storici di questa città del litorale romano, Palazzo Noccioli, da pochi mesi ha aperto Borgo Salino.

Valente e Borrelli hanno fatto confluire in questo angolo di darsena le esperienze accumulate sino ad ora e la voglia mettere nel piatto nuovo mare da mangiare, portando in tavola qualità, idee e informalità.

Borgo, perchè siamo a Borgo Valadir. Salino perché trasformiamo tutto ciò che sa di sale.

Il luogo è raccolto e accogliente, arredato con gusto e moderna armonia. Spicca all’ingresso un bellissimo tavolo di Cedro del Libano, una rara “fetta” di tronco di qusto albero sacro simbolo di grandezza d’animo e di elevazione spirituale, su cui è singolare mangiare stando a contatto con la possente materia, osservando gli ampi i giri della sua vita. 

Oltre alla carte (della cucina e dei vini) ben organizzate, sorprende la grande attenzione grafica del menu, lo spessore della carta scelta, i dettagli del font che rimanda a elementi marini e vecchi stemmi marinari.

Pescato freschissimo, ricercatezza delle materie prime, rispetto della stagionalità ma anche innovazione e sperimentazione: il nostro menù non è mai lo stesso perchè non sappiamo cosa il mare ci regalerà di giorno in giorno.

Gli antipasti sono crudi o cotti, e vanno dal Gran crudo del Borgo Salino alle Tartare di pescato con frutta, dettate dalla stagione e dalla fantasia dello chef che ama aggiungere la frutta al pescato giocando con le note di freschezza, acidità, dolcezza e croccantezza.

Si arrivara poi alle riuscitissime Alici in carrozza, provola affumicata, indivia e ciliegia, complice una frittura asciutta e una panatura croccante, è interessante evoluzione della più nota “mozzarella in carrozza” arricchita dalle alici, dal fumo della provola, dall’amaro dell’indivia e dall’acidità della ciliegia, e poi il Bbq di polpo con piselli, yogurt e zenzero, anche qui interessante e giovane la rilettura del polpo – sempre in auge – qui in salsa BBQ che con piselli, yogurt e zenzero creano una bel giro di sapori.

Il pescato è del giorno. La pasta è Mancini. Il riso è Aquerello, l’olio Evo Quattrociocchi . Il Menu è trasversale e abbraccia i multisfaccettati gusti degli amanti della Cucina a Tema Mare.

Dai merluzzi locali, alla triglia, alla ricciola locale, fino ai crostacei pescati la mattina, gamberi rossi e viola tutti locali. La nostra filosofia è quella di lavorare sul pescato del giorno, e proporre sempre un menù differente. Il pane viene prodotto da noi, così come i grissini, la pasticceria e la pasta ripiena.

I Primi spaziano dagli Spaghetti alle vongoli e bottarga ai Mezzi paccheri con pesce di scoglio, il suo guazzetto, pomodorino del Piennolo e limone o i Pici acqua e farina con polipetti locali, cozze, friggitelli e pane croccante. Poi ancora le fritture, dalla paranza ai moscardini, e il pesce del giorno al forno, in griglia o in padella. Il Filetto di Tonno alle erbe con cipollotti glassati, millefoglie di patate e salsa alla cacciatora, risulta essere una bella intuizione che lega mare, orto e terra.

Il Polpo in Salsa Barbecue, prosegue lo chef, è un polpo verace che prima viene cotto a bassa temperatura, poi rosticciato in padella con salsa barbecue homemade.

Lo serviamo con crema di piselli e yogurt allo zenzero. Risulta essere un piatto particolarmente apprezzato grazie alla sua doppia consistenza.

Qualunque sia la vostra scelta, il Vostro appetito verrà sempre sollecitato dall’entrées dello chef. Nel nostro caso è stata una polpettina di alici e ceci, su crema di burrata e terra di olive nere a fare gli onori di casa; una sorta di felafel mediterraneo, un boccone per iniziare il percorso degustazione (a scelta tra “Palazzo Noccioli”, “Borgo” e “Salino”) o prendere tempo per scegliere dal calibrato e trasversale menu, abbraccia i multisfaccettati gusti degli amanti della cucina a tema mare e delle sue pressochè infinite combinazioni.

Apre la piacevole sosta il buon pane e grissini realizzati in casa con farina di tipo 2 dallo Chef Valente – che mostra di avere una bella predisposizione alla panificazione – servito con Olio Evo Quattrociocchi, verde nettare che omaggia l’oliva itrana e la ricchezza della costa laziale.

Chiudono i dolci impegnativi quanto golosi come il Sablè al cacao con mousse alla nocciola, passion fruit, caramello salato e banana, sempre realizzati dallo Chef, metre gli Amari della casa Vi riserveranno ancora qualche sorriso.

Borgo Salino

Via Torre Clementina 4 /  0686201994
00054 Fiumicino (Roma)

SITO

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Dal 26 al 28 agosto torna a Cerveteri l’appuntamento con “la Sagra dell’uva e del vino dei Colli Ceriti” alla sua 59esima edizione con la realizzazione della “Piazza del vino e dei sapori” per riportare sempre maggiore luce questo straordinario territorio dalle antichissime origini.

Stand enogastronomci, degustazioni delle cantine del territorio etrusco e laziale, intrattenimento musicale, gara della pigiatura, sfilate e carri allegorici sono solo alcuni degli ingredienti della grande festa d’estate di Cerveteri.

Da venerdì 26 a domenica 28 agosto, in occasione della 59esima edizione della “Sagra dell’Uva e del Vino dei Colli Ceriti“, Piazza Santa Maria a Cerveteri diventerà la grande agorà etrusca dedicata ai prodotti tipici dell’enogastronomia e alle realtà vitivinicole del territorio trasformandosi in una gremita “Piazza del Vino e dei Sapori”.

La Storia della Sagra

La Sagra dell’uva e del vino dei Colli Ceriti, si ricollega idealmente agli antichi riti pagani, feste vendemmiali che esaltavano l’uva e il vino. Con il tempo la manifestazione ha svestito i panni della semplice celebrazione della vendemmia e ha assunto il carattere di una festa popolare con il carattere rievocativo delle civiltà contadine.

Visto il successo delle tre precedenti edizioni organizzate da Momenti Divini e sempre nell’ottica di una opportunità turistica per il territorio, anche quest’anno la partecipazione è stata estesa alle aziende vitivinicole di altre regioni, al fine di creare occasioni di crescita e di confronto con le diverse realtà vinicole del poliedrico territorio italiano.

Attraverso la Piazza del Vino e dei Sapori, il vino è stato pensato quindi come risorsa culturale in grado di attirare attenzione, creare indotto e promuovere l’offerta turistica del territorio.

Rendere il Vino attrattivo significa riconoscergli un ruolo strategico nel comparto turistico, unitamente a quello di produrre diffusione e scambio di conoscenze.


“Dopo un anno di pausa e un anno a ranghi ridotti a causa delle restrizioni pandemiche, la tradizione ricomincia. Quest’anno la Sagra torna al suo antico splendore, con tutti quegli appuntamenti che da oltre mezzo secolo la rendono l’appuntamento più atteso dell’estate.

Abbiamo attraversato un momento estremamente difficile, anche per la cultura e la tradizione cittadina, che per due anni non ha potuto celebrare e omaggiare quelli che sono i suoi prodotti per eccellenza come il vino e l’uva – dichiara Riccardo Ferri, Assessore alla Pianificazione Territoriale e Sviluppo delle Risorse Agricole – la Sagra dell’Uva e del Vino dei Colli Ceriti, rappresenta la vetrina più bella per le eccellenze del nostro territorio.

Vino e Sapori diventano il volano per promuovere il territorio e creare nuovi indotti turistici in questa città dalle antichissime origine etrusche.

La 59esima edizione

All’organizzazione hanno infatti attivamente collaborato tutti gli imprenditori del territorio che, riconoscendo in questa festa una grande occasione di promozione per il proprio prodotto, hanno scelto Cerveteri; l’Amministrazione comunale di Cerveteri, in particolare tra l’Assessore alla Pianificazione Territoriale, Urbanistica e Rurale, Sviluppo delle risorse agricole e politiche di valorizzazione del patrimonio paesaggistico Riccardo Ferri; Giuliana Mariani, dell’Associazione Cerveteri 3.0, e Catia Minghi, consulente e direttore artistico di Momenti Divini, un’associazione presente sul territorio dal 2012 e che organizza corsi di avvicinamento al vino e corsi professionali per sommelier.

A Catia abbiamo chiesto di raccontarci qualche novità di questa nuova 59esima edizione.

Questa collaborazione ormai consolidata dal 2018 con l’amministrazione comunale di Cerveteri mi gratifica e riempie di orgoglio. In questi anni siamo riusciti a trasformare una classica sagra di paese in un salotto enogastronomico.

Abbiamo dato vita alla Piazza del Vino e dei Sapori, una manifestazione all’interno della Sagra dell’uva e del vino dei Colli Ceriti.

In piazza Santa Maria ci sono esclusivamente gli stand delle cantine dove sommelier in sinergia con i produttori, faranno degustare e forniranno informazioni sui singoli vini.

Nella Piazza, allestita per l’occasione con tavolini e barrique per l’appoggio, ci saranno stand di prodotti locali; taglieri di salumi e formaggi del territorio; pane di Cerveteri e panini con prosciutto e porchetta; maritozzi salati farciti, dolci della nostra tradizione e aperture sulle nuove tecniche applicate, come per gli affumicati di mare.

Le cantine presenti

I visitatori potranno degustare oltre settanta diverse etichette. I Produttori presenti e i Sommelier professionisti di MOMENTI DIVINI i quali, con la grande disponibilità e cortesia che li contraddistinguono, illustreranno le peculiarità di tutti i vini in degustazione.

Sarò dispnobile tra i vari banchi di assaggio – prosegue Catia Minghi – ad accompagnare tutti quei visitatori che saranno curiosi di avere maggiori informazioni sui territori e sulle produzioni, spiegandone le caratteristiche organolettiche.

27 Cantine in tutto – di cui 12 locali e 15 ospiti – saranno presenti per far degustare le proprie etichette e fa conoscere la propria filosofia di produzione: Agr. Poggio della Stella; Cantine Capitani; Az. Agr. Valle del Canneto; Az. Agr. Lopes; Az. Vit. La Rasenna; Soc. Vit. Onorati; Cantina Morichelli; Cantina Belardi; Cantina Ferri; Cantina Cerveteri; Cantina castello di Torre in pietra; Cantina oliveto; Cantine Ospiti; La Bioca; Marco Capitoni; Az. Agr. M.Menichetti; Tenuta La Pazzaglia; Azienda Agricola Papalino; Azienda Agricola Piancardo; Terre d’Aquesia; AZ Agr bio Lotti; Vin Viandante; Tenuta Cavalier Mazzocchi 1919; Cantina Pizzogallo; Colle Uncinano; Le Vigne di Clementina Fabi; Cantina Pliniana; Cascina Carrá.

Quattro le realtà locali presenti nella Piazza Santa Maria per l’offerta di cibo, Arianna Pietrolati del Ristorante Arià , Sara Ilari de La Bottega di Sara, Marco Ripani de La Grotta e Marco di Battista di 30 Km di Gusto.

A far da cornice alle degustazioni delle aziende del territorio in Piazza Santa Maria sono previsti ogni sera momenti di intrattenimento musicale, le aperture straordinarie del Museo Nazionale Cerite – dove, per l’occasione, sarà allestito un percorso espositivo appositamente dedicato al tema della Sagra e al significato del vino per gli Etruschi – non mancheranno infine gli appuntamenti rituali di questa manifestazione, come la gara della pigiatura, la sfilata dei carri allegorici e i tanti spettacoli che da sempre accompagnano la bella e coivolgente manifestazione.

L’entrata è libera, per degustare occorre munirsi di ticket comprensivo di calice e taschina al costo di
€ 10,00 per 8 degustazioni e di
€ 7,00 per 4 degustazioni

Con l’acquisto del ticket degustazioni si potrà votare il vino bianco o rosso preferito dal pubblico.

Ogni sera a mezzanotte ci sarà anche l’estrazione di un premio tra partecipanti alle degustazioni.

Nella serata di domenica si procederà allo spoglio dei voti e verranno premiati i vini, bianco e rosso preferiti dal pubblico.

Vuoi Maggiori Info? Clicca QUI!

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Si terrà a Melpignano (LE) il 27 agosto 2022. Parliamo del Concertone de “La notte della Taranta“, festival dedicato alla valorizzazione delle tradizioni e della musica popolare salentina fusa al rock, al jazz e alla musica sinfonica. 

Ogni anno conta circa centocinquantamila spettatori e, come da tradizione, un Maestro Concertatore è chiamato a reinterpretare i “classici” della tradizione musicale locale con musicisti salentini e grandi ospiti.

Per la sua 25esima edizione sarà Dario Faini, in arte Dardust, ad accompagnare grandi ospiti come Elodie e Marco Mengoni, Stromae, Samuele Bersani e Massimo Pericolo con L’orchestra Popolare della Taranta. Ma quali sono le sue origini della “Taranta”? E quali sono i cibi votivi della Grecia Salentina? Scopriamolo insieme.

Le Origini della Taranta

Il battito cardiaco del Salento? E’ scandito a ritmo di Pizzica e Taranta, ovvero quell’insieme di musiche e balli forsennati, scatenati dal velenoso morso della tarantola, potente ragno con la fama di pizzicare le donne sotto le vesti d’estate, durante il periodo della mietitura del grano in queste misteriose terre-ponte tra Oriente ed Occidente.

Castagnette, tamburelli di pelle di capra, fisarmoniche e cimbali di latta battono il tempo frenetico di una danza in trance, un ballo convulso, in preda agli spasmi epilettici che marcano i tratti distintivi della Pizzica, intensa e affascinante variante salentina delle tarantelle, comune denomitare musicale delle tradizioni popolari del Sud Italia.

La cura per le “tarantate” – che, negli strati più profondi, rappresentavano l’emblema della frustrazione psichica e sociale della donna salentina di quei tempi – era rappresentata dalla Musica e dal suo potere coreutico-catartico: il ritmo incalzante di una danza sfrenata era la terapia che dettava il tempo per smaltire il veleno e/o quello di liberarsi dalle proprie angoscie e oppressioni simulando le movenze dell’animale fino allo sfinimento, fino a liberarsene.

Esorcismo in Musica tra fascino, leggenda e realtà

Non a caso, tale fenomeno fu anche definitoesorcismo musicale, in quanto il loro stato di coscienza, già alterato, era esasperato dalla danza continuata per ore e ore. Secondo la leggenda, l’esorcismo ha inizio quando ai primi sintomi venivano chiamati i musicisti affinché questi suonassero la famosa pizzica. In base ai movimenti della tarantolata era possibile comprendere quale animale l’avesse morsa in base alle reazione agli stimoli sonori. Per far morire la tarantola era necessario mimarne le movenze, ballarci insieme e, anzi, personificare il ragno mentre danza, in funzione di un’assimilazione che diviene catarsi e liberazione.

La Notte della Taranta

La Notte della Taranta è un evento di musica folklorica che nasce nel 1998 per volere dell’Unione dei Comuni della Grecia Salentina. La coinvolgente e coinvolta kermesse celebra e valorizza, con cadenza annuale, la cultura e le tradizioni del Salento allo scopo di recuperare e non disperdere dialetto, sapori, costumi e musiche di queste intense terre.

Accorrono in Salento da ogni parte d’Italia per ascoltare e ballare nella Notte della Taranta i ritmi forsennati di pizziche e tarantelle. Il festival si svolge nel mese di agosto e culmina in un concerto presso Melpignano, in provincia di Lecce.

Il simbolo che campeggia sul palco è un ragno dalle zampe arcuate, che richiama il tarantismo, fenomeno ormai pressoché scomparso e tipico della Grecía salentina, ossia di quei territori nel sud dell’Italia dove, migliaia di anni fa, i greci fondarono diverse colonie.

L’evento si tiene nel mese di agosto e fa tappa a Corigliano d’Otranto, Sogliano Cavour, Zollino, Cursi, Sternatia, Martignano, Carpignano Salentino, Calimera, Soleto, Alessano, Galatina, Cutrofiano, Martano e Melpignano dove si tiene il Concertone che ogni anno vede salire sul palco artisti di fama nazionale e internazionale che danno vita a un evento unico nel suo genere, al contempo ancestrale e moderno.

Il Concertone della 25esima edizione

“Venticinque anni è inevitabilmente un’età di bilanci, a cui, in fondo, è anche giusto non sottrarsi, ha detto Luigi Chiriatti, direttore artistico del Festival Itinerante.

In particolare in un territorio come il Salento, questo periodo è stato caratterizzato da un fortissimo impulso turistico e culturale, di cui la “Notte della Taranta” è indiscussa protagonista, per quanto riguarda la diretta ricaduta sul territorio, ma anche per aver portato oltre qualsiasi confine i suoni e i ritmi, che venticinque anni fa potevamo dire “nostri” ma che oggi appartengono a un immaginario collettivo condiviso. Parole come pizzica e taranta sono oggi universalmente riconosciute.

Da queste considerazioni nasce l’edizione 2022 del Festival Itinerante La Notte della Taranta; dopo un viaggio lungo venticinque anni, guardarsi indietro e trovare degli amici, quelli che un tempo erano giovani riproposte della musica popolare salentina, oggi sono realtà affermate, che insieme con l’Orchestra Popolare, sono diventati ambasciatori di questa musica nel mondo. Una festa della pizzica pizzica allora, in un momento storico e culturale cruciale, per gli eventi noti, ma anche per quanto appena trascorso, ballare ritrova il suo valore catartico”.

400 artisti coinvolti, 100 ore di live show, per festeggiare il ritorno del pubblico nelle piazze. Un fetsival partito il 4 agosto a Corigliano d’Otranto, e che come una ragnatela ha toccato il 5 agosto San Vito dei Normanni, 6 agosto Nardò, 7 agosto Sogliano Cavour, 8 agosto Nociglia, 9 agosto Cursi, 10 agosto Galatone, 11 agosto Carpignano Salentino, 12 agosto Alessano, 13 agosto Racale, 14 agosto Lecce, 16 agosto Ugento, 17 agosto Zollino, 18 agosto Galatina, 19 agosto Castrignano de’ Greci, 20 agosto Cutrofiano, 21 agosto, fa tappa a Calimera.

Prosegue il 22 agosto a Martignano, il 23 agosto a Soleto, il 24 agosto a Sternatia, il 25 agosto Martano e il chiude in grandezza 27 con l’atteso Concertone di Melpignano.

“E’ sempre un orgoglio collettivo riuscire ad organizzare una manifestazione di questo livello che interessa 21 comuni del Salento per poi concludersi a Melpignano. La ricchezza del progetto partendo dalle origini, dalle fonti è la ricerca, ha evidenziato Valentina Avantaggiato sindaca di Melpignano.

I Super Ospiti 2022

Un ritmo identitario ma aperto al dialogo, al confronto, alla contaminazione, alla moltitudine dei linguaggi espressivi. La Notte della Taranta ha aperto i confini della cultura popolare salentina fino al 1998 considerata subalterna, ha reso possibile l’affermazione di numerosi musicisti e gruppi di riproposta che grazie alla Notte della Taranta hanno collaborato con centinaia di artisti italiani e internazionali.

 La notte della Taranta 2022 andrà in onda su Rai 1, in diretta, il 27 agosto 2022.

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La fondazione che organizza ogni anno l’appuntamento – quest’anno il maestro concertatore sarà Dardust – aveva già annunciato grandi nomi per il concertone: primo tra tutti la star internazionale Stromae, ma anche Samuele Bersani che interpreterà un brano simbolo della tradizione, Lu ruciu de lu mare, e proporrà una versione pizzicata di Chicco e Spillo. E poi sul palco salirà pure il rapper Massimo Pericolo. Insomma, una commistione di generi differenti che per l’occasione saranno legati dai ritmi della taranta, ai quali si aggiungerà il pop trascinante di Marco Mengoni e Elodie nelle duplici vesti di cantante e danzatrice insieme al Corpo di Ballo della Taranta diretto da Irma di Paola per la “Pizzica di San Vito”.

Lo Scèblasti: un pane da sballo che parla griko

Affonda le sue radici nell’antichità. Sa di mediterraneo e sole caldo del sud. Si presenta come una sorta di focaccia bassa, rossastra e senza forma precisa, che lascia intravedere olive e ortaggi; nasce come pane votivo offerto durante le cerimonie del culto di Demetra, divinità della semina e della campagna, da parte dei contadini per augurarsi un buon raccolto.

Lo scèblasti è un pan-focaccia che racchiude tutto il gusto della genuinità di questa terra di sole, mare e vento. A Zollino, storica località della Grecìa Salentina, la sua ricetta originale è segreta e si tramanda di generazione in generazione.

Nonostante questo pane sia stato inserito nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT), non sono tantissimi i forni di Zollino che ancora oggi producono il tradizionale scèblasti.

La Notte della Tarantae il suo tour itinerante rappresentano un’ottima occasione per assaporare e assimilare le antichissime tradizioni di questo misterioso tratto di costa d’Italia, crocevia di popoli e misteri, storie e culture.

Se non avete in programma un viaggio in Salento potete facilmente preaparalo a casa cliccando QUI. Anche se il nostro consigli, come sempre e appena potete, è quello di mettetevi in viaggio!

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Originario di Zollino, risalente alla Magna Grecia, questo pane devozionale ricco di passato e sapore, ha il gusto intenso del Mediterraneo. La sua ricetta si tramanda da generazioni, il suo nome racconta riti condivisi e contenuti senza forma. Scopriamo insieme la sua storia e come preparare lo scèblasti, icona da mangiare della Grecia Salentina, prima che la nostre radici vengano polverizzata dal mixer del tempo.

Con la sua storia lunga e il sapore intrigante, lo scèblasti è una focaccia che racchiude tutto il sapore della genuinità delle terre di Puglia. A Zollino, antichissima località della Grecìa Salentina, la sua ricetta si tramanda di generazione in generazione e racconta una lunga storia fatta di riti, consivisione e contenuto senza forma. 

La Grecìa Salentina è un’isola linguistica nella provincia di Lecce, dove ancora oggi si parla il griko. Risultato di influenze della lingua neogreca e del dialetto salentino, il griko nel 1999 è stato riconosciuto come minoranza linguistica dal Parlamento Italiano. Dal 2001 è stata istituita l’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina che comprende Calimera, Sternatia, Martano, Corigliano d’Otranto, Soleto, Castrignano dè Greci, Martignano, Melpignano, Carpignano, Cutrofiano, Sogliano e Zollino.

 Lo scèblasti di Zollino è un pane di origine antichissima: risale infatti alla Magna Grecia. Nato come pane devozionale venina offerto durante le cerimonie del culto di Demetra – divinità della semina e della campagna – da parte dei contadini, per augurarsi un buon raccolto.

Si presenta come una stuzzicante e bassa focaccia rossastra, un impasto morbido cui vengono aggiunte zucchine, pomodori, zucca, olive, capperi, cipolle e olio. Oggi viene consumato in occasione della festa di Ognissanti, durante la solennità della Madonna Immacolata, l’8 dicembre, e il 24 giugno, festa di San Giovanni Battista.

Secondo alcune fonti il suo nome deriverebbe dal greco ‘schizo’ (tr. dividere, tagliare) e ‘blastesis’ (tr. crescenza, pasta lievitata); per altre dal dialetto locale, il grico, significherebbe ‘senza forma’.

L’impasto, molto morbido, una volta stesso sulla placca o sulla pietra, venina e viene cotto nei tradizionali forni realizzati con le marne calcarenitiche che formano, nel sottosuolo di Zollino, un banco chiamato piromakho (che significa “che combatte il fuoco”).

Era il primo pane che si sfornava all’alba e costituiva la classica colazione dei contadini. La ricetta originale, tramandata di generazione in generazione, è rimasta segreta ma, in alcuni panifici locali, è ancora possibile assaporare il tradizionale scèblasti esattamente com’era un tempo.

In qualche trattoria, masseria o ristorante della Grecìa Salentina viene anche servito come aperitivo o antipasto per stuzzicare l’appetito. Chi non avesse in programma un viaggio in Salento nell’immediato futuro potrà comunque provare a prepararlo in casa. Anche se il nostro consiglio è sempre quello, appena potete, di mettervi in viaggio e aprire di persona gli scrigni salentini che parlano grico, prima che la nostra cultura venga polverizzata dal mixer del tempo.

Volete le date per farlo? Il 2 e 3 agosto di ogni anno la pro loco di Zollino organizza Scéblasti, un evento molto sentito che si svolge lungo un suggestivo percorso che attraversa antiche strade e piazze del centro storico del paese tra antiche case a corte, all’interno delle quali, tappa dopo tappa, si possono gustare le tradizionali specialità della cucina salentina.

La Ricetta codificata

Ingredienti

1 kg di semola rimacinata di grano duro
400 g di zucca tagliata a dadini
400 g di pomodori tagliati a cubetti
200 g di cipolla a pezzettini
150 g di olive nere
25 g di lievito di birra in cubetto
100 ml di olio extra vergine d’oliva
800 ml di acqua
20 g di sale

Preparazione

La prima cosa da fare è sciogliere il panetto di lievito di birra; versate la semola nella ciotola e formate all’interno un foro in cui verserete ancora l’acqua e dentro il lievito.

Incorporate, uno ad uno, tutti gli ingredienti, l’olio extravergine di oliva, il pomodoro a cubetti, la cipolla sminuzzata, la dadolata di zucca, le olive tagliate a metà e private del nocciolo.

Versate l’impasto sulla spianatoia e unite anche il sale. Cominciate quindi a impastare con le mani e in modo energico, utilizzando i palmi. Unite anche il rosmarino spolverizzato sopra.

Continuate a impastare con movimenti decisi, fino a ottenere una palla compatta che coprirete con la pellicola. Lasciate riposare l’impasto per 3 ore dentro al forno spento, con la luce accesa.

Una volta trascorso il tempo di lievitazione, l’impasto sarà raddoppiato. Ungete le mani con poco olio evo e prendete poca pasta, quindi formate una polpetta piatta e rotonda. Adagiate ogni sceblasti su una placca foderata di carta forno e lasciate lievitare ancora un’ora e mezza, sempre dentro al forno.

Trascorso il tempo, ungete le polpette di pane con un filo di olio extravergine d’oliva e cuocete in funzione statica a 180°, per circa 35-40 minuti, in base al vostro forno. Sfornate e presentate il vostro pane tipico salentino che porterà tanto gusto in ogni occasione di festa.

Varianti

Come tutte le ricette antiche e regionali, anche lo sceblasti mantiene una preparazione molto fedele al passato, ma anche alcune variazioni sul tema che ne semplificano il procedimento e ne abbreviano le tempistiche.
Ad esempio, la ricetta antica prevede l’uso del lievito di pasta madre che necessita di almeno 7 o 8 ore di lievitazione. In questa preparazione, invece, abbiamo proposto il lievito di birra che necessita di molto meno tempo per agire, tre ore per l’impasto e altrettante due per completare l’opera prima della cottura.

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Difficile trovare un’unica parola per descrivere “Aquanegra Paravineria”. In una Ex fabbrica di tabacco, i piaceri di una gastronomia di alto rango, braci e carni pregiate, pizza al forno a legna, cucina locale, twist creativi e piatti del giorno a tema mare, ampia selezione di etichette tra vini fermi, bollicine e birre artigianali. Design industriale caldo e sofisticato si collega all’ampio dehor con vista sul campanile del paese.

Si chiama Aquanegra, ma la sua scelta è limpida come una voce che si stacca dal coro, sicura della propria forza. Il nome è un omaggio al vino Negroamaro, Signore delle terre di Puglia, che in salentino veniva chiamato “ACQUA NIURA”. Paravineria (che gioca con la parola “parafarmacia”, riferendosi però a “quella dei sani”) sta invece ad indicare l’importante quantità di etichette nazionali ed internazionali in carta proposte in abbinamento alle grandi carni, salumi e formaggi selezionati di persona dalla proprietà in tutta Italia.

Luca Moriero (in foto) è lo chef e il padrone di casa. Nasce pasticcere e nel tempo rimane sempre più affascinato dalla cucina. Mentre acquisisce nuove abilità e si forma nel gusto della tradizione pugliese, conosce sul lavoro Carlo De Iacob, “metà toscano, metà salentino” ( di cui Vi abbiamo raccontato qui): insieme, e tra i primi a farlo, collaborano alla realizzazione di un format non convenzionale in una terra prevalentemengte vocata al mare, dedicato invece alle prodezze artiginali italiane che popolano bancone salumeria e gastronomia in perenne evoluzione e rotazione.

Complici le orgini toscane di Carlo e l’appassionata attenzione per la ricerca delle materie prime condivisa con Luca, creano un luogo del gusto per carni e braci, pizza al forno a legna e varietà di impasti, cucina salentina e piatti creativi, grandi salumi e formaggi italiani, vini e bollicine.

Territorio, Stagione e Ricerca di materie prime di qualità.

Siamo a una manciata di chilomentri da Lecce, a Castrignano de’ Greci, che appartiene alla storica regione della Grecìa salentina, un’isola linguistica di nove comuni in cui si parla il grico, un antico idioma di origine greca. Tra ulivi, fichi, mandorli e vigneti, Luca qui ha compiuto una scelta forte e di stile, fuori e dentro. Aquanegra, è stata infatti realizzata all’interno di un’ex fabbrica di tabacco: oggi ospita un’ampia sala con cantina a vista per circa 120 coperti.

Una continua e incessante ricerca partita con i primi 2500km in 3 giorni alla ricerca di prodotti di nicchia iataliani e prelibatezze locali come il Provolone di pecora e il Pallone di Gravina, presidio Slow food, la Bresaola di Fassona DOP, il Prosciutto San Daniele del Friuli DOP 34 mesi e il Prosciutto di Norcia IGP 68 mesi e soprattutto la superba Cecina, carne bovina stagionata e affumicata, originaria della Spagna (nota come Cecina di León), ma prodotta di Italia.

Design lineare, materico, caldo. Arredi contract di design progettati su misura; l’energia di questo luogo si irradia a partire dal sontuoso bancone protagonista, dal quale fanno bella mostra di sè pecorini stagionati in grotta, Blu di Fattoria, Prosciutti al taglio e invitanti salumi e insaccati di alto rango. Subito accanto il forno a legna e la generosa cucina che, assieme alla ricercata gastronomia, sono il solido treppiede su cui poggia un menu davvero ampio che, incrociando le abilità, abbraccia le voglie e i gusti di tutti.

Cucina, Brace, Pizza, Banco Gastronomia e Carta dei Vini

Il menu punta in gran parte sulla carne con prodotti provenienti prevalentemente dalla Puglia, ma non solo. Trovano posto infatti sia specialità come l’Entrecôte argentino (frollatura minima 40 giorni) che carni magre come quella del cavallo, da sempre presente nella tradizione culinaria pugliese in ottime versioni.

I primi variano ogni giorno in base alla disponibilità degli ingredienti, ma non mancano i piatti cult rivisitati, come la Cacio e pepe che, a seconda delle stagioni, viene arricchita con carciofo croccante, gamberi crudi o tartare di tonno fresco e crema alla nduja homemade. Tra i cavalli di battaglia di Luca, invece, troviamo le Fettuccine aromatizzate alla carota e all’arancia con un delicato ragù di faraona.

Ma sono i secondi a prendere una menzione speciale, sia per la qualità delle carni lavorate, sia per i prezzi assolutamente accessibili, come per la Costata di Cavallo, il Maxi Hamburger di Puledro, gli Staccetti di Cube Roll danese, Bombette di Martina Franca, Tagliate alla griglia, Entrecte, Fiorentine e Arrosto Misto Aquanegra. (clicca qui per il menu completo)

Ad Aquanegra la passione per la qualità da offrire ai propri ospiti arriva fino alle uova. Qui vengono utilizzate unicamente uova di quaglia, superfood salentino dell’Azienda Agricola di Giovanni Cerullo, a Melpignano (LE), perchè ricche di proteine ad alto valore biologico, vitamine, minerali specifici, un’ottima concentrazione di ferro, fosforo e zinco.

In estate lo chef si sbizzarrisce con il pescato locale che acquista ogni giorno personalmente, creando una “carta del giorno” che annovera piatti come i “fusilloni Monograno Felicetti allo scorfano”, oltre a crudi e tartare.

Last but not least, la pizza. Cotta in forno a legna, preparate con farina rimacinata a pietra, 24h di lievitazione e condita nel segno del sapore attingendo spesso e volentieri dalle prelibatezze dell’angolo norcineria. 

La carta dei vini è stata creata avvalendosi della collaborazione di Marco Guido (proprietario dell’enoteca Wine&More a Lecce) e include circa 200 etichette, per l’85% italiane e quasi tutte disponibili al calice; non mancano ottime referenze internazionali e di champagne.

Lo chef Luca Moriero, pasticcere nell’animo, vanta anche una rigorosa formazione sui dessert (tra i suoi maestri uno dei pasticceri del rinomato Bar Pasticceria Ascalone a Galatina, famoso per i suoi deliziosi pasticciotti) e si occupa quindi anche delle preparazioni dolci, inclusa quella del gelato. Tra le proposte più apprezzate troviamo il Tiramisù preparato a regola d’arte e un dolce ispirato al Caffè leccese (crumble al caffè con gelato al latte di mandorla). Provare per credere.

Aquanegra Paravineria

Via Cesare Battisti 22/24  – 73020 Castrignano dei Greci – T. +39 342 835 0814 – aquanegraparavineria@gmail.com

ORARI: Agosto tutte le sere – Da Settembre aperti dal lunedì alla domenica dalle 19.00 a mezzanotte – chiuso il martedì.
342 835 0814

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Torna a Configno di Amatrice (RI), dopo 3 estati di attesa, la manifestazione dedicata alla riscoperta degli “ANTICHI SAPERI, ANTICHI SAPORI” che si tiene ogni 18 AGOSTO.

Dall’alba al tramonto per le vie del pease, ampio spazio alle tradizioni culturali, artigianali e gastronomiche dell’Appennino centrale, cantine e vecchie osterie aperte per l’occasione, prodotti tipici e stand gastronomici, grandi produttori e il “Mercato dei Liberi Saperi”, passeggiate, foraging e laboratori attivi: e ancora musica, folklore, tanta voglia di ritrovarsi e soprattutto quella di non perdersi.

Di seguito il programma ufficiale della Festa degli “Antichi Saperi Antichi Sapori 2022” ben orchestrata dall’Associazione Configno.

La custodia di un territorio, della sua identità culturale passa necessariamente attraverso il racconto e la divulgazione delle sue tradizioni fondanti. Per questo hanno ancora più valore le inziative che partono dai giovani, coinvolte e coinvolgenti, che rinoscono il valore alle radici per ottere folte chiome e frutti migliori.

L’Associazione Configno, sul territorio da più di cinquant’anni e per sua natura transgenerazionale, si è posta come obiettivo proprio quello di mantenere salde le fondamenta, spronare il passaggio dei saperi e fortificare il legame tra le generazioni per non disperdere la Comunità.

E lo fa davvero, portando avanti progetti e idee concrete che partono da Configno di Amatrice ma abbracciano l’Appenino centrale, assieme alle persone di valore e realtà produttive animate dallo stesso sentimento di appartenza al mondo, quello buono.

La festa

Si chiama “Antichi Saperi, Antichi Sapori”. Avevamo raccontato l’ultima edizione e ci piace l’idea di ripartire da lì. Si tiene ogni 18 agosto per il centro e le vie di Configno di Amatrice (RI). Dalle 9:00 a mezzanotte un fitto programma per assaporare questo territorio e sentirsi parte di una Comunità.

Dall’alba al tramonto per le vie del pease protagoniste saranno le antiche maestranze e conoscenze rese attrattive da workshop e laboratori attivi, con ampio spazio al racconto delle tradizioni culturali e gastronomiche dell’Appennino centrale.

Recupero delle tradizioni, cultura enogastrnomica da toccare e grandi artigiani del territorio.


Funiona così: durante tutta la giornata Configno ospiterà il Mercato dei Liberi Saperi, un mercato che traccia una linea immaginaria che unisce Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria. Prodotti caseari e di salumeria, farine da grani antichi e poi miele, pasta e molto altro, tutto proveniente dal lavoro di 16 aziende agricole che resistono in queste difficili quanto straordinarie terre montane.

Ci saranno gli artigiani che mantengono vive antiche tradizioni come la realizzazione di ciaramelle, la produzione di lana, la calzoleria artigianale e la creazione di oli essenziali, oleoliti e saponi con erbe spontanee del territori.

Poi ancora musica, balli, laboratori, incontri e tante attività pensate e tenute da chi queste terre le vive e le valorizza ogni giorno.

Il Mercato dei Liberi e Le Piccole Grandi Aziende dell’ Appennino Centrale

Nato nel 2021, da quest’anno il “Mercato dei liberi saperi” entra definitivamente a far parte della Festa degli antichi saperi e antichi sapori di Configno di Amatrice. Una linea immaginaria che collega tre regioni – Abruzzo, Lazio e Marche – percorrendo le vette dell’Appennino Centrale, dal Gran Sasso ai Monti della Laga, passando per i Pantani di Accumoli per arrivare fino al Monte Ceresa.

Le sedici realtà produttive che esistono e resistono in queste splendide e difficili terre. Sono: Casale Nibbi Azienda Agricola Amatrice; Cooperativa di comunità del Ceresa; Calzolaio Cesarino; Azienda agricola Buon Monte; San Pancrazio; Amatrice – Terra Viva; UBI MAIOR Società Agricola; Berardi Salumi.

E poi ancora Tularù; Azienda Agricola Bio Aureli Antonio e Capanna Paola; Azienda Agricola Fantusi Fabio – Amatrice; Azienda Agricola “Le Terre delle Fate”; Azienda Agricola Casalgentiletile; Pasta all’Uovo LEM di Marisa e Luana; Liuteria Sabatini e L’Azienda Agricola Mauro Gentile – il miele di Nommisci.

Laboratori e Workshop

Le erbe spontanee non avranno più segreti con Arianna Salvi, che Vi porterà a conoscere le erbe “resistenti” che da sempre abbiamo sotto gli occhi ma a cui spesso non sappiamo dare un nome. Con Miguel Acebes dell’Azienda Agricola Tularù potrete mettere le mani in pasta con le farine prodotte da antiche varietà di grano, mentre con l’ Azienda Agricola Bio Aureli Antonio e Capanna Paola potrete preparare formaggio primo sale e ricotta di pecora da portare a casa.


Nel pomeriggio, invece, ci sarà la presentazione di tre libri sui temi dell’ambiente e del territorio, a cui seguirà una tavola rotonda con gli autori Antonio Di Cionti, Savino Monterisi e il gruppo Emidio di Treviri
Dal tramonto alla sera sarà poi il tempo di “una cena poetica”, uno spettacolo musicale di Raffaello Simeoni e Marco Iamele e spettacoli pirotecnici, con Il ballo della pupazza.


La giornata sarà accompagnata dai balli popolari e dalle musiche dei suonatori confignari Tiziano Arigoni, Andrea Angeli, Francesco Angeli, Bryan Mosca. Con il contributo di 6 € sarà possibile finanziare le attività dell’associazione e degustare vino, birra e bevande analcoliche per tutta la durata dell’evento! Tutte le attività previste nel programma sono gratuite.
Last but not least, l’evento è totalmente plastic free! ♻

Non Vi resta che impostare le coordinate e partire alla scoperta delle generose terre di Amatrice!

Info utili

Antichi Saperi, Antichi Sapori

Domenica 18 agosto 2022

dalle 09:00 alle 24:00

Configno di Amatrice

Locandine e Illustrazioni di Margherita Ferracuti

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4, 10 e 18 agosto 2022. 3 date da segnare in calendario e 3 motivi in più per scoprire il Castello di Postignano nascosto tra le valli umbre, il suo borgo mirabilmente recuperato e lo storico forno del popolo che risale alla fine del ‘600.

Nelle date indicate, verranno sfornate pizze “fatt a mestier” da tre maestri dell’arte bianca: Errico PorzioDavide Civitiello e Gianni Senese, in collaborazione con lo Staff del Castello capitanato dallo Chef Vincenzo Guarino.

Tre pizzaioli napoletani per tre appuntamenti che gettano le basi di un nuovo ideale asse tra Campania e Umbria. Messi a punto in occasione de “L’arte della pizza al Castello di Postignano”, evento in programma nel fascinoso borgo medievale tra le segrete valli dell’Umbria, il 4, 10 e  18 agosto Regina indiscussa del Castello di Postignano (di cui vi abbiamo raccontato qui) sarà la grande Pizza Napoletana, che verrà cotta e sfornata dallo storico forno del borgo che, nella sua forma attuale, risale alla fine del ‘600.

A scaldare in campano l’antica pietra refrattaria saranno tre i maestri indiscussi dell’arte bianca: Errico PorzioDavide Civitiello e Gianni Senese.

Errico Porzio, erede di una storica famiglia di pizzaioli napoletani, ha saputo coniugare competenza tecnica ed estro creativo a una straordinaria capacità comunicativa, arrivando ad essere uno di pizzaioli italiani più amati e più popolari; Davide Civitiello, classe 1984, nel 2013 è stato incoronato Campione del Mondo, aggiudicandosi il prestigioso Trofeo CaputoGianni Senese (in copertina con lo chef Vincenzo Guarino), napoletano di nascita, dopo aver girato l’Europa, si è stabilito a Sanremo, dove ha aperto la sua pizzeria e dove non smette di ricercare prodotti e abbinamenti di eccellenza per realizzare i suoi topping.

Ad accogliere i visitatori, per un numero limitato di 50 posti, ci sarà lo staff del Castello.

Il Castello di Postignano (clicca per saperne di più) è un villaggio-albergo diffuso nell’ononimo borgo frutto di una sapiente e meticolosa ristrutturazione d’autore, è inoltre impreziosito dalla presenza da botteghe d’artigianato, Enoteca con Vini e Oli del territorio.

Oltre al Forno del Borgo, ci sono un’osteria contemporanea, La Trattoria Casa Rosa, e La Tavola Rossa, grotta design per una indimenticabile “dining experience” riservata a soli 10 commensali e sede di una esclusiva Academy; dimensioni gestite dallo chef Vincenzo Guarino, affiancato da Maria Massimiani e dal sous chef, nonché esperto di lievitazione, Antonio Della Monica.

La squadra al completo sarà al lavoro, per l’occasione, presso il forno in pietra e mattoni che per secoli ha sfornato il pane per tutta la comunità e che, assieme alla chiesa e alla fontana, è stato uno dei punti fondamentali dell’aggregazione del borgo.

Grazie alla grande opera di risanamento conservativo, nello stesso forno, si preparano pizze partenopee di grande pregio, realizzate secondo i principi di quell’ “arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano”, riconosciuta dall’Unesco come parte del Patrimonio culturale dell’Umanità.

Oltre alle pizze, il menu prevederà la degustazione del “cuoppo” tradizionale con croccanti fritture partenopee; mentre la cena si concluderà con l’assaggio di graffette dolci con farciture varie, servite in un contesto da favola e meravigliosa sguardo sulla Valnerina annesso.

SAVE THE DATE: 4, 10 e 18 agosto 2022 / Castello di Postignano / Località Postignano, 06030 Sellano (PG)

Prenotazione obbligatoria. Per maggiori informazioni  0743 788005 o email direttore@castellodipostignano.it

L’evento gode del sostegno degli sponsor tecnici: Mulino Caputoil Mulino di Napoli; la Latteria Sorrentinail Fiordilatte dal 1880;  Ciaoil Pomodoro di Napoli e dalla birra Menabrea, dell’omonima azienda di Biella.

Immagine di Copertina – Gianni Senese e Vincenzo Guarino qui

Immagini Errico Porzio qui / Davide Civitiello qui

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I laghi di Alimini alle spalle. Di fronte il mare turchese otrantino. In mezzo, la macchia mediterranea, il frinire delle cicale, le dune, i gigli di mare tra la sabbia dorata.

Di giorno lido balneare, di sera esclusivo bistrot, Ficodindia Beach & Restaurant è un luogo “esclusivo”, non per le sue pretese economiche ma per l’unicità del suo concetto e per la genuinità delle persone che lo colorano a tinte indelebili.

Chef e patron, Carlo De Iacob, metà fiorentino metà salentino, porta in tavola tavola la sua cucina estemporanea “a tema mare”, che, libera di esprimersi, si reinventa ogni sera per i suoi 25 ospiti, non oltre. Altrimenti verrebbero meno lo slancio creativo e l’attenzione per ciascun convitato.

Apriamo insieme questo scrigno salentino.

“A tavola si conosce l’uomo”. Recita così un antico detto popolare toscano. Ed è vero, in un senso e nell’altro. Osservando con attenzione è possibile decodificare aspetti della personalità di chi condivide la nostra tavola e, se siamo fortunati, si riesce persino captare la sensibilità di chi cucina, ma solo se lo chef ha abbattuto il muro delle aspettative altrui e riesce a trasferire nel piatto il proprio io.

La Cucina di Carlo De Iacob, metà fiorentino metà salentino, è così. Libera, personale, una somma di esperienze gastronomiche ed estetiche.

Sinestesie, rimandi, sensazioni e sapori sull’onda dell’emozione messi a fuoco da tatto, tecnica e sensibilità che definiscono un’identità ossimorica, calma e irrequuieta, solida e mutevole: la sua.

Semplice solo in apparenza, è l’inattesa sorpresa di questo tratto di costa salentina: la spiaggia degli Alimini, tra dune di macchia mediterranea, gigli di mare, frinire delle cicale e mare turchese otrantino.

Il mare non è mai stato amico dell’uomo. Tutt’al più è stato complice della sua irrequietezza.
Jospeh Conrad

Sono arrivato in cucina pian pianino – mi racconta Carlo – di fatto sono fiorentino. Mio padre Architetto, mia Madre Pittrice. Mio zio Orafo. Io ho fatto l’Istituto d’arte, poi Beni culturali all’Università.

Sono rientrato a 16 anni in Puglia. Al Lido dei Pini ho conosciuto Luca (Moriero n.d.r.), che mi ha poi insegnato molte cose sulla cucina tradizionale salentina.

Ma ai tempi facevo il barman per mantenermi gli studi. Mi piaceva molto, ed è stato lì che ho imparato le caratteritiche che deve avere un cocktail, ovvero freschezza, acidità e bocca pulita. Peculiarità che ho trasferito nella mia cucina.

Poi, siccome mi piace studiare, ho fatto anche un corso per diventare Sommelier, poi quello per Sommelier dell’ Olio Evo. Lì ho appreso un altro grande insegnamento riguardo il potere dell’olio e la sua capacità di modificare i piatti a seconda della sua intensità e cultivar. Mi si è aperto un mondo.

Lavorando su questo litorale mi sono innamorato del mare, di questa professione e di questo mestiere. La voglia di aprire FICODINDIA è stata incontenibile. Ho seguito la mia intuizione e nel 2005 abbiamo aperto sulla spaggia degli Alimini.

La Spiaggia degli Alimini, a circa 5 chilometri a nord di Otranto, è a ridosso dei laghetti omonimi. Il canto delle cicale accompagna l’arrivo, così come la fitta macchia a mirto, alloro e ginepro, e la profumata pineta. Il mare, limpido, cristallino, con pennellate di variazioni di azzurro caraibico, è dominato dalle splendide dune di sabbia talcata e da una natura selvaggia e integra.

Ficodindia, è il più piccolo degli stabilimenti di questo selvaggio tratto costiero, e il penultimo dei nati.

Il nome è un omaggio diretto alla pianta simbolo del Mediterraneo: pungente macchia di colore, profilo essenziale, definito e difensivo, nasconde frutti succulenti. Originaria del Centroamerica e naturalizzata soprattutto nell’Italia di mare del Sud – Sicilia, Calabria, Puglia e Sardegna – dopo 17 anni di lavoro (2005-2022), l’immagine del “fico d’india” oggi appare perfetta per definire la dimensione naturale di questo “Beach & Restaurant” legato alla sua sabbia ma non vincolato alla sua terra.

Di giorno stabilimento balneare con tavoli al vento di mare aperti a tutti e un’offerta che punta su piatti semplici come bruschette, friselle, fritture, tartare, insalate e “prodotti da forno” ( o meglio “infornati”) che qui fanno rima con Parmigiana, Millefoglie di pesce spada o Lasagna che inseriscono come “special del giorno”.

Di sera, scende la luce e si accende la cucina di mare. Sofisticata nella sua espressione cromatica e di pulizia d’impiattamenti, il piccolo grande regno di Carlo De Iacob è pensato al massimo per 25 coperti, non di più (semmai, meglio di meno). Oltre quello non accetta perchè cambierebbe il mood del luogo e la dedizione al cliente.

Un lungo percorso che annovera, di base, piatti come Tonno alletterato, cavolfiore in agrodolce e caroselle leccesi; Polpo, crema di carote, carote e pastinaca; Seppie e lime; Gamberi rosa, cipolla rossa di Acquaviva e germogli di pisello; Patata ratta con creme fraiche e caviale; e “Tartare a vivo”. La mia è stata una sontuosa “Tartare di scorfano con caviale di mango e sale Maldon“. I dolci vanno dalla Cupeta Salentina al Tiramisù espresso, al Babà grigliato al timo con crema diplomatica e amarena.

Simone De Siato e Cosimo Russo i suoi due chef di riferimento. Con loro ho un grande scambio di conoscenze, idee, tecniche e qualche citazione nei miei piatti.

L’offerta cambia davvero ogni sera. Pochi coperti e turno unico, perchè si viene qui per rilassarsi. Li sproniamo a fare un percorso. Si può anche scegliere alla carta ma, se il cliente si affida, la nostra gioia è proprio quella di accompgnare l’ospite in una degustazione personalizzata.

Decidiamo a “tu per tu”, in base a quello che ha portato il mare e a come posso caratterizzare quel singolo piatto. Ogni sera è una sfida.

Ad esempio “Polpo alla griglia” è solo un titolo su menu, ma il mio divertimento, anche e soprattutto all’interno dello stesso tavolo, è caratterizzarlo in modo diverso per ogni commensale. Stessa cosa per le seppie, delle quali tengo sacche e fegatini per inventare e divertire con il sapore.

Da Fiorentino amo la carne, il quinto quarto e selvaggina, ma il pesce offre infinite pobilità di combinazioni.

Carne e pesce si mischiano nella mia cucina. Per merenda mia nonna mi faceva i fegatini di pollo, pane e olio. Sono cresciuto con questi sapori. Da una parte la Toscana, dall’altra la Puglia.

Ecco come nascono piatti come la “tartare di tonno con i fegatini di pollo” o l’utilizzo del brodo di pollo nei brodetti di pesce.

Per lui, la cucina di mare è una base, una tela, un punto di partenza con orizzonti multipli da ricercare. Ciò che non manca mai nella sua mise en place sono agrumi e erbe aromatiche, mediterranee ed esotiche. Il mare, la terra, la campagna, la stagione sono la sua ampia tavolozza cui attingere, sono le materie prime che coincidono con le materie artistiche.

La sua cucina lo rappresenta. Il suo piatto icona? Seppia e Lime. La Seppia appare nuda, finta cruda in terra di allievi. Nella sua lucentezza di ceramica, è sola in mezzo al piatto, coperta solo da riccioli di zeste di lime e gocce di Olio Evo di Leccino. Mediterraneo ed esotico, è un piatto di apparente semplice, che nasconde pensiero, tecniche miste e ingannevoli apparenze. Finta cruda, come accennavo, la seppia fa una doppia cottura, una a bassa temperatura, l’altra a vapore. Materia prima di gran pregio, viene servita tipieda. Burrosa al taglio, la sua consistenza è soda, compatta; il lime non è nota aromatica, ma ingrediente calibrato. Così come l’olio Evo, in purezza.

Spiazzate nella sua essenzialità, la sua temperatura fa da tramplino alle note agrumate che si mescolano in aria con quelle del Leccino marcando il tratto dei grandi valori della semplicità e quello di un assioma sempre valido, nella vita come in cucina.


Ficodindia Beach and Restaurant

Contrada Alimini serra 2, 73028 Otranto LE

+39.328.6846443 www.ficodindialido.it

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Un nuovo progetto inclusivo per raccontare e promuovere il mare e le sue eccellenze di costa, la cultura enogastronomica, la formazione coscienziosa e l’ambiente che ci ospita.

Si chiama “Periferia Iodata” la concreta iniziativa animata dalle icone della ristorazione del litorale romano tenute assieme da scelte di qualità e amore per il terriotorio: un network di professionisti e operatori del settore ristorativo, con tanti, giusti e lungimiranti obiettivi.

Il 1 agosto è la data fissata per la prima “festa dell’Estate”, ovvero la festa in spiaggia per celebrare al meglio il debutto con i fatti: piatti tipici della tradizione, degustazioni, riflessioni ad alta voce e musica dal vivo.

Dopo diversi mesi di preparazione, alla fine il progetto è decollato: Periferia Iodata si presenta al pubblico. Un’uscita programmata dal 12 dicembre al Castello San Giorgio di Maccarese, in occasione dell’iniziativa “Agroalimentare: nuovi modelli e prospettive per la crescita e lo sviluppo del territorio”, promosso dall’Arsial e dal Comune di Fiumicino con l’Assessorato alle Attività Produttive, alla quale tutti componenti hanno tenuto fede trova adesso la sua prima data per diventare operativi.

Fondatori dell’iniziativa sono due chef stellati di Fiumicino, Gianfranco Pascucci e Lele Usai, insieme a Marco Claroni e a Benny Gili, per i ristoranti Pascucci al Porticciolo, Il Tino e 4112, l’Orologio di Fiumicino e La Baia di Fregene. Ai quali si sono subito aggiunti per Fiumicino: Alessandro
Capponi (Host), Alessandro Pietrini (La Marina), Franco Di Lelio (Pizzeria Sancho), Arcangelo Patrizi (Pasticceria Patrizi), Marco Fiorucci (Gina al Porto Romano) e Luca Pezzetta – Pizzeria Clementina. Per Fregene: Andrea Salce (Il Riviera), Fabio Di Vilio (La Scialuppa Da Salvatore) e Maria Cristina Sebastiani (Rosario).

È un grande piacere comunicare che finalmente alcune attività della ristorazione del Comune di Fiumicino hanno dato vita a un nuovo progetto di aggregazione – ha scritto il presidente Gianfranco Pascucci – Periferia Iodata nasce con l’intento primario di voler raccontare e promuovere un territorio, di valorizzare i prodotti della nostra terra, del nostro mare e dei nostri artigiani.

Un progetto dal tratto inclusivo che intende accogliere tutti coloro che lavorano con standard di qualità alta, a prescindere dalla tipologia delle attività dei singoli. Vogliamo aggiungere che siamo supportati anche da Ambasciatori del Gusto e da Fare Rete, che insieme contano quasi 100mila esercenti in tutta Italia.

L’intento è quello di collaborare con chi vuole tutelare e promuovere il patrimonio enogastronomico e la cultura agroalimentare locale in tutte le sue forme – aggiunge Lele Usai, vicepresidente dell’associazione – valorizzandone i prodotti tipici, le tecniche di lavorazione, i piatti della tradizione e le ricette peculiari che caratterizzano il territorio del litorale laziale e del Comune di Fiumicino in particolare.

Con l’assessora alle Attività Produttive Erica Antonelli lavorando a una serie di ricette di piatti tipici locali da inserire nella De.Co., il marchio di denominazione comunale di origine per la tutela e la valorizzazione dei prodotti agroalimentari, proprio per
rafforzarne insieme valenza, tipicità e qualità.

Per farlo ci proponiamo di organizzare eventi, partecipare a fiere nazionali e internazionali di settore e promuovere ogni altra attività utile a perseguire gli obiettivi prefissati.

La Festa dell’Estate

Lunedì 1 agosto, è la data prefissata. La Baia di Fregene, il luogo prescelto. La Festa dell’Estate è il suo nome:è il primo evento organizzato da Periferia Iodata.

Nemerosa sarà l’offerta a Tema Mare a base di pescato locale con golose incursioni di terra, e numerose le postazioni per la preparazione di succulente ricette celebrative dell’insegna di provenienza.

Nello specifico: il primo piatto sarà preparato da Benny Gili (La Baia di Fregene) e Andrea Salce (La Riviera). La “gamberina fritta” sarà opera di Fabio Di Vilio (La Scialuppa da Salvatore) e Alessandro Capponi (Host Restaurant). La pizza – con patate e porchetta – verrà invece sfornata da Franco Di Lelio (Pizzeria Sancho) e i supplì saranno appannaggio di Luca Pezzetta (Pizzeria Clementina) alla “Vaccinara di tonno”.

Al barbecue si dedicheranno Gianfranco Pascucci (Pascucci al Porticciolo) e Benny Gili (La Baia di Fregene), mentre la “zuppa di pesce” sarà realizzata da Marco Claroni (L’Osteria dell’Orologio), Marco Fiorucci (Gina a Porto Romano) e Alessandro Pietrini (La Marina Ristorante). I dolci saranno appannaggio di Angelo Patrizi (Pasticceria Patrizi).

La cantina Paolo e Noemia D’Amico, saranno sponsor della serata. Il dj set e la musica dal vivo saranno quelli del gruppo Ukus in Fabula.

“La Festa dell’Estate” spiega il vicepresidente Lele Usai “rappresenterà il punto di partenza per nuove attività, sarà un momento di confronto, un modo per unificare ed estendere un gruppo di persone che ha lo stesso intento, quello di valorizzare il territorio a 360 gradi. E proprio perché si tratta di una festa, la prima di questo genere, abbiamo scelto la spiaggia come location”.


Il Manifesto di Periferia Iodata

L’intento generale (dichiarato) dell’associazione, è proprio quello di tutelare e coinvolgere sempre di più tutti i produttori delle 14 terre di Fiumicino, per promuoverne prodotti, ricchezza e vitalità.


“Particolare attenzione verrà dedicata all’educazione, istruzione e formazione professionale – continua Benny Gili, consigliere di Periferia Iodata – nonché alle attività culturali di interesse sociale con finalità educativa e alla collaborazione con le istituzioni e gli enti locali o nazionali, le associazioni di categoria e dell’imprenditoria. Anche la solidarietà è al centro dei nostri interessi: intendiamo promuovere e collaborare a eventi pubblici e privati per raggiungere questi obiettivi”.


“E poi creare un network di professionisti e operatori del settore, di comprovata capacità e competenza con cui elaborare strategie di comunicazione e di promozione turistica con iniziative comuni concordate, collaborando con soggetti pubblici e privati, organismi, movimenti, associazioni o istituti locali e internazionali”, aggiunge Marco Claroni.


“La tutela dell’ambiente è un altro tema centrale – conclude Gianfranco Pascucci – in collaborazione con l’ente locale e le altre amministrazioni, abbiamo intenzione di promuovere incontri per stimolare il raggiungimento di soluzioni condivise in grado di migliorare la qualità della vita ben oltre i confini del territorio.

Abbiamo sollevato il tema dei rifiuti trasportati dal Tevere, un problema da affrontare e risolvere una volta per tutte. E con l’Assessorato comunale all’Ambiente è allo studio il progetto per trovare alternative all’uso di cassette di polistirolo per il trasporto del pesce.

Un’iniziativa nella quale vogliamo coinvolgere l’Asta del Pesce e le cooperative della pesca locale. Avere un pescato di Fiumicino senza più polistirolo, anche a bordo delle imbarcazioni, sarebbe un grande segnale di attenzione verso la sostenibilità ambientale, il mare e la sua biodiversità. Non solo, se riuscissimo ad abbandonare il polistirolo, potremmo proporre, al pari di altre marinerie, di certificare il nostro pescato attraverso un marchio di ulteriore qualità.

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50 Top Pizza Italia 2022: la pizza de I Masanielli di Francesco Martucci conferma il titolo per il quarto anno consecuvitivo e mostra le nuove vie della pizza, i nuovi contenuti, approcci e concetti su base alveolata.

Sul podio altre due pizzerie campane, icone di bontà e ricerca sugli ingredienti: medaglia d’argento per 50 Kalò di Ciro Salvo e medaglia di bronzo per 10 Diego Vitagliano. La classifica mondiale sarà presentata a settembre.

“Ciò che è difficile attrae. L’impossibile seduce. Ciò che è complicato spaventa. Ciò che è estremamente difficile innamora. Qui non arrivano gli angeli”.

Così si legge sulla pagina facebook di Farncesco Martucci della Pizzeria di Caserta “I Masanielli” che si conferma per il quarto anno consecutivo la sua posizione di merito. Lui, Re vichingo in continua evoluzione, in viaggio verso un futuro oltre la pizza, negli stimoli per la mente, tra le sfide della contemporaneità.

Avevamo scritto di lui a qualche mese fa. Del suo percorso degustazione di rottura, in rapporto dialettico, che sottrae e supera se stesso attraverso la ricerca di effetti di rilievo e profondità, portando sulla tavola nuovi contenuti e nuove sintesi, concretezze da mangiare ed espressività da captare. La sua pizza rappresenta l’opportunità di cambiare approccio al tema, modalità di fruizione e riflessioni annesse. 

Nella serata di ieri, martedì 26 luglio, alla presentazione dell’attesa classifica della Guida 50 Top Pizza Italia 2022 dedicata alle migliori pizzerie di Italia – ideata e curata da Barbara Guerra, Albert Sapere e Luciano Pignataro – al Teatro Mercadante di Napoli da Federico Quaranta, ancora una volta – così come era accaduto nei tre anni precedenti – “I Masanielli di Francesco Martucci” si ri-ri-ri-riconferma la migliore pizzeria italiana, confermando anche la nostra percezione su base empirica.

La sua scheda suona così:

Francesco Martucci continua la sua personale evoluzione di un progetto gastronomico applicato alla pizza, piatto popolare ed internazionale. Il suo locale è diventato una meta frequentatissima per gli amanti della pizza d’autore che arrivano qui da tutta Italia. Il menu racconta di una ricerca su impasti a regola d’arte, cotture precise, interessanti abbinamenti di materie prime di ottima qualità che parlano di sperimentazione di una cucina di classe a servizio di una pizza che resta la protagonista assoluta della tavola. Tutta la crescita della proposta si apprezza nel menu degustazione, un volo pindarico sospeso fra eleganza dei sapori e la concretezza del territorio che Francesco Martucci coniuga con equilibrio da maestro. Il fine pasto dolce è affidato al talento e alla mano di Lilia Colonna. Servizio professionale, carta dei vini e delle birre importante.

Caserta impera si, ma anche il parla campano con secondo posto di 50 Kalò di Ciro Salvo (Napoli) e terzo posto di 10 Diego Vitagliano (Napoli e Pozzuoli) .

La pizza tradizionale e al tempo stesso moderna ha un indirizzo sicuro: 50 kalò di Ciro Salvo. Il locale è diventato un punto di riferimento di gusto, bontà e tradizione e sforna pizze senza sosta mantenendo sempre una qualità molto alta. L’impasto perfetto, fondente e profumato fa da base a condimenti gustosi ed equilibrati risultato di una selezione di ingredienti scelti con grande cura e valorizzati da pomodoro e olio ottimi. Grande il progetto avviato con il Mulino Caputo di usare il grano italiano. In menu si può scegliere fra le classiche e pizze più creative. Fritture saporite e croccanti. Molto ben assortite le carte dei vini, decine di etichette campane, e delle birre artigianali. Menzione speciale per il servizio, professionale e allo stesso tempo cordiale. Locale accogliente e luminoso.

Diego Vitagliano e il suo 10 stanno vivendo una maturità piena e consapevole. La qualità delle pizze, impasto leggero, gustoso e farcito sempre con equilibrio con ingredienti di prima qualità e olii che valorizzano i sapori sempre in buon equilibrio, l’abbinamento al vino, alle birre e alle bollicine affidato a una sommelier professionista che guida sapientemente l’ospite. E ancora: le fritture perfette, la carta dei dolci per appagare la golosità di fine pasto, il servizio moderno ed elegante, l’ambiente confortevole e luminoso, la squadra al banco, al forno e in sala affiatata, formata e ben guidata, fanno di questo locale una pizzeria in cui batte il cuore della tradizione al ritmo della contemporaneità. Davvero da Dieci.

La classifica delle 50 migliori pizzerie d’Italia – che in realtà sono 100, oltre il podio prosegue così: dalla numero 1 alla 50 sono elencate le Pizzerie Top, mentre dalla posizione 51 alla 100 ci sono le Grandi Pizzerie.

Pizzerie Top (da 1 a 50)

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“Basta Pizza Village sul Lungomare. Va a Milano? Faremo il Salone del Gusto alla Mostra d’Oltremare”
I Masanielli – Francesco Martucci – Caserta, Campania
50 Kalò – Napoli, Campania
10 Diego Vitagliano Pizzeria – Napoli, Campania
I Tigli – San Bonifacio (VR), Veneto
Francesco & Salvatore Salvo – Napoli, Campania
Seu Pizza Illuminati – Roma, Lazio
La Notizia 94 – Napoli, Campania
180g Pizzeria Romana – Roma, Lazio
Dry Milano – Milano, Lombardia
Cambia-Menti di Ciccio Vitiello – Caserta, Campania
I Masanielli – Sasà Martucci – Caserta, Campania
Le Grotticelle – Caggiano (SA), Campania
Qvinto – Roma, Lazio
Pepe in Grani – Caiazzo (CE), Campania
Carlo Sammarco Pizzeria 2.0 – Frattamaggiore (NA), Campania
‘O Scugnizzo – Arezzo, Toscana
Crosta – Milano, Lombardia
Pupillo Pura Pizza – Frosinone, Lazio
Apogeo – Pietrasanta (LU), Toscana
La Cascina dei Sapori – Rezzato (BS), Lombardia
Patrick Ricci – Terra, Grani, Esplorazioni – San Mauro Torinese (TO), Piemonte
Pizzeria Panetteria Bosco – Tempio Pausania (SS), Sardegna
400 Gradi – Lecce, Puglia
Denis – Milano, Lombardia
Pizzeria Da Lioniello – Succivo (CE), Campania
Enosteria Lipen – Triuggio (MB), Lombardia
Officine del Cibo – Sarzana (SP), Liguria
L’Orso – Messina, Sicilia
Sbanco – Roma, Lazio
Frumento – Acireale (CT), Sicilia
La Braciera – Palermo, Sicilia
Fandango – Potenza, Basilicata
Il Vecchio e il Mare – Firenze, Toscana
Pizzeria Le Parùle – Ercolano (NA), Campania
Giovanni Santarpia – Firenze, Toscana
Giangi Pizza e Ricerca – Arielli (CH), Abruzzo
BOB Alchimia a Spicchi – Montepaone Lido (CZ), Calabria
I Borboni Pizzeria – Pontecagnano Faiano (SA), Campania
Sant’Isidoro – Pizza & Bolle – Roma, Lazio
‘O Fiore Mio – Faenza (RA), Emilia-Romagna
Grigoris – Mestre (VE), Veneto
Modus – Milano, Lombardia
Pizzeria Gigi Pipa – Este (PD), Veneto
Maiori – Cagliari, Sardegna
Luppolo & Farina – Latiano (BR), Puglia
Antica Friggitoria Masardona Roma – Roma, Lazio
Palazzo Petrucci Pizzeria – Napoli, Campania
Pizzeria Chicco – Colle di Val d’Elsa (SI), Toscana
Giotto Pizzeria – Bistrot – Firenze, Toscana
Guglielmo & Enrico Vuolo – Verona, Veneto

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Si chiama Spaghettongola, e si pronuncia “valorizzazione del prodotto locale” perchè celebra uno dei capolavori della cucina di mare e del litorale laziale. Giunta alla sua 13^ edizione, dal 29 luglio al 7 agosto, a pranzo e cena, circa sessanta quintali di vongole lupino sono pronti a finire nei padelloni e a mescolarsi con cremosi spaghetti, insieme a fritture di pesce e altre prelibatezze.

Evento a cura dell’associazione ‘il Faro all’Orizzonte’. Apertura cucina alle 19. La domenica si raddoppia a pranzo. 

Si chiama Spaghettongola ma si pronuncia “valorizzazione del prodotto locale”. È il piatto cult di ogni estate e della cucina di mare.

È un appuntamento cult per migliaia di appassionati.

Parliamo della Spaghettongola che dal 29 luglio al 7 agosto 2022 torna a Fiumicino per eleggerla per 8 giorni “Capitale degli spaghetti alle vongole lupino”.

Nuova la location della Festa, che sarà l’area antistante il campo sportivo Cetorelli (via del Faro 75) con più parcheggi e più spazi. 

Grande protagonista il pescato locale e antipasti di mare, spaghetti alle vongole lupino non finire, frittura di calamari e gamberi, bruschette con cozze e vongole, soutè l’insalata di polpo e patate. 

Il tutto accompagnato da eventi musicali e di intrattenimento, birre artigianali, stand e divertimento per i più piccoli. 

C’è anche un risvolto sociale. All’ingresso verrà chiesto simbolicamente 1 euro, che sarà impiegatro per dare un a mano al progetto “Dopo di noi”, dell’associazione Insieme con i disabili. E’ in corso infatti la costruzione di una struttura dove i disabili possano “imparare” a vivere da soli o eventualmente essere ospitati se si trovassero soli al mondo.
 

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In posizione segreta e dominante sulla Valnerina, il Castello di Postignano è un antico borgo medievale nel cuore dell’Umbria, riportato alla vita da una straordinaria opera privata di restauro.

Tra vicoli, scorci e dettagli, gli spazi espositivi e quelli meditativi, le biblioteche, i salotti, le bocce e il biliardo, l’enoteca e le botteghe, la piscina e la SPA, sono il prezioso e originale corollario pensato per gli ospiti delle 20 indipendenti suites diffuse.

Valore aggiunto del Castello è la cucina tradizionale rivisitata con classe de “La Casa Rosa”, e quella di sofisticata de “La Tavola Rossa” in una grotta di pietra viva.

Esclusiva location e regno gastronomico di Vincenzo Guarino, di giorno è una scuola di cucina, di sera si trasforma in palco per un Live Dining che emulsiona un sofisticato percorso di cucina creativa mediterranea a nuovi panorami di sapore.

Il Castello di Postignano, in contemplanzione nel verde intenso della dorsale appenninica umbra, è uno straordinario esempio di quello che Bernard Rudofsky ha definito “architetture senza architetti”.

Fa parte, a grandi linee, di quelle vernacolari architetture spontanee che appartengono alla tradizione più antica dell’uomo, costruite con materiali e tecniche tradizionali, perfettamente integrate del paesaggio tanto che Norman F. Carver Jr, celebre fotografo e architetto del XX secolo, lo definì “l’archetipo dei borghi collinari italiani”.

Ripensato come un Relais diffuso e riportato alla vita da uno straordinario lavoro di restauro e ristrutturazione oggi il Borgo medievale di Postignano/Sellano è l’incredibile e concreto esempio di come un’iniziativa privata, illuminata e ben orientata, possa svolgere una funzione pubblica. Posto sulla via Valnerina, da sempre conteso tra Spoleto e Foligno, apre l’accesso alla scoperta di città-scrigno come Norcia, Cascia, Spello, Montefalco, Bevagna e al bellissimo parco naturale dei Monti Sibillini.

Qualche cenno storico

Fondato tra il IX e il X secolo d.C. il Borgo di Postignano/Sellano visse di un’economia fiorente, attività forestali, agricole e artigianato. A partire dal 1600 la sua popolazione cominciò a diminuire per via delle consistenti migrazioni verso le città. Abbandonato, poi abbattuto dalla violenza del Sisma del 1997, questo borgo è letteralmente rimasto pietrificato fino a quando, i primi anni del 2000, qualcuno, passando da queste parti, se ne innamorò al punto di mettere in piedi un’imponente quanto minuziosa opera di recupero.

Il nuovo concetto di Accoglienza umbra

Ristrutturato con cura, attenzione ai materiali e grande rispetto per l’impianto originale, camminare tra i vicoli del Borgo di Postignano e di per sè un’esperienza intensa. Fedele alla pianta originale, ogni pietra sembra essere stata rimessa al proprio posto, e meglio. 

Sulle vie si aprono scorci, spazi espositivi, piccole e grandi terrazze per godere di relax e panorami d’appenino. 20 suites e appartamenti di diverse tipologie sono a disposizioni degli ospiti, così come spazi espositivi e spazi meditativi, biblioteche e salotti, campo di bocce e tavolo da biliardo, enoteca e botteghe, piscina all’aperto tra i fiori, centro benessere con bagno turco, jacuzzi esterna e sala massaggi.

Oltre agli spazi sempre aperti agli ospiti e al pubblico – come il Teatro-Giardino delle Rose o la Chiesa S.S. Annunziata – il Castello di Postignano ospita ogni anno “un Castello all’orizzionte”, ricchissimo programma di eventi in continua evoluzione con mostre, concerti, conferenze e spettacoli, artisti italiani e internazionali.

La Cucina de “La Casa Rosa

Panorama mozzafiato sulla valle. Tovaglie e belle ceramiche, all’interno travi in legno, pavimento in cotto e fotografie in bianco e nero. Cucina con i sapori della tradizione umbra realizzata con materie prime locali, guizzi di creatività e salti nelle freschezze mediterranee. In cucina l’esperienza di Maria Massimiani annoda la storia di questo luogo a quella dello Chef Vincenzo Guarino.

La Tavola Rossa, il live dining di Vincenzo Guarino

Di giorno Academy Tavola Rossa, di sera esclusiva location. Si cena all’interno di un’ampia grotta di pietra che ospita un’unica grande tavola di legno levigato e dettagli di design. Attorno luci soffuse e elemeti di rame che accennano alle origini campane.

L’esclusivo chef’s tables, pensato per 10 ospiti al massimo, è il nuovo regno gastronomico di Vincenzo Guarino che ogni sera offre ai propri ospiti una performance inedita e ricca di carattere mediterraneo.

Istrionico e carico di energia, ha portato tra queste valli umbre il suo know how internazionale, la luce buona delle stelle conquistate sul cammino e la sua forte radice mediterranea per costruire un’esperienza umbra unica.

La mia cucina non conosce confini di spazio e di tempo – racconta lo Chef – perché è aperta a tutte le suggestioni possibili: memorie, tradizioni e ricordi legati alla mia Terra entrano in sintonia con sfumature più esotiche ed innovative, provenienti dai tanti luoghi che ho cocnosciuto grazie al mio lavoro.

Il percorso degustazione de La Tavola Rossa

Un percorso degustazione nel vero senso del termine. Una volta definito il gruppo, che sia di amici accomuntai dalla stessa passione o di amici futuri accomunati dalla stella tavola, il percorso inzia tra i Vini & Oli della Bottega-Wine Bar del borgo dove “si rompe il ghiaccio”, mentre viene servito l’aperitivo composto da piccoli bom bom gourmet che vanno da “Pane e olio” al “Cannolo soffiato con Burro di Colfiorito, Alici di Cetara ed Erbe sponttanee”, sempre alternati da Bollicine di gran pregio. 

Seguendo fisicamente lo Chef, si varca poi la soglia de “La Tavola Rossa” per prendere parte alla scoperta della sua cucina creativa mediterranea. Grandi sapori. Ricerca dell’abbinamento tra Mare, Fiume e Terra. Piatti tecnicamente sofisticati ma diretti, che rivelano abilità e palpitante passione, marcano i tratti di un’esperienza da condividere, ricordare e raccontare.

Si comincia con il sapore netto dell’ “assoluto di pomodoro”; si prosegue con l’acqua dolce che incontra dolcezze e acidità del pomodoro verde nella “Trota della Valnerina e panzanella con gazpacho di pomdoro verde”; mentre il “Baccalà e Roveja” (piccolo legume coltivato su tutta la dorsale appenninica umbro-marchigiana, in particolare sui Monti Sibillini) traccia un nuovo dialogo tra il mare e la terra di montagna; “Riso carnaroli, pomodorini giallo, stracciata di bufala, gamberi rossi crudi e camouflage di verdure” sono un inno alle regioni del Sud, così come “Linguine Pastificio Mancini (marchigiano) con cipollotto, capperi, colatura di Alici di Cetara e pane croccante all’nduja”.

Magistrale il “Piccione con nutella di foie-gras e nocciola, tarte-tatin di mele, variazione di carote e salsa di passito Sagrantino” e il suo lolli-pop croccante. Chiudono i “Fiori di Fragola” e le “Nocciole che incontrano il salato”.

“La propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose”.

Questa frase di Henry Miller racchiude l’universo di Vincenzo Guarino che, ricco di esperienza, stimoli e amore per la cucina ha abbracciato un nuovo performante progetto, immettendo ne La Tavola Rossa tutto il talento, la creatività, la maturità professionale e l’entusiasmo necessari per guidare un nuovo progetto e per vederlo affaremarsi nel racconto di una terra dipinta con colori nuovi e raccontata in chiave di Do mediterraneo.

Accademia Tavola Rossa

Dieci postazioni high tech per altrettanti ospiti e un docente d’eccezione come chef Guarino. Il quale alternerà corsi professionali (banqueting, pasticceria, gelato, brunch, breakfast, finger food e panificazione) con una durata che varia tra i 2 e i 4 giorni a corsi amatoriali con focus su menu specifici (pesce povero, green, giro pizza e topping, delle feste, pasta fresca e ripiena, biscotti e torte al forno) con durata tra le 3 e le 6 ore. Ma la lista di lezioni è ampia e varierà seguendo la stagionalità dei prodotti e interesserà anche i corsi aziendali perché il lavoro in cucina può risultare particolarmente formativo nell’accrescere lo spirito di gruppo. Perché la Tavola Rossa offre la cucina non solo come puro piacere ma anche come esperienza formativa.  

Il Castello di Postignano Relais infatti, oltre ad essere un lo indica non solo come meta romantica per una vacanza di coppia o di completo relax per amici e famiglie, è anche la sede perfetta per incontri corporate, team building, masterclass, meeting, eventi e manifestazioni.

Lo Chef

Classe 1977, Vincenzo Guarino nasce a Vico Equense, Napoli, e fin da bambino, attraverso i preziosi insegnamenti della nonna, si avvicina alla cucina mediterranea. Frequenta l’Istituto Professionale Statale per i servizi alberghieri e la ristorazione di Roccaraso (L’Aquila) e, dopo il diploma, prende parte a stage tenuti a Losanna, Zurigo, Napoli e Milano, lavorando accanto a prestigiosi Chef stellati come Fredy Girardet, André Jaeger e Davide Oldani.

Partecipa a corsi di specializzazione di Cucina e Pasticceria. Già dall’inizio della sua carriera lavora in diversi ristoranti stellati, sia in Italia che all’estero, al fianco di Chef come Gualtiero Marchesi a Capri, Peter Wiss a Gstaad e Nazzareno Menghini a Roma. Grazie a queste esperienze, ottiene il titolo di Executive Chef presso il Relais Chateaux & Bellevue Syrene di Sorrento e nel 2008 a Verona vince il Premio Chicco d’oro per il miglior risotto. Nel 2009 riceve, per la prima volta, la prestigiosa stella Michelin lavorando come Executive Chef presso il ristorante I Salotti, all’interno dell’Hotel Patriarca di Chiusi, Siena.

Ricopre il ruolo di Executive Chef presso il ristorante L’Accanto, all’interno del Grand Hotel Angiolieri di Vico Equense, Napoli, dal 2012 al 2015 dove riconferma la stella Michelin. Nel 2016, presso il Ristorante Il Pievano al Castello di Spaltenna, Siena, riceve per la terza volta la stella Michelin. Nel 2019 lavora all’interno del Mandarin Oriental, Lago di Como, presso il ristorante L˜ARIA, dove in pochi mesi riceve una nuova stella Michelin. Nel 2017 pubblica il libro La Cucina Creativa Mediterranea di Vincenzo Guarino in italiano e inglese, premiato al Gourmand World Cookbooks Awards 2019 nella categoria Cucina Creativa Mediterranea. Ideatore dell’evento Dining with the Stars al Castello Di Spaltenna Exclusive Tuscan Resort & Spa dal 2016 ad oggi porta più di 45 Chef Stelle Michelin da tutto il mondo.


CASTELLO DI POSTIGNANO,
SELLANO (PG) – 06030, UMBRIA, ITALIA
+39 0743 788911
INFO@CASTELLODIPOSTIGNANO.IT

Per la stagione estiva l’apertura prevista per il ristorante “La Tavola Rossa” sarà a cena dal mercoledì al sabato.

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1100 gli esercizi segnalati nell’edizione 2023 della Guida Roma e il Meglio del Lazio presentata oggi allo Spazio Field di Palazzo Brancaccio. 8 Tre Forchette, 6 Tre Gamberi (Premi Olio Di Puglia IGP). 5 Tre Bottiglie, 1 Tre Mappamondi, 3 Tre Cocotte. Il Premio Speciale Valorizzazione del Territorio (Premio Casale del Giglio) guarda all’imprenditoria virtuosa che sa ben valorizzare le ricchezze enogastronomiche della regione. Le novità dell’anno sono 4 (Premio Krombacher).

Premi speciali anche per il Miglior Servizio di Sala e il Miglior Servizio di Sala in Albergo. Valorizzata anche la crescita del patrimonio regionale con il premio Genius Loci (Premio in collaborazione con Regione Lazio), un viaggio che attraversa tutta la regione, provincia per provincia. 

Roma è sempre più Buona. Lo dicono le terrazze, i grandi alberghi diventati fruibili ai romani, lo dice l’imprenditoria virtuosa e quella coraggiosa. Lo dicono le grandi sale, le nuove insegne, lo dice il fermento intorno, lo dice il Gambero Rosso con la trentatreesima edizione della Guida “Roma e il meglio del Lazio 2023”.

Fra il 2021 e il 2022 sono stati oltre 5 i gruppi alberghieri che hanno scelto, e continueranno a scegliere, Roma per imprese di gran caratura gastronomica. Un segno importante per la Capitale che si prepara ad accogliere al meglio il turismo italiano e quello internazionale, sempre più conteso tra le bellezze storiche e le ricchezze enogastronomiche, tra artigiani di valore e grandi cuochi unitamente ai piccoli imprenditori e imprenditrici.

Infatti oltre ai blasoni, per il secondo anno consecutivo, Gambero Rosso nel segno del sano e del buono, mette in luce la crescita del patrimonio regionale con il premio Genius Loci, in collaborazione con Regione Lazio, che evidenzia per ogni provincia le migliori realtà che offrono una cucina basta sui prodotti eccellenti del territorio.

Ringrazio il Gambero Rosso, e il presidente Paolo Cuccia, per l’importante lavoro di racconto, di promozione e valorizzazione del bello e del buono del nostro territorio che nel premio Genius Loci trova la sua massima rappresentazione.

L’Assessora all’Agricoltura, Foreste, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo della Regione Lazio Enrica Onorati dichiara

“La delega alla Cultura del Cibo – insieme a quelle all’Agricoltura, Foreste, Promozione della Filiera – è per me come Assessora non solo un grande impegno ma anche un onore.

Poter valorizzare e promuovere tutto ciò che muove e gira intorno al mondo del cibo è infatti una grande sfida ma anche una scommessa strategica che come Regione abbiamo subito accolto.

Vantiamo nel Lazio un patrimonio enorme in termini di biodiversità, prodotti tipici e tradizionali, denominazioni di origine, che trovano la loro massima espressione nelle sapienti mani dei nostri ambasciatori di eccellenza, chef e ristoratori, attraverso cui viene trasmessa e tramandata una storia che parla da un lato del nostro valore terra e dall’altro dell’impegno e dell’instancabile lavoro delle nostre produttrici e dei nostri produttori.


I premi della Guida

“ROMA E IL MEGLIO DEL LAZIO 2023″

TRE FORCHETTE

95 – La Pergola dell’Hotel Rome Cavalieri | Roma
93 – Il Pagliaccio | Roma
92 – La Trota |Rivodutri [RI]
Pascucci al Porticciolo | Fiumicino [RM]
91 – Idylio by Apreda del The Pantheon Iconic Rome Hotel | Roma
Imàgo dell’Hotel Hassler | Roma
Enoteca La Torre a Villa Laetitia | Roma
90 – Glass Hostaria | Roma

TRE GAMBERI

Arcangelo Vino e Cucina| Roma
Armando al Pantheon | Roma
Da Cesare| Roma
Grappolo d’Oro | Roma NUOVO INGRESSO
Sora Maria e Arcangelo | Olevano Romano [RM]
Agriristorante Il Casaletto | Viterbo

Come Gambero Rosso siamo al fianco della grande capacità creativa e manageriale dei professionisti del settore, rappresentati dei nostri territori, e ci impegniamo costantemente ad accompagnarli in una crescita che possa incrementare il loro business, afferma l’Amministratore Delegato Luigi Salerno

TRE BOTTIGLIE

Barnaba | Roma
Salumeria Roscioli | Roma
ilwinebar Trimani | Roma
Del Gatto | Anzio [RM]
Enoteca Quattro Ruote | Montalto di Castro (VT)

TRE COCOTTE

Baccano | Roma NUOVO INGRESSO
Divinity Terrace del The Pantheon Iconic Rome Hotel | Roma NUOVO INGRESSO
Spazio Niko Romito Bar e Cucina | Roma
TRE MAPPAMONDI

Dao Restaurant Roma NUOVO INGRESSO

I PREMI SPECIALI

SERVIZIO DI SALA
Il Pagliaccio | Roma
SERVIZIO DI SALA IN ALBERGO
Imàgo dell’Hotel Hassler | Roma

Gambero Rosso si conferma in prima linea per la promozione e il supporto alle eccellenze agroalimentari del territorio” dichiara Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso

Ringrazio l’Assessora Enrica Onorati e tutta la Regione Lazio che insieme a noi si stanno impegnando nel far sì che un pubblico sempre più ampio possa conoscere i prodotti straordinari del territorio laziale e i grandi maestri che sapientemente li trasformano in creazioni di gusto. Una ricchezza che può contribuire alla crescita turistica ed economica della Capitale e di tutta la Regione.

In occasione della presentazione è intervenuto Alessandro Onorato Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale.

Immagine di copertina e nel testo: BARNABA

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Antonio Martino, panificatore calabrese di Tortora Marina (CS), si è formato (e continua a formarsi) sul campo. Autodidatta, il suo talento è lievitato velocemente. Ha sfornato la sua prima pagnotta lo scorso novembre 2021. La sua vittoria è stata inattesa. Il suo pane di Alta Calabria ha fatto centro. Aderente al tema ha raccontato con gentilezza la sua terra di confine e il sapore dei suoi ricordi. Conosciamo meglio la storia di Antonio, futura promessa dell’arte bianca, non ancora trentenne.

Il pane è un alimento potente nella sua semplicità. Presente sulle tavole di tutta Italia secondo tradizioni e abitudini alimentari, oggi si fa portavoce di una rivoluzione gastronomica che lo vede sempre più protagonista. Un fermento che fa rima con ricerca, confronto, scoperta, scambio e condivisione di competenze tecniche tra agricoltori, mulini e panificatori abili e responsabili nel sengno di un pane sempre più buono, etico e sostenibile. 

Alla proclamazione del vincitore del Caputo Bread Project 2022, interessante progetto ideato da 50 Top Italy e Mulino Caputo con l’obiettivo di mettere in risalto l’arte bianca e sensibilizzare i giovani talenti alle prese (appunto) con il tema del contest Il pane buono e sostenibile” – la gioia di Antonio Martino, giovane panificatore calabrese, è stata autentica, visibile, spontanea, coinvolgente.

Si passava le mani tra i capelli Antonio, si guardava attorno, con gli occhi lucidi, cercando di capire se fosse tutto vero. Vero come il suo pane di alta Calabria.

Un pane fragrante, del colore del grano maturo, che si è imposto con la forza della schiettezza e con quella di una crosta croccante, custode di una mollica morbida, umida, con gli alveoli ampi, lucidi e profumo intenso. Il sapore gentile all’ingresso cedeva via via il passo alla forza della polvere di Peperone crusco di Senise IGP, che echeggiava ricordi d’infanzia e storie di terre di confine.

Tortora Marina, affacciata sul Golfo di Policastro mescola le sue terre a quelle lucane subito alle spalle che regalano specialità di natura come questo peperone, molto apprezzato per la sua veemente dolcezza, riconoscibile dalla tipica forma allungata, utilizzato spesso in polvere e chiamato “u zafaran p’sat”.

Il pane è diventato un vero e proprio piatto, non più solo un accompagnamento. E tante giovani promesse si sono misurate nel valorizzarlo in maniera eccellente, sottolinea Antimo Caputo, AD di Mulino Caputo.

Il pane è l’alimento che ricorda l’infanzia, i profumi della casa e della famiglia e in questo contest lo abbiamo visto in tutta la sua innovazione senza mai dimenticare la materia prima di cui è fatto.

Ci hanno stupito gli abbinamenti utilizzati, ma anche gli ingredienti usati in fase di panificazione che hanno conferito al pane colori e profumi davvero intensi; una spinta per noi imprenditori nel continuare a impegnarci con professionalità a servizio dei grandi maestri dei lievitati come lo sono questi giovani.

L’intervista a Antonio Martino

Nome. Cognome. Professione. Sogno da bambino.

Antonio Martino. Imprenditore, appassionato di Panificazione. Svolgo la mia attività a Praia a Mare (CS) nel mio locale che si chiama “Pensavopeggio” è una cornetteria-hamburgeria take away dove tutto ciò che vendiamo viene prodotto da noi, con il prezioso aiuto di mia mamma, spalla possente su cui far affidamento nelle (poche) ore in cui riposo. (Ride)

Il mio sogno era quello di avere una stabilità economica tale da riuscir a vivere bene, far crescere i miei figli col sorriso e senza quelle ansie dettate dal lavoro precario o da stipendi bassi che purtroppo, in tanti abbiamo vissuto.

Qual è la strada che ti ha portato alla panificazione?

Mi sono formato studiando all’istituto tecnico per il turismo prima, all’università dell’aquila poi in scienze motorie interrotta al secondo anno. Trovo per due anni sistemazione in un resort come bagnino ma non mi bastava!

I miei genitori avevano gestito una cornetteria 20 anni fa per qualche tempo. Il cornetto aveva trovato il suo pubblico, ma mia mamma non aveva la tempo di investire nella sua stessa formazione. Fu così che mi si accese la scintilla. Volevo riprendere quel cornetto è provare a farne il migliore che potessi. Così, nel 2015, con mio padre, grazie alla sua affidabilità e onestà, un’azienda locale ci diede fiducia e potemmo aprire la nuova cornetteria sperando che le cose andassero per poter restituire i prestiti.

Mi sono impegnato tantissimo e per rendere appetibile quel cornetto. Non era ancora perfetto, ma ero certo che stavamo utilizzando materie prime eccellenti.

Quell’estate riuscimmo a ripagare tutto e a portare a casa anche il nostro stipendio. Era la strada giusta. Da ottobre mi misi subito al lavoro studiando come un pazzo, investendo in attrezzature tutti i miei piccoli guadagni.

Anno dopo anno ho investito sempre di più sulla mia formazione, studiando giorno dopo giorno tecniche nuove fino ad arrivare alla gestione del lievito madre.

Quest’ultimo step andava coronato con la creazione di un grande pane, feci le prime pagnotte e capii subito che potevo raffiungere un buon risultato.

Qual è per te l’importanza del “pane a tavola”, quali valori esprime?

Fare il pane vuol dire purificarsi, è una di quelle sensazioni che riempie il cuore di gioia. Buono o meno buono che sia, quando lo fai, lo sforni e lo mangi, provi delle emozioni uniche.

Qual è stato il processo creativo del “Pane alla Zafarana”, vincitore del Caputo Bread Contest 2022? 

E’ capitato per caso. Un giorno, mentre impastavo osservai con attenzione “la zafarana pisata” (peperone crusco di Senise fatto in polvere) che ha sempre caratterizzato ogni piatto preparato da mia nonna, pensai di utilizzarla all’interno del pane che stavo impastando, la presi, la misi in infusione con l’acqua e la aggiunsi all’impasto.

Il profumo fu inebriantre, capii che era il pane su cui lavorare.

Ho sfornato varie tipologie di pane, ma questa la conservavo per l’occasione giusta, che è arrivata con il contest di 50topitaly.

Attraverso quale ingrediente hai raccontato il tuo territorio?

Con questa proposta ho voluto dar valore alla nostra terra. Abbiamo posti incantevoli non valorizzati e, allo stesso tempo, prodotti stupefacenti che purtroppo non sono molto conosciuti.

Il sud merita molto di più, questo è il solito luogo comune che ascoltiamo spesso, lo è per il clima, per le bellezze paesaggistiche ma lo è anche e soprattutto per le materie prime che esso offre. Spero di portare in alto il sapore della “zafarana”, gusto unico con un profumo davvero coinvolgente.

Crosta croccante, mollica morbida e umida: come si prepara un pane così buono? E come ha rappresentato il tema della sostenibilità?

Il mio impasto è realizzato con farina biologica e farina integrale, con LI.CO.LI. Lievita 4,30h e matura 15h a 4 gradi. La riuscita di tutti i vari step, ci permetterà di avere una scioglievolezza importante ed una crosta perfetta.

La sua sostenibilità proviene dal fatto che ogni prodotto da me sfornato, viene surgelato a -40gradi da caldo, conservato a -18gradi per massimo 6 mesi, decongelato a 3gradi all’occorrenza è rigenerato quando lo si desidera.

Qual è il futuro del pane?

La qualità offerta si alza, la qualità del lavoro idem ma soprattutto non esisterà più quel metodo antico del lavoro notturno ma al contrario, una vendita più organizzata e soprattutto più veloce!

Credo che il futuro sia questo, troveremo il pane in ATM, il “pane gelo” al supermercato per far sì che ognuno di noi, all’occorrenza possa sfornarsi la sua pagnotta calda da casa che, oltre a portare buon umore, garantisca il consumo di un prodotto sano e di alta qualità.

La classifica di “Caputo Bread Contest 2022”

Primo posto per Antonio Martino – Pensavopeggio, Praia a Mare (CS), seguito da Nicola Doria – 10 Diego Vitagliano Pizzeria, Bagnoli (NA) e terzo posto ex aequo per Francesco Guida – Antica Osteria Nonna Rosa, Vico Equense (NA) e Michele Colpo – Premiata Fabbrica Pizza, Bassano del Grappa. All’interno dell’indescrivibile bellezza di Palazzo Petrucci, tutti presenti gli altri finalisti tranne Alessandro Russo e Massimo Turco.

Oltre ai vincitori, la giuria di esperti ha assaggiato – come da regolamento – la pagnotta buona e sostenibile realizzata con la linea di farine Caputo e accompagnata dal giusto abbinamento di prodotti a marchio DOP e IGP dei giovani panificatori Vincenzo Giordano, Antonio Rago, Francesco Braconi, Giuseppe Croce, Elio Romeo, Vito Mazzeo e Pasquale Rinaldo.

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Salcheto Winery, azienda vitivinicola toscana tra i venti della Val di Chiana e della Val d’Orcia, è un modello europeo di efficienza ambientale, sostenibilità creativa e innovazioni tecnologiche coerenti.

Dal 1997 ad oggi, sotto la lungimirante guida di Michele Manelli, winemaker dell’azienda, è stato tracciato un percorso coraggioso, dinamico, solido e artistico al contempo che abbraccia un vigneto, una cantina, un’enoteca con laboratorio di idee gastronomiche. Poi ancora ospitalità di grande classe, vasche riscaldate a legna, una linea di occhiali da sole realizzati con le botti e una lunga serie di attività a tu per tu con la natura.

Nel regno Salcheto si producono vini di grande qualità a prevalenza Sangiovese che sanno di territorio. Raccolte manuali, vinificazioni senza solfiti e uso di lieviti indigeni. “Indigeno” è anche il nome dell’atipico format di Cucina Terrestre realizzato con la preziosa consulenza di Paolo Parisi, eclettico e talentuoso personaggio del mondo gastronomico, nonchè famoso produttore di super-uova. Varchiamo insieme la soglia mondo Salcheto e facciamo qualche passo nella forza delle scelte.

Ci vuole tempo, e la giusta filosofia imprenditoriale. Perchè la sostenibilità per far sì che funzioni davvero deve essere organica, integrata e permeare ogni ambito: strutturale, ambientale, economico, architettonico, umano, relazionale.

Cantina-Manifesto di questa “evoluzione rivoluzionaria” che ha come principi cardine la vitivinicoltura specializzata, la qualità onnicomprensiva e il rispetto (vero) dell’ambiente, Salcheto Winery, dalla piccola realtà vitivinicola anni ’80 a conduzione familiare, oggi è la prima Winery Off‐Grid d’Europa.

Cosa significa off-grid? Vuol dire non essere collegati ad alcun tipo di utenze. Vuol dire dipendere completamente dalle proprie fonti di energia rinnovabile come sole, vento e biomasse. Vuol dire vivere di una completa autonomia energetica.

Michele Manelli – fondatore e winemaker dell’azienda – è stato tra i primi a toccare i temi della sostenibilità tra lo scetticismo diffuso di filiera  vitivinicola ponendo le basi di una solida catena valoriale che parte dalle scelte corenti del produttore, dagli investimenti mirati e arriva ai processi messi in atto capaci di traghettare un messaggio chiaro al consumatore finale.

Salcheto Winery, azienda vitivinicola toscana tra i venti della Val di Chiana e della Val d’Orcia, è oggi un modello europeo di efficienza ambientale, sostenibilità creativa e innovazioni tecnologiche coerenti, rese possibili unicamente da una filiera ben governata.

Abbiamo basato il nostro progetto sull’efficienza energetica e la produzione di energie rinnovabili partendo esclusivamente dalle risorse aziendali. L’energia che utilizziamo ha essenzialmente tre origini.

La luce del sole. Sfruttiamo l’energia solare per illuminare in maniera naturale i locali della cantina. Attraverso specchi ricurvi, la luce naturale viene catturata all’esterno e fatta confluire all’interno. Mentre, un impianto fotovoltaico, ci fornisce l’energia elettrica di cui necessitiamo.

Le biomasse legnose. Utilizziamo gli scarti della potatura dei vigneti e del bosco di pertinenza aziendale per produrre il calore necessario a riscaldare gli ambienti, oltre a riscaldare l’acqua.

L’inerzia termica del terreno. Per la produzione del freddo utilizziamo un sistema basato sullo scambio termico dell’energia geotermica a bassa entalpia.

Si configura così una cantina che porta avanti con dedizione e coerenza una storia di Sangiovese e Vino Nobile di Montepulciano, che ha come logo un “Salco” – che in toscano antico è il Salice – con una mano al posto delle radici per sottolineare questo stretto legame con la terra, che tutto genera e tutto nutre.

Indigeno – Cucina Terrestre

Dalla terra alla tavola, anche Indigeno – Cucina Terrestre rispecchia questa convinta intenzione di proporre un format sano e originale, sganciato dai classici riferimenti.

Indigeno, realizzato con la preziosa consulenza di Paolo Parisi, è infatti una luminosa e ricercata taverna di campagna affacciata su filari e verdi terre che accompagnano lo sguardo fino alla dirimpettaia Montepulciano. È un luogo di grande energia umana. E’ un laboratorio di idee da mangiare che si nutre di territorio con autenticità e che riporta al centro della scena il pane e le persone.

Due infatti sono in concetti “neo-antichi” che Indigeno porta in tavola: il “pane al centro” e “l’ascolto degli ospiti”, i quali possono concorrere attivamente al perfezionamento del progetto gastronomico suggerendo migliorie di ogni sorta e sapore.

Nelle terre di Salcheto si raccolgono quotidianamente erbe e piante spontanee che approvvigionano la cucina assieme ai grandi orti; la carne è di cacciagione e da allevamento da cortile; il pesce proviene da pesca non invasiva grazie alle cooperative dei laghi della zona, così come la fagiolina del Trasimeno; i salumi sono prevalentemente di cinta Senese, il pecorino di Pienza e le Uova, buonissime, di Parisi, ovviamente.

Anche il menu riflette questa voglia di rompere gli schemi e trascende la struttura classica di antipasti, primi e secondi sostituendoli con 4 ampie sezioni: Cicchetti, Piatto di portata, Gran Piatto di portata, Dolci e Formaggi.

Il nostro pane al centro

da condire con l’orto.

La sezione “Cicchetti” annovera verticali di Olio Evo e Sughi da accompagnare al pane che viene prodotto tutti i giorni in “casa Indigeno” con lievito madre e grani antichi dell’azienda agraria il poggione di Serteano; poi i Fritti a sorpresa dall’Orto e le meraviglie del Foraging (altra attività proposta agli ospiti) che caratterizzano “la frittatina di chiara d’uovo Parisi con ortica”, semplice e ottima.

Tra i “Piatti di portata” si trovano dai Salumi di cinta e Pecorino di Pienza, alle Tagliatelle Parisi alla Nerano nostrana con Zucchine fritte e Pecorino di Pienza; l’Insalata Emozionale; la Scottiglia, uno stracotto di carni miste al sugo di origini medievali.

L’importanza del territorio e della ricerca abbraccia anche il vicino lago Trasimeno con piatti d’acqua dolce come la Zuppetta di pesce di lago cotta al vaso e la Carpa Regina di Fiori la quale, assieme assieme all‘Anatra e alla Cinta senese definiscono la sezione “Grandi Piatti da portata”.

Abbiamo pensato che la condivisione debba essere centrale. Soprattutto dopo un periodo nel quale abbiamo condiviso così poco ma nel quale sognavamo una vera e propria occasione per rinascere in maniera diversa per davvero.

L’idea è semplice: ci abbiamo messo dentro tutti gli ingredienti legati a territorialità, filiere corte e lotta allo spreco, ma anche i più sofisticati strumenti di contrasto al degrado ambientale del pianeta ed alla crescita sociale delle sue comunità, e d’ora in avanti vogliamo metterci all’ascolto, non solo di colleghi ed accademici, ma proprio di tutti.

E se voi verrete a mangiare qui e condividerete direttamente con noi le vostre opinioni (quello che vi piace e quello che non vi piace, ma anche quello che fareste voi al posto nostro), riceverete sempre un regalo firmato Salcheto e sarete i nostri ospiti privilegiati a vita, racconta Michele Manelli

Salcheto WineHouse: le Suites e le Vasche a legna

Un casolare del 1200 al centro della tenuta vinicola che accoglie 9 suites di coivolgente bellezza. E’ la Salcheto Winehouse, un tempo torre di posta di una delle vallate di accesso a Montepulciano.

Da qui lo sguardo si poggia su rigeneranti vedute che dal borgo antico si aprono fino ai “chiari”, ovvero ai laghi della valle immersi nel verde, fra campi lavorati e boschetti.

Arredati da Elisa Cavani di Manoteca, le suites sono di diverse metrature con pezzi di design di modernariato, ma tutte parlano “vino” attraverso la valorizzazione del legno, la scelta dei materiali e quella dei nomi evocativi. A disposizione degli ospiti c’è anche un salone e una grande cucina dove potersi dedicare al Foraging e prendere lezioni di gastronomia del terriorio prima di rilassarsi nelle vasche riscaldate a legna e concedersi un apertivo nel giardino arredato al calar del sole.

Il Vino e la Cantina

La cantina conduce 58 ettari di vigneti che si estendono fino a Chiusi. Produce circa 400mila bottiglie l’anno. Si coltiva secondo il metodo biologico certificato principalmente Vino Nobile da Sangiovese di altissima qualità.

“La nostra missione è la ricerca della qualità, sia in vigna che in cantina, con un’assidua attenzione alle peculiarità delle uve.

Vitigno principe dei toscani, simbolo del terroir di Montepulciano, la vinificazione avviene senza solfiti, con lieviti autoctoni, governo toscano, botti grandi e tonneaux per vini eleganti e morbidi, con profumi pronunciati ed unici ad ogni vendemmia.

La cantina, illuminata attraverso collettori con specchi ricurvi, è termicamente isolata grazie alla presenza di un giardino verticale e di sistemi di irrigazione del tetto. Neanche in estate si avverte il bisogno di utilizzare l’aria condizionata per tenere la temperatura sotto controllo. 

Oltre ad essere la prima cantina off-gridable in Europa, Salcheto è stata anche la prima ad aver certificato l’impronta di carbonio di una bottiglia di vino (secondo lo standard ISO 14064, nel 2010).

La sua attenzione alla sostenibilità arriva anche alle bottiglie con la Bordolese Toscanella le cui forme eleganti richiamano l’antica storia della Toscana e che, ad oggi, è la bottiglia più leggera ed ecologica disponibile sul mercato.

L’ultima idea, in ordine cronologico, sono gli occhiali da sole chiamati irnonicamente «Fiasco» prodotti con il legno recuperato dalle botti esauste della cantina unito a bio-plastiche biodegradabili. Quest’ultime, certificate per uso oculistico, derivano dalla filiera del cotone. I “Fiasco” sono realizzati a mano, ovviamente in Italia perchè “Storia, innovazione, qualità, sono i temi che ci stanno più a cuore”, parola di Michele Manelli.

SALCHETO WINERY – Via di Villa Bianca, 15
53045 Montepulciano (SI) – Italy / T 0578 799031
F 0578 799749
info@salcheto.it / Prenotazione visite: enoteca@salcheto.it
Prenotazione camere: suites@salcheto.it

ASCOLTA IL PODCAST https://open.spotify.com/episode/0KWCp1m7Oa0fpXrivWgZns

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Un’occasione di gran gusto da cogliere al volo per passare un weekend nella storia del Lazio di Pontefici e Imperatori iniziando dalla cena a 4 mani con menu ad hoc delle Chef Eleonora Masella (La credenza di Ele, Marino) e Debora Costantini (Osmosi – Osteria moderna, Bib Gourmand, Montefiascone) che riserverà gustose sorprese per l’evento “Montefiascone in Terrazza” questo venerdì 8 luglio sulla terrazza del belvedere della Tuscia.

Da Marino a Montefiascone. Da lago a lago passando per l’antichissima Via Francigena. Si incontrano così, sulla Terrazza del Belvedere di Montefiascone, due cucine unite dalla stessa voglia di proporre il meglio. Sono Eleonora Masella, giovane e intraprendente Chef di Marino Laziale, patron del ristorante La Credenza di Ele e la Chef Debora Costantini, che dal 2019 a oggi vanta prestigiose riconferme da parte della Guida Michelin.

Insieme, stasera 8 luglio 2022, con grinta di donne, sfideranno anche i palati più esigenti con un menu che racconta la passione per la ricerca delle materie prime, la voglia di interpretare la tradizione italiana e quella di celebrare i prodotti tipici della Tuscia immaginando per loro nuove forme e nuove idee per esprimersi.

La location sarà il Belvedere di Montefiascone, che è la città più alta della Tuscia viterbese nel cuore dei Monti Visoni, a pochissimi chilometri dal lago di Bolsena, e a poco più di un’ora della Capitale.

Non pongo limiti alle nuove esperienze – racconta Chef Masella – proprio perché la cucina d’eccellenza si presta a essere interpretata al meglio nel rispetto rigoroso delle materie prime. Io prediligo soprattutto piatti a base di pesce e ciò contribuisce ogni giorno ad accrescere il mio livello di riconoscibilità.

Dopo aver collaborato fianco a fianco con Chef stellati, sentivo la necessità di ritrovare un’armonia professionale tutta declinata al femminile. In un ambiente in cui la preponderanza di Chef uomini è pressoché assoluta, confrontarsi con chi mi è più affine sotto il profilo della sensibilità e della curiosità credo rappresenti un’occasione da non perdere”.

Il menu della cena-evento, accompagnato da due calici di vini del territorio, al costo di 30 euro a persona, prevede:

Craclax di salmone su arancia e finocchi; Uovo 63° su crema di pecorino e spuma di patate; Rivisitazione di fagioli e salsicce in cannolo; Tiramisù di baccala su crema di lenticchie nere; Culurgiones di Coregone su coulis di pachino; Moscardini e crema di patate allo zafferano; Pulled beef al Vino rosso; Cheesecake scomposta ai frutti di bosco.

Infoline e prenotazioni: 349.3710149 – 380.1391267

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Sabato 9 e lunedì 11 luglio 2022 a Camerino (MC) le generazioni si incontrano a tavola con l’iniziativa “Sapori da ricordare” che propone un menu realizzato con le la bontà de “La pasta di Camerino” e quelle di “Sa.Mo” Salumificio Montano di Matelica.

Sapori da ricodare”, organizzato con il patrocinio della Città di Camerino, abbraccia altri eventi in programma nella giornata del 10 luglio, quali la tredicesima gara ciclistica Granfondo Terre dei Varano, il concerto di John Scofield – che inaugura la 36° edizione del Camerino Festival, rassegna internazionale di musica – e la giornata ecologica al lago di Polverina.

Appare così. Distesa su un colle, in posizione dominante, fiera e sicura della sua cinta muraria tra due valli, quella del Chienti e quella del Potenza. L’effetto è quello di un sipario che si apre e rivela una bella scenografia. E'Camerino, che si fa attendere e si mostra solo dopo una serie di curve tra fitti e misteriosi boschi alternati da campi ordinati, querce secolari, .

Siamo in collina, al centro della zona montana della provincia di Macerata, chiusa a sud dal magnifico massiccio dei Monti Sibillini e a nord dal Monte San Vicino, tra il solido fascino di Torri d’avvistamento e veri Castelli.

Le bellezze paesaggistiche di questa città ducale, gareggiano infatti sia con quelle architettoniche – Palazzo ducale, il Palazzo arcivescovile, la Cattedrale, l’Orto Botanico, la Rocca Borgesca, solo per citarne alcune – sia con il vanto di un’antichissima storia universitaria datata 1336 che continua ad innovare e se stessa e vanta impianti sportivi all’avanguardia, degni dei College americani.

Ma sono anche le bontà della cucina locale che fanno di Camerino (Bandiera Arancione del TCI dal 2009) una meta di singolare attrattiva estrategica per visitare i dintorni. Nostante la città stia ancora fronteggiando la grave emergenza legata alla crisi sismica dell’agosto-ottobre 2016, superata anche la pandemia, Camerino non crolla e non perde nulla della sua voglia di scendere in piazza, festeggiare e brindare alla vita.

Nasce con questo entusiasmo “Sapori da Ricodare”, evento in due date organizzato dalla Proloco di Camerino che ha eletto due note aziende di questa porzione d’Italia – “La Pasta di Camerino” e “Sa.Mo – Salumificio Montano di Matelica” – quali ambasciatrici dei sapori di una volta, con il preciso intento di far ribadire la genuinità deii prodotti e delle preparazioni tipiche del territorio.

La due giorni gastronomica prevede infatti, oltre alla degustazione della pasta e dei prodotti dell’azienda Sa.Mo., un menù completo, realizzato dagli chef del Terziero di Mezzo di Camerino a 20€ che suona così: Antipasto con salumi e formaggi della tradizione marchigiana, sabato – tagliatelle rustiche col sugo di papera / lunedì – mezze maniche in bianco con salsiccia; grigliata mista con patate fritte; cocomero; acqua e vino.

Nella serata di sabato 9 luglio sono previsti momenti di spettacolo con “La Corrida, dilettanti allo sbaraglio” e l’assegnazione del premio “Il Camerte 2021”. Lunedì 11 luglio protagonista sarà invece Roberto Carpineti con la sua fisarmonica, altra storica icona musicale marchigiana.

Sapori da ricodare”, organizzato con il patrocinio della Città di Camerino, abbraccia altri eventi in programma nella giornata del 10 luglio quali: la tredicesima gara ciclistica Granfondo Terre dei Varano, il concerto di John Scofield – che inaugura la 36° edizione del Camerino Festival, rassegna internazionale di musica – e la giornata ecologica al lago di Polverina.

"SAPORI DA RICORDARE" - Sabato 9 e Lunedì 11 Luglio 2022

Piazza Dario Conti, Sottocorte Village - CAMERINO (MC)

Per Informazioni e prenotazioni, cliccare QUI

Contenuti Extra

La Pasta di Camerino

Sulle colline dell’entroterra marchigiano la brezza del mare si mescola all’aria pura e alla terra genuina dei Monti Sibillini. E’ qui che nasce la Pasta di Camerino, ruvida e porosa come quella fatta in casa, realizzata con cura e nel rispetto dei migliori metodi artigianali. Gli unici con filiera 100% trasparente. Premiata più volte come la migliore pasta italiana per il rapporto qualità/prezzo.

Sa.Mo. Salumificio montano di Matelica

Da più di 30 anni produce insaccati tipici alla ricerca di sapori antichi per chi ama il gusto e la qualità. Materie scelte, cura nella lavorazione artigianale e rispetto dei tempi sono gli ingredienti necessari per una sana e buona produzione. Si utilizza solo la carne migliore proveniente da allevamenti nazionali mescolata a materie prime semplici e stagionata in budelli naturali. La filiera è corta e curata meticolosamente in ogni fase per ottenere valore e qualità.

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Bererosa, la più grande manifestazione dedicata ai vini rosati d’Italia a cura della rivista cartacea e digitale Cucina & Vini, torna a Roma per la sua undicesima edizione e cambia location.

Tra alberi secolari, nei suggestivi interni/esterni della Villa Appia Antica, per Bererosa2022 saranno presenti centinaia di prestigiose aziende con le loro migliori espressioni rosé, sia ferme sia mosse, per la gioia dei numerosi appassionati e fedelissimi all’evento.

Torna Bererosa in una nuova location per la sua undicesima edizione e Ve lo avevamo già anticipato qui. Dopo la preview dello scorso maggio alle Terme Tettuccio di Montecatini Terme, quest’anno sarà la Villa Appia Antica, immersa nel parco archeologico con tanto di spettacolare quercia millenaria, a fare da magica cornice all’evento più Rosè dell’anno.

Tra i tanti intenti di pregio di Cucina & Vini, c’è anche quello di sensibilizzare il pubblico appassionato di vino e di accompagnarlo verso un’analisi più attenta nei confronti dei vini rosa, spesso non considerati al livello dei total bianchi e total rossi.

Cominciammo in punta di piedi nel 2011 – racconta Francesco D’Agostino, direttore di Cucina & Vini – quando, dopo aver pubblicato due edizioni di Rosati d’Italia, guida dedicata ai migliori vini rosa del Paese, capimmo che non era ancora possibile parlare dei rosati come dei bianchi o dei rossi, ma era prima necessario farli conoscere e portarli al pubblico.

A distanza di undici anni noi di Cucina & Vini possiamo dire di aver dato un contributo importante a questo settore, aumentando la consapevolezza e la sensibilità dei consumatori nei confronti del mondo rosa, che ha le stesse prerogative di ogni tipologia di vino in Italia.

Come ogni anno, Bererosa si svolgerà con la formula del Walk Around Tasting, che permetterà al pubblico di degustare etichette di assoluto pregio passeggiando liberamente nel verde della Villa Appia Antica.

Sarà inoltre possibile abbinare i vini rosa alla più che ampia offerta di street food presente a Bererosa; Bottega dell’Oliva Ascolana, Il Maritozzo Rosso, Menabó Vino e Cucina, Pizza&Mortazza sono solo alcuni dei protagonisti dell’offerta food della manifestazione.

Un’occasione imperdibile per apprezzare l’incredibile versatilità che solo i grandi rosé sanno regalare.

Uno degli obiettivi principali di Bererosa – conclude D’Agostino – è sempre stato quello di far comprendere ad appassionati e operatori del comparto l’incredibile versatilità e le sfumature dei vini rosati, anche dopo qualche anno di affinamento. Sui vini rosa incombe, addirittura più che sui bianchi, la convinzione infondata che si deb- bano consumare nell’estate successiva alla vendemmia.

Questo il tema sui cui ci impegneremo già nel prossimo futuro: durante l’estate troverete sul nostro sito web www.cucinaevini.it il resoconto dell’assaggio di rosati fermi delle precedenti vendemmie. Non solo, pubblicheremo anche i dati produttivi del vino rosa italiano relativi al 2021, oggi ancora in elaborazione.

Partner della manifestazione si conferma l’azienda francese DiamBouchage, leader mondiale nella produzione di tappi tecnici in sughero.

Bererosa2022 / Giovedì 7 luglio / Roma – Villa Appia Antica – Via Pompeo Licinio, 85 / Prezzo del biglietto €20,00 (include il calice e la sacca)

Prezzo riservato ai sommelier € 15 (necessario mostrare in biglietteria la tessera associativa)

Orario manifestazione: dalle ore 17 alle ore 23

Biglietteriaonline

Biglietteria disponibile anche alla manifestazione

Info: bererosa@cucinaevini.it; 0698872584

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Un Mare diVino 2022, bianchi, rosati e bollicine del Lazio: due tappe e quattro giorni di degustazioni sul litorale laziale da segnare sul calendario: 1-2 Luglio 2022, dalle ore 17.00 alle ore 01.00 in Piazza Pia ad Anzio; 22-23 Luglio 2022, dalle ore 17.00 alle ore 01.00, sul Lungomare Circe di Terracina

La grande festa del vino e della cucina laziale quest’anno raddoppia le location e presenta quattro giorni in grande stile tra cantine, tavole illustri e produttori da conoscere. Nell’articolo tutte le informazioni per partecipare e i piatti realizzati dagli chef protagonisti della prima tappa.

Saranno Anzio e Terracina le iconiche città di mare protagoniste di “Un Mare diVino 2022”, quarta edizione della kermesse che da domani torna ad illuminare il litorale laziale dopo due anni di “sosta forzata” con un fitto programma di degustazioni, show cooking e approfondimenti per la più coinvolgente manifestazione estiva in materia di buon vino e buon cibo.

Si inizia venerdì 1 e sabato 2 luglio: due giorni organizzati con il patrocinio del Comune di Anzio, nella persona del Sindaco Candido De Angelis e dell’Assessore alle Politiche delle Attività Produttive, del Turismo e dello Spettacolo Valentina Salsedo, con la collaborazione dell’associazione dei commercianti e artigiani di Anzio.

La location d’eccezione sarà piazza Pia, principale punto di ritrovo della cittadina anziate, terminale della passeggiata che costeggia il porto turistico e tantissimi e rinomati ristoranti.

Qui sarà allestita la “Mangia e Bevi Arena” di Un Mare diVino, tutto intorno alla fontana che impreziosisce la piazza, dominata dalla chiesa di Sant’Antonio. A presentare l’evento e i vari momenti che si succederanno saranno Chiara Giannotti “patron” di VinoTV e io, Sara De Bellis, direttore di MangiaeBevi.it.

LE DEGUSTAZIONI

Ad Anzio sarà possibile degustate i vini di molte cantine laziali, dalla Tuscia alla Ciociaria, Agro romano e Agro pontino: tra queste Brugnoli, Cantina Bacco, CantinAmena, Cantine Silvestri, Cantine Volpetti, Casa della Divina Provvidenza, Castel de Paolis, Donne in vigna (Terre di Marfisa e Vigne del Patrimonio), I Lori, lura et Arma, La Giannettola, Parvus Ager, Tenuta de Castro, Tenuta lacoangeli, Tenuta Lungarella, Terre di Aquesia, Vinea Domini. Sarà inoltre presente una folta rappresentanza del consorzio di tutela della Roma DOC con oltre 20 cantine.

Ad accompagnare le degustazioni vinicole non mancheranno alcune eccellenze gastronomiche come la Tiella di Gaeta di Oro del Golfo, i salumi di Monte San Biagio di Grufà, i formaggi di Casa Marras di Tuscania, i biscotti di Sapori della Sabina , l’olio di Tenimenti Marotta, i sottaceti di Tre Colli e le ricercatezze di Vero. E ancora l’Acqua Filette e le bevande di Chinottissimo di Simone Neri, pronipote dell’ideatore del celebre Chinotto.

GLI CHEF E GLI SHOWCOOKING

Nella “Mangia e Bevi Arena”, sarà allestito un vero e proprio Temporary Restaurant d’eccezione, grazie alla cucina mobile della Electrolux Professional fornito dal partner dell’evento Fialco srl di Frascati. Qui prenderanno forma pirotecnici show cooking realizzati da grandi protagonisti della cucina di mare, che realizzeranno piatti ispirati al territorio per uno straordinario spettacolo di sapori in abbinamento a vini e bollicine laziali.

Si inizia Venerdì 1 luglio alle 17:30 con WALTER REGOLANTI, proprietario, sommelier e chef dal “mare alla tavola” di Romolo al Porto che presenterà la sua ZUPPA DI PESCE ESTIVA, fresca e insolita proposta di cucina marinara realizzata con una materia pescate al sorgere del sole nei mari di Anzio; si prosegue alle 18.30 con MAURIZIO CRISCUOLO di Osteria Nuova e la sua AMATRICIANA DI TONNO, tutta da scoprire; si chiude alle 19.30 con MAURO GODENTE & GABRIELE POLICARPO del Ristorante al Al Sarago e i loro MEDAGLIONI DI MARE realizzati con pasta fresca tirata a mano e accortezze old style.

Sabato 2 luglio alle 17:30 sarà il momento di DANIELE NACITI del Ristorante Baia di Ponente che realizzerà il piatto marinaro per antonomasia, il risotto alla pescatora in chiave decisamente tradizionale; alle 18.30 sarà il turno di FATIMA FOSCHINI TAHRAOUI del ristorante OltreMare e della sua rivisitazione del classico “Pane e Porchetta” in un gustoso PORCHETTA DI TONNO E PANE NAAM; alle 19.30 MATTEO GERARDI di Genesi Restaurant & Lounge Bar (Nettuno) ci delizierà con un RISOTTO MELANZANE BRUCIATE; CRUDITè di SCAMPI, RIDUZIONE DI CROSTACEI e TARTUFO ESTIVO. Dopo una pausa passata tra stand degustazione e assaggi delle pregiate etichette selezionate da Un Mare diVino, alle 23.00 DANIELE NACITI de La fraschetta del mare chiuderà con il suo Gelato di pistacchio all’Azoto e aprirà una finestre sulle evoluzioni del gelato eartigianale “pret a manger”. I posti saranno limitati. Assicuratevi il Vostro! Cosa aspettate?

INGRESSO DEGUSTAZIONI

Costo del biglietto: l’ingresso all’area degustazioni di “Un Mare diVino 2022” ha un costo di 20 euro, che dà diritto al calice, alla sacca porta bicchiere e al bracciale da mostrare obbligatoriamente ai banchi di assaggio.

Prevendita: la prevendita è attiva sul sito ufficiale dell’evento www.unmaredivino.com.

PARCHEGGIO

Per quanto riguarda la tappa di Anzio, sarà possibile parcheggiare presso l’area di sosta a pagamento La Piccola situata in Via Roma 36. Un servizio navetta sarà a disposizione degli utenti per raggiungere la location dell’evento.

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É lo chef più giovane del circuito dei Dépositaires Dom Pérignon, in tre anni ha saltato ogni ostacolo, vinto ogni sfida. Sicuro di sé, abile, solitario e sempre al lavoro nel proprio atelier, Andrea Antonini, Executive Chef di Imàgo, porta avanti con abile fermezza la sua brigata di Cucina, dialoga con l’importante Sala e crea un nuovo microcosmo di grande coerenza e piaceviolezza.

Il suo estro in cucina parla italiano e vola leggero tra cromatismi e rigorosa tecnica. Padroneggia la materia senza mai deluderla anzi, la divide con piglio neoimpressionista e la ricostruisce in “gallerie” per mostrare le inespersse potenzialità di quell’accordo noto tra sapori che noi chiamiamo “tradizione”. 

“La tradizione è una cosa seria”. Queste sono le parole scritte sulla tovaglietta di carta a quadretti bianchi e rossi che si posa leggera sulle tavole dell’Imàgo, vestite di candido e teso lino irlandese.

Una tovaglietta di carta sottile, che anticipa la “galleria” delle seconde portate previste dal percorso degustazione, posata con grande savoir-faire e ironia sulla tavola di un prestigioso ristorante stellato Michelin che, dalla sua posizione privilegiata, osserva fiero la distesa di Cupole e Campanili di Roma immensa.

Andrea Antonini la fa accomodare assieme una lunga serie di garbate provocazioni da mangiare per richiamare un’idea, per sottolineare un concetto. Quale? “La tradizione è una cosa seria” e, per questo, va presa con leggerezza.

Quella stessa “leggerezza” di cui Italo Calvino ci parla nelle sue “Lezioni Americane” (1988), scrivendo: 

“Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.

Una frase che, consentitemi la veloce digressione, è sunto di una filosofia di vita più saggia, più adulta, che ci invita a vivere con “leggerezza” ovvero con la capacità di non dare peso all’inessenziale riuscendo così a “planare sulle cose”. Essere leggeri non significa essere superficiali tutt’altro, significa arrivare al cuore delle cose, riuscire a liberarsi dai pesi che non ci appartengono.

Così, Andrea Antonini, Executive Chef di Imàgo, (ne avevamo parlato qui) determinato, talentuoso, coraggioso, rigoroso, creativo e sempre al lavoro nel proprio atelier, porta avanti le sue idee. Il suo estro di cucina diverte e parla italiano. Padroneggia la materia gastronomica con fierezza, lucidità e detrezza, senza mai mancarle di rispetto anzi, potenziandola, la divide e la ricostruisce in modo nuovo mostrando inespresse potenzialità e forme di quell’accordo noto tra sapori che noi chiamiamo “tradizione”. 

La sala diretta da Marco Amato, per completamento, è perfetta: dinamica, partecipativa, attenta, competente, presente e discreta al contempo.

Il “Carrello delle Bollicine” è sempre presente e a disposizione degli ospiti, così come la grande capacità di saper dare il consiglio giusto, di istruire su nuove interessanti etichette, fino ai millesimi storici e alle annate pregiate di Dom Pérignon.

La tavola è essenziale, via via più asciutta. L’atmosfera è leggera, piacevolissima. La vista, ogni volta, un colpo al cuore.

Imàgo 7 – Il Menu

Crescita personale, una grande libertà espressiva, dinamismo, intrattenimento e talento nel trasferire unicità, sapore lungo e stile moderno ad ogni singola portata, grande o piccola che sia.

Imàgo 7 è un menù al quale abbiamo partecipato tutti attivamente e che ha coinvolto l’intero ristorante a livello creativo, racconta lo Chef.

Andrea Antonini approccia la cucina classica con rigore scientifico e vocazione emozionale creando continui divertissement per suoi commensali espansi dalla sempre più collaudata “ImàgoCrew”.

I suoi piatti partono sempre dalla centratura sul gusto, sia quando gioca con forme, consistenze e rimandi, sia quando divide la materia seguendo nuove personali logiche. Così come accade negli “Gnocchi al ragu” e nel “Pollo e Peperoni”.

Piatti noti ai quali applica una tecnica che mi ha ricordato quella pittorica dell’ l’artista parigino Georges- Pierre Seurat, il pointillisme, l’impressionismo scientifico, i suoi “pixel” su tela, il contrasto simultaneo e la ricomposizione retinica di un’immagine univoca, brillante, tenuta in questo caso insieme dalla forza di titoli familiari come Crudo misto di mare, Gnocchi al ragu, Pollo e peperoni.

Ad ogni ondata di portate amabilmente servite, sulla tavola il soggetto si divide e si ricompone in un nuovo quadro.

Sono le “gallerie” delle entrées, degli antipasti, rapporti cromatici di terra e di mare che giocano con lo stesso stile sia con le tipicità regionali sia con le “icone di moda”.

Le emozioni arrivano ad ogni piccolo bon bon realizzato da rigorosa tecnica al servizio del sapore, con twist di ironia e solida leggerezza.

Ci sono le bolle da far scoppiare con il naso, i bocconi di parmigiano e quelli di parmigiana, i crostini al cacao con il ciauscolo e finocchietto, la cibattina con la porchetta servita con il piccolo boccale di birra, lo spicchio di “meringa di pizza” che svanisce in un morso rilasciando il suo aroma preciso, il finto sushi, il club sandwich di mare con tanto di bandierina.

Ma il pointillisme (o divisionismo) cui accennavo arriva a tavola negli “gnocchi al ragu” – piatto iconico dell’intero percorso – dove l’analisi grammaticale della ricetta trova con gli stessi ingredienti una nuova consistenza e una nuova verbosità giocata sul concetto di crudo e cotto. La risultante è quella del ricordo, le consistenze tutt’altro.

Ancora più in evidenza nel “Pollo e Peperoni”, anicipato dalla tovaglietta a quadri attorno alla quale si scompone e ricompone il pollo, esaltato e caratterizzato in ogni suo quarto, dal boccone del prete fino alle “alette in salsa bbq” da mangiare con le mani con gli appositi guanti.

Chiusa la prima sfilata, entra in scena la pastry chef Mariasole Martella con il suo sublime quanto scenografico “Lemon Curd”. Seguono i carrelli di dolci con piccola pasticceria e primizie di stagione; e ancora quello dei Formaggi con attente selezioni tutte provenienti del Lazio e che seguono diverse logiche di percorso sulla base della territorialità, tipologia di latte e stagionatura. 

Oltre al percorso degustazione Imàgo 7 annovera piatti come Carne cruda alla Rossini; Ravioli di Aragosta, funghi, tartufo nero; Sogliola alla mugnaia; Branzino al verde; Pesca vino e cioccolato bianco, proposte pensate tutte nel dettaglio e nel rispetto dei sapori iconici, con le radici ben salde nei sapori italiani e grandi finestre spalancate sul futuro.

Imàgo si conferma essere una grande cucina davvero, all’altezza della sua vista, ambasciatrice di uno stile italiano senza tempo intrepretata con stile moderno, animata da una continua tensione all’eccellenza, sicuramente meritevole di qualche “luce” in più.

Imàgo all’Hassler

Piazza della Trinità dei Monti, 6 – 00187 Roma (RM) Tel: +39 06 6993 4726 SITO

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Pane, scambio e condivisione di competenze fra contadini, mulini, biologi, chimici e agronomi. Un circolo virtuoso che va a tutto vantaggio del consumatore. È questo quello che emerge dalla guida 2023 Pane & Panettieri d’Italia di Gambero Rosso, realizzata in collaborazione con Petra-Molino Quaglia e da oggi in libreria. Di seguito la Classifica dei migliori panificatori italiani e i Premi Speciali asseganti quest’anno.

Un pane buono, etico e sostenibile non può costare meno di 7 euro al chilo.

Una frase forte che costringe a una riflessione, a una scelta sempre più consapevole. Perchè i consumatori sono oggi più attenti al gusto, alla salute e sono disposti a investire su prodotti di qualità.

Per questo si sono moltiplicate le sperimentazioni che hanno reso il pane sempre più intrigante, asttraente, ricco e completo. L’intelligente mediazione fra tradizione e tecnologia, tra natura e scienza ha fatto sì che il pane, sia nelle declinazioni più “semplici” che in quelle più “complesse”, regali al palato incredibili sfumature di profumo e sapore.

“Il pane è un prodotto tradizionale in continua evoluzione grazie alla maestria della nuova generazione di panettieri” dichiara Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso “Farine, impasti e lieviti sono fondamentali per un pane di qualità. Questi ingredienti sono oggi coadiuvati da nuove tecnologie e forni all’avanguardia che permettono di generare un prodotto finale eccellente.”

“I consumatori sono sempre più attenti ad un’alimentazione che punta alla salute.” continua l’Amministratore Delegato Luigi Salerno “Con le nostre guide aiutiamo a scoprire i professionisti del settore enogastronomico, da i grandi produttori ai maestri artigiani che sapientemente trasformano ingredienti in opere di gusto.”

i TRE PANI 2023 della Guida Pani & Panettieri di Gambero Rosso

VALLE D’AOSTA
LE COIN DU PAIN | SAINT CHRISTOPHE [AO]

PIEMONTE
FAGNOLA | BRA [CN]NUOVO INGRESSO
VULAIGA | FOBELLO [VC]
MARCARINO RODDINO | RODDINO [CN]
FICINI | TORINO
LUCA SCARCELLA – IL FORNO DELL’ANGOLO |TORINO
PERINO VESCO |TORINO
SPOTO BAKERY VOGLIA DI PANE | TORINO

LOMBARDIA
VOGLIA DI PANE |BRESCIA
GRAZIOLI |LEGNANO [MI]
PANETTERIA RIO DAL 1929 |MANTOVA
CROSTA |MILANO
DAVIDE LONGONI PANE | MILANO
LE POLVERI |MILANO
FORNO DEL MASTRO | MONZA
FORNO ARTIGIANO TILDE | TREVIGLIO [BG]

VENETO
OLIVIERI 1882 |ARZIGNANO [VI]
MARINATO | CINTO CAOMAGGIORE [VE]
FORNO ZOGNO | CONSELVE [PD]
FORNO VENEZIANO | PIOVE DI SACCO [PD]
SAPORÈ PIZZA BAKERY | SAN MARTINO BUON ALBERGO [VR]
IL FORNAIO ZENATTI DAL 1979 | SOMMACAMPAGNA [VR]

TRENTINO ALTO ADIGE
PANIFICIO MODERNO | ISERA [TN]

FRIULI VENEZIA GIULIA
JERIAN | TRIESTE

EMILIA – ROMAGNA
CALZOLARI | BOLOGNA
FORNO BRISA |BOLOGNA
MICRO PANIFICIO MOLLICA | CARPI [MO]
NEL NOME DEL PANE CAPPELLETTI & BONGIOVANNI | DOVADOLA [FC]
O’ FIORE MIO HUB| FAENZA [RA]
LA BUTEGA AD FRANTON | GUASTALLA [RE]

TOSCANA
PANK LA BULANGERIA | FIRENZE

LIEVITAMENTE | VIAREGGIO [LU]

MARCHE
L’ASSALTO AI FORNI | ASCOLI PICENO
PANDEFRÀ | SENIGALLIA [AN]

LAZIO
PEZZ DE PANE | FROSINONE
ANTICO FORNO ROSCIOLI | ROMA
LIEVITO PIZZA PANE| ROMA
PANE E TEMPESTA| ROMA
PANIFICIO BONCI| ROMA
SANTI SEBASTIANO E VALENTINO| ROMA

ABRUZZO
MERCATO DEL PANE |MONTESILVANO [PE]

CAMPANIA
LA FRANCESINA BOULANGERIE | ERCOLANO [NA]
MALAFRONTE | GRAGNANO [NA]
FOORN | MARIGLIANELLA [NA]NUOVO INGRESSO

PUGLIA
PANIFICIO ADRIATICO | BARI
SPACCIAGRANI – FORNO INDIPENDENTE | CONVERSANO [BA]NUOVO INGRESSO
IL TOSCANO | CORATO [BA]
LULA – PANE E DESSERT | TRANI [BT]

BASILICATA
PANE E PACE |MATERA

SICILIA
FRANCESCO ARENA | MESSINA
PANIFICIO GUCCIONE |PALERMO
I BANCHI | RAGUSA
MARTINEZ | TRAPANI

SARDEGNA
PBREAD NATURAL BAKERY | CAGLIARI

PREMI SPECIALI

PANE E TERRITORIO
CUORE DI PANE BIO | CABELLA LIGURE [AL]

BAKERY DELL’ANNO: CERERE – L’ATELIER DEL PANE| TRIUGGIO [MB]

PANETTIERE EMERGENTE: CHIERE | PIACENZA

IL PARTNER

Anche per questa edizione, Gambero Rosso è stato supportato da Petra-Molino Quaglia, azienda leader nella produzione di farine di grano tenero ad alta qualità ormai storico partner della guida Pane & Panettieri.

Una partnership che prosegue con il corso professionale della Gambero Rosso Academy “Professione Panettiere” pensato per formare i futuri professionisti della panificazione, capaci di operare sia nell’ambito della produzione artigianale che industriale. Un corso che parte dalle basi, passando dalla tradizione per arrivare alle più moderne attrezzature e tecnologie.

“Siamo orgogliosi di sostenere Pane&Panettieri d’Italia, perché condividiamo con Gambero Rosso la convinzione che la panificazione italiana di qualità debba orientarsi a pratiche di vera e naturale artigianalità, per riscrivere in chiave contemporanea la tradizione dei pani regionali.” dichiara Piero Gabrieli, responsabile Marketing di Petra Molino Quaglia. “Questa guida è per noi una tappa fondamentale di un progetto intrapreso nel 2006 con Accademia del Pane® e il format di panificazione diurna MamaPetra®”

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Domenica 19 giugno a Gallese (VT), antico borgo medievale della Tuscia, una serata di rara suggestione barocca in una segreta quanto straordinaria Residenza nobiliare: il Palazzo Ducale Altemps Hardouin. Qui si esibiranno la Venice Baroque Orchestra, Nina Kotova e Andrea Griminelli. Chiude la Cena in giardino dello Chef Lorenzo Iozzia del Ristorante stellato Casa Iozzia.

Come in un crescendo musicale DOMUS ARTIUM, il prestigioso circuito internazionale di concerti ed eventi in contesti di straordinario splendore architettonico, spesso non accessibili al pubblico, per la nuova data alla vigilia dell’estate sceglie una dimora di rara preziosa magniloquenza e un parterre di artisti di altissimo profilo.

Palazzo Ducale Altemps Hardouin – situato nell’antico territorio falisco dell’alto Lazio e fin dal Medioevo possedimento ambito dalle più importanti famiglie nobili romane – è un castello di possenza tutta medievale avvolto nel più raffinato manierismo architettonico annunciato da un ingresso monumentale e da una scalinata d’accesso realizzata dal Vignola.

Anzi, una doppia scalinata che abbellisce il cortile e sale fino alla loggia, dove è conservata la collezione di marmi antichi.

Per volere dei Duchi Altemps, che l’abitarono dalla metà del ‘500, Giacomo della Porta gli diede l’attuale struttura, mentre Carlo Fontana le rifiniture. Una triade d’architetti magniloquente per dare forma di potere e bellezza a quella che è tuttora proprietà e residenza degli Eredi del Duca Luigi Hardouin di Gallese.

Un intreccio leggendario quello degli Altemps con gli Hardouin, come emblematicamente rappresentato dalla duchessa Maria Hardouin di Gallese, moglie di Gabriele D’Annunzio.


In questo scenario di leggendaria bellezza e imponenza, a solo un’ora dalla Capitale, e normalmente non accessibile al pubblico, la sera di domenica 19 giugno alle ore 19.45, nella seducente atmosfera dell’imbrunire, saranno gli stessi padroni di casa con Barrett Wissman, direttore esecutivo di Domus Artium, ad accogliere il pubblico nella Loggia con un calice di benvenuto mentre un gioco di luci regala le prime suggestioni ed emozioni destinate a crescere all’avvio della performance musicale.

Strutura dell’Evento e i Prestigiosi Ospiti

L’inizio del concerto è previsto alle 20.30 nel Cortile sovrastato dalla splendida doppia scalinata, dietro, il parco, detto Giardino della Sasseta, tra lecci, castagni, abeti e un lago sotterraneo.

Sul palco la Venice Baroque Orchestra, specializzata nell’esecuzione di musica barocca e del ‘700 eseguita su strumenti originali. Esibitasi sui palchi internazionali più prestigiosi e a fianco dei più grandi interpreti mondiali, la sera del 19 sarà sul palco con Andrea Griminelli, considerato uno dei più grandi flautisti della scena contemporanea vincitore del Grammy e del Prix de Paris e con Nina Kotova, la nota violoncellista russa che ormai il pubblico di Domus Artium ha imparato a conoscere ed amare anche per la sua presenza carismatica sul palco.

In programma musiche di Vivaldi, Geminiani e C.P.E. Bach.

La Cena in giardino Tripoli

Al termine del concerto sarà la volta della serata conviviale: il pubblico sarà atteso nel giardino Tripoli, tra palme e fascino esotico, dove inizierà la cena a buffet firmata da Lorenzo Iozzia, chef del Ristorante stellato “Casa Iozzia” a Vitorchiano.

Si definisce “un cuciniere siciliano in terra etrusca”, amante dell’eccellenza della materia prima, richiama nelle sue ricette la tradizione rielaborandola sotto una nuova luce personale.

Il suo ristorante, Casa Iozzìa, è un viaggio di sapori e di ricordi, che da Lentini arriva nella Tuscia passando per i boschi dei Cimini. Molti i riconoscimenti raccolti negli anni, tra cui quelli del TCI, del Gambero Rosso e la prestigiosa Michelin Star Restaurant. nel 2019.

La cena sarà composta da una sequenza di mini piatti che uniscono sapore, territorio e la creatività sapiente di Lorenzo Iozzia. Una cucina dinamica, vibrante, con le radici in Sicilia e le chiome in Tuscia; e che sarà accompagnata dai vini di Sting della Cantina Il Palagio.

Il Palagio – Wine Partner

Proprietà e residenza del celebre cantante Sting e di sua moglie Trudie Styler, la Tenuta Il Palagio è fin dal 1500 una vera oasi di pace tra le dolci colline toscane del Chianti. Oltre alla Villa, La Tenuta ospita un’importante azienda agricola che insieme a prodotti come l’olio e il miele, continua la tradizione plurisecolare della viticoltura. Dal 2000 sono stati reimpiantati 11 ettari di vigneti che seguono i metodi dell’agricoltura biologica e che danno origine a vini pregiati i cui nomi si ispirano all’universo rock dell’artista inglese.

Per INFORMAZIONI E BIGLIETTI cliccare QUI


CHi è DOMUS ARTIUM?

Domus Artium è un progetto dedicato all’eccellenza nelle arti e al recupero della tradizione delle famiglie che aprono le porte delle proprie dimore e palazzi storici a concerti, mostre e momenti conviviali.

Riunisce musicisti, artisti, danzatori, chef, curatori, pensatori per collaborare con mecenati d’arte a Roma a una serie di eventi e spettacoli nelle loro stesse dimore e palazzi, ricreando così quella secolare tradizione delle famiglie nobili che hanno sempre ospitato la cultura nelle loro case sotto forma di concerti, arte e momenti conviviali. Così come dando ospitalità e protezione agli artisti.

“La sfida, in un momento di rinascita delle arti e di una nuova convivialità, è anche quella di tornare alle esibizioni dal vivo e alle esperienze live riunendo le persone in contesti molto iconici per bellezza ed emozioni, valorizzando il momento della condivisione” – afferma Barrett Wissman, ideatore e direttore esecutivo del progetto.

Wissman, un visionario capace di immaginare spazi e modalità di fruizione dell’arte, della musica, in scenari del tutto diversi dai circuiti tradizionali,da sempre promotore, come Presidente di IMG Artists, di grandi eventi musicali nel mondo, porta a Domus Artium una lunga esperienza nella promozione delle arti condotta insieme alla Fondazione del Sole e già ampiamente collaudata con il Tuscan Sun Festival di Cortona.
A seguire ogni concerto momenti conviviali con esperienze del gusto ogni volta diverse e che vedono spesso protagonisti chef stellati.

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Segnate la data in rosso sul calendario, perchè il prossimo 20 giugno 2022 alle ore 11:30 ci sarà l’asta live in streaming su www.6enough.eu organizzata da 6enough – con il patrocinio di Gambero Rosso – a favore del Fondo Emergenze di Medici Senza Frontiere. Nell’articolo tutte le info per partecipare, le istruzioni per battere i lotti e l’elenco degli Chef più buoni d’Italia!

Un’asta di beneficenza organizzata da 6enough con il patrocinio di Gambero Rosso a sostegno dell’azione medico umanitaria di Medici Senza Frontiere in oltre 80 paesi al mondo. Si chiama “Chef senza Frontiere” e l’appuntamento è fissato per il prossimo 20 giugno alle 11.30.

In questo contesto virtuale quanto reale, verranno battuti all’asta sessanta lotti di altrettanti chef, ristoratori e albergatori selezionati da Gambero Rosso: da Niko Romito a Enrico Crippa, da Ciccio Sultano a Massimo Bottura, da Anthony Genovese a Norbert Niederkofler e Carlo Cracco. E ancora Ciro Scamardella e Alessandro Pipero, Riccardo e Giancarlo Camanini, Martina Caruso, Andrea Berton o Valeria Piccini.

Ma cosa prevedono i “lotti degli chef”? Scopriamone alcuni tra stellati e location da capogiro

I lotti degli Chef sono diversi tra loro e posso comprendere cene, lezioni di cucina, SPA ed esperienze outodoor, escurzioni in barca comprese.

Cristina Bowerman Chef di Glass Hostaria, per l’occasione ha pensato un pacchetto che include una lezione online con lei, prima della quale il fortunato riceverà a casa gli ingredienti per la preparazione della ricetta e una bottiglia di bollicine, in più una cena con aperitivo per 2 persone da Glass Hostaria.

Pino Cuttaia, nella sua Sicilia, ha invece pensato a proporre un'escursione in barcatra le coste Licatesi. Dopo la gita con lo chef a bordo si ritorna al ristorante La Madia per una visita alle cucine e un pranzo o una cena degustazione, sempre per 2 persone.

Non solo, a chi si aggiudica il lotto spettano anche il suo libro “Per le scale di Sicilia” e alcuni prodotti “Uovodiseppia”, la dispensa dello chef Cuttaia.

All’Armani Ristorante Milano, oltre al soggiorno in hotel per 2 persone con colazione inclusa, il lotto prevede l’accesso nell’Armani/SPA e una cena degustazione di 5 portate by Francesco Mascheroni con abbinamento vini, sempre per 2 persone.

Location da capogiro per il Ristorante Cracco Portofino, nel borgo marinaro ma con le terrazze dalla vista memorabile e un menu interamente senza carne che ne suo “lotto” offre un aperitivo con lo chef e, a seguire, una cena degustazione per 2 persone.

“Partecipare a questa asta speciale rappresenta un contributo davvero importante per Medici Senza Frontiere, perché potremo intervenire in tante emergenze nel mondo, dall’Ucraina allo Yemen e all’Etiopia, crisi umanitarie devastanti sulle quali cerchiamo anche di accendere un riflettore.” dichiara Laura Perrotta, Direttrice della raccolta fondi di Medici Senza Frontiere” Ringraziamo tutti gli chef, Gambero Rosso, 6enough e tutti coloro che parteciperanno all’asta che permetteranno di garantire cure gratuite e di qualità a chi ne ha più bisogno nel mondo.”

Come partecipare all’asta online del 20 giugno, ore 11:30

Basta accedere al sito www.6enough.eu e cliccare sul tasto “Registrati all’Asta come Offerente”. A questo punto, si apre un modulo di iscrizione da compilare con tutti i dati richiesti accettando anche le commissioni d’asta pari al 25% iva compresa calcolate sul prezzo di aggiudicazione (esempio: se vi aggiudicherete un lotto a 1.000 € dovrete corrispondere, al momento del pagamento, 1.250 €)..

Una volta inviato il modulo di registrazione, cliccando sul tasto “Invia”, la richiesta verrà sottoposta all’approvazione dello staff di 6enough, che provvederà, in caso positivo, ad inviare per email le credenziali da utilizzare il 20 giugno per accedere all’evento.

Un’ora prima dell’inizio dell’asta, alle 10.30, sempre nella pagina dedicata all’evento sarà disponibile il tasto “Accedi all’asta”, una volta qui si potrà assistere alla diretta e fare le offerte tramite il tasto “Accedi per offrire”.

Si parte da un’offerta minima di 100€ per aggiudicarsi uno dei tanti lotti messi a disposizione dai grandi chef coinvolti.

Gli chef partecipanti

Andrea Aprea, Francesco Apreda, Stefano Baiocco, Enrico Bartolini, Marco Bernardo, Andrea Berton, Mattia Bianchi, Fabrizio Borraccino, Massimo Bottura, Cristina Bowerman, Riccardo e Giancarlo Camanini, Vincenzo Candiano, Antonino Cannavacciuolo, Martina Caruso, Marco Cahssai, Valentino Cassanelli, Moreno Cedroni, Chicco e Bobo Cerea, Domenico Cilenti, Antonello Colonna, Carlo Cracco, Pino Cuttaia, Enrico Crippa, Nino Di Costanzo, Giuseppe Di Iorio, Gennaro Esposito, Riccardo Gaspari, Anthony Genovese, Paolo Gionfriddo, Paolo Griffa, Antonio Guida, Antonio e Vincenzo Lebano, Beppe Maffioli e Iginio Massari, Francesco Mascheroni, Stefano Mattara, Fabrizio Mellino, Riccardo Monco e Alessandro Tomberli, Antonino Montefusco, Lorenzo Montoro, Domenico Mozzillo, Norbert Niederkofler, Davide Oldani, Ernesto Iaccarino, Philippe Leveille, Gianfranco Pascucci, Valeria Piccini, Errico Recanati, Niko Romito, Alfredo Russo, Gennaro Russo, Marco Sacco, Claudio Sadler, Ciro Scamardella e Alessandro Pipero, Emanuele Scarello, Maurizio e Sandro Serva, Giovanni Solofra, Massimo Spigaroli, Domenico Stile, Ciccio Sultano, Roberto Toro, Gaetano Trovato, Gianfranco Vissani

“Siamo felici di partecipare all’asta 6enough a supporto di Medici Senza Frontiere” dichiara Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso “Ringraziamo i tanti chef che hanno aderito a questa importante iniziativa che permetterà di portare assistenza nei Paesi colpiti da emergenze in tutto il mondo.”

Tutta la raccolta fondi andrà al Fondo Emergenze di Medici Senza Frontiere, un fondo che consente all’organizzazione di intervenire in modo rapido ed efficace appena scoppia un’emergenza in zone di conflitto, catastrofi naturali e crisi umanitarie inviando kit medici, materiale logistico e team specializzati. Il Fondo Emergenze è sempre attivo attraverso una donazione con la causale “Fondo Emergenze” all’Iban IT60F0501803200000010102325.

In copertina – Carlo Cracco – da Gamberorosso.it

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Con la sua mole inusitata, la sua architettura, la sua “aria di casa”, la Rinascente di Piazza Fiume, figlia degli anni ’60, rappresenta ancora oggi il paradigma di una Roma proiettata nel futuro, aperta ad un progresso di gusto e gusti, a tavola o al bancone, che entrambi fanno rima con “Enoteca La Torre”.

É il 1961. La Capitale, ai tempi, era già una città in crescita che, con la sua anima popolare e trilussiana, si avviava al milione di persone, nonchè a modulare le sue frequenze (e frequentazioni) con lo sguardo sempre più rivolto alla vicina Europa e all’idealizzata America.

L’apertura del grande magazzino Rinascente fu un vero avvenimento per Roma. Divenne presto nuovo punto di riferimento per la città. “Dove ci rivediamo?”; “Dove ci incontriamo?”. La risposta comiciava ad essere sempre la stessa: “Alla Rinascente”.

La realizzazione di quel palazzo moderno, funzionale e lussuoso, che coincideva con un mutamento dei gusti della città, fu realizzato dallo studio “Albini-Helg” (Franco Albini e Franca Helg), due architetti lombardi, esponenti di una cultura milanese e, per questo, con caratteristiche ben diverse rispetto all’ambiente romano, sottolineava la grande voglia di aprirsi a nuovi punti di vista e angolazioni di veduta. Nasceva così una moda, una moda che ne abbracciava tante altre: la moda de “la Rinascente”.

Nel 2022, dopo un lungo lavoro di ristrutturazione che sta restituendo all’edificio la sua antica bellezza, sintesi di un’architettura che dialoga con il contesto urbano e storico, la Rinascente trova un nuovo layout per accomodarsi e ristorarsi nel segno di una qualità firmata Enoteca La Torre, che ben assolve il compito di coprire l’intero arco della giornata con una proposta dinamica e di classe.

In posizione panoramica, all’ultimo dei sette piani della struttura che chiude via Salaria e ricompone Piazza Fiume, si respira tutta la bellezza di uno spazio interamente dedicato all’eccellenza gastronomica affidato al sapiente operato di Enoteca La Torre Group, cui fanno capo altri indirizzi di grande charme enogastronomico: Enoteca La Torre Villa Laetitia, Enoteca La Torre Prati a Roma, Enoteca La Torre – La Dogana a Capalbio.

“Collaborare con un brand come La Rinascente costituisce per noi un grande stimolo – spiegano Silvia Sperduti e Michele Pepponi, coppia che guida con mano salda Enoteca La Torre Group – Porteremo il nostro stile che caratterizza tutti i nostri progetti e i nostri locali. Ma, come sempre, abbiamo cercato di creare un mood nuovo, di collocarci in un contesto sicuramente sui generis. La nostra sfida, con Enoteca La Torre Rinascente, è quella di abbinare nel modo migliore a uno shopping top level una proposta gastronomica ricca di qualità e di gustose proposte adatte a ogni tipo di pubblico”.  

La proposta gastronomica

Dalle 09.30 alle 19.00 spazio alla carta bistrot con prima colazione dolce e salata, proseguendo con la possibilità di spuntini veloci ma curati nei minimi dettagli e con una mixology list dove troveranno spazio proposte nazionali e internazionali, in aggiunta a una serie di signature ideati dai bartender del gruppo.

Cuore pulsante di questa enclave del gusto sarà ovviamente il ristorante, sia per il lunch che per la cena. Il menu vedrà all’opera lo chef Antonio Autiero, da tempo al fianco dello chef Domenico Stile del Ristorante Stellato “Villa Laetitia” con una proposta studiata per accontentare una clientela trasversale.

I plus saranno interpretati dai piatti fuori menu, che seguiranno l’andamento delle stagioni, e dai Cart, veri e propri “carrelli gastronomici” che gireranno tra i tavoli, proponendo Carni e Dolci agli ospiti in cerca di Food Entertainment.

Uno dedicato alle tartare, di salmone e di manzo, con salse, spezie e abbinamenti speciali; l’altro, il “Circus”, vagamente felliniano nel look e con la possibilità per i clienti di scegliere tra una selezione di dolci assolutamente imperdibili.

La Carta dei Vini

Ruolo importante, come in tutti i locali e gli eventi firmati Enoteca La Torre, sarà anche quello rivestito dalla carta dei vini, curata come sempre dal maitre sommelier Rudy Travagli con la bacheca piena di riconoscimenti prestigiosi per la sua bravora e dedizione come Miglior Servizio per la Guida del Gambero Rosso 2021 e Migliore Cantina per la Guida dell’Espresso 2022, entrambi conquistati da Villa Laetitia, 1 stella Michelin.

A completare il quadro, una deliziosa terrazza che si affaccia su uno dei più suggestivi scorci di questo bellissimo angolo di Roma. Il luogo ideale, soprattutto nella bella stagione, per sorseggiare un cocktail o un calice di bollicine, accompagnati dagli sfiziosi finger proposti dalla cucina.

EnotecaLaTorre – Rinascente

Via Monte Bianco n. 72
Lungotevere delle Armi n. 23

Sito Web

+39 06 871 96 31
info@enotecalatorre.group

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Grande attesa per il nuovo progetto di ristorazione e osptalità a 5 stelle lusso firmato The Pavilions Rome. Parliamo di “The First Musica” che completerà l’offerta del gruppo con una la bellissima struttura affacciata sul Lungotevere dei Mellini e attraverso l’esperienza di gusto italiano firmata da Fabio Pecelli, le Pizze romane di Jacopo Mercuro e Drinks con vista su Roma.

Il gruppo The Pavilions Hotels e Resorts, già proprietario del The First Arte e del The First Dolce, annuncia un’apertura che rappresenterà la grande novità dell’estate romana:

Il gruppo Pavilions ha deciso di puntare sugli alberghi di lusso aumentando notevolmente le aspettative del brand The First, che vedrà ampliare la sua offerta con le prossime tappe a Milano, Capri e Porto Cervo.

L’apertura del The First Musica completa il progetto originario dell’Urban Resort romano, con un servizio di boutique hotel focalizzato sul singolo cliente, un tipo di attenzione su cui il gruppo punta per distinguersi e per offrire un’esperienza senza eguali.

Affacciato sul Lungotevere dei Mellini, acciaio, cristallo e oro segnano l’importante opera di recupero e modernizzazione che ha visto il preesistente complesso di uffici realizzato nel 1964 dall’architetto Mario Docci trasformarsi in una rara attrazione architettonica che resipra l’aria di un quartiere ottocentesco e in posizione centrale lungo il Tevere.

Ai piani alti di questo edificio ricco di storia romana e panorami del futuro, trova spazio la proposta gastronomica del The First Musica, rappresentata dal ristorante “Oliva”, situato al quinto piano e protetto da aeree vetrate che lo trasformano in un giardino d’inverno, e quella al sesto e settimo piano di “Alto” Pizzeria e Cocktail Bar: due realtà la cui apertura anticipa di circa 15 giorni quella del Boutique hotel.

Vogliamo essere differenti, avere un’accortezza nel dedicare un certo tipo di servizio al cliente, una cura non sempre disponibile nei grandi alberghi, e ciò avverrà anche da Oliva e da Alto”.

La Cucina di Fabio Pecelli

A guidare le operazioni in cucina c’è Fabio Pecelli, 34 romano, nuovo executive chef del The First Musica che propone una cucina d’ispirazione classica ma riletta in chiave contemporanea e che vuol essere democratica dal punto di vista gustativo grazie a piatti caratterizzati dall’intensità e dalla riconoscibilità dei sapori.

Quello di Oliva sarà una cucina Made in Italy con ricette classiche in chiave contemporanea: non vogliamo stravolgere la storia culinaria del nostro paese, ma rileggerla attraverso nuove cotture che possano consentirci di valorizzare materie prime di qualità assoluta. Nella cucina a vista avrà un ruolo da protagonista la brace, che ci permetterà di donare un sapore inconfondibile a carne, pesce e vegetali” dichiara Pecelli.

Oliva vuole raccontare l’Italia e la cucina tradizionale attraverso un caleidoscopio di tipicità regionali che trovano qui la loro nuova cornice. Tradizione, storia e tecnica si fondono per dare vita ad una “semplicità complessa” frutto dello studio di ogni dettaglio, in cucina e nel servizio. Dietro alla classicità dei piatti c’è il rispetto e lo studio minuzioso della nostra cultura gastronomica, in tutta la sua variegata complessità.

Vogliamo dar vita ad un grande ristorante italiano, un luogo nel quale proporre una cucina diretta nel gusto, che valorizzi le materie prime e che consenta di vivere un’esperienza gastronomica appagante.

Il menu di Alto con proposte più veloci e fresche (crudi di pesce e proposte più smart e internazionali) sarà affiancato dalla pizza di Jacopo Mercuro (proprietario di 180 Gr), amico e collega che ha donato nuovo lustro alla tonda romana e che collaborerà con il The First Musica per rendere ancor più accattivante la nostra proposta gastronomica” sottolinea Fabio Pecelli.

Il Menu

Dal menu di Oliva sarà possibile scegliere piatti come il Vitello Tonnato, il Fiore di zucca in pastella con alici del Cantabrico e il Croccante di Coda alla Vaccinara, per poi passare alle paste fatte in casa come le Linguine al pesto fatto in casa o lo Spaghetto all’Oliva, una puttanesca realizzata con una centrifuga di olive, pomodoro, capperi e origano. Spazio ai classici della tradizione romana con la Cacio e Pepe e la Carbonara, ma anche ai secondi con la Costoletta di Vitello alla milanese e il Filetto al pepe verde.

La brace consentirà poi di esaltare le caratteristiche delle carni di qualità, con cotture sull’osso e una particolare attenzione agli avicoli come polletto e quaglia, per portare in tavola proposte come la Fiorentina di Scottona e la Coscia di Faraona alla cacciatora. Tutto questo in uno spazio informale ma ideato con cura per creare un ambiente elegante ed accogliente che può ospitare fino a 50 coperti dislocati tra la sala principale e la piccola terrazza coperta.

Vogliamo fare in modo che da Oliva i clienti possano divertirsi, non solo grazie alle proposte della cucina, ma anche con un servizio di sala di altissimo livello che tornerà protagonista con il coinvolgimento del Restaurant Manager e del team per completare i piatti al tavolo e per ‘sporzionare’ carne e pesce” sottolinea Pecelli,

che aggiunge “Alto è il perfetto completamento della nostra proposta gastronomica grazie ad un menu agile che consentirà di poter fare un aperitivo ‘lungo’, disponibile dalle 18 fino alla chiusura, per gustare la pizza tonda alla romana e quella fritta, le proposte a base di olio e olive, i cocktail della nostra Drink List, senza dimenticare tutta la sezione dedicata alla pasticceria in collaborazione con Velo (la pasticceria del The First Dolce) con le Bombe, il Croccantino e il mio piatto più rappresentativo, l’Ovo… Misù, senza tralasciare i fantastici gelati e le granite di marchio siciliano”.

Contatti
Oliva Ristorante

Lungotevere dei Mellini 27

00193 – Roma

Tel.: +39 06 4298 4022

Aperto tutti i giorni a cena dalle 19.30 alle 23

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Un’ Isla Urbana dal sapore esotico a Ponte Milvio è già di per sé un’idea intrigante. Se poi si uniscono i ‘besos’ da mangiare di pesce e di carne, le tapas senza bandiera, i cocktails, i tavoli en plein air, la musica dal vivo e il Dj in console, il gioco è fatto e l’idirizzo è servito.

La sensazione è quella di varcare la soglia di un luogo misterioso, attrattivo, esotico, con la sua fitta parete verde, compatta e lucida, dalla quale, come in una foresta immaginaria, fanno capolino teste di elefanti e pappagalli.

Anche all’interno, i neon fucsia, gli angoli e le cornici “instagrammabili” disegnano i confini di un’immersione tribale tra maioliche colorate, lampade-giraffa a muro, sedie in rattan e soffitto con foglie di bambù laccate di rosa.

All’esterno il dehor e il privè con la pagoda in ferro, nel suo Interregno la veranda con tavoli e poltrone, all’interno si susseguono salette che permettono, a seconda della compagnia, di vivere la location con riservatezza o in pieno stile Social.

La consolle Dj per musica da sottofondo crea un’ambientazione lounge. Da Paloma si cena in più turni, anche dopo le 23.30, e questo permette all’Isla Urbana di Ponte Milvio di prestarsi a più funzioni – musica e cocktail bar – pur restando sempre un ristorante sia nel concept che nel format.

Il Menu

Il menu è senza un’univoca definizione che permette allo chef Gastone De Simone, e alla sua brigata tutta under 30, di spaziare tra le suggestioni della cucina del mondo e comporre un menu agile, dinamico, divertente con una buona qualità nelle materie prime e una grande attenzione al pane che viene realizzato “in casa” dall’altro De Simone (fratello di Gastone lo chef), e che, oltre ad essere protagonista di alcune sezioni in menu (come i Besos de pan) è davvero di notevole pregio. Completa l’esperienza da Paloma un servizio attento e gentile.

L’offerta nel suo complesso, richiama senza specifica bandiera gli elementi di acqua, fuoco e terra, viene servita in modalità tapas, e annovera “piatti babele”, semplici nella lettura, ma impegnati nella loro realizzazione.

Si parte docili con i ‘besos’ (rivisitazione delle tapas) di pesce e di carne nelle loro tre varianti ‘besos paloma’, ‘Besos de pan’, tra cui quello con calamaro crudo e zucchine alla scapece (davvero buono) e ‘besos robata’, spiedini marinati cotti alla robata – affumicazione su legno di bambù – in versione pollo, salmone, polpo e filetto; poi i ‘pepita paloma’, supplì di gambero con crudo di Mazara, serviti con mayo al lime e bisque di gamberi.

Si procede con il ‘Salmon lacado’, filetto di salmone laccato al miele di castagno senape e paprika dolce; gli ‘spaghetti paloma’ con stracotto di pomodoro, lardo di patanegra e peperone crusco croccante; la ‘patata rosticciata’ con tutta la buccia su fondente di cipolla, fonduta di reggiano e carpaccio di tartufo nero. I dolci sono di produzione Paloma, dai ‘Churros’ a la ‘Margarida de leche’.

La struttura è aperta da martedì a domenica ed accende la night life di Ponte Milvio in quello che è sì un ristorante ma anche un cocktail bar con musica di sottofondo ad allietare la serata degli ospiti e con una vera e propria consolle Dj a creare una ambientazione lounge moderna.

PALOMA RESTAURANTE

Via Flaminia 515 | 00191 Roma |

Dal Martedì alla Domenica | 20:00 / 02:00

palomaromasrl@gmail.com
+39 3515877639

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Nasce una special edition dell’AmaRè della Distilleria Petrone, un amaro che celebra i 150 anni del Corpo degli Alpini e potrà essere acquistato dal 9 giugno anche via e-commerce.

La partnership tra Antica distillerie Petrone e il Corpo degli Alpini vuole diffondere il valore dell’unione tra due territori diversi per sapori e tradizioni, per il mare e la montagna, riportando sotto un unico tetto l’eccellenza dei prodotti italiani a qualsiasi latitudine e longitudine.

Amarè è un nobile amaro naturale ottenuto dall’infusione di sole erbe e piante pregiate presenti nel “Real Giardino Inglese” della Reggia di Caserta, il prezioso giardino settecentesco voluto dalla Regina Maria Carolina.

Per chi fosse digiuno, gli Alpini sono truppe altamente specializzate dell’Esercito Italiano. Costituito il 15 ottobre 1872, sono anche il più antico Corpo di Fanteria da montagna attivo nel mondo, originariamente creato per proteggere i confini montani settentrionali dell’Italia con Francia, Impero austro-ungarico e Svizzera.

In omaggio allo storico valore del Corpo degli Alpini, che nel 2022 celebra il 150° anniversario di vita l’azienda liquoristica casertana, Antica Distilleria Petrone (di cui Vi abbiamo già palato qui) ha creato una special edition del suo rinomato AmaRè, il liquore ottenuto dall’infusione di erbe ed essenze pregiate presenti nel settecentesco “Real Giardino Inglese” della Reggia di Caserta.

Di colore ambra scuro con riflessi dorati. Al naso austero, verticale, severo ma bilanciato grazie all’aggiunta di zucchero di canna. Al gusto morbido, scorrevole con sentori selvatici e percettibilmente agrumati ed in chiusura leggermente amaricante.

Sarà un’etichetta disegnata ad hoc per lo speciale anniversario delle Penne Nere a rivestire la bottiglia dell’AmaRè degli Alpini che custodisce l’elisir naturale ottenuto concanfora, citronella, arancia amara, camelia, cicoria, finocchietto, bacche di mirto, ulivo, bergamotto e limoni.

Dal 1858 i valori della nostra azienda sono immutati, valori della tradizione, del territorio e dell’innovazione, per questo motivo ci sentiamo affini al “Corpo degli Alpini” un’istituzione che non ha mai tradito i suoi valori e che fa del legame con il territorio, come noi, una sua caratteristica fondamentale.

Poiché il Corpo degli Alpini è nato a Napoli il 15 ottobre 1872 con la firma del Regio Decreto che sancì la nascita delle prime Compagnie alpine, da campano ho sentito forte l’orgoglio di dedicare il nostro liquore di punta ad un anniversario così importante, ha dichiarato Andrea Petrone, manager della Distilleria Petrone.

Perfetto digestivo a fine pasto, liscio o con ghiaccio, va servito preferibilmente ghiacciato con una scorzetta di limone o di arancia. MA AmaRè si presta a diverse possibilità, la sua natura di amaro officinale dà al bartender e al mixologist varie interpretazioni del prodotto. Ottimo allungato con acqua tonica durante il periodo estivo, eccezionale come cocktail accompagnato da un Gin.

L’AmaRè degli Alpini, nato grazie a un accordo stipulato tra l’azienda casertana e Difesa Servizi S.p.A., società in house del Ministero della Difesa, che si occupa della valorizzazione e della gestione economica dei brand delle Forze Armate, potrà essere acquistato da oggi 9 giugno sia sull’e-commerce dell’Antica Distilleria Petrone (www.distilleriapetrone.it) sia sulla pagina del sito dedicato all’anniversario dei 150 anni del Corpo degli Alpini (https://alpini150.it/petrone/).

Antica Distilleria Petrone

Via Generale Giardini, 49

Mondragone (CE)

Tel. 0823 978047

www.distilleriapetrone.it

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Chiusura in grande stile per VitignoItalia 2022: 14.000 appassionati hanno riempito le stanze di Castel dell’Ovo, entusiasti i Buyers internazionali, Sold Out le degustazioni orizzontali e verticali; le Cantine Ceraudo, Bonavita e Leone De Castris sul podio per la Premiazione di 50 Top Italy Rosé.

La sedicesima edizione di VitignoItalia chiude i battenti con numeri importanti che confermano ancora una volta l’appropriatezza del format e la voglia crescente di tornare a vivere gli eventi sentendosi parte integrante di qualcosa di bello.

Sono infatti stati oltre 14.000 i visitatori che hanno popolato la suggestiva location di Castel dell’Ovo da domenica 5 a martedì 7 giugno, e che hanno degustato oltre 2500 vini delle 250 Cantine provenienti da tutta la penisola, con un particolare focus sulla filiera del “Vitigno Campania”.

Siamo estremamente soddisfatti – commenta Maurizio Teti, direttore di VitignoItalia – dei risultati ottenuti, che credo siano il giusto riconoscimento per il grande lavoro svolto. La prima giornata, ma ancor più quelle di lunedì e martedì, hanno dato ottimi riscontri in termini di affluenza di pubblico, sia italiano che internazionale”.

Le Degustazioni orizzontali e verticali

Grande entusiasmo e partecipazione anche per i seminari e workshop, tutti sold out, utili tanto per gli appassionati quanto per gli operatori del comparto: un palinsesto ricchissimo di iniziative e grandi etichette.

Domenica 5 giugno, è andato in scena Umani Ronchi e le sue interpretazioni del Verdicchio dei Castelli di Jesi, con una ricca degustazione guidata che ha incantato un pubblico estremamente partecipativo. A seguire, sempre domenica, la straordinaria verticale dell’iconico Tenuta Luce di Frescobaldi, tra le firme più prestigiose della manifestazione, che ha ottenuto un riscontro più che di successo.

Nella seconda giornata, lunedì 6 giugno, tutto esaurito per la verticale di Fiorduva, tra le etichette di punta della cantina campana Marisa Cuomo, che ha celebrato l’incredibile biodiversità dei terroir locali.

Ad illuminare la serata di lunedì sono state le 13 aziende de “Le Famiglie Storiche” dell’Amarone, ovvero l’unione di storiche cantine della Valpolicella che da generazioni rimangono il riferimento per il Mondo dell’Amarone e che hanno incantato gli ospiti di VitignoItalia con un’eccezionale orizzontale dedicata alla memorabile annata 2011.

Il territorio delle Famiglie Storiche, la Valpolicella, in provincia di Verona – suddiviso in Valpolicella Classica, Valpolicella Valpantena e Valpolicella Orientale – gode di un microclima con temperature miti sia in inverno che in estate, che favorisce la produzione di grandi vini che ne hanno determinato successo e diffusione sia in Italia si all’estero.

Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre D’Orti, Venturini e Zenato: nei bicchieri rubini, confettura, more, mirtilli, frutti cfroccanti, aromi intensi, spezie pepate, tabacco, cuoio, sensazioni floreali; all’assaggio la potenza, la morbidezza, la mineralità, la persistenza, il carattere di ciascuna Cantina, di ciascuna annata, di ciascuna filosofia tradotta da un prezioso calice. Di seguito le parole di Giuseppe Rizzardi, Vice Presidente de “Le Famiglie Storiche”.

I nostri Amaroni sono di stile classico, ma dinamici, espressione dell’appassimento naturale con selezione attenta delle uve, che poi danno vini dalla personalità ben definita in ogni annata. Cerchiamo di esaltare la diversità dei luoghi e dell’età dei vigneti, del sistema dei allevamento e degli stessi vitigni.

Ultima giornata di VitignoItalia, martedì 7 giugno, che ha visto protagonista Passopisciaro, azienda produttrice siciliana che ha guidato il pubblico in un vero e proprio viaggio sull’Etna attraverso le innumerevoli sfaccettature dei vini vulcanici. A chiudere la lunga serie di incontri tematici e degustazioni, Feudi di San Gregorio, altra azienda del campano che ha sorpreso i partecipanti con una selezione di vini sperimentali, testimoniando ulteriormente la vivacità della filiera del “Vitigno Campania”.

La sedicesima edizione di VitignoItalia ha saputo amalgamare i molteplici territori e le numerosissime sfaccettature del panorama vitivinicolo campano e di tutta la Penisola, riunendo a sua volta un pubblico estremamente eterogeneo in un clima di entusiasmo e, soprattutto, di ripartenza.

Chiusura in grande stile con l’attesa programmazione dei vincitori della classifica stilata da 50 Top Italy Rosé curata da Chiara Giorleo e Adele Granieri in collaborazione con Antonella Amodio, Teresa Mincione e Raffaele Mosca. La classifica ha visto sul podio L’azienda Ceraudo (Calabria), seguita da Bonavita (Sicilia) e Leone De Castris (Puglia).

Abbiamo attraversato anni duri – conclude Teti – e questa edizione non è stata certo semplice da organizzare, tra tutte le complicazioni che il nostro comparto ha dovuto affrontare. Ma proprio per questo siamo ancora più soddisfatti e orgogliosi della felice riuscita di VitignoItalia, Abbiamo ricevuto complimenti dagli appassionati, ma soprattutto ci ha fatto piacere il grande apprezzamento ricevuto dai buyers internazionali per l’iniziativa e per la possibilità di confronti costruttivi. Credo che questo sia un ulteriore passo nel percorso verso la completa ripresa del settore”. 

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Dedicato agli amanti delle atmosfere jungle, Ju-Manji all’Infernetto, tra l’Eur e Ostia, accoglie suoi ospiti in un’articolata scenografia naturale di palme, bambù e ruscello, un “wood carpet” per sentirsi in passerella e una sceneggiatura di crudi di pesce, carne alla brace, cucina mediterranea che dialoga con tacos caraibici, drink e cocktails. In cucina, lo chef Roberto Dell’Uomo. Al bancone, Jessica Buccinnà. Alla regia, di Massimiliano Di Paolo.

Una manciata di km da Roma e ancora meno dal litorale laziale. Parliamo di Ju-Manji, ristorante dal sapore wild dedicato alle cotture/non cotture di carne e pesce con annesso bancone e cocktail bar, in un interessante mix di ambientazioni naturali.

L’ingresso è decisamente originale, con le tre automobili da collezione “stile Starsky & Hutch” (serie televisiva degli anni settanta) parcheggiate e che offrono perfette ambientazioni per foto, storie o reel su Instagram; poi, il lungo “wood carpet” che conduce verso il ristorante passandpo tra palme e boschetti di bambù. Oltre il ruscello, c’è il grande banco del cocktail bar, divanetti e poltrone che creano spazi d’ombra naturale ideali per godere di un aperitivo o una cena nel dehor pavimentato con il forno a legna a vista.

Da qui si accede anche alla sala del ristorante, ampia e ispirata al mondo naturale con mobili e complementi d’arredo di legno, tra piante e fibre naturali intrecciate.

Aperto sei giorni su sette, con chiusura settimanale il mercoledì. Complessivamente Ju-Manji ha una capacità massima di 400 persone e può soddisfare dall’aperitivo al dopocena, grazie alla sua offerta molto varia.

L’aperitivo, con i drink realizzati dalla brava Jessica, prevede una formula con assaggi di cucina, carne o pesce, sfizi fritti, alici, tartare e verdure in tempura.

Lo chef e la proposta gastronomica

La cucina dello chef Roberto Dell’Uomo può esser definita di sostanza e trasversale, che spazia dai Tacos con Tartare di pesce, avocado e pistacchi allo Spaghettone Mancini con aglio, olio, peperoncino, gamberi e lime; dai Ravioli ripieni di pollo alla cacciatora al Broccolo in tre consistenze con base di crema di broccolo, punte e cimette di broccolo ripassate, scaglie di broccolo crudo marinato con olio, sale e limone oltre ai crostini di pane aromatizzati al timo.

Partiamo da materie prime di qualità con l’obiettivo di valorizzarne ed esaltarne il gusto, senza eccedere nelle lavorazioni. – racconta lo chef – Abbiamo dei fornitori di cui ci fidiamo molto e ai quali soprattutto ci affidiamo.

I secondi sono il regno di Ju-Manji: si può scegliere tra il pescato del giorno e le carni danesi, da fare alla griglia o alla brace, ma anche in umido o in guazzetto, Filetto al lardo e frutti di bosco o Polpo rosticciato con crema di patate viola e mandorle tostate.

I dolci, rigorosamente fatti in casa, vanno dall’immortale Tiramisù fino alla più elaborata e golosa Tartelletta al limone con meringa all’italiana flambata, e poi la freschissima Tagliata di frutta di stagione e, per gli amanti del cioccolato, il Lingotto Ju-Manji che viene servito accompagnato da mousse al cioccolato caramellato e dischi di caramello su biscotto friabile Streusel.

I drink

A dirigere il cocktail bar di Ju-Manji è Jessica Buccinnà. Preparata ed energica, la barlady mette nella sua drink list tanti cocktail in grado di soddisfare tutti i gusti e tutte le preferenze.

Tra i suoi cavalli di battaglia c’è sicuramente il Ju-Manji Mule, rivisitazione del classico drink allo zenzero, che in questo caso viene realizzato con estratto di mango e peperone giallo preparato direttamente da Jessica partendo da frutta e verdura fresca. Il drink viene servito nel classico bicchiere del Moscow Mule con una coppetta di ghiaccio e pezzettini di mango in superfice. Scenografico è poi l’Amortensia, rivisitazione del Negroni e preparato con vermouth bianco e fiori tailandesi che, lasciati in infusione, donano al drink un colore viola. Simile a una pozione magica, viene servito in un’ampolla con del fumo aromatizzato ai frutti rossi che evapora all’apertura.

JU-MANJI

Via Torcegno, 108 – 00124 Roma | Tel. 0687880185 | Orari: aperto dal lunedì alla domenica dalle 17:00 all’1:00 | Mercoledì chiuso

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Un grande uomo, un imprenditore illuminato, un esempio di vita. Roberto E. Wirth, sordo profondo dalla nascita e profondamente appassionato alla vita, uomo di grande stile ed eleganza, proprietario e General Manager dell’Hassler di Roma, ci ha lasciato ieri a 72 anni, lasciando a noi grandi riflessioni e un motto da tenere a mente: “never give up”.

“L’Hassler è la donna della mia vita, una donna da accudire, trattare con i guanti di velluto e amare con tutto il cuore” .

Sono parole che amava ripetere Roberto E. Wirth, imprenditore lucido e illuminato che, con il suo impegno, la passione l’ospitalità di classe, la sua dedizione, ha permesso all’Hassler di mantenere il suo iconico stile in perfetto equilibrio sulla sommità della scalinata di piazza di Spagna.

Ieri, domenica 5 giugno, improvvisamente, ci ha lasciati. Aveva 72 anni Roberto Wirth, e, andando via, aveva salutato il suo staff raccomandando a tutti “di riposare”. Era un grande uomo. Classe, dignità ed eleganza innate, orgoglioso portavoce della quinta generazione di una famiglia di albergatori svizzeri. Era sordo profondo dalla nascita e un infaticabile guerriero nei confronti dei limiti imposti dalla vita stessa.

Da bambino, nonostante il silenzio fosse il suo compagno di giochi, aveva un sogno che gli risuonava nitido in mente: riuscire a gestire in assoluta autonomia un hotel e di diventare un grande albergatore.

E l’Hassler – uno dei luoghi più suggestivi e panoramici della Capitale, sulla vetta di Trinità dei Monti, che rappresenta una delle più importanti realtà alberghiere nel mondo – è stata la sua sfida personale, la sua passione appassionata, la sua casa.

Una casa che oggi è ancora punto di riferimento d’eccellenza per il turismo d’elite a livello internazionale e che, nel corso della su celebre storia, ha avuto il privilegio di accogliere la famiglia Kennedy, il Principe Ranieri di Monaco e Grace Kelly, Gabriel Garcia Marquez, Pablo Picasso, Steve Jobs, Tom Cruise, Nicole Kidman, Madonna, Bill Gates, Melanie Griffith, Antonio Banderas, Hugh Grant e George Clooney, solo per citarne alcuni di coloro hanno soggiornato nelle sue 91 camere, suite e terrazze, godendo di panorami unici su cupole, cortili e tetti della città eterna.

Roberto Wirth, con il suo motto “Never give up” (non mollare mai), è riuscito nel corso degli anni ad espandere e sviluppare l’azienda di famiglia e ad ampliare il suo portfolio: Il Palazzetto, Parco del Principe in Toscana, Borgo Bastia Creti in Umbria e Hotel Vannucci a Città della Pieve che chiamava “i miei 5 gioielli”.

Il miglior modo per onorare la sua memoria è far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore.
Sarà il grande compito dei suoi figli, Veruschka e Roberto Jr. Portare avanti con orgoglio l’eredità del papà.

Le parole di Andrea Antonini, Chef dell’Imàgo – 1*Michelin

Al sesto piano troneggia il ristorante panoramico stellato Imàgo, abilmente condotto dallo Chef Andrea Antonini, che da Wirth ha ricevuto la grande opportunità di cucinare guardando Roma dall’alto e che, egregiamente, ha interpretato il desiderio di una linea italiana riletta con energia e immaginazione. Andrea, dopo la sfida vinta della conferma della stella Michelin, mi aveva raccontato il loro primo incontro (al link), l’emozione, la scelta del primo menu e l’approvazione di Wirth:

“Scrivere un menu, anche di prova, da presentare a Roberto Wirth per diventare Chef dell’Imàgo non è cosa da poco; perché sulla carta si può scrivere di tutto per impressionare, ma poi devi realizzare ed essere convincente – riprende con enfasi Antonini – Sono rimasto chiuso nella cucina del Palazzetto per tre giorni, nessuno sapeva né doveva sapere chi fossi. Il clima era tesissimo. Respiravo pressione e dovevo mostrare sicurezza. Finalmente arriva il momento tanto atteso: Wirth si fa mettere un tavolo in cucina, per lui e per i suoi figli. Tre giorni di preparazione per una cena che mostrasse chi fossi. Ho scelto piatti semplici, una Battuta di Fassona con puntarelle e alici, molto bella esteticamente, dei Tajerin all’uovo, un Carciofo confit con mandorle; una cucina italiana classica fatta in modo perfetto. Alla fine della cena Wirth si alza e mi dice: ‘Bene, lei è il nuovo Chef di Imàgo’.”


Ieri, colpito da una profonda tristezza, con la sua nota riservatezza e misura, mi ha detto:

Per me se ne è andato un uomo che era come un padre, un punto di riferimento, una colonna. Farò di tutto per stare vicino alla famiglia e per tentare di portare a compimento i sogni che aveva. Onore a lui.

Formazione e la Fondazione CABSS

L’educazione di Roberto E. Wirth, e le sue esperienze formative a Milano, alla Scuola alberghiera di Stresa ed infine alla Cornell University sono state le basi del grande uomo e imprenditore. Brillante, attento, lungimirante non ha mai smesso di impegnarsi in prima persona sia per la sua città di Roma, dove come Presidente dell’Associazione di via Sistina-via F. Crispi si è sempre battuto per la riqualificazione e il decoro del centro storico, e per la sua Onlus CABSS.
Infatti, dal 2004 con la sua fondazione CABSS, ha supportato i bambini sordi e sordociechi da 0 a 6 anni e le loro famiglie, raccontando e facendo conoscere le tappe della sua vita anche attraverso la sua biografia “Il silenzio è stato il mio primo compagno di giochi” ha portato avanti il suo messaggio: “guardare sempre avanti con determinazione e fiducia.

Nella vita tutto è possibile e, con impegno, tutti possono farcela. Noi sordi possiamo fare tutto, tranne sentire.”

Nel 1992 ha istituito una borsa di studio “Fulbright – Roberto Wirth” dando la possibilità a giovani laureati sordi e udenti la possibilità di specializzarsi presso la Gallaudet University, Washington D.C. (USA), in un’area che apporti beneficio ai bambini sordi e sordociechi italiani. Gallaudet University è l’unico ateneo al mondo bilingue (American Sign Language e Inglese), accessibile anche agli studenti sordi e sordastri.


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Circa 250 aziende, oltre 1500 etichette, 25 buyers internazionali e un pubblico di appassionati si ritroveranno nelle stanze dello straordinario Castel dell’Ovo a Napoli, da Domenica 5 a Martedì 7 giugno 2022.

Intenso il piano delle Degustazioni, dei Convegni e dei Focus per la più importante manifestazione enologica del Centro-Sud. Di seguito il programma dettagliato di VitignoItalia 2022, la XVI edizione del Salone dei Vini e dei Territori Vitivinicoli Italiani.

Sull’antico Isolotto di Megaride sorge il Castel dell’Ovo. Una delle più fantasiose leggende napoletane farebbe risalire il suo nome all’uovo che Virgilio avrebbe nascosto all’interno di una gabbia nelle segrete del castello e che garantirebbe protezione alla città di Napoli.

Ma, ben oltre le leggende, il suo è un fascino senza tempo. Un fascino da toccare, che si affaccia fiero e commovente sul golfo di Partenope e che, dalla sua posizione di imponenza e immanenza, concede a chi varca la sua soglia di percepire un brivido sulla pelle, segno della magica aura che avvolge questa straordinaria città di mare.

Con il patrocinio del Comune Napoli, la collaborazione di Regione Campania, FEAMP, ICE, Camera di Commercio Avellino, Camera di Commercio Benevento, tre saranno i giorni di VitignoItalia 2022 con un fitto programma di incontri, degustazioni, presentazioni e workshop che include anche la cerimonia di presentazione e annullo filatelico, ovvero un timbro, un sigillo che ricorda e celebra un evento particolare o un personaggio che si intende commemorare.

Oltre 250 le aziende presenti, provenienti dai più interessanti territori vitivinicoli nazionali, con un focus speciale dedicato alla produzione campana. Circa 1500 etichette in assaggio attendono i visitatori che affolleranno i bellissimi spazi di Castel dell’Ovo, uno dei più importanti monumenti italiani, suggestivo simbolo di Napoli città di mare.

Da domenica 5 a martedì 7 giugno: queste le date della XVI edizione di VitignoItalia, il Salone dei Vini e dei Territori Vitivinicoli Italiani. Un appuntamento imperdibile per i winelovers non solo italiani, visto che la manifestazione è ormai da diversi anni meta anche di appassionati provenienti da vari Paesi, ai quali, oltre alla possibilità di degustare l’ampia selezione di vini delle cantine espositrici, verrà offerta anche l’opportunità di partecipare agli incontri previsti da un calendario mai così fitto e interessante e che annvera degustazioni che vedranno protagonisti vini e cantine che appartengono di diritto al gotha del panorama vitivinicolo:

  • Umani Ronchi e le sue magiche interpretazioni del Verdicchio dei Castelli di Jesi (domenica 16.30);
  • Frescobaldi con una selezione di annate dell’iconico Tenuta Luce (domenica 18.30);
  • Marisa Cuomo con una straordinaria verticale di Fiorduva (lunedì 15.30);
  • le 13 aziende delle Famiglie Storiche con un’orizzontale di Amarone dedicata al 2011 (lunedì 17.30);
  • un viaggio sulle pendici dell’Etna con gli inconfondibili vini di Passopisciaro (martedì 15.30);
  • una degustazione di vini sperimentali presentata dai Feudi di San Gregorio (martedì 17.15).

Focus sul “Vigneto Campania”

Una felice combinazione, questa della XVI edizione, tra alcuni dei grandi nomi della viticoltura italiana e un’ampia selezione di territori ed etichette del sempre più interessante al Vigneto Campania. Frutto quest’ultimo dell’intenso lavoro messo in campo dall’Assessorato all’Agricoltura regionale.

“La Campania del vino – spiega l’Assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Nicola Caputo – sarà protagonista con oltre 200 etichette, in rappresentanza di 110 cantine regionali, espressione di molteplici microcosmi territoriali e di una filiera vitivinicola estremamente vivace e in costante crescita.

Una opportunità straordinaria per rilanciare il settore a livello nazionale e internazionale, nel segno della direzione tracciata dal presidente De Luca e del programma per la valorizzazione del settore sviluppato con la Cabina di regia del vino.

Stiamo lavorando sulla razionalizzazione delle denominazioni per mettere in risalto l’unicità delle produzioni consolidate e contemporaneamente avviare un’importante campagna di branding, anche al fine di sviluppare nuovi percorsi enoturistici in grado di coniugare la conoscenza dei sapori con quella dei luoghi di produzione, testimonianza di autenticità e bellezza.

La Campania ha ancora enormi potenzialità e anche il nostro vino deve diventare ambasciatore dell’unicità del nostro territorio nel mondo”.

Ma VitignoItalia conferma anche la sua natura di “contenitore” ospitando situazioni di assoluto livello. Come la premiazione di 50 Top Rosè, iniziativa di successo del brand 50Top, attesa con curiosità dai sempre più numerosi appassionati del bere rosato. 

Nella giornata del lunedì l’Ais organizzerà il concorso e la premiazione del “Miglior Sommelier Ais Campania”, inoltre saranno presenti “Eccellenze Italiane” con banchi d’assaggio di Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia. 

Focus Olio EVO

E per la prima volta si aprono le porte al mondo dell’extravergine, con un convegno che approfondirà i temi legati all’oro verde di qualità (martedì 7 giugno, ore 17.30, presso Hotel Vesuvio). Un incontro per definire criticità e opportunità legate a un prodotto che sembra finalmente pronto a nuovi percorsi in termini di marketing e comunicazione.

Spazio al “business-to-business”

Ma ovviamente VitignoItalia vivrà di moltissimi momenti, non ultimo quello legato all’aspetto business che, soprattutto negli ultimi anni, è diventata una delle carte vincenti della manifestazione partenopea.

“Ospiteremo, come ormai da diversi anni a questa parte, un nutrito gruppo di buyers e giornalisti internazionali, in collaborazione con ICE – sottolinea Maurizio Teti, Direttore di VitignoItaliaprovenienti da Paesi in grado di esprimere mercati interessanti per il nostro comparto (Inghilterra, Bosnia, Spagna, Ungheria, Croazia, Israele, Belgio, Francia, Svezia e Svizzera).

Possiamo dire che per tre giorni Napoli accoglierà professionisti che nei loro Paesi determinano il mercato del vino. Un plus per VitignoItalia, una bella occasione per le nostre aziende che mostrano di apprezzare sempre più questa opportunità”.

IL PROGRAMMA

Domenica 5 Giugno ore 16:30 | UMANI RONCHII VITIGNI BIANCHI DELLA COSTA ADRIATICA – Dai Castelli di Jesi all’Abruzzo

In degustazione:

  • VECCHIE VIGNE 2020 – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc (BIOLOGIO)
  • VECCHIE VIGNE 2016 – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc (BIOLOGIO)
  • PLENIO 2020 – Castelli di Jesi Verdicchio DOCG Classico Riserva
  • PLENIO 2010 – Castelli di Jesi Verdicchio DOCG Classico Riserva
  • CENTOVIE 2020 – Colli Aprutini Igt Pecorino (BIOLOGICO)

ore 18:30 | FRESCOBALDI – “Da quell’incontro, Luce fu”

Erano gli anni Settanta, quando il Merlot fece il suo ingresso a Montalcino per mano della Famiglia Frescobaldi. Così, quando a metà anni Novanta, Vittorio Frescobaldi incontra Robert Mondavi è anche grazie a quell’esperienza pionieristica che si dà inizio a un nuovo capitolo nella storia dei grandi rossi toscani. Entreremo in questo fantastico progetto realizzato attraverso una verticale di Tentua Luce, 2011 – 2013 – 2019.

Lunedì 6 Giugno  ore 15:30 | MARISA CUOMO – VERTICALE FIORDUVA 2007 – 2009 – 2015 – 2017 – 2019 – 2020

“Un vino appassionato che sa di roccia e di mare” – L. Veronelli
conduce: Luciano Pignataro

ore 17:30 | LE FAMIGLIE STORICHE – L’Amarone 2011

Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi,Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio,Tommasi, Torre d’Orti, Venturini, Zenato.
conduce: Luciano Pignataro

ore 19:00 | FEAMP: Degustazione con abbinamento ai prodotti ittici e presentazione della guida aziende vitivinicole campane a cura dell’Assessorato Agricoltura e Ais Campania

Martedì 7 Giugno | ore 15:30 | ETNA – PASSOPISCIARO:  

  • Passobianco 2019
  • Passorosso 2019
  • Contrada C 2019
  • Contrada G 2019

ore 17:15 | FEUDI DI SAN GREGORIO: PRESENTAZIONE PROGETTO GREASE: TECNOLOGIE 4.0 PER LA GESTIONE SOSTENIBILE DEL VIGNETO E MIGLIORAMENTO DELLA QUALITA’ DEL VINO GRECO.  DEGUSTAZIONE DEI VINI SPERIMENTALI OTTENUTI.

ore 18:30 | LA FALANGHINA – Regina bianca della Campania:

  • Azienda Agricola Nugnes – Falerno del Massico bianco doc “Tacito”
  • Azienda Agricola I Mustilli – VIGNA SEGRETA FALANGHINA DEL SANNIO – SANT’AGATA DEI GOTI DOC 
  • Azienda Salvatore Martusciello – FALANGHINA DOC CAMPI FLEGREI “SETTEVULCANI “
  • Azienda Terredora di Paolo – Campania Falanghina IGT
  • Azienda Albamarina – Falanghina del Cilento

CONVEGNI 

Lunedì 6 Giugno ore 14:00 / 19:00 – HOTEL VESUVIO (Sala Mascagni) Concorso Miglior Sommelier della Campania.  A cura di AIS CAMPANIA

Martedì 7 Giugno ore 17:30  – HOTEL VESUVIO (Sala Mascagni) EXTRA VERGINE – UN FUTURO SOSTENIBILE. BRANDING – TRACCIABILITA’ – TRADIZIONE – TURISMO
Introduzione: RAFFAELE AMORE – Presidente Comitato Promotore Olio Campania I.G.P.
Intervengono: TERESA DEL GIUDICE – Ordinaria di Economia Agraria Federico II Napoli; GIUSEPPE FESTA – Direttore del Corso “Wine Business”, Università di Salerno; LUCA MARTUSCELLI – Presidente Associazione Unisapori, Università di Salerno; Conclusioni: NICOLA CAPUTO – Assessore all’Agricoltura Regione Campania; Modera: ITALO SANTANGELO – Agronomo Pubblicista

ore 19:00 Castel dell’Ovo (Terrazza) | Premiazioni: 50 Top Italy Rosé – Guida ai Migliori Rosati d’Italia 2022

VITIGNOITALIA, XVI Salone dei vini e dei territori vitivinicoli italiani Castel dell’Ovo, via Eldorado 3, Napoli |

Domenica 5, lunedì 6 e martedì 7 giugno 2022 – Dalle ore 15.00 alle ore 22.00 | Prezzi: domenica € 35, lunedì e martedì € 30 | www.vitignoitalia.it

Tel. 0814104533 – segreteria@vitignoitalia.eu

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Nemi, Domenica 5 giugno, per la sagra delle fragole e la mostra dei fiori, il borgo si veste a festa e Maurizio Battista sarà il protagonista del taglio del nastro. Poi, l’apertura gratuita e le visite alle sue meraviglie nascoste di questa piccola città sul lago: L’Emissario e il Museo Delle Navi Romane. E ancora, il video di Piero Angela e la sua Cittadinanza onoraria.

Torna l’evento più atteso la Sagra delle Fragole e Mostra dei Fiori che arriva all’89esima edizione che punta sulla cultura e sull’importante patrimonio archeologico e naturalistico di Memi.

Fragole gratis e molto di più perchè durante l’evento l’amministrazione Bertucci – in collaborazione con il Ministero della Cultura, la Direzione Regionale dei Musei del Lazio diretta Stefano Petrocchi e il Museo delle Navi Romane diretto dalla dott.ssa De Angelis, i sotterranei di Roma di Marco Placidi – ha organizzato visite gratuite al museo che custodisce il Famoso mosaico di Caligola e la Testa di Leone, nonché “il viaggio nel centro della Terra” nell’emissario, che rappresenta un Unicum a livello archeologico in Italia, in Europa e probabilmente nel mondo intero.

L’emissario di Nemi risale al IV secolo a.C., ed è situato nel tratto che va dal lago fino alla sorgente sotterranea (oltre sono necessari gli stivali). Un percorso nel cuore dei castelli durante il quale si potrà tornare al tempo della realizzazione di quest’opera straordinaria.

Per questa prima edizione senza restrizioni il Sindaco Alberto Bertucci ha pensato di scrivere una pagina storica per Nemi donando anche la cittadinanza onoraria a Piero Angela, una figura di altissimo livello culturale e storica di questo Paese per la divulgazione scientifica che ha fatto crescere l’intera Nazione e i cittadini italiani.

Piero Angela ha accettato con entusiasmo l’iniziativa dell’Amministrazione Bertucci e ha voluto promuovere l’evento del 5 giugno con un video che verrà caricato sulla pagina Facebook istituzionale del Comune di Nemi volto a divulgare ad un pubblico più vasto possibile le peculiarità storiche, archeologiche, culturali e della tradizione di Nemi.

Da un secolo a questa parte gli abitanti di questa bellissima cittadina dei Castelli Romani portano avanti questa tradizione, protagoniste della sagra come ogni anno saranno le bellissime “Fragolare” che sfileranno in corteo per l’intero paese indossando il costume tradizionale: gonna rossa, bustino nero, camicetta bianca e mandrucella di pizzo in testa.

Il sindaco di Nemi Alberto Bertucci assicura che il calendario sarà ricco di appuntamenti:

«L’edizione di quest’anno propone un cartellone ricco di appuntamenti che cerca di andare incontro a tutte le esigenze e i gusti dei tantissimi partecipanti tra i turisti, i visitatori, i numerosissimi castellani che affollano ogni anno il piccolo borgo, gli appassionati d’arte e di storia e ovviamente, i più piccoli. Inoltre per tutta la prima settimana di giugno si potranno gustare le due varietà tipiche della zona: le famose fragoline e i fragoloni, passando poi per le marmellate, i liquori, lo spumante fragolino e molto atro.

Programma Sagra delle Fragole e Mostra dei Fiori

Domenica 05.06.22 : ore 10:00 Santa Messa di ringraziamento presso la Parrocchia di Santa Maria del Pozzo

  • ore 10:00 visita guidata al Museo delle Navi a cura del G.A.A.L.N.A. ;
  • ore 11,00 Inaugurazione della Mostra dei Fiori via salita della chiesa;
  • ore 11:15 Storica sfilata delle Fragolare con il gruppo folkloristico;
  • “Terra Nemorense” accompagnata dalla Corpo Musicale Compatrum di Montecompatri – maestro Massimo Caturelli;
  • ore 16:00 visita guidata al borgo a cura del G.A.A.L.N.A.;
  • ore 16:30 sfilata delle Fragolare con il gruppo folkloristico “Terra Nemorense”;
  • ore 19:00 piazza Roma Distribuzione Gratuita delle fragole a tutti i turisti presenti;
  • ore 20:00 piazza Umberto I Esibizione dell’eccezionale Gruppo Musicale DEE Radio;
  • ore 23:00 Eccezionale Spettacolo pirotecnico.

Per informazioni e prenotazioni sul Museo delle Navi Romane e L’Emissario Sotterranei di Roma 347.3811874

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La Puglia in Primavera è meravigliosa. Il “lungo ponte” del 2 giugno offre la possibilità conoscere nuove terre godendo di insospettabili ricchezze. Conversano, in provincia di Bari, è un luogo strategico per nutrirsi di bellezze e bontà pugliesi. Fino al 5 (e oltre) la città sarà un “Borgo in Fiore” con un programma ricco di attività per innamorarsi ancora di più di questa terra.

Un viaggio nel viaggio nella storia di questo tratto di Italia, attraverso attività che coinvolgono gli abitanti del borgo pensate e realizzate dall’associazione culturale SensAzioni del Sud con la collaborazione dell’Assessore alla cultura Katia Sportelli nell’ambito di Borgo in Fiore, il contenitore di eventi ideato dal Comune di Conversano e realizzato con il supporto del GAL Sud-Est Barese.

Imponenti ulivi, scorci e grandi panorami, vicoli, strade lastricate, castelli, conventi e nuovi spazi per l’arte. Un’esperienza intensa, appagante, stimolante per tornare a casa più ricchi e innamorati della Puglia.

Chi vuole avrà la possibilità di non sentirsi un turista, ma un “abitante a tempo determinato”; avrà occasione di sentirsi parte attiva di una terra ricca e antica, accompagnando il viaggio alle bontà della tavola percorrendo vie di arte, architettura e storia.

BORGO IN FIORE & il Festival delle Luci

Ritorna nella splendida cornice di Conversano, Città d’Arte nel cuore del sud est barese l’innovativo contenitore culturale di Borgo in Fiore, ideato dall’Amministrazione Comunale. Un format che unisce natura, artigianato, musica, design attraverso decine di iniziative che accompagnano la nuova stagione. Borgo in Fiore si svolge in collaborazione con fioristi, vivaisti, artisti locali, artigiani e associazioni e punta a far conoscere al pubblico gli angoli più suggestivi del
Centro Storico di Conversano attraverso la creazione di percorsi d’arte e decorazioni floreali su finestre, balconi, portoni.

Il Programma dal 1 al 5 giugno 2022

A partire dal Lumen Spring Festival, che è sempre accessibile, senza limiti di orari fino al 5 giugno, il Festival della Luce è un percorso itinerante nel centro storico e in villa Garibaldi fra installazioni luminose e creature fantastiche.

Dal 1 al 5 giugno la città di Conversano della mostra finale dei tre contest fotografici “Foto in Fiore”, “Balconi in fiore” e “Vetrine in fiore” a cura della Pro Loco di Conversano, e proprio il 2 giugno l’evento “Fashion on the Road”, shooting fotografici nel centro storico ispirati alla moda contemporanea a cura dell’Associazione Four Seasons.

Inoltre, il 3 giugno la Società Astronomica Pugliese presenterà nella Sala Convegni del Castello di Conversano la Conferenza sul tema astronomico. Il 4 giugno appuntamento invece con la natura e precisamente con l’evento “Tra natura e cultura, giornate di primavera”, in un itinerario che permetterà la scoperta di antiche cisterne di Terra Rossa passando per la Chiesa di Santa Caterina e tante strade rurali. L’escursione naturalistica è a cura dell’Associazione Natura Viva con la collaborazione del Consiglio Comunale dei Ragazzi.

Si svolgeranno invece dal 1 al 3 giugno i Laboratori di lettura creativa del I Circolo Didattico G. Falcone, dalle ore 9.00 alle 11.00 nel Chiostro di San Benedetto.

Inoltre, dal 2 al 5 giugno il centro storico farà da cornice alla Festa della Ciliegia, che prevede un ricco programma di iniziative in onore dell’oro rosso della città. Una festa che si rinnova grazie all’impegno congiunto delle associazioni Sapori in Conversano con i suoi associati Acli, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri, FederAgrie e con l’associazione Kruger.

E il 5 giugno da non perdere “Castiglione nel medioevo”, la rievocazione storica proposta dall’Associazione SensAzioni del Sud e del Gruppo Storico Città di Conversano dalle ore 10.00 presso la Torre di Castiglione.

Sempre il 5 giugno, infine, ricordiamo gli appuntamenti con “I tour nella città dei Conti, Conversano tra storie e leggende”, la visita guidata dalle ore 18.00 nel centro storico cittadino a cura dell’Associazione Sud Est nel Cuore; e l’iniziativa di azione ambientale “Ripuliamo Conversano” in centro città, contrada Boschetto e sc Montecarretto curata da Mod Events.

Per approfondimenti sul Lumen Spring Festival clicca Qui!

Le Ciliegie di Conversano e la Festa della Ciliegia – 18esima edizione – dal 2 al 5 giugno a cura dell’Ass. Kruger

Patrimonio di Conversano e della Puglia intera, sono l’oro rosso di Puglia. Fanno capo proprio alla città di Conversano, differenti varietà di ciliegia che abbelliscono i terreni di questo tratto di costa italiana, fra cui la Bigarreaux, la Giorgia e la celebre Ferrovia. Quest’ultima, autoctona viene detta Ferrovia perché i primi alberi attecchirono vicino alle rotaie. Dall’aspetto grosso e di colore scuro, è solitamente la più richiesta ed è tipicamente locale, a differenza delle prime due tipologie che sono di altra provenienza.

Polpa dura e croccante, peduncolo lungo di un verde intenso, la ciliegia Ferrovia oltre alla sua bontà, vanta anche proprietà depurative ed energetiche: questo frutto è, infatti, ricco di vitamine ed è consigliato nella dieta mediterranea. Soda e resistente, si conserva per molti giorni e la sua produzione abbraccia anche i comuni del sud barese, fra cui Turi, Sammichele, Putignano, Noci, Casamassima, Gioia del Colle e Acquaviva delle Fonti.

Il tappeto di Rose all’uncinetto

Un tappeto da record, realizzato in tempi da record dalla Fondazione di Comunità d’Arte “Fili D’Arte”. 6.000 rose in tutto, declinate in 3 diverse tonalità del rosso, nel rosa, nel fucsia e nel viola, circondate da altrettante foglie e posizionata lungo il viale alberato all’interno del Parco comunale. Ogni elemento è stato realizzato all’uncinetto con punto alto e punto basso, cucito e poi fissato, tramite fascette di plastica, ad un’anima realizzata con una rete metallica. Rose in apparenza uguali, ma in realtà così diverse. Perché dietro ogni punto c’è una manualità differente, una diversa sensibilità.

Conversano – Cosa Vedere

Il Castello di Conversano, simbolo della Città, è di origine normanna. All’interno i grandi saloni e la sala nuziale del Conte Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona, detto Guercio di Puglia e la bellissima pinacoteca “Paolo Finoglio” con il ciclo pittorico della Gerusalemme Liberata; il Convento di San Benedetto di Conversano, con chiostro medievale e un cortile porticato del XVII secolo, che ospita dei reperti archeologici nella sede del museo civico. La cattedrale romanica di Santa Maria Assunta; il Polo Museale “MuseCo” e il Museo Archeologico, con i reperti e corredi provenienti dall’antica Norba, la Chiesa e il Monastero di S.S. Cosma e Damiano.

La Biblioteca

La Biblioteca ha sede nei locali storici e monumentali di un’ala dell’ex monastero medioevale di San Benedetto, in via San Benedetto n. 18 a Conversano, sede della Fondazione.

Il materiale a disposizione degli appassionati di lettura e cultura proviene da donazioni o depositi di studiosi e bibliofili, nonché di personalità rilevanti per la storia civile e sociale della nostra Regione nel Novecento.

Oltre alla grande bellezza distensiva del luogo, tante sono le attività dei “Granai del sapere”. Tra queste Lectorinfabula european cultural festival, che ha dato vita all’esperienza di Lector in Tavola, uno spazio di riflessione intorno al cibo inteso come nutrimento per il corpo e lo spirito. Utilizzare la convivialità dell’incontrarsi a tavola per discutere, comprendere le ragioni e i significati della parola “cibo”.

Per maggiori informazioni su come arrivare, dove dormire, attività all’aria aperta e percorsi in bicicletta Comune di Conversano | GALSEB | TEO VIAGGI

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A Roma, un vero e proprio unicum nel patrimonio culturale gastronomico del mondo: si chiama GARUM, Biblioteca e Museo della Cucina. Ad oggi, è la più importante, eclettica e rara collezione privata di arti e letterature culinarie esistenti in Italia che si offre, gratuitamente, al pubblico. Dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 16, si può attingere a piene mani a immensi bacini di conoscenza perchè come dice il Mecenate Rossano Boscolo (in copertina) la “Cultura si deve donare”.

A Roma, ai piedi del Palatino, sugli argini di terra del Circo Massimo, un palazzo di grande fascino, custode di segreti e storie di Roma antica. Proprio in questa area si ritiene infatti che fosse ubicato il Lupercale, la grotta in cui Romolo e Remo vennero allattati dalla celebre Lupa: qui sono state nutrite le radici di un popolo che ha plasmato la storia e la cultura del mondo.

Con la sua facciata iconica a foggia di sipario teatrale e quella mano in gesso che svetta sul tetto con l’indice puntato verso il cielo, chiamata dai romani “la mano di Cicerone”, questo palazzo di Roma ospita oggi il Boscolo Circo Massimo, location di Charme per soggiorni, cerimonie, feste, matrimoni, meeting, sfilate di moda, e custodisce al suo interno una collezione privata d’arte gastronomica, costituita da opere letterarie e oggetti acquisiti con cura meticolosa nel corso degli anni da Rossano Boscolo, di elevato valore affettivo, simbolico e storico, messi ora gratuitamente a disposizione del pubblico di appassionati e cultori del genere.

Credo sia importante andare a scoprire ciò che è stato fatto prima di noi, è importante studiare ciò che è venuto prima perché altrimenti non abbiamo un solco da seguire. Invece i solchi ci sono e dobbiamo seguirli, poi ci sono le modifiche, gli aggiornamenti, l’evoluzione, ma bisogna sempre ricordarsi la storia, la tradizione e i suoi preziosi insegnamenti.

Io ho cominciato con lo studio, tutto quello che ho comprato all’inizio era per studiare, perchè mi piaceva la storia della cucina e potevo solo studiare ciò che che era stato fatto prima di me.

Poi mi sono appassionato ai libri antichi, colmi di nozioni importanti, fino ad arrivare a 3500 volumi. E, quando si colleziona si ha il piacere di far vedere.

Io ho avuto tanto dalla vita, e quando si ha ricevuto tanto dalla vita bisogna essere in grado di donare, di restituire qualcosa indietro, se no non ha senso. Non si può essere egoisti e portare tutto con sé fino in fondo.

Quindi ho pensato che era arrivato il momento di dare agli altri ciò che io ho avuto la fortuna di acquisire nel corso di questa vita.

Una raccolta preziosa che si offre al pubblico, resa viva dalla quarantennale e inossidabile passione di Rossano Boscolo. Pasticcere di fama internazionale, chef, e collezionista di antichi e preziosi libri di ricette, Boscolo è anche il fondatore della Campus Étoile Accademy (ve ne avevamo parlato qui), considerata la Bocconi della Pasticceria e madre di tutte le scuole. Nel corso degli anni ha infatti “sfornato” più di 20.000 cuochi, molti dei quali pluri-stellati.

Nel Museo due piani di meraviglie. Dietro le vetrine le più varie strumentazioni che nel corso dei secoli sono state utilizzate in Alta cucina, in Pasticceria, in Cioccolateria, in Gelateria, nella Panificazione e nelle Cucine domestiche.

Dagli stampi barocchi per il gelato di primo Seicento alle cucine a gas degli anni Cinquanta del secolo scorso; dalle bellissime mezzine toscane ottocentesche alle contemporanee macchine per la pasta passando per le pentole di design del secondo Novecento. Non mancano inoltre vere e proprie chicche come il primo gioco di cucina per bambini, prodotto a Ravensburg nel 1898, o come le semplici e fascinose scodelle da desco conventuale.

Il GARUM

Il GARUM, al piano inferiore, mette in mostra le più varie strumentazioni che nel corso dei secoli si sono utilizzate in cucina mentre la Biblioteca, al piano superiore, offre un percorso didattico guidato all’interno della grande Storia della cucina con curiosità, notizie “gustose”, ricette e parole tratte dalle stesse innumerevoli rarità bibliografiche esposte: dal Platina alle prime edizioni dello Scappi e dell’Artusi; dal Menon a Careme, ed Escoffier, con un’attenzione particolare ai testi popolari e di utilizzo domestico che hanno abitato nel corso dei secoli, ed abitano tuttora, le nostre cucine.

IL MUSEO

Libri antichi e strumenti che hanno fatto la storia della Gastronomia. Uno straordinario viaggio nella storia della Gastronomia dal Quattrocento ai nostri giorni.

Qui sono in mostra le più varie strumentazioni che nel corso dei secoli sono state utilizzate nell’Alta cucina, in Pasticceria, in Cioccolateria, in Gelateria, nella Panificazione e nelle Cucine domestiche. Rarissimi pezzi da collezione e strumentazioni che spaziano dagli stampi barocchi per il gelato di primo Seicento alle cucine a gas degli anni Cinquanta del secolo scorso; dalle bellissime mezzine toscane ottocentesche alle contemporanee macchine per la pasta fino alle pentole di design del secondo Novecento. Non mancano inoltre vere e proprie chicche come il primo gioco di cucina per bambini, prodotto a Ravensburg nel 1898, le semplici e fascinose scodelle da desco conventuale o i primi stampi da Charlotte delle cucine Reali inglesi.

LA BIBLIOTECA

Il secondo piano ospita una delle più incredibili raccolte di libri antichi di cucina e gastronomia esistenti in Europa.

Una collezione che sfiora le 3.500 unità bibliografiche.
La Biblioteca occupa l’intero piano superiore dell’edificio ed offre un percorso didattico guidato all’interno della grande Storia della cucina con curiosità, notizie “gustose”, ricette e parole tratte dalle stesse innumerevoli rarità bibliografiche esposte: i libri che hanno fondato il gusto, le conoscenze e le tecniche della Gastronomia mondiale!

Abbiamo catalogato tutto il materiale, abbiamo scansionato tutti i libri, abbiamo fatto un sito consultabile per approfondire le tematiche. E tutto è totalmente gratuito.

Tutto in un posto meraviglioso, nel cuore della storia romana, nel Palatino, al Circo Massimo, dove siamo felici di ricevere persone. Un luogo meraviglioso dove poter spiegare loro tutto ciò che sappiamo sull’argomento. Noi siamo qui, a disposizione, per far capire loro la storia della Gastronomia Mondiale.

La collezione esposta contiene praticamente tutti i più importanti testi di Gastronomia stampati dal Quattrocento ad oggi, la gran parte dei quali in prima edizione. Qualche esempio? Lo Scappi del 1570, Il Rossetti del 1584, la mitica Art de Bien Traiter del 1674 (conosciuta in sole tre copie al mondo), La Chapelle del 1742, l’Appert del 1810, la prima leggendaria edizione dell’Artusi del 1891, apparentemente sopravvissuta in soli 4 esemplari non facilmente consultabili.

Vi invitiamo a visitare GARUM per rimanere affascinati dalla varietà e dalla quantità dei suoi materiali in mostra in uno dei palazzi più iconici e misteriosi di Roma, che, come ulteriore omaggio alla storia, prende il nome dalla salsa di pesce fermentato di cui gli antichi romani andavano ghiotti.

A breve presso il Garum, Biblioteca e Museo della Cucina sarà possibile non soltanto scoprire la storia della Gastronomia, ma anche gustarla.

Infatti, in collaborazione con Boscolo Circo Massimo Events. esisterà la possibilità di vivere un’inedita esperienza gastro-storica all’interno del BiblioMuseo e sperimentare il gusto delle Ricette Storiche. Maggiori Info QUI.

GARUM, Biblioteca e Museo della Cucina

Via dei Cerchi, 87
00186 | Roma | SITO |+39.391.38.46.470

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Alla Città della Pizza 2022, il 28 e 29 Maggio al Parco di Tor di Quinto a Roma (Via delle Fornaci 10 – zona Ponte Milvio), saranno oltre 90 le Pizze in degustazione nelle 14 case dedicate ai maestri pizzaioli italiani che presenteranno tutte le tradizioni della pizza: napoletana, all’italiana, romana, contemporanea, fritta, al taglio e senza glutine; supplì e frittatine di pasta firmate dal pastificio Gerardo di Nola incluse.


Oltre alle bontà “di casa” ci saranno anche Laboratori per grandi e bambini, Contest per Pizzaioli alla ribalta, Workshop ed Eventi nell’evento che arricchiranno di contenuto l’imponente Manifestazione capitolina dedicata alla parola italiana da mangiare più famosa nel mondo. Di seguito tutte le info sui Laboratori sulla varietà degli impasti, i Kids Lab, la Evo School con Pane&Olio e il Contest Stand Up Pizza. Non mancate!

La Città della Pizza sarà per tutti gli appassionati anche un’occasione straordinaria per carpire i segreti dei migliori maestri pizzaioli d’Italia. Grazie ai laboratori infatti, i pizza lover potranno seguire in prima persona, i preziosi consigli dei professionisti da mettere in pratica. 

Tra i tanti in calendario, “I Topping della pizza” che vedrà salire in cattedra Petra Antolini (Settimo Cielo), regina degli impasti, ma soprattutto dell’utilizzo delle materie prime sulla pizza; “La Pizza nel ruoto” con Alessio Mattaccini (Spiazzo) che racconterà un rito antico, una piccola meraviglia della tradizione domestica; “La pizza alla romana” spiegata da Andrea Renzi (La Mangiatoia).

“Un’offerta convegnistica e didattica – sottolinea Emiliano De Venuti, CEO di Vinòforum e ideatore de La Città della Pizza – quanto mai ricca e varia. La manifestazione infatti rimane a tutti gli effetti un momento essenziale di incontro per gli addetti ai lavori, che i questi due giorni trovano la nostra iniziativa un ideale palcoscenico di confronto.” 

Uno spazio importante sarà poi quello dato al Pane&Olio, due preziosi e antichi totem alimentari del territorio italiano. Oltre ai corsi sull’olio extravergine di oliva tenuti negli spazi dalla Fondazione Evoo School (ne abbiamo parlato qui), ci saranno tre laboratori dedicati ai più piccoli in cui grandi maestri panificatori si alterneranno parlando di pane, ma anche di cibo buono e merenda sana. I maestri panificatori coinvolti sono Federico Massimo Stocchi (Il forno degli amici), Francesco Arnesano (Lievito, pizza, pane).

Sempre per i bambini dai 5 ai 12 anni, i Kids Lab organizzati da AVPN – Associazione Verace Pizza Napoletana in collaborazione con Ooni – Forni per Pizza. Il programma è quello di dedicare 2 giorni ad insegnare ad impastare, ammaccare, stendere l’impasto in un percorso alla scoperta della vera pizza napoletana. Tutti gli incontri sono gratuiti e prenotabili in loco fino a esaurimento posti.

STAND UP PIZZA – IL CONTEST

Dopo il successo delle precedenti edizioni e grazie alla collaborazione di Luciana Squadrilli, si inaugura il nuovo palcoscenico riservato ai pizzaioli emergenti: Stand Up Pizza, il contest al quale partecipano nuovi talenti e artigiani esperti per farsi conoscere e presentare il proprio modo di intendere la pizza.

Tutti i concorrenti dovranno realizzare, “live”, una pizza con i prodotti della dispensa messa a disposizione dall’organizzazione e dai partner de La Città della Pizza, spiegando il tipo di impasto proposto e l’utilizzo degli ingredienti. La sfida prevede inoltre l’uso obbligatorio di un ingrediente a sorpresa, svelato sul momento.

A giudicare le ricette dei pizzaioli sarà una competente giuria di addetti ai lavori, composta da noti pizzaioli, chef e giornalisti.

Il vincitore di Stand Up Pizza entrerà di diritto con la sua “casa” nella prossima edizione de La Città della Pizza Roma e riceverà una fornitura di prodotti messa a disposizione dai partner.

COLPO D’OCCHIO – LA CITTÀ DELLA PIZZA ROMA 2022
LOCATION: Parco Tor di Quinto – Via Fornaci di Tor di Quinto, 10, Roma.
GIORNI E ORARI DI APERTURA:
Sabato 28 maggio dalle ore 11 alle ore 24
Domenica 29 maggio dalle ore 11 alle ore 22.
Ingresso gratuito.
Per tutte le info www.lacittadellapizza.it

Immagine di copertina AVPN

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Alla Città della Pizza 2022, il 28 e 29 Maggio al Parco di Tor di Quinto a Roma (Via delle Fornaci 10 – zona Ponte Milvio), saranno oltre 90 le Pizze in degustazione nelle 14 case dedicate ai maestri pizzaioli italiani che presenteranno tutte le tradizioni della pizza: napoletana, all’italiana, romana, contemporanea, fritta, al taglio e senza glutine; supplì e frittatine di pasta firmate dal pastificio Gerardo di Nola incluse.


Oltre alle bontà “di casa” ci saranno anche Workshop, Laboratori, Contest ed Eventi nell’evento che arricchiranno di contenuto l’imponente Manifestazione capitolina dedicata alla parola italiana da mangiare più famosa nel mondo. Di seguito tutte le info sui WORKSHOP dedicati alla PIZZA sui temi di attualità e business.

La pizza è un mondo vasto, sempre più ampio e concorrenziale. Aprire una pizzeria può essere un’idea di business vincente, a condizione che ogni dettaglio venga studiato con cura come scelta della materia prima e del locale, la formazione del personale di banco, forno e sala, la cordialità, lo stile e l’arredo del locale: tutte componenti concorrono alla realizzazione di un’attività di successo oltre alla ricerca della propria identità di pizza e cifra stilistica da sfornare.

Molti gli argomenti sotto i riflettori de La Città della Pizza 2022, il 28 e 29 Maggio al Parco di Tor di Quinto a Roma, a cominciare dai workshop che parleranno di attualità, di business e di avanguardia nel mondo della pizza.

Apriranno le danze sul tema, Pier Daniele Seu (Seu Illuminati) e Alessandro Condurro (Antica Pizzeria Da Michele) con “Le nuove sfide della pizza”, in cui si discute di tutte quelle difficoltà imprenditoriali – dal caro-bollette, alla complessità di reperimento del personale – che rendono complicata la ripartenza.

Nel “Piacere della carne” si parlerà con Marco Manzi (Pizzeria Giotto) e Jacopo Mercuro (180gr) di come la carne è sempre più spesso protagonista sulla pizza e quale è il modo migliore per utilizzarla.

A chiudere i workshop di sabato 28 maggio sarà “Se la pizza la fa lo chef” in cui Michele Leo racconterà come gli chef sempre più spesso portano la pizza in cucina e la inseriscono in menu, ideando anche format che mettono in collegamento forni e fornelli.

Domenica 29 maggio sarà il turno di “Come il cacio sulla pizza” e di come il formaggio – tra provocazione e ricerca – si conferma sempre più un ingrediente fondamentale per la pizza. Se ne parlerà con Ivano Veccia (Qvinto) e Peppe Iaconelli.

Si continuerà con “Pizza Girls” un incontro dedicato alle donne in pizzeria che vedrà la partecipazione di Roberta Esposito (La Contrada), Francesca Calvi (Pizza 360gradi), Nausica Ronca (Nonna Nannina) e Federica Mignacca.

Si chiude con “Dal vino alla pizza: lieviti selezionati vs selvaggi” che racconterà di come la gestione dei lieviti è uno dei temi tipici che seguono il rinascimento della pizza in Italia da 10anni a questa parte, interviene Carlo Di Cristo (Foorn).

COLPO D’OCCHIO – LA CITTÀ DELLA PIZZA ROMA 2022
LOCATION: Parco Tor di Quinto – Via Fornaci di Tor di Quinto, 10, Roma.
GIORNI E ORARI DI APERTURA:
Sabato 28 maggio dalle ore 11 alle ore 24
Domenica 29 maggio dalle ore 11 alle ore 22.
Ingresso gratuito.
Per tutte le info www.lacittadellapizza.it

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Alla Città della Pizza 2022, il 28 e 29 Maggio al Parco di Tor di Quinto a Roma (Via delle Fornaci 10 – zona Ponte Milvio), saranno oltre 90 le Pizze in degustazione nelle 14 case dedicate ai maestri pizzaioli italiani che presenteranno tutte le tradizioni della pizza: napoletana, all’italiana, romana, contemporanea, fritta, al taglio e senza glutine; supplì e frittatine di pasta firmate dal pastificio Gerardo di Nola incluse.

Oltre alle bontà “di casa” ci saranno anche Workshop, Laboratori, Contest ed Eventi nell’evento che arricchiranno di contenuto l’imponente Manifestazione capitolina dedicata alla parola italiana da mangiare più famosa nel mondo. Di seguito tutte le info sulle serate di primavera all’insegna di PIZZA&CHAMPAGNE con RUINART.

Alla Città della Pizza 2022, il 28 e 29 Maggio al Parco di Tor di Quinto a Roma, gli appassionati di esperienze uniche e lieviti, sia da bere sia da mangiare, ci saranno i pranzi e le cene en plein air, durante le quali grandi pizzaioli d’Italia proporranno le loro pizze in abbinamento allo Champagne e alle dimensioni briose di Ruinart Rosé.

Il progetto Pizza&Champagne – realizzato in collaborazione con Molino Magri azienda mantovana a conduzione familiare da 5 generazioni vocata alla qualità e all’innovazione – prevede due pranzi e due cene, che vedranno protagonisti quattro grandi maestri pizzaioli italiani ognuno dei quali presenterà un menu speciale che accompagnerà gli ospiti in un percorso alla scoperta delle massime espressioni della pizza.

Il Palinsesto delle serate di Pizza&Champagne

Sabato 28 maggio, tra le altre, Marco Quintili proporrà la sua “Gricia in fiamme” (provola affumicata, pecorino romano, pepe cuvée, guanciale di maialino nero); mentre Giancarlo Casa la “Pizza Maggiolina” (crema di fave, primo sale della campagna romana, fave, ciauscolo e scaglie di pecorino romano). Domenica 29 maggio sarà la volta di Stefano Miozzo che allieterà gli ospiti con la “Ribelle” (Mozzarella di Bufala DOP, insalatina, filetto di salmone fumé, stracciatella, semi di sesamo tostati e perle di agro lampone); invece il sardo Cristian Tolu proporrà “Insularità” (Coulis di piselli, tartare di gambero marinato con lime zenzero e menta, stracciatella, granella di pistacchio e bisque di gambero).

Le esperienze gastronomiche saranno rese ancora più esclusive dagli abbinamenti con lo Champagne Rosé firmato Ruinart. L’eleganza, la raffinatezza e il colore delicato dai riflessi leggermente aranciati caratterizzano Ruinart Rosé. Un intrigante connubio tra rotondità golosa e piacevole freschezza, sublime espressione delle principali anime dello Champagne (Chardonnay e Pinot Noir).

“Intrigante, esotico, audace e inaspettato: è questo ciò che caratterizza lo Champagne Ruinart Rosé che, pensato in abbinamento alla pizza gourmet, la massima espressione italiana dello street food di alta qualità, è in grado di invitare gli ospiti a intraprendere un indimenticabile viaggio nel gusto”, racconta Silvia Rossetto, Senior Brand Manager Ruinart.

Una storia centenaria di eccellenza e savoir-faire con un costante impegno nel promuovere un art de vivre consapevole. L’impegno della Maison Ruinart nel preservare la natura e il savoir-faire si evince nel nuovo e rivoluzionario packaging “second skin”, completamente ecologico , nell’ottica di una sostenibilità che accompagna ogni fase di lavorazione del prodotto, dalla vigna alla bottiglia.

Attenzione, i posti per PIZZA&CHAMPAGNE sono limitati e prenotabili esclusivamente sulla sezione del sito www.lacittadellapizza.it cliccando QUI.

COLPO D’OCCHIO – LA CITTÀ DELLA PIZZA ROMA 2022
LOCATION: Parco Tor di Quinto – Via Fornaci di Tor di Quinto, 10, Roma.
GIORNI E ORARI DI APERTURA:
Sabato 28 maggio dalle ore 11 alle ore 24
Domenica 29 maggio dalle ore 11 alle ore 22.
Ingresso gratuito.
Per tutte le info www.lacittadellapizza.it

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Il 28 e 29 Maggio, al Parco di Tor di Quinto (Via delle Fornaci 10 – zona Ponte Milvio), saranno ben 60 i Maestri Pizzaioli Italiani presenti e oltre 90 le Pizze in degustazione assieme a Corsi, Laboratori ed Eventi Speciali che arricchiranno di contenuto l’imponente Manifestazione capitolina dedicata alla parola italiana da mangiare più famosa nel mondo.

Più che una Città della Pizza sarà un Parco della Pizza quello che verrà allestito in grande stile per l’attesa Edizione 2022 a Tor di Quinto.

A pochi passi da Ponte Milvio, con il suo suggestivo laghetto e 12.000 mq di verde troveranno spazio, sabato 28 a domenica 29 maggio, una numerosa rappresentanza dei migliori pizzaioli nazionali condirà due giorni interamente dedicati all’icona italiana da mangiare più famosa nel mondo.

“La Città della Pizza 2022 sarà un grande parco giochi dedicato alla pizza in tutte le sue sfaccettature. – dichiara Emiliano De Venuti, ideatore de La Città della Pizza e CEO di Vinòforum – Siamo entusiasti di riaprire le porte di questa magica “città” in un nuovo spazio immerso nel verde e al centro di Roma. Non vediamo l’ora di accogliere pizzaioli e appassionati, perché ora più che mai la pizza, oltre ad essere un prodotto iconico, è un vettore di cultura, tradizioni e ricerca. Perfettamente in linea con i nostri format da sempre in grado di coniugare l’aspetto intrattenimento a momenti educativi e di formazione.’’


Nel grande Parco saranno 14 quest’anno le ‘’case’’ de La Città della Pizza che ospiteranno un turn over di oltre 28 maestri pizzaioli provenienti da tutta la Penisola. Nuovi e noti volti volti che fianco a fianco proporranno le proprie specialità di pizza in diverse categorie “Napoletana”, “All’italiana”, “A degustazione”, “Romana”, “Al taglio”, “Fritta” e “Senza Glutine” per un totale di quasi 90 pizze e fritti differenti che faranno la gioia delle migliaia di pizza lovers.

Anche in questa edizione non mancheranno i “Fritti all’italiana” rappresentati dall’immancabile supplì romano e dall’iconica frittatina di pasta napoletana firmata dal Pastificio artigianale Gerardo di Nola.

Ma La Città della Pizza 2022, sarà anche ricca di laboratori per appassionati, workshop per operatori e attività che coinvolgeranno decine e decine di grandi maestri pizzaioli. Immancabili i laboratori per i bambini firmati da AVPN – Associazione Verace Pizza Napoletana in collaborazione con OONI, i forni dedicati ai pizzalovers, di cui Vi parleremo più avanti.


Tutti gli appuntamenti avranno accesso gratuito e saranno prenotabili direttamente all'interno dell’evento.


Per gli appassionati di lieviti, bollicine e esperienze uniche, ci saranno i pranzi e le cene en plein air, durante le quali grandi pizzaioli proporranno le loro pizze in abbinamento allo Champagne Ruinart Rosé.

Il progetto Pizza&Champagne, realizzato con la collaborazione di Molino Magri e accompagnerà gli ospiti in un percorso alla scoperta delle massime espressioni della pizza. Attenzione, i posti sono limitati e prenotabili esclusivamente sulla sezione del sito www.lacittadellapizza.it cliccando QUI.

Anche in questa edizione si rinnova lo spazio di Stand Up Pizza, palcoscenico dedicato a 10 pizzaioli che vogliano mettersi alla prova e conquistare nuove scene attraverso una gara in cui talento e passione faranno la differenza. Cosa si vince? Una “casa” nella prossima edizione de La Città della Pizza.

La Pizza & il Beverage

Regalerà soddisfazioni anche l’offerta beverage, a partire dalla birra artigianale firmata Baladin, con diverse etichette da abbinare alle pizze; dalla bianca alla bionda, dall’ambrata a una proposta gluten free.

Non mancheranno naturalmente le bollicine italiane, e quali se non Prosecco DOC grazia alla collaborazione con Puntocuore per un brindisi all’insegna della convivialità. Fondamentale anche lo spazio dedicato alle aziende di qualità produttrici di materie prime come farina, pomodoro, latticini e salumi, artigiani del gusto che realizzano ingredienti protagonisti delle migliori ricette di pizza.

Questo l’elenco dei maestri pizzaioli protagonisti nelle case de La Città della Pizza Roma 2022:

Daniele Vaccarella, Pizzeria La Braciera – categoria all’Italiana – Palermo
L’Antica Pizzeria Da Michele – categoria Napoletana – Napoli
Ivano Veccia, Pizzeria Quinto – categoria Frittatina di Pasta Napoletana – Roma
Carmine Donzetti, Pizzeria Donzetti Pizza&Fritti – categoria Napoletana Senza Glutine – Casandrino (Napoli)
Samy El Sabawy, Pizzeria A Rota – categoria Romana – Roma
Marco Manzi, Pizzeria Giotto – categoria Napoletana – Firenze
Salvatore Kosta, Pizzeria Foorn – categoria al Taglio – Mariglianella (Napoli)
Luca Belliscioni, Pizzeria Stacce – categoria al Taglio – Roma
Rosario Ferraro, Ros La Pizza di Rosario Ferraro– categoria Napoletana – Napoli
Mirko Rizzo, Pizzeria L’Elementare – categoria Romana – Roma
Salvatore Gatta, Pizzeria Fandango – categoria all’Italiana – Potenza
Giacomo Garau, Pizzeria Olio e Basilico – categoria Fritta – Calvi Risorta (Caserta)
Daniele Donatelli, Pizzeria 3011 – categoria all’italiana – San Giovanni Lupatoto (Verona)
Douglas Barillaro, Pizzeria Teresina La Tradizione – categoria Senza Glutine – Roma
Enzo Bastelli, Pizzeria La Rosa Pizza&Cucina – categoria Napoletana – Trentola Ducenta (Caserta)
Angelo Tantucci, Pizzeria Capriccio – categoria a Degustazione – Monsano (Ancona)
Pino Di Gaetano, Pizzeria Lievitalmente Pino – categoria Napoletana – Caserta
Raoul Rotundo, Pizzeria Fiori di Zucca – categoria Napoletana – Roma
Vincenzo Esposito, Pizzeria Carmnella – categoria Napoletana – Napoli
Savino di Noia, Pizzeria Forentum Food Evolution – categoria Napoletana – Lavello (Potenza)
Giorgio Moffa, Antica Pizzeria da Ciro 1923 – categoria Napoletana – Gaeta
Alessio Mattaccini, Pizzeria Spiazzo – categoria Fritti all’italiana – Roma
Ciro Spinelli, Pizzeria Giallo Datterino – categoria Napoletana – Villaricca (Napoli)
Mattia Lattanzio e Giovanni Giglio, Pizzeria Extremis – categoria all’Italiana – Roma
Cristian Cennamo, Pizzeria Pizze di Ricerca – categoria all’Italiana – Cassino
Alessio Muscas, Pizzeria Sbanco – categoria all’Italiana – Roma
Paolo Amerina, Pizzeria Amerina la Pizzetta – categoria a degustazione – Roma

A selezionare tutti i maestri de La Città della Pizza, provenienti da ogni angolo della Penisola, la squadra di autori composta da Emiliano De Venuti, ideatore dell’evento e CEO di Vinòforum e dai giornalisti ed esperti di pizza Luciano Pignataro, Luciana Squadrilli e Tania Mauri. New entry Alessandro Tartaglia e Simone Mascagni fondatori di Al.ta Cucina, uno dei più importanti network italiani dedicati al mondo della cucina. Passione, qualità, ricerca, cura e attenzione per tutte le fasi della produzione, ma anche creatività e crescita, i criteri usati per la selezione ed enunciati nel “manifesto” dell’evento .

COLPO D’OCCHIO – LA CITTÀ DELLA PIZZA ROMA 2022
LOCATION: Parco Tor di Quinto – Via Fornaci di Tor di Quinto, 10, Roma.
GIORNI E ORARI DI APERTURA:
Sabato 28 maggio dalle ore 11 alle ore 24
Domenica 29 maggio dalle ore 11 alle ore 22.
Ingresso gratuito.
Per tutte le info www.lacittadellapizza.it

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Arrivano le feste di Primavera che animeranno parchi e mercati romani con eventi speciali ad ingresso gratuito per godere di spettacolari fioriture, ghiotti street food, spumeggianti birre, succulente amatriciane, degustazioni di grandi artigiani nei mercati rionali, giornate mondiali della biodiversità e call to action per salvaguardare il nostro futuro che è indissolubilmente legato a quello delle api. Di seguito la top five dei migliori in programma a Roma dal 20 al 22 maggio con tutte le informazioni e i protagonisti.

Spring Beer Festival, Città dell’Altra Economia dal 19 al 20 maggio

Torna, dal 19 al 22 maggio, il Festival brassicolo più amato di Roma dedicato alle birre artigianali, nella sua location preferita, quella della Città dell’Altra Economia nel quartiere Testaccio.

Quattro giorni dedicati alla birra, alla qualità e alla spensieratezza con una panoramica dell’offerta brassicola italiana, 20 birrifici presenti, street food, musica, workshop e atmosfere di primavera a ingresso rigorosamente gratuito.

Per la sua settima edizione la manifestazione aprirà anche a pranzo, ma la formula dell’evento resta invariata, ciascun partecipante verrà munito di bicchiere celebrativo e sacca porta bicchiere. L’acquisto di birra e cibo verrà fatto con i gettoni del Festival.

L’Unione Degustatori Birre coordinerà una serie di esperienze a tema birrario coinvolgendo i birrifici ospiti. In particolare UDB organizzerà piccoli tour a tema che toccheranno 5 stand con altrettante degustazioni, preceduti da una breve introduzione al tema portante scelto per l’occasione: insomma, un vero e proprio “Beer Trail”, nuovo e dinamico approccio alla degustazione guidata.
Orari della manifestazione: 19 e 20 maggio: 18.00-02.00. 21 maggio: 12.30-02.00; 22 maggio: 12.30-00:00

La birra verrà rigorosamente servita in bicchieri di vetro, con una comoda sacchetta portabicchiere, acquistabili in cassa al costo di 3€.
All’interno del Festival troverete Birre Gluten Free che saranno segnalata sulla lista delle birre.

Non mancherà cibo di qualità e street food che accompagneranno le birre, con l’offerta vivace e variegata di: ARROSTICINI TORNERE; MAULBEERE; OMAKASE – お任せ; ALARI; GEPPOMUSICA.

Tutti giorni musica di sottofondo con dj set da orario aperitivo fino a sera e attività per i bambini più piccoli a cura di Perfareungioco, perchè lo Spring Beer Festival è un manifestazione a prova di famiglia!

Roma Flowers Park: a Via Castel di Leva la festa dedicata ai fiori e all’icona abruzzese, il 21 e il 22 maggio

A Roma c’è un posto magico, dove tra il profumo dei fiori e la natura, sarà possibile vivere una giornata fantastica insieme alla tua famiglia:

infatti il Roma Flowers Park garantisce divertimento a grandi e piccini, che potranno affrontare viaggio tra 400mila meravigliosi bulbi di anemoni italiani, ranuncoli, rose, viole cornute: oltre a tutto questo, nel weekend del 21 e 22 maggio vi si svolgerà anche la Festa dell’Arrosticino, dove potrete deliziare la tipica pietanza abruzzese tra le meraviglie del Roma Flowers Park.

Oltre agli Arrosticini, potrete pranzare nel fornito ristoro, dove ad attendervi troverete primi piatti, secondi e contorni tipici della tradizione romana (disponibili anche per celiachi)

L’ingresso, al costo di 5 Euro e gratis per i bambini fino ai due anni, vi lascerà passare un fantastico weekend, inebriati dal profumo dei fiori, mentre i vostri bambini potranno giocare e socializzare con gli altri bambini, oltre all’ampia collina in cui saranno liberi di correre e divertirsi. Ci sarà anche un’area dedicata ai pony dove sarà possibile fare piccole cavalcate.

Per tutte le donne ci sarà anche una rosa in omaggio, mentre per acquistarne altri ci sarà anche il mercatino dei fiori pronto a soddisfare ogni richiesta del botanico che c’è in voi!

“La Festa di Primavera” al Mercato Trionfale, Venerdì 20 e Sabato 21 maggio

Venerdì 20 e sabato 21 maggio al Mercato Trionfale di Roma, storico mercato rionale di Prati, 5 artigiani e produttori etici hanno deciso di organizzare “La festa di primavera” per far conoscere al grande pubblico che frequenta lo storico mercato di Prati i propri prodotti.  

Dalle 12 alle 14 sarà possibile assaggiare le proposte ideate da Giovale Formaggi, Bottega Gamberoni, Piccola Bottega Merenda, Fattoria Pulicaro e Fattoria Faraoni in una degustazione dinamica e divertente aperta a tutti e gratuita. 

I banchi protagonisti saranno: Box 242 – Bottega Gamberoni e Piccola Bottega Merenda; Box 227/228 – Giovale Formaggi; Box 197 – Fattoria Pulicaro e Fattoria Faraoni. Ogni Box presenterà assaggi legati alla primavera, proprio per mettere in luce la propria attitudine all’etica delle stagioni e alla qualità del proprio lavoro.

I Prodotti in degustazione: Giovale Formaggi- formaggi a latte crudo di produzione propria di Primavera e Vino “Esprit Garibaldien” (il vino fatto da Barraco in esclusiva per Beppe e i suoi formaggi); Fattoria Faraoni -Tartare di manzo pezzata rossa; Fattoria Pulicaro – Porchetta di maiale nero brado + Uova di gallina al pascolo con guanciale croccante e spolverata di formaggio Giovale; Bottega Gamberoni – Paste ripiene della primavera; Piccola Bottega Merenda – degustazione di Sidro.

 tra ricette classiche e proposte speciali

Da Eataly la Festa dell’Amatriciana, dal 20 al 22 maggio 2022

Da venerdì 20 a domenica 22 maggio il terzo piano del punto vendita romano a Ostiense ospiterà “La  Festa della Amatriciana” per un lungo weekend in cui la ricetta di Amatrice verrà proposta in gustose declinazioni creative, come i Tortelli ripieni di amatriciana con burrata, coulis di sedano e menta e la Lasagnetta fritta alla gricia con ripieno di guanciale e cicoria di Casadora – Pasta e Bottega; lo Gnocco riccio con sugo di pecora e lo Spaghettone all’amatriciana di Ma-Trù – Il ristorante di Amatrice.

Da Viveri Pigneto si potranno degustare le Polpettine di manzo all’amatriciana e la Rosetta con polpette di manzo, fondente di pecorino, guanciale croccante e ‘nduja e da  Bottega trattoria De Santis i Bucatini all’amatriciana e gli Gnocchi alla gricia con zucchina e menta.

E ancora Paccheri acqua e farina all’amatriciana e Maritozzo salato ripieno di ricotta di bufala, sugo all’amatriciana e pecorino di fossa da Angelina a Testaccio; Supplì all’amatriciana, Crocchè di patate con sugo di pomodoro e guanciale croccante, Frittatina di pasta con bucatini all’amatriciana da Bordo – La Pizzeria del Pigneto.

Spazio anche al Pane casareccio cotto a forno a legna con porchetta, alla Pizza bianca con mortadella e a un assaggio di pasticceria secca, crostata e ciambelline da assaggiare sul posto o da portar via di Forno Ceralli.

La proposta beverage sarà affidata al Birrificio Alta Quota con le sue birre artigianali e al Bar di Eataly con vini, bibite e birre gluten free.

La Festa della Amatriciana, grazie alla collaborazione con l’Associazione Terra di Amatrice, sarà ravvivata anche dalla presenza del Mercato dei Produttori che porteranno al primo piano di Eataly Roma le loro specialità. Sabato 20 e domenica 21 maggio, dalle ore 10 alle ore 18, si potranno degustare le eccellenze di: Forno Marini dal 1955, Panificio Amatriciano, Forno Cicconi, Casale Nibbi, Cierre distribuzione di Roberto Casale Sommati, Pastificio Strampelli, Salumificio Sa.No.

Non mancherà l’intrattenimento musicale che prenderà il via venerdì 20 maggio, dalle 20.30 alle 22.00, con il dj set di Brad Fongusto e a seguire fino alle 24.00 con Alessandro Sciarra.  Sabato 21 maggio, dalle 20.30 alle 22.00, dj set di Marco Colozzo e a chiudere Dandywolly. L’ultimo giorno della manifestazione sarà animato, dalle 12.30 alle 14.30, da Beat Soup e dalle 19.00 alle 21.30 da Mister Stereo 8. 

Maggiori informazioni sono disponibili QUI.

ORARI FESTA DELLA AMATRICIANA

Venerdì 20 maggio dalle 19.00 alle  24.00 (chiusura casse 23.30)
Sabato 21 maggio dalle 19.00 alle  24.00 (chiusura casse 23.30)
Domenica 22 maggio dalle 12.00 alle 16.00; dalle 18.00 alle  22.00 (chiusura casse 22.00)

Eataly Torino, Milano, Roma, Genova: la Giornata mondiale delle Api e quella della Biodiversità, dal 20 al 22 maggio

Dal 20 al 22 maggio, le sedi di Eataly di Torino, Milano, Roma, Genova regaleranno, a chi acquista una bustina di semi Bee the Future a scelta, una paletta da giardinaggio personalizzata con grafica Bee the Future, per incentivare le persone a seminare sui balconi e terrazzi di casa i fiori amici delle api.

L’iniziativa ha lo scopo di trasmettere il messaggio che salvaguardia delle api e tutela della biodiversità sono azioni che possono partire anche dal singolo individuo e che ognuno può fare la sua parte. Inoltre, dal 20 maggio in tutti gli Eataly arriverà anche una edizione limitata di Beeopak con la grafica di Bee the Future, la pellicola ecologica realizzata con cotone e cera d’api biologici, ideale per conservare il cibo fresco più a lungo rispettando l’ambiente.

Bee the Future, progetto nato nel 2018 con la collaborazione di Slow Food e Arcoiris, sta attraversando la seconda fase che si è posta l’obiettivo di donare, entro il 2023, 10 milioni di semi amici delle api a Enti, Comuni e associazioni impegnate nella cura del verde urbano e a chiunque voglia aderire al progetto e battersi per questa giusta causa. In questo primo anno sono stati donati oltre 4 milioni di semi destinati alle aree verdi di Milano, Torino, Roma, Piacenza, Genova e Pollenzo (Cn). Un piccolo gesto dal grande significato in difesa della biodiversità del Pianeta.

Contenuti Extra: I progetti nelle Città

Passando dai campi agricoli alle città con l’obiettivo di tutelare l’ecosistema degli impollinatori negli spazi verdi urbani, i semi di Bee the Future sono già stati seminati in sei diverse città.

Eataly Torino Lingotto, dopo l’inaugurazione del 2021, prosegue le attività didattiche per i più piccoli nel vicino spazio del “Bee Garden, il Giardino del Rispetto”, un angolo verde completamente riqualificato, realizzato in collaborazione con Green Pea, e destinato alla biodiversità, dove trovare fiori e piante che contribuiscono alla salvaguardia degli insetti impollinatori. È stata inoltre realizzata un’area didattica per la semina e delle sedute a forma di celle esagonali per offrire un angolo di relax alla comunità del quartiere Lingotto. I semi di Bee the Future hanno poi arricchito l’“Or-TO urbano di Nizza Millefonti” e soprattutto hanno dato il via a una importante sinergia con gli Orti Metropolitani di Torino in collaborazione con Apes Apicoltura di Ariele Muzzarelli per la semina in altri sei orti della città: “Innesto”, “St’Orto”, “Barriera Rete Agro”, “Generali”, “Bunker” e “Raffinerie”.

A Pollenzo (Cn) è nata un’occasione unica frutto della collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche che ha portato alla semina di un orto sperimentale e di un orto didattico e all’organizzazione di attività con il coinvolgimento degli studenti dell’Università e delle scuole primarie di Pollenzo che parteciperanno alla costruzione di bug hotel mediante l’impiego di materiali di recupero. “Sensibilizzare le giovani generazioni sull’importanza della biodiversità è uno dei punti centrali delle attività educative svolte nell’orto di Pollenzo e nei corsi di agroecologia del nostro ateneo, così come sottolineare il ruolo fondamentale degli insetti impollinatori che svolgono un ruolo vitale di regolazione dell’ecosistema” ci ricorda Paola Migliorini, docente di Agroecologia UNISG e coordinatrice del progetto Orti Educativi a Pollenzo.

Eataly Milano Smeraldo ha lanciato una vera e propria chiamata alle armi ai responsabili dei circa 15 “Giardini Condivisi” della città per coinvolgerli nella semina. All’appello hanno risposto il “Giardino condiviso Lea Garofalo”, il “Giardino condiviso Via Scaldasole”, gli “Orti di Via Padova”, il “Giardino nascosto Elda Iannone”, il “Giardino condiviso delle Culture”, il “Giardino condiviso Terra Rinata”, il “Giardino condiviso via Cosenza/Bovisasca”, il “Giardino Bing Greco Pirelli” e il “Giardino Oreste del Buono”. Inoltre, fino al 2023, Eataly Smeraldo continuerà a curare le aiuole di Piazza XXV Aprile, già coltivate con una selezione di fiori e piante per la salvaguardia delle api.

Eataly Roma ha dato vita a una serie di iniziative tra cui quella con il Luneur Park: attraverso i semi Bee the Future verrà donata nuova vita all’area dello “Sferorto” all’interno del parco, creando un’oasi di rispetto dove sarà possibile organizzare attività didattiche con i visitatori del parco e raccontare il progetto di salvaguardia dei fiori amici delle api. 

Anche Eataly Genova ha dato il suo contributo al progetto mediante un accordo stipulato con il Comune per piantare i semi nei giardini del Parco Storico Villa Duchessa di Galliera a Voltri dove sarà possibile dar vita ad attività didattiche e informative sui temi della biodiversità.

Eataly Piacenza sta portando avanti delle iniziative di semina e biomonitoraggio all’interno del Parco della Cavallerizza

Scrivendo all’email beethefuture@eataly.it è possibile richiedere di essere inclusi nel progetto di semina nei contesti urbani di fiori amici delle api.

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Il 14 maggio in tutta Italia sarà il “Sabato del Vignaiolo”, la giornata pensata dalla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) per mettere in contatto pubblico e appassionati con le realtà territoriali dei 1400 soci FIVI.

Abbiamo scambiato qualche parola con il Consigliere nazionale della FIVI Ludovico Maria Botti – dell’azienda vitinicola biologica Trebotti – che ospiterà 30 Vignaioli indipendenti di Lazio, Umbria e Abruzzo, cercando di capire l’importanza e l’unicità di questo Sindacato che ha come valori fondanti tutela, valorizzazione del territorio, viticoltura artigianale e di qualità.

1.400 vignaioli in Italia, 10.000 nel mondo. Nata già da 12 anni in Italia, la FIVI è l’unico Sindacato rappresentato direttamente dai Vignaioli nonchè quello più grande d’Europa.

Alla FIVI partecipano solo i Produttori di Vino che vendono direttamente il proprio prodotto, che non acquistano uve, ammenoché non ci siano perdite eccezionali dovute alle annate, e coloro che producono imbottigliando all’origine, cosa che piuttosto rara nel mondo del vino, e preservano il territorio.

Il sabato Vignaiolo è la prima attività a livello italiano, è un evento che vuole comunicare la nostra filosofia, il nostro impegno, perchè sono 18 eventi che si svolgeranno in contemporanea in tutta Italia.

Lo Spirito degli Eventi FIVI

Sabato 14 Maggio 2022, saranno 18 gli appuntamenti organizzati da nord a sud in varie località della Penisola dalle delegazioni locali: Nord Piemonte, Franciacorta, Trentino, Treviso, Colli Berici e Euganei, Friuli Venezia Giulia, Alessandria, Oltrepò Pavese, Modena – Reggio Emilia, Romagna, Piacenza, Chianti Classico – San Gimignano, Marche, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia Orientale e Puglia.

Tutti gli eventi saranno strutturati in modo diverso, a libera interpretazione delle delegazioni, con lo scopo di creare un’atmosfera di festa e convivialità. Il pubblico sarà accolto direttamente nelle aziende vitivinicole socie FIVI, con alcune eccezioni. Verranno proposti banchi d’assaggio, degustazioni guidate e abbinamenti gastronomici, nel modo più adatto a far conoscere la storia, i territori e i vini dei Vignaioli Indipendenti.

“Abbiamo pensato questo Sabato come una giornata di condivisione, un invito a venire a conoscerci dove lavoriamo ogni giorno, tra campagna e cantina, per incontrare il pubblico locale dei territori in cui viviamo – sottolinea Diletta Nember, vice presidente di FIVI – Per chi non ci conosce ancora, sarà un’occasione per comprendere meglio il nostro lavoro e i valori in cui crediamo; per chi invece ha già avuto modo di entrare nel mondo FIVI, una possibilità di rincontrarsi e approfondire ancora questa realtà. La nostra è un’associazione che ha come valori fondanti la tutela e la valorizzazione del territorio, attraverso una viticoltura artigianale e di qualità”.

All’interno di tutte le Cantine italiane coinvolte banchi d’assaggio, degustazioni guidate e abbinamenti gastronomici: il modo più buono per far conoscere la storia, i territori e i vini dei Vignaioli Indipendenti.

La Delegazione FIVI del Lazio

L’evento inizierà a Castiglione in Teverina, presso il MUVIS MUseo del VIno e delle Scienze gastronomiche (il più grande d’Europa nel suo genere), nel cuore della Tuscia.

Ore 9.00/12.00 Visite al MUVIS e convegno/tavola rotonda “LA LONGEVITA’ DEI VINI BIANCHI DEL LAZIO” vedrà più di 30 vignaioli ed esperti dibattere sui temi di terroir, vini vulcanici, coltivazione e vinificazione. Moderatore d’eccezione Gianluca Semprini, giornalista Rai ed esperto appassionato di vino, che accompagnerà i partecipanti verso l’imperdibile banco d’assaggio con i vignaioli e le loro migliori etichette selezionate con cura e passione di vecchie annate di vini bianchi (da 5 a 30 anni). 

Ore 12.30/18.00 – presso l’AZIENDA BIOLOGICA 3BOTTI – a due passi dal MUVIS – si svolgerà il MERCATO DEI VIGNAIOLI TRA LE VIGNE! – 30 Vignaioli, più di 150 vini tra i vigneti per conoscere vignaioli, per degustare i vini ed acquistarli direttamente dal produttore.

Ore 15,30 – 17.30 – LABORATORIO: “VITE IN VIGNA”, per conoscere da vicino la vita e le viti (varietà, portamento, potature ecc.): un modo per apprezzare le differenze tra le varietà che popolano le vigne italiane direttamente raccontate dai protagonisti, un’esperienza alla scoperta del lavoro del vignaiolo durante il germogliamento primaverile, uno dei momenti in assoluto più affascinanti dell’anno.

Ore 18,00 – 19.00 CONCERTO TRA LE VIGNE CON LA CARACCA TAMBURI ITINERANTI. Una banda di 20 musicisti farà vibrare i filari con le loro percussioni.

Durante la manifestazione tour guidati alla scoperta dell’azienda e della cantina Trebotti (vigneti, oliveto, orti, grotta etrusca, ecc.).

Lazio, Umbria, Abbruzzo e Molise “si riuniranno in 3Botti”, cosa vuol significare questa alleanza?

Vuol dire molto, questo è lo spirito diverso con cui affrontiamo questa giornata e portiamo avanti concretamente le nostre convinzioni.

Nelle mia Azienda ospiterò 30 Vignaioli, 22 del Lazio, 4 dell’Abruzzo e 4 dell’Umbria. Si potranno assaggiare più di 150 vini, si potrà parlare con i produttori e acquistare direttamente i vini. Questo è un altro impegno della FIVI, quello di accorciare la filiera per avere con il consumatore un rapporto diretto.

Quali sono, e quali sono stati, i passi e per favorire lo sviluppo di collaborazioni proficue tra Istituzioni e vignaioli?

Nel Lazio siamo cresciuti molto negli ultimi anni, io sono Delegato del Lazio, insieme a Luigi De Santis e Roberto Giacobbe, ma da pochi mesi sono anche Consigliere Nazionale.

La giornata di Sabato 14 Maggio inizierà all’interno del Museo del Vino di Castiglione, per far conoscere queste piccole realtà alle Istituzioni.

Siamo su diversi fronti, cercando di portare avanti un concetto di viticoltura giusto e corretto, sostenibile anche dal punto di vista sociale, ambientale ed economico.

Durante la Pandemia ci siamo fatti accreditare dall’Assessore regionale del Lazio al Tavolo Regionale per il Vino, siamo presenti in Commissione Europea, siamo presenti in Commissione Europea, al Ministero, in 11 regioni Italiane per preservare i veri produttori dall’industri a che acquista, trasforma e imbottiglia senza aver un legame con la tradizione e con il territorio.

Perchè è così importante “la giornata del Vignaiolo”?

Speriamo che questo sia il primo di tanti eventi. la FIVI è un sindacato diverso, abbiamo 4 persone in tutto che si occupano della segreteria. Il resto, è tutto in modalità indipendente: ci promuoviamo e rappresentiamo direttamente su tutti i tavoli di trattativa.

Questo è anche il primo evento a livello nazionale che si fa direttamente in Vigna, importante anche per dimostrare che i Vignaioli FIVI hanno le proprie Aziende, ma sarà anche un momento culturale che prevede un laboratorio in vigna, durante il quale accompagneremo gli interessati a conoscere le operazioni di questa stagione che ci coinvolgono – come il germogliamento della vite – e ci sarà anche un momento di festa e musica con una banca che si chiama “la caracca”, 20 percussionisti che verranno ad allietarci il finale della giornata tra i filari.

L’invito è quindi quello di scoprire quali sono gli eventi del Sabato del Vignaiolo più vicini a casa propria e di andare a conoscere personalmente le aziende FIVI, i produttori e i loro vini: una viticoltura autentica, che va dalla coltivazione dalla vigna all’imbottigliamento e alla vendita del vino, che nel calice esprime tutto l’amore per la terra. Per tutti gli appuntamenti in tutta ITALIA cliccare QUI. Per conoscere i Dettagli della Giornata del Vignaiolo presso l'Azienda Biologica 3Botti, Clicca QUI.

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Siamo oltre la pizza, negli stimoli per la mente, tra le sfide della contemporaneità. Un percorso degustazione di rottura, in rapporto dialettico, che sottrae e supera se stesso attraverso la ricerca di effetti di rilievo e profondità, nuovi contenuti e nuove sintesi, concretezze da mangiare ed espressività da captare. In una parola siamo da “i Masanielli di Francesco Martucci”, a Caserta. E, se si vuole capire, bisogna mollare le cime, abbandonare le certezze, cambiare approccio, fruizioni e riflessioni. 

Credo che il punto sia nelle domande che è in grado di farti porre. Mi spiego. Una pizza, nella sua accezione tradizionale, per quanto ottima, oltre l’ammirazione per la ricerca di ingredienti di nicchia, impasti e farine nobili, può riscuotere il massimo dell’appagamento del palato ma, per quanto sublime, quello rimane il suo regno, quelli i suoi confini.

Ma qui, nella degustazione di Francesco Martucci – percorribile parallelamente all’offerta più classica consacrata quotidianamente dai tanti commensali – siamo in un altro girone. Qui ci si siede e si esplorano terre ignote, senza coordinate, conquistate con audacia e pensiero, come farebbe un Re vichingo, che si muove alla scoperta di nuove assonanze gastronomiche e aderenze d’avanguardia alimentare. Si procede a ritmo in nuove dimensioni d’Arte Plastica Contemporanea.

Plastica. Una parola importante, che quotidianamente si esaurisce nell’indicazione del materiale, ma che invece ha dei significati ricchissimi. Nell’arte ciò che è “plastico” è ciò che viene modellato, che riceve una forma e la mantiene, che ha la capacità di toccare i nostri sensi.

Le arti plastiche sono infatti l’insieme di tutte le pratiche o attività che danno una rappresentazione artistica, estetica o poetica, attraverso forme e volumi. Parliamo di materia che assume tutte le forme possibili, caricandosi di significati.

Nel tentativo di trovare una risposta all’interrogativo «quali orizzonti stia esplorando oggi la Pizza», Francesco Martucci risponde con i fatti e con l’applicazione quotidiana.

Tutto inizia con le tonalità dell’amaro. Arriva un piatto nero.
Nel suo centro un cubo di focaccia asciutta, croccante. Sopra, come uno scoglio ammantato da alghe, la cicoria saltata, l’amaro vegetale. Sopra, l’essenza del riccio di mare, la sua polpa iodata. Le due dimensioni si inseguono, giocano, si scambiano le definizioni, aprono un percorso di comprensione introspettiva. Si Chiama Riccio e Cicoria.

Come per un artista, quella di Francesco Martucci è una tecnica mista su tela alveolata, lì dove lo spicchio di pizza isolato o il cubo di focaccia, fa sia da Palco sia da Sipario. E quando il morso si chiude, tutto si amalgama, lasciando ad ogni elemento la propria parte di scena.

Bufala e Capasanta. Latte e Mare. Una capasanta nuda, adagiata su un cuscino di bufala, impreziosita da plancton marino e dal polline d’api. La risultante è sofisticata, densa, il profumo penetrante, ammorbidito al palato dalla dolcezza di pepite di cipria di api operose. Intese freschezze di mare e campagna.

Poi,Sgombro e Camomilla. Per me il “Boccone Manifesto” di un nuovo modo di leggere la pizza. E’ la vetta inattesa nel viaggio dell’esplorazione dei sensi su una zattera di pizza. Piccola e forte, apre nuovi panorami e nuove modalità espressive in contrasto con il gusto corrente, tra riflessi e riflessioni sul tema. Questa è avanguardia.

Arriva. Anzi plana. Probabilmente dallo Spazio.
Si poggia sul tavolo. È lì per farsi osservare. Magnetica. Enigmatica. Pizza?
Sembra sia lei ad osservare te.

La parola pizza qui non basta più, rivoluziona il pensiero tradizionale a lei legato.

Il suo drappeggio di gel di camomilla protegge uno sgombro marinato in acqua di rose e, coprendo la pizza – un’operazione davvero inedita – getta le trasparenti basi per costruire nuove strade spinte oltre il limite. Sotto il velo ci sono poi il Mascarpone artigianale, il Sedano e scorza di limone.

Il concetto di velo, di per sé diafano, ha come caratteristica preminente quella di ammorbidire, attraverso la sua trasparenza, i contorni di ciò che avvolge. Di velare e di svelare ciò che c’è sotto. 

Questa è una “Pizza Velata”, che copre e invita scoprire ciò che c’è sotto. Il Velo. Elemento di modificazione ed esaltazione dell’identità, quinta teatrale che separa la realtà vera da quella immaginaria. Effetto di virtuosità compositiva offerto dalla duttilità dei materiali resi protagonisti.

Quando ho chiesto a Francesco “quale fosse il processo creativo che lo ha condotto a velare una pizza”, mi ha risposo così.

Velare una pizza è un’operazione completamente insolita che non esiste, bisogna farlo con criterio. Io ho immaginato un lenzuolo, qualcosa di delicato, che desse armonia, non solo effetto ottico. Pensavo alla pizza con lo sgombro crudo marinato alle rose, il mascarpone artigianale, il sedano… ma non mi piaceva.

Volevo qualcosa che quietasse la mente, che rilassasse il palato dell’ospite di fronte a questa complessità entusiasmante; così la camomilla, che è tranquillità. Così il viaggio tra i ricordi di terra, mare e giardini. Ad esempio, chi non ha mai annusato una rosa? Questa è la mia idea di interazione tra me e il cliente.

E’ con questa portata che il termine “avanguardia” trova senso. il senso di uno spirito che “guarda avanti” e per farlo non può avvalersi dei mezzi tradizionali: abbandona le convenzioni e trova la propria forma espressiva, spesso ponendosi in aperto contrasto con le esperienze artistiche passate o vicine.

Lo step successivo? Migliorarsi, sempre. Questa è la mia ossessione.

Si ritorna sulla terra con Fior di latte, Cavolo rapa fermentato, Roquefort in cera d’api, Arancia fermentata e Menta. Una bella giostra di sapori che passa dalla dolcezza della rapa all’intensità del Roquefort, poi le punta agrumata e quella aromatica della menta sono il biglietto per il prossimo giro su Fior di latte, Prugna in osmosi all’amaretto di Saronno, Fondo Bruno di Cervo e Buccia di limone, un viaggio a piedi nudi nei regali parchi casertani, tra il vigore dei cervi, il profumo dei limoni, prugne mature, e qualche nota alcolica in leggerissimo sottofondo.

Io voglio comunicare con te quando vieni a mangiare una pizza.

Poi c’è l’orto, la terra, i campi coltivati, le sinfonie vegetali in due visioni: Pomodoro San Marzano cotto per 10 ore, Pomodoro del piennolo secco, crema di soia e pomodoro, Pelle di pomodorino corbarino, origano di montagna, aglio; e Pomodoro San Marzano cotto nello zucchero di canna, misticanza di campo, menta, origano fresco, hummus di rapa rossa, Mayo senza uova al cavolfiore, capperi croccanti: Eden vegetale dal tutti possono cogliere e assaporare i frutti.

Quanto e come sei cambiato negli anni?

Da quattro anni a questa parte, tantissimo. Il lavoro mi ha sigillato. Adesso ho trovato il mio equilibrio. Sono più concreto e questo cambiamento ha fatto in modo che tanto impegno portasse le prime grandi soddisfazioni e riconoscimenti.

Prima ero molto più severo, adesso sono esigente, è diverso. Essere così severo non portava a nulla: la pesantezza stanca ed è controproducente.

Cosa auguri a questo settore?

Altri 100mila Masanielli! Il Banco è il mio regno, forse un giorno dovrò abdicare, non sarà facile, ma adesso sono troppo focalizzato a fare al meglio la pizza. La vera fissazione è piacere sempre di più, sempre a più persone. Ma non ho l’arroganza di piacere per forza.

Quando arrivi ad un certo punto ti nutri di emozioni, ti nutri della contentezza delle persone. Ne vuoi sempre di più. I soldi sono una conseguenza.

A proposito, parliamo di Gestione del Successo e gestione del Lavoro.

Avere un ruolo e saperlo gestire, è fondamentale. Bisogna avere grande lealtà, magari prima non la sapevo esprimere. Adesso si.

Nonostante il successo, rimango sempre quel ragazzo che è uscito dal rione. Ho ancora il rito di andarmi a prendere il caffè con gli amici di vecchia data. Io sono fatto così perchè ho vissuto una vita complessa.

A 10 anni già lavoravo e ogni conquista, ogni avanzamento che mi veniva concesso, era per me una conquista. Ancora oggi per me è lo stesso.

Quando facevo 7/7 non ho mai pensato di essere sfruttato, era un investimento su me stesso. Ma erano altri tempi. Sono altre generazioni. E il punto non è quanto lavorare. Si può lavorare anche quattro ore, ma in quelle ore devi dare il massimo, devi fare la differenza. Questo è il punto.

Ricette complesse da pensare. Qual è il processo creativo? Da dove vengono le tue pizze delle tue pizze?

Dal mio spazio personale, dalla mia sensibilità. Ci sono dei momenti in cui devo stare da solo, per creare. Ogni mio menu è inedito. Sto lavorando su quello estivo. Non devo godere, devi stragodere. E non ho chef che mi aiutano. Altrimenti non potrei dire “questa è la mia pizza”.

Chiude con effetto sorpresa la Montanarina, Tartare di ventresca di tonno marinata al burro di Normandia, Mayo al wasabi e Tartufo nero pregiato. Forte l’impatto perchè arriva su un teschio, che è “cielo del corpo”, elemento di unione con l’origine e la terra,‭ ‬in un rapporto di consapevolezza verso l’avanzare del tempo.

Sulla sua sommità una montanara aperta, offerta, come un cibo che, dissociandosi dalla profonda simbologia classica, affronta un tema severo con il maggior sarcasmo possibile,‭ ‬come a sfidare la fine che, in verità, fine non è mai.‭ ‬

Infatti arrivano leggiadri i dolci di Lilia Colonna, cammei di mousse e pasta frolla; idee di rosmarino, olio EVO di Coratina, zucchero, sale, grano, e ancora Gruè di cacao, pere in osmosi e pralinati di nocciola, da mangiare con le mani nell’attesa dei prossimi punti di vista e sapori d’estate, di dolci e di pizza.

I Masanielli di Francesco Martucci

Viale Giulio Douhet, 11, 81100

Caserta CE

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In occasione della sua undicesima edizione, Bererosa, la più grande manifestazione dedicata ai Vino Rosato, raddoppia il suo palinsesto con “Bererosa in Toscana”.

Sabato 14 e domenica 15 Maggio 2022, a Montecatini Terme, oltre 150 tra i migliori “Vini Rosa” d’Italia andranno in scena tra le suggestioni liberty delle Terme Tettuccio, divenute Patrimonio Mondiale dell’Unesco.

Come nella versione “romana” della più grande manifestazione dedicata ai Vini Rosati d’Italia (prevista per prossimo il 7 luglio 2022), “Bererosa in Toscana” si svolgerà con la formula ormai consolidata del Walk Around Tasting, che permetterà agli ospiti di degustare etichette di pregio passeggiando nelle incantevoli Terme Tettuccio di Montecatini. Immancabile poi l’offerta street food che accompagnerà i vini in degustazione, testimoniandone la flessibilità e la personalità.

“L’entusiasmo e il successo di pubblico sempre crescente che registriamo dalla prima edizione nel 2011 – racconta Francesco D’Agostino, direttore di Cucina & Vini – ci hanno spinto a portare il format in un’altra regione”.

Vino, Cibo & Libro

Bererosa in Toscana debutterà in occasione diFood&Book (ne abbiamo già parlato qui), il festival del libro e della cultura enogastronomica giunto alla settima edizione, che si terrà da venerdì 13 a domenica 15 Maggio 2022. La sinergia tra i due eventi è un’occasione di avvicinamento alle tematiche del vino e in generale dell’enogastronomia, anche da parte di un pubblico più giovane.

“Da molto tempo riscontriamo – riprende D’Agostino – un interesse deciso da parte dei giovanissimi, ovviamente maggiorenni, in special modo dal mondo femminile che vede nei vini rosa un prodotto di grande attualità”.

Sono ormai diversi anni che la popolarità dei vini rosati è in costante crescita, grazie soprattutto alla loro sorprendente versatilità.

“Il rosato italiano, fermo e mosso senza distinzione, conferma la sua poliedricità – spiega D’Agostino – sposandosi perfettamente con qualunque tipo di proposta gastronomica. Dalla pizza, alla cucina tradizionale, passando dagli hamburger per arrivare alla cucina fusion ed etnica, particolarmente apprezzate dei giovani.”

Sono inoltre disponibili convenzioni (info QUI) con alcune strutture alberghiere del posto al fine di agevolare il pernottamento e per incentivare le visite nel borgo termale.

La aziende presenti a Montecatini – elenco non definitivo

Barone Pizzini; Bortolomiol; Cantina Bolzano; Cantina Tramin; Carpenè Malvolti; Casale del Giglio; Castello di Montepò; Cesarini Sforza; Conte Collalto; d’Arapri; Ferghettina; Fratelli Berlucchi; Garofano Vigneti e Cantine; I Fauri; Il Borro; La Guardiense; La Scolca; Le Manzane; Lunae Bosoni; Marisa Cuomo; Mionetto; Monsupello; Montecappone; Mossi 1558; Muri Gries; Pasetti; Rivera; Rosa del Golfo; Ruffino; Tenuta di Artimino; Tenuta Monteti; Torrevento; Varvaglione; Vigne del Patrimonio; Vinea Domini; Zaccagnini; Olio extravergine di Oliva; Azienda Agricola Colletti; Azienda Agricola Di Nando

Bererosa in Toscana
Sabato 14 e domenica 15 maggio
Terme Tettuccio – Montecatini (Pt)
Prezzo del biglietto € 15,00 (include il calice e la sacca)
Prezzo riservato ai sommelier € 10 (necessario mostrare in biglietteria la tessera associativa)
Ingresso dalle ore 11 alle ore 19
Biglietteria online con prevendita
Informazioni: Tel. 06.98872584

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La cultura del cibo, il cibo nella cultura. Dal 13 al 15 maggio alle Terme Tettuccio di Montecatini Terme, proclamate patrimonio mondiale dall’Unesco, si terrà l’ottava edizione del Festival Food&Book – “La cultura del cibo, il cibo nella cultura”.

Scrittori, autori, giornalisti, critici, sommelier, produttori, vivaisti, cuochi e chef: un gremito popolo enogastronomico che nei libri racconta il cibo o diffonde a tavola cultura. Ognuno a proprio modo, ma tutti creando contenuti sempre nuovi da sfogliare, mangiare e, per questa speciale edizione, anche da bere.

Presentazioni di libri, Cene con gli Chef, Degustazioni, Laboratori, Banchi di assaggio, davvero numerosi gli eventi in programma, in gran parte gratuiti e destinati ad appassionati, famiglie e bambini. Scopriamoli insieme.

Edizione 2022: Maggio e le Rose, la Cena delle Donne e Bererosa in Toscana 2022

L’edizione 2022 – l’ottava del Festival del Libro e della Cultura Gastronomica, cambia mese e sposta la data da ottobre a maggio, il mese delle rose. Per sottolineare questo riferimento, saranno anche presenti gli organizzatori di “Bererosa”, la più grande degustazione nazionale con centinaia di etichette di vini rosati che, oltre al tradizionale appuntamento di Roma il 7 luglio (save the date), farà tappa TOSCANA a Montecatini Terme nelle giornate del 14 e 15 maggio. Per Approfondire clicca QUI.


Rimanendo in tema Rosé, alle Terme Tettuccio saranno anche presenti i più importanti produttori di rose e vivaisti del distretto pistoiese mentre numerosi chef proporranno alcune specialità con piatti a base di fiori e rose. Nel pomeriggio di venerdì alcuni degli scrittori festeggeranno la nuova libreria Amo i libri di Via Puccini 19 inaugurata in coincidenza del Festival.

Ci sarà anche una cena di gala al Castello La Querceta, sede dell’Istituto Alberghiero di Montecatini Terme, a quattro mani tutta al femminile con le chef, Silvia Baracchi, del ristorante “Il Falconiere” 1 stella Michelin, di Cortona e Federica Continanza chef del suo Home Restaurant di San Gimignano “Casa Grazia”.

Montecatini Terme

Tanti i motivi per programmare un weekend a Montecatini Terme. Tra le offerte culturali proposte si segnalano le visite guidate alla Montecatini Liberty il sabato e la domenica mattina e la visita gratuita al Moca – Montecatini Contemporary Art, nello stesso palazzo sede del Comune, per ammirare le vetrate di Galileo Chini, una delle più importanti tele di Mirò, “Donna avvolta in un volo di uccelli”, e la mostra “Rilegare l’Infinito”, organizzata in collaborazione con l’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze e il Comune di Macerata, con esposizione di rilegature d’artista e dipinti che interpretano l’Infinito di Giacomo Leopardi.

Il Programma per Grandi e Piccini

Il programma di Food&Book prevede importanti partecipazioni, tra cui segnaliamo gli scrittori Donald Sassoon, Gaetano Savatteri, Marco Vichi, Leonardo Gori, Raffaele Nigro, Roberta Deiana, Franco Faggiani, Veit Heinichen, il poeta Claudio Damiani, gli chef Renato Bernardi, Stefano Callegaro, Silvia Baracchi, Marcello Leoni, Federica Continanza.

Interverranno anche le chef Alissa Timoshkina e Olia Hercules, una russa e l’altra ucraina, che da Londra hanno lanciato “CookforUkraine”: nel corso dell’incontro inaugurale racconteranno le loro storie fatte di lavoro e di un’amicizia che la guerra invece di incrinare ha rinsaldato e a loro sarà dedicata la cena di gala di Food&Book.

Sia il sabato che la domenica animazioni anche per i più piccoli a cura della Libreria Quattro Zecchini : le visite guidate alla Montecatini liberty, le tradizionali cene con lo scrittore e il Piatto dello Chef.

L’ingresso per partecipare agli incontri in programma nella Sala Portoghesi è gratuito.

Come arrivare

Chi arriva da Roma potrà utilizzare due pullman: uno in partenza venerdì 13 maggio, l’altro sabato 14, con ritorno domenica 15; grazie a convezioni con gli hotel di Montecatini si potrà soggiornare in duplex in hotel 4 stelle a 30 euro a persona.

Il Festival Food&Book è organizzato da Agra Editrice Srl in collaborazione con il mensile Leggere:tutti (www.leggeretutti.it)

Consulta il programma completo di Food&Book 2022

Dove dormire

Per l’edizione 2022 di Food&Book, grazie alla collaborazione con alcuni alberghi di Montecatini Terme posizionati nei pressi delle Terme Tettuccio e nel centro città, sono state stabilite convenzioni a prezzi particolarmente convenienti(comprensivi di prima colazione). Di seguito i prezzi:

Hotel 3 stelle: 38 euro camera singola, 50 euro camera doppia, 20 euro a persona camera tripla
Hotel 4 stelle: 50 euro camera singola, 60 euro camera doppia
Hotel 4 stelle superior: 90 euro camera singola, 110 euro camera doppia
Hotel 5 stelle superior: 130 euro camera doppia uso singola, 180 euro camera doppia / Maggiori info sul SITO

Dove mangiare

Durante il Festival sono in programma diversi appuntamenti gastronomici:
– a pranzo il Piatto dello Chef (pagamento in loco al Caffè Tettuccio)
– la Cena di Gala e le Cene con lo scrittore (prenotazioni e pagamento online) / Maggiori info sul SITO

Informazioni e Contatti

SITO: Food&Book

AGRA EDITRICE / Via Nomentana 25700161 Roma / Tel. +390644254205

 info@agraeditrice.com

in copertina @photocredits to MICHAEL MORGENSTERN FOR THE CHRONICLE al link

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1922-2022. Una lunga storia di tavole e cucina. Parliamo del celebre ristorante Cacciani di Frascati, che compie e festeggia cento anni. Tre generazioni, oltre un milione e mezzo di ospiti e personaggi famosi attraverso epoche, mode ed eventi.

In occasione dell’importante traguardo abbiamo rivolto qualche domanda Paolo Cacciani, erede, assieme a suoi fratelli Caterina e Leopoldo, di una tradizione gastronomica che il tempo non scalfisce ma anzi, rinnova.

Non capita spesso di avere un’opportunità così grande; quella di poter indagare i maggiori cambiamenti di un secolo di storia italiana attraverso la tavola e quella di approfondire le evoluzioni di un modo di “fare cucina” attraverso il racconto partecipato di una Famiglia che gestisce con immutato entusiasmo un’insegna storica dei Castelli Romani da 100 anni: i “Cacciani”.

Siamo nella Frascati più panoramica, da qui Roma si respira da lontano e l’orizzonte diventa un’unica scenografia di luci, terre e stelle. Di qui sono passati registi e attori, da Walt Disney a Gary Cooper, da Gina Lollobrigida a De Sica, vip di ogni sorta e umanità varia, tutti accumunati dal piacere della buona tavola.

“Un traguardo ma soprattutto un punto di partenza. Per noi il passato è carburante per il futuro”.

Oggi ci sono Caterina, Leopoldo e Paolo Cacciani a portare avanti un’idea di ristorazione che si è nutrita del tempo, rimanendo un indirizzo sicuro sia per chi abbia moti nostalgici, sia per chi voglia assaporare le evoluzioni creative di una cucina che rimane ancorata alle sue solide radici, ma continua ad abbracciare nuove tecniche e nuove modalità espressive.

Era il 1922 quando Nonno Leopoldo stappava la prima bottiglia per inaugurare il suo ristorante. Quel brindisi beneaugurale sanciva l’inizio di una profonda storia d’amore tra la famiglia Cacciani e il mondo della ristorazione, tra il territorio e una naturale propensione all’ospitalità informale.

E’ un traguardo importante – racconta Caterina – soprattutto perché giunge in un periodo in cui molti locali durano lo spazio di un mattino. Cacciani ha veramente visto passare la Storia: gli Anni ’20 e ‘30, la Seconda Guerra Mondiale e il dopoguerra, il boom economico e gli anni di piombo, le grandi crisi internazionali e i momenti di straordinario vigore. Il tutto rimanendo noi stessi, costruendo uno stile che molti ci riconoscono, allargando il concetto di famiglia anche a tutti coloro che hanno lavorato e lavorano per noi.

Continua Leopoldo – da noi è facile trovare tavolate di famiglia accanto ad appassionati buongustai. E’ nel nostro DNA sin dagli inizi: abbiamo foto che mostrano il grande Walt Disney intrattenersi con contadini frascatani. Merito soprattutto della nostra cucina, in grado di soddisfare ogni palato. Con i nostri piatti storici, che attirano ospiti da tutte le parti del mondo ma anche con la capacità di interpretare, sempre con il nostro stile, le nuove tendenze.

Una brigata rinnovata quella del 2022, una squadra di giovani cuochi che sta portando nuova linfa e idee ad un percorso di cucina già in costante evoluzione.

Dalle Marche al Lazio. Come iniziata la storia di “Cacciani” nel cuore panoramico di Frascati?

Nostro Nonno Leopoldo, dopo aver lavorato negli alberghi di Frascati come cuoco, nel 1922 fondò al centro di Frascati una trattoria: L’Antica Pergola.

Lopordo” e mia Nonna erano persone generose, erano il cuore del quartiere, tutti si aiutavano a vicenda, e c’era sempre allegria e chitarre che suonavano.

Tra le tante in menu, qual è stata la “ricetta segreta” che ha permesso alla Famiglia Cacciani di resistere così bene al tempo?

La nostra famiglia ha sempre considerato il ristorante come “bottega” con dei valori da dover perpetuare, perché a Frascati “la vigna fa casa”, ovvero, se sei bravo a gestire il tuo lavoro, il lavoro diventa casa e tutti vivono felici ed in armonia come in una famiglia, ed oggi è ancora così.

Un’ altra cosa: il rispetto per il cliente, ma anche del fornitore e del dipendente. Mio Nonno ci ha sempre lasciato questa massima: “nun facete ride la gente” (nessun comportamento inappropriato e atteggiamenti boriosi).

Argenterie e porcellane pregiate, fiandre delicate e collezioni di utensili dimenticati: cosa significano per “Casa Cacciani”? E cosa vogliono rappresentare?

Mio Nonno Leopoldo, e da lui abbiamo imparato, comprava oggetti bellissimi perchè amava avere un bel ristorante.

Noi continuiamo con la sua filosofia, e nel frattempo ci piace farci circondare da oggetti che, come ere geologiche, datano i 100 anni della nostra storia: la Berkel del 1934, il torchio, gli argenti di Calderoni, la sedia dell’antico barbiere…

Quali sono stati negli anni i cambiamenti strutturali più significativi? E cosa hanno modificato dell’assetto originario?

Sicuramente la possibilità di avere una cucina moderna dove si possa lavorare in un ambiente più salubre.

“100 anni di gusto e ricerca”. Quali sono i principi che hanno mosso (e muovono ancora oggi) questa “ricerca continua”?

Le cose fatte bene in passato ci spingono a mantenere ciò che c’è di buono e ci stimolano a dimostrare a nostra volta allo spirito degli antenati e ai nostri genitori che ci osservano, che abbiamo anche noi voglia di tenere alto il nome Cacciani, e poi … detto tra noi, ci piace e siamo appassionati.

Ma soprattutto, con molto impegno, abbiamo dato vita ad un team di cucina giovane, dinamico e ricco di idee, quindi c’è un continuo stimolo a continuare nel solco di una tradizione innovativa, senza tradire il territorio.

Tavole, Piatti, Menu, Atmosfera, Clientela: quali sono le più grandi differenze tra la ristorazione di un tempo e quella contemporanea?

Poche differenze sostanziali in realtà. Su tutte, la cosa più importante è che le idee dello chef devono, in ogni tempo, lasciare il posto all’ospite come elemento centrale: lui ragiona con lo stomaco e con la testa, va accolto con rispetto, onestà, gusto, semplicità e grandi materie prime ben cucinate.

1922-2022 Qual è il piatto “che non va più” e quelli che resistono da 100 anni o quasi?

Non vanno più, i piatti degli anni 70/80 figli dell’incertezza introdotta dall’arrivo della novelle cousine, che ha stimolato una imitazione fasulla di certi ambienti di pseudo cucina (il cocktail di scampi, il tournedos alla rossini, le scaloppine alla “zingara”, l’ananas flambè…).

I piatti che resistono dopo 100 anni sono tutti quelli di nostro nonno del 1922 (cacio e pepe, pollo alla diavola, zuppa inglese) e quelle invenzioni che nel tempo la nostra clientela ha decretato come “intramontabili”: noi inventiamo, ma il giudice più severo e sempre quello seduto al tavolo. Per esempio il crostino alla provatura, i caccianelli, la millefoglie di Caterina.

Quali sono invece i piatti che continuate a cucinare con maggior empatia?

I piatti con cadenza stagionale: il vero calendario non è quello gregoriano, ma quello scandito dal mercato delle primizie, ad esempio adesso sono i carciofi alla giudia, la vignarola, i primi funghi porcini, etc.

Attori e Vip di ogni tempo: qualche nome delle stelle che hanno visto da qui Roma dall’alto?

Nel passato Walt Disney, Clark Gable, Gary Cooper, la Lollobrigida, poi i De Sica, Gigi Proietti. Oggi è bello che Ridley Scott consigli a Ben Stiller il nostro ristorante, oppure venire a sapere che il pollo alla diavola appena consegnato è stato richiesto da Robert De Niro in persona.

Ma se devo pensare a personaggi famosi, non posso non ricordare un’intera estate con Lillo e Massimo Ghini tutti i giorni a pranzo o cena, come persone di famigli.

Ma in realtà i nostri famosi” sono le persone normali che dimostrano la loro passione per Cacciani, sempre ricambiata.

Qual è il piano previsto di cene/evento pensato per far rivivere questo lungo “secolo di cucina”?

Su questo avrete sui nostri canali social tutte le notizie: adesso ci godiamo l’apertura della nostra terrazza alla bella stagione, e poi piano piano, stileremo un calendario di cene secondo le varie “ere eno-gastro-logiche”.

Vi aspettiamo in Terrazza per farvi un selfie con il nostro libretto dei 100 anni in edizione limitata!

I festeggiamenti per questo 2022 prevedono eventi e degustazioni dove convivono i “grandi classici di famiglia” assieme a proposte che hanno assecondato i gusti del pubblico e nuove idee di cucina. Tutto abbinato a una lista di vini dove primeggiano quelli provenienti dalle vigne del bisnonno Tommaso, curati dalle mani sapienti di Luigi De Sanctis, per un felice mix di cucina, vini e ospitalità.

Momenti Salienti di Una Storia di Ristorazione e Famiglia

1872: Il Bisnonno Tommaso emigra dalle Marche a Frascati e, con fare “pioneristico”, compra la vigna e gli ulivi da cui poi nasceranno il nostro Vino e il nostro Olio.

1922: Nonno Leopoldo apre la Trattoria della “Antica Pergola” e inizia la storia.

1937: Nasce Cinecittà e la Trattoria diventa un ritrovo di personaggi famosi come Walt Disney.

Dopo un bellissimo periodo, la guerra spazza via le certezze. La “Antica Pergola”, in un difficile periodo “post-bellico”, è costretta a chiudere.

1954: Rinasce il nuovo Cacciani che prende vita nel centro di Frascati portando con sé speranze e voglia di ricominciare. La bellissima terrazza, con vista mozzafiato, ne è in qualche modo il simbolo.

1985: Entrano in azienda Leo, Paolo e Caterina. Inizia un periodo di nuovo entusiasmo che porta, dopo l’incertezza degli anni ’70-’80, ad una nuova “verità gastronomica” in cui il menu deve essere sempre bilanciato tra tradizione, stagionalità e creatività. I Cacciani intensificano la collaborazione con piccoli produttori del territorio.

2014: Inizia la collaborazione con Luigi De Sanctis per produrre i Vini Cacciani da viticultura Biologica.

2019: muove i primi passi la “Nuova Cucina Cacciani” . Quattro giovani cuochi (dai 23 ai 35 anni) che portano avanti la ricerca gastronomica con nuova energia.

2020: Nasce “Fatto da Cacciani”, una linea di prodotti di qualità preparati e garantiti da Cacciani come l’Olio Cacciani, i Vini “Cacciani-De Sanctis”, la salsa “Cacio e Pepe” ed altri condimenti della tradizione da poter consumare a casa.

2022: Inizia la nuova epoca di Cacciani. E’ il traguardo dei 100 anni, nei quali sono stati soddisfatti oltre 1,5 milioni di clienti, incluse le generazioni che hanno festeggiato qui i propri eventi come se “Cacciani” non fosse solo un ristorante, ma rassicurante parte integrante delle tante storie di famiglia.

Ristorante Albergo Cacciani

Via A. Diaz 13, Frascati (RM) / Tel. 06.9401991

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1922-2022. Una lunga storia di tavole e cucina. Parliamo del celebre ristorante Cacciani di Frascati, che compie e festeggia cento anni. Tre generazioni, oltre un milione e mezzo di ospiti e personaggi famosi attraverso epoche, mode ed eventi.

In occasione dell’importante traguardo abbiamo rivolto qualche domanda Paolo Cacciani, erede, assieme a suoi fratelli Caterina e Leopoldo, di una tradizione gastronomica che il tempo non scalfisce ma anzi, rinnova.

Non capita spesso di avere un’opportunità così grande; quella di poter indagare i maggiori cambiamenti di un secolo di storia italiana attraverso la tavola e quella di approfondire le evoluzioni di un modo di “fare cucina” attraverso il racconto partecipato di una Famiglia che gestisce con immutato entusiasmo un’insegna storica dei Castelli Romani da 100 anni: i “Cacciani”.

Siamo nella Frascati più panoramica, da qui Roma si respira da lontano e l’orizzonte diventa un’unica scenografia di luci, terre e stelle. Di qui sono passati registi e attori, da Walt Disney a Gary Cooper, da Gina Lollobrigida a De Sica, vip di ogni sorta e umanità varia, tutti accumunati dal piacere della buona tavola.

“Un traguardo ma soprattutto un punto di partenza. Per noi il passato è carburante per il futuro”.

Oggi ci sono Caterina, Leopoldo e Paolo Cacciani a portare avanti un’idea di ristorazione che si è nutrita del tempo, rimanendo un indirizzo sicuro sia per chi abbia moti nostalgici, sia per chi voglia assaporare le evoluzioni creative di una cucina che rimane ancorata alle sue solide radici, ma continua ad abbracciare nuove tecniche e nuove modalità espressive.

Era il 1922 quando Nonno Leopoldo stappava la prima bottiglia per inaugurare il suo ristorante. Quel brindisi beneaugurale sanciva l’inizio di una profonda storia d’amore tra la famiglia Cacciani e il mondo della ristorazione, tra il territorio e una naturale propensione all’ospitalità informale.

“E’ un traguardo importante – racconta Caterina – soprattutto perché giunge in un periodo in cui molti locali durano lo spazio di un mattino. Cacciani ha veramente visto passare la Storia: gli Anni ’20 e ‘30, la Seconda Guerra Mondiale e il dopoguerra, il boom economico e gli anni di piombo, le grandi crisi internazionali e i momenti di straordinario vigore. Il tutto rimanendo noi stessi, costruendo uno stile che molti ci riconoscono, allargando il concetto di famiglia anche a tutti coloro che hanno lavorato e lavorano per noi.”

“Da noi è facile trovare tavolate di famiglia accanto ad appassionati buongustai. – continua Leopoldo – E’ nel nostro DNA sin dagli inizi: abbiamo foto che mostrano il grande Walt Disney intrattenersi con contadini frascatani. Merito soprattutto della nostra cucina, in grado di soddisfare ogni palato. Con i nostri piatti storici, che attirano ospiti da tutte le parti del mondo ma anche con la capacità di interpretare, sempre con il nostro stile, le nuove tendenze.”

Una brigata rinnovata quella del 2022, una squadra di giovani cuochi che sta portando nuova linfa e idee ad un percorso di cucina già in costante evoluzione.

Come é iniziata la storia di “Cacciani” nel cuore panoramico di Frascati?

“Nostro Nonno Leopoldo, dopo aver lavorato negli alberghi di Frascati come cuoco, nel 1922 fondò al centro di Frascati una trattoria: L’Antica Pergola.””

Lopordo e mia Nonna erano persone generose, erano il cuore del quartiere, tutti si aiutavano a vicenda, e c’era sempre allegria e chitarre che suonavano.”

Tra le tante in menu, qual è stata la “ricetta segreta” che ha permesso alla Famiglia Cacciani di resistere così bene al tempo?

“La nostra famiglia ha sempre considerato il ristorante come ‘bottega’ con dei valori da dover perpetuare, perché a Frascati “la vigna fa casa”, ovvero, se sei bravo a gestire il tuo lavoro, il lavoro diventa casa e tutti vivono felici ed in armonia come in una famiglia, ed oggi è ancora così.”

Un’ altra cosa: il rispetto per il cliente, ma anche del fornitore e del dipendente. Mio Nonno ci ha sempre lasciato questa massima: “nun facete ride la gente” (nessun comportamento inappropriato e atteggiamenti boriosi).

Argenterie e porcellane pregiate, fiandre delicate e collezioni di utensili dimenticati: cosa significano per “Casa Cacciani”? E cosa vogliono rappresentare?

Mio Nonno Leopoldo, e da lui abbiamo imparato, comprava oggetti bellissimi perchè amava avere un bel ristorante.

Noi continuiamo con la sua filosofia, e nel frattempo ci piace farci circondare da oggetti che, come ere geologiche, datano i 100 anni della nostra storia: la Berkel del 1934, il torchio, gli argenti di Calderoni, la sedia dell’antico barbiere…

Quali sono stati negli anni i cambiamenti strutturali più significativi? E cosa hanno modificato dell’assetto originario?

Sicuramente la possibilità di avere una cucina moderna dove si possa lavorare in un ambiente più salubre.

“100 anni di gusto e ricerca”. Quali sono i principi che hanno mosso (e muovono ancora oggi) questa “ricerca continua”?

Le cose fatte bene in passato ci spingono a mantenere ciò che c’è di buono e ci stimolano a dimostrare a nostra volta allo spirito degli antenati e ai nostri genitori che ci osservano, che abbiamo anche noi voglia di tenere alto il nome Cacciani, e poi … detto tra noi, ci piace e siamo appassionati.

Ma soprattutto, con molto impegno, abbiamo dato vita ad un team di cucina giovane, dinamico e ricco di idee, quindi c’è un continuo stimolo a continuare nel solco di una tradizione innovativa, senza tradire il territorio.

Tavole, Piatti, Menu, Atmosfera, Clientela: quali sono le più grandi differenze tra la ristorazione di un tempo e quella contemporanea?

Poche differenze sostanziali in realtà. La cosa più importante è che le idee dello “chef devono, in ogni tempo, lasciare il posto al “cliente” come elemento centrale: lui ragiona con lo stomaco e con la testa, va accolto con rispetto, onestà, gusto, semplicità e grandi materie prime ben cucinate.

1922-2022 Qual è il piatto “che non va più” e quelli che resistono da 100 anni o quasi?

Non vanno più, i piatti degli anni 70/80 figli dell’incertezza introdotta dall’arrivo della novelle cousine, che ha stimolato una imitazione fasulla di certi ambienti di pseudo cucina (il cocktail di scampi, il tournedos alla rossini, le scaloppine alla “zingara”, l’ananas flambè…).

I piatti che resistono dopo 100 anni sono tutti quelli di nostro nonno del 1922 (cacio e pepe, pollo alla diavola, zuppa inglese) e quelle invenzioni che nel tempo la nostra clientela ha decretato come “intramontabili”: noi inventiamo, ma il giudice più severo e sempre quello seduto al tavolo. Per esempio il crostino alla provatura, i caccianelli, la millefoglie di Caterina.

Quali sono invece i piatti che continuate a cucinare con maggior empatia?

I piatti con cadenza stagionale: il vero calendario non è quello gregoriano, ma quello scandito dal mercato delle primizie, ad esempio adesso sono i carciofi alla giudia, la vignarola, i primi funghi porcini, etc.

Attori e Vip di ogni tempo: facci qualche nome delle stelle che hanno visto da qui Roma dall’alto?

Nel passato Walt Disney, Clark Gable, Gary Cooper, la Lollobrigida, poi i De Sica, Gigi Proietti. Oggi è bello che Ridley Scott consigli a Ben Stiller il nostro ristorante, oppure venire a sapere che il pollo alla diavola appena consegnato è stato richiesto da Robert De Niro in persona.

Ma se devo pensare a personaggi famosi, non posso non ricordare un’intera estate con Lillo e Massimo Ghini tutti i giorni a pranzo o cena, come persone di famigli.

Ma in realtà i nostri famosi” sono le persone normali che dimostrano la loro passione per Cacciani, sempre ricambiata.

Qual è il piano previsto di cene/evento pensato per far rivivere questo lungo “secolo di cucina”?

Su questo avrete sui nostri canali social tutte le notizie: adesso ci godiamo l’apertura della nostra terrazza alla bella stagione, e poi piano piano, stileremo un calendario di cene secondo le varie “ere eno-gastro-logiche”.

Vi aspettiamo in Terrazza per farvi un selfie con il nostro libretto dei 100 anni in edizione limitata!

 

I festeggiamenti per questo 2022 prevedono eventi e degustazioni dove convivono i “grandi classici di famiglia” assieme a proposte che hanno assecondato i gusti del pubblico e nuove idee di cucina. Tutto abbinato a una lista di vini dove primeggiano quelli provenienti dalle vigne del bisnonno Tommaso, curati dalle mani sapienti di Luigi De Sanctis, per un felice mix di cucina, vini e ospitalità.

Momenti Salienti di Una Storia di Ristorazione e Famiglia

1872: Il Bisnonno Tommaso emigra dalle Marche a Frascati e, con fare “pioneristico”, compra la vigna e gli ulivi da cui poi nasceranno il nostro Vino e il nostro Olio.

1922: Nonno Leopoldo apre la Trattoria della “Antica Pergola” e inizia la storia.

1937: Nasce Cinecittà e la Trattoria diventa un ritrovo di personaggi famosi come Walt Disney.

Dopo un bellissimo periodo, la guerra spazza via le certezze. La “Antica Pergola”, in un difficile periodo “post-bellico”, è costretta a chiudere.

1954: Rinasce il nuovo Cacciani che prende vita nel centro di Frascati portando con sé speranze e voglia di ricominciare. La bellissima terrazza, con vista mozzafiato, ne è in qualche modo il simbolo.

1985: Entrano in azienda Leo, Paolo e Caterina. Inizia un periodo di nuovo entusiasmo che porta, dopo l’incertezza degli anni ’70-’80, ad una nuova “verità gastronomica” in cui il menu deve essere sempre bilanciato tra tradizione, stagionalità e creatività. I Cacciani intensificano la collaborazione con piccoli produttori del territorio.

2014: Inizia la collaborazione con Luigi De Sanctis per produrre i Vini Cacciani da viticultura Biologica.

2019: muove i primi passi la “Nuova Cucina Cacciani” . Quattro giovani cuochi (dai 23 ai 35 anni) che portano avanti la ricerca gastronomica con nuova energia.

2020: Nasce “Fatto da Cacciani”, una linea di prodotti di qualità preparati e garantiti da Cacciani come l’Olio Cacciani, i Vini “Cacciani-De Sanctis”, la salsa “Cacio e Pepe” ed altri condimenti della tradizione da poter consumare a casa.

2022: Inizia la nuova epoca di Cacciani. E’ il traguardo dei 100 anni, nei quali sono stati soddisfatti oltre 1,5 milioni di clienti, incluse le generazioni che hanno festeggiato qui i propri eventi come se “Cacciani” non fosse solo un ristorante, ma rassicurante parte integrante delle tante storie di famiglia.

Ristorante Albergo Cacciani

Via A. Diaz 13, Frascati (RM) / Tel. 06.9401991

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Parte a maggio dalla Capitale, è il ricco programma di eventi organizzati da Slow Food che attraversa l’Italia e culmina a Terra Madre Salone del Gusto, in calendario a Torino dal 22 al 26 settembre 2022. Un modello concreto per cambiare un sistema agroalimentare di cui la crisi climatica, unitamente alla congiuntura pandemica e alla guerra in Ucraina, sta facendo emergere tutte le incongruenze.


Oltre 30 anni di difesa della biodiversità legata al cibo ci hanno confermato che la strada era ed è quella corretta. La biodiversità parte dal cibo e si articola attorno alle diversità culturali, ai saperi tradizionali, al ruolo del senso di comunità a beneficio delle aree rurali.

Slow Food porta avanti un approccio innovativo all’educazione alimentare e del gusto, basato sul risveglio e sulla formazione dei sensi e sullo studio di tutti gli aspetti del cibo, dalla terra al piatto.

Roma sarà il simbolico punto di partenza scelto per iniziare un importante percorso di fatti e consapevolezza, un vivo e concreto progetto firmato dalla Chiocciolina Rossa che attraversa tutta la penisola e che affronta il tema della rigenerazione, ovvero quel rinnovamento radicale necessario per una reale transizione agroecologica, che può e deve partire dal cibo. Come? Migliorando le pratiche agricole, i sistemi di produzione e distribuzione, le diete e le abitudini di consumo nelle città, come nei piccoli borghi.

Tra questi temi, grande importanza sarà riservata ai grani, alle farine e al pane, simbolo potente di rigenerazione che porta con sé valori sacrali e spirituali, e cibo di base, trasformatosi purtroppo in un tema di grande attualità per via della guerra in Ucraina.

TERRA MADRE e le incongruenze del sistema agroalimentare italiano

The Road to Terra Madre è il nome di questo percorso e raccoglie una serie di iniziative che, in tutte le regioni italiane, propongono modelli concreti per cambiare un sistema agroalimentare di cui la crisi climatica, la congiuntura pandemica e in ultimo la guerra in Ucraina stanno facendo emergere tutte le incongruenze.

Un percorso che conduce a Terra Madre Salone del Gusto 2022, la manifestazione internazionale organizzata da Slow Food insieme a Regione Piemonte e Città di Torino che, a Parco Dora dal 22 al 26 settembre, vedrà protagonista il cibo buono, pulito e giusto per tutti. Il filo rosso della rigenerazione parte, dunque, da Roma con un viaggio che unisce, tra le altre, il Trentino alla Sicilia, la Campania alla Lombardia. L’anteprima sarà nella Capitale dal 13 al 15 maggio, grazie al sostegno della Regione Lazio.

Il programma – Terre e Città, dal 6 all’8 maggio, Ex Mattatoio di Testaccio, Città dell’Altra Economia

The Road to Terra Madre parte ufficialmente venerdì 6 maggio con “Terre e Città”, evento a portata di weekend ospitato alla Città dell’Altra Economia e organizzato da Slow Food Roma con il sostegno di Regione Lazio e Arsial e la collaborazione di Roma Capitale, Assessorato Agricoltura, ambiente e ciclo dei rifiuti.

In programma, sabato 7 il Food Social Forum, ovvero un confronto tra i sette tavoli del Consiglio del Cibo di Roma Capitale e la plenaria sulla Food Policy per Roma, con oltre 150 esponenti di associazioni, organizzazioni e istituzioni aderenti.

Tra gli appuntamenti, anche le conferenze Sistemi alimentari e Food Justice. La parola alla società civile, venerdì 6, e Roma e le sue campagne: una Food policy per la transizione agroecologica, domenica 8.

E poi attività nell’area bambini e laboratori di educazione al cibo dedicati agli adulti, conoscere le cuoche e gli osti e assaggiare i piatti di 20 osterie della tradizione romana e laziale, acquistare i prodotti laziali del Mercato della Terra che verrà inaugurato ufficialmente al Mattatoio.

Festa dei Piccoli Comuni del Laziodal 13 al 15 maggio, Casa del Cinema e Viale delle Magnolie, Villa Borghese

La tre giorni di Slow Food Italia, è organizzata con il sostegno della Regione Lazio, in collaborazione con Legambiente, Arsial, Comune di Roma e Slow Food Lazio, e la partecipazione dei Piccoli Comuni del Lazio.

Due incontri sulla rigenerazione delle città e dei borghi

L’occasione è giusta per confrontarsi sul lavoro delle città che hanno deciso di dotarsi di una food policy e sul ruolo della biodiversità come motore per la rinascita dei piccoli comuni.

Il Programma

Venerdì 13, alle 16.30 – Il cibo al centro della rigenerazione urbana

Gli abitanti delle città consumano la maggior parte del cibo prodotto nel mondo, con tutto quel comporta in termini di uso del suolo, acqua dolce ed emissioni di Co2. Per questo, va seguito con attenzione il percorso delle città che hanno deciso di dotarsi di una politica del cibo (food policy) per raggiungere obiettivi fondamentali, come la lotta agli sprechi, la promozione di diete sostenibili, il riavvicinamento e l’integrazione del contesto urbano con la campagna circostante.

Sabato 14, alle 9.30 – La rinascita dei borghi parte dalla biodiversità

Come vogliamo proiettare nel futuro i borghi? Li immaginiamo solamente come meta di un turismo stagionale, di investimenti fondiari e immobiliari? Oppure vogliamo recuperare la loro dimensione sociale e produttiva, mettendo al centro il cibo, la biodiversità, il paesaggio, le comunità locali?

Tra gli ospiti e i relatori delle due giornate il Presidente della Regione Lazio, Nicola ZingarettiEnrica Onorati, assessore regionale all’Agricoltura, Sabrina Alfonsi, assessore all’Agricoltura, ambiente e ciclo dei rifiuti del Comune di Roma, Anna Kauber, regista, scrittrice e paesaggista, Andrea Calori, autore di Food and the cities. Politiche del cibo per città sostenibiliGigi Ranieri, responsabile della pianificazione strategica della città metropolitana di Bari, Vito Teti, professore di antropologia culturale presso l’Università della Calabria, autore de La restanza, e Carlo Petrini, presidente di Slow Food.

Ripartiamo dai bambini

Nei giorni di sabato 14 e domenica 15 maggio sarà allestito uno spazio dedicato alle attività educative per bambini e famiglie, con un percorso sensoriale a libera fruizione, volto a scoprire il ruolo giocato dai vari sensi in ogni esperienza gastronomica. In programma anche laboratori orticoli per mettere i bambini in relazione con la terra e laboratori di mani in pasta, in cui i bambini potranno preparare un piatto insieme ai cuochi amici di Slow Food.

I produttori buoni, puliti e giusti sono i protagonisti insieme ai Piccoli Comuni del Lazio

Nell’ambito della manifestazione sarà possibile conoscere anche i protagonisti di un modello produttivo più vicino alle esigenze delle comunità: oltre 50 produttori dei Mercati della Terra di Slow Food della regione e dei Piccoli Comuni del Lazio che esporranno ortaggi e legumi, mieli e formaggi, insieme ad altrettanti Piccoli Comuni del Lazio che con diversi stand daranno informazioni turistiche, culturali e ambientali, ospiti tutti insieme dello scenario di Viale delle Magnolie.

Per conoscere le tappe della Road per TERRA MADRE clicca QUI.

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Apre le porte oggi martedì 3 maggio a Parma fino al 6 maggio. Parliamo di “Cibus 2022”, 21esimo Salone Internazionale dell’Alimentazione, organizzato da Fiere di Parma e Federalimentare.

Oltre alla Grande Fiera saranno aperte anche l’Area Horeca the Hub; il Cibus Innovation Corner con 1000 nuovi prodotti; l’Innovation Hub, con Start Up innovative; e le “Cibus Destination”. Si terranno inoltre decine di convegni, a cui parteciperanno i rappresentanti di Industria, Agricoltura, Distribuzione e del mondo politico.

Il fuori salone “Cibus Off”, inaugurato da una mostra di fotografie artistiche “Art Save The Food”, si terrà invece nel centro storico di Parma – Complesso monumentale di San Paolo, con degustazioni, esposizioni, dibattiti e Caseifici aperti, fino a Domenica 8 Maggio.

La FOODLAND verrà inaugurata oggi da Stefano Patuanelli, Ministro
delle Politiche agricole alimentari e forestali, e da Manlio Di Stefano, Sottosegretario agli Affari Esteri, con saluti introduttivi di Federico Pizzarotti Sindaco di Parma e Stefano Bonaccini, Presidente Regione Emilia Romagna.


E saranno circa tremila le aziende espositrici che presenteranno agli operatori economici i loro prodotti, mille di questi innovativi, pronti a essere immessi sui mercati. Cibus 2022 vedrà il ritorno dei buyer esteri, provenienti da Stati Uniti d’America, America Latina, Europa, Medio Oriente e alcuni Paesi asiatici.

In fiera saranno aperte l’Area Horeca the Hub, il Cibus Innovation Corner con cento nuovi prodotti selezionati da una giuria di esperti e l’Innovation Hub, con Start Up innovative. Si terranno inoltre decine di convegni a cui parteciperanno i rappresentanti di Industria, Agricoltura, Distribuzione e del mondo politico.

1000 nuovi prodotti nel “Cibus Innovation Corner”

Pronti per conquistare il mercato nazionale e quello estero all’insegna della tradizione del gusto e della ecosostenibilità, la lista completa dei prodotti ripensati per i nuovi mercati è disponibile sul sito Cibus.it cliccando QUI.

Sono prodotti che, rispondendo alla domanda dei consumatori, si
focalizzano negli ambiti dei prodotti salutistici, della ricerca del gusto anche attraverso nuovi mix di ingredienti, della tradizione dei prodotti tipici locali, dei packaging ecosostenibili, del benessere animale.

Negli stand si potranno dunque trovare olii di oliva spremuti a freddo, salumi con meno grassi e sale, pesto realizzato a freddo, formaggi senza lattosio, hamburger vegetali, una vasta offerta di prodotti di nicchia, le offerte “ready to cook”.

Destinati sia al canale retail sia a quello Horeca, saranno esposti nell’area “Cibus Innovation Corner”, situata nel Padiglione 8, suddivisi per settori: Gusto & ingredienti, Packaging, Sostenibilità, Territorialità.

I nuovi Prodotti per il Mercato

In generale, rimane forte l’attenzione delle industrie alimentari a salute e benessere, come pure alla domanda di prodotti biologici e vegani, seguendo l’onda lunga dell’emergenza pandemica. Qualche esempio: le maltagliatelle di lenticchie rosse e riso integrale; le polpettine di fave e piselli bio, cotte al forno; gli snack di legumi tostati, senza conservanti; la merenda con frullato di frutta fresca e gallette di riso ricoperte di cioccolato; il salame senza conservanti, a lunga stagionatura; le cotolette vegetali di pollo; il prosciutto di Parma da suini nutriti con semi oleosi ricchi di Omega 3; la pasta senza glutine a base di riso integrale e alga Spirulina; i filetti di alici con il 25% di sale in meno, confezionate in olio di semi biologico.La ricerca del gusto rimane un imperativo assoluto, basti pensare a: guanciale di vitello
brasato al barolo, cotto sottovuoto; le praline al cioccolato con anima di formaggio erborinato, cioè con muffe; il prosciutto cotto al tartufo nero; gli scrigni con gorgonzola e cioccolato rosa per i ripieni; la glassa al Marsala per piatti dolci e salati; la tradizionale salsa verde arricchita con prezzemolo, coriandolo, peperoncino e succo di limone; il pesto di agrumi con arance e mandorle, condimento per primi piatti e secondi di pesce; i friarelli saltati in vaschette.

Le confezioni sono sempre più spesso ecostenibili e compostabili: gli incarti del cioccolato bio a base di amido di mais compostabile; il Panbauletto con 58% in meno di plastica, confezionato senza vaschetta, con laccio apri e chiudi; salse per aperitivi con – 40% della plastica e -65% cartone e imballi.
E ancora: gli gnocchi surgelati, integrali grano antico Senatore Cappelli, cottura in 2 minuti; l’Olio Dop Umbria non filtrato; il filetto di salmone da allevamenti con 2,5% di salmoni su 97,5% d’acqua; i succhi di frutta in capsule compatibili.

Infine, grazie al programma Cibus Food Saving, i volontari di Banco Alimentare recupereranno i prodotti che le aziende espositrici, al termine della manifestazione, per salvarli dallo spreco e per donarli.

Cibus 2022 e le CIBUS DESTINATION

Saranno davvero tante le occasioni e le opportunità di fare business, perchè il Cibus 2022 vedrà coinvolti i maggiori rappresentanti della filiera agroalimentare. Saranno presenti all’evento oltre 50.000 operatori professionali italiani della Distribuzione e della Ristorazione che avranno la possibilità di relazionarsi con i fornitori, per trovare idee e soluzioni orientate ad un futuro sostenibile per tutti i canali del Food&Beverage.

I top buyers italiani ed esteri avranno anche l’occasione di partecipare a visite guidate e percorsi tematici in fiera e sul territorio, grazie al programma “Cibus destination”, ovvero una serie di itinerari in fiera durante i quali i visitatori professionisti saranno accompagnati alla scoperta del territorio e delle specificità regionali attraverso soste presso gli stand delle aziende partecipanti, con momenti di degustazione e showcooking dedicati. Per scoprire il calendario delle visite, Clicca QUI.

Cibus Off – il Fuori Salone

Il fuori salone “Cibus Off” si terrà nel centro di Parma con degustazioni, esposizioni e dibattiti. Verrà inaugurato oggi, 3 maggio 2022, alle ore 18 con
una mostra di fotografie artistiche “Art Save The Food”, curata da Claudio Composti e co-organizzata da Fiere di Parma e Mia Fair nel Complesso Monumentale del Monastero di San Paolo, da poco ristrutturato, aperto al pubblico, e che ospiterà eventi, mostre, laboratori e incontri.

Per conoscere il programma delle attività previste fino all’8 maggio, con tanto di Caseifici Aperti del Consorzio del Parmigiano Reggiano, clicca QUI, scarica la brochure, e Buon CIBUS a Tutti!

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Il Mare di Roma riparte con nuovo slancio dall’iconico trampolino a forma di “K”. A scommettere sul nuovo futuro di Ostia Lido sono due giovani e motivati imprenditori trentenni che rilevano lo storico marchio e puntano tutto su un concetto di Ristorazione Pop, inclusiva e informale. Riportano così nuova luce alle “vecchie glorie” e nuovi motivi per tornare. Parliamo del Kursaal, che si (s)veste di nuovo e si rinomina Bistrot.

Una storia antica quella del Kursaal e piena di fascino, che fende le onde del tempo e non smette di aggiungere pagine alla sua gloriosa storia. Inaugurato il 15 giugno del 1950, il Kursaal, con il suo iconico trampolino a forma di “K” (monogramma di Kursaal), divenne il nuovo simbolo visivo di Ostia, complesso balneare impostato per soddisfare le esigenze di comfort e di lusso di una clientela elitaria, agevolato com’era (e com’è) dalla sua posizione facilmente raggiungibile dalla capitale attraverso la Via Cristoforo Colombo.

Per molto tempo considerato tra i luoghi mondani per eccellenza e ambito set dei film di Federico Fellini e Alberto Sordi, dopo 72 anni a scommettere sul nuovo futuro di Ostia Lido sono due giovani imprenditori trentenni, Manuel Di Matteo e Kevin Bonocore, che rilevano lo storico marchio Kursaal con vocazione diametralmente opposta all’originale: puntano tutto su un concetto di ristorazione pop, inclusiva, informale e sul rapporto qualità/prezzo.

Crediamo che Ostia debba riconquistare il ruolo che le è appartiene e che l’ha resa famosa nel passato, affermano Manuel e Kevin.

La ristorazione è uno dei punti fondamentali dell’offerta lidense e noi crediamo sia giunto il momento di tornare protagonisti puntando sulla qualità, ma con un occhio anche al portafoglio.

Così, il Lungomare Lutazio Catulo al civico 36/40, si vuole fare Nuovo Manifesto di una ripresa economica e di ritorno alla vita del Mare di Roma, si trasforma in un Bistrot dal tono informale, tra storiche architetture, terrazze e panorami di mare, ripensato per accogliere una clientela ampia e diversificata, con un menu pensato nella leggerezza della brezza marina, con la voglia di far star tutti bene.

Location & Servizio

Facciamo qualche passo indietro. Nel 1950 Attilio Lapadula ebbe l’incarico di progettare uno stabilimento balneare sul Lido di Ostia. Lo stabilimento doveva, secondo il programma, rappresentare quanto di più moderno fosse possibile realizzare nell’Italia del Dopoguerra. La sistemazione dell’arenile con il ristorante, le piscine (una delle quali olimpionica), le cabine e il sistema di percorsi, aree verdi e attrezzature rispettavano questo obiettivo.
Anche l’architettura doveva essere altrettanto “moderna”. Per questo, dopo aver progettato la struttura “a fungo” della rotonda-ristorante, Lapadula volle che fosse eseguita dall’impresa Nervi & Bartoli, che aveva messo a punto una tecnologia molto avanzata a conci prefabbricati.

Il Ristorante oggi si chiama Bistrot, può ospitare tra zone coperte e terrazza, fino a 300 coperti, ed è stato interamente rinnovato, non solo nella struttura e nel menu ma anche, e soprattutto, nel modo di porsi e di relazionarsi con gli ospiti, che fa sempre la differenza. Il Servizio di sala è infatti giovane e agile, estremamente educato, sorridente, gentile, capace di creare un’atmosfera distesa e piacevole anche l’attesa tra una portata e l’altra.

Giovane non vuol dire “solo per giovani”, tutt’altro; il target del Kursaal Bistrot è eterogeneo così come i servizi offerti che vanno dalle colazioni fino al dopo cena, da godere presso il K Garden Club passando per pranzi e aperitivi, sintetizza Kevin.

Il Menu

Qualità e prezzo sono i due punti cardine su cui Manuel, Kevin e lo Chef hanno costruito un menu accessibile a tutti che include un’offerta a Menu fisso nel week-end a 25€ (antipasto+primo+secondo+acqua+caffè) che permette a famiglie intere di godere le gioie di un pranzo fuori a due passi dal mare.

L’offerta è ampia ed eterogenea, con piatti noti e ben eseguiti che vanno dagli immancabili Spaghetti Mancini alle Vongole alla Gricia, Carbonara e Amatriciana leggera, dalla Tagliata di carne agli Hambuger, Pinse, Fritti e Sfizi vari.

Poche scelte ma buone quali ad esempio una tagliata od un filetto sempre però con un occhio al portafoglio che include il mercoledì sera in cui “pizza no-stop alla pala”, con bevanda alla spina, bruschetta e supplì fatto da noi il tutto a 10 euro”, racconta Kevin

Una politica quella del duo Kevin-Manuel che si è posta uno scopo ben preciso, quello accogliere nuova clientela e fidelizzarla con una serie di eventi e opportunità come il dopo cena by Kursaal che prende il nome di K Garden Club ovvero “La discoteca con la volontà di dare agli avventori quei servizi tipici, che sono ormai un nostro marchio di fabbrica, del dopo cena”; K Garden ed Eventi a Tema come quello Pensato per il Primo Maggio.

Primo Maggio al Mare, Futuri Progetti & Anteprime

Per il Primo Maggio il Kursaal ha pensato a proporre un “Pranzo al Mare” dal Titolo “Vita Smeralda” a 30€ a persona, bevande escluse, sia di pesce sia di carne, previa comunicazione. La giornata prosegue morbida con Aperitivo e dj vocalist, fino le 21:30. (Info e prenotazioni 3519918979)

Ma le novità non finiscono qui. Kevin e Manuel stanno già lavorando alle novità per l’estate, sono infatti in corso i lavori di ristrutturazione della piccola piscina che sarà dedicata, oltre agli eventi privati quali feste o matrimoni, agli aperitivi “fatti bene, con una sorta di percorso bancarelle” anticipa Kevin. Protagonista dell’estate del Kursaal Bistrot sarà anche l’immancabile terrazza sulla quale si potranno consumare, “oltre alla già citate cucina di pesce e di carne, anche la pizza a prezzi giusti” prosegue Kevin il quale ha già in mente un’iniziativa per il prossimo inverno della quale ci parla in anteprima: “vorremo trasformare la piscina in una pista di ghiaccio creando una sorta di parco di Natale”. Nell’attesa, ci godiamo il Mare.

KURSAAL BISTROT – Apertura: da 12:00 alle 2:00
kursaalbistrot@gmail.com – Sito
+393519918979
Lungomare Lutazio Catulo 36/40, 00122 Ostia Lido, Lazio, Italy

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1895 Coffee Designers è il brand di caffè premium di Lavazza ispirato alla visione di un futuro in cui il consumo di caffè d’eccellenza diventa un rito antico e nuovo, che esalta le percezioni per gli amanti del caffè e invoglia alla sperimentazione.

1895 è un universo da scoprire e un ambiente in cui un team di coffee designer sviluppa prodotti dai gusti e profili aromatici ben distinti, creando un’esperienza unica di aromi e sapori.

Un marchio che unisce sostenibilità e tecnologia, nato nel luogo fisico della Fabbrica Esperienziale di Lavazza del 1895, dove ricerca e passione per la materia prima, artigianalità e innovazione si muovono in linea con precisione, armonia e rispetto per l’heritage italiano del marchio.

Dopo il lancio del brand “Le Café Alain Ducasse avec 1895 by Lavazza” che unisce l’eccellenza artigianale firmata “Alain Ducasse Manufacture de Café” al know-how dell’azienda torinese fondata nel 1895 degustabile nel circuito Ducasse Paris ; e la collaborazione con Iginio Massari, il “Maestro dei Maestri” dei Pasticceri italiani, che già aveva scelto gli Specialty Coffee della linea 1895 Coffee Designers by Lavazza per dedicare una nuova esperienza di caffè agli ospiti delle sue pasticcerie di Milano, di Torino e di Brescia;

1895 Coffee Designers by Lavazza fa un ulteriore passo in avanti, sempre sulla base di una condivisione di valori e con l’obiettivo di regalare momenti di gusto puro, abbraccia la Pizza di Montagna di Denis Lovatel.

Negli anni abbiamo sviluppato un solido legame con il mondo della Top Gastronomy, che ha contribuito allo sviluppo di un nuovo modo di intendere il caffè, puntando all’avanguardia senza mai perdere di vista l’importanza della materia prima – ha spiegato Michele Cannone, Lavazza brand Away from Home director.

Per la 17esima edizione di Identità Golose, Denis Lovatel ha infatti collaborato con 1895 Coffee Designers by Lavazza alla creazione di un percorso d’avanguardia in cui ha reinterpretato la Pizza ispirandosi alle derive sensoriali suggerite dalla gamma Specialty Coofees.

Già sperimentatore del genere tra le mura della sua Pizzeria di Alano di Piave, Da Ezio – che porta il nome di suo padre – con la sua “Pizza Pausa Caffè” (con Fiordilatte, Guanciale e Caffè su base al farro) in quel di Milano si spinge oltre abbinando il 15 DEGRESS SOUTH, un caffè monorigine 100% arabica morbido e delicato, ottenuto dalle migliori ciliegie di caffè della prestigiosa varietà Java, in cui la tenerezza del maracuja, della vaniglia e del mandarino accarezzano il palato, regalando un’esperienza di puro piacere, con la sua interpretazione di “CAPPUCCINO” – ovvero un finto cappuccino salato ricreato con avvolgente Pomodoro pralinato, Burrata e Polvere di Caffè; per il COCOA RELOADED, armonico intreccio di cannella, cioccolato e zeste di arancia, pensa da una “CAPRESE” – una burrata ripiena di caviale di caffè; al CALIMA, dove la polposità del litchi, la freschezza della papaya avvolgono i sensi ad ogni assaggio di questo caffè monorigine 100% arabica ottenuto dalla sapienza degli agronomi della rinomata Finca El Paraiso, in Colombia, abbina “FIORI e FOCACCIA” – una focaccia rosa alla Barbabietola, Miele Millefiori, Fiori di Magnolia sottaceto, Petali di Rosa in Acqua di Rose e Calendula; infine per l’AVANGUARDIA II con le avvolgenti note di fiori d’arancio, cioccolato e banana, inventa una “PIZZA VEGETALE” – un’esperienza da portare al palato senza ausilio di mani o posate, con Cuore di burrata, crema di pizza, fagiolini fermentati ripassato con soia e caffè, e cavolo riccio fritto.

Riconosciuto tra i pizzaioli migliori d’Italia, Denis Lovatel ha fatto della sua pizza di montagna un mezzo per raccontare i suoi boschi e le piccole produzioni che danno carattere al territorio che abita tra silenzi, aria pulita, erbe profumate e acqua delle Dolomiti; dove ingrediente viene selezionato all’origine, in modo da contribuire al massimo all’armonia del gusto.

Ecco il nesso, il, legame con 1895 Coffee Designers by Lavazza, un universo dove passione, artigianalità e tecnologia si intrecciano con armonia e particolare attenzione alla sostenibilità.

Ma dove nasce la collezione di Specialty Coffee 1895 di Lavazza?

Culla e cuore pulsante del progetto è la Factory 1895 di Torino: progettata da Ralph Appelbaum Associates (RAA), studio americano già ideatore del Museo Lavazza inaugurato nel 2018 a Torino, è il luogo in cui nascono i caffè di 1895.

Qui è possibile scoprire il viaggio che i chicchi compiono da terre lontane fino a diventare un’esperienza in tazza. La Factory 1895 rappresenta infatti un crocevia di ricerca, innovazione e scoperta che conta sull’approccio artigianale e sulla capacità e l’esperienza di un’anima industriale.

La Factory è un luogo altamente specializzato dove il sapere artigianale incontra soluzioni tecnologiche all’avanguardia. Il processo produttivo parte dall’accurata cernita dei chicchi che viene fatta attraverso una selezionatrice ottica. Utilizzando cioè le migliori tostatrici disponibili sul mercato, che torrefanno da un minimo di 12 a un massimo di 120 kg di caffè per ciclo.

L’obiettivo di 1895 Coffee Designers by Lavazza

Obiettivo è valorizzare la qualità di ciascun caffè, coniugando la flessibilità con i rigorosi controlli. Ai Coffee Designers 1895 il compito poi di comporre i blend della collezione, creando il perfetto equilibrio tra gusto, aroma e corpo.

Ogni fase opera secondo la massima efficienza, garantendo il monitoraggio della qualità attraverso l’analisi costante di tutti gli indicatori chiave del processo produttivo. Grazie a tostatrici di nuova generazione che assicurano risparmi energetici di circa il 30% e all’utilizzo di energie rinnovabili, l’azienda si impegna ogni giorno a essere più sostenibile e a minimizzare le emissioni. Attraverso anche un sistema di catalizzatori di cui l’impianto è dotato. L’esperienza si conclude all’interno della Coffee Cave con una degustazione che rappresenta un viaggio sensoriale intorno alla cultura del caffè. Per scoprire la ricchezza della collezione 1895 attraverso i diversi metodi di estrazione.

La Ruota degli Aromi

Le note aromatiche non sono aromi artificiali che vengono aggiunti al caffè ma sentori che si sviluppano naturalmente durante il processo di tostatura del chicco. La ruota degli aromi è stata realizzata con l’obiettivo di categorizzarli e aiutare il consumatore nella scelta.

Si trova su ogni pacchetto 1895 con evidenziate sei grandi categorie aromatiche – Frutta Dolce, ovvero mango maturo o prugna;
Agrumi, sentori che sprigionano freschezza e acidità come l’arancia o il limone; Frutta Secca, note molto riconoscibili al nostro palato (mandorla tostata, noce); Cioccolata, il riferimento al fondente oppure al latte;
Erbaceo e/o Speziato, dolce come la cannella, deciso come un tè nero;
Floreale, in molti caffè africani aromi molto profumati.

La collezione 1895 Coffee Designers by Lavazza

1895 offre una collezione di caffè messa a punto con maestria dai Coffee Designers che selezionano i più pregiati caffè del mondo nei Paesi di origine rispettandone la stagionalità. Ogni origine è tostata singolarmente per esaltare la ricchezza del profilo aromatico conservandone il corpo. Elemento distintivo della tradizione italiana e l’Heritage di Lavazza.

Nel mondo degli Specialty Coffee lo strumento a cui si fa riferimento per descrivere le caratteristiche aromatiche e organolettiche del caffè a livello internazionale è la flavor wheel. Per guidare il consumatore nella scoperta della collezione 1895 i Coffee Designers hanno sviluppato la Flavor Wheel 1895 che permette di descrivere in modo semplice e intuitivo le caratteristiche aromatiche dei caffè attraverso 6 aree facilmente riconoscibili grazie alle icone presenti sulla ruota aromatica, una vera e propria “bussola” nel mondo degli Specialty Coffee.
L’attuale collezione 1895 comprende 3 specialty blend, 3 monorigini e un microlotto. Ogni singola origine e ogni miscela è studiata e sviluppata per esaltare una specifica nota aromatica.

Cosa sono gli Specialty Blend?

Gli Specialty Blend creati dai Coffee Designers 1895 sono il risultato della combinazione di tre differenti origini di caffè tostate singolarmente e miscelate insieme per esaltare il risultato in tazza. Oggi queste creazioni sono disponibili anche nella comoda versione con macinatura sartoriale, realizzata su misura per ogni ricetta.

Per conoscere i luoghi di origine dei caffè d’eccellenza, approfondire il processo produttivo – dalla rigorosa selezione della materia prima all’arte della tostatura e della miscelazione, che consentono di sperimentare profili aromatici differenti – e scoprire tutta la gamma, Cliccate QUI.

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Anche quest’anno Big Seven Travel – il famoso portale internazionale dedicato al travel che sceglie le migliori destinazioni in tutto il mondo attraverso speciali classifiche in diverse settori – ha pubblicato la sua classifica delle pizzerie più amate dai lettori: a trionfare è “10 Diego Vitagliano” a Napoli che si afferma come la pizzeria numero uno d’Europa.

La classifica The 50 Best Pizzas in Europe, pubblicata ogni anno da Big Seven Travel, stila le preferenze in base ad un sondaggio dei lettori e sulla base dei seguenti criteri: opinioni ed esperienze editoriali; precedente recensione critica; recensione del cliente online; location e accessibilità; presenza online; continuità; atmosfera e servizio; rapporto qualità/prezzo e presentazione.

“Non sorprende che la migliore pizza d’Europa provenga da Napoli, il luogo di nascita del piatto preferito al mondo. Ce ne sono decine tra cui scegliere, ma 10 di Diego Vitagliano offre qualcosa di davvero speciale. Oltre a una super Margherita e Marinara, Vitagliano inietta vera creatività culinaria nelle sue iterazioni più contemporanee. Aspettatevi ingredienti locali di altissima qualità, stagionali. Sicuramente servono pizza come questa in Paradiso”.

Così si legge nella scheda di commento che ha portato alla vittoria la pizzeria di Diego Vitagliano – riconosciuta da tempo come tra le migliori d’Italia – che non placa la sua corsa di affermazione nel panorama napoletano, varca i confini nazionali e si accomoda sul tetto d’Europa.

Il maestro pizzaiolo napoletano, che ha collezionato fino ad oggi numerosi riconoscimenti, tra i quali – 3 spicchi per la Guida Pizzerie d’Italia Gambero Rosso 2022 (dove ha ricevuto anche il Premio Speciale Maestri dell’Impasto), 2a posizione 50 Top Pizza Mondo nel 2021 (dove ha ricevuto anche il Premio Speciale Pizzaiolo dell’anno 50 Top Pizza 2021), 3 pizze per le Guide de L’Espresso e molti altri – diventa a tutti gli effetti il pizzaiolo più amato d’Europa dai viaggiatori internazionali, portando alta la bandiera della pizza italiana in tutto il mondo.

Una posizione di privilegio, frutto di impegno e dedizione, dalla quale Diego osserva il mondo intero con un piano di espansione ben preciso che già annovera diverse aperture internazionali tra cui quella di “10 Diego Vitagliano” a Doha, in Qatar.

“Sono emozionato ed onorato per questo importante riconoscimento, che non solo considera il giudizio di esperti del settore, ma anche il parere dei clienti provenienti da tutto il mondo. Sapere che la mia pizza è così tanto amata a livello internazionale mi riempie di gioia e rappresenta un segnale importante, soprattutto ora che si ricomincia a viaggiare dopo un lungo periodo di stop causato dalla pandemia”, racconta Diego Viatgliano.

L’Italia dunque trionfa con Diego Vitagliano che si aggiudica il primo posto. Le altre pizzerie italiane in classifica: Seu Pizza Illuminati (3 posto, Roma), Pepe in Grani (15 posto, Caiazzo), Bonci Pizzarium (23 posto, Roma), L’Antica Pizzeria da Michele (26 posto, Napoli), Antico Forno Roscioli (29 posto, Roma). Per conoscere la classifica intera: https://bigseventravel.com/best-pizza-europe/

Io, le mie pizze, le faccio in base ai miei ricordi, perché ho avuto la fortuna di crescere con una nonna che sapeva cucinare benissimo, le ricette della tradizione napoletana sono tutte presenti nel menu, rivisitate sulla pizza, come: il ragù, la genovese, la carne ripassata, in primavera la pasta e piselli rivisitata sulla pizza e molto altro.

La pizza di Diego Vitagliano è leggera e altamente digeribile, morbidae croccante dove serve, realizzata con un impasto indiretto con prefermento di tipo 1 bio, una lievitazione di 36 ore, alta idratazione e un bassissimo quantitativo di sale.

I suoi menu poggiano sulla tradizione, immancabili, oltre le derive creative la pizza marinara, margherita, la montanara e il calzone al forno; o rivisitate, come la margherinara o la ragù.

Diego dedica inoltre un’attenzione particolare alla pizza senza glutine.

Diego Vitagliano Skills

Diego Vitagliano. Una vera passione per gli impasti. Una pizza contemporanea che non dimentica la tradizione napoletana. Napoletano doc classe 1985, ha iniziato da Carmenella con Salvatore Esposito, il papà di Vincenzo, quando aveva sedici anni, una vera e propria gavetta da portapizza fino a rosticciere.

Comincia a lavorare come pizzaiolo per volere del padre, “è l’unico mestiere dove troverai sempre lavoro”, gli diceva. Ha lavorato in diverse pizzerie fino a quando nel 2013 ha intrapreso la sua ricerca sugli impasti. Insieme a Carlo Sammarco, Diego Vitagliano ha iniziato a sperimentare la pizza ‘a canotto’, quella con il cornicione alto, che riprende la pizza del Vomero di circa 50 anni fa, utilizzando per la preparazione tecniche diverse dal solito (come quelle che si utilizzano per il pane, gli impasti indiretti con biga o poolish). All’epoca tutto ciò fu considerato come una moda passeggera destinata a scomparire in breve tempo, oggi invece possiamo dire che quello sarebbe stato il futuro della pizza napoletana.

Questo approccio intrapreso anni fa, è ancora oggi la base del lavoro quotidiano di Diego Vitagliano, sulla digeribilità della pizza, la conoscenza delle farine da utilizzare, dei processi enzimatici e degli shock termici degli impasti. Per questo motivo Vitagliano fa parte della nuova generazione di pizzaioli napoletani che coniugano modernità e sapienza antica. La sua prima pizzeria aperta nel 2016 sul lungomare di Pozzuoli diventò subito troppo piccola. Così l’anno successivo si trasferisce a Napoli, nel quartiere di Bagnoli, con la sua prima 10Pizzeria Diego Vitagliano, alla quale seguirà una seconda apertura nell’Aprile 2019 presso Pozzuoli.


INFO E CONTATTI – diegovitagliano.it

10 Pizzeria Diego Vitagliano – Napoli (Bagnoli)
via Nuova Agnano 1, 80125 – Napoli
T. 08118581919

10 Pizzeria Diego Vitagliano – Pozzuoli
via Campi Flegrei 13, 80078 – Pozzuoli (NA)
T. 08118244808

10 Bakery Diego Vitagliano
via Bagnoli 478 – 80124 Napoli
T. 08118022848

10 Bistrot Diego Vitagliano
via Nuova Agnano 3, 80124 Napoli
T. 08118022848

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Velo pasticceria, nei nobili spazi del The First Dolce su Via del Corso a Roma, si è trasformata da salotto d’haute pâtisserie a raffinato palcoscenico pronto ad accogliere le selezioni del Centro Italia di Emergente Pastry 2022, la gara tra i giovani futuri astri della pasticceria italiana. Passano il turno 3 ragazzi. Scopriamo chi sono, e quali saranno le prossime tappe del Concorso tra giovani talenti.

Dense le atmosfere e cariche di energia quelle che riescono a creare Lorenza Vitali e Luigi Cremona, ideatori e curatori del Premio Nazionale tra giovani talenti di Cucina, Pizza, Sala e Ricevimento. Ben oltre la gara e le competizioni tra i futuri astri, emergono sempre occasioni vibranti, preziosi momenti per ritrovarsi in bellissimi luoghi per confrontarsi, imparare e guardare avanti con fiducia al futuro, in questo caso quello della pasticceria italiana.

Così ieri, Velo Pasticceria, il regale Salotto del Dolce, situato al primo piano di un palazzetto ottocentesco della centralissima via del Corso firmato dall’architetto Giuseppe Valadier, si è trasformato nel palcoscenico ideale per scoprire lo stato dell’arte del mondo della pasticceria del nostro Paese ospitando le selezioni Centro-Sud dell’edizione 2022 di Emergente Pastry.

La Pasticceria Professionale

La pasticceria professionale da ristorante e d’albergo sta vivendo una nuova stagione decisamente felice. E’ così che Luigi Cremona e Witaly, alla costante ricerca di nuovi talenti nel settore dell’Ho.re.ca., da alcuni anni hanno voluto dare un palco all’arte della pasticceria per valorizzare un comparto che, nel contesto di un ristorante gastronomico o un albergo di lusso, rappresenta motivo d’orgoglio crescente, segno distintivo della qualità complessiva della struttura, attrattore dell’attenzione mediatica, oggetto di spettacolarizzazione e vanto estetico.

I giovani professionisti realizzano talvolta dei veri o propri capolavori e per questo sono sempre più ricercati dalle strutture di alto profilo. Un filo conduttore, quello legato ai giovani talenti, che lega Emergente Pastry e Velo Pasticceria grazie ad Andrea Cingottini, Resident Pastry Chef del salotto romano, che da alcuni mesi affronta questa stimolante sfida professionale.

“La pasticceria richiede una specializzazione non facile perché – ben più che nella cucina – è indispensabile un estremo rigore professionale, una preparazione metodica, una precisione millimetrica. Tra le altre cose è un settore nel quale sovente le donne riescono ad emergere e spesso si distinguono per la loro determinazione e creatività. Tutte queste considerazioni ci hanno indotto ad ideare Emergente Pastry, a completamento della serie “Emergente”, format di gare che da tempo realizziamo con successo” dichiara Luigi Cremona.

La prima edizione di Emergente Pastry si svolse al Sigep, era il gennaio del 2019. Dopo l’interruzione per la pandemia, periodo in cui è stata tenuta viva l’attenzione sul tema ideando alcuni contest online, la seconda edizione in presenza si è svolta lo scorso novembre 2021 presso l’Irca Academy di Gallarate, appuntamento che ha visto il trionfo di un’altra giovane donna: Debora Vella già Dolce Locanda Perbellini Verona e da poco head pastrychef alla Madonnina del Pescatore**.

Eventi & Protagonisti Futuri

Due i “Dolci Eventi”: Emergente Pastry Centro-Sud a Roma, e la competizione relativa al Nord a novembre all’Irca Academy di Gallarate, sede tecnicamente ineccepibile. I candidati, come d’abitudine, saranno tutti giovani professionisti che dovranno realizzare i loro elaborati di pasticceria di fronte ad una giuria di noti Maestri pasticceri e giornalisti di settore.

I concorrenti di ieri sono stati: Mariasole Martella dell’Imàgo Restaurant* presso Hotel Hassler di Roma; Fabio Capasso del Don Alfonso* presso San Barbato Resort Spa & Golf L a Lavello (PZ), Giacomo Bresciani del Giglio di Lucca; Lorenzo Pisapia di Officina dei Sapori a Gubbio (PG); Marco Nuzzo di Casamatta* Restaurant presso Vinilia Wine&Resort a Manduria (TA); Raffaele Angotti del Ristorante Abbruzzino* a Cava – Cuculera Nobile (CZ); Federico Marrone del ristorante Da Lincosta a L’Aquila; Erika Belen Torres Quinapanta di Giulia Restaurant a Roma; Ester Sportelli del Biafora Resort & Spa a San Giovanni in Fiore (CS).

I Vincitori del Centro-Sud

Si sono sfidati colpi di zucchero, burro e fantasia. Ognuno di loro ha presentato un dolce da forno ispirato alla tradizione regionale e un Dessert Moderno al Piatto. Hanno passato il turno i 3 ragazzi – Raffaele Angotti del Ristorante “Abbruzzino* “a Cava – Cuculera Nobile (CZ) con PITTA ‘NCHIUSA – DESSERT MODERNO AL PIATTO: LATTE DI CAPRA, GRANO, POLLINE E MAGGIORANA; Giacomo Bresciani del Ristorante “Giglio” di Lucca con BUCCELLATO – DESSERT MODERNO AL PIATTO: IL NOCCIOLA Pralinato, crema diplomatica & croccante alla Nocciola; e Federico Marrone del Ristorante “Da Lincosta” a L’Aquila con PARROZZO ABRUZZESE- DOLCE MODERNO AL PIATTO: FRAMBOISES Croccante salato, lampone e basilico.

Sono questi i talenti del Centro-Sud 1 che potranno accedere alla Finale dell’edizione 2022 di Emergente Pastry che si svolgerà all’inizio del 2023. Chissà cosa accadrà nella prossima tappa, l’unica certezza è che ne vedremo delle Buone!

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Da maggio a ottobre 2022 sarà tempo di esperienze, di viaggi e di gusto nei “Borghi più belli d’Italia”. Un evento itinerante per vivere il vino come gradita occasione per viaggiare e conoscere 900 etichette, 300 cantine e 10 luoghi dell’Italia più bella. Si chiama “Borgo diVino in Tour” e fa rima con “turismo enosostenibile”.


Dopo il successo del 2021, ritorna in grande stile “Borgo diVino in Tour”, l’evento itinerante promosso dall’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” e organizzato da Valica (prima tourist marketing company italiana, in collaborazione con il Consorzio Ecce Italia) che unisce alcuni dei migliori vini nazionali ai Borghi più belli d’Italia per far vivere dei weekend all’insegna del buon bere e della bellezza territoriale.

L’ obiettivo di Borgo diVino in Tour è quello di consolidarsi come strumento capace di contribuire a incentivare l’indotto economico dei territori ospitanti, promuovendo tanto l’offerta turistica locale quanto il patrimonio produttivo dei Borghi più belli d’Italia nei quali le produzioni vitivinicole occupano un posto di primo piano: etichette di rilevanza nazionale e internazionale, grandi e piccole produzioni, talvolta vere e proprie perle enologiche che traducono il lavoro, la filosofia e la passione dei tanti “artigiani del vino”.

Come si svolge Borgo diVino?

Borgo diVino in Tour è un evento “diffuso” in cui il pubblico ha la possibilità di conoscere vini di qualità e degustarli all’interno di contesti di particolare suggestione, valorizzati e fruibili nel complesso della loro offerta turistica.

Per la stagione 2022 sono state previste dieci tappe in dieci Borghi e Regioni d’Italia dove turismo ed enogastronomia si sposano per regalare esperienze memorabili di viaggio e di gusto.

Un calendario che, da maggio a ottobre, allieterà i visitatori con degustazioni, esperienze gastronomiche, percorsi formativi e ospiti d’onore tra i nomi di punta del Food&Wine come Federico Quaranta, Simona Geri, Tommaso Caporale e tanti altri.

In degustazione ci saranno circa 900 etichette provenienti da tutto il territorio nazionale ed oltre 300 cantine. Saranno presenti vini bianchi, rossi, rosati, bollicine e vini di tendenza come i rifermentati.

Punto di forza di ogni tappa sarà il coinvolgimento dei principali attori del territorio (associazioni, consorzi di tutela, esercizi ristorativi, strutture ricettive, ecc.), essenziali per rispondere al meglio alla domanda di turisti e visitatori interessati a vivere il luogo come esperienza.

Quali sono le Tappe 2022?

Dopo il successo dell’edizione 2021 che, con oltre 50mila visitatori, ha visto come protagoniste 5 tappe tra Puglia, Sicilia, Marche, Emilia Romagna e Lazio) l’appuntamento quest’anno raddoppia e torna in 10 tappe in altrettante Regioni da Nord a Sud: Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Lazio, Abruzzo, Umbria, Campania e Puglia.

La tappa inaugurale di Borgo DiVino in Tour, dal 6 all’8 maggio, sarà a San Giorgio di Valpolicella, a pochi km da Verona. A seguire, il Tour attraverserà alcuni degli scorci più suggestivi d’Italia: dai panorami incantevoli delle Langhe, precisamente a Neive in Piemonte (20-21-22 maggio), per approdare a Città Sant’Angelo in Abruzzo (3-4-5 Giugno), Brisighella in Emilia Romagna (17-18-19 Giugno), Cisternino in Puglia (1-2-3 Luglio), a Borgo Santa Caterina Presso l’Accademia “Carrara”di Bergamo (8-9-10 luglio), Grottammare nelle Marche (22-23-24 Luglio), Vietri sul Mare in Campania e il suo Borgo di Albori (2-3-4 Settembre), fino ad arrivare a Nemi (9-10-11 Settembre), borgo laziale che, pur non rientrando tra i Borghi più belli d’Italia, rappresenta la tappa storica dov’è nato il format di Borgo diVino che ha ospitato le prime 6 edizioni dell’iniziativa. Sarà Spello (7-8-9 ottobre), nel cuore dell’Umbria, a pochi passi da Perugia, ad ospitare la tappa conclusiva del tour.

Turismo ed enogastronomia: un binomio perfetto

All’interno del Borgo ospitante verrà tracciato un percorso di degustazione che toccherà i luoghi di maggiore interesse turistico con stand dedicati alle cantine e un originale percorso formativo sul mondo del vino, raccontato in circa 20 pannelli espositivi.

Ogni evento proporrà ulteriori contenuti ad hoc correlati alla località ospitante (es.: promozione di prodotti tipici, gastronomia tipica e artigianato tradizionale, visite guidate, mostre, spettacoli ed eventi a cura di realtà o associazioni locali, ecc.).

Un appuntamento aperto a tutti: intenditori ma anche semplici appassionati, wine lovers e turisti di passaggio che potranno apprezzare alcuni tra i sapori del territorio nelle incantevoli cornici dei Borghi più belli d’Italia.

Come funziona Borgo diVino?

Per degustare i vini, i visitatori potranno acquistare il voucher (al costo di €15) che dà diritto a 8 degustazioni a scelta tra quelle presenti nell’area espositiva. È possibile acquistarli online sul sito www.borgodivino.it o direttamente in loco.

Borgo diVino– dichiara Fiorello Primi, Presidente de “I Borghi più belli d’Italia –è una delle manifestazioni nazionali più importanti che l’Associazione, grazie all’apporto organizzativo di Valica, promuove per rilanciare il turismo enogastronomico, settore importante per la ripresa post covid. Le produzioni agricole, quella del vino soprattutto, rappresentano un elemento fondamentale per la tutela del paesaggio e dell’ambiente e per garantire un futuro alle comunità che vivono nei Borghi. La valorizzazione e la promozione delle produzioni agricole è parte integrante della missione dell’Associazione, che si prefigge lo scopo di mantenere e valorizzare il grande patrimonio di tradizioni, cultura e arte di cui le comunità borghigiane e dei territori circostanti sono gelose custodi.

Borgo diVino è un evento nazionale Itinerante capace di fondere al meglio il turismo con l’esperienza enogastronomica, di far incontrare produttori e appassionati in contesti favolosi e unici come i Borghi Più belli d’Italia. L’obiettivo del tour – conclude Luca Cotichini, di Valica – è la promozione turistica ed enogastronomica. Nel 2022 raddoppiamo le tappe e tocchiamo altre 5 regioni.Nel 2023 punteremo a coprire tutto il territorio Nazionale. Con Borgo di Vino, Valica, crea un altro format capace di far vivere esperienze autenticheal nostro ampio pubblico che ci segue sui vari siti.

Promotori

L’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” è nata nel 2001, in seno alla Consulta del Turismo dell’A.N.C.I. (l’associazione nazionale dei Comuni italiani), dall’esigenza di valorizzare il grande patrimonio di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni presente nei piccoli centri italiani che sono, per la grande parte, emarginati dai flussi del turismo di massa. Ne fanno parte 334 comuni, espressione dell’Italia più vera e autentica in quanto custodi di atmosfere, profumi e sapori capaci di elevare “la tipicità” a un modello di vita da “gustare” con tutti i sensi.

Organizzatori

Valica è la prima società in Italia per “suggerimenti” turistici ed enogastronomici. Un vero Travel & Food data developer, con oltre 40 siti (proprietari o in concessione: da Paesionline.it a Turistipercaso.it a Ricette della nonna…) che compongono il network: 10 milioni di utenti unici, 25 milioni di pagine viste ogni mese, 4 milioni di follower sui social e 4,5 milioni di contatti diretti. Da 15 anni Valica è in continua espansione, in termini di business e di relazioni e si propone come “tourist market company” leader del mercato italiano.

Ecce Italia nasce nel 2013 come Rete delle aziende operanti nel circuito dei Borghi più belli d’Italia per valorizzare il patrimonio produttivo ed enogastronomico di questi territori.

Opera con il marchio I Borghi più belli d’Italia per la creazione di nuove opportunità commerciali e di visibilità a favore di piccole e medie aziende dei Borghi – le cui produzioni sono sinonimo di qualità, tradizione, sostenibilità ambientale e cultura dei territori – e in ambito enogastronomico per la promozione delle cucine tipiche dei Borghi.

Per informazioni e acquisto voucher, è possibile consultare il sito ufficiale https://www.borgodivino.it/

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Ricerca, Esperienze, Tecnica, Sapore e Materie Prime: la valorizzazione del territorio Agro Pontino che approda sulla tavola attraverso l’Alta Cucina è stato il tema della cena-evento a otto mani e quattro menti da Chef, che si sono fatti portavoce di questo multiforme tratto di costa italiana, e sono: Gino Pesce (Acqua Pazza di Ponza – 1 stella Michelin), Simone Nardoni (Essenza di Terracina – 1 stella Michelin), Fabio Verrelli D’Amico (MateriaPrima di Pontinia -1 stella Michelin) e Giovanni D’Ecclesiis (Il Vistamare di Latina, il ristorante overview dell’ Hotel Fogliano New Life che ha ospitato l’evento). Ma cosa significa “valorizzare un territorio” e perché è così importante? Scopriamolo insieme.

La valorizzazione del patrimonio enogastronomico di un dato territorio costituisce il principale punto di appeal, una porta d’ingresso privilegiata per chi è affamato di conoscenza.

Il cibo, e l’enogastronomia più in generale, rientra infatti nella “top five” delle motivazioni che rendono attrattiva una meta. E’ per questa via di consapevolezza che la cucina dei luoghi diventa fondamentale e, oltre a essere una piacevole attività di appagamento sensoriale e psicofisico, si trasforma in un piacevolissimo strumento di scoperta e conoscenza, interessante stimolo sia per chi crea, sia per chi assapora.

Nella prospettiva di un turismo moderno, sempre alla ricerca di continue emozioni, la domanda di tipicità locali si trasforma quindi volentieri in un’offerta di esperienze di livello, valorizzando e interpretando il patrimonio gastronomico dell’ agro pontino attraverso il pensiero dell’alta cucina. E’ stato questo il tema della cena che ha preso il nome di “Eccellenze Pontine” e che si è svolta lo scorso 7 aprile 2022 presso “Il Vistamare”, il ristorante overview dell’ Hotel Fogliano New Life di Latina da dove il mare, con il suo andamento ipnotico, è il primo protagonista e domina la scena intera con il suo blu.

Le ricette tradizionali, le loro preparazioni, le materie prime tipiche, l’arte, la ricerca e la tecnica innovata, diventano punto di unione tra l’autenticità di un territorio e punto d’interesse per chi è sempre più desideroso di proposte autentiche, incuriosito dai twist sulla tradizione, coinvolto da occasioni partecipative strettamente collegate alle specificità del territorio che lo ospita.

Otto mani per elevare a potenza le Eccellenze Pontine di Acque e di Terre. La sfida quotidiana degli Chef Gino Pesce, Simone Nardoni, Fabio Verrelli D’Amico e Giovanni D’Ecclesiis, consiste proprio nel trasformare la tavola in ricerca, le ricchezze agricole in proposte sensoriali, i giacimenti marini e bacini d’acqua dolce in storie da mangiare, che hanno ancora tanto da raccontare.

Gino Pesce, Chef del ristorante Acqua Pazza di Ponza (1 stella Michelin), con “Dentice marinato, alghe e ricci” ha quindi portato il suo mare isolano in un gioco di iodio e salmastro, che creano ritmo sulle selvagge carni del dentice attraverso le essenze delle sapidità marine di acqua e scoglio della sua bella roccia di mare:

Partiamo dal concetto di cucina perché “Acqua Pazza” parte da un concetto di cucina semplice, mediterranea, elaborata su una materia prima eccezionale.

Ho scelto il dentice perchè uno dei pesci più rappresentativi e selvaggi, che ben rappresentano i nostri mari; un pesce predatore con una grandissima carne. In questo caso, pulito e sfilettato, con la sua pelle fa una marinatura di 16 minuti sotto sale con timo e scorza di limone. Poi viene semplicemente sciacquato, asciugato, e tagliato a carpaccio, poi condito con olio, pochissimo, sale, alghe e ricci  di mare per restituire tutto il sapore della mia Ponza.

Simone Nardoni, Chef del ristorante Essenza di Terracina (1 stella Michelin), ha invece farcito i suoi tortelloni con un morbido di patata affumicata, sposandoli con degli sconcigli alla bourguignonne e spuma di ostriche del Lago di Paola. Consistenze, suggestioni iodate e note fumè orchestrate su insolite materie prime del luogo e twist di tecniche francesi, e lo racconta così:

Per me valorizzare il territorio vuol dire impegnarmi nel selezionare alcune produzioni di piccoli agricoltori o artigiani e mettere in risalto le caratteristiche dei loro prodotti tramite i nostri piatti o preparazioni, sempre e se troviamo punti in comune sul’ etica con la quale svolgono il proprio lavoro.


Ho scelto questi ingredienti perché sono nato e cresciuto in campagna, a Pontinia e quindi conservo un attaccamento a quelli che sono i processi della vita agricola (cicli di produzioni, attese, gesti e usi ). Poi l’arrivo a Terracina e l’approccio a tutto ciò che offre il mare, inclusa la valorizzazione del pescato di queste zone che ritengo sia di una qualità straordinaria e necessità del giusto approccio; per questo mi è piaciuto inglobare passato e presente del nostro vissuto in provincia.

Fabio Verrelli D’Amico, Chef di Materiaprima Osteria Contemporanea di Pontinia (1 stella Michelin) con “Anguilla alla brace, pecora cruda e misticanza di lago”, ha invece estremizzato sapori e scelte, attingendo alla laguna e al gregge, creando un insolito, quanto riuscito, legame issato sulla personalità dell’Anguilla alla brace e su quella della Pecora cruda unite, idealmente e attivamente dalle erbe amare, e che diventano l’una la spalla dell’altra. Un piatto che è frutto di osservazione, ricerca e ragionamento applicato.

Il desiderio è stato di rappresentare elementi e tradizione del nostro territorio della nostra palude. Abbiamo ragionato su ciò che rappresentavano per noi gli spazi che abitiamo. Il lago di Fogliano è da sempre un bacino, esiste una buona produzione di anguilla locale, un pesce molto grasso che lega la sua cottura alla brace che riporta il sapore di carne.

Ragionando sugli ambiente e sui loghi, osserviamo questa dimensione che si compenetra con quella agricola pastorale: qui le pecore che si nutrono delle erbe salmastre. Da lì nasce l’idea di unire la succosità della pecora all’anguilla maturata nel grasso di pecora, per acquisire più struttura. Abbiamo poi lavorato sulla frollatura della carni e ne abbiamo tirato fuori un piatto in cui pecora e anguilla sono entrambe protagoniste unite da una salsa fatta con i fondi di entrambe, aggiungendo le erbe amare e la misticanza selvatica, che le nutrono e le uniscono.


Giovanni D’Ecclesiis, Resident chef de il Vistamare, che unisce sapore, tecnica e leggerezza nei suoi piatti, ha aperto la cena con “Pesce San Pietro, limone Trombolotto di Sermoneta, carciofi di Sezze e prosciutto di Bassiano” e chiuso le danze di una serata che ha lasciato una profonda impronta con un dolce dedicato alla Fragola Favetta e Moscato di Terracina, dolci e briose icone di questo litorale.

La cena, in abbinamento ai vini di Marco Carpineti, è stata un omaggio al territorio nel suo insieme, dal Parco Nazionale del Circeo fino a Ponza, perla dell’arcipelago pontino, inclusi laghi, luoghi, campi, boschi e paludi. L’Hotel Fogliano e il suo ristorante Il Vistamare, di proprietà di Gianluca e Roberta Boldreghini, attraverso una politica di comunicazione della ricchezza e dell’ unicità di questo multisfaccettato tratto di litorale italiano, sono veri e propri anfitrioni che, con grande entusiasmo e passione inclusiva, sostengono e alimentano attivamente il movimento di rinnovamento culturale e di fruizione del generoso territorio agro pontino. Ad Maiora Semper.

Il Vistamare – Hotel Fogliano New Life

Piazzale G.Loffredo, 04100, Latina (LT)
Tel: 0773/273418, info@ilfoglianohotel.it, www.ilfoglianohotel.it

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Quando si parla di Pizza le declinazioni sono davvero infinite perchè il cibo più famoso al mondo, orgoglio della gastronomia italiana e patrimonio immateriale dell’umanità secondo l’Unesco, è un prodotto contemporaneo, antico e moderno, in costante evoluzione, sempre tesa (o stesa) ad intrepretare nuovi gusti, ricerca e nuove abitudini.

In questa ottica evolutiva, Molino Dallagiovanna ha lanciato un avvincente contest per individuare il professionista che si aggiudicherà il titolo di “Dallagiovanna Pizza Ambassador” rappresentando la pizza in Italia e nel Mondo per l’anno 2023, affiancando l’azienda a fiere ed eventi.  Un’occasione Unica che segnerà la carriera del vincitore in un Bit!

Sono ben centottanta i pizzaioli d’Italia che si stanno contendendo il titolo di “Dallagiovanna Pizza Ambassador 2023”, per diventare il volto ufficiale del Molino per rappresentare il settore pizza in Italia e nel mondo attraverso un’avvincente gara che Molino Dallagiovanna ha ideato per i pizzaioli professionisti con la collaborazione come media partner del Gambero Rosso, primo gruppo editoriale multimediale enogastronomico in Italia e Forni Moretti, azienda leader per le tecnologie di cottura dei prodotti lievitati.

Che sia Margherita o un Futuro di Marinara, bassa e croccante o morbida con il cornicione gonfio, pensata con condimenti ricercati, tradizionali o creativa, con farine senza glutine o con germe di grano, in Teglia, in Pala, al Metro o nel Padellino, quando si parla di pizza le declinazioni sono davvero infinite perchè la pizza, cibo più famoso al mondo, orgoglio della gastronomia italiana e patrimonio immateriale dell’umanità secondo l’Unesco è un prodotto in costante evoluzione, sempre tesa (o stesa) ad intrepretare nuovi gusti, ricerca e nuove abitudini.

Proprio in questa ottica evolutiva, e per individuare un nuovo modo di vivere la pizza, Molino Dallagiovanna lancia una sfida a suon di farine, impasti, condimenti, pale e palini. Vediamo qual è stata fino ad adesso il suo percorso.

Come Funziona PIZZA BIT?

La fase 1 relativa alle iscrizioni, dal 1 Settembre 2021 al 30 Novembre 2021 è terminata, ed ora siamo nella “Fase 2”

Le Gare Regionali

I 180 professionisti selezionati dalla “fase 1, di iscrizione” sono stati chiamati a realizzare, portando il proprio impasto e senza “vincoli di farina” una “pizza tonda classica” in una delle 9 tappe presso una delle sedi indicate. Un’attenta giuria, composta da tecnici e giornalisti del settore, giudicherà la pizza realizzata in base a diversi parametri.

Si è partiti a febbraio con le 9 Gare Regionali (3 al Nord, 3 al Centro e 3 al Sud), alle quali partecipano 20 pizzaioli per tappa.

Le Semi-finali

Da 180 solo 27 professionisti accederanno alla “Fase 3, le semi-finali” che si svolgeranno a Giugno-Luglio 2022.

Le 3 tappe da 9 partecipanti l’una, avverranno nelle più belle spiagge italiane.

La gara continuerà a giugno e luglio con le 3 semifinali in programma sulle spiagge di Calabria, Abruzzo ed Emilia Romagna.

Anche qui la pizza verrà realizzata e valutato, ma stavolta sia da una giuria di tecnici e giornalisti sia da una giuria popolare, al fine di decretare i 3 pizzaioli che passeranno il turno alla fase finale.

La finale

A Settembre 2022, presso il Molino Dallagiovanna, i 9 finalisti avranno 20 minuti per realizzare il piatto da presentare alla giuria. Solo il Migliore, ovvero un connubio di Pizza & Pizzaiolo, capacità tecniche, creative e comunicative, diventerà il “Dallagiovanna Pizza Ambassador“, pronto a girare il mondo.

L'avvincente finalissima è prevista per il 10 settembre in occasione delle celebrazioni per i 190 anni dell’azienda.

L’ultima Selezione Regionale

Lo scorso lunedì 11 aprile si è svolta nelle Marche, presso l’Accademia della Cottura MorettiLAB / Moretti LAB Learn & Bake – di Mondolfo (PU), la sesta e ultima tappa della lunga maratona di Pizza Bit Competition.

Nella tappa marchigiana a conquistare i palati della qualificata giuria composta da esperti del settore, blogger e giornalisti sono stati:

  • Matteo Vitali della pizzeria “Il Cortile in centro” di Rimini (RN) con la pizza “Pavonia”;
  • Andrea Ciarloni de “La Bottega di Via Cimarelli” di Ancona (AN) con la pizza “Battuta”;
  • Alessandro Di Gennaro della pizzeria “L’Antico Portone” di Teramo (TE) con la pizza “L’Alba Adriatica”.

In base al regolamento di Pizza Bit Competition, i candidati in gara sono stati valutati secondo i seguenti criteri: ricetta dell’impasto (conoscenza base delle tecniche di impasto, metodo di esecuzione, creatività), presentazione del piatto finale (impiattamento, armonicità, creatività), assaggio (masticabilità, armonicità dei sapori e degli abbinamenti, cottura), professionalità del candidato (abbigliamento e presenza, capacità comunicative, gestione e pulizia della postazione di lavoro).

Partner tecnico dell’intera competizione è Moretti Forni, azienda leader per le tecnologie di cottura dei prodotti lievitati, che ha ospitato la gara delle Marche. In occasione delle semifinali e della finale Molino Dallagiovanna si avvarrà della collaborazione di Cast Alimenti, la Scuola di cucina di cui è partner da molti anni a sostegno della formazione e dell’eccellenza delle professioni. Per maggiori informazioni: https://www.dallagiovanna.it/pizza-bit-competition.

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A pari del Panettone, la Colomba è la dolce regina della Pasqua, immancabile sulle tavole degli italiani nei giorni di festa. Diventata Nuovo Banco di Prova di Abili Chef e acclamati Pastry Chef, tra i due lievitati pare non vi sia nessuna distinzione sostanziale, se non la forma, che rimanda al simbolo di Pace dai tempi di Noè in poi.

Ad ogni Pasqua, oltre la tradizionale, nuovi abbinamenti e sapori, perfetti per giustificare qualche strappo calorico in più in nome della Creatività di Abili Chef e acclamati PastryChef.

Entrambi i lievitati sono di origine lombarda, ma mentre il Panettone nasce nel ‘600 come dolce di Natale e si diffonde più tardi nel resto dell’Italia conquistando il nome con il quale oggi è noto nel mondo; la colomba arriva qualche decennio più tardi arricchita di glasse, mandorle e granelle.

Condividono gli stessi ingredienti di preparazione dell’impasto di partenza: farina, zucchero, uova, burro e lievito naturale; poi lunghe lievitazioni, fasi, impasti e ingredienti caratterizzanti: per tradizione, il panettone vuole uvetta e frutta candita, mentre nella colomba trionfano i canditi di arancia.

E’ qui che entra in gioco la creatività dello chef che da una parte cura lievitazione e alveoli, dall’altra inventa golosi abbinamenti pensati ad hoc per ogni Pasqua, perfetti per giustificare qualche strappo calorico in più.

Colomba Sal de Riso

A lievitazione naturale, la colomba classica viene farcita con bucce di arancia candite e, infine, una glassa preparata con zucchero, albumi, mandorle e nocciole. In aggiunta alla colomba classica (da 38€ al kg), potete scegliere tra diverse varianti all’amarena, limoncello, tre cioccolati, tiramisù, e per i veri chocolate addicted c’è quella farcita con gocce di cioccolato e CremDerì, la crema spalmabile a base di nocciole e cioccolato al latte in un’elegante confezione blu e verde, ispirata ai colori della Costiera.

Francesco Guida

Figlio d’Arte, Francesco Guida entra di diritto tra i senior del settore, perchè dal padre, Peppe Guida, Chef di Osteria Nonna Rosa, 1 Stella Michelin, ha ereditato tutta la passione per i sapori buoni, autentici, approfondendo tecniche alla ricerca dei soffici, gonfie e umide strutture. La sua è una colomba da manuale. Le varianti sono cioccolato al latte, fondente e amarene, mandarino e pasta di mandorle e albicocca.(1 kg, 35 € https://www.peppeguida.com).

La Colomba di Antonino Cannavacciuolo

Rimanendo in Campania, tra i grandi chef, merita menzione la colomba di Antonino Cannavacciuolo, in vendita in un’elegante scatola blu con dei motivi geometrici che richiamano, in breve, le maioliche della Costiera. In conclusione, un dolce soffice, fragrante e profumato, al quale sarà difficile resistere. La colomba è preparata con gli ingredienti tradizionali e realizzata nella versione classica (con glassa di mandorle e nocciole), al cioccolato e arancia, e al limoncello (glassata con cioccolato bianco e scorze di limone). Poi Esotica (glassa al cioccolato bianco con perle croccanti di cioccolato bianco e cocco rapè e cuore morbido con farcitura dai sapori esotici); Gianduia (glassa al cioccolato gianduia con pepite di cioccolato al latte e cuore morbido con farcitura di cremoso al Gianduia); Melannurca e Cioccolato bianco (glassa al cioccolato bianco e perle croccanti e cuore morbido con farcitura di cremoso al cioccolato bianco Pezzetti di Melannurca Campana IGP candita). Quest’anno anche la versione certificata Vegan, preparata con gocce di cioccolato, ma senza canditi, nel formato 750 grammi, conterrà cioccolato fondente, bevanda di soia, lievito madre, olio extra vergine di oliva, burro di cacao, pasta di scorza d’arancia, pasta di scorza di limone, pasta di scorza di mandarino, curcuma, vaniglia bourbon. Disponibile sono nel formato da 750 gr e acquistabile online e nei negozi specializzati.

Colomba Iginio Massari

Sono due le versioni realizzate dal grande maestro ma certamente sapranno soddisfare anche i palati più esigenti, un trionfo di profumo e morbidezza, acquistabile online e nei negozi specializzati. La colomba classica mandorlata del maestro pasticcere Iginio Massari ha un impasto arricchito con scorza d’arancia candita, ricoperta da una croccante glassa all’amaretto con mandorle e granella di zucchero. La versione al cioccolato con scorze di arancia candita, cioccolato al latte e fondente; mentre la superficie è ricoperta con scaglie di cioccolato fondente, amaretto e cereali.

Colomba Niko Romito

Lo chef di Castel di Sangro che studia e ricerca, per Pasqua 2022 propone una colomba dal gusto leggero e fresco, non eccessivamente dolce, ricoperta da una glassa di mandorle e zucchero grezzo. L’impasto ha una consistenza leggera grazie alle tre fasi di fermentazione e alle quattro di lavorazione e lievito madre, che rende il prodotto finale altamente digeribile. Il profumo dell’impasto si deve alle bacche di vaniglia Bourbon, alla cannella e a un’ emulsione di mandorla biologica siciliana.
una bontà disponibile sull’e-shop , al prezzo di 40€ al kg, e nelle versioni classica e al cioccolato.

La Colomba di Ciccio Sultano e Fabrizio Fiorani

La colomba di Ciccio Sultano e Fabrizio Fiorani, pasticcere del Gruppo Sultano, è lavorata a mano e farcita con arance e limoni canditi, vaniglia, burro di latteria, mandorle siciliane, buccia fresca di arancia e limone, farina italiana di qualità.
Ispirata al meglio della Sicilia, è protetta nella sua grammatura da 1kg, da un’elegante packaging perfetta da accompagnare ad un bicchiere di Moscato di Pantelleria Vinisola, tutto disponibile sullo shop Sultano.

Le colombe del San Domenico di Imola

Anche il ristorante due stelle Michelin «San Domenico» di Imola ha la sua colomba (45 €). Le varianti sono due, oltre a quella classica la proposta alternativa è un impasto aromatizzato con fragole e cioccolato. I canditi della colomba tradizionale sono misti, di limone, arancia, bergamotto e mandarino, ma la pasta è arricchita anche da gelatine di albicocche. In quella con fragole e cioccolato gli ingredienti sono fragoline di bosco candite, cioccolato fondente al 55% e una glassa alle mandorle, nocciole e cacao.

“La voce” di Aimo e Nadia

«Voce Aimo e Nadia» è il bistrot del ristorante due stelle Michelin guidato dagli chef Alessandro Negrini e Fabio Pisani. Per Pasqua hanno realizzato la loro versione della colomba rispettando a pieno la tradizione: lievito madre, uova da allevamento a terra, arance candite dalla Calabria, mandorle biologiche pugliesi (42 €). La colomba può essere acquistata presso il bistrot oppure online.

Colomba Fiasconaro

Quella dei fratelli Fiasconaro è una colomba nella quale troverete, a seconda della variante scelta, i prodotti siciliani per antonomasia: pistacchio di Bronte, arance, cioccolato di Modica, albicocche, mandorle e la Manna delle Madonie. Per gli amanti della tradizione, c’è la colomba classica, con freschi canditi d’arancia e ricoperta di glassa. La variante all’essenza di petali di rose con gocce di cioccolato rosa, ricoperta infine con confettura di fico d’india, cioccolato bianco e croccantini di cioccolato, rimane impressa, così come merita menzione anche la versione “Oro di manna”, con cioccolato gianduia e crema alla Manna da spalmare, ricoperta di cioccolato bianco e mandorle. Tutte nelle esclusive confezioni di latta firmate Dolce&Gabbana.

La Pasqua secondo i Cerea

Una pasta lievitata giallo intenso e soffice, la colomba classica firmata Cerea, del ristorante tre stelle Michelin «Da Vittorio», a Brusaporto (Bergamo), è una chicca per veri gourmand. L’impasto è arricchito con arancia candita e uvetta, mentre la copertura è di zucchero e mandorle intere tostate. La si può ordinare sullo shop del loro sito, con consegna a domicilio in tutta Italia. Entrambe le ricette sono disponibili anche sul sito Cosaporto.it.

La versione di Carlo Cracco

Tre idee dalla cucina dello chef stellato Carlo Cracco: classica, cioccolato e pistacchio. Partendo da un unico formato da un chilo, lo chef parte dal grande rispetto per la tradizione per la versione classica, mentre si diverte a rivisitare il dolce pasquale nella versione al cioccolato. Infatti, al suo interno ci sono dolci arance e albicocche candite targate Agrimontana. Per la versione al pistacchio, Cracco ha scelto una glassa al cioccolato bianco e pistacchio, arricchita all’interno con del goloso pralinato sempre a base del celebre frutto secco siciliano.

La Colomba “Special” di Vincenzo Tiri e Gianfranco Lo Cascio

Il maestro pasticcere Vincenzo Tiri ha realizzato in limited edition in collaborazione con Gianfranco Lo Cascio di BBQ4All con il quale ha ideato una nuova versione del celebre dolce pasquale in una scatola di latta nera opaca e oro, in due combinazioni di gusti: classica, con arancia candita e pepite di cioccolato e crema zabaione al marsala; primaverile-estiva con pepite di frutta tropicale candita come ananas, mango e papaya e crema spalmabile a base di liquore Strega di Benevento.

Gucci Osteria

Karime Lopez, chef del ristorante una stella Michelin «Gucci Osteria» che fa parte dell’universo di Massimo Bottura, reinterpreta la colomba esaltandone le note agrumate. L’impasto, infatti è arricchito da canditi di bergamotto e yuzu, un agrume giapponese (80 €, disponibile anche online). Ogni colomba è confezionata in una scatola di latta a marchio Gucci.

Dario Nuti al Rome Cavalieri

Il Rome Cavalieri è un vero e proprio resort di lusso nel cuore della Città Eterna. Il Pastry Chef di questo esclusivo luogo che domina Roma è Dario Nuti. La sua visione della pasticceria sposa la tecnica aristocratica e la valorizzazione della materia prima tutte francesi armonizzate magistralmente con l’approccio più popolare e festoso della pasticceria italiana.

La sua Colomba è classica, con particolare cura per i candidi che prepara lui stesso con arance biologiche siciliane, attitudine e accortezza in pieno stile Rome Cavalieri, sempre attento ai temi della sostenibilità e tradizione, con sostegno attivo ai grandi prodotti del nostro territorio italiano. La colomba ha un peso di 800 gr ed il costo è di 40€.

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Tanta l’attesa per il ritorno in presenza a Veronafiere del 54° salone dei vini e dei distillati (10-13 aprile). L’evento offre agli operatori e alla stampa specializzata da tutto il mondo la possibilità di conoscere le migliori
cantine della Penisola che, pur nella differenza di territorio, stile produttivo e dimensioni aziendali, sono accomunate dall’altissima qualità dei vini prodotti. Saranno 4.400 le aziende espositrici in 19 nazioni presenti
alla manifestazione che, dopo due anni di stop a causa del Covid, torna già con numeri pre-pandemia.


Oltre la confermata internazionalità della rassegna, con 700 top buyer esteri da 50 Paesi già accreditati. Oltre 30 i grandi convegni e 76 le degustazioni in calendario. In contemporanea a Vinitaly anche Sol&Agrifood, il salone internazionale dell’agroalimentare di qualità, ed Enolitech, il salone internazionale delle tecnologie per la
produzione di vino, olio e birra. Di seguito un’agenda di appuntamenti da tenere a mente.

IL PROGRAMMA DELLE ATTIVITA’

Presentazione XVIII Rapporto Osservatorio Nazionale “Città del Vino”: Turismo del Vino al Femminile – Vinitaly, domenica 10 aprile ore 15 Spazio MIPAAF, Centro Congressi Palaexpo, Verona

Il turismo del vino e le donne: quale futuro? Se ne parlerà domenica 10 aprile a Vinitaly in occasione della presentazione del Rapporto annuale dell’Osservatorio sul turismo del vino che quest’anno vede alleati l’Associazione Nazionale Città del Vinol’Associazione Nazionale Le Donne del Vino l’Associazione La Puglia in Più. Il questionario e l’analisi successiva sono stati curati da Nomisma – Wine Monitor, maggior centro di ricerca italiano sul wine business, sotto la guida di Denis Pantini.

L’appuntamento è alle 15 nello Spazio Mipaaf interno alla fiera, alla presenza del ministro per le Politiche Agricole Stefano Patuanelli. Interverranno Donatella Cinelli Colombini, presidente Donne del Vino; Angelo Radica presidente nazionale di Città del Vino e il senatore Dario Stefàno presidente della Commissione Politiche dell’Unione Europea a Palazzo Madama. Modera la giornalista Lara Loreti, IlGusto (La Repubblica, La Stampa).

«Le donne sono sempre più protagoniste dell’accoglienza turistica nelle cantine italiane – commenta la presidente delle Donne del Vino Donatella Cinelli Colombini – Una circostanza che fa intravedere nei nuovi settori del vino – export, comunicazione, marketing e appunto turismo – la nuova frontiera della parità di genere».

La novità di questa edizione del Rapporto è la «declinazione al femminile» in quanto analizza il tema del turismo del vino, oltre che dal punto di vista dei Comuni, focalizzando l’attenzione sulle donne che appaiono le vere protagoniste dell’accoglienza turistica nelle cantine italiane. L’indagine Nomisma -WineMonitor ha anche spacchettato l’enoturismo italiano rivelando le diversità fra le varie parti d’Italia, le evoluzioni attese e le tipologie di investimenti in programma nei prossimi anni. Nel complesso, l’indagine mostra, un settore sul cui la stragrande maggioranza delle cantine punta molto anche se non facilissimo da gestire.   

La parte dedicata alle donne è stata fortemente voluta da Donne del Vino (Vinitaly – stand Centro Servizi Arena, Galleria tra Pad. 6/7 Box 25) e dal Senatore Dario Stefàno, primo estensore della normativa sulle cantine turistiche.  Ha il fine di mettere le basi della cabina di regia nazionale del turismo del vino, dando spazio alle donne.

L’indagine va a formare il XVIII Rapporto dell’Osservatorio sul Turismo del Vino dell’associazione Città del Vino (Vinitaly – Padiglione 9 stand C4): «Il turismo del vino unisce una fitta rete di soggetti – afferma il presidente di Città del Vino Angelo Radica – che una cabina di regia nazionale dovrà guidare nelle politiche di sviluppo e di promozione, questo è l’auspicio e la proposta di Osservatorio sul turismo del vino che facciamo al Ministro per le Politiche Agricole, declinando su ogni territorio le buone pratiche e valorizzando le tante differenze e peculiarità dei territori che fanno del turismo del vino e dell’olio, altro settore emergente, un volano strategico per la ripresa dopo la crisi pandemica».

«Avere un set aggiornato di dati, tendenze e prospettive del fenomeno dell’enoturismo – oggi finalmente normato – era necessario e utile agli operatori e alle tantissime operatrici del settore – rileva il senatore Dario Stefàno – Ma credo, ugualmente, che un sistema di rilevazione e elaborazione di dati su questa proposta di turismo che vede già l’Italia come la meta tra le più ambite a livello mondiale sia parimenti necessario tanto alla politica quanto alle realtà amministrative locali al fine di costruire e irrobustire quel percorso di crescita su cui l’enoturismo è ormai ben instradato,  come peraltro già appare dallo studio che ci apprestiamo a presentare».


Le Attività dell’Associazione Nazionale Città del Vino

HALL 9 – STAND C4 (Domenica 10, Lunedì 11, Martedì 12 e Mercoledì 13)

SPAZIO MIPAAF (MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI) (Martedì 12 Ore 14.00-18.00) Domenica 10 Aprile, Ore 12.30 PADIGLIONE 9 C 4 STAND CITTA DEL VINO 

“DAI VIGNETI COSTIERI FRANCHI DI PIEDE A QUELLI AD ALTA QUOTA: LE VITICOLTURE EROICHE DELLA SARDEGNA”

Iniziativa in collaborazione con Regione Sardegna – Agenzia Laore

Saranno presenti: Gabriella Murgia, Assessore all’Agricoltura della Regione Sardegna; Angelo Radica, Presidente Associazione Nazionale Città del Vino; Giovanni Antonio Sechi, Coordinatore delle Città del Vino della Sardegna e VicePresidente Città dell’Olio; Elena Cornalis, Vicesindaco Comune di Sennori e Consigliere con delega all’Osservatorio Consiglio Nazionale Città del Vino; Renzo Peretto, Dirigente Agenzia Laore – Regione Sardegna Luca Mercenaro, Docente presso Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari 

Ore 15.00 CENTRO CONGRESSI PALAEXPO – SPAZIO MIPAAF – MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Iniziativa in collaborazione con l’Associazione Nazionale “Le Donne del Vino” e “La Puglia in più”

Intervengono:

Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali; Angelo Radica, Presidente Associazione Nazionale Città del Vino; Dario Stefàno, Senatore e Presidente “La Puglia in più” ; Donatella Colombini Cinelli, Presidente Associazione Nazionale Le Donne del Vino; Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor NOMISMA

Modera: Lara Loreti, Giornalista di Repubblica e Donna del Vino

Lunedì 11 Aprile Ore 10.00 PADIGLIONE 10 STAND REGIONE PIEMONTE

PRESENTAZIONE 20° EDIZIONE “CONCORSO ENOLOGICO INTERNAZIONALE CITTA DEL VINO”

Iniziativa in collaborazione con REGIONE PIEMONTE e PIEMONTE LAND

Intervengono:

Marco Protopapa, Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte; Angelo Radica, Presidente Associazione Nazionale Città del Vino; Stefano Vercelloni, VicePresidente Associazione Nazionale Città del Vino Filippo Mobrici, Vice Presidente Piemonte Land

Modera Paolo Corbini, Direttore Associazione Nazionale Città del Vino

Ore 16.00 PADIGLIONE 11 REGIONE MOLISE STAND HS

“TINTILIA: UNA STAGIONE NUOVA PER L’ENOLOGIA DEL MOLISE”

PRESENTAZIONE VOLUME “LA VITE E IL VINO: UNA STORIA ENOLOGICA DEL MOLISE”

PRIMO VOLUME COLLANA HUMUS – IBC EDIZIONI

Iniziativa in collaborazione con REGIONE MOLISE e CIA MOLISE

Intervengono:

Sebastiano Di Maria, Autore e Docente di Enologia Enogastronomia e Turismo Università degli Studi del Molise; Angelo Radica, Presidente Associazione Nazionale Città del Vino; Attilio Scienza,  Presidente della Fondazione Sanguis Jovis della Fondazione Banfi e Responsabile scientifico della Vinitaly International Academy

Modera: Paolo Corbini, Direttore Città del Vino

Martedì 12 Aprile Ore 11.00 SALA SALIERI CENTRO CONGRESSI PALAEXPO PIANO 1 “AL VIA CALICI DI STELLE!”

Firma del protocollo di intesa per la nuova Edizione dell’evento enoturistico dell’Associazione Nazionale Città del Vino e del Movimento del Turismo del Vino

Accordo e Vademecum fra Associazione Nazionale Città del Vino e Movimento Turismo del Vino per Calici di Stelle 2022.

Saranno presenti: Angelo Radica, Presidente Associazione Nazionale Città del Vino  Nicola d’Auria, Presidente Movimento Turismo Vino

Ore 12.00 PADIGLIONE 9 C 4 STAND CITTA DEL VINO  Presentazione del progetto “DIVERSAMENTE ABILI”.

Progetto sperimentale di terapia occupazionale, per promuovere l’autonomia e l’inclusione sociale.

A cura di Marco Razzano, Coordinamento Città del Vino della Campania 

Ore 14.00 SALA SALIERI CENTRO CONGRESSI PALAEXPO PIANO 1Partecipazione dell’Associazione alla Conferenza ENIT “L’ENOTURISMO COME STRUMENTO PER LO SVILUPPO TERRITORIALE”

Introduzione a cura di Roberta GARIBALDI, Amministratore Delegato ENIT

Intervengono: Massimo GARAVAGLIA Ministro del Turismo; Marco PROTOPAPA  Assessore all’Agricoltura Regione Piemonte; Vittoria POGGIO  Assessore alla Cultura Turismo Commercio Regione Piemonte; Alessandra PRIANTE  Direttore Regionale Europa UNWTO; Nicola D’AURIA  Presidente Movimento Turismo del Vino

Angelo RADICA Presidente Associazione Nazionale Città del vino

Paolo MORBIDONI Presidente Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori d’Italia

Modera Luca FERRUA Direttore GEDI Gruppo Editoriale

Ore 15.00 – 18.00 CENTRO CONGRESSI PALAEXPO SPAZIO MIPAAF – MINISTERO POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALISTAND  “PATTO DI SPELLO”

Presenza dell’Associazione Nazionale Città del Vino in collaborazione con Unione Italiana Vini, Federazione Italiana delle Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori e Movimento Nazionale Turismo del Vino   

Mercoledì 13 Aprile Ore 10.00 PADIGLIONE 10 STAND REGIONE PIEMONTE PRESENTAZIONE VOLUME “VERMENTINO – VITIGNO DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI”.

IL NUOVO LIBRO DI MARIO FREGONI, PIER PAOLO LORIERI E LUIGI BAVARESCO

Intervengono: Luigi Bavaresco, Autore e Prof. Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali Università Cattolica del Sacro Cuore e Presidente Gruppo esperti “Risorse genetiche e selezione della vite” OIV 

Angelo Radica, Presidente Associazione Nazionale Città del Vino

Mario Fregoni, Autore del volume e Ambasciatore Città del Vino

Pierpaolo Lorieri, Presidente Federazione Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori di Toscana e autore del volume

Filippo Mobrici, Vice Presidente Piemonte Land

Modera Paolo Corbini, Direttore Associazione Nazionale Città del Vino

Ore 12.00 PADIGLIONE 5 STAND G 4-6 PRESSO CONSORZIO TUTELA VINI SOAVE E RECIOTO DI SOAVE

PRESENTAZIONE DELLE ATTIVITA’ DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE CITTA DEL VINO CON FOCUS “PIANIFICARE I COMPRENSORI VITIVINICOLI DI QUALITA’: NUOVE PRATICHE E PROSPETTIVE NELLA PIANIFICAZIONE URBANISTICA E TERRITORIALE”

Intervengono: Angelo Radica, Presidente Associazione Nazionale città del Vino

Giovanni Verzini, Consigliere Consiglio Nazionale di Città del Vino con delega al Concorso Enologico Internazionale  

Valeria Lingua,  Docente Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze, Comitato Tecnico Scientifico PRG Città del Vino

CAMPANIA – AREA IRPINIA


Per questa edizione 2022 la Camera di Commercio di Avellino punta molto sul turismo enogastronomico, asset fondamentale per il nostro Paese.

Lo farà premiando, con il marchio Ospitalità Italiana, (Lunedì 11 ore 15:00) le strutture ricettive, ristorative e agrituristiche che si sono particolarmente distinte su questo versante. Mentre sarà la Coldiretti a evidenziare le strategie per il futuro con un focus sull’Irpinia come riuscito esempio di DAQ (Distretto Agroalimentare di Qualità).
Così come saranno da scoprire, tanto per non cambiare argomento, Lunedì 11 alle ore 12:00, le 5 declinazioni dell’Aglianico: dallo Spumante al Rosato, dai Campi Taurasini al Passito, con il passaggio obbligato per il Taurasi DOCG, un viaggio alla scoperta di uno dei vitigni più affascinanti del panorama vitivinicolo, non solo nazionale.


Per chi vuole invece farsi sorprendere l’appuntamento è Martedì 12 ore 14:00 con il Roviello Bianco, autentica chicca per intenditori, per una degustazione verticale condotta da Slowfood.
E se è vero che il vino flirta spesso con l’arte, i visitatori del padiglione non potranno perdersi la performance musicale che vedrà, sempre Martedì 12 alle ore 16:00, sul palco due maestri dell’improvvisazione jazz, capaci di fusion che non hanno nulla da invidiare ai migliori blend. Spazio quindi a Carlo Contini, violinista di straordinario talento, e a Trilok Gurtu, percussionista di origine indiana che vanta collaborazioni con alcuni dei migliori musicisti del pianeta. Con la partecipazione del Maestro Beppe Vessicchio.

MOVIMENTO TURISMO DEL VINO ITALIA – PalaExpo – Area MIPAAF

Il Movimento Turismo del Vino è un’Associazione no profit nata nel 1993 una formula unica al mondo capace oggi di racchiudere oltre ottocento tra le migliori aziende vitivinicole italiane, selezionate sulla base di specifici requisiti, primo fra tutti quello della qualità dell’accoglienza.
Lunedì 11 nel pomeriggio sarà presente il Presidente Nicola D’Auria. Martedì alle ore 15:00 firma protocollo d’intesa tra MTV Italia e Ass. Città del Vino. www.movimentoturismovino.it

CMDB – CONCOURS MONDIAL DE BRUXELLES


La Calabria, e più precisamente la città di Cosenza, accoglie la sessione
principale del concorso, competizione enologica internazionale di riferimento dedicata ai vini rossi e bianchi. Oltre 350 degustatori sono attesi nella regione, dal 19 al 22 maggio 2022. Presentazione ufficiale a cura della Regione Calabria presso la Sala Iris -Pala Expo Martedì 12 aprile ore 15.00.

Le Donne del Vino e la Regione Lazio – Padiglione Lazio

La degustazione nel programma eventi della Regione Lazio,
il giorno 11, alle ore 16, nel Padiglione Lazio

Vini e vulcani. Praticamente un connubio perfetto e un punto di riferimento per i winelover, spesso alla ricerca di etichette che siano contraddistinte da questa liaison. Perché i vini da uve allevate su terreni vulcanici sono unici per carattere, profilo organolettico e genesi. Il vulcano, inteso come ambiente naturale e culturale, è un sistema complesso ad alto tasso di produttività. Il carattere dei beni agricoli, quindi vino ma non solo, qui realizzati presenta segni di singolarità e distinzione: il territorio vulcanico plasma ciascun prodotto grazie al suo carattere maieutico


E in tal senso il Lazio non è secondo a nessuno. “Il Lazio dei vini è infatti, – sottolinea Alessandro Brizi, Consigliere Nazionale ONAV, redattore di Leggo, firma importante del giornalismo di settore e Capo Redattore de l’Assaggiatore – per la sua quasi totalità, un ambiente di origine vulcanica; un paradigma, quindi, che detta stile e personalità a ciascuna etichetta, sempre riconoscibile e inconfondibile nel panorama dell’enologia italiana”.


Da queste considerazioni, oltre che per la passione per i vini “vulcaniani”, nasce la degustazione organizzata dalla delegazione Lazio delle Donne del Vino che avrà luogo nel Padiglione Lazio Lunedì 11 Aprile alle ore 16.00. Otto etichette, otto splendide interpretazioni che vedranno protagoniste le uve della regione e che verranno raccontate da Brizi.


“È il vulcano l’ingrediente segreto che rende gran parte dei vini prodotti nel Lazio assolutamente unici, di carattere, fortemente identitari. – spiega Manuela Zennaro, giornalista enogastronomica, direttore responsabile Excellence Magazine e delegata Lazio dell’Associazione Nazionale Donne del Vino – Perché in pochi sanno che il Lazio vitivinicolo insiste in gran parte su terreni vulcanici che dal Lago di Bolsena si spingono fino a Cori, delineando un dorso collinare che ama la vite, la coccola, la esalta ed è capace di generare vini che, anno dopo anno, sfoderano grinta, carattere e grande eleganza. I tempi sono maturi, oggi siamo pronti per competere con i grandi vini italiani”.

Gli appuntamenti di ROMA DOC

A Verona da domenica 10 a mercoledì 13 aprile
ROMA DOC PORTA A VINITALY
UNA LEZIONE TRA STORIA, ANTROPOLOGIA, SOCIOLOGIA E MARKETING
Lunedì 11, alle ore 17.00, nello spazio eventi all’interno del Padiglione Lazio.


A raccontare il rapporto millenario tra l’Urbe e il vino, il Professor Ernesto Di Renzo, dell’Università di Tor Vergata in Roma
E’ partito il conto alla rovescia per la tanto attesa edizione 2022 di Vinitaly. E ovviamente le agende degli addetti ai lavori e appassionati si riempiono di appuntamenti: degustazioni, convegni, verticali, talk show e tutto quello che può caratterizzare una manifestazione della portata di quella veronese, in calendario da domenica 10 a mercoledì 13 aprile. Ma non saranno molti quelli in grado di presentare una vera e propria lectio magistralis, con tanto di docente universitario. Lo farà il Consorzio Roma Doc che per la prima volta avrà un suo spazio nell’ambito della fiera scaligera, un’area comune all’interno del Padiglione Lazio con le 24 cantine ad alternarsi tra incontri “faccia a faccia” con la stampa di settore, degustazioni e momenti di business. Ma il momento più atteso sarà quello di lunedì 11 quando alle ore 17.00, nello spazio eventi del Padiglione Lazio, si svolgerà appunto una vera e propria lezione. Titolo dell’incontro: “Roma Caput Vini? Dialoghi tra storia, antropologia, sociologia e marketing”.


“Il nostro è un Consorzio assai giovane – spiega Tullio Galassini, enologo e presidente Consorzio Vini Roma DOC – siamo nati nel 2018. Ma siamo anche depositari di un’eredità importante che comporta delle responsabilità che vanno anche oltre quelle che comunemente caratterizzano l’attività e la filosofia di un Consorzio di vini. Roma è uno dei “brand” più conosciuti e celebrati al mondo e, proprio per questo, i vignaioli del territorio si impegnano con tutta la loro forza nel portare avanti un discorso dove qualità, storia, tradizione e visione del futuro devono necessariamente procedere di pari passo. Vinitaly 2022 rappresenta, in tal senso, uno step fondamentale nel nostro percorso di crescita. Un passaggio che ci consente di testare, in uno scenario prestigioso, lo spirito di squadra che caratterizza il nostro lavoro”.


Ed è proprio questa visione, decisamente trasversale, ad avere portato il Consorzio a organizzare un incontro che vedrà protagonista il Professor Ernesto Di Renzo, docente di Antropologia del Gusto presso l’Università di Tor Vergata in Roma. Antropologo di fama internazionale, intratterrà il pubblico con un excursus sull’importanza del vino a Roma nel corso dei secoli. Un incontro dedicato soprattutto ai giovani che mostrano una sempre maggiore attenzione nei confronti del mondo agroalimentare e della cultura enogastronomica del nostro Paese. Consorzio Roma DOC



“Ne sono diretta testimonianza i numerosi corsi di laurea sull’argomento nati negli ultimi anni. – conferma il Professor Ernesto Di Renzo – Tor Vergata, tanto per citare l’ateneo presso il quale insegno, già da tempo ha avviato un corso triennale di turismo enogastronomico che permette ai ragazzi non solo di approfondire la loro conoscenza sul tema ma anche di approcciare in modo professionale un settore che, per l’Italia, rappresenta un vero e proprio fiore all’occhiello”.
L’attenzione nei confronti della cultura e delle nuove generazioni, del resto, è certamente uno dei temi portanti delle strategie future del Consorzio Roma Doc.


“Questa lectio magistralis che abbiamo organizzato – racconta Rossella Macchia, vicepresidente del Consorzio con delega alla Comunicazione – rientra in un progetto più ampio che il Consorzio svilupperà a partire da oggi e che proseguirà nei prossimi anni. E che vedrà i vini di Roma al centro di un percorso che toccherà ambiti culturali e artistici. Creando importanti contatti con Università, scuole, siti artistici. Ma con una particolare attenzione anche sul versante dell’educazione al bere responsabile, tassello fondamentale nel rapporto con i consumatori, specie i più giovani”.

FederDOC

Federdoc ritiene che la riforma IG proposta dalla Commissione sia poco ambiziosa e manchi di chiarezza. Tale proposta è stata annunciata come una semplificazione, ma in realtà l’unica semplificazione presente è quella a beneficio della Commissione Europea e non per i produttori.

La proposta al contrario moltiplica gli interlocutori istituzionali per i produttori di IG poiché, oltre alla Commissione europea, in futuro coinvolgerà anche l’EUIPO.
Riteniamo molto pericoloso che la Commissione Europea non precisi come dovrebbe funzionare il nuovo sistema delle IG, e che si limiti a prevedere ampi poteri delegati per la definizione di gran parte della riforma, in tal modo privando il Parlamento Europeo e gli Stati Membri di qualsiasi potere per incidere sulla modifica degli atti delegati della Commissione.

“La Commissione Europea vuole semplicemente una delega in bianco per decidere il futuro della politica delle IG, senza il contributo dei due co- legislatori, il che non è democraticamente accettabile” – commenta Riccardo Ricci Curbastro.

“Il rischio è l’indebolimento del legame tra le IG e la politica di sviluppo rurale, in quanto se approvate come tali le regole contenute nella riforma possono mettere a repentaglio un sistema che dagli anni 70 ha dimostrato di essere strumentale per la valorizzazione delle denominazioni vinicole e lo sviluppo di molte regioni e territori europei” – aggiunge Riccardo Ricci Curbastro.

Inoltre, la delega ad EUIPO del riconoscimento delle Indicazioni Geografiche comporterebbe la gestione secondo criteri privatistici di quello che in realtà è un patrimonio collettivo, con inevitabili ricadute negative per il nostro settore, che vedrebbe minata la tutela delle nostre eccellenze per soddisfare la semplificazione degli uffici della Commissione.

Il caso Prosek ha dimostrato che c’è necessità di una maggiore tutela per le IG e tale tutela non può essere efficacemente gestita da un soggetto non istituzionale, quale l’EUIPO.

Le attuali regole delle IG sono soddisfacenti, in quanto permettono già ai produttori di vino IG di garantire la sostenibilità, di proteggere le IG, i domini internet e le merci in transito.

Nella proposta della Commissione non c’è chiarezza su come proteggerle ulteriormente, anzi alcune delle disposizioni incluse nella proposta sembrano minare quanto concordato dai co-legislatori nella riforma della PAC, entrata in vigore il 7 dicembre 2021.

Federdoc resta un interlocutore delle istituzioni e nei prossimi mesi lavorerà per migliorare il sistema ed evitare lo svilimento della politica delle IG.

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W Rome, prima sede italiana del «W Hotels Worldwide» di Marriott, è una combinazione esplosiva di elementi con un indirizzo preciso, Via Liguria 26/36, che mostra con sicurezza tutta la passione esclusiva – inclusiva del Luxury Brands Marriott International per la bellezza, per il design e moda, fitness e musica, atmosfere, buona cucina, top mixology e vibrante socialità.

Un blend di ingredienti da vivere, un’offerta enogastronomica pensata da un dream team di gran pregio e un obiettivo con epicentro il Rione Ludovisi, quello di riportare tra queste gloriose vie nuovi fasti, energie e dinamicità da condividere, diventando caleidoscopica meta di kalokagathia, informale quanto impeccabile, in moderno stile “Whatever / Whenever”. Emanuele Broccatelli, Bars Manager, ci racconta il W Rome.

Bellezza, classe, energia magnetica, spazi da vivere, atmosfere da respirare. E’ il W Rome, in via Liguria, a ridosso di via Veneto, che ridefinisce la scena degli hotel di lusso della Città Eterna attraverso il suo concetto di ospitalità e lusso scanzonato, il suo servizio informale quanto impeccabile, la sua classe da vivere e respirare in ogni ambiente.

Riporta con nuovo smalto e verve nella Capitale le suggestioni della Joy de vivre nel suo personale e poliedrico mix di divani e arredi colorati, pareti in pietra, superfici in marmo, pavimenti in legno e motivi a spina di pesce, interni e panorami, fitness e dolcezze, cibi e cocktails d’autore.

Non potendo infatti trascurare gli elementi identitari della cultura italiana divisi tra forchetta e bicchiere, per celebrare la tavola il W Rome ha chiamato alla sua corte il grande Ciccio Sultano (Ristorante Duomo di Ragusa Ibla – 2 stelle Michelin), Chef siciliano di grande capacità ed estro, che ha personalizzato l’offerta gastronomica ritagliata sul suo “Giano Restaurant” (di cui vi parleremo più avanti), Fabrizio Fiorani, Pastry Chef del team di Ciccio Sultano che torna nella sua Roma (dove aveva lavorato alla Corte di Heinz Beck) e, tra poco in terrazza, all’ Otto rooftop bar, farà capolino l’acclamato pizzaiolo capitolino Pier Daniele Seu che, con la sua pizza sotto le stelle, completerà l’offerta outdoor di Sultano di crudi e griglia e quella del Bubble bar di Emanuele Broccatelli tra Champagne, spumanti, sidri, kombuche e una lista di 8 cocktail creati sul concetto di leggerezza.

Ma non esiste attesa senza calice o tumbler che sia, così, nel frattempo, a piano terra, il W Lounge, con rilucente Bancone Bar e Giardino Clandestino annesso, non teme il confronto con “Giano bifronte” e si prepara ogni giorno ad accogliere la vita serale e notturna romana con musica dal vivo, dj set e vibranti miscelazioni d’autore.

A tal proposito abbiamo intervistato Emanuele Broccatelli, Bars Manager per capire e carpire i segreti di un Cocktail che fanno del W Lounge un Regno di grande piacevolezza, comfort vivace e vibrante.

Emanuele, bartender eclettico e giramondo, cosa ha rappresentato per te questa nuova sfida all’interno del tuo articolato percorso professionale?

Il W sicuramente mi ha dato modo di poter esprimere al meglio il mio concetto di Hospitality, dove l’Hotel si apre alla città e crea un mood completamente nuovo, che si distacca dal passato, raccontando il presente e guardando al futuro.

Così, questa Libertà, ha fatto in modo di spingere ancora di più al limite un concetto di Hospitality Inclusiva, creando nuovi trend nel mondo degli hotel in Italia.

Quali sono le maggiori differenze tra essere Bars Manager di un locale, Bars Manager di un Hotel e Bars Manager del W Rome?

In un locale, devi concentrarti su un solo bar, un solo timing di servizio e guest che entrano dalla strada.

In Hotel vuol dire rapportarsi con tutti i dipartimenti, cercando di accomodare tutte le loro richieste: è una meccanismo più strutturato in quanto vanno gestite guest in house ed esterni, e far in modo che ci sia sempre una giusta energia.

Al W hotel significa creare contenuti innovativi , che rompono gli schemi, creare nuove modalità di bar programming; fare in modo che l’hipe del locale sia sempre alta e che renda i nostri ospiti continuamente interessati a quello che stiamo facendo; essere inclusivi e con mood che guarda al futuro.

Chi sono i tuoi compagni di avventura?

Christian Zandonella – GM; Emanuele Aspromonte – FnB Director; Nicola Zamperetti – Executive Chef; Beatrice Mano – Director of Rooms

Quali sono/sono stati gli aspetti più stimolanti di questa esperienza nel suo complesso?

Ad oggi aver creato nella mia città un luogo dal respiro internazionale è un grande risultato. Il W è un luogo dove ci si può sentire a casa, dove tutto è basato sull’empatia, sul sorriso e sulla grande voglia di fare creando sempre cose nuove, con un accento sulla qualità e sulla dinamicità, cosi da non avere mai un end goal ma un cammino che creativo volto al futuro dove la diversità inclusiva è al centro di tutto e fonte di stimoli.

Whatever / Whenever  (ovvero qualunque cosa / in qualsiasi momento) è la filosofia che permea ogni spazio del W Rome, qual è il concetto che ha ispirato la tua Drink List?

Il Tempo per me è il vero lusso, è l’unica cosa che non siamo ancora in grado di controllare e comprare, quindi avere il tempo di fare e la libertà di farlo in qualsiasi momento credo sia The New Luxury.

Al W tutto è permeato di questa cultura e quindi ho deciso che tutto dovesse avere un fil rouge.

Cosa annovera la W Drink list? Quali sono le sue peculiarità?

Al W lounge attraverso il concetto di Perpetual Nature, esprimiamo le nostre origini italiane con produttori di liquori e cocktail caratterizzati da Mix di Fitoterapia.

Anche grazie a DRINK IT DRINK IT, nel nostro laboratorio abbiamo creato dei liquori speciali per questa cocktail list: Gli ETHICAL LIQUORS. Abbiamo 8 cocktail dedicati al ciclo naturale di vita della pianta tra cui Radici – amaro perfetto / the Unfiltered; Foglie – Raizes; Fiori – Hay Yah; Frutti – Bloem.

Seduti da Giano, raccontiamo invece l’Aperitivo all’Italiana, altro elemento importante del nostro heritage e della nostra cultura che abbiamo esportato in tutto il mondo e di cui sono particolarmente orgoglioso.

Cosa rende uniche le atmosfere del W Lounge?

La rottura delle regole e l’innovazione dela visione dell Hospitality in generale.

Adesso stiamo pensando al futuro, creando trend e setting nuovi, è come se fossimo il “perfect MIX” tra un locale e un hotel 5 stelle lusso, che lo rende molto diverso perché va creato un servizio informale ma impeccabile, e questa è un filo ancora più sottile su cui camminare, gestendo tutto il servizio, coniugando guest e staff che devono creare un energia unica, valorizzando al massimo l’esperienza dell’ospite.

Con cosa possiamo accompagnare i buonissimi Drink?

Al piano terra ad una serie di bites in stile Siciliano che, grazie allo Chef Ciccio Sultano e a Nicola Zamperetti, sono piccoli capolavori di gastronomia classica quanto innovativa. Ci sono anche i dolci di Fabrizio Fiorani, icona della pasticceria moderna.

Qual è stato il feedback di Roma?

Dopo tanti anni credevo che fosse il momento per Roma di avere un luogo così e le mie intuizioni mi hanno dato ragione.

Roma era pronta e noi pronti per lei ed è stato ed è una relazione unica, esclusiva, che ci sta portando tanta gioia e grande soddisfazione professionale.

Dopo più di un anno di festeggiamenti rinviati – così come ha affermato Candice D’Cruz, Vice President di Luxury Brands Marriott International -, tra poco si leveranno in alto i calici all’Otto Rooftop Bar. Oltre il panorama che si godrà da lassù, di cosa si tratta? Ci sveli qualche anteprima da bere?

All’ OTTO Roof Top arriveranno, oltre alla cucina outdoor di Sultano di Crudi, Griglia e la Pizza di Pier Daniele Seu, una selezione di 8 cocktail creati sul concetto di leggerezza (low% abv) utilizzando prodotti quali i Sidri di Live Barrels, gli Slushy daiquiris con Rum Haitiani di Clarin. Chiaramente non mancheranno Aperitivi italiani, grandi Bollicine e Champagne. Vi aspettiamo.

W Rome via Liguria, 26-36,

Rione Ludovisi, Zona Via Veneto, Roma

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È tutto pronto per festeggiare il Carbonara Day il 6 aprile, una giornata che, come da consuetudine, accende i riflettori su uno dei piatti d’attribuzione romana più noti e apprezzati dai buongustai, sempre in voga e di sicuro appeal popolare e gourmet.

Tante le iniziative, i solidi indirizzi, le interessanti variazioni sul tema “carbonara” e un evento #foodporn su Roma, Napoli e Milano; scopriamoli insieme.

Fa della semplicità e del gusto genuino i suoi punti di forza, la sua popolarità è sconfinata, è uno dei piatti cardine della cucina di Roma, è amata in tutto al mondo, la sua origine è contesa, i suoi ingredienti pochi e di spessore, la scelta della loro qualità, è direttamente proporzionale al gusto. Parliamo della sua Maestà la Carbonara. Pasta, Uovo, Guanciale, Pecorino e Pepe nero. Tutto il resto è “manico” e personalità. Rimane infatti tra i banchi di prova più condivisi e difficili per gli chef, perchè i suoi estimatori, non fanno sconti.

Tante le iniziative per il Carbonara Day che vedrà protagoniste realtà che fanno del mangiare bene la loro cifra stilistica. Nella moltitudine di indirizzi romani, reali o virtuali:

  • un link con i consigli di Virginia di Falco su dove mangiare la migliore carbonara a Roma, dai mostri sacri alle osterie;
  • 5 tavole romane che la celebrano in versione creativa;
  • l’iniziativa di Matteo Di Cola di ItalyFoodPorn che, assieme a CarboGang e Golocius hanno unito le forze per celebrare assieme questo inimitabile piatto della tradizione romana.

Churchill e le “Carbonare Special Edition


In occasione del National Carbonara Day, la “Churchill 1795” ha deciso di rendere omaggio all’iconico piatto romano con un’iniziativa speciale che evidenzia lo stretto legame tra la ricetta e la mise en place, coinvolgendo cinque ristoranti romani che realizzeranno delle “ Carbonare Special Edition” servite nei piatti della nuova collezione primaverile 2022 di Churchill 1795.

Protagonisti dell’iniziativa i ristoranti romani Aqualunae Bistrot, Cuoco e Camicia, Osteria Fratelli Mori, Roberto e Loretta, 53 Untitled


“Per lanciare la nostra nuova collezione di primavera in Italia e in particolare a Roma, abbiamo pensato di celebrare la carbonara, un piatto simbolo della cucina romana apprezzato in tutto il mondo, la cui festa si tiene proprio agli inizi della stagione primaverile. La carbonara si presta ad essere realizzata in molteplici declinazioni e così per ogni ricetta ideata dagli chef, abbiamo ricercato il piatto Churchill più adatto.  dichiara  Francesca Tartara, Business Development Manager di Churchill 1795. 

Per il Carbonara Day, lo chef Emanuele Paoloni del ristorante Aqualunae Bistrot realizzerà i Paccheri alla carbonara con spuma di carciofo e caviale di salmone che saranno serviti sul piatto Homespun Accents nella nuova nuance Aquamarine; 

 un dolce davvero particolare che sarà esaltato dall’iconica forma Walled del piatto della collezione Kintsugi nel nuovo colore Coral.

L’Osteria Fratelli Mori farà per l’occasione le Costolette di agnello avvolte nel guanciale, servite con salsa alla carbonara, cipollotto e asparagi, un secondo piatto che ben si abbina al mood della linea Stonecast Raw nella nuova tonalità Teal; 

lo chef Riccardo Loreni di Cuoco e Camicia darà vita a un primo piatto composto da Bottoni di carbonara in vignarola, i colori di questa ricetta saranno messi in risalto dalla linea Kintsugi nel nuovo colore Coral.

Il ristorante Roberto e Loretta servirà nei piatti Stonecast Raw colore Grey il Raviolone con cuore di carbonara fatto con pasta tirata a mano ripiena di crema di pecorino e tuorlo d’uovo di canapa dell’Azienda Agricola Silvia O. completato con crumble di guanciale.

GOLOCIOUS e il Carbonara Day

lo scorso anno la sua festa ha visto decine di milioni di persone che hanno partecipato, a vario titolo e con vari risultati, sui social a cucinare la propria “Pasta alla Carbonara”. Quest’anno potete seguire l’evento di Golocius a Milano, Roma e Napoli e partecipare assieme ai ragazzi di ItalyFoodPorn e Carbogang.

Golocious che nasce dal mondo di Vincenzo Falcone punta sul #foodporn con un motto che non lascia spazio a fraintendimenti: “iniziamo a godere”. Presente a RomaMilano Napoli ed in altre piazze lungo tutto lo Stivale (come potete consultare qui), assieme ai ragazzi di ItalyFoodPorn, capitanati da Matteo Di Cola e di Carbogang vi faranno fare faville e carbonare!

Per l’occasione, tra l’altro, verrà anche offerto un menu speciale, al costo di 50 euro per due persone, comprensivo di: 2 tranci di pizza carbonara, 1 frittata alla carbonara, 1 Sbamburger® alla carbonara, 2 rigatoni alla carbonara e 2 soft drink.

Curiosità sulla Carbonara

Pietanza romana che, pur essendo relativamente giovane, vuoi per la bontà genuina di cui ne è caratterizzata, vuoi per l’essere ormai conosciuto in ogni angolo del globo (provare per credere) è un punto fermo del “made in Italy”.

Carbonara che gode di assoluta popolarità e che, come un’autentica star, è portatrice anche di alcuni misteri che ne aumentano l’allure. Sono infatti un paio le maggiori teorie riguardo la sua nascita; una sostiene come la carbonara sia una sorta di evoluzione della “Cacio e pepe” in quanto nata grazie ai carbonari che portavano gli ingredienti principali della ricetta nei propri tascapani. L’altra teoria è che sia nata per mano di uno sconosciuto cuoco il quale, durante la Seconda Guerra Mondiale, utilizzò bacon e uova dei soldati americani per condire la pasta.

Ma i misteri, se così vogliamo chiamarli, non si esauriscono qua poiché è risaputo come sia abituale argomento di scontro nelle nostre cucine l’utilizzo della pancetta o del guanciale. Ad onore del vero nelle prime edizione la carbonara veniva preparata usando sempre e solo la pancetta fino a quando, a metà degli anni ’60, per merito di Luigi Carnacina e Luigi Veronelli, viene usato come migliore alternativa il guanciale. Scelta la loro che viene anche statuita ne “La Grande Cucina”. Ma anche la panna ha destato non poche diatribe; ed anche qua i due mostri sacri della cucina di cui sopra ne contemplano “qualche cucchiaiata, di quella freschissima e molto cremosa”. Panna e carbonara di cui si fece portavoce anche l’illustre Renato Rascel il quale, da romano DOC quale era, si riteneva portatore della tradizione capitolina e quindi aggiungeva anche un po’ di panna.

Uso della panna che anch’esso affonda le radici nel periodo storico in cui nasce la carbonara ovvero nel secondo Dopoguerra quando le uova usate erano spesso in polvere (erano quelle delle razioni americane) e così vi era la necessità di una parte liquida e grassa per dare la giusta consistenza. O forse, e qui arriva un’altra teoria, perché i gastronomi di quel tempo guardavano con ammirazione i colleghi d’Oltralpe la cui cultura vedeva utilizzare di più la panna che noi latini.

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Saranno 12 i ristoranti del Portico d’Ottavia protagonisti, dal 6 all’8 aprile, della Prima Edizione del Festival del carciofo romanesco che vuole rilanciare il turismo agroalimentare, coinvolgendo turisti e appassionati del genere attraverso il celebre ortaggio dalla lunga storia, dai mille poteri nutrizionali e dalle innumerevole gustose ricette nate proprio nel Ghetto ebraico di Roma.

Inizia mercoledì 6 aprile alle 11 nel quartiere ebraico di Roma che per tre giorni, fino all’8 aprile, sarà il perfetto palcoscenico della Prima Edizione del Festival del Carciofo Romanesco.

Alimento cardine della dieta mediterranea, base di un corretto stile di vita per preservare la nostra salute partendo dalla prevenzione, da sempre il carciofo è il gran protagonista degli orti del territorio laziale dove viene, ancora oggi, valorizzato e interpretato da cuochi e chef; oltre ad essere un ingrediente fondamentale della tradizione culinaria romana e giudaico-romanesca, che ne ha declinato l’uso in numerose ricette divenute icone gastronomiche.

La manifestazione vuole evidenziare i diversi significati legati a questo ortaggio dai molteplici poteri nutrizionali e simbologie culturali, erede di una lunga storia che giunge in Italia grazie agli Etruschi. Già nel “Naturalis Historia” di Plino e dal “De Re Coquinaria” di Apico, sappiamo infatti che i romani, da bravi buongustai, amassero i carciofi lessati in acqua e vino, o cucinati con il garum.

FESTIVAL DEL CARCIOFO ROMANESCO – Come funziona

Semo romani, ma romaneschi di più” è lo slogan, mutuato dai versi del cantautore romano Lando Fiorini, volto a rendere il carciofo punto di riferimento del territorio romano.

A distinguere l’iniziativa da altre fiere o sagre sarà proprio il luogo dove si terrà l’evento, il ghetto ebraico di Roma, dove il carciofo ha trovato le sue prime ricette, per poi diventare orgoglio per i romani e attrattiva per i turisti.

Il 6, 7 e 8 aprile ogni giorno, a pranzo e a cena, presso 12 ristoranti del quartiere ebraico aderenti accoglieranno la rassegna gastronomica offrendo un menù speciale tutto a base di carciofo, a 35€.

Ad accompagnare i piatti il vino bianco Fiano di Terre di Petrara. A chiudere la degustazione il gelato al carciofo e al vino creato dal gelatiere di Cocciano Roberto Troiani, tra sperimentazione e creatività.

Il menù è a sorpresa ed ogni ristorante lo proporrà il giorno stesso: tra gli antipasti immancabile il carciofo alla romana e quello alla giudia, poi Carbonara di carciofi, fettuccine cernia e carciofi, abbacchio con i carciofi, coratella con i carciofi, baccalà con i carciofi e chi più ne ha, più ne metta!

Ci saranno anche delle bancarelle che venderanno l’ortaggio. Ci saranno attività collaterali, come ad esempio le lezioni di cucina, dove degli esperti chef mostreranno la realizzazione di ricette revisionate e classiche.

Il programma, i locali partecipanti e le offerte dei menù sono consultabili sui siti web: www.festivaldelcarcioforomanesco.com e www.romaincampagna.it.

Ad accogliere i visitatori ci saranno due grandi totem a forma di carciofo con la scritta: “La storia è tutta mia, gusto e fantasia, solo qui c’è la magia del carciofo alla giudia”.

L’iniziativa è promossa da Confesercenti Roma e Lazio; sponsorizzata dal Centro Agroalimentare Romano e dalla Camera di Commercio di Roma – AgroCamera; patrocinata dalla Regione Lazio, da ARSIAL – Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio, dall’Assessorato all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti del Comune di Roma, dal I Municipio, con la collaborazione di Coldiretti Lazio.

Carciofo alla Giudia: quando il rilancio dei servizi e della ristorazione passa per l’identità di un piatto

Sono molto orgoglioso di questa manifestazione, promossa da Confesercenti Roma e Lazio, in quanto credo sia molto importante valorizzare le eccellenze del nostro territorio, i prodotti di qualità e la professionalità degli operatori del settore della ristorazione – sottolinea il Presidente di Confesercenti Roma e Lazio, Valter Giammaria.

Il carciofo romanesco è un prodotto che fa parte della cultura culinaria di Roma e del Lazio ed è giusto che noi, come Associazioni, attraverso questi eventi, facciamo conoscere ai nostri concittadini e ai turisti le materie prime che la nostra regione offre, la loro importanza a livello nutrizionale e il lavoro che gli chef e tutti gli operatori della filiera svolgono ogni giorno per far arrivare sulle nostre tavole queste prelibatezze. Il 1° festival del carciofo romanesco è un punto di partenza per organizzare nella nostra città sempre più eventi di questo genere che legano sempre più i cittadini e il territorio attraverso il cibo. Siamo già al lavoro per organizzare la seconda edizione che non si svolgerà solo in una zona della città, ma coinvolgerà tutto il territorio della Capitale”.

Evidenzia Claudio Pica, Presidente Fiepet Confesercenti Roma e Lazio:

Il 1° Festival del Carciofo Romanesco sarà dunque una grande occasione per riscoprire uno dei prodotti di eccellenza della nostra tradizione gastronomica e far scoprire ai turisti italiani e stranieri il forte legame che esiste tra cibo e cultura identitaria di un popolo; il tutto con uno sfondo d’eccezione, il quartiere Sant’Angelo di Roma con il complesso del Portico d’Ottavia”.

Commenta Angelo Di Porto, Vicepresidente Fiepet Roma:

Il valore aggiunto di questo festival è nel luogo stesso dove si svolge, il quartiere ebraico nel cuore di Roma, laddove le ricette del carciofo alla romana e alla giudia sono nate e si conservano attraverso tradizioni secolari tramandate di generazione in generazione.

Sottolinea l’Assessore Alessandro Onorato:

Creare un appuntamento che valorizzi la tipicità della cucina romana è fondamentale per sviluppare l’identità di Roma nel mondo. I turisti cercano sempre di più prodotti di qualità tipici della nostra città per vivere un’experience da ricordare

L’inaugurazione del Festival del Carciofo Romanesco avverrà mercoledì 6 aprile alle ore 11, con la partecipazione delle istituzioni partner e della Presidente del I Municipio Lorenza Bonaccorsi.

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Il termine “Tuscia” sta ad indicare il viterbese e l’Alto Lazio. “Stay in Tuscia” è invece il nuovo modo di pensare il turismo nel viterbese: un nuovo progetto associativo nato per facilitare l’accoglienza e il turismo.

Presentato presso lo Spazio Attivo Lazio Innova di Viterbo, “Stay in Tuscia” è un unico portale in cui è possibile trovare la migliore proposta di ospitalità per i soggiorni in Tuscia grazie alla partecipazione di diverse strutture e numerosi filtri per trovare e prenotare il soggiorno perfetto!

Dagli etruschi ad oggi il tempo ha lasciato in questi luoghi tracce storico-artistiche importanti, dalle necropoli agli anfiteatri, passando dai borghi ai monumenti medievali e rinascimentali in cui vivere atmosfere quasi incantate.

Alle bellezze architettoniche e archeologiche si aggiungono poi quelle del paesaggio, che abbraccia dalla collina al mare, offrendo colori, natura, panorami dei più variegati dove camminare, fare escursioni di ogni tipo e praticare sport.

Impossibile non citare l’offerta enogastronomica e il folklore, tradizioni popolari e sagre, prodotti tipici che hanno reso importante il territorio, come la Macchina di Santa Rosa o l’olio o le nocciole della Tuscia.

Questo patrimonio comune è in mano a chi vive e lavora in questi luoghi e che punta a far crescere la loro conoscenza. Per questo Stay in Tuscia, l’associazione che rappresenta chi gestisce in forma diretta attività di ricezione turistiche regolarmente autorizzate, quali B&B, Case vacanza e Dimore d’epoca, ha lanciato un progetto di valorizzazione e promozione del territorio attraverso una serie di servizi per il turismo. Un progetto diretto ai fruitori ed anche agli host della città e della provincia che sentono la necessità di un supporto organizzato in questo periodo ricco di incertezze.

Progetto Stay in Tuscia


Presso lo Spazio Attivo di Lazio Innova (via Faul 20/22) a Viterbo, alla presenza degli ideatori e curatori del progetto, degli associati di “Stay in Tuscia” sono stati presentati gli obiettivi, la forma, ma soprattutto le strategie e le prospettive future che il progetto stesso vuole mettere in atto.


“Stay in Tuscia vuole far crescere il territorio, creando un circuito virtuoso anche economico, che sia di stimolo per gli imprenditori di zona e che porti Viterbo e la sua provincia a crescere sotto ogni punto di vista. Vogliamo essere partecipi e protagonisti di una Tuscia polo attrattivo turistico della nostra regione” – spiega Francesco Aliperti, responsabile dell’associazione che con Lazio Innova.

L’attività rientra nell’ambito del Laboratorio di Microinnovazione LAB TURISMO gestito da Lazio Innova e che ha fornito strumenti teorici, consulenze e formazioni per “confezionare” un progetto identitario, usabile e soprattutto efficace.

Tra gli obiettivi che l’associazione cerca di perseguire c’è quello di far conoscere e vivere al meglio il meraviglioso territorio della Tuscia. 

In quest’ottica Stay in Tuscia si è voluta creare un’immagine e una identità propria, con tanto di logo, sito internet e profili social istituzionali per raccontare dal suo punto di vista ciò che il territorio offre e ciò che il turista può fare.
Per rendere veloce e fruibile questa offerta, è stato presentato anche il sito internet di Stay in Tuscia – www.stayintuscia.com – dove sono presenti tutte le strutture che partecipano all’associazione, dal quale si può prenotare direttamente il proprio soggiorno, trovare informazioni, curiosità, percorsi, idee per costruire la propria vacanza nella Tuscia.

Le strutture che fanno parte di “Stay in Tuscia”

Comune denominatore per tutti è l’ospitalità di qualità e l’affidabilità del servizio. Inoltre tutte le strutture sono a disposizione del turista per fornire informazioni, curiosità e consigli e costruire un percorso sui desideri del turista, che non vuole solo soggiornare ma visitare, scoprire e conoscere il territorio.

In un unico portale è possibile trovare la migliore proposta di ospitalità per la Tuscia, grazie alla partecipazione di diverse strutture, che dal centro storico di Viterbo più caratteristico come il quartiere di San Pellegrino alla campagna alle porte del capoluogo, rispondono a diverse esigenze, dal b&b per motivi di lavoro alle dimore di charme per una vacanza rilassante, offrendo stili e atmosfere diverse.

Fanno parte di Stay In Tuscia: Il Peperino, L’Frantoro, B&B Orchard, Compasso Suite, Le Apette, B&B Anna Zelli, Il Mandorlo, Agriturismo La Corte, Palazzo Verdi (Gruppo Holiday Viterbo), Vigna Clara, Antico Loco Commodo, Alloggio S. Pellegrino 45, Il Melograno, Casa Viterbo, La Piazzetta, Al Cardinale, Al libro letto, Torre di Vico, Il Giglio, L’Incontro Residenza Medievale, Le Moline Vetralla, Antica Dimora San Pellegrino, La Dimora delle Terme, B&B Le Pozze, Maya House, La Fontana di Nonna Checchina, EMC 2 Viterbo, Residenza Villa Lante, La Paloma, Casaletto del Pellegrino

In copertina ricette di pesce d’acqua dolce, Lago di Bolsena

photocredits al link

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Sono sempre più numerosi, e rappresentano un nuovo modo di vivere i Musei che passa per le privilegiate vie dell’enogastronomia. Da un lato si riscopre il piacere di visitare i luoghi della cultura di Roma lasciandosi sedurre dalle grandi bellezze del passato, dall’altra ci si accomoda per lasciarsi conquistare dal piacere dei buoni sapori.

Apre così Livia, che è al tempo stesso un bistrot, un ristorante con terrazza, una caffetteria con zona relax e coworking, una bakery con gastronomia da banco e asporto, ovvero un sistema all day long tutto pensato all’interno della Sede del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo in quel di Roma Termini, nevralgica e brulicante crocevia di vite e direzioni.

Si chiama Livia, in onore a Livia Drusilla, una delle grandi protagoniste della storia antica di Roma, potentissima moglie di Augusto e imperatrice di fatto. Le sue stanze e la sua nuove tavola sono semplicissime da raggiungere perchè siamo a Roma Termini, negli spazi di Palazzo Massimo, prestigiosa sede del Museo Nazionale Romano (in via Giovanni Amendola 6).

La Caffetteria Massimo ha qui moltiplicato i suoi ambienti integrandoli con quelli museali per costruire un’unica identità con il nuovo Ristorante Livia che offre ai suoi ospiti una terrazza gioiello dalle insolite prospettive capitoline e sguardi su luoghi dimenticati come “la casa del passeggero“, albergo diurno per i viaggiatori in transito.

Il design dei locali è ispirato alle opere d’arte ospitate a Palazzo, mentre il menu all-day accompagna i diversi momenti della giornata con un’offerta che accoglie e ristora dal primo caffè del mattino al piacere di una elegante cena accanto alle meraviglie archeologiche custodite della collezione permanente del Museo Nazionale Romano, passando per pranzi leggeri e agili merende fino al gusto di un aperitivo.

CAFFETTERIA MASSIMO

Caffetteria Massimo, a due passi dalle Terme di Diocleziano, accende il grande bancone delle colazioni dolci e salate da gustare al volo, da godere senza orario o da sbocconcellare accanto al pc nell’area relax dedicata al coworking.

Ma, Caffetteria Massimo, è anche una bakery sofisticata, con laboratorio interno che sforna lievitati, icone di pasticceria, decine di varietà di pizza e pane fresco in ogni declinazione di forme, aromi e farine: dai Pizzotti cotti a legna ai Pan tasca di grano duro, dai Quadrotti pugliesi ai Massimini, ossia panini in formato mignon farciti di carne, pesce o verdure.

Non solo, Caffetteria Massimo è anche un delizioso bistrot con cucina, per piatti espressi – caldi e freddi – come la Burratina in foglia con le alici del Mar Cantabrico, i burger, le bowl e le zuppe del giorno e dessert al bicchiere.

LIVIA, il Ristorante

Caffetteria Massimo e Livia rappresentano un format multidimensione di ristorazione italiana, declinata in chiave moderna e aperta alle contaminazioni, che prende corpo in uno spazio esteso su due piani.

Su strada ci sono la Caffetteria con il suo lungo bancone, la bakery e il riservato dehor. Si salgono le scale e, al primo piano, c’è Livia, il ristorante dedicato a Livia Drusilla (imperatrice moglie di Augusto) e decorato da piccoli fregi e riproduzioni degli affreschi del ninfeo della villa imperiale di Livia, “ad Gallinas Albas”, di cui Palazzo Massimo custodisce le stanze.

Ad amalgamare queste dimensioni con sapore e coerenza c’è Fulvio Penta, classe ’83, alle spalle esperienze variegate tra cui l’Hotel De Russie, Labico con Antonello Colonna, Pastificio San Lorenzo, Porto Fluviale ed Enoteca Verso, e davanti a sé un poliedrico format per far vivere le gioie della cucina e riscoprire luoghi di Roma agli stessi romani, così come a turisti e viaggiatori.

Mentre Fulvio da sfogo alla creatività nella bakery e nel bistrot, dalla “pizza e mortazza” con aggiunta di stracchino al pollo con i peperoni pensati versione chutney, la sua ricerca culinaria, la sua attenzione si fa più sofisticata tra piatti curati nell’estetica ma con un bel piglio familiari, come per le fettuccine fatte in casa con ragù bianco d’agnello tagliato al coltello e carciofi, dal gaudente spessore, e scelte che abbracciano ampi gusti come la tagliata di manzo o il polpo rosticciato con pappa al pomodoro e stracciata

La scelta degli ingredienti pone attenzione alle produzioni laziali e alle eccellenze regionali del Belpaese: dalla pasta fresca del Pastificio Pica alle verdure nobili dell’Azienda agricola Agnoni di Latina, dai latticini affinati di De’ Magi Formaggi al celebre prosciutto cotto San Giovanni del Salumificio Capitelli, dall’olio extravergine del Frantoio Quattrociocchi alla pasta Mancini e poi i salumi dei Fratelli Bardini, il pomodoro biologico Paglione e il guanciale della Norcineria Sensi.

Le molte anime di Livia e Caffetteria Massimo sono strette da un’unica identità: il nuovo progetto di ristorazione contemporanea firmata dal Gruppo Camst, azienda leader nei servizi di ristorazione in Italia e all’estero.

Caffetteria Massimo e Ristorante LIVIA – INFO

Via Giovanni Amendola 6

Aperto tutti i giorni dalle 7 alle 24

Contatti: tel. 06.4885617 – info@caffealmassimo.it

PALAZZO MASSIMO – INFO

Palazzo Massimo, Largo di Villa Peretti 2

Orari: dal martedì alla domenica dalle 11 alle 18

www.museonazionaleromano.beniculturali.it/palazzo-massimo/#

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Gli appassionati dei lievitati delle feste saranno felici di scoprire che l’11-12-13 Aprile il Maestro Pasticcere Salvo Leanza, presso la WhiteAcademy di Roma, terrà per 3 giorni un corso dedicato alla preparazione delle Colombe, in tempo perfetto per vederle atterrare con grande soddisfazione sulle Vostre Tavole di Pasqua.

Nello sconfinato panorama di Grandi nomi, Mastri Pasticceri, Chef e Pizzaioli 3.0 alle prese con Colombe Sopraffine, il vecchio detto “impara l’arte e mettila da parte” è sempre un buon monito da tenere a mente, a patto che si impari dai migliori.

Il Panettone di Salvo Leanza mi aveva già sorpreso e convinto per sapore, profumo, consistenza e fragranza; la sua colomba, di tradizione molto simile nell’impasto, non potrà essere certo da meno. Quindi non perdete tempo e, se la vostra passione è mettere le mani in pasta, fatelo e fate lievitare le vostre passioni bianche!

Chi è Salvo Leanza

Per chi non lo conoscesse, Salvo Leanza, Chef Pasticcere con gli occhi vispi, grande cuore, professionalità e padronanza della materia, muove i suoi primi passi in ambito professionale in Sicilia tra gelati, granite e dolci di mandorla, ricotta e agrumi.

Lavora nelle più note pasticcerie Siciliane approfondendo il mestiere e, mosso da un bisogno di accrescere la propria professionalità, si trasferisce a Roma dove, nel 1993, fa la conoscenza dello Chef Mauro Mafrici dell’Hotel Hassler che segna la sua svolta professionale. Quest’ultimo lo porta con sé all’Harris Bar di Roma, quindi al Felidia di Lidia Bastianic a New York.  Al rientro in Italia vive altre esperienze formative, segue corsi ed esegue stage presso importanti scuole di pasticceria, L’étoile, Cast Alimenti.

Lavora all’Hotel Hassler, al Cafè de Paris, alla Casina Valadier in occasione della sua riapertura, presso la Pasticceria Mondi, il Gruppo Vanni, Cristalli di Zucchero, e cura l’apertura della gelateria Vice alla quale fa ottenere il riconoscimento da parte del Gambero Rosso come “gelateria innovativa”, Rosticcerì Catering e svariate aperture di Street food.

Dal 1998 è consulente e docente di gelateria, pasticceria e pasticceria da ristorazione in importanti strutture, ed è costantemente chiamato presso prestigiosi festival di pasticceria in tutto il mondo.

WHITEACADEMY

E’ una scuola di pasticceria e gelateria di eccellenza che offre corsi di formazione di vari livelli.

Tutti i docenti e lo staff sono professionisti del settore ed è dotata di una sala corsi / laboratorio attrezzato con macchinari all’avanguardia dove ogni allievo ha una propria postazione di lavoro per garantire ad ogni partecipante un elevato ed immediato livello di apprendimento.

Info Sul Corso

l’11-12-13 aprile Salvo Leanza porterà in aula la sua arte per un corso su “VIENNOSERIE e GRANDI LIEVITATI PASQUALI”

Il corso, che si svolgerà dalle 9-18 con pausa pranzo veloce organizzata dalla scuola, prevede le “mani in pasta” ed arricchito da una parte teorica sulle farine e varie tecniche d’impasto: diretto, biga, poolish, pasta madre.

Durante il corso, pratico e teorico, verranno realizzati i seguenti prodotti: cornetti all’italiana, cornetti integrali al miele e frutti di bosco, cornetti bicolore, croissant Parigini, croissant salati, 10 tipologie di danesi di varie forme e impasti, veneziane, brioche, treccine, prodotti con pasta sfoglia veloce, sfogliatine di mela, pan brioche, burger buns al burro, bagel Bombe e ciambelle, Croidonut, Croimuffin; Gestione del lievito madre; Impasti diretti, con biga, poolish, pasta da riporto, focus sulle farine, e relaizzazione dei Grandi Lievitati delle feste come la Colomba classica, albicocche e cioccolato o mandarino cioccolato bianco

Il costo 300 compreso di tutto il materiale e dispensa e grembiule

WHITEACADEMY
V. Emilio Brusa 248 – 00173 ROMA
Tel. 068547998 – Cell. 3388714547
info@whiteacademy.it – www.whiteacademy.it

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GUSTO! Gli italiani a tavola. 1970-2050“, curata da Massimo Montanari e Laura Lazzaroni, è la prima di una trilogia di mostre che M9 – Museo del ‘900 dedica ai luoghi comuni italiani, per un confronto con la storia tra ricerca scientificaesperienza pop, gioco, indagine critica, prospettive e ipotesi future. Un validissimo motivo in più per organizzare un viaggio a Venezia, fino al 25 settembre 2022.

Oltre alla mostra una serie di approfondimenti. Il mese di aprile sarà dedicato a Il Gusto del Futuro con il Convegno “Veneto biologico | Persone, modelli e politiche per un’agricoltura sostenibile“, che ruoterà attorno a domande come: cosa mangeremo nei prossimi decenni? Quali sono le nuove forme di coltivazione? Che direzioni sta prendendo la ristorazione?

Massimo Montanari, oltre ad essere docente all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e docente ordinario di Storia medievale all’Università di Bologna, dove insegna anche Storia dell’alimentazione e dirige il Master europeo “Storia e cultura dell’alimentazione”, è giustamente, sacralmente, considerato a livello internazionale, uno dei maggiori specialisti di storia della storia dell’alimentazione.

Bellissimi i suoi libri. Approfondite le sue ricerche. Sempre coinvolgente la sua scrittura, il suo eloquio. i suoi studi sulla storia dell’alimentazione, intesa come storia a tutto campo che coinvolge i piani dell’economia, delle istituzioni e della cultura. Alla domanda, che spesso gli pongono, se esista o meno un gusto italiano, risponde così.

Qualcuno si ostina a sostenere che no, non si può definire “italiano” l’insieme composito di particolarità locali che caratterizzano la nostra cucina.

La scommessa di questa mostra è sostenere il contrario: che una cucina e un gusto italiano esistono, perché proprio quelle particolarità ne costituiscono l’ossatura. Esse non sono isolate e autoreferenziali ma costituiscono – da secoli – una rete di saperi e di pratiche che si conoscono, si confrontano, si integrano.

La cucina e il gusto italiano non sono la semplice somma, ma la moltiplicazione delle diversità locali, condivise in un comune sentimento della cucina. Nel nome di una straordinaria e irriducibile biodiversità culturale.

Presidente del comitato scientifico promotore della candidatura de “La cucina di casa italiana” quale patrimonio culturale immateriale UNESCO, assieme a Laura Lazzaroni, biologa, scrittrice e giornalista, hanno lavorato assieme ad un progetto italiano appassionante dal titolo “GUSTO! Gli italiani a tavola. 1970-2050 “, ovvero la prima di una trilogia di mostre che M9 – Museo del ‘900 dedica ai luoghi comuni italiani, per un confronto con il passato, il presente e il futuro, tra ricerca scientificaesperienza pop, gioco, indagine critica e ipotesi future.

L’esposizione racconta come la relazione tra gli italiani e il cibo sia profondamente mutata in questi ultimi decenni, con un cambio di paradigma decisivo tra l’immagine tradizionale della cucina nazionale e una relazione sempre più complessa, segmentata e contraddittoria di un Paese che si sta trasformando nelle proprie abitudini, nei propri consumi e nella composizione sociale.

Al centro della riflessione, la parola gusto, che meglio rappresenta il rapporto tra individuo e società, quell’insieme inscindibile tra piacere individuale e condivisione collettiva, meccanismi nutrizionali e fenomeni culturali, capace di rappresentare la complessità dei temi legati al cibo. Racconta Laura Lazzaroni:

Abbiamo lavorato con un comitato scientifico di eccellenza, con scuole di design e laboratori, agenzie spaziali, istituzioni e associazioni, fotografi ed editori, artisti e artigiani.

Curare questa mostra con Massimo Montanari è stato molto emozionante! Per chi come me ama le parole, l’esercizio di cesellarle nel corso di interminabili “partite di ping pong” (abbiamo chiamato così i nostri scambi di testi in lavorazione, avanti e indietro, un colpo io, un colpo lui, via email, anche di notte) è stato fondamentale.

Ho imparato moltissimo, non solo dalla sua cultura e sensibilità (maniacale) applicata allo scritto gastronomico, ma anche dalla sua brillante ironia e garbo inscalfibile.

La mostra è accompagnata da un calendario di workshop, show cooking, convegni, talk e iniziative che coinvolgeranno il pubblico con il contributo di cuochi, scienziati e artisti che, fino al 25 settembre, esploreranno una serie di temi chiave.

Il mese di aprile sarà dedicato a Il Gusto del Futuro e ruoterà attorno a domande come: cosa mangeremo nei prossimi decenni? Quali sono le nuove forme di coltivazione? Che direzioni sta prendendo la ristorazione?

Ad inaugurare il palinsesto sarà il convegno Veneto biologico | Persone, modelli e politiche per un’agricoltura sostenibile, in programma nel pomeriggio del 7 aprile dalle ore 17.30. Organizzato dalla Regione Veneto e dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’incontro si propone di dialogare sul presente e sul futuro del settore biologico in Veneto, dei suoi modelli di business e degli impatti del biologico sulla alimentazione di ciascuno.

Il convegno sarà anche occasione per la presentazione ufficiale dello studio Atlante dei modelli di business delle imprese del biologico, nato dalla convenzione tra la Regione del Veneto e l’Università Ca’ Foscari Venezia nel quadro del Programma di Sviluppo Rurale del Veneto 2014-2020. La ricerca, condotta dall’Agrifood Management & Innovation Lab del Dipartimento di Management di Ca’ Foscari, ha perseguito l’obiettivo di cogliere la varietà delle strategie delle imprese di questo importante comparto dell’economia regionale per individuare le sfide del futuro e meglio orientare le politiche pubbliche a sostegno.

Al termine dell’incontro è previsto un aperitivo biologico, riservato ai partecipanti all’evento. Per partecipare, iscrizioni qui. E qui il Programma dell’evento.

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“Fish-Butcher” ad Anzio è il nuovo spin-off di Romolo al Porto, ovvero un “Ristorante di Mare Norcino” dove poter gustare salumi di pescato locale, primi e secondi, ma anche tartare, selezioni di caviale Giavieri e ostriche, tutto accompagnato da straordinari Champagne protetti da una cantina a vista.

 

Ammiro le persone affamate di sapere, che non perdono tempo, ma lo moltiplicano, che sfidano i proprio limiti, che si spingono oltre, che guardano il mondo con continua curiosità e continua voglia di imparare.

Walter Regolanti, istrionico chef di Romolo al Porto, solida insegna ansiate tra i lustri del litorale romano, avrebbe potuto continuare comodamente a governare, assieme alla sua affiatata ciurma, l’ammiraglia di famiglia che solca generosi mari. E invece no. Sfrutta il vento della pandemia, vive la sfida e torna a studiare anzi, ad approfondire una materia che già possiede bene ma che gli avrebbe riservato sorprese, sapide soddisfazioni e aperto nuove rotte.

Perchè una “Norcineria di Mare” ad Anzio?

Fish-Butcher arriva dopo tanti anni di lavoro di studio. E’ un percorso che raccoglie le tante esperienze di vita e professionali, quella mia, di mio fratello Marco, di Umberto del meraviglioso staff di Romolo al porto.

Durante il lockdown ho avuto il tempo di fare ciò che raramente noi chef abbiamo il tempo di fare, il tempo di studiare, di leggere, di guardarmi intorno. Così ho avuto modo di fare sfogo alla mia curiosità e interessi, tra cui le fermentazioni, l’alta cucina, la cucina popolare, la cucina etnica.

Tra questi temi e libri, mi ha folgorato il ‘Grande libro del pesce‘ di Josh Niland, che mi ha illuminato sulla possibilità di recuperare il pesce come non avevamo fatto prima.

Nonostante veniamo dal mondo dell’ittica, questo testo mi ha mostra un modo nuovo di pensare a ogni aspetto della cucina di pesce.

 

Un libro che sprona a considerare il pesce per quello che è e ben oltre, ovvero una ricca fonte di proteine che merita, per ogni taglio, lo stesso rispetto reverenziale dedicato alla carne. Dalla scelta del prodotto alla sua lavorazione, dalle tecniche di frollatura e stagionatura fino ai trucchi per ottenere una pelle croccante, Josh Niland mette in discussione tutto ciò che pensavamo di sapere sull’argomento.

Nel panorama anziate, cosa rappresenta Fish-Butcher?

Fish-Butcher è un modo nuovo e antico di mangiare il pesce, una valida alternativa al solito aperitivo ma anche una cena impostata su parametri totalmente diversi per quel che ha riguardato la “ristorazione marinara” fino a questo momento.

In carta tartare, selezioni di caviale Giavieri, ostriche, primi come “amatriciana di mare” e secondi come “ombrina, agretti e fondo bruno”, oltre ai dolci fatti in casa, e tutto da accompagnare con straordinari Champagne.

 

Come hai costruito questo nuovo concetto di mare che poggia sull’ esperienza centenaria della famiglia Regolanti?

Ho mandato lo staff a fare i corsi da Marco Claroni, chef amico che ammiro, ho osservato il lavoro di altri grandi chef come Lele Usai, Gianfranco Pascucci, Pasquale Palamaro. Professionisti che hanno iniziato questo studi prima di me e dai quali ho potuto attingere per migliorare, e senza prendere meriti che non mi spettano.

 

In cosa si distingue Fish-Butcher?

L’unica differenza, l’unico step in più che abbiamo compiuto, è stato quello di creare un luogo, un ristorante interamente dedicato a questo concetto, proprio accanto a Romolo al Porto per offrire una completezza di idee sul pescato che ci mancava con un design diverso, meno popolare e più moderno nell’ arredo.

 

Qual è il pesce che ti ha dato maggiori soddisfazioni tra lavorazioni norcine e stagionature?

Uno su tutti il Morone, la ricciola di fondale o centrolofo nero, che offre una qualità di carne che, se ben speziata, ti permette di spaziare e ottenere risultati meravigliosi, come il lardo di Morone, che è tra le nostre lavorazioni di punta; poi il tonno per la sua molteplicità di usi, per la bresaola che si riesce ad ottenere, che stupisce per le affinità con quella di manzo, così come per le salsicce al coltello e quelle di crostacei.

Noi, come sempre, lavoriamo solo pescato locale. Questo farà la differenza nella nostra offerta, che è dettata dal mare. Ci sono periodi con più varietà e pesci più piccoli e periodi, come questo, con pesci più grandi, ma in minori quantità.

 

L’apertura, da questo punto di vista, è andata benissimo, e i feedback ci stanno aiutando a calibrare la sapidità per ogni preparazione, che va dosata, controllata e capita. E tutto ci sta aprendo un mondo nuovo e questo è molto bello.

 

Oltre alle preparazioni artigianali, avete dovuto introdurre qualche macchinario specifico per raggiugere questi risultati?

Noi abbiamo un macchinario che da questo punto di vista ci aiuta tantissimo.

Il Pesciugatore, che è l’unico armadio per il Dry Age del Pesce a pH controllato, per l’affumicatura, cottura e cura dei salumi di mare. Controlla parametri specifici e ci da la possibilità di frollare, maturare e affumicare il pesce. Un macchinario di vitale importanza per chi voglia avvicinarsi a questa tipologia di preparazioni in totale sicurezza per l’ospite.

 

Oltre la passione, la ricerca e la competenza, cosa ha reso davvero possibile il tutto?

Lo Staff. La squadra, sempre propositivo e al passo con le nostre. La collaborazione e il sostegno sono stati determinati per l’apertura e lo saranno0 per il proseguimento di questa avventura.

 

Fish-Butcher Salumaria

Via del Molo Innocenziano 21, Anzio

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Riapre il Ristorante Reale, 3 stelle Michelin d’Abruzzo a Castel Di Sangro, con un nuovo menù che racconta il viaggio di Niko Romito nella sperimentazione vegetale, sempre nel segno di una semplicità solo apparente.

Proposto assieme ad una carta di grandi classici e piatti inediti, la degustazione è il nuovo manifesto di sapori dove materia, ricerca, essenzialità e gusto dialogano per creare o ricreare una cucina italiana orientata al futuro e che sfida il percepito comune.

Il Ristorante Reale, tre stelle Michelin, cuore pulsante di un ex Monastero del ‘500 Casadonna a Castel di Sangro nel Parco Nazionale d’Abruzzo – e che comprende un vigneto sperimentale, un frutteto, un giardino di erbe aromatiche e spontanee, 9 camere di charme e l’“Accademia Niko Romito” – riapre il prossimo mercoledì 23 marzo con un menu vegetale orientato al futuro, che rivoluziona e riposiziona percezioni e gradimento del sentito comune in materia verde.

Quello di Niko romito è un nuovo lavoro sulle strutture vegetali, sulle texture, sulle maturazioni, che animano e stimolano lo chef da molti anni. Un processo creativo che si pone come obiettivo quello di estrarre da verdure e ortaggi nuove sensazioni e sentori, fino agli aromi sopiti all’interno delle materie prime, attraverso ricerca e sperimentazione continua, tradotta nella volontà di nobilitare ingredienti “semplici” attraverso creatività e intuizioni.

“Quest’anno più che mai, mi sono reso conto che i piatti vegetali sono quelli in cui la nostra creatività si è espressa in maniera tanto dirompente quanto assolutamente spontanea e proprio da qui nasce il nuovo menu degustazione vegetale; una tavola di colori, di gusti e sapori, che hanno sfumature gustative che altri ingredienti non hanno.

La chiave di volta è la preparazione, perché il processo creativo che guida la trasformazione dell’ingrediente, esaltando la sua forza gustativa, preservandone la purezza intrinseca e intervenendo sulla struttura e le sue sfumature, diventa, paradossalmente, più importante dell’ingrediente in sé.

L’esercizio creativo è stimolato dall’obbligo che la materia prima stessa impone di seguire delle regole, di sottostare a delle costrizioni che, nel vegetale sono rigidissime ma che se rispettate e interpretate, lo portano in un’altra dimensione.” 

Carota. Carciofo. Broccolo. Cavolfiore. I suoi piatti assegnano spesso la parte ad un attore protagonista in cerca di autore, un monoingrediente frutto della generosa terra, e che attende all’uomo, al cuoco, allo chef di pensiero ricollocare e valorizzare.

E Niko lo fa una poetica assolutamente personale, nel segno di una semplicità solo apparente. Una semplicità che è sintesi complessa, che nasconde strati di uno studio sperimentale finalizzato all’estrazione concentrata di sapore puro, in consistenze cotte e crude, ricercate e ricreate.

Un piatto ben preparato è un piatto che soddisfa chi lo mangia e una carota o un cavolfiore possiedono la stessa dignità di un grande piatto di carne o di pesce.

Il nuovo menu degustazione è frutto di un lavoro di applicazione e impegnata riflessione sul mondo vegetale, che gli restituisce la complessità e la completezza che merita.

Ben oltre i retaggi culturali che legano le categorie verdi a derive di benessere ipocalorico e regimi dietetici, la bontà di un vegetale è un mondo da indagare, valorizzare, e dal quale lasciarsi sorprendere.

Oggi più che mai il lavoro del cuoco è quello di indicare una vita, oltre che stimolare e stupire palato, per aprire un orizzonte su un linguaggio sempre più attuale, che rispetta le esigenze di un mondo che sta cambiando e lascia un messaggio importante, specialmente ad un pubblico giovane che sarà chiamato ad affrontare le sfide e i cambiamenti che tutti noi stiamo già vivendo.

DEGUSTAZIONE REALE

Gelato di piselli

Carota

Cipolla rossa, Vermouth e pepe rosa

Pane

Foglia di broccolo e anice

Sedano rapa, nocciola e cardamomo

Verza arrosto

Infuso di bosco con ravioli di mandorla

Fagioli e bieta

Linguine e peperone

Arrosto di indivia con patate e rosmarino

Radicchio e arachidi

Cavolfiore gratinato

Arancia

CARTA REALE

Trota, mandorla e alloro

Anguilla, limone, aglio arrostito e peperoncino

Calamaro arrosto, pompelmo rosa e olive nere

Costine di agnello e maionese di patate

Insalata di pollo e lattuga

Assoluto di cipolle, parmigiano e zafferano tostato

Ravioli con ricotta di pecora e acqua

Fettuccelle di semola, gamberi rossi e pepe rosa

Fusilli, pollo, rosmarino e polvere di peperone verde

Piccione fondente e pistacchio

Manzo torbato e patate

Anatra fredda e acqua affumicata di anatra

Spigola, lattuga e capperi

Granita di liquirizia, aceto di vino, cioccolato bianco e aceto balsamico

Essenza

Meringa, lampone e mou

“Della mia cucina si dice spesso che è semplice. È verissimo, nel senso che manca di complicazione, eppure sottintende una notevole complessità. La complessità in cucina può essere vantaggiosa, la complicazione mai”.

La degustazione prevede 14 portate a 170 euro, a cui l’ospite può aggiungere altre tre portate a 30 euro/cad dalla Carta reale.

Ristorante Reale*** – Casadonna

Contrada Piana Santa Liberata, 67031

Castel di Sangro, AQ

0864 69382

photocredits

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Si chiama Ievgen Klopotenko, ha 35 anni, è lo chef del Ristorante “100 rokiv tomu vpered” di Kiev, è stato il vincitore di MasterChef Ucraina, ed è l’unico ucraino nella lista “50 Next”, ma non ha esitato un attimo a trasformare il suo ristorante in un rifugio per militari e a lanciare un appello internazionale ai cuochi per sentire e stimolare sostegno e vicinanza: «Make Bortsch not War».


Per i primi tre giorni abbiamo utilizzato gli ingredienti stoccati nelle celle frigo, ora sono i fornitori che ci aiutano con quello che possono. Un giorno pollo, un altro orate congelate, a volte solo verdure… Non sappiamo cosa cucineremo domani, dipende da quello che ci viene fornito. I negozi sono quasi vuoti e il poco che si trova è destinato alla popolazione. È già un problema trovare farina e cereali, perché sono i primi prodotti che tutta la gente ha accumulato in dispensa all’inizio degli attacchi. Il ministro dell’agricoltura sta cercando di ripristinare le forniture.

Così racconta lo Chef Yevgeniy Klopotenko unico ucraino nella lista ’50 Next’, i talenti del futuro prossimo in cucina, patron del ristorante “100 Rokiv Tomu Vpered”, tradotto dall’ucraino “100 anni fa nel futuro”, che distingueva la sua cucina con aggiornamenti moderni sui piatti tradizionali ucraini e che, anche negli arredi, seguiva il tema della “creazione di una connessione tra il passato storico e il presente innovativo dell’Ucraina”.

Abbiamo dovuto adattare il nostro modo di cucinare alle grandi quantità. Eravamo abituati alla cucina fine dining, menu creativi per poche persone ogni sera. Ora cuciniamo per migliaia di persone, i piatti devono essere gustosi e nutrienti, e devono restare caldi e buoni anche dovendoli trasportare. Vorrei che la comunità internazionale capisca chi siamo, che l’Ucraina esiste, che non siamo parte della Russia, abbiamo la nostra cultura, anche gastronomica. Quando tutto questo finirà, vorrei invitare tutti a vedere chi siamo, un Paese che non ha paura, che ha combattuto per difendere la propria libertà. 

Il ristorante è suddiviso su due livelli. Una sala da pranzo, un bancone bar, una sala banchetti utilizzata per feste private e masterclass tenuti dallo chef Klopotenko, mentre una sala da pranzo più piccola e una cucina si trovano al primo piano, dove, grandi finestre facevano entrare la luce del futuro. Adesso ci sono circa 30 persone, la metà per proteggersi dalle bombe, mentre gli altri cucinano per i militari. Poi dipende dai giorni, quando suonano le sirene il numero aumenta.


L’appello: «Make Bortsch not War»

Sto chiedendo a tutti i cuochi internazionali di cucinare il Bortsch e di servirlo nel proprio ristorante, di postarlo sui social, perché è un piatto Ucraino. A volte basta poco, “Make Bortsch not War” ci aiuterebbe a sentirci meno soli – sottolinea infine Klopotenko – e ci farebbe sentire il sostegno dei nostri colleghi nel mondo.

Ora il presente è (purtroppo) molto diverso da come lo si poteva immaginare. Un presente strappato al presente stesso. Con un futuro da ricostruire partendo e ripartendo dalla propria identità forte e fiera, dalla propria cultura, dalle proprie radici che, quando sono profonde, non gelano mai.

Photodredits interior design @Yevhenii Avramenko

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Il gelato sostenibile è il grande protagonista della sesta edizione della Guida Gelaterie d’Italia 2022 del Gambero Rosso che ci porta a conoscere i migliori indirizzi d’Italia in “materia soffice” di Gelateria artigianale. Dove la trovate? In Libreria!

“Anche quest’anno la guida Gelaterie ci porta alla scoperta dei maestri del gusto che, da Nord a Sud, ci raccontano attraverso i loro mix e la loro sapienza i sapori dei nostri territori e il meglio che le eccellenze Made in Italy offrono, con un occhio sempre più attento alla Sostenibilità.”

Queste le parole di Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso, alla presentazione della sesta edizione della guida Gelaterie d’Italia 2022 in collaborazione con ORION.

Il gelato “sostenibile” è infatti il grande protagonista di questa nuova guida targata 2022 che ci porta a conoscere i migliori indirizzi d’Italia in materia soffice di Gelateria artigianale.

Luoghi del buono, dove questo dolce popolare e regale, fresco, goloso e semplice solo in apparenza, si nutre di territorio e grande passione. 

Per realizzarlo bene si seguono precise regole, materie prime di alta qualità frutta fresca e processi produttivi etici e trasparenti, sia per quanto riguarda le materie prime sia per il packaging che diventa elemento sempre più importante per raccontare le proprie scelte.

Un gelato tradizionale ma profondamente autoctono, meno dolce ma non meno goloso. Un gelato figlio di professionisti per i quali scienza e natura costituiscono un binomio sempre più inscindibile. Un gelato che vuole in campo professionisti attenti e preparati, chimici e contadini al tempo stesso, imprenditori illuminati capaci di cogliere al volo gusti ed esigenze di un pubblico più che mai attento in tema di alimentazione, che vuole sapere come e dove nasce tutto ciò che finisce in un cono o in una coppetta.

Si moltiplicano infatti gli orti e i frutteti di proprietà, le liste degli ingredienti con nome e cognome dei fornitori per valorizzare al massimo il territorio e cresce la cura dei particolari.

Prevalgono come sempre i gusti “rassicuranti” a cominciare da cioccolato, mandorla e pistacchio e aumentano le opzioni senza zucchero, senza lattosio e senza uova studiate e calibrate con grande attenzione anche per chi è costretto a delle rinunce. La parte creativa e innovativa è molto presente ma anch’essa è al servizio della natura con intriganti mix di frutti, spezie, fiori ed erbe.

“La conoscenza dei prodotti e la competenza dei grandi professionisti hanno reso il gelato un’arte che raggiunge standard qualitativi sempre più elevati. Da sei anni tracciamo questa evoluzione segnalando come sempre il meglio che il panorama italiano di questo settore offre.” continua l’Amministratore Delegato Luigi Salerno.

LA GUIDA

Sono 461 gli esercizi segnalati in guida, con oltre 40 nuovi ingressi. Aumentano i Tre Coni che passano a 61: Terra Gelato a Milano; Pallini a Seregno (MB); Fatamorgana a Roma e Officine del gusto a Pignola (PZ) entrano nell’olimpo delle Gelaterie italiane.

La Lombardia è al vertice con 14 locali premiati con i Tre Coni segue il Piemonte con 9; l’Emilia-Romagna con 8; il Lazio con 7; il Veneto con 6; la Toscana con 4; Liguria, Campania, Basilicata e Sardegna con 2; Friuli-Venezia Giulia, Marche, Abruzzo, Puglia e Sicilia con 1.

5 i premi speciali: GELATIERE EMERGENTE  – ERIKA QUATTRINI – Il Pinguino Quattrini FALCONARA MARITTIMA [AN] / MIGLIOR GELATO AL CIOCCOLATO – CORNAREDO [MI] – PREMIO SOSTENIBILITÀ – Moou TORINO / MIGLIOR GELATO GASTRONOMICO – L’Albero dei Gelati  – MONZA [MB] / VALORIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI LOCALI – Materica SONDRIO

Per la sezione de “Il Gelato del Pasticcere”, la mini guida che da nord a sud menziona a pari merito, senza alcuna graduatoria, i maestri pasticceri che si cimentano col sottozero, sono 38 i maestri dell’arte bianca presenti con un gelato ricco, corposo, goloso, diverso da quello dei maestri gelatieri, ma senza dubbio di grande qualità.

i TRE CONI D’Italia 2022

Piemonte

Canelin | ACQUI TERME [AL]

Marco Serra Gelatiere | CARIGNANO [TO]

Gelati d’Antan | TORINO

Mara dei Boschi | TORINO

Casa Marchetti | TORINO

Nivà | TORINO

Ottimo! Buono non basta | TORINO

La Tosca | TORINO

Soban |VALENZA [AL]

Liguria

Cremeria Spinola | CHIAVARI [GE]

Profumo| GENOVA

Lombardia

La Pasqualina | ALMENNO SAN BARTOLOMEO [BG]

Il Dolce Sogno | BUSTO ARSIZIO [VA]

Oasi American Bar | FARA GERA D’ADDA [BG]

Artico | MILANO

Ciacco | MILANO

Crema | MILANO

Lo Gnomo Gelato | MILANO

Paganelli | MILANO

Pavé – Gelati & Granite | MILANO

Terra Gelato | MILANO NUOVO INGRESSO

Chantilly | MOGLIA [MN]

L’Albero dei gelati | MONZA

Pallini | SEREGNO [MB] NUOVO INGRESSO

VeroLatte | VIGEVANO [PV]

Veneto

Gelateria Naturale Scaldaferro | DOLO [VE]

Golosi di Natura | GAZZO [PD]

Chocolat | MESTRE [VE]

Gelateria Marisa | SAN GIORGIO DELLE PERTICHE [PD]

Dassie – Vero Gelato Artigiano | TREVISO

Zeno Gelato e Cioccolato| VERONA

Friuli-Venezia Giulia

Timballo | UDINE

Emilia-Romagna

Cremeria Santo Stefano | BOLOGNA

Cremeria Scirocco | BOLOGNA

Stefino | BOLOGNA

Bloom | MODENA

Ciacco | PARMA

Cremeria Capolinea | REGGIO EMILIA

Sanelli | SALSOMAGGIORE TERME [PR]

Il Teatro del Gelato | SANT’AGOSTINO [FE]

Toscana

Gelateria della Passera | FIRENZE

Chiccheria | GROSSETO

De’ Coltelli | PISA

Dondoli | SAN GIMIGNANO [SI]

Marche

Paolo Brunelli | SENIGALLIA [AN]

Lazio

Gretel Factory | FORMIA [LT]

Greed Avidi di Gelato | FRASCATI [RM]

Fatamorgana | ROMA NUOVO INGRESSO

La Gourmandise | ROMA

Otaleg! | ROMA

Stefano Ferrara Gelato Lab | ROMA

Torcè | ROMA

Abruzzo

Gelaterie Duomo – Il Paradiso del Gelato | L’AQUILA

Campania

Di Matteo | TORCHIARA [SA]

Cremeria Gabriele | VICO EQUENSE [NA]

Puglia

G&co | TRICASE [LE]

Basilicata

Emilio | MARATEA [PZ]

Officine del gusto | PIGNOLA [PZ] NUOVO INGRESSO

Sicilia

Cappadonia Gelati | PALERMO

Sardegna

I Fenu Gelateria e Pasticceria | CAGLIARI

Dolci Sfizi | MACOMER [NU]

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Gli States confermano la passione per il vino italiano: storia, territori, diversità sono i plus che conquistano il mercato americano.

“E’ importante riprendere a viaggiare, e ristabilire i contatti diretti con i mercati di riferimento, a maggior ragione in questo momento complesso”, queste le parole di Chiara Soldati, solare produttrice vitivinicola e donna del vino, alla guida della Tenuta La Scolca, rinomata azienda situata sulle colline di Gavi, un piccolo paese sulle montagne dell’Appennino in provincia di Alessandria in Piemonte.

Dopo dodici giorni intensi di tour negli Stati Uniti, vissuti tra incontri con stampa di settore, premi, partnership consolidate e nuove alleanze, La Scolca, la più antica cantina di Gavi, una delle prime realtà del comparto vitivinicolo italiano a torna in America per presentare i suoi vini.

Fitto il calendario degli appuntamenti, a partire dal Best of the Best, svoltosi a Miami, che ha visto 50 dei migliori chef a stelle e strisce proporre i loro piatti in abbinamento con le circa 60 etichette che per Wine Spectator, autentica bibbia della critica enoica internazionale, hanno meritato uno score a partire da 90 punti.

“Abbiamo percepito una grande attenzione nei confronti delle eccellenze tricolori – spiega Chiara Soldati – e una grande voglia di tornare a visitare il nostro Paese. Ed è nostro dovere quello di proporre nel migliore dei modi il nostro straordinario patrimonio di arte, cultura e prodotti. Siamo custodi di una bellezza senza pari, ancora più preziosa, agli occhi del mondo, in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo in queste settimane terribili”.

Un Made in Italy che ha vissuto un momento importante nell’ambito del Discover Boating Miami International Boat Show, il più importante evento di barche e yacht al mondo, nel corso del quale La Scolca ha confermato la partnership con il Gruppo Ferretti, marchio iconico della navigazione di lusso che vanta nel suo portfolio nomi come Ferretti Yachts, Riva, Pershing, Itama, CNR, Custom Line e Wally. Un mix, quello tra le etichette La Scolca e le imbarcazioni Ferretti, che ribadisce quell’Italian Style tanto apprezzato dal pubblico d’oltreoceano. Come è chiaramente emerso anche nel corso del Food Network & Cooking Channel South Beach Wine & Food Festival presented by Capital One (SOBEWFF®), contesto che ha visto sancire un altro importante traguardo, la partnership tra La Scolca e Coravin.

“E’ stato certamente emozionante ritrovarsi in un contesto che rappresenta il gotha della produzione mondiale – racconta Chiara Soldati, CEO de La Scolca – Così come è stato bellissimo tornare a viaggiare, a incontrarsi e a confrontarsi. Ma la cosa che mi ha riempito di orgoglio, aldilà del successo delle nostre etichette, è stato percepire la passione degli Americani per i vini italiani dei quali apprezzano particolarmente la storia, i territori, la straordinaria diversità e lo stile che caratterizza in modo inequivocabile il Made in Italy di qualità”.

Il viaggio ha rappresentato inoltre l’occasione per presentare finalmente “live”, a stampa e operatori di settore, i vini della maison piemontese più venduti negli USA: Gavi dei Gavi ® Black Label, Gavi dei Gavi ® D’Antan e Gavi La Scolca.

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L’obiettivo è quello di sensibilizzare e stimolare una riflessione che possa portare a un nuovo approccio nel mondo del lavoro.

Così, la Fondazione Gambero Rosso, creata nel 2012 con l’obiettivo di dare risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, da novembre 2021 ha coinvolto alcuni dei volti femminili più importanti del mondo dell’agroalimentare italiano per parlare di parità di genere.

Ne è nata una rubrica fissa, con interviste a tutto tondo che tracciano un quadro della situazione fondamentale per compiere un nuovo e imprescindibile passo avanti sulla parità di genere.

A commentare le prime testimonianze di imprenditrici e imprenditori della produzione agricola ed enoica italiana, esperte ed esperti della ristorazione, personalità delle Istituzioni, della politica, dei servizi e delle Banche, è intervenuta la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti:

Per crescere e guardare al futuro, il Paese ha bisogno del talento e della creatività delle donne, ed è il motivo per il quale investire in lavoro femminile per aumentarne quantità e qualità non è soltanto una questione di giustizia ma di efficienza del sistema Paese e di benessere per tutti.

Ne sono consapevoli quelle aziende che da tempo promuovono politiche di inclusione e diversity per sostenere il lavoro delle donne, come emerge con chiarezza dalle interviste pubblicate su Gambero Rosso. Ne è pienamente consapevole il governo, che ha scelto di investire in modo prioritario sul lavoro femminile con azioni concrete, inserite nella prima Strategia nazionale per la parità di genere di cui, per la prima volta, il Paese si è dotato.

Lavoro, reddito, competenze, dimensione del tempo inteso come armonizzazione tra la vita lavorativa e familiare, potere e leadership femminile, sono i suoi cinque assi prioritari.

La Fondazione Gambero Rosso, creata con lo scopo di dare attenzione e risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, porta avanti con dedizione questa rubrica dedicata alle donne, non solo perché crediamo nelle quote rosa ma perché è fondamentale sensibilizzare tutti gli operatori del settore sulla parità di genere.

Più lavoro per le donne, in tutto il territorio nazionale, riconoscendo non solo i ruoli che oggi ricoprono, ma favorendo l’accesso ai settori strategici di sviluppo. Abbattere quella differenza salariale che è uno dei fattori di disuguaglianza di fatto, ostacolo anche allo sviluppo economico complessivo del Paese. E ancora, armonizzazione dei tempi della vita familiare e del lavoro: la riforma del Family Act, con il sostegno alla genitorialità, incentiva il lavoro femminile e la condivisione paritaria dei carichi di cura tra le donne e gli uomini come elemento di investimento sia di carattere sociale che di carattere economico, supportato anche dal forte incremento dei servizi educativi che saranno realizzati tramite il Pnrr, a partire dagli asili nido.

Accanto a questo c’è la scelta di sostenere le donne al rientro dalla maternità. In legge di Bilancio abbiamo introdotto un meccanismo di decontribuzione a favore delle lavoratrici, perché l’esperienza della maternità, che nella carriera di una donna resta uno dei momenti fragili, assuma un valore nuovo.

Con l’introduzione della certificazione per la parità di genere per le imprese compiamo un ulteriore passo: le aziende sanno che se investono in inclusione femminile, in politiche per la parità di genere, avranno benefici di carattere fiscale. Abbiamo poi introdotto, per gli appalti nel PNRR, un nuovo meccanismo per cui le aziende hanno dei punteggi maggiori se mettono in campo politiche di promozione del lavoro femminile.

Una visione e un metodo nuovi che, anche grazie alla sinergia con il mondo delle imprese, hanno attivato un processo che ci farà crescere e farà crescere tutto il Paese. Più lavoro femminile vuol dire più ricchezza e benessere per tutti, ma anche dare compimento alla scelta democratica che le madri e i padri costituenti ci hanno consegnato: una democrazia animata dai sogni, le aspirazioni, i progetti, il contributo delle donne e degli uomini insieme.”

Le riflessioni e le proposte emerse dalla rubrica sono state fortemente condivise sia nel tono sia nei contenuti. Tra i temi più ricorrenti:

  • difficoltà nel conciliare vita privata e vita lavorativa;
  • donna multitasking;
  • politiche più favorevoli alla maternità e a donne single;
  • problema dello stereotipo sui generi;
  • disparità salariale;
  • creazione e sviluppo di una rete di servizi alla famiglia, un insieme di strutture e servizi che garantiscano un reale ed effettivo worklife balance;
  • rendere il congedo parentale il più possibile equo tra madre e padre, favorendo così una cultura della famiglia che metta sullo stesso livello i due sessi,
  • responsabilizzando anche l’uomo nella cura della famiglia;
  • la maternità, o meglio, la genitorialità, deve essere considerata in azienda come un credito, un’esperienza formativa e valorizzante con ricadute positive nel proprio luogo di lavoro e nella società, e non un “debito” come spesso oggi accade;
  • asili nido con orari flessibili;
  • rendere gli asili nido tutti gratuiti;
  • bonus da spendere nel lavoro di accudimento e formazione, soprattutto a favore delle professioni autonome e di quelle con grandi variabili di turni;
  • decontribuzione a favore delle aziende che mantengono l’occupazione delle giovani madri;
  • intraprendere un percorso culturale che veda il mondo del lavoro come uno spazio di pari opportunità e lo spazio familiare altrettanto;
  • rivolgersi agli uomini con una comunicazione sui media (film, social, tv, libri, radio, giornali ecc.) che dia spazio a nuovi esempi di mascolinità positiva.

Per approfondire e leggere le interviste a donne e uomini sul tema della parità di genere, per costruire un tavolo di riflessione quanto più ampio e produttivo. Cliccate qui!

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Che siate all’inizio di una relazione o la stiate navigando da anni, la “festa della donna”, oltre mimose e radici storiche/sociali, è una buona occasione per gratificare le donne della vostra vita.

Per l’8 marzo tanti locali di Roma hanno elaborato una grande varietà di dolci, buone e accattivanti proposte. Ecco dunque una serie di bellissime location capitoline e preziosi consigli da tenere a mente che salveranno ogni occasioni di incontro, dall’ingresso al momento, cruciale, del conto, sperando non siano “rese dei conti”.

Cosa vogliano le donne nell’altro, cosa davvero cerchino in un rapporto, cosa si celi dietro al reticolo di psicologie emotive proprie di ogni essere femminile, non è dato saperlo. Ma qualche assunto trasversale credo si possa rilevare, dai “macro-temi universali” – come il rispetto – ai temi quotidiani, della complicità, reciprocità e intesa, fino ai temi extra-ordinari, quelli che costano una piccola attenzione in più ma sono capaci di generare grandi effetti a lungo rilascio, che fanno bene ad entrambi, a chi li fa quanto a chi li riceve, e rappresentano un twist che fa rima con la capacità di stupire con gesti e modi dedicati, unitamente alla capacità di sapere scegliere il luogo giusto a seconda delle occasioni e di sapersi comportare in ogni contesto.

Anche se il titolo è liberamente ispirato alla famosa commedia americana del 2000, Voi non siete Mel Gibson che si ritrova a saper leggere nel pensiero delle donne, ergo assimilare qualche regoletta su come comportarsi Vi spianerà la strada ad ogni tavola.

Potrebbe apparire noioso e/o borghese, ma non è così. Si tratta di piccole abitudini, le quali, una volta mescolate al vostro modo di fare, saranno decisamente molto più lievi delle figuracce in agguato se vi ostinerete a considerare le buone e belle maniere un territorio nemico.

Quindi, che siate all’inizio di una relazione o la stiate navigando da anni, la “festa della donna“, oltre alle mimose e alle radici storiche, è una buona occasione per gratificare le donne della vostra vita. Una data da cogliere e da vivere dal risveglio alla buonanotte, a patto che ci si sappia comportare. Per l’8 marzo, tanti locali di Roma hanno elaborato una grande varietà di proposte.

Di seguito 10 preziosi consigli da tenere a mente intervallate da una serie di bellissime location per un successo assicurato ad ogni occasione di incontro, dall’ingresso al ristorante al momento, cruciale, del conto.

1 – Ingresso

Il galateo dice che “se la porta del ristorante è chiusa, entrerà per primo chi ha invitato l’altro, precedendo gli altri ospiti. Se invece la porta è aperta, sarà il contrario”. Fatela semplice, fate passare prima la donna, porta aperta o chiusa è un bel gesto. Magari non ve lo dice, ma lo apprezzerà

2 – Prenotazione

Se non avete idea di dove prenotare o su cosa puntare vi basterà prestare attenzione alle Sue preferenze. Pensate bene a quale sia il momento della giornata da sottolineare, quello che ama di più o quello che vi da la possibilità di avere più tempo a disposizione.

Una volta prenotato e riservato il vostro tavolo, ricordate, dopo la porta di scostare la sedia per farla accomodare.

– Dolci Risvegli, Colazioni e Coccole per il palato

La colazione è un momento bellissimo da sottolineare, dal primo caffè a letto alle colazioni pantagrueliche fuori casa, alle torte simbolo dell’8 marzo. Non può infatti mancare la dolce mimosa, con il suo inebriante profumo di crema pasticciera e vaniglia, declinata in versione classica ma anche creativa.

D’Antoni dal 1974

Morbido pan di spagna, dal brillante color giallo dato dalle uova di alte qualità utilizzate nell’impasto, golosa crema pasticcera alla vaniglia arricchita dall’avvolgente crema allo zabaione, arricchita con marsala, e dalla spumosità della panna montata. Questi saranno gli inebrianti sapori che caratterizzeranno la giornata dell’8 marzo da D’Antoni, il laboratorio di pasticceria artigianale a conduzione familiare del quartiere Collatino di Roma. Parola chiave sarà, come sempre, qualità. Negli ingredienti e nelle tecniche utilizzate, finalizzate a un unico scopo: celebrare tutte le donne con una torta dal sapore genuino e autentico delle cose buone, fatte con cura e passione. Ma non finisce qui. Spazio anche all’oggettistica al coccolante fondente, al latte e bianco che omaggia la femminilità con leccornie dalla forma delle collane, degli abiti da donna e delle ballerine e décolleté. E infine, alle praline, di diversi gusti e forme, tra cui quelle all’arancia e al Cointreau o al caramello.

D’Antoni, via Dino Penazzzato 83, 00177 Roma. Per informazioni www.dantoni1974.it.

Gruè

La celebre e stimata pasticceria di Marta Boccanera e Felice Venanzi omaggia tutte le donne con un’offerta di deliziose gelatine a forma di fiore dai primaverili gusti di mimosa, rosa, fior di aranci, fior di limone e violetta. Un caleidoscopio di colori e sapori ad accompagnare la monoporzione dedicata alla festa della donna composta da una base di pan di spagna basso con pralinato croccante, mousse al cioccolato bianco e vaniglia e un cuore fi fragola, lampone e mango . Immancabile la classica mimosa nelle due versioni, pan di spagna, chantilly alla vaniglia, frutti rossi oppure gocce di cioccolato fondente.

Pasticceria Gruè, Viale Regina Margherita, 95, 00198 Roma. Per informazioni www.gruepasticceria.it tel. 06 8412220

Madeleine Salon De Gastronomie

Da Madeleine, il bistrot alla francese del quartiere Prati di Roma, la mimosa si tingerà di rosa in occasione della festa della donna! L’8 marzo, il dessert più iconico di questa ricorrenza sarà in monoporzione, avrà un cuore di fragola e lime e sarà avvolto da una golosa crema al latte profumata alla rosa. Alla base un soffice pan di Spagna leggermente imbevuto con una bagna all’aroma di vaniglia e mandorla. Un vero e proprio omaggio alle donne, dunque, fatto da una donna: Francesca Minnella, la giovane e talentuosa pastry chef di Madeleine.

Madeleine, via Monte Santo 64, Roma. Per informazioni www.madeleinerome.com

Casa Manfredi

Su Viale Aventino, Casa Manfredi è un posto dove stare bene nato e cresciuto dall’amore tra Giorgia Proia e Daniele Antonelli, unitamente alla volontà di creare insieme qualcosa di speciale. Un posto in cui si riflettono sogni dolci e lievitati, in uno spazio dove potersi sentire sempre parte di una grande famiglia, proprio come a casa. Laboratorio di pasticceria artigianale, dove poter abbinare un caffè di primissima qualità, per la festa della Donna potrete assaporare “la Zhinka” che significa donna in ucraino, un omaggio alle donne ucraine con una base di Pan di Spagna, alla Mandorla, Lemon curd, Gel alla mora e una baverese di champagne Pinot noir.

Casa Manfredi, Viale Aventino 91/93, 00153 Roma RM,

Grezzo

Il dolce iconico di questo giorno speciale è sicuramente la Mimosa Crudista, che Grezzo propone in versione torta e monoporzione. Pan di Spagna sì, ma crudista, quindi senza cottura o lievitazione; con soli ingredienti vegetali, integrali e ottenuto attraverso un metodo innovativo di lavorazione a freddo, come avviene per tutti i dolci di Grezzo Raw Chocolate. Il cuore della Mimosa Crudista racchiude una crema al limone ed è ricoperto da una glassa di cioccolato bianco crudista, mentre il colore giallo è opera della curcuma. C’è poi una torta a forma di cuore, è “la Luminosa, rappresentazione che Grezzo vuole dare alla speranza, ricordandoci che il mondo può migliorare, che la situazione delle donne può migliorare” – parole del CEO di Grezzo Raw ChocolateNicola Salvi.

Contesto Urbano

Tutti i giorni dalle 07:00 del mattino alle 00:00 della notte. Contesto Urbano con la sua formula “all day long”, vi aspetta ogni mattina con una linea di pasticceria e cornetteria non convenzionale fatta di plumcake, torte ai cereali, Pancake allo sciroppo d’acero e una raffinata selezione tra le migliori miscele di caffè, rigorosamente servita secondo il metodo tradizionale di macinatura espressa. Sempre bella musica di sottofondo, atmosfere raccolte e un servizio cordiale ed accogliente. Si prosegue con apertici, pranzi, cene che spaziano dalla cucina tradizionale in chiave creativa ad una invitante Carta dei Burgers.

Contesto Urbano, Via Gallia 51/53, 00183 Roma

Gelateria Giuffrè

Giuffrè, gelateria e pasticceria. Un luogo dove l’arte del gelato e dei dolci è quella di una volta. Come la passione. Una passione lunga tre generazioni e che tramanda un’attenzione per le cose fatte bene tutti i giorni. “Venere” è la loro Torta speciale dedicata alla giornata di questo 8 marzo 2022; ed è composta da Frolla sablee alla mandorla, cremoso al cioccolato al latte, gelée al mandarino, crema chantilly allo zabaione, pralinato alla nocciola, meringa all’italiana e savoiardo. Disponibile anche su Cosaporto.

Giuffrè, Viale Trastevere,  255 00153 Roma

EATALY

Dal 7 al 13 marzo 2022 in tutti i ristoranti di Eataly Roma e al Bar Illy, situato al piano terra, sarà in vendita il dolce mimosa. Per ogni dolce venduto saranno devoluti 2 euro a Komen Italia per la lotta ai tumori al seno. Un’altra iniziativa si terrà nel ristorante Pizza & Cucina con una serata esclusiva e un menu ideato dalla chef del ristorante, Elettra Rampa. Anche in questo caso, una parte del ricavato sarà devoluta in favore dei progetti di Komen Italia.

Eataly Roma, Piazzale 12 Ottobre 1492, 00154 Roma

Divino il Cioccolato degli Dei

Anche per questo 8 marzo Valerio Esposito e Jennifer Boero, patron di Divino, la rinomata cioccolateria artigianale di Aprilia, dedicano alle donne una linea di sculture in cioccolato incentrata su uno degli accessori più amati: le borsette e le décolleté, must have dei guardaroba per la prossima stagione primavera/estate e simbolo per eccellenza dell’emancipazione femminile. Per l’occasione, la calzatura sarà realizzata interamente in cioccolato a latte, bianco o fondente e declinata in diverse colorazioni, finalizzate ad accontentare tutti i gusti, abbinate ai volti di tre grandi figure iconiche dello scorso secolo: Frida Kahlo, Audrey Hepburn e Marilyn Monroe.

Divino il cioccolato degli dei, via dei Lauri 57, 04011 Aprilia (LT). Per informazioni www.divinocioccolato.it.

3 – Al tavolo

Al ristorante, una volta accomodati, aprire il tovagliolo sulle gambe e solo dopo sfogliare il menu. Un cameriere va sempre rispettato, ma anche il contesto fa la differenza e vi suggerisce il modo. Quindi, se siete in un luogo dal tono informale, rivolgetevi al personale con naturalezza, se invece siete in un ristorante con la R maiuscola o in un’ambita meta gourmet, è buona norma dare sempre del lei e mai del tu.

– Location da “Sogni con Vista”

Hassler Bistrot

All’Hassler Bistrot dell’esclusivo Hassler Roma creato da Roberto E. Wirth, omaggio alle donne all’insegna della tradizione con il classico dessert Mimosa dell’Executive chef Marcello Romano che delizierà la clientela femminile con questo dulcis in fundo già a partire dalla colazione, per proseguire a pranzo, all’ora del tè e a cena. Ai tavoli de Il Palazzetto, lo scenografico locale dell’Hassler Hotel che affaccia sulla scalinata di Trinità dei monti, si potrà degustare il cocktail “Sweet Temptation” a base di vodka, succo di ananas, succo di lime e sciroppo di banana, da sorseggiare insieme a una selezione di assaggi salati. Per informazioni: Hassler Hotel, piazza della Trinità dei Monti 6, Roma.

HasslerBistrot, email: bar@hotelhassler.it o tel. +39 06 699340. Il Palazzetto: vicolo del Bottino 8. Per prenotazioni Ristorante: Tel. +39 342 150 72 15 – Fax. +39 06 6789199; email: events@ilpalazzettoroma.com.

Adele Mixology Lounge

Inebriarsi con il profumo delle mimose, omaggio per tutte le donne, perdersi nel cielo di Roma avvolti dalla calda atmosfera della terrazza coperta di Adèle Mixology Lounge sorseggiando un fresco cocktail dedicato alle donne: Rossella O’Hara, un twist a base di Cointreau, succo di arancia, bianco d’uovo, essenza di limone e Franciacorta. Per tutte le donne, e non solo, che vorranno farsi coccolare nella terrazza più cool della capitale.

Adèle Mixology Lounge, Via di Porta Pinciana 14, 00187 Roma. Per informazioni www.mirabelle.it tel. 06 4216838

Settimo Roman Cuisine & Terrace

Apertivo al tramonto, con vista sui tetti e sulle cupole della Città Eterna. Questa sarà la serata esclusiva che Settimo, il ristorante panoramico dell’Hotel Sofitel Villa Borghese, riserverà a tutte le donne. Un momento di convivialità e relax in un luogo incantato e lussureggiante, tra piante verdi e comode sedute in velluto impreziosite dal cangiante colore del cielo di Roma. Lo chef Giuseppe D’Alessio proporrà, in accompagnamento a cocktail e agli ottimi vini della cantina, un trittico di finger food studiati ad hoc per rendere ancora più speciale la serata. Per chi deciderà poi di rimanere anche a cena, sarà riservato inoltre uno sconto del 10%.

Settimo Roman Cuisine & Terrace, via Lombardia 47, 00187 Roma. Per informazioni www.settimoristorante.it.

4 – Maledetto Smartphone

Nuovi tempi, nuove regole, ma troppa tecnologia a tavola non è ben vista, dal momento che la circostanza dovrebbe indurci alla convivialità e alla condivisione di cibo e valori. Infatti capita sempre più spesso di osservare a tavola coppie o gruppi di amici/che con le facce infilate nei cellulari, intente nella consultazione ossessiva del proprio smartphone.

Per favore, sappiate riconoscere i momenti, a dar loro valore. Altrimenti avrete solo fotografie e mai ricordi veri. Se siete a colazione, a pranzo, a cena con una persona che amate, utilizzatelo solo in caso di necessità. Se proprio dovete, cercate un luogo appartato per una rapida conversazione.

5 – Mangiare fuori

Che al ristorante si vada per mangiare è lapalissiano: si mangia, ma non come se si fosse a casa propria. E non si tratta solamente di citare il buon galateo, piuttosto di buonsenso.

Se la vostra donna mostra una predilezione per ristoranti gourmet e atmosfere speciali Roma, come abbiamo visto, offre veramente tanto, lo stesso dicasi per derive fusion, di jazz e di mare.

– Suggestioni Fusion, di Musica e di Mare

Taki Ristorante Giapponese

Una Festa della donna nelle accoglienti atmosfere zen del Sol Levante da Taki, il ristorante dell’autentica cucina tradizionale giapponese nel quartiere romano di Prati. Per l’occasione, il locale di proprietà di Yukari Vitti (originaria di Kyoto) propone i piatti del menu à la carte, dove non manca una eccellente offerta di carne Hida Wagyu, la migliore del mondo e, dulcis in fundo, offre alle sue affezionate clienti una torta mimosa come da tradizione!

Taki, Ristorante giapponese, via Marianna Dionigi 56/60, 00193 Roma. Per informazioni: www.taki.it

Cantera Parioli

Primo ristorante “fusion meat” della Capitale con una proposta di sushi di carne e melting pot di sapori e mescolanze di profumi con tagli wagyu serviti in stile tataki, tartare, tacos ed altre ispirazioni dal mondo. Location moderna e arredamento minimal giapponese con pezzi d’autore fanno da cornice ed una cucina contemporanea e dinamica, divertente, creativa e colorata. Il format nel frattempo ha aperto a Mykonos, è da poco sbarcato a Milano.

Cantera Parioli, Via Ruggero Fauro, 2, 00197 Roma

Giulia Restaurant

Si celebrerà l’8 marzo anche da Giulia Restaurant, l’incantevole ristorante di ricerca situato all’interno di uno storico palazzetto affacciato sul “biondo” Tevere. Tra arredi di design, colori pastello e un’atmosfera di grande charme, la Festa della Donna sarà all’insegna della mimosa, dolce tipico di questa ricorrenza, riproposta dallo chef Alessandro Borgo e dalla pastry chef Erika Torres in versione 2.0. Una svolta dal tocco moderno per un dolce simbolo di questa giornata e della primavera in arrivo che si rispecchia perfettamente in quella che è la filosofia che abbraccia tutta la cucina di Giulia: identità, dinamismo e contemporaneità.

Giulia Restaurant, lungotevere dei Tebaldi 4. Per informazioni: www.giuliarestaurant.it.

Le Carré Français

Per la Festa della donna Le Carré Français omaggia con due menu, di cui uno “veg”, altrettante icone della femminilità italo-francese: Caterina de’ Medici, originaria di Firenze e celebre in quanto regina consorte di Francia come moglie di Enrico II, e Dalida, cantante e attrice italiana ma naturalizzata francese, e famosa per essere stata la prima donna a vincere nel 1964 il disco di platino (con oltre 10 milioni di dischi venduti). Un anno che la vide anche seguire il Tour de France interpretando più di 2000 canzoni lungo i 2900 km percorsi. Due figure che, con il loro carisma e la loro storia, hanno avuto una grande influenza nella cultura dei cugini transalpini, seppur in epoche e ambiti diversi. Due menu, entrambi al costo di 28 euro a persona bevande escluse.

Le Carré Français, Via Vittoria Colonna, 30, 00193 Roma RM 

Elegance Cafè

Musica, mixology e buona tavola. Questi gli ingredienti principali della serata dell’8 marzo in programma da Elegance Cafè, il jazz club romano situato nel cuore del quartiere Ostiense. Ad accompagnare gli ospiti nel corso della degustazione con menu alla carta ci sarà infatti il concerto live di un fantastico trio tutto al femminile: All Women Trio, una formazzione guidata da Raquel Silva Joly alla voce e alla chitarra, accompagnata da Flavia Ostini al contrabbasso e da Francesca Avolio alla batteria. Una serata dedicata alle donne e fatta da donne, dunque, per festeggiare al meglio questa importante ricorrenza. Il concerto è incluso con un menu di 2 portate a scelta tra antipasto, primo e secondo.

Elegance Cafè, via Francesco Carletti 5, 00154 Roma. Per informazioni www.elegancecafe.it

Livello 1

Nel giorno dedicato alle donne il salotto di Emilia Branciani nel cuore dell’Eur, frutto del cuore e dal lavoro di una donna volitiva, apre le sue porte a tutte coloro che avranno voglia di festeggiare o semplicemente regalarsi una serata dedicata. Cucina raffinata, materia prima d’eccellenza, una ricca carta vini e una drink list ricercata:  questi gli ingredienti base del ristorante di pesce Livello 1  che per l’occasione accompagnerà il menu a la carte con le magiche e sofisticate atmosfere create dalle  note suonate da Andy the Sax.

Ristorante Livello 1, Via Duccio Buoninsegna 25, 00144 Roma (Rm). Per informazioni www.ristorantelivello1.it  tel. 065033999

Lux Restaurant & Lounge

Per brindare alle donne cullati dal profumo inebriante dello iodio e dal suono delle onde che si infrangono sulla banchina, Lux Rerstaurant & Lounge a Ostia propone un percorso degustazione studiato ad hoc per esaltare il mare e i suoi prodotti d’eccellenza. Accompagnati dalle note live del Maestro Alberto Laurenti, gli ospiti, accolti con un flute di benvenuto Rosè, potranno gustare il Polpo alla catalana seguito dal Sautè di cozze e dai Paccheri con calamari e carciofi in doppia consistenza. Il Filetto di branzino in crosta dorata completerà il menu aprendo le porte all’immancabile dessert: il Tiramisù. Il costo della serata è di 45 euro a persona, acqua e bottiglia di vino (ogni 4 persone) incluse.

Lux Restaurant & Lounge, Lungomare Duca degli Abruzzi 84 D, 00121 Ostia. Per informazioni www.luxexperience.it.

6 – Come placare l’appetito

Lo so, lo so. Grissini, focacce e pane, soprattutto se ben realizzati, sono una tentazione difficile da arginare. Anche se il galateo raccomanderebbe di non avventarsi sul cestino anche se si ha molta fame, la grande ricerca e attenzione in materia di panificazione da parte di Chef e Ristoratori hanno ormai eletto il pane parte integrante (o integrale) dell’esperienza a tavola, quindi assaggiate pure, magari con un buon Olio EVO, ma con garbo. Severamente vietato inforchettare il pane per avvicinarlo a Voi o di sbriciolare oltre modo sulla tavola.

Buona norma invece è versare per primi l’acqua e/o il vino al vostro ospite: una forma di cura e premura molto molto apprezzata.

7 - Postura e primo approccio al cibo

Ricordiamo ai più che “non è la testa che si avvicina al cibo, ma la forchetta che si avvicina alla bocca”. No, non sto dicendo di tenere i libri sotto le braccia o sentirvi RoboCop, ma non piegatevi sul vostro piatto stile mangiatoia. Per iniziare a mangiare aspettate che siano stati serviti i vostri ospiti. Non soffiate sulle pietanze per raffreddarle, aspettare che si intiepidiscano da sole, altrimenti cibi freddi o Sushi!

8 – Una serie di imperativi categorici

Repetita iuvant, dicevano i latini. Visto che siamo in tema, anche se siamo sicuri che non serva ricordalo, lo facciamo lo stesso.

No alla forchetta stile zappa, No al mignolo alzato mentre bevete; Non ci si tocca ripetutamente i capelli; Non si usano gli stuzzicadenti; Non si parla a voce troppo alta, nè con la bocca piena.

9 - Il Conto

Gesto annoverato tra gli ultimi, e sempre più rari, atti di cavalleria, lasciar pagare ad un uomo non toglierà nulla alla vostra indipendenza di donna, prima di percepirlo come tale, provate ad apprezzare la bellezza di un gesto che rappresenta la voglia di prendersi cura dell’altro.

Può accadere però che una delle due parti resista e insista per pagare. Beh, in quel caso bisogna stare attenti a non mettersi troppo in contrasto, rischiando di incrinare l’armonia.

10 – La mancia

Si, in Italia non è obbligatoria. Ma a meno che non siate in una pizzeria al taglio o in un take away, è sempre opportuno lasciare una mancia.

Sempre se la qualità del servizio vi ha convinto, ovvero se vi hanno servito bene, con gentilezza e competenza. Ma chi la deve lasciare e di quanto? Il fatto di pagare con carte di credito spesso diventa una scusa per non lasciare la mancia al cameriere. La mancia va lasciata sempre e con disinvoltura, e qualora si paghi con la carta di credito, la mancia va data in contanti, a parte, nel momento in cui il cameriere riconsegna la carta. Alternativa? Potrebbe lasciare la mancia chi non sta pagando il conto.

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Ha avuto luogo oggi a Roma l’incontro presso la sede della Stampa Estera di Istituto Grandi Marchi – Nomisma Wine Monitor. Si è parlato di Sostenibilità, Autoctonia, Denominazione e Brand, nell’ambito di una ricerca speciale in tutti i settori, che ha approfondito temi e tendenze dal pre-Covid al presente, mettendo l’accento sul futuro.

Lo studio si è posto come obiettivo principale quello di rilevare le tendenze nel consumo outdoor dei Fine Wine confrontando due diverse fasi temporali – ottobre 2020 e settembre 2021 – che, a distanza di un anno, ha evidenziato sostanziali differenze nelle occasioni di consumo del Vino Fuori Casa.

L’indagine, commissionata da IGM (Istituto Grandi Marchi) e realizzata da Nomisma-Wine Monitor, ha l’obiettivo di valutare comportamenti e tendenze in due momenti distinti, a distanza di un anno, dell’attuale fase post-pandemica.

Il primo dato che emerge, in questa doppia indagine, è una ripresa nei consumi fuori casa, come attestano i recentissimi dati Istat che raccontano di una crescita, nel 2021 rispetto al 2020, del 22,3% nelle vendite food&vine presso la ristorazione italiana. Certo, la flessione rispetto alla fase pre-pandemica è rilevante, con un – 22,4% fatto registrare nel 2021 rispetto al 2019. In estrema sintesi se nel 2019 le vendite di food&wine presso i ristoranti si aggiravano intorno agli 85 miliardi di euro, nel 2021 si sono superati i 63 miliardi. Netto calo, quindi, ma con una decisa impennata nei confronti del 2020 che aveva fatto registrare un volume valutabile intorno ai 54 miliardi. Numeri che confermano le cifre emerse dalla ricerca IGM-Wine Monitor: se nell’ottobre del 2020 il 52% degli intervistati dichiarava di aver abbassato il consumo del vino outdoor, un anno dopo questa percentuale è scesa al 43%. La tipologia di locale che ha fronteggiato meglio questa contrazione è il ristorante (-41% dei consumatori di vino outdoor ha diminuito la spesa su questo canale, contro il -46% di winebar, enoteche, pub e bar).

“Soprattutto per i fine wine, che è la fascia sulla quale operiamo noi di Istituto Grandi Marchi – ha commentato Piero Mastroberardino, Presidente IGM – la ristorazione rappresenta un canale di importanza strategica non solo dal punto di vista business, ma anche culturale.

Non è certo un caso che il nostro gruppo, nella fase più dura della pandemia, abbia dimostrato in tutti i modi possibili la propria vicinanza al settore ristorativo, con iniziative dedicate alla promozione di questa grande risorsa della socio-economia nazionale”. 

Sulle modalità e le scelte di consumo al tavolo del ristorante emergono informazioni interessanti. Pur sempre nell’ottica di un calo generale, dovuto soprattutto alle restrizioni, a reggere meglio sono stati i vini consumati al calice, dato incoraggiante anche per quello che concerne un approccio sempre più moderato e in qualche modo ‘’colto’’ nell’approccio alla degustazione dei vini.

Le occasioni migliori sono quelle “speciali” (feste e compleanni) mentre hanno sofferto maggiormente quelle “formali” (pranzi e cene di lavoro).

In linea generale la contrazione dei consumi outdoor rilevata nelle interviste dell’ottobre del 2020 è superiore a quella certificata nel settembre del 2021: -27% la differenza tra chi evidenzia un aumento della spesa per vino fuori casa rispetto a chi dichiara una diminuzione nel 2020 contro un più incoraggiante -19% nel 2021, frutto di un rallentamento nelle restrizioni ma anche di una maggiore attenzione nella qualità dei vini ordinati.

“Dopo due anni di convivenza con il coronavirus – ha sottolineato Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor – la nostra ricerca evidenzia prospettive di crescita per l’anno in corso, trainate da un maggior desiderio degli Italiani di cenare al ristorante. Il tutto contraddistinto da una sempre maggiore attenzione nei confronti di vini di alta qualità e di fascia premium che trovano nel canale della ristorazione il loro habitat naturale”.

Il sentiment che emerge dallo studio, soprattutto relativamente alle interviste del settembre 2021, lascia quindi intravedere un futuro a tinte decisamente più rosee, con un 35% dei consumatori che prevede una crescita della spesa per vino outdoor per questo 2022. 

Ma quali saranno i driver di scelta? Il consumo al ristorante privilegerà in primis vini a denominazione e brand noti, con una maggiore attenzione alla provenienza locale o da vitigni autoctoni e con una contestuale ricerca di etichette che soddisfino la richiesta di sostenibilità (il 64% degli intervistati dichiara massima attenzione per ambiente e salute).  

“Tutti elementi che connotano il profilo imprenditoriale delle famiglie del vino che fanno parte dell’Istituto Grandi Marchi – ha concluso Piero Mastroberardino – e che confermano la bontà della strada intrapresa sin dal momento della fondazione del gruppo.

Anche le ricerche da noi commissionate a Nomisma Wine Monitor vanno nella direzione di una strategia volta a migliorare, ogni giorno di più, la qualità della nostra proposta, sia con riferimento alle singole aziende, sia come progetto corale di promozione del vino italiano nel mondo”.

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Si chiama Roland, è il neo-bistrot di Spazio Field, luxury location d’arte e d’eventi all’interno di Palazzo Brancaccio che abbraccia a sé i caratteri della definizione del sapore eclettico e dell’eleganza in una armoniosa continuità con l’arte classica.

Un’esperienza sensoriale eterogenea, coinvolgente e di grande gusto. Linee curve, andamenti sinuosi, spazi che legano pittura, scultura, stucchi, specchi, ampie stanze, marmi, affreschi: un’esuberanza decorativa che si accomoda a tavola su poltrone di velluto e assapora una cucina di matrice mediterranea con interessanti citazioni orientali.

Non capita spesso di varcare i grandi portoni di Roma. Di quelli che spalancano scenari d’altri tempi, che aprono nuove quanto antiche prospettive generate da ampie e nobili scale di liscio marmo.

Luoghi di Roma segreta, che destano meraviglia e stupore, che mescolano visioni contemporanee ben condite da canoni classici, varcando soglie di aristocratiche stanze, aprendo porte su livelli di realtà ricchi di fascino e di identità storiche in cui è piacevole lasciarsi sedurre.

Palazzo Brancaccio è l’ultimo Palazzo del Patriziato Romano costruito nel 1880 nel cuore della città eterna dalla volontà del Principe Salvatore Brancaccio, esponente di una delle più antiche ed illustri famiglie del patriziato napoletano, e della propria consorte Mary Elisabeth Field, ricca ereditiera americana.

Oggi si chiama SPAZIO FIELD, ed è il polo culturale e artistico di Palazzo Brancaccio, in Via Merulana 248, che omaggia Mary Elisabeth ed evidenzia il richiamo storico alle origini.

Il brand vuole imporsi come sinonimo di arte, cultura e intrattenimento istruttivo: un luogo in cui ospitare eventi dal prestigioso valore sociale e intellettuale, che contribuiscano allo sviluppo urbano e ad accrescere – quantitativamente e qualitativamente – l’offerta esperienziale della capitale italiana.

Oltre 1800 metri quadri di superficie, divisi in varie sale (tra loro eterogenee sotto il profilo artistico e architettonico) e uno spazio esterno adornato da un parco secolare e da un ninfeo realizzato dall’architetto Francesco Gai ad inizi Novecento.

ROLAND: Il Bistrot di Spazio Field

Il nome è un omaggio alla storia della famiglia Brancaccio. Roland, infatti, era il nipote di Salvatore Brancaccio e Mary Elisabeth; anch’egli principe della nobile famiglia.

A lui è ispirato il nuovo ristorante di SPAZIO FIELD: un luogo raffinato ideale per abbinare l’esperienza intellettuale degli eventi artistici e culturali a quella culinaria rimanendo all’interno del polo di Via Merulana 248.

Anche ROLAND si ispira, a suo personalissimo modo, all’abbinamento tra elementi della tradizione, tocchi creativi e rivisitazioni in chiave moderna.

Pilastro del menù è la tradizione mediterranea, contaminata da qualche ingrediente di matrice orientale, che citano il precedente Museo d’Arte Orientale di Roma (che abitava nelle stesse stanze) e così legano ai ricordi nuovi connubi di rimandi tra sapori.

Dall’arte alla cucina, dalla cucina alle forme d’arte tutt’intorno. Sostanza, equilibri e sicurezza espressiva vissuta nell’ampiezza delle sale, nei sapidi respiri del sole del sud e del Sol Levante, sotto soffitti di grande pregio artistico in una casa aristocratica di Roma che si rende accessibile a tutti.

50 coperti totali. Lo Chef si chiama Carlo Alberto D’Audino (ne parleremo più avanti) il quale, ben padroneggiando la grammatica dei sapori, ha composto un menu eterogeneo e ben pensato che spazia dal Pan Brioche, uovo strapazzato e tartufo al Carciofo, pecorino, menta e saba, davvero un buon piatto, dalla Fettuccia di seppia alla romana alla Battuta di manzo extramezzata, jus alle erbe e salsa tartara. Tra i Primi Piatti gli Spaghetti senatore cappelli, burro di manteca, alici e katsuobushi, intenso e avvolgente, semplice e vibrante. Nel Menu incuriosicono anche i Pasta di Gragnano, passatina di ceci, baccalà e agrumi e i Tortelli di patate, cime di rapa e brodo di prosciutto reatino; così come tra i Secondi la Triglia alla beccafico, julienne di cavolo viola e salsa scapece, il Bollito di manzo alla picchiapò e il Secreto iberico alla salsa teriyaki.
La carta dei vini presenta un’accurata selezione a partire dalle bollicine come gli spumanti metodo classico, i Franciacorta e Champagne fino ad arrivare ai rossi più importanti come Barbaresco Gaia e Solaia Antinori passando per rosati e bianchi nazionali ed esteri. 

La lista dei drink racchiude i più classici cocktail realizzati con ingredienti di livello premium, un corner dedicato esclusivamente al Gin con oltre 50 etichette. Tra i signature realizzati dal barman Andrea Roccini troviamo:

il ROLAND MULE, con Vodka, lime, soda e cognac allo zenzero, cetriolo e lamponi; immancabile l’ELIZABETH’s DRINK, con Rum, Grand Marnier, bitter all’arancia, brandy all`albicocca e Lime fresco, e la variazione sul tema VICCHIO’s MARTINI, con Vodka fatta in casa allo zafferano, finto bitter all’acqua di riso e ceci, agrumi freschi e grand Marnier.

SPAZIO FIELD: La Location

La descrizione degli elementi essenziali che compongono gli spazi esterni ed interni di SPAZIO FIELD introduce i visitatori alla sua seconda qualità fondamentale: il suo valore artistico. All’interno del salone espositivo di Palazzo Brancaccio, arte moderna e arte contemporanea si fondono in un connubio sensoriale di raffinato valore storico e culturale.

Dall’elegante camino in legno alle mattonelle in terracotta, dai soffitti affrescati agli arazzi d’arredamento plurisecolari: tutto concorre a rendere SPAZIO FIELD il luogo migliore per ospitare un grande evento culturale, poiché – essendo già di per sé uno spazio dal valore artistico evidente – impreziosisce le opere in esso esposte. Questa considerazione, lungi dal ricoprire la funzione di mero artificio narrativo, è testimoniata dal fatto che SPAZIO FIELD è stata, fino al 2017, la casa del prestigioso Museo Nazionale d’Arte Orientale “Giuseppe Tucci”.

In ultimo, ma non di secondario interesse, è da considerare la posizione centrale di SPAZIO FIELD come un ulteriore valore aggiunto nella riuscita di ogni evento di successo. A due passi dal Colosseo, nel centro di Colle Oppio e nel cuore di Palazzo Brancaccio, SPAZIO FIELD è collocato in pieno centro nel panorama attrattivo di Roma. Tale elemento rappresenta un considerevole punto di forza nell’organizzazione di un evento artistico e culturale, che se ospitato a SPAZIO FIELD avrà la massima visibilità e la facilità di raggiungimento che esso merita.

Il Calendario Artistico di SPAZIO FIELD: ART OR SOUND

Il calendario culturale di SPAZIO FIELD si concretizza nel suo progetto di punta, ART OR SOUND. Un programma ricco di appuntamenti, all’interno dei quali le suggestioni musicali proposte da realtà d’eccellenza si accompagnano alle esposizioni artistiche di vario genere, per fornire ai suoi visitatori ispirazioni diverse eppure affini.

In corso la mostra da poco inaugurata dal titolo “Fiume Affatato” di Gioacchino Pontrelli, a cura di Claudio Libero Pisano. Le opere sono dedicate alla città di Roma e alla sua arte, unite nell’immaginario dal fiume Tevere.

SPAZIO FIELD

Via Merulana, 248 / 00184 – Roma
+39 06 4873177 +39 392 9937487

info@spaziofield.com www.spaziofield.com

Immagine di Copertina: CarloMariaViola.ph

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Una sfida imperdibile per gli appassionati della PIZZA e per chi ama mettere le mani in pasta. E’ l’appuntamento con il “Vera Pizza Contest” organizzato da AVPN (Associazione Verace Pizza Napoletana), ovvero il campionato mondiale della pizza fatta in casa, sempre più seguito, sempre più coinvolgente, sempre più premiante.

Dal 24 febbraio 2022 al 24 Marzo 2022 i concorrenti dovranno seguire il profilo Facebook @verapizzanapoletana ed inviare tramite Messenger la foto della propria pizza per totalizzare il maggior numero di consensi e vincere la partecipazione alle Olimpiadi della Vera Pizza a Napoli. Di seguito il link per tutto il regolamento.

Le scorse edizioni hanno visto partecipare più di 2.000 pizze da oltre 50 Nazioni del Mondo, e il seguito social raccolto, ha sancito ora più che mai, quanto la pizza sia uno dei grandi amori italiani e “topic” (argomenti più in voga) tra i #foodlovers.

L’incredibile successo delle passate edizioni ci ha spinto ad organizzarne una terza – spiega Antonio Pace, Presidente di AVPN – il Vera Pizza Contest riparte, sempre con il disciplinare AVPN a fare da pilastro, ma quest’anno introduce alcune novità come la possibilità di preparare la Vera Pizza Fritta o quella di utilizzare forni domestici a gas e a legna.

Inoltre i primi classificati del contest saranno direttamente qualificati alle finali delle Olimpiadi della Vera Pizza Napoletana, in programma a Napoli dal 3 al 6 luglio, che sarà la prima competizione a vedere concorrere insieme professionista e amatori.

Il contest è gratuito e aperto a tutti, amatori e professionisti.

Le regole per partecipare sono scaricabili dal sito https://www.pizzanapoletana.org/it/verapizzacontest

La base sarà ciò che è riportato nel disciplinare internazionale AVPN e i partecipanti saranno liberi di sceglierne la tipologia di Pizza da realizzare tra Vera pizza napoletana o Vera pizza fritta, unitamente al topping.

Che sia quindi Margherita, Capricciosa o una variante creativa, l’unico requisito inderogabile, oltre alla passione per la pizza, sarà l’utilizzo di un forno di tipo domestico che sia elettrico, a gas o a legna e per la frittura in padella o in friggitrice.

La sfida si dividerà in due fasi. La prima, dalle 12.00 (GMT+1) del 24 febbraio fino alla medesima ora del 24 marzo 2022. I concorrenti dovranno seguire il profilo Facebook @verapizzanapoletana ed inviare tramite Messenger la foto della pizza proposta, del forno o friggitrice in cui è stata cotta, oltre naturalmente, le generalità per poter essere iscritti.

Le foto delle pizze saranno pubblicate sulla pagina Facebook e votate dagli utenti tramite like. Nella seconda fase, subito successiva, le 50 foto con il maggior numero di voti saranno giudicate da una giuria internazionale composta da 10 maestri pizzaiuoli provenienti da diverse nazioni che deciderà, a suo insindacabile giudizio, la classifica finale entro il 30 marzo.

Nella valutazione terremo conto di diversi aspetti che vanno dalla forma alla cottura, dall’appetibilità alla farcitura. – dichiara Paolo Surace, presidente della giuria e consigliere direttivo AVPN – Il Vera Pizza Contest è per noi un modo per promuovere la pizza nel mondo con l’utilizzo di tecniche e prodotti di alta qualità come da disciplinare AVPN.

I PREMI

La votazione determinerà il podio con i 3 vincitori che, oltre a ricevere una madia ed una fornitura di farina Caputo, un kit di attrezzature Gi.Metal, una selezione di birre KBirr, una selezione di prodotti tipici La Fiammante e della Latteria Sorrentina potranno usufruire, a seconda della loro posizione:

Il 1° classificato vincerà un corso professionale base di 9 giorni da svolgere presso l’AVPN School, oltre al volo e soggiorno a Napoli, dal 3 a 6 luglio, per partecipare alle finali delle Olimpiadi della Vera Pizza Napoletana 2022 nella categoria ‘’Amatori’’. Tra i premi ci saranno poi un forno per pizza Ooni Karu 16 e la nuova impastatrice M7 Massima di Mecnosud.

Il 2° avrà diritto a un corso professionale avanzato di 3 giorni da svolgere presso l’AVPN School oltre al volo a Napoli dal 3 a 6 luglio per partecipare alle finali delle Olimpiadi della Vera Pizza Napoletana 2022.

Al 3° classificato andrà un corso amatoriale di 4 ore da svolgere presso l’AVPN School, oltre soggiorno a Napoli dal 3 a 6 luglio per partecipare alle finali delle Olimpiadi della Vera Pizza Napoletana 2022.

I classificati dal 4° al 10° posto saranno direttamente qualificati alle finali della categoria “Amatori” delle Olimpiadi della Vera Pizza Napoletana 2022 mentre tutti i primi 50 classificati vinceranno l’iscrizione gratuita al Club della Vera Pizza Napoletana.

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Domani, Venerdì 25 febbraio, alle ore 20,00 alla PizzAria La Notizia 94 di Napoli appuntamento con “KPizz & KBirr”, percorso di degustazione con le pizze del maestro Enzo Coccia e il dolce del Caffè Delisa abbinati alle birre KBirr.

Classe 1962 e una passione contagiosa iniziata quando, ancora ragazzino, aiutava il padre, Antonio, nella pizzeria di famiglia.

“Non sono un’artista. I musicisti, gli scultori, i pittori lo sono. Sono un artigiano al servizio di una delle attività più antiche di Napoli, un pizzajuolo. Un pizzaiolo con un’identità, un cervello e un’anima”.

Anni dopo decise di affrontare una sfida in prima persona aprendo la sua pizzeria, o meglio pizzAria, alla maniera antica, La Notizia.

Tutto cominciò nel lontano 1994 con un film, quello del famoso regista Orson Welles, Quarto Potere, che un giorno vide e gli fornì ispirazione: Charles Foster Kane diceva che “se il titolo è grande, la notizia diventa subito importante”, allo stesso modo se la pizza è grande, La Notizia diventa subito importante.

Imponendosi sin dall’inizio della sua carriera come vero e proprio imperativo categorico l’impiego assoluto dei migliori ingredienti che la Campania offre, il maestro pizzaiolo ha saputo trasformare il prodotto popolare, conosciuto ormai anche negli angoli più remoti del globo, in autentica eccellenza gastronomica.

Difensore accanito della qualità e tra i redattori del disciplinare. Enzo Coccia si è battuto nel processo di certificazione della “regina” napoletana come Specialità Tradizionale Garantita, riconosciuta dall’Unione Europea nel 2009.

pizza delivery

La sua storia riempie di inchiostro le pagine di giornali a tiratura mondiale, dal New York Times al Daily Telegraph, dal Wall Street Journal a Le Monde, che raccomandano la sua come migliore pizzeria d’Italia.

Ricorso esclusivo a prodotti di qualità, conoscenza profonda della tradizione e del territorio, ma, soprattutto, passione per il proprio lavoro: questi sono gli ingredienti del suo grande successo.

Nell’ambito di questa dedizione e continuo approfondimento dedicato alla PIZZA, la serata di venerdì 25 febbraio, rappresenterà un momento di incontro tra l’arte della pizza e la storia della birra nella città di Napoli grazie agli interventi di Fabio Ditto, CEO di Kbirr, Tommaso Luongo, sommelier della birra, e Lejla Mancusi Sorrentino, autrice del libro “La Birra”, moderati dalla giornalista enogastronomica Laura Gambacorta.

Menu

Margherita
Fior di latte, pomodoro San Marzano Dop, parmigiano, basilico e olio evo
Natavota – Kbirr

Pizza con scarola, acciughe, mozzarella di bufala campana Dop, ‘nduja di Spilinga e olio evo

Natavota Red- Kbirr

Pizza procidana

Scamorzetta di bufala, pomodorini alla brace, aglio, origano, prezzemolo, basilico e olio evo

Jattura – Kbirr

Pizza con mozzarella di bufala campana Dop, pomodori datterini, zucchine e bottarga

Cuore di Napoli – Kbirr

Dolce al caffè by Delisa
Paliata – Kbirr

Ticket: 30 euro (birre incluse)

Ingresso solo su prenotazione / PizzAria La Notizia 94 – Via Michelangelo da Caravaggio, 94

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La catena Starbucks, accolta con febbrile entusiasmo dai giovani e i giovanissimi in Italia, nonostante le riserve degli amanti del tradizionale espresso, prende posto sul suolo Italiano, chiude due punti vendita a Milano e cambia strategia. Scopriamo insieme quale e quali sono state le motivazioni della chiusura.

Nonostante il colosso mondiale del caffè americano abbia già chiuso due punti vendita a Milano, per quella che inizialmente è sembrata una ritirata dalla Penisola, ha invece annunciato un piano di investimenti per aprire 26 nuovi negozi entro la fine del 2023, creando circa 300 nuovi posti di lavoro in due anni e riaffermando l’impegno a lungo termine dell’azienda che mira a una crescita continua in tutto il Belpaese.

Nel dettaglio, entro la fine del 2021 apriranno tre nuovi store, due in Lombardia e un secondo negozio a Torino. Altre 11 aperture sono previste nel 2022, e poi ancora ulteriori 12 opening nel 2023, in tutto il centro e nord Italia.

Fondata nel 1971, Starbucks Coffee Company approdava in Italia con la consapevolezza di affrontare un mercato complesso e molto particolare. Al di là del confronto con un Paese dove la cultura del caffè è legata a tradizioni antiche – a casa come al bar – sembrava che la sfida fosse già vinta in partenza nell’universo dei teenager.

Appassionati del brand più che del caffè, curiosi di scoprire le brew che verranno servite a Milano, i giovanissimi e le giovanissime sono erano già pronti ad assicurarsi il merchandising Starbucks. Di fronte alla Pandemia è caduto invece anche il mito del caffè americano. O almeno quello della modalità di consumare il frappuccino come nelle serie tv, seduti al tavolo e impegnati a scrivere sul proprio laptop.

Cosa ha determinato le chiusure milanesi?

Due i punti vendita chiusi, quello di via Turati e di Porta Romana. La causa? Un’inflessione di fatturato di circa il 50% dovuta alla pandemia e due impensabili fronti cui dover far fronte. Da una parte lo smart working e le limitazioni di movimento che hanno portato un drastico calo delle vendite tra i milanesi; dall’altra il calo dei turisti e della clientela cosmopolita sul nostro territorio, considerando la notorietà di Starbucks tra gli stranieri che avrebbero assicurato un indotto decisamente differente.

Starbucks in crisi? Cambia i format per Italia.

Non è nello stile americano ritirarsi di buon grado. Piuttosto si rilancia. Ma qual è il piano strategico previsto colosso del Frappuccino Take Away per attecchire sul suolo italiano?

La Sirena verde non ha di certo intenzione di lasciare Milano, né tantomeno di perdere il terreno conquistato fin qui, quindi per l’Italia, si modella, si reinventa. Perché se cambiano flussi e le coordinate di mercato, è necessario ripensare il format cercando di attirare una clientela italiana pensando a modalità di consumo diverse, più vicine e adatte al nostro rito del caffè.

A tre anni dallo sbarco in Italia l’azienda infatti sta già pensando a tre nuove tipologie di vendita, menu e relativi Layout. Gli store classici potrebbero lasciare dunque il posto al drive through, allo short store e al kiosk.

Tutti pensati per un tipo di clientela che non ama perdere tempo, e che è abituata all’espresso veloce, o alla bibita da sorseggiare passeggiando per scaldarsi nelle giornate fredde e trovare ristoro in quelle più afose.

Il Programma Espansionistico

Starbucks ha in progetto di arrivare a 40 negozi creando circa 300 nuovi posti di lavoro. In tutto il mondo infatti, tra Stati Uniti, Europa e Cina, nonostante il drammatico calo di fatturato nel 2020, il gruppo dovrebbe aprire nel prossimo periodo ben 2 mila negozi.

Nel settembre 2021, in occasione del terzo anniversario dell’apertura della Starbucks Reserve Roastery a Milano, il colosso ha annunciato l’intenzione di aprire altri 26 negozi entro il 2023. Ad aprile 2021 è stato inaugurato il primo negozio a Campi Bisenzio (Firenze) all’interno del Centro Commerciale I Gigli, e all’inizio di gennaio 2022 è stato aperto il primo drive-through a Erbusco (Brescia).

“Come per tutti i rivenditori di store fisici – spiega in una nota ufficiale Starbucks – il Covid ha avuto un impatto nei periodi di chiusura obbligatoria e di limitazione nei servizi. Continuiamo tuttavia a portare in Italia l’esperienza sicura, familiare e comoda di Starbucks nel lungo periodo e ad evolvere i format e le location dei nuovi negozi per rendere ancora migliore l’esperienza dei nostri clienti italiani”.

La notizia dell’apertura di Starbucks in Italia aveva già scatenato le proteste del Codacons a causa degli alti prezzi del caffè, cifre che, putroppo, ora sembrano nella norma a causa del caro caffè, con prezzi record in tutta Italia, come spiegato qui. Decisamente una magra consolazione, senza zucchero e senza panna.

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A Roma, a due passi da Fontana di Trevi, debutta DON PASQUALE Restaurant & Bar del Boutique Hotel Maalot. Un salotto del gusto ricercato e contemporaneo, sensuale ed eccentrico, con un menu che inneggia alla cucina romana, pensato come fosse un programma d’opera teatrale di musica e balletto, inclusi i “colpi di scena”.

Sono diverse e tutte degne di nota le cifre stilistiche che definiscono l’offerta “all day dining” che fa preso forma nel salotto a “tinte forti” di Via delle Muratte, tra velluti e bon bon di tradizione romana.

Deve il suo nome all’opera buffa che Gaetano Donizetti compose nel 1842.

Parliamo del Don Pasquale Restaurant & Bar, pancia e cuore pulsante del Boutique Hotel Maalot a Fontana di Trevi, ultimo nato del Gruppo Shider che ci riserverà a breve altre novità .

Perchè “Don Pasquale”?

Perchè proprio qui, in questo palazzo del rione Trevi, quando tutto intorno era il rumore delle carrozze e l’ininterrotta musica dell’acqua della splendida fontana, Donizetti abitò dal 1828 al 1837 (così come ricorda l’incisione sulla parete esterna) e furono gli anni che si rivelarono i più prolifici della sua produzione.

Oggi, in questo palazzetto dell’ottocento, si accende di nuova energia e vibrante voglia di nutrirsi di buono nel bello.

Concedersi un pausa tra queste poltrone, rilassarsi nell’azzurro pavone o nel rosso intenso dei lunghi sofà tra pareti affollati da quadri, è un piacere da concedersi il più spesso possibile e per sfuggire al caos subito fuori.

Location

Oltre la veranda esterna che incornicia l’ingresso, la grande cura per gli arredi accoglie e accompagna gli ospiti per il corridoio che conduce nella corte centrale dal sapore deciso e “teatrale” con i dipinti disposti fittamente fino al soffitto per ricordare la “vocazione delle Muratte”, un tempo la via degli artisti con botteghe e atelier.

Infatti, il progetto architettonico dell’intero palazzetto dove oggi abita l’Hotel Maalot (sviluppato su 4 piani per circa 3000 mq), è firmato dall’Architetto Roberto Antobenedetto di RPM Proget e rispecchia appieno la volontà di mantenere l’heritage del luogo proiettandola in una visione contemporanea, sontuosa e ribelle al tempo stesso.

La Collezione “Almost Classic”

C’è più di un motivo per tornare al Don Pasquale. Si perchè tra la sala-studiolo, tappezzerie animalier, cuscini, tendaggi, imponenti lampadari e parquet di rovere e particolari coloniali, la vera emblematica, suggestiva, protagonista della scena (seppur sulle pareti) è la galleria di apparenti capolavori storici, una collezione di quadri “Almost Classic”, ovvero geniali dipinti irriverenti firmati dall’argentino Stanley Gonczanski che si è divertito nel “ridipingere” Fiamminghi tatuati con lo sguardo ammiccante, Maria Antonietta che mangia il gelato o Napoleone sul Cavalluccio a Dondolo.

Stanley Gonczanski, regista, direttore creativo e illustratore argentino appassionato dei Maestri classici. I suoi collage di arte digitale sono densi di ironia che a tratti si trasforma in satira, per dare un messaggio moderno e irriverente, contemporaneo, suggerendo un nuovo modo di godersi l’arte classica, o quasi.

“Cosa Mangia Don Pasquale”?

Gli ambienti del Maalot sono aperti all’ospitalità e convivialità. Al Don Pasquale cono circa 60 i coperti tra veranda e salotto, divani e tavoli-teca con rare maioliche portoghesi verde intenso.

Alla regia Domenico Boschi, Executive Chef, orgogliosamente romano, che abbina con decisione i sapori tradizionali della sua città natale alla sua creatività e alle tecniche contemporanee apprese negli anni. Arrivano così, all’aperitivo, piccoli maritozzi con le polpette al sugo, i Mini burger, i supplì, le melanzane alla parmigiana: piccoli bon bon di sapori di tradizione per accompagnare piacevolmente vini, cocktail o “giocare la Carta” degli Champagne.

Oltre i grandi classici della cucina capitolina, che vuole rimanere tale con convinzione e per offrire ai turisti, viaggiatori e clientela locale, i sapori autentici di Roma più autentici, il menu annovera piatti come Carciofo alla Romana, Baccalà mantecato e Bottarga d’Uovo; Linguine ajo, ojo e scorfano; Baccalà fritto con i carciofi; Agnello con la sua salsiccia e cicoria, vitello alla fornara e broccoli; unitamente a scelte più cosmopolite come Club sandwich o Avocado toast.

Proposte che vengono tutte realizzate con ingredienti e materie prime del vasto e rigoglioso territorio laziale, poi presentate con garbo e grande cura.

“Il nuovo Maalot Roma e il suo ristorante Don Pasquale – racconta il General Manager Edoardo Officiososi propone di diventare, nel cuore della Roma più autentica, il punto di riferimento per una clientela anticonformista, giovanile, amante del bello e della buona cucina. I nostri ospiti saranno avvolti da un’atmosfera vibrante fatta di colori, di arte, di gusto e da un servizio attento, amichevole ma discreto”.

Qui ovunque si può bere un caffè, fare colazione, fermarsi a pranzo o sorseggiare un tè nel pomeriggio, prendere un aperitivo, cenare in grande stile o sorseggiare un cocktail dopo teatro.

Don Pasquale Restaurant & Bar – Maalot

Roma, Via delle Muratte 78, tel. 06/878087

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Grano, materie prime, energia elettrica spingono i costi alle stelle, problemi che, sommati ai due anni di restrizioni legate alla pandemia, disegnano un quadro ai limiti della decantata “sostenibilità”. Quali le cause degli aumenti, quali le prospettive, quale l’impatto sui consumatori? Cercheremo di capirlo insieme.

La pandemia di Covid-19 ha rappresentato uno shock non solo a livello sanitario, ma anche socioeconomico, riconfigurando le nostre abitudini, i nostri consumi, il lavoro e il nostro stesso modo di vivere.

Cambiamenti repentini, impensabili, che non lasciano molto spazio alle prospettive perchè impongono una “navigazione a vista” mentre i costi delle utenze e delle materie prime continuano ad aumentare.

Dal punto di vista economico infatti, lo scorso anno e mezzo ha visto un aumento generalizzato del costo delle materie prime, soprattutto quello del grano duro, che sta mantenendo prezzi altissimi.

Le cause dell’aumento del prezzo del grano duro

Partendo dall’assunto che l’economia mondiale è ormai globalizzata, interconnessa e interdipendente – e che la determinazione del prezzo di un prodotto dipende dalla domanda e dell’ offertail settore cerealicolo non fa di certo eccezione.

Lo scossone subito dai prezzi del grano duro, con picchi che hanno raggiunto e superato nel 2021 incrementi in percentuale pari al 60%, è dovuto alla diminuzione della produzione di grano a livello mondiale. 

In questo caso, a determinare la scarsità di grano sul mercato mondiale sono state in primo luogo le inondazioni in Europa, che hanno fatto calare la produzione del 15%.

Ma il fattore principale è stato indubbiamente la siccità in Canada. Il Paese nord-americano è infatti il primo produttore al mondo di grano: è evidente che il passaggio da una media di 6,5 milioni di tonnellate prodotte alle 3,5 di quest’ultimo anno non può che impattare negativamente sul mercato internazionale.

Europa e Italia

In Europa si registrano livelli molto simili. In Italia vale lo stesso discorso, sebbene le rilevazioni dell’Ismea al 29 settembre 2021 ci hanno mostrato un quadro di maggiore stabilità, seppure su valori sempre molto elevati.

Il problema riguarda il nostro Paese molto da vicino. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, visto il clima mediterraneo e la nostra tradizione enogastronomica, l’Italia non è autosufficiente dal punto di vista della produzione di grano, data anche la grande richiesta interna di pasta, pane e prodotti simili.

Il nostro settore cerealicolo riesce a soddisfare il 70% della domanda interna, una quota certo rilevante, ma che lascia scoperto un 30%, che influenza naturalmente l’andamento dei costi e per il quale siamo costretti a importare dall’estero.

L’impatto su Consumatori, Artigiani e Ristoratori

Ma quale potrà essere l’impatto dell’aumento del prezzo del grano duro sui consumatori? È una domanda che si pongono molte organizzazioni e associazioni del settore, ma anche aziende produttrici.

Partiamo col dire che l’aumento sta interessando tutte le materie prime in generale, con evidenti ripercussioni sui prodotti derivati. Per quel che riguarda il comparto cerealicolo, non fanno eccezione la semola, con un balzo ancora più netto del +6% tra giugno e luglio, né le farine tenere. I dati riferiti a luglio 2021 evidenziano un aumento rispetto a dodici mesi prima del 9,9% per il grano duro e del 17,7% di quello tenero.

Il calcolo effettuato a luglio scorso da Confesercenti sulle ricadute sui consumatori prevede un aumento dei prezzi all’origine intorno al 10% rispetto al 2020 per il grano duro, e del 17,7% per quello tenero.

A confermarlo è stato anche Vincenzo Divella, amministratore delegato del gruppo pugliese, in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore: «I primi 30 centesimi li abbiamo dovuti chiedere dopo l’estate, per far fronte all’aumento vertiginoso del costo della nostra principale materia prima, cioè il grano. Tra giugno e oggi, il prezzo del grano alla borsa di Foggia è cresciuto del 90%. Un rincaro che non avremmo mai potuto ammortizzare da soli, basta pensare che per noi la semola rappresenta il 60% di tutto il costo di produzione della pasta».

L’aumento interessa einteresserà quindi probabilmente anche i prodotti derivati dai cereali, come il pane e la pasta (che in realtà ha già visto rialzarsi il prezzo al dettaglio).

Durante la pandemia, in particolare nei primi mesi di lockdown, questo tipo di alimenti aveva registrato una rapida ed esponenziale crescita della domanda interna e delle vendite, intorno al 3,7% complessivo, con un vero e proprio boom delle farine, che nel 2020 avevano toccato un +38%.

Materie Prime & Co.

L’effetto domino dei rincari è giunto fino alle tasche dei consumatori, colpendole profondamente. I dati delle tabelle si sono riversati inesorabilmente sugli scaffali dei negozi generando pesanti conseguenze sugli esborsi di produttori, venditori e acquirenti.

I rincari energeticihanno condizionato tutte le fasi del ciclo produttivo degli imprenditori agricoli, passando pesantemente per l'imballaggio. Hanno intercettato e variato il costo della plastica, dell’acciaio, del vetro, del legno, della carta, del riscaldamento delle serre, dell’essiccazione dei foraggi, delle macchine agricole e dei loro pezzi di ricambio.

Con l’arrivo dell’autunno, ci si sono messi tutti gli altri rincari: il costo del cellophane è aumentato del 25%, il gas del 300%, l’elettricità anche. Per questo a gennaio abbiamo chiesto alla grande distribuzione altri 12 centesimi al chilo.

Oltre il Grano, c’è infatti molta incertezza per lo zucchero e per il caffè a causa dei rischi meteorologici di La Niña in Brasile. Perciò, è probabile che i prezzi del caffè rimarranno elevati fino a quando il mercato non avrà le idee più chiare su quanto sarà grande il prossimo raccolto in Brasile.

Sembra quindi che anche i consumatori finali e tutto il comparto enogastronomico e ristorativo, dovranno imparare a fare nuovi conti. Le vera domanda restano sempre le stesse, ovvero: come? Con quali risorse e soprattutto, fino a quando?

Torneremo a parlarne ancora. E ancora.

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Gli esperti non hanno dubbi: la “bevanda di patate” ha tutte le carte in regola per competere con avena, soia e mandorle, tanto che Waitrose – catena britannica di supermercati – ha previsto che a febbraio i consumatori potranno aggiungerlo al carrello della spesa o richiederlo nelle caffetterie.

Scopriamo insieme cos’è “la bevanda di Patate” e perchè, oltre alle “ragioni di marketing”, non può/potrebbe chiamarsi “latte”.

La bevanda di patate è l’ultima novità nel mercato dairy-free e, secondo gli esperti, sarà uno dei maggiori trend alimentari del 2022, che abbiamo cominciato a raccontare QUI.

Messo a punto dalla società Veg of Lund in collaborazione con la professoressa Eva Tornberg dell’Università di Lund, si tratta di un’alternativa vegetale che ben si adatta a tutti gli usi, esattamente come altre bevande vegetali già in commercio, ma con il vantaggio di una maggiore sostenibilità: le patate richiedono la metà del terreno necessario per la coltivazione della stessa quantità di avena, 56 volte meno acqua della coltivazione delle mandorle e, a differenza della soia, non hanno una cattiva reputazione legata alla deforestazione illegale per far fronte alle richieste di mercato.

Ma non è tutto, perché la bevanda di patate vanta anche la totale assenza di allergeni: senza lattosio, soia, glutine e frutta a guscio, è diverso dalla maggior parte del latte vegetale sul mercato. Secondo l’azienda che lo produce, il suo sapore è neutro e per questo può essere bevuto da solo, utilizzato per cucinare e perfino per creare la schiuma per il latte macchiato.

Abbiamo creato un prodotto di cui siamo orgogliosi” – dichiara Thomas Olander, CEO di Veg of Lund – La nostra scelta di utilizzare le patate come base ci ha portato a ottenere una bevanda super sostenibile. Le patate non hanno bisogno di molto per crescere, il che le rende migliori rispetto a soia, mandorle o avena. Per non parlare dei latticini“.

Fermo restando che a questa opzione sostenibile, gli studiosi di ingegneria ambientale avvertono:

dove e come viene confezionato il latte vegetale, può avere un impatto maggiore sull’ambiente rispetto alla sua produzione.

Queste bevande a base vegetale sono in realtà per lo più acqua, il che significa che non c’è molta della pianta nel latte, sostengono. Quindi l’impatto ambientale di spedizione e imballaggio, sono fattori piuttosto importanti a cui pensare.

Proprietà, Benefici e del Drink di Patate.

La bevanda di patate è la creazione di Eva Tornberg, professoressa e ricercatrice presso l’Università di Lund. Nel 2017 ha trovato il modo per trasformare delle normalissime patate in un drink vegetale. La bevanda è stata commercializza per la prima volta col nome DUG in una formula che contiene anche proteine ​​di piselli, maltodestrine, fibra di cicoria e aromi naturali oltre all’aggiunta di vitamine D, B12 e acido folico.

È anche addizionato di altri nutrienti essenziali come vitamine e minerali, tra cui vitamine A, C, E e K. È stato anche riscontrato che il contenuto di calcio e ferro del latte di patate commercializzato, è equivalente al latte vaccino.

Inoltre, è senza lattosio, senza glutine, senza caseina, senza grassi, senza colesterolo, senza soia e senza frutti a guscio, quindi vanta la totale assenza di allergeni diversamente dalla maggior parte del latte vegetale sul mercato.

Quando sugli scaffali?

Come ha riportato il Guardian, a febbraio 2022 la catena britannica di supermercati Waitrose metterà in vendita sui suoi scaffali. Mentre per ora, e per il resto del mondo incuriosito dalla novità, rimane disponibile su Amazon nei gusti “Original”, “Unsweetened” e “Barista”, al momento solo nel Regno Unito.

Secondo l’azienda che lo produce, il suo sapore è neutro e per questo può essere bevuto da solo, utilizzato per cucinare e perfino per creare la schiuma per il latte macchiato.

Il mercato delle bevande vegetali

Con l’aumento del veganesimo e delle intolleranze – in particolare al lattosio – la vendita del latte di origine animale ha subito un’inflessione rispetto alla costante crescita sul mercato delle alternative vegetali.

Secondo le stime diffuse dal sito The Vegan Society, infatti, il settore delle bevande vegetali in Europa nel 2019 ha prodotto un giro d’affari complessivo di oltre 1,7 miliardi di euro che si traduce con il 14% sul settore totale. A preferire il latte vegetale sono i soggetti allergici o intolleranti al latte vaccino, in aumento costante, ma anche coloro che lo scelgono rispetto al latte vaccino, per ragioni etiche o personali. Il latte vegetale è solitamente meno calorico, senza grassi saturi e ricco di proteine e vitamine. Tutti elementi che lo rendono un valido sostituto del latte di mucca.

Perchè non si può chiamare “LATTE”?

Il Parlamento europeo in sessione plenaria ha approvato un rafforzamento della tutela per le denominazioni lattiero-casearie. Le bevande vegetali, come quelle a base di soia, mandorla, avena, ecc, non si potranno chiamare “latte”. Diversi nella composizione e nell’origine stessa della materia prima, le bevande veg e il latte di origine animale sono due prodotti che differiscono soprattutto dal punto di vista nutrizionale

Da tempo nell’Unione europea non è possibile usare la parola “latte” per definire alcune bevande vegetali, come per esempio, una su tutte, quelle di soia. Il voto dell’Europarlamento però va oltre, in quanto non si limita a confermare le norme in vigore già dal 2017, che vietano l’uso improprio dei nomi tipici dei prodotti lattiero caseari come: burroformaggioyogurt o la stessa parola “latte”. Con questo voto, il Parlamento ha deciso di vietare anche le evocazioni e le imitazioni: per esempio, l’uso di espressioni quali “bevanda tipo latte” o “succedaneo del latte”. Così come il tofu non potrà più essere definito un “formaggio vegetale”, o una bevanda di riso o di soia non potrà recare in etichetta diciture quali “succedaneo del latte”. Si tratta di una tutela delle denominazioni lattiere simile a quella prevista per le Dop e le Igp.

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Chi è stato il Maestro del Maestro Luca Maroni? Degustatori si Nasce o si Diventa? Il palato si può allenare? Tutti abbiamo una chance? Quali sono i parametri del Metodo di Analisi Sensoriale? Quali sono stati i cambiamenti più significativi del 2021 nel mondo dell’Enologia?

E i Vini Naturali? E l’enoturismo? E la sostenibilità? E quali sono le previsioni di Maroni per “l’annata 2022”? Questo e molto altro nell’intervista a Luca Maroni, importante analista sensoriale del vino, anche definito “teorico del vino-frutto”, celebre per aver ideato un metodo di degustazione matematico che misura l’indice di piacevolezza del vino.

Luca Maroni è una delle maggiori firme dell’enologia italiana. A lui, tra le tante attività di analisi enologica di alto rango, si devono l’Annuario dei Vini Italiani (prima edizione firmata 2015) e un Manuale di teoria e pratica per l’assaggio consapevole di ogni tipo di vino (Degustare il Vino, 1995) che racchiude un metodo di degustazione da lui stesso perfezionato, semplice quanto severo, sensoriale quanto matematico:un metodo di degustazione del vino che ne misura l’indice di piacevolezza attraverso precisi parametri e punteggi.

Mai stanco di raccontare il nettare di vite, di trovare nuove parole, sfumature, suggestioni e analogie per farlo, Luca Maroni continua a esplorare l’appassionante e multisfaccettato mondo dell’enologia con l’entusiasmo di un ragazzo. Sempre attente le Sue descrizioni, prendono il via dall’attenzione, dalla tensione proattiva di sentori e pensiero sono necessari, anzi fondamentali, per approcciarsi nel modo corretto ad un vino perché, come dice lui stesso, “analizzare le sensazioni vuol dire pensare”. 

assoenologi

Chi è stato il Maestro del Maestro Luca Maroni? 

Da un punto di vista tecnico, ovvero come analista sensoriale sono un autodidatta, ma chi mi ha aperto le porte del vino è stato Luigi Veronelli.

Com’è iniziata la vita professionale nel vino? 

Appena laureatomi in Economia e Commercio, e appassionatomi al vino dal 1984, scrissi a Veronelli una lettera nel 1987 e pochi giorni dopo mi telefonò chiedendo di andarlo a trovare a casa sua a Bergamo. Quando arrivai da lui mi disse: “D’ora in poi scriverai di vino” e io gli chiesi: “Ma cosa devo scrivere?”. “Quello che senti assaggiandolo”. Così cominciai la mia attività professionale di analista sensoriale-degustatore di vino analizzando, valutando, raccontando le sensazioni che provavo entrando in contatto con questo.

Da dove si parte per analizzare un vino?

Si parte dalle analisi delle sensazioni che occhi, naso e bocca percepiscono entrando in contatto con un dato vino. Ma queste sensazioni vanno immediatamente pensate, ovvero analizzate e giudicate con molta attenzione. Analizzare le sensazioni, ovvero pensare a ciò che si è visto, odorato e gustato. Non esistono persone incapaci di sentire, ma la maggior parte delle persone non pensa, non elabora intellettivamente il portato dei sensi. 

Quali sono i parametri del suo Metodo di Analisi Sensoriale?

Consistenza (quanto un vino è ricco di sostante estrattive e non acquose); equilibrio (il rapporto gustativo fra morbidezza, acidità ed amaro del gusto del vino); integrità (assenza di difetti enologici di trasformazione e dell’ossidazione). Tanto più un vino è consistente, equilibrato e integro, tanto migliore la sua composizione chimico-fisica, tanto più piacevole il suo gusto-aroma all’assaggio. Tanto più vero e puro il suo richiamo al frutto compositivo: la stupenda uva di cui ogni vino è fatto.

Degustatori si Nasce o si Diventa? Il palato si può allenare? Tutti abbiamo una chance?

Degustatori si nasce e si diventa. Si nasce perché ciascuno di noi ha un apparato sensoriale meraviglioso in grado di percepire perfettamente le qualità organolettiche del vino in esame. Si diventa nel momento che si comincia sistematicamente a valutare intellettivamente ciò che sì è sentito, come detto in precedenza.

Per far questo in modo utile occorre analizzare e giudicare le sensazioni impiegando sempre lo stesso metodo, ovvero valutando dei tanti diversi vini sempre gli stessi parametri qualitativi fondamentali indicati in precedenza. Se di ogni diverso vino valuto differenti e non omologhi parametri, non posso valutare in modo significativo la sua qualità e non si amplia la memoria organolettica del degustatore. Abbiamo quindi tutti le stesse capacità valutative che possono essere però differentemente applicate e sviluppate.

Dalla Riscoperta degli autoctoni ai Packaging passando per l’impennata delle Bollicine, il settore Wine è in continuo fermento: quali sono stati i cambiamenti più significativi del 2021?

Sono ulteriormente migliorati i vini di base, i più economici della linea di ciascun produttore. Quando ho cominciato il mio mestiere di analista sensoriale applicato al vino, per bere un vino di alta qualità organolettica occorreva spendere almeno l’equivalente odierno di 50 Euro; oggi, vini che è possibile acquistare nella fascia fra 5 e 10 Euro presentano caratteristiche compositive-organolettiche eccellenti. 

Il “vino sostenibile” è passato dall’essere un piccolo movimento di nicchia a un fenomeno globale, cosa ne pensa?

Ottimo e importante produrre vino nel modo più sostenibile possibile, ma è opportuno che i vini “sostenibili” siano anche di alta qualità sensoriale, ovvero piacevoli all’assaggio e privi di difetti di produzione e trasformazione. L’uva e i residui di lavorazione del frutto sono poi ricchi di sostanze che recuperate possono dar luogo a prodotti di alta utilità come bio-carburanti, alcol, cosmetici, ecc.

In Italia siamo all’avanguardia anche in questo settore come dimostra il caso di Caviro, leader mondiale nella valorizzazione dei sotto-prodotti delle filiere agroindustriali. Grazie all’innovazione tecnologica e di processo, Caviro è il fornitore di riferimento di semilavorati e materia prima per aziende leader dei comparti farmaceutico, cosmesi e food&beverage, il secondo produttore di alcol in Italia e il terzo produttore di acido tartarico naturale nel mondo.

Quanto e perchè è importante incentivare l’enoturismo?

Perché l’enoturismo porta ricchezza e valorizzazione del territorio di produzione del vino, porta notorietà e pubblico nelle nostre meravigliose colline vitate e induce i residenti a migliorare la bellezza e le capacità ricettive dei diversi distretti produttivi.

Cosa pensa dei Vini Naturali?

Vale quanto osservato per il vino sostenibile, ovvero che la naturalità del processo ha come limite di applicabilità la qualità sensoriale del vino prodotto. Un vino “naturale” ma non pulito e ossidato non verrà mai preferito sensorialmente ad un vino buono ottenuto con tecniche di lavorazione convenzionali.

Quali sono Sue le previsioni per il 2022?

Il vino italiano crescerà ancora, conquisterà e penetrerà in nuovo mercati forte della sua qualità assoluta e del suo eccezionale rapporto qualità/prezzo.

Per Saperne di Più: IL METODO MARONI

La qualità del vino è la piacevolezza del suo sapore, effetto della sua composizione analitica assolutamente virtuosa. Tre i parametri che determinano detta qualità: la consistenza, l’equilibrio, l’integrità del gusto aroma del vino.

La consistenza è il volume espressivo del vino, determinato dalla sua ricchezza in estratto secco; l’aspetto quantitativo della qualità, la persistenza e la longevità potenziale del vino.

L’equilibrio è l’armonia fra i componenti, l’opportuno dosaggio fra le sostanze compositive tale che il gusto del vino risulti all’assaggio tanto morbido quanto acido+amaro. L’integrità è l’assenza nel gusto-aroma del vino di difetti di trasformazione enologica (sulfureo, acetoso, lattoso, svanito, legnoso) e di ossidazione.

La qualità, la purezza, la fragranza dei componenti del vino esprimono la caratura tecnica e la longevità potenziale del vino. Tanto più consistente, equilibrato e integro il gusto del vino in esame, tanta più piacevole il suo gusto-aroma, tanto più alta la sua qualità organolettica e compositiva.

La valutazione dell’Indice di Piacevolezza (IP) di qualsiasi vino si ottiene allora assegnando un punteggio da 1 a 33 ad ognuno dei 3 parametri determinanti la qualità: consistenza, equilibrio, integrità: per questo il massimo è 99.

Applicando tale metodo, facile da apprendere, diretto e immediato eppure di rigorosa impostazione scientifica, ogni individuo è in grado di decodificare le sensazioni olfattive e gustative suscitate da un vino valutando la qualità della sua analitica essenza.Infatti secondo Luca Maroni

“Se un vino non genera piacevolezza all’assaggio, la colpa non è di chi lo assaggia perché non sa degustare, la colpa è del vino giacché qualitativamente, analiticamente carente. Qualsiasi individuo infatti, valutando la piacevolezza del sapore di qualsiasi bevanda o alimento, di esso valuta la sua qualità analitica pura. Volendo esprimerlo con una proporzione eccola qui:

QUALITÀ ANALITICA ALTA: SAPORE PIACEVOLE = QUALITÀ ANALITICA BASSA: VINO SPIACEVOLE.

In sintesi: la qualità analitica alta sta al sapore piacevole come la qualità analitica bassa sta a un vino spiacevole.

Bibliografia:

Piacevolezza del vino. Il metodo per degustare” – Luca Maroni – Edizioni Sens | Amare il vino. Arte natura tecnica estetica |Luca Maroni , Sergio Valzania – Edizioni Sens, 2019

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La Wagyu arriva a Roma per farsi conoscere attraverso la “Wagyu Week” nei Ramen Bar Akira.

L’evento diffuso in Italia è promosso dal Governo Giapponese e propone la grande eccellenza dei prodotti della Wagyu Company a piccoli prezzi per regalare al mondo i sapori dei tesori culinari nipponici.

Un progetto extra-ordinario quello voluto dal Governo del Giappone per promuovere la cultura e la valorizzazione dei prodotti enogastronomici nipponici in trenta locali in tutta Italia. A Febbraio infatti, grazie al supporto economico giapponese, che vuole svelare al mondo i propri tesori culinari, proseguono le “Wagyu Week” e sarà possibile assaggiare e conoscere la pregiatissima carne Wagyu a prezzi eccezionali nei “locali ambasciatori”: i Ramen Bar di Akira sono tra questi.

Nei Ramen Bar Akira sarà infatti possibile assaggiare carni rarissime da trovare in Italia, quelle della Wagyu Company, il rivenditore certificato di Wagyu di Kobe, Wagyu Ozaki (prefettura di Miyazaki) & Wagyu di Kyushu.

Quando c’è e come funziona la Wagyu Week da Akira?

Durante le due settimane di Febbraio (dal 14 al 21 e dal 21 al 27 febbraio 2022) in ogni locale di Akira Yoshida (ovvero i “Ramen Bar Akira” a Roma – Ostiense, Fontana di Trevi, Termini – Fiumicino e Torino) ha pensato una speciale carta di fuori menu a metà prezzo che annovera piatti come il Kakuni special edition Wagyu, Wagyu Teppanyaki, Wagyu Yakiniku, Wagyu Ramen, Wagyu Bun, unitamente all’assaggio gratuito della carne Wagyu giapponese dell’allevamento Ozaki di Hitokuchi Wagyu.

La Wagyu Week sarà un progetto itinerante che per Febbraio movimenterà con tante sorprese tutti i Ramen Bar Akira a Roma e a Torino.

Nelle settimane sopraindicate, i “Ramen Bar Akira” ospiteranno anche il sushi man Koji Nakai che a cena preparerà i tradizionali nigiri di carne Wagyu, una specialità di Kobe, sua terra di origine.

Gli appuntamenti delle Wagyu Week

Dal 14 al 21 febbraio

  • Ramen Lab Akira – via in Arcione 71 (Roma)
  • tel. 06 6401 4602 (gradita prenotazione)

Dal 14 al 21 febbraio

  • Ramen Bar Akira & Cerulli Sushi – via delle Ombrine 17 (Fiumicino)
  • tel. 06 8913 3828 (gradita prenotazione)

Dal 21 al 27 febbraio

  • Ramen Bar Akira – via Ostiense 73 f (Roma)
  • tel. 06 8913 3841 (gradita prenotazione)

Dal 21 al 27 febbraio

  • Ramen Bar Akira – corso Vittorio Emanuele 29 (Torino)
  • tel.  011 699 4576 (gradita prenotazione)

Si, ma che cosa è la Carne Wagyu?

Wagyu è una parola composta formata da due ideogrammi giapponesi: “WA” (和), che significa Giappone, e “GYU” (牛), che vuol dire manzo. Il suo significato finale è quindi “manzo giapponese”. Indica determinate razze di manzo giapponese che, grazie al DNA rimasto puro nei secoli e metodi di allevamento molto particolari, vantano una carne naturalmente ricca di grasso intramuscolare (le venature del grasso nella carne danno vita alla cosiddetta marezzatura) molto aromatica, dolce e, difficile da credere, salutare

Molti pensano che la carne di wagyu sia solo di Kobe, ma non è proprio così: il manzo di Kobe non rappresenta tutta la carne wagyu ma ne è una sottocategoria, ossia bovini di razza wagyu selezionati allevati a Tajima.

La wagyu, quindi, non è altro che una categoria di manzo giapponese all’interno della quale possiamo trovare tante tipologie di carne derivanti da animali allevati in zone diverse del Giappone, come ad esempio la Kobe, la Ozaki o la Kyushu.

Cos’è il grado di rendimento della carne?

Il grado di rendimento A / B / C indica quanta carne può essere consumata rispetto al peso della carcassa. Il mercato presenta 3 classi di rendimento: la classe A è quella con massimo rendimento e la C quella con scarsa resa (tanto grasso superficiale). Attenzione a non fraintendere, non si sta parlando di gusto né di qualità, ma di resa. Il motivo per cui la classe A costa di più e la C costa di meno è che, alla fine, con la classe C lo scarto è maggiore. La classe non impatta sul sapore della carne.

Come si determina il grado di qualità della Wagyu?

Il giudizio si basa sull’incrocio di quattro elementi: grasso (grado di marmorizzazione, BMS) colore della carne, compattezza (consistenza), colore e qualità del grasso. Tutti e quattro gli elementi vengono valutati su una scala da 1 a 5, dove 1 è il punteggio minore e 5 il maggiore. Il grado finale della carne sarà equivalente al punteggio più basso tra i quattro elementi.

Che cos’è il grado di marezzatura?

La marezzatura è l’infiltrazione e distribuzione di grasso all’interno del tessuto muscolare animale. Sono quelle piccole venature e chiazze di grasso bianco che si vedono (da crude), ad esempio tra le fibre rosse della carne nelle bistecche di più alta qualità.

Più alta è la percentuale di tessuto grasso contenuta, maggiore è generalmente considerata la qualità. Inoltre, la marezzatura è di per sé sinonimo sia di qualità della carne, sia di un’ottimo processo di allevamento.

La quantità e qualità di striature di grasso fine tra le fibre rosse di carne. Con una marmorizzazione inferiore a 6 la carne non è premium wagyu e non può essere Kobe gyu, Ozaki gyu, o Kyushu gyu. Classificata da 6 a 12 è premium wagyu.

Wagyu Company: il meglio certificato dal Giappone

Wagyu Company è il rivenditore certificato di Wagyu di Kobe, Wagyu Ozaki (prefettura di Miyazaki) & Wagyu di Kyushu. Tra i partner c’è il prestigioso Ozaki Gyu che esporta la Wagyu allevata da Mr. Ozaki, guru dell’allevamento, l’unico allevatore che ha innovato la tecnica di allevamento a tal punto da meritarsi una “DOP” a suo nome. 

Tutte le carni di Wagyu Company hanno ben indicato il luogo di macellazione su ogni etichetta. Tutte le carni consegnate da Wagyu Company sono sempre tassativamente accompagnate da un certificato di origine e provenienza che ne attesta zona di crescita, macellazione e il grado di marezzatura. Il certificato è emesso direttamente dal Giappone. La qualità è garantita dalla Japan Beef Association.

L’allevamento Ozaki

In Giappone ogni prefettura ha la sua carne Wagyu, un po’ come in Italia ogni regione ha il suo vino. La maggior parte dei bovini Wagyu Kuroge proviene dalla prefettura di Miyazaki, rappresenta un’area molto preziosa e qui troviamo una delle wagyu migliori del Giappone, la Ozaki beef, carne di manzi Kuroge allevati dal Muhenaru Ozaki san in una fattoria a un’ora e tre quarti di volo da Tokyo. 

La Japanese Wagyu Association gli ha conferito un riconoscimento per le innovazioni e la qualità dei suoi allevamenti, ha permesso quindi a Ozaki san l’uso del proprio nome per identificare la Wagyu Ozaki. Oggi infatti Ozaki san è l’unico allevatore in tutto il Giappone a poter dare il nome alla propria carne (normalmente il nome dall’allevatore non compare, risulta solo il nome della zona dove crescono gli animali) e Wagyu Company è il distributore esclusivo per l’Italia di questo fenomenale produttore. 

Ozaki san è famoso nella prefettura di Miyazaki come maestro per la capacità di individuare i vitelli migliori. Nascono da “famiglie” che possiedono un determinato pedigree, però, solamente il 10% circa di loro viene giudicato perfetto da Ozaki san. Li acquista al mercato di Miyazaki, dove vengono venduti e acquistati vitelli di 8-10 mesi di età. Questo è il punto di partenza imprescindibile per poter allevare Wagyu di alta qualità: la scelta di esemplari con pedigree migliore, grasso di ottima qualità e bassa temperatura di fusione. 

Ozaki san osserva attentamente la qualità del pelo del vitello, la distanza tra gli occhi, la dimensione e la forma delle orecchie e la forma della coda. Inoltre, il vitello deve essere nato da una vacca madre Tottori ushi (vacca wagyu della prefettura di Tottori ) di circa 800 kg e da un manzo padre Tajima ushi (Toro di Kobe) tra i 600 e i 650 kg. Con questo pedigree, il vitello diventerà un manzo con una corporatura forte, un fisico massiccio e la sua sarà una carne saporita e gustosa (eredità del Tottori-gyu) con un grasso dolce che si scioglierà in bocca (eredità del Tajima-gyu).

Altro elemento fondamentale che contraddistingue l’allevamento di Ozaki san è la modalità di crescita e allevamento con una precisa filosofia: non bisogna forzare la natura.  A differenza di molti altri allevatori di Wagyu che acquistano mangimi preconfezionati ad alto contenuto calorico, con lo scopo di ingrassare le mucche e massimizzare la marezzatura, nella fattoria Ozaki il mangime che viene somministrato agli animali mattina e sera, viene preparato in modo molto meticoloso tramite un processo che richiede circa due ore per ogni pasto composto da mosto di birra, lievito di birra, mais, orzo, grano, soia, kinako (farina di soia tostata), bucce di soia, corteccia di frumento, corteccia d'orzo, polvere di carbone “binchotan” (carbone giapponese di alta qualità)e alghe, senza conservanti e antibiotici. 

Leggende a tema Wagyu

Quanto alle varie leggende che gravitano attorno alla carne di Wagyu, Ozaki san assicura che non fa ascoltare Mozart ai suoi animali, non gli dà birra da bere, non li massaggia e non gli fa la doccia calda.

Le uniche cose vagamente legate a queste credenze che riguardano la sua fattoria sono il mosto e il lievito di birra nel mangime e la spazzolatura del manto che viene effettuata ogni tanto, con l’unico scopo di togliere il pelo in eccesso, dato che ne perdono molto nei cambi di stagione. Ciò che è sicuro, è che questi bovini crescono in un ambiente estremamente pulito, protetto e rilassante, elemento fondamentale per evitare che lo stress vada a inficiare il gusto della loro carne.

Sapore e Frollatura

La carne Wagyu Ozaki viene macellata e fatta frollare per 3 settimane in una condizione chiamata “wet aging”. Viene mantenuta in umido a 3 gradi centigradi per 3 settimane, il tempo necessario alla carne per sviluppare umami e accentuare ulteriormente il caratteristico sapore della Wagyu Ozaki: pieno, elegante, non opulento.

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Partiamo dai numeri, ripartiamo dall’Italia, che si conferma essere il Paese più desiderato dal punto di vista turistico per la qualità della vita, la sua enogastronomia, l’arte, l’ottimismo, la creatività e la capacità di inventiva del suo popolo.

Tra dati, studi e statistiche, l’enoturismo ci incorona al primo posto al mondo: come intercettare questo business? Capiamo insieme quali sono gli scenari, gli sbocchi e i rabocchi.

Enoturismo: cos’è esattamente?

L’enoturismo è una forma di turismo tematico che pone al centro dell’attenzione il vino e la sua filiera vitivinicola di produzione. Il nostro Paese vanta realtà di assoluto pregio a livello nazionale e internazionale oltre ad un territorio estremamente vocato e legato all’enologia, peculiarità italiane che rappresentano una grande potenzialità dal punto di vista del turismo del vino.

La tendenza si è sviluppata in Italia circa 25 anni fa grazie soprattutto al lavoro di promozione svolto da alcune associazioni, in particolare da: Città del vino (1987) e il Movimento del Turismo del Vino (1993).

Chi è l’Enoturista?

Se in passato il turismo del vino poteva essere visto più come un segmento di nicchia, oggi è divenuto un’ attrattiva per un pubblico ampio composto sia da esperti e professionisti sia da appassionati e curiosi.

L’enoturista è infatti colui che, per comprendere al meglio le caratteristiche peculiari del vino degustato, ne studia a fondo il territorio di provenienza attraverso l’esplorazione dei sapori e dei profumi, delle tradizioni e dei costumi propri dei luoghi di produzione.

L’enoturismo, qui inteso come esperienza in cui la degustazione di vino si abbina alla conoscenza della cultura e delle tradizioni di una regione a vocazione vitivinicola, ha consentito agli amanti del vino di entrare in cantina, stringere rapporti diretti ed esclusivi con i produttori, trasformare in esperienza personale e autentica la conoscenza di un prodotto dalle mille sfaccettature come il vino.

L’enoturismo è un’esperienza personale di esplorazione, degustazione e scoperta.

Il prodotto tipico diventa occasione per conoscere e valorizzare un territorio e favorirne lo sviluppo, in un panorama contemporaneo in cui il turista non richiede più soltanto di degustare il prodotto, ma desidera anche entrare in contatto con il luogo dove questo viene realizzato, per scoprire la sua storia e le sue origini più genuine.

Perchè l’ITALIA?

L’Italia è il Paese più desiderato dal punto di vista turistico per la qualità della vita, l’ottimismo, la creatività e la capacità di inventiva del suo popolo.

Secondo l’indagine di IPSOS (società che si propone la comprensione totale di mercati, società e persone attraverso indagini e statistiche) a fare la differenza è proprio l’offerta enogastronomica la quale, a braccetto con moda e arte, è considerata espressione del Made in Italy all’estero: il Belpaese è infatti primo tra le mete più golose nel mondo (49% degli intervistati), seguito a distanza da Francia (22%) e Giappone (16%).

L’Enoturismo in Numeri

Il “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2019” indica che il 56% dei turisti italiani ha visitato una cantina nel corso dei loro più recenti viaggi, e il 44% ha partecipato ad un evento o festival a tema. Alto è pure il numero degli enoturisti, ossia chi è stato motivato a viaggiare per partecipare ad un’esperienza a tema, che è pari al 28% dei turisti italiani.

Nello stesso anno, secondo i dati dell’ENIT, l’Agenzia Nazionale per il Turismo, parlava dell’Italia come il terzo paese più visitato al mondo con 94 milioni di presenze, mentre il turismo del vino conta circa 3 milioni di turisti l’anno con un giro d’affari di circa 4, 5 milioni. Secondo gli studi, il mese prediletto è maggio e la somma che i turisti si concedono è di circa 150 euro al giorno.

Turista italiano e Turista straniero: quali le differenze?

L’enoturista ha generalmente tra i 30 e i 50 anni e ama “evadere” dalla città per rifugiarsi in un’ esperienza differente. Ma l’enoturista italiano ha un diverso modo di concepire il viaggio rispetto all’enoturista straniero: l’italiano preferisce organizzarsi da sé l’itinerario dedicando ad esso un solo giorno o al massimo due.

L’enoturista straniero, invece, preferisce affidarsi a tour operator specializzati e concedere a questo tipo di esperienza almeno 3-4 giorni. I paesi stranieri maggiormente interessati al turismo del vino sono Germania e Stati Uniti, ma anche Brasile, Australia e Cina. Una recente indagine ha inoltre evidenziato come il turista del vino oggi si definisca prevalentemente “amante” o “curioso” del vino. (Dati percepiti da rivistadiagraria.com)

Le basi del primato dell’enoturismo italiano secondo Bounce e le previsioni post pandemia

Anche Bounce, la società internazionale di indagini e statistiche, non è rimasta fuori da coro anzi, ha colpo l’occasione per elaborare una analisi delle destinazioni enoturistiche effettuando una valutazione in base al suo “Wine Lovers Index”.

Il dato che sorprende (e rincuora) maggiormente è che i cambiamenti indotti dalla pandemia non hanno intaccato, ma anzi, hanno consolidato la tendenza a prediligere vacanze orientate alle dimensioni enogastronomiche più disparate.

Altro dato importante emerso dallo studio è che gli italiani che hanno abbracciato il turismo di prossimità a causa delle restrizioni agli spostamenti internazionali, continueranno il loro viaggio alla riscoperta del territorio nostrano e delle sue eccellenze, mentre gli stranieri,nell’attesa di una piena mobilità, continueranno a sognare le nostre destinazioni come viaggio ideale.

In ogni caso l’enoturismo si candida a divenire un volano per l’Italia che dovrà prepararsi a cogliere appieno questa grande opportunità, di fronte ad un pubblico sempre più consapevole e attento alle tematiche della sostenibilità, pronto a premiare i territori in prima linea nella difesa dell’ambiente, contribuendo con la sua presenza alla valorizzazione delle risorse locali.

L’indice prende come riferimento fattori quali il consumo e la produzione di vino, il numero di vigneti, i tour delle cantine, il costo medio di una bottiglia di vino, elementi cui gli appassionati danno grosso peso e che quindi incidono nella pianificazione della vacanza perfetta.

Il massimo punteggio è stato riconosciuto all’Italia per diversi motivi. In primo luogo ha pesato la sua ricchezza ampelografica: non esiste paese al mondo che abbia una varietà di autoctoni eguagliabile (400 secondo lo studio): ogni regione esprime i suoi vitigni unici, offrendo un ventaglio di proposte che possono incontrare i gusti più disparati.

Anche il primato nella produzione è significativo (0,82 lt per persona) ottenuto secondo Bounce grazie ad una solida tradizione vitivinicola che parte da molto lontano (4.000 anni di esperienza), ad un clima, quello mediterraneo, particolarmente favorevole, e alla fertilità dei suoli; componenti che sono alla base di produzioni in equilibrio tra quantità e qualità.

Quali sono le proposte a tema enologico più richieste?

L’attività cult dell’enoturismo è sicuramente la degustazione dei vini preceduta dalla visita della cantina in cui avvengono tutti i processi volti a ottenere il prodotto finale che poi si andrà a degustare: vendemmia, appassimento dell’uva, imbottigliamento, etichettatura. Non meno importante risulta essere inoltre la visita e l’esplorazione dei vigneti e l’assaggio dei prodotti tipici. 

Numerose sono le aziende vitivinicole offrono degustazioni, visite guidate, ristorazione e alloggio andando così a soddisfare questa crescente richiesta, percepita, spesso e purtroppo, ancora come omogenea. Se gli appassionati del genere desiderano vivere un’esperienza di turismo del vino a 360°, le cantine dovranno quindi segmentare la propria offerta e creare un posizionamento distintivo sul mercato. Da questa angolazione l’emergenza sanitaria in corso, nonostante i numerosi riflessi negativi, può essere anche un momento utile per sviluppare una riflessione in tal senso.

Su cosa puntare per potenziare la propria offerta?

La degustazione dei vini e l’acquisto degli stessi a prezzi interessanti sono le esperienze più ricercate, ma dalla ricerca si evince un forte desiderio di una offerta più ricca, con l’assaggio di piatti ricercati in abbinamento alle produzioni dell’azienda, quindi di attività come fare degustazioni al tramonto e cenare nei vigneti.

Molto gradite risultano anche essere la vendemmia turistica, i trattamenti di benessere e attività sportive, artistiche e di rilassamento psico-fisico, oltre alla possibilità di trovare attività dedicate ai bambini. Ciò denota un chiaro desiderio di vivere e sperimentare la cantina attraverso modalità nuove e più coinvolgenti.

Turismo Enogastronomico: il punto di vista di GOOGLE

Sulla attrattività della nostra penisola arrivano conferme anche dall’analisi di Google Destination Insights: l’Italia è in cima alla lista delle mete gourmand.

Nelle tendenze di ricerca su Google, ha registrato un interesse in crescita tra gennaio e ottobre 2021, il “tour enogastronomico” che segna un +39%, mentre quella relativa alle cantine mostra un altro +30%.

Google però avverte: se da un lato il turismo di prossimità rappresenterà un trend sempre più consolidato a livello globale, nell’organizzazione di una vacanza ad essere messa al centro sarà anche la sostenibilità, considerata valore molto importante dall’83% dei viaggiatori.

La scelta della destinazione diventa quindi una sorta di riconoscimento ai territori e alle aziende che operano per uno sviluppo armonico, nel rispetto della tradizione e della cultura locali. Realtà che creano e attivano, laddove possibile, nuove sinergie, opportunità. professionali e nuove reti tra persone.

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Parliamo del “Bonus birra artigianale a fondo perduto”, la domanda si presenta dal 20 gennaio al 18 febbraio 2022: di seguito i requisiti per l’istanza, le specifiche del contributo e il modulo per l’iscrizione.

Il mondo brassicolo è in continuo fermento, soprattutto il suo comparto artigianale, fatto da birrifici e microbirrifici (quasi 1000), tutti produttori indipendenti, che non pastorizzano né microfiltrano il loro prodotto. L’aiuto, messo a disposizione dal ministero dello Sviluppo Economico, è rivolto proprio a loro e consiste in un contributo a fondo perduto che si chiama “Bonus birra artigianale”.

Aprendo un piccolo flash-back al 2020, il comparto artigianale stava allora vivendo un periodo di vero e proprio sviluppo (e di consolidamento degli importanti traguardi raggiunti), insomma era un vero e proprio settore in espansione.

Un biennio incompiuto quello 2019/20, da molti definito la “primavera della birra”, una fioritura di vitalità del valore di quasi 10 miliardi di euro (9.483 milioni di euro), che dava lavoro a 108 mila famiglie (+18% rispetto al 2017), con contributi versati allo stato per 4,5 miliardi di euro (+8% in 3 anni). A partire da marzo e con il lock down è arrivata la “gelata” con una perdita di circa 21.000 posti di lavoro lungo l’intera filiera in appena 6 mesi. (fonte QUI)

A chi è rivolto il Bonus Birra 2022 e cosa prevede?

Il sostegno è destinato ad aiutare economicamente i birrifici artigianali.

Il bonus birra artigianale consiste in un contributo a fondo perduto messo a disposizione dal Mise (con uno stanziamento di 10 milioni di euro) e previsto dal decreto Sostegni bis. L’obiettivo è quello di dare un aiuto economico al comparto brassicolo italiano che è stato particolarmente colpito durante la pandemia.

L’agevolazione prevede un contributo a fondo perduto pari a 0,23 centesimi per ciascun litro di birra artigianale prodotta e presa in carico nel registro annuale di magazzino nel 2020 o nel registro della birra condizionata. I dati sono quelli presentati dai microbirrifici e dagli esercenti delle piccole birrerie nazionali all’Agenzia delle accise, dogane e monopoli.

Si tratta di un bonus per aiutare un settore giovane, che “è riuscito a valorizzare un’arte antica legata al territorio e alla qualità dei prodotti”, ha dichiarato il ministro dello Sviluppo Economico Giorgetti.

Vediamo quali sono i requisiti per avere accesso al bonus, a quanto ammonta il contributo e quali sono le modalità di presentazione della domanda.

Bonus birra artigianale: i requisiti necessari per accedere al contributo

Per birra artigianale si intende la birra prodotta da birrifici indipendenti, e non sottoposta a processi di microfiltrazione e pastorizzazione.

Il contributo potrà essere richiesto a partire dal 20 gennaio dai birrifici in possesso dei seguenti requisiti:

  • devono utilizzare impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio;
  • devono essere economicamente e legalmente indipendenti da un altro birrificio;
  • non devono operare sotto licenza di utilizzo dei diritti di proprietà immateriale di altri.

Per la domanda va compilato il modulo che è possibile scaricare cliccando sul link:

Tempistiche: entro quando inviare la domanda?

Le istanze possono essere inviate a partire dalle ore 12:00 del 20 gennaio fino alla scadenza delle ore 12:00 del 18 febbraio 2022. Le domande vanno firmate digitalmente dal legale rappresentate e devono essere presentate con posta elettronica certificata (PEC) all’ indirizzo contributobirrifici@pec.mise.gov.it.

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La principale minaccia alla biodiversità è oggi rappresentata dalla cieca azione dell’uomo sulla Natura, dai cambiamenti climatici portati dall’inquinamento, dall’antropizzazione degli ambienti, dalla deforestazione, dai sistemi di allevamento e di agricoltura intensivi, da quelli di distribuzione commerciale e dalla pratica agricola delle monoculture.

In un paese in cui ci si vanta di una Biodiversità unica al mondo, stiamo perdendo i nostri tesori. Ad arrestare questa avanzata ci pensa COLDIRETTI e la Politica dei SIGILLI. Scopriamo cos’è.

Parliamo solo di un secolo fa. Nel nostro Bel Paese si contavano circa 8.000 varietà di frutta. Oggi arriviamo a meno di 2.000, di cui 1.500 sono considerate a rischio di scomparsa. Ma la perdita di biodiversità riguarda l’intero sistema agricolo, dagli ortaggi ai cereali, dagli ulivi fino ai vigneti.

E’ quanto già affermava nel 2019 la Coldiretti nell’evidenziare gli effetti dell’allarme lanciato dalla FAO sulla perdita di biodiversità con ‘Il rapporto sullo Stato della biodiversità mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura”.

Non sono chiacchiere, sono dati, allarmanti dati. E non parliamo di un altro mondo, parliamo del nostro. Di chi è la colpa? Da una parte, sicuramente dei cambiamenti climatici, che hanno visto e vedono l’Italia esposta a lunghi periodi di siccità – cui fanno da contrappunto fenomeni meteorologici estremi, come le alluvioni, la grandine improvvisa, le bombe d’acqua -l’antropizzazione degli ambienti.

Dall’altra ( che pesa molto di più sul piatto della bilancia) sono i moderni sistemi di coltivazione e distribuzione commerciale, le logiche della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) che privilegiano grandi quantitativi, la facilità di raccolta e la standardizzazione dell’offerta.

Nell’ultimo anno e mezzo la rovinosa Pandemia ha aggravato anche questo scenario tagliando sbocchi di mercato per la chiusura del canale della ristorazione e per l’assenza di turisti oltre stivale.

Si tratta in fatti di un apparato fortemente interconnesso, come l’ecosistema in cui viviamo, per cui l’omologazione e la standardizzazione delle produzioni a livello internazionale finisce con il mettere a rischio anche gli antichi semi della tradizione italiana, sapientemente custoditi per anni da generazioni di agricoltori.

Un pericolo che riguarda anche – continua la Coldiretti – la fattoria in Italia dove sono scomparsi 1,7 milioni tra mucche, maiali, pecore e capre negli ultimi dieci anni. Stalle, ricoveri e ovili si sono svuotati dal 2008 con la Fattoria Italia che ha perso – sottolinea la Coldiretti – solo tra gli animali più grandi, circa un milione di pecore, agnelli e capre, oltre a 600mila maiali e più di 100mila bovini e bufale.

Un addio che ha riguardato soprattutto la montagna e le aree interne più difficili dove mancano condizioni economiche e sociali minime per garantire la permanenza di pastori e allevatori. A rischio – denuncia la Coldiretti –la straordinaria biodiversità delle stalle italiane dove sono minacciate di estinzione ben 130 razze allevate tra le quali ben 38 di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini. Un pericolo – secondo la Coldiretti – per i produttori e i consumatori per la perdita di un patrimonio alimentare, culturale ed ambientale del Made in Italy, ma anche un attacco alla sovranità alimentare del Paese.

COME TUTELARE CIò CHE RESTA?

I prodotti coltivati e le razze allevate rappresentano dei veri e propri tesori che la nostra millenaria storia ci ha tramandato e che sta a noi, cittadini del nuovo millennio, valorizzare e preservare.

Cibi legati a doppio filo ai propri territori d’origine, salvati dagli agricoltori grazie ad una capillare operazione di valorizzazione della biodiversità contadina.

Coldiretti e Fondazione Campagna Amica hanno maturato nel tempo l’esigenza di porre attenzione alla tematica della biodiversità di interesse agronomico in primis, ma anche a livello naturalistico, considerando il paesaggio italiano come la principale risorsa del nostro Bel Paese.

Questa esigenza nasce dalla consapevolezza che il patrimonio enogastronomico italiano, così come la ricchezza naturale dei sui territori, ha dei custodi che da sempre vivono e lavorano a contatto con la natura e curano i prodotti della terra: gli agricoltori. I prodotti coltivati e le razze allevate rappresentano dei veri e propri tesori che la nostra millenaria storia ci ha tramandato e che sta a noi, cittadini del nuovo millennio, valorizzare e preservare.

“I Sigilli” di Coldiretti

Siamo tutti coinvolti nel preservare il patrimonio agricolo italiano.

Sono nati così “i Sigilli di Campagna Amica”, veri testimonial della nostra cultura agricola. Oggi è possibile trovare in vendita nei Mercati di Campagna Amica questi splendidi prodotti che sono stati individuati, già nel 2018, con un primo censimento.

Oltre al prodotto si valorizza anche il relativo custode, l’imprenditore agricolo, a cui va il merito di aver continuato a conservare semi antichi, piante centenarie e razze autoctone legate da secoli alla storia italiana.

“La biodiversità non è solo un valore ambientale ma anche economico ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “la distintività è un motore di sviluppo per le imprese del Made in Italy”. Un valore che la Coldiretti è impegnata a difendere nei mercati e nelle fattorie con i “Sigilli” di Campagna Amica che sono i prodotti della biodiversità agricola italiana che nel corso dei decenni sono stati strappati all’estinzione o indissolubilmente legati a territori specifici ai quali si aggiunge la lista delle razze animali che gli imprenditori agricoli di Campagna Amica allevano con passione. Si tratta – conclude la Coldiretti – in totale di 311 prodotti e razze animali raccolti nel corso di un censimento, curato dall’Osservatorio sulla biodiversità istituito dal comitato scientifico di Campagna Amica.

I primi 311 Sigilli sono stati presentati in un ricco volume, un vero atlante, dal titolo evocativo “I Sigilli di Campagna Amica – La Biodiversità agricola”. In realtà i prodotti così censiti sono stati ben più di 1.100 a cui si aggiungono quelli del secondo censimento (anno 2020) che porta a un paniere di circa 1.500 prodotti da studiare e custodire.

Il nuovo Atlante dei Sigilli di Campagna Amica – la biodiversità contadina vuole presentare le diverse realtà e i variegati prodotti sigilli della biodiversità che ogni giorno migliaia di agricoltori coltivano in giro per l’Italia; dopo una prima parte tecnica in cui vari esperti del settore ci aiutano ad affrontare e approfondire il tema biodiversità da un punto di vista più culturale e un aggiornamento dello studio statistico del 2018 a cura dell’Istituto Ixè sul rapporto degli italiani con la biodiversità, vengono presentati i Sigilli di Campagna Amica del 2020: prodotti rari, antichi e quasi persi.

Sono 107 i nuovi prodotti della nostra biodiversità contadina che vanno sommati ai 311 censiti nell’atlante precedente.

Nel corso dello studio biennale sono risultati 450 “agricoltori custodi”, di cui il 25% sotto i 40 anni. Le aziende condotte da questi imprenditori per il 20% producono con il metodo biologico e il 5% è impegnato in attività di agricoltura sociale ai sensi della Legge 141/2015.

Dei 311 prodotti della biodiversità censiti, il 90% sono presenti sui banchi di vendita diretta dei mercati di Campagna Amica, mentre il 10% può essere acquistato solo in punti vendita aziendali o durante eventi specifici. Il 16% sono frutti, il 44% è rappresentato da ortaggi, legumi e cereali, il 30% da derivati di razze animali che sono rappresentante da 55 razze diverse presenti nei registri e nei libri delle razze, il 3% da miele e prodotti spontanei ad alto valore ecosistemico, ed infine trasformati di olivi e vitigni per un 7%.

Tutto questo rappresenta lo sforzo ulteriore che Coldiretti e Campagna Amica portano avanti per permettere ai cittadini di poter scegliere: un acquisto consapevole, mirato, informato e trasparente. In questo caso, nel nome della biodiversità, perché l’offerta del produttore agricolo viene tutelata dalla scelta di acquisto etico del consumatore.

Come prendere parte all’inversione di rotta?

Se sei un produttore agricolo puoi rivolgerti a Coldiretti per localizzare e valorizzare dei tuoi sigilli della biodiversità contadina cliccando QUI.

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Una pizza in teglia romana, croccante in superficie, ben alveolata, leggera, digeribile, perfetta come base per golose combinazioni di ingredienti o per essere tagliata e farcita come più Vi piace. Realizzarla a casa con la ricetta di uno dei più talentuosi pizzaioli italiani, il bravissimo Luca Pezzetta, sarà un gioco da ragazzi. 

Ha da poco aperto la sua CLEMENTINA a Fiumicino (ne parliamo qui), è dei più celebri allievi di Gabriele Bonci, è stato per tanti anni la colonna gastronomica de l’Osteria di Birra del Borgo a Roma, è stato eletto “Miglior chef pizzaiolo” dalla Guida Identità Golose 2020; parliamo di Luca Pezzetta, l’enfant prodige dei lievitati che, grazie alla sua importante esperienza maturata negli anni e alla sua instancabile ricerca sugli impasti, ci regala una ricetta e dispensa consigli utili per ottenere ottimi risultati anche con il forno di casa.

Da Pizzeria Clementina – in via della Torre Clementina 159 a Fiumicino (RM) – Luca ha messo a punto una proposta di pizza che si divide in tre tipologie: quadruccio romano, padellino e pizza romana.

Tre impasti e tre lieviti madre differenti. Di seguito riportiamo la Ricetta del
quadruccio romano“, ovvero un trancio di pizza romana in teglia che qua diventa un perfetto e soffice palco pronto ad ospitare ghiotte combinazioni di ingredienti, dalle più ardite a quelle più tradizionali.

I CONSIGLI di LUCA PEZZETTA

Oltre alla caratterizzazione di sapore che sceglieremo di dare alla nostra Pizza in Teglia, sperimentare una buona tecnica e, a prescindere dalle competenze di ciascuno, seguire passo passo “una ricetta a prova di alveolo”, può essere sufficiente per realizzare un prodotto a casa che sia altamente digeribile quanto gustoso.

Visto e considerato che la Pizza in Teglia è l’unica pizza che con il forno di casa riesce a dare ottimi risultati, a prescindere dal talento e dalla preparazione sul campo, esistono delle nozioni di base tenere sempre a mente se si vuole realizzare un buon prodotto.

Partiamo dalla scelta delle farine che, oltre i dettami della lievitazione e maturazione, è fondamentale per ottenere il risultato finale desiderato. Non siete sicuri di sapere tutto? Per conoscere di più le farine, cliccate QUI.

Dopodichè sarà fondamentale e/seguire attentamente la ricetta, evitando di improvvisare. Dopo la cottura, altrettanto importante, sarà la scelta dei condimenti. Qui vige una sola regola, quella di non lesinare sulla qualità per garantire, dopo tanto lavoro, un’esperienza ad alto godimento.

La ricetta che segue prevede un companatico di Provola, Cicoria e Porchetta, liberamente tratta dal menu di Pizzeria Clementina.

Ingredienti

1 kg farina forte tipo 0 (ovvero con una W che può variare dai 320 ai 340) / Olio extravergine di Oliva / Sale marino / Lievito di birra fresco / Malto o Zucchero / 380 g farina tipo 1 o tipo 2

Procedimento

Partite con un giorno di anticipo e preparate un preimpasto con 1 kg farina, 1 kg acqua e 1 g di lievito quindi, in un recipiente alto e stretto, sciogliete il lievito nell’acqua e aggiungete la farina. Miscelate tutto con una frusta da pasticceria o con un mestolo fino a ottenere la consistenza della pastella, poi lasciatelo per 18/20 ore a temperatura ambiente dai 18/22 gradi chiudendo il contenitore con la pellicola forata per far passare ossigeno (il contenitore deve essere capiente per poter far raddoppiare di volume il pre-impasto).

Dopo 18/20 ore vedrete che il pre-impasto risulterà raddoppiato di volume e sentirete al naso delle note leggermente alcoliche notando anche delle bolle in superficie. Il nostro pre-impasto a questo punto è pronto.

Versate i 380 g di farina tipo 1 nella planetaria con 20 g zucchero o, meglio, – se lo avete a disposizione –  10 g di malto in polvere. Poi 15 g di lievito e 3/4 del pre-impasto fatto precedentemente. Iniziate a impastare fino a ottenere una massa liscia e omogenea. Una volta ottenuta continuate a versare l’ultima parte di pre-impasto fino a farlo assorbire tutto, realizzando così una massa unica, liscia e omogenea. Aggiungete 35 g di sale con un piccolo goccio di acqua e continuate a impastare fino al suo assorbimento. Una volta assorbito, aggiungete 38 g di olio evo e lasciatelo assorbire bene a sua volta.

Quando si è assorbito tutto lasciate riposare l’impasto in un contenitore capiente coprendolo con della pellicola, altrimenti si secca la pasta. Una volta raddoppiato di volume (impiegherà circa 50 minuti) fate le palline in base alla grandezza della teglia calcolando lato x lato della teglia diviso 2 (per esempio, in una teglia 30×30 mettete 450g di impasto 30×30 diviso 2).

Lasciate le palline nella teglia leggermente oleata coprendole con la pellicola e aspettate che raddoppiano di volume (circa 30 minuti). Una volta raddoppiate, stendetele molto delicatamente portando l’impasto fino ai bordi della teglia e lasciatela lievitare di nuovo in teglia per circa 30 minuti, sempre coprendola con la pellicola da cucina.

Infine, cuocete la teglia sul fondo del forno (al massimo della potenza e ventilato); a metà cottura, quando vedrete che sotto la pasta inizia a diventare cotta, passate la teglia al centro del forno per completare la cottura il superficie. Sfornare e arricchire di condimenti come e più Vi piace.

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La Thuile, nella valle laterale della Valle d’Aosta, è il lato wild del Monte Bianco.
Con i suoi 6 abitanti per kmq, il raccolto borgo di montagna, concede a tutti ampi spazi e la rara possibilità di una riconnessione con la potete natura che diventa elemento energizzante e concede forme di benessere a più livelli, da quello psico-fisico alle Performance sportive ed enogastronomiche.

Oltre ad un’incredibile varietà di sport invernali in fondo all’omonimo vallone, quasi al confine con la Francia, capace di trasmettere forza e armonia, La Thuile rappresenta il lato selvaggio del Monte Bianco, ma è anche il luogo ideale per misurarsi con la natura e con la tavola, infatti l’iniziativa promossa dal Ristorante Les Granges, è declinata in vari appetitosi appuntamenti alla scoperta delle unicità territoriale, fino ad aprile 2022.

SCENARIO GASTRONOMICO

La Thuile, piccolo borgo di alta montagna in Valle d’Aosta, al confine con la Francia, gode di una posizione strategica in termini geografici. Insieme ai centri di Pré Saint DidierLa SalleMorgex e Courmayeur, fa parte della Vallis Digna, il tratto finale della Valle d’Aosta, nonché accesso nel territorio francese attraverso il Colle del Piccolo San Bernardo.

E’ una destinazione dalla vocazione sportiva di fama internazionale, sia per il turismo invernale sia per quello estivo, che è riuscita a mantenere salda la dimensione più vera e pura della montagna, grazie ad un’affiatata comunità che si impegna a preservarne l’ambiente mettendo in atto strategie volte alla sostenibilità e alla valorizzazione dei propri prodotti.


LE GROTTE DELLA FONTINA 

Alcuni prodotti della gastronomia valdostana sono ormai famosi nel mondo, altri invece, sono meno conosciuti ma assolutamente degni di nota. Tra le eccellenze D.O.P. troviamo Fontina, Valle d’Aosta Fromadzo, Vallée d’Aoste Lard d’Arnad e Jambon de Bosses, che saranno proprio le prelibatezze protagoniste del ciclo di appuntamenti "Mattinata D.O.P. Sapori di montagna", iniziativa promossa dal Ristorante Les Granges, a La Thuile e che che fa parte del circuito Saveurs du Val d’Aoste, da gennaio ad aprile 2022 (gennaio 14 e 21 – febbraio 4 e 8 – marzo 17, 24 e 31 – aprile 7, 13, 23 e 30).

Un itinerario del gusto, che si inserisce a pieno titolo quale appuntamento fisso nel calendario degli eventi invernale proposti da La Thuile. Il programma prevede la visita alla Grotta delle Fontine, in zona Buic, dove sono stivate per la stagionatura più di 6.000 forme: un enogastronomo svelerà le caratteristiche, i segreti della lavorazione e della maturazione di questo straordinario formaggio Dop dall’alta concentrazione di valori nutrizionali, ideali per il proprio benessere (se non si esagera, eh!).

A seguire, aperitivo e degustazione guidata di quei prodotti valdostani che hanno ottenuto il riconoscimento “Denominazione di Origine Protetta”, presso il Ristorante Les Granges, che fa parte del circuito Saveurs du Val d’Aoste.

Si scopriranno i sapori di:

Fontina Dop: un formaggio prodotto con latte crudo e intero, la cui produzione è regolamentata da un rigido disciplinare che la definisce: “un formaggio grasso a pasta semicotta, fabbricato con latte intero di vacca appartenente alla razza valdostana (pezzata rossa, pezzata nera, castana), proveniente da una sola mungitura” (primo prodotto valdostano a diventare Dop).

Valle d’Aosta Fromadzo Dop: formaggio magro o semigrasso, a pasta semidura, prodotto da latte di vacca valdostana, pezzata rossa e castana, talvolta addizionato con una piccola percentuale di latte di capra, dalla maturazione minima di 60 giorni fino a una stagionatura di 10 mesi.

Vallée d’Aoste Lard d’Arnad Dop: un lardo maturato in antichi recipienti di castagne e rovere, molto profumato.

Jambon de Bosses Dop: prosciutto di alta qualità, principe della salumeria valdostana che, nelle fasi della lavorazione, prevede la concia con erbe aromatiche del territorio, la salatura manuale, la stagionatura su letto di fieno e la disossatura con legatura anch’essa eseguita manualmente.

Ad accompagnare il tour degustativo, Claudio Giacchetto, la moglie Ester Ollier e il figlio Nicolò, enogastronomi e proprietari dell’Hotel Ristorante Les Granges, insigniti del titolo “Ambasciatori della Fontina” grazie all’impegno con la Regione Valle d’Aosta Assessorato dell’Agricoltura e Ona “Organizzazione Nazionale degli Assaggiatori di Formaggio”.

Le date degli appuntamenti sono:

15/01 Les Granges: prodotti locali, vino valdostano e sapori Dop

22/01 Lo Riondet: la Raclette (piatto a base di formaggio fuso servito con patate, sottaceti e salumi)

27/01 Eden: cucina bio di montagna

14/02 Le Petit Skieur: tagliere, polenta e vini locali

04/03 Eden: cucina bio di montagna

08/03 Les Granges: prodotti locali, vino valdostano e sapori Dop

19/03 Coppapan: la tradizione nel piatto

Per info e prenotazioni: Ristorante Les Granges – Loc. Les Granges – 11016 La Thuile (AO). Tel. 0165 884885 – cell. 335 5355803; info@lesgranges.it. Costo a persona: euro 16,00

CENA & CIASPOLE

Per godere appieno della potenza della montagna, circondati da una natura intatta e selvaggia, immersi in un’atmosfera preziosa e rara per il proprio benessere, La Thuile offre anche una magnifica abbinata ciaspole + cena gourmet.

In compagnia dell’esperta guida alpina Alberto Miele, valdostano di adozione, che ha fatto delle Alpi Graie la meta principale per le escursioni legate all’alpinismo e allo sci alpino, si vivrà La Thuile nelle ore serali, respirando l’aria pura e frizzante delle sue montagne e sperimentando un’esperienza energizzante, seguita da una degustazione di prodotti Dop della tradizione valdostana proposti dai ristoranti locali.

Alberto coinvolgerà con la sua conoscenza e con la passione per questi luoghi i partecipanti alla ciaspolata riscopriranno la bellezza del passo lento sulla neve, del silenzio avvolgente delle frizzanti serate montane, della forza che solo luoghi come questi sanno comunicare. Il tutto sempre coronato da una cena e da una degustazione, sempre ricercate e particolari.

Per informazioni, orari e luogo di partenza contattare la Guida Alberto Miele 3382722764; www.zerovertigo.com – info@zerovertigo.com

Costo a persona: Euro 35,00 (ciaspolata e offerta gourmet).

Per altre info: www.lathuile.it

Immagine di Copertina www.fontina-dop.it

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Finite le feste, è importante annotarsi come poter festeggiare al meglio quelle che verranno. Oltre un piccolo Excursus sulle origini e sulla Storia del Pandoro, il Signore di Verona che torna alla ribalta, di seguito 5 Pastry Chef italiani che puntano sul dolce lievitato di Burro & Vaniglia nella sua veste tradizionale e non.

Slanciato, soffice, una piccola, morbida montagna dai pendii scoscesi, innevata da impalpabile zucchero a velo. Immancabile sulle tavole delle feste, esempio esemplare di tecnica e semplicità, celebrazione lievitata di burro e vaniglia: parliamo del Signor Pandoro, dolce delle feste originario di Verona, per il momento meno in voga rispetto al cugino milanese Panettone, ma non per questo privo di appeal, anzi.

Qualche cenno sulle origini del Pandoro

Come ogni leggenda che si rispetti, esistono pareri discordanti circa le sue origini. Secondo alcuni le prime risalirebbero all’antica Roma, dove sembra che il pandoro o meglio, il suo antesignano, venga citato in uno scritto minore che risale al primo secolo d.C., ai tempi di Plinio il Vecchio, il quale cita un cuoco di nome Vergilius Stephanus Senex, che preparò un “panis” con fiori di farina, burro e olio.

Altri lo datano attorno al 1500, durante il periodo della Repubblica Veneziana, quando esisteva l’usanza di ricoprire con sottili foglie d’oro alcune pietanze per impreziosirle anche alla vista. Proprio tra questi cibi sembra ci fosse un dolce conico, chiamato per l’appunto “pan de oro”.

Altri ancora sostengono che il pandoro sia l’evoluzione di altri dolci, derivando dal Pane di Vienna, pane dolce tipico della tradizione austriaca, sempre a base di burro, o dal Nadalin, dolce lievitato natalizio inventato e diffuso dalla fine del XIII secolo (1200) per festeggiare il primo Natale dopo l’investitura dei nobili Della Scala che erano divenuti Signori di Verona simboleggiare la grandezza della città. Otto punte per richiamare la stella cometa e una una crosta di mandorle e pinoli pralinati e tostati, il Nadalin è un dolce al quale ancora oggi i veronesi sono molto legati per via di una maggiore identificazione storica e territoriale.

La Nascita commerciale del Pandoro

Esiste però una data certa relativa alla nascita commerciale del pandoro: è il 14 ottobre 1894, giorno in cui il geniale pasticcere veronese Domenico Melegatti deposita il brevetto per un dolce lievitato a forma di stella a otto punte al Ministero di Agricoltura e Commercio del Regno d’Italia.

Melegatti si ispirò a una antica ricetta di tradizione veronese: alla vigilia di Natale, le donne dei villaggi si riunivano per impastare il Levà, dolce lievitato da un impasto di farina, latte e lieviti, ricoperto di granella di zucchero e mandorle, al quale tolse gli ornamenti e aggiunse uova, zucchero e burro per rendere l’impasto più morbido. Ottenne così un dolce molto lievitato, morbidissimo e senza crosta.

Fece creare anche un forno apposito per cuocere il pandoro in maniera uniforme e si fece aiutare dal pittore Angelo Dall’Oca Bianca per la creazione del famoso stampo a piramide tronca con otto punte, che da forma al dolce.

Il Pandoro 2022

Ancora oggi è un dolce molto laborioso e complesso da riprodurre a casa tra cicli d’impasto, lievitazioni, tempi di preparazione e attente cotture uniformi. Per questo, oltre alle libere e lecite sperimentazioni domestiche, per un risultato di sicuro successo, meglio scegliere l’opera di chi dedica a questo campione di bontà lievitata professionalità, tempo, cura, selezione degli ingredienti e non tralascia il gusto di qualche innovazione sulla forma. Di seguito 5 Pandori italiani da tenere a mente per le Prossime Feste.

Il Pandoro di RENATO BOSCO – Saporè, VERONA

Partiamo da Mamma Verona. Il Pandoro di Renato Bosco è protetto da un “green packaging” che subito richiama i migliori concetti di sostenibilità e naturalità. La scatola riporta la dicitura “Assaporare con Cura”, consiglio che anticipa un piacere e mette sull’attenti le papille. Infatti, il contenuto rende merito alla migliore tradizione veronese.

Il profumo è il primo a conquistare. Poi, una volta depositata la rituale nebbia di zucchero a velo, saranno il contatto con la sua morbida “pelle”, il suo colore interno ed esterno, la sua soffice struttura a fare il resto. Sarà che per Renato Bosco i lieviti non hanno segreti, sarà che per lui è un appassionato modo per celebrare la città che ha dato loro i natali, ma il suo Pandoro Classico è davvero un intramontabile modello di “saporè” e genuinità.

CASA MANFREDI – GIORGIA PROIA

Anche l’occhio infatti vuole la sua parte, ecco perché è importante scegliere con cura le confezioni natalizie per panettoni e pandori. Ma la forma non dovrebbe mai superare il contenuto, e questo lo sa bene Giorgia Proia, abile Pastry Chef di Casa Manfredi a Roma, che ha ben pensato di caratterizzare i Packaging di “Casa” attraverso lo speciale contributo ed estro artistico del figlio. Manfredi in persona ha infatti disegnato un pupazzo neve divenuto macchia di colore e trama di fondo di una bella scatola di latta cilindrica, riutilizzabile e collezionabile, che contiene un Pandoro che ha fatto parlare di sé.

Burro di Normandia, Vaniglia Bourbon del Madagascar, 3 impasti, 30 ore di lievitazione, molta passione e voglia di fare sempre meglio, il Pandoro di Giorgia ha un bel colore caramellato che invoglia il tatto e conforta il palato. Slanciato e leggero è, giustamente, fiero di essere romano.

LA NUVOLA di DARIO NUTI – Executive Pastry Chef del Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel

Scatola di Lusso per “La Nuvola” di Dario Nuti, così come per gli altri grandi lievitati delle Feste del Rome Cavalieri, per i quale nutre una passione e un’abilità a sé. Ma la passione per un artista (così come ha dichiarato in un’intervista) dev’essere la nota di fondo, ma non la parte fondamentale. Perchè più della passione, a volte, è la capacità di gestire la pressione che fa la differenza, assieme al rispetto e selezione degli ingredienti, che deve essere totale.

Ed è proprio sulla strada della Pasticceria più nobile che Nuti ha iniziato una nuova sperimentazione sul Pandoro, che andrà via via affinando, e che ad oggi ha prodotto una “Nuvola”, umida al contatto e alveolata come un pane all’interno, felice incontro tra il dolce e burroso impasto di Verona e la forma del cugino milanese. Una nuvola che, lavorata a Roma da un Executive Pastry Chef toscano, diviene un inno italiano al lusso della semplicità che rende protagonista il sapore puro delle materie prime e non lo zucchero adulatore.

ANGELO DI MASSO – DOLCI di NATURA

Maestro Pasticcere di Scanno, nonostante abbia iniziato a 14 anni, si continua a definire Artigiano Apprendistaperchè nel mondo della pasticceria non si finisce mai di apprendere”, oltre al Pan dell’Orso, capostipite della Dolciaria Di Masso, alle prelibatezze salate, ai Panettoni e Colombe, il suo Pandoro possiede le caratteristiche dell’Abruzzo forte e gentile: la sua pelle bruna nasconde un sapore avvolgente, burroso, un gusto rotondo e genuino servito al palato dall’accurata scelta degli ingredienti e alla lunga lievitazione.

Tra le variazioni sul tema, annoveriamo la Torta Angela, dedicata alla Nonna, che di forma bassa, cupolare, annovera i frutti di bosco al suo interno che impreziosisce la microlaveolatura.

OLIVIERI 1882

Torniamo in Veneto, e precisamente ad Arzignano, Vicenza. Qui Nicola Olivieri di Olivieri 1882 che, con tre generazioni di pasticceri alle spalle, non smette di produrre novità lievitate ed esportare all’estero uno dei vanti della pasticceria italiana. Il suo Pandoro a lievitazione naturale, è un cameo di categoria, soffice e burroso, profumato di vaniglia e scorza di limone.

Digeribile, grazie alla lunga maturazione, al metodo artigianale e all’utilizzo di materie prime di grande qualità, quest’anno, dalla collaborazione tra la storica Distilleria Nardini (fondata nel 1779) e la pasticceria Olivieri 1882, è nato un pandoro aromatizzato alla grappa bianca che potenzi all’impasto con note fruttate e dolcemente alcoliche.

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La Mappa dei Migliori Ristoranti nel Mondo nel 2022 nella prima classifica dell’anno è disegnata da 50 TOP ITALY – Prosecco Doc Award.

Primo il “Don Alfonso 1980” di Toronto, segue “Fiola” di Washington DC e “Da Vittorio Shanghai”. A Massimiliano Sena (Il Lago – Ginevra) il Premio Speciale di Chef dell’Anno. A Nino Graziano (Semifreddo – Mosca),il riconoscimento Modello d’Ispirazione. USA e Francia i Paesi più rappresentati.

Delle 50 insegne presenti in classifica, 7 negli Stati Uniti e 7 in Francia; 5 nel Regno Unito e in Giappone; 3 in Cina; 2 in Canada, 2 Australia, Germania, Svizzera e Singapore; 1 per ciascuno in Sud Africa, Svezia, Spagna, Lussemburgo, Paesi Bassi, Russia, Austria, Brasile, Repubblica Ceca, Portogallo, Belgio, Danimarca e Marocco. 

La ristorazione in Italia è una cosa seria, sempre sotto l’attento palato di ispettori, giornalisti, critici e appassionati, tradotto poi i numeri da guide, classifiche; dall’altro sotto quello di nuovi o navigati imprenditori, grandi brand e ambiziosi chef, cuochi, abili pizzaioli e ambasciatori del gusto italiano. Un girone vivo, sempre in fermento.

Ma cosa succede fuori dai confini italiani? Secondo 50TopItaly, guida consultabile gratuitamente on line messa a punto dai curatori/ideatori Barbara Guerra, Albert Sapere e Luciano Pignataro (Luciano Pignataro Wine&Food Blog), nel 2022 nel mondo sono ben 23 i Paesi dove è presente almeno un grande ristorante di cucina italiana.

Ma perchè è così importante la (buona) cucina italiana nel mondo? La risposta è semplice: perchè parla di Noi. Perchè racconta l’identità di un popolo, la sua cultura, idealizzata o fedelmente rappresentata, ma comunque l’unica dimensione esportabile capace di farci sentire a casa.

In questo grande puzzle mondiale, la famiglia Iaccarino, da sempre ambasciatrice della migliore cucina mediterranea e già seconda in classifica nell’edizione della guida 2019, con il Don Alfonso 1890 di Toronto, nel primi giorni di questo 2022 si è posto sul podio della ristorazione italiana nel Mondo con la sorella canadese dello storico ristorante di Sant’Agata sui due Golfi.

La sede di Toronto dello storico locale della Penisola Sorrentina, di proprietà della famiglia Iaccarino, ha preceduto in classifica il Fiola, di Washington DC, ristorante di punta dello chef Fabio Trabocchi, mentre al terzo posto Da Vittorio Shanghai, altro grande nome della ristorazione tricolore legato alle figure dei fratelli Cerea di Brusaporto. Nella top five anche Otto e Mezzo – Bombana, di Hong Kong, e Sesamo, di Marrakesh.

Dalla Guida 2022 – Casa Loma, Don Alfonso 1890

Casa Loma, un castello di proprietà della città di Toronto, situato in pieno centro, ospita una delle bandiere della cucina italiana nel mondo, il Don Alfonso 1890. Un meraviglioso soffitto di vetri colorati, i divanetti grigio perla che fanno da contrasto con le tovaglie bianche e i maestosi lampadari, sono la cornice fiabesca di questa ristorante. In cucina il resident chef Daniele Corona, porta avanti la tradizione e la storia che ha reso grande nel mondo il nome del Don Alfonso. Tra i classici le Tagliatelle alla rosa canina, con gelato di anguilla, caviale di storione, tuorlo d’uovo polverizzato ed il mitico Vesuvio di Rigatoni, valgono assolutamente il viaggio. E’ possibile scegliere a la carte o farsi guidare dal percorso di degustazione con tanto di wine pairing. La minuziosa cura dei dettagli, lo rendono un luogo unico.

Fiola, Washington, DC

Questo di Washington, DC, nella mitica Pennsylvania Avenue è la casa madre di quello che è un gruppo importante della ristorazione targata Made in italy. Merito di Fabio Trabocchi e della sua passione. La bellissima sala da pranzo con tanto legno e i divanetti, ha un fascino tutto particolare. Nel 2019 Trabocchi ha cominciato una collaborazione con la Chancellors Rock Farm situata nel Parco Nazionale di Shenandoah da dove provengono Verdure, erbe e fiori, ma anche polli e bovini da agricoltura sostenibili. Semplicità e gusto dove si può apprezzare la straordinaria materia prima nel battuto di bue alla piemontese e strepitosi i tortellini in brodo con bottarga e flan di Parmigiano Reggiano. Lista dei vini enciclopedica, con tantissime realtà dall’Italia, bellissima l’idea dei mocktails realizzata con i frutti dell’azienda agricola.

Da Vittorio Shangai

Il Bund, sul quale questo ristorante è affacciato, è un viale lungo la riva sinistra del fiume Huangpu che fronteggia il quartiere degli affari di Pudong, a Shanghai. Al terzo piano il resident chef Stefano Bacchelli guida un’imponente brigata di 35 cuochi, per 60 coperti e 5 salette private, tutte arredate in uno stile moderno, molto confortevole, in cui ritrovare l’arte dell’accoglienza che ha reso la famiglia Cerea uno dei simboli del ben vivere dell’Italia nel mondo. Oltre ai classici intramontabili, come i mitici Paccheri alla Vittorio, la cucina è una contaminazione tra l’Italia e le influenze orientali, con uno dei migliori servizi di sala in circolazione, sempre perfetto e professionale ma allo stesso tempo amichevole e divertente, è un punto di riferimento di tutta Shanghai. La carta dei vini offre molti ottime etichette a prezzi molto onesti tra cui scegliere, un vero plus per questa città.

I Criteri di Selezione di 50TopItaly

Tutti i locali presenti in guida sono in grado di offrire, per cucina, stile e veridicità dei prodotti, uno spaccato della cultura italiana. Ma non solo, altra caratteristica comune e fondamentale è quella di possedere una filosofia gastronomica per chi propone mangiare italiano all’estero, che si può definire 2.0, ovvero una cucina con delle radici ben salde nella tradizione ma al tempo stesso aperta a nuovi orizzonti, disponibile alla contaminazione reciproca e che riesce a fare un uso intelligente dei prodotti del territorio di accoglienza.

Special Awards

Non mancano gli Special Awards. A Massimiliano Sena, del ristorante Il Lago di Ginevra, è stato conferito il premio di Chef dell’Anno 2022 – Pastificio dei Campi Award. L’importante riconoscimento Innovazione e Sostenibilità 2022 – D’Amico Award è stato assegnato a Osteria 57, di New York. Al locale Ornellaia, di Zurigo, è andata la corona per la Migliore Carta dei Vini 2022 – Prosecco DOC Award. Mentre a Nino Graziano, alla guida di Semifreddo, è andato il titolo di Modello d’Ispirazione 2022 – D’Amico Award. Infine il primo classificato, Don Alfonso 1890 Toronto, si è aggiudicato anche il premio per il Pranzo dell’Anno 2022 – Mulino Caputo Award.

“Non scopriamo certo noi – sottolineano Barbara Guerra, Luciano Pignataro e Albert Sapere, i tre curatori del progetto editoriale – il successo della cucina italiana nel mondo.

Quello che in particolar modo notiamo, però, negli ultimi anni, è un significativo aumento della qualità media. Pian piano gli stereotipi e i falsi miti che circondano la cultura gastronomica del Bel Paese stanno venendo meno e gli stranieri stanno così riuscendo a scoprire i veri sapori italiani anche al di fuori dalla Penisola.

E non è certo un caso che questo premio veda protagonista il Prosecco DOC, brand dal successo globale, vero e proprio alfiere di italianità nel mondo intero”.

Partner dell’iniziativa:

Consorzio di Tutela del Prosecco DOC, D’Amico, Olitalia, S.Pellegrino & Acqua Panna, Latteria Sorrentina, Pastificio dei Campi, Solania, Birrificio Fratelli Perrella, Mulino Caputo.

La classifica completa de I Migliori Ristoranti Italiani nel Mondo 2022 – Prosecco DOC Award:

1 Don Alfonso 1890 Toronto – Toronto, Canada

2 Fiola – Washington DC, USA

3 Da Vittorio Shanghai – Shanghai, Cina

4 Otto e Mezzo Bombana – Hong Kong, Cina

5 Sesamo – Marrakesh, Marocco

6 Il Lago – Ginevra, Svizzera

7 Il Ristorante Luca Fantin – Tokyo, Giappone

8 Locanda Locatelli – Londra, Regno Unito

9 Restaurant Passerini – Parigi, Francia

10 Tèrra – Copenaghen, Danimarca

11 Gucci Osteria da Massimo Bottura – Los Angeles, USA

12 Acquerello – San Francisco, USA

13 Senzanome – Bruxelles, Belgio

14 Braci – Singapore, Singapore

15 Tentazioni – Bordeaux, Francia

16 Gusto by Heinz Beck – Algarve, Portogallo

17 Il Carpaccio – Parigi, Francia

18 Acquarello – Monaco di Baviera, Germania

19 Sartoria – Londra, Regno Unito

20 Principio – Tokyo, Giappone

21 Aromi – Praga, Repubblica Ceca

22 Rezdôra – New York, USA

23 LuMi Dining – Sydney, Australia

24 Caffè Stern – Parigi, Francia

25 Armani Ristorante – Tokyo, Giappone

26 Ornellaia – Zurigo, Svizzera

27 Pastamara – Vienna, Austria

28 Picchi – San Paolo, Brasile

29 Semifreddo – Mosca, Russia

30 Pianeta Terra – Amsterdam, Paesi Bassi

31 Erasmus – Karlsruhe, Germania

32 Mosconi – Lussemburgo, Lussemburgo

33 Orobianco – Alicante, Spagna

34 Bini – Kyoto, Giappone

35 Buona Terra – Singapore, Singapore

36 Mancini – Stoccolma, Svezia

37 Piero TT – Parigi, Francia

38 SPQR – San Francisco, USA

39 The River Cafe – Londra, Regno Unito

40 La Locanda – Kyoto, Giappone

41 Tipo 00 – Melbourne, Australia

42 La Sosta – Swellendam, Sud Africa

43 IT London – Londra, Regno Unito

44 Racines – Parigi, Francia

45 Giando – Hong Kong, Cina

46 Osteria 57 – New York, USA

47 Mono – Edimburgo, Regno Unito

48 Dilia – Parigi, Francia

49 Cioppino’s – Vancouver, Canada

50 Belotti Ristorante – Oakland, USA

Special Awards 2022

Pranzo dell’Anno 2022 Mulino – Caputo Award

Don Alfonso 1890 Toronto – Toronto, Canada

Chef dell’Anno 2022 – Pastificio dei Campi Award

Massimiliano Sena – Il Lago – Ginevra, Svizzera

Migliore Carta dei Vini 2022 – Prosecco DOC Award

Ornellaia – Zurigo, Svizzera

Modello d’Ispirazione 2022 – D’Amico Award

Nino Graziano – Semifreddo – Mosca, Russia

Innovazione e Sostenibilità 2022 – D’Amico Award

Osteria 57 – New York, USA

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Per Napoli è cultura e tradizione. Per gli amanti dello street food è un prodotto iconico. Per i cinefili l’immagine di riferimento è quella di Sophia Loren nel celebre film di Vittorio De Sica, “L’oro di Napoli” (film a episodi del 1954). Per molti pizzaioli è banco di sperimentazione e una valida alternativa alla pizza. Parliamo di Pizza Fritta che per AVPN (Associazione Verace Pizza Napoletana) non poteva non trovare spazio nell’ambito del disciplinare.

La pizza fritta per lungo tempo, nonostante la sua popolarità e gradimento, è rimasta ai margini di quel grande movimento di ricerca e sperimentazione, ancora in gran voga, che ha visto la Pizza con occhi nuovi e favorito il suo sviluppo sopra e sotto, fuori e dentro. Oltre i voli pindarci di dischi lievitati, è sempre da Napoli che parte una nuova piccola rivoluzione.

La sua antenata è di certo la “zeppola di pasta cresciuta”, ma la Pizza Fritta, figlia legittima di povertà e ingegno troverà la sua “fortuna” dopo la seconda guerra mondiale e i bombardamenti su Napoli. A favorire la sua diffusione, ironia della sorte, fu proprio la scarsità di forni a legna a disposizione, così per i napoletani l’alternativa divenne quella di friggere l’impasto (di grammatura inferiore a quello della pizza) nell’olio bollente, dando luogo a una pizza rigonfia, dorata e ripiena di quel pò che c’era a disposizione, e che appagava soprattutto la vista.

Così, da quella celebre “arte di arrangiarsi” partenopea, dal folclore teatrale dei “vasci” ( o “bassi”, ovvero abitazioni poste al piano terra con accesso diretto sulla strada), dalla tradizione popolare delle “pizze di strada” impastate, farcite e fritte dalle donne di casa “per arrotondare”, da quella pratica di “a ogge a otto” (che consisteva nel comprarla a credito e pagarla dopo otto giorni) insomma da quella storia intensa di profumi e semplicità, di umanità solidale, passione e genialità, la Pizza Fritta trova finalmente nel 2021 grazie a AVPN la sua nuova e riconosciuta dignità in qualità di fumante capolavoro dalle irresistibili e dorate nuances.

“Da anni l’Associazione è impegnata nella promozione e nella valorizzazione della Vera Pizza Napoletana – ha spiegato Antonio Pace, Presidente AVPN – E dopo tanti anni di successi e riconoscimenti era necessario, da parte nostra, procedere alla tutela di un’altra eccellenza del food partenopeo: la pizza fritta. Abbiamo pertanto voluto aggiungere un’appendice al Disciplinare Internazionale della Vera Pizza Napoletana dedicata alla pizza fritta, descritta nelle sue due varianti di forma tonda e a mezzaluna (calzone), nei suoi ingredienti di base, nella tipicità della stesura e della chiusura ed infine nella tecnica e nelle caratteristiche di frittura”.

In occasione del Vera Pizza Day (17 gennaio 2021), sono state consegnate le prime 8 tabelle di certificazione alle friggitorie che hanno fatto la storia della pizza fritta, alle realtà che negli ultimi anni hanno spinto con l’apertura di nuovi locali alla diffusione di questo prodotto e alle pizzerie che hanno riservato alla pizza fritta un ruolo di pari livello, se non superiore, rispetto a quella al forno.

La scelta del numero di tabelle assegnate non è casuale ma dovuta ad un numero si collega alla pizza fritta, storicamente venduta nei bassi con la formula di “oggi a 8”, ossia la mangio oggi e la pago tra otto giorni. In ordine alfabetico le tabelle sono state assegnate a: Antica Friggitoria Masardona, Antica Pizza Fritta da Zia Esterina Sorbillo, Guglielmo Vuolo, Isabella De Cham Pizza Fritta, La Figlia del Presidente, Pizza Fritta Famiglia Surace da più di 100 anni, Pizzeria De’ Figliole e Starita a Materdei.

Preziosa, nell’appendice che AVPN ha dedicato alla pizza fritta, la collaborazione tra l’Associazione e il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli.

Pochi i consigli ma da seguire con attenzione: immergere l’alimento in olio extravergine di oliva o in olio di semi (preferibilmente quello di girasole ad alto contenuto di acido oleico o arachidi) ad una temperatura che non raggiunga mai il punto di fumo, applicando un ricambio frequente dell’olio.

Queste semplici regole oltre a garantire proprietà sensoriali come la croccantezza e flavour caratteristici, migliorano gli aspetti nutrizionali del prodotto perché riducono la quantità di olio assorbiti dall’alimento e la formazione di sostanze indesiderate che possono derivare dall’ossidazione dei grassi.

“Questa certificazione si inserisce in un contesto di rivalutazione, dal punto di vista scientifico e nutrizionale, della frittura – ha dichiarato la Professoressa Paola Vitaglione, ordinario di Fisiologia del Dipartimento – Il cibo fritto non fa male alla salute se preparato in maniera corretta, se non se ne abusa e se il suo consumo si accompagna ad un pattern alimentare sano e un adeguato livello di attività fisica. A queste condizioni anche due volte a settimana si può cedere al piacere di un buon fritto!”.

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Un elegante Caffè con pasticceria, di cui godere dalla prima colazione al dopocena. Un prezioso salotto nel centro storico di Roma, nel quale concedersi raffinate pause di gusto tra contemporaneità e classicismo.

Contraddistinto da una Cucina giovane e dinamica, il Caffè Doria è meta perfetta anche per gli amanti della Mixology, che qui troveranno un “Gin Trolley” con oltre 80 Premium Gin provenienti da tutto il mondo per miscelare inedite alchimie.

Un Bistrot unico nel suo genere, al piano strada di Palazzo Doria Pamphilj – concentrato di arte e di storia tra via del Corso e via della Gatta – che veste una nuova accoglienza negli ambienti che un tempo ospitavano nobili scuderie. Al suo interno, una monumentale fontana del ‘600 che serviva proprio ad abbeverare i cavalli. Poi, le importanti altezze, le imponenti colonne, il bancone bar, il banco pasticceria e il drink trolley tra boiserie in legno massello, poltroncine e divani ocra.

Alle pareti quadri, stucchi, marmi, disegnano i contorni di una regale cornice per godere in ogni momento della giornata di una ricca proposta che spazia dalla caffetteria al bistrot, dall’alta pasticceria moderna alla gelateria gastronomica, sino al cocktail bar serale.

L’ingresso ufficiale di Caffè Doria è al civico 1/a di Via della Gatta, posizione strategica per staccare o riposarsi dallo shopping delle feste nel Centro storico di Roma; ma può essere raggiunto anche dall’interno del Palazzo Doria Pamphilj, tramite un accesso riservato agli ospiti in visita alla Galleria d’Arte, collezione privata di inestimabile valore, che si trova al piano superiore.

Dalla Colazione al Dopocena

Sia nella ristrutturazione che negli arredi, la priorità è stata quella di rispettare la storicità e la natura dei luoghi che ospitano il Caffè Doria. Ma la riprogettazione non si è limitata a coinvolgere gli ambienti, ha completamente rinnovato anche l’offerta Food & Drink forte della dinamica cucina del Bistrot che è attiva e in continuo fermento durante l’intero arco della giornata.

La Colazione di Doria

“Accettate inviti a colazione!” è il Mantra del Caffè Doria. Perché qui la colazione vuole essere promossa e comunicata come un rito, un momento di aggregazione, da vivere comodamente al tavolo così come tradizionalmente lo sono il pranzo, la cena e l’aperitivo.

Infatti, se il momento del pranzo è quello che affonda maggiormente le proprie radici nelle abitudini dei romani, della clientela Vip e business che frequenta il locale, quello della Colazione non è da meno.

Lo Chef ha ideato una carta che parla internazionale con spunti tradizionale: pane di segale con burro e marmellata; croque-monsieur con prosciutto cotto arrosto, Emmental e fonduta di taleggio; avocado toast al salmone con uovo poche; club sandwich con tacchino, pomodoro, lattuga e bacon; croissant; tagliata di frutta fresca di stagione; porridge con frutti di bosco e sciroppo d’acero; yogurt bio con muesli e molto altro ancora.

Il caffè, con miscele a rotazione provenienti da tutto il mondo, è quello di Lavazza, i lievitati quelli dell’Antico Forno Roscioli e i dolci sono quelli di LeLevain, che ha dedicato al Caffè Doria anche una proposta personalizzata. Altre eccellenze provengono dal territorio, come alcune specialità dolci dai vicini Castelli Romani, o il gelato dolce e gastronomico del maestro Marco Radicioni di Otaleg. 

Il pranzo del Bistrot

A guidare la cucina del Bistrot c’è Massimiliano Mazzotta, giovane chef classe ’87, che unisce il gusto artistico alla voglia di sapore. Il suo menu è in continua evoluzione, agile e di poche portate, che ben si presta alle diverse esigenze di chi sapientemente decide di fermarsi qui nutrendosi di bellezza nel segno delle citazioni tradizionali e twist creativi.

Qualche suggestione da Menù: Calamari, cacio, pepe e lime; Ravioli di carbonara; Tonnarelli barbabietola e caprino; Filetto di maiale CBT, funghi carboncelli e salsa bernese; Misticanza erbe e fiori da permacultura con vinaigrette al miele e passion fruit.

Se l’offerta per il pranzo rimane più ‘classica’, è l’Aperitivo che vuole uscire dagli schemi, con una proposta che ruota intorno a vini e alla mixology: dalla cucina, infatti, arrivano amuse-bouches ed una particolare selezione di piccole ricette espresse appositamente studiate e selezionate per accompagnare i drinks.

L’aperitivo della Chef

Il Pulpo a la Gallega (polpo CBT, patata tornita, maionese alla paprika, erba cipollina), il Crispy Chicken (filetto di pollo marinato con una panatura croccante) con salsa honey mustard, Spigola Croccante (in alga nori, panko, maionese al wasabi), Tre Maritozzetti salati e tanti altri in continua rotazione.

L’aperitivo (15€), consumato al tavolo in pieno stile Caffè Doria, con formula prevede in abbinamento ad ogni drink una selezione di tre amuse bouches più un piatto special in omaggio, mentre per la cena si può liberamente scegliere di assaggiare una o più ricette proposte in carta dallo Chef. 

La Mixology e il Gin Trolley 

Il Gin Trolley, elegantissimo elemento di design realizzato appositamente per il locale nello stesso stile degli altri arredi, ospita a bordo oltre 80 Premium Gin provenienti da tutto il mondo, un’ampia selezione di acque toniche e garnish, e tutto ciò che serve per preparare un grande Gin Tonic, ogni volta diverso a seconda delle preferenze, proprio davanti al cliente comodamente seduto al tavolo.

Il motto è: “Accomodati, scegli il tuo Gin, mixa una tonica, abbina una garnish e goditi il tuo Gin Tonic”. Ogni ospite che sceglierà di vivere l’esperienza del Gin Trolley, riceverà insieme al proprio Gin Tonic, anche un tag dove sono indicati il Gin, la Tonica e la Garnish scelti.

Accanto ai grandi classici, come Negroni, Martini Cocktail, French 75, in carta anche i Signature Cocktails liberamente ispirati ai celebri pittori e scultori, come il Beernini (cognac VSOP, succo di limone, sciroppo di tamarindo, Mancino Chinato, birra Noam) o il Tiziano la pianti?! (vodka, american picon, sciropppo di barbabietole e noci, succo di limone, maraschino). Ma la vera perla è senza dubbio il Gin Trolley. Ispirato ai grandi cocktail-bar anglosassoni, rappresenta una proposta esclusiva a Roma, con il Bartender di casa che arriva direttamente al tavolo con il carrello dei gin.

Il Vino e il Coravin

Mentre la carta dei vini prevede una selezione di importanti etichette nazionali ed alcune eccellenze internazionali, la mescita non è da meno, grazie all’utilizzo della tecnologia Coravin – Coravin Wine Preservation Opener – testata e amat dai professionisti dell’enologia CHE versa il vino senza rimuovere il tappo dalla bottiglia, offre agli ospiti la possibilità accompagnare il pasto o la propria pausa, degustando un grande bianco della Borgogna o un Super Tuscan.

Eventi & Catering 

Il Caffè Doria si propone come location per l’organizzazione di eventi, di tipo privato o business, affiancando il cliente nella scelta di ogni dettaglio, e mette a disposizione la propria professionalità ed esperienza per tutto ciò che riguarda il Food & Beverage, servizi di accoglienza, allestimenti floreali, ed ogni altra specifica esigenza. Tutti i servizi sono disponibili anche presso location esterne. Le proposte culinarie, oltre a quelle già delineate dallo Chef, sono interamente personalizzabili insieme al cliente.

CAFFE’ DORIA
Palazzo Doria Pamphilj
Via della Gatta 1/a – 1/b
Orari: 8.00-21.00  

Martedì – Domenica / T. +39.066793805
caffedoria.it

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Il Natale è uno è molteplice, un pò come la cucina italiana, una e infinita. Ogni regione d’Italia ha le proprie ricette natalizie e il menù del pranzo di Natale offre specialità sempre diverse da Nord a Sud.

Di seguito una carrellata italiana di ricette regionali, quelle che a Natale vengono sfoggiate con orgoglio,e vanno a impreziosire le tavole natalizie dello stivale.

Dalla Valle d’Aosta fino a Cagliari, l’Italia è una miniera d’oro di ricette tradizionali natalizie, con una vastissima scelta di piatti che permettono di gustare le prelibatezze tipiche di ogni regione (ma anche di qualche città in particolare), che rendono unica e preziosa l’identità culinaria del Bel Paese.

Di seguito quindi troverete tutte le ricette regionali natalizie più famose, così da assaporare davvero i sapori della vostra terra, o da stupire qualche ospite con il piatto tipico della sua regione di provenienza.

Natale in Italia: Valle d’Aosta
Sulle tavole valdostane a Natale non possono mancare la mocetta in crostini al miele e la carbonata Valdostana con Polenta (sottili strisce di carne macerate nel vino rosso con aromi). È famosa anche la zuppa alla Valpellinentze, a base di cavolo, verza, fontina, brodo, cannella, con fette di pane raffermo. La zuppa nasce nel piccolo paese di Valpelline e da lì ha viaggiato conquistando i palati di tutta Europa. Tra i dolci, è rinomato il dolce di sciroppo di pere.

Natale in Italia: Piemonte
In Piemonte per le feste si mangiano agnolotti al plin, ripieni di carne arrosto e serviti con burro e parmigiano o ancora con sugo d’arrosto. Il “plin” è proprio quel pizzicotto con cui si chiude l’agnolotto stringendo la sfoglia di pasta ripiegata con indice, pollice e medio. Piatto gustosissimo ma dalla laboriosa lavorazione, devono essere piccolissimi e irregolari. La tradizione vuole che si possano servire anche sconditi, su un tovagliolo di candida stoffa, mangiati “asciutti”, oppure in una scodella, affogati nel vino rosso. Sulla tavola segue il bollito misto di carne (link ricetta easy e photocredits) o il Cappone.

La tradizionale ricetta del “Gran bollito misto alla piemontese”, detta anche del “Bollito storico risorgimentale piemontese” perché particolarmente gradita a re Vittorio Emanuele II, comprende sette tagli principali di manzo, cotti insieme nella pentola più grande, sette “ammennicoli” (ovvero tagli di carne da cuocersi in pentole separate), sette bagnèt (salse), un “richiamo” (lonza di maiale) e quattro contorni (patate lesse, spinaci al burro, funghi trifolati e cipolle in agrodolce). Al termine è consigliata una tazza di brodo ben caldo per riprendersi dalla fatica che sarà però ampiamente ripagata!

Natale in Italia: Lombardia

Lucanica, a lucanis populi a quibus romani milites primum didicerunt“: così Varrone indica l’origine del nome di questa salsiccia di suino, diffusa (probabilmente dai soldati romani) con diverse etimologie nel Nord Italia (luganica, luganeca, luganga) sebbene originaria della Basilicata.

La sua associazione con il riso realizza un piatto gustoso e completo. Nell’area brianzola il consumo di luganega era un tempo oltremodo diffuso, per la presenza del maiale grasso in quasi ogni famiglia: molto famosa era quella di Monza (già citata nel 1500), più magra e ricca.

In Lombardia, anche il giorno di Natale, regnano i risotti: il più natalizio è quello allo zafferano con salsiccia luganega. L’arrosto di tacchino o il Cappone ripieno con mostarda dominano le tavole dei milanesi. E ovviamente chiude il pranzo il Panettone, accompagnato dalla frutta secca.

Natale in Italia: Veneto
In Veneto il pranzo di Natale ha inizio con un antipasto di salumi, come soppressa e la salsiccia luganega, seguito da gnocchi al sugo d’anatra, e, tra i secondi, polenta e baccalà o lesso di manzo “al cren” (ovvero con salsa di rafano). Il dolce tipico è chiaramente il Pandoro di Verona.

Natale in Italia: Trentino Alto AdigeTra i primi piatti tipici del Trentino non possono mancare i Canederligrossi gnocchi a base di pane raffermo, speck, pancetta e salame, gustati con burro e parmigiano o anche in brodo. Seguono salsicce e crauti e, tra i dolci, lo Strudel e lo Zelten, dolce a base di frutta secca e canditi.

Natale in Italia: Friuli Venezia Giulia
In Friuli Venezia Giulia il pranzo di Natale ha invece per protagonista i “cjarsons, dei ravioli di grano tenero tipici della Carnia, un’area montana della Regione, che colpiscono per il ripieno classicamente dolce. Sono preparati con ingredienti che variano di famiglia in famiglia, tra cui bietoline, uva passa, pinoli, cioccolato fondente, erbe selvatiche, spinaci, cannella. Serviti caldi, vengono conditi con una grattugiata di ricotta affumicata, la “scuete”. Un’alternativa dal sapore non troppo distante è quella degli gnocchi di patate ripieni di susine, tipici anche della Venezia Giulia.

Il maiale è protagonista del secondo nel menù tipico del Natale friulano. Tra le ricette preparate con più frequenza troviamo la trippa, o anche le costine di maiale, ma il secondo più tradizionale è senza ombra di dubbio “brovade e muset”. La brovada si ottiene facendo macerare delle rape nelle vinacce e tagliandole poi in tante listarelle sottili, che vengono cotte e insaporite con le erbe aromatiche. Sono il contorno perfetto per il musetto, una sorta di cotechino tipico che viene fatto lessare, tagliato a fette e infine servito su una base di brovada.

Il dolce tipico di Natale è la Gubana, un dolce cotto al forno a base di pasta dolce lievitata e con un ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero, liquore.

Natale in Italia: Emilia Romagna
In Emilia Romagna non possono mancare, tra gli antipasti, culatello di Zibello o il Fiocchetto, e, tra i primi, i tortellini ripieni di carne o le tagliatelle al ragù. Come secondi invece in Emilia Romagna troverete bolliti di gallina, ma è famoso anche il cotechino di Modena. Il dolce tipico è il Pane di Natale che viene preparato tritando la frutta secca, i fichi ed il cioccolato.

Natale in Italia: Liguria
In Liguria troviamo di nuovo pasta fresca, come i ravioli alla genovese con “u tuccu” (il tocco); si tratta di un ragù molto più intenso di quello tradizionale.
Di secondo stecchi fritti (spiedini di rigaglie di pollo con funghi freschi, besciamella e parmigiano).
Il dessert ligure a Natale è il pandolce (un impasto di farina, uvetta, zucca candita a pezzetti essenza di fiori d’arancio i pinoli pistacchi semi di finocchio latte e marsala).

Natale in Italia: Toscana
Arriviamo in Toscana dove non si può rinunciare ad un bel tagliere di salumi con toscanaccio, puntarella o finocchiara. Per i fan del genere ottimi sono i fegatelli di maiale allo spiedo, un piatto molto antico della tradizione toscana: se ne ha traccia già in un libro del XIV secolo.

Di solito vengono accompagnati con delle rape, bietole e spinaci insaporiti con il grasso ottenuto dalla cottura della carne. Una volta preparati per bene con tutti gli aromi necessari, i fegatelli vengono cotti in padella con olio di oliva e due spicchi d’aglio.

Ma non è Natale in Toscana se non c’è la ribollita. Si prepara con i fagioli, il cavolo verza e il cavolo nero, che sono gli ingredienti principali, ma si possono aggiungere altre verdure come patate, carote, sedano e pomodori. La procedura è lunga e si chiama ribollita proprio perché viene bollita più volte, ma il risultato è strepitoso. Un altro primo tipico, sono le crespelle alla fiorentina ripiene di ricotta e spinaci. C’è poi l‘anatra all’arancia prima di approdare al Castagnaccio.

Natale in Italia: Lazio

Si comincia ad indicare le regioni dove il vero e proprio festeggiamento natalizio avviene la sera del 24: il cenone della Vigilia è infatti tipico delle regioni centro meridionali. In questa occasione il pasto è di magro, quindi sulla tavola si troverà pesce, prevalentemente fritto.
Si comincia quindi con un fritto misto di verdure (broccoli e carciofi), per proseguire con baccalà fritto. Per il giorno di Natale invece si prepareranno lasagne e di secondo l’abbacchio al forno con patate. Il dolce è il panpepato oppure il pangiallo (frutta secca e canditi con farina, miele e cioccolato).

Natale in Italia: Umbria
Anche in Umbria il Cappone è il piatto privilegiato da gustare sia come ripieno dei cappelleti, sia bollito. I dolci tipici dell’Umbria a Natale sono le pinoccate, dolci fatti di zucchero e pinoli e il torciglione serpentello, fatto di pasta dolce con le mandorle.

Natale In Italia: Marche

Pietanze ricche e tradizionali, come i cappelletti in brodo di cappone, ripieni di carne arrosto di tacchino e maiale e vincisgrassi abbondano sulle tavole. Il cappone e tacchino arrosto sono un piatti saporito e di facile realizzazione. Tra i dolci ricordiamo la pizza de Nata’, un impasto a base di pane con frutta secca, uvetta, cioccolato in polvere e fichi.

Natale in Italia: Abruzzo
In Abruzzo la tradizione culinaria natalizia prevede come primo piatto la minestra di cardi o la zuppa di castagne e ceci. Tra i secondi agnello arrosto e bollito di manzo.
I dolci tradizionali sono i calcionetti fritti (panzerottini dolci con marmellata d’uva nera, ceci, noci tritate, mandorle triturate, mosto e cacao).

Natale in Italia: Molise
I piatti tipici del Natale molisano sono la pizza di Franz in brodo caldo (pezzettini di pizza a base di uova parmigiano grattugiato e prezzemolo al forno); il baccalà al forno con verza, prezzemolo, mollica di pane, uvetta e gherigli di noci; e come dolce i Calciuni a base di farina, vino, castagne lessate, rhum, cioccolato, miele, mandorle, cedro candito, cannella, uova e vaniglia.

Natale in Italia: Campania

Anche in Campania il festeggiamento la sera del 24 è molto sentito. Il cenone della Vigilia sarà interamente a base di pesce e frutti di mare, con spaghetti allo scoglio, o alle vongole (in alcuni casi anche spaghetti all’astice); di secondo capitone, baccalà fritto o fritto misto di calamari e gamberi. Il 25 invece in Campania si prepareranno la minestra maritata, il Cappone ripieno e l’insalata di rinforzo, accompagnata dalle immancabili “friselle”. Sulle tavole di Natale di Napoli non mancheranno gli struffoli, piccole palline di pasta dolce, fritte e poi immerse nel miele e decorate con confettini colorati e frutta candita.

Natale in Italia: Puglia
Il pranzo di Natale si apre con un’infinita (o quasi) varietà di antipasti, dai tradizionali salumi e formaggi ai fragranti panzerotti fritti o cotti al forno ripieni con pomodoro e mozzarella. Si prosegue con la focaccia barese tagliata e fette e le pettole, delle sfiziose palline di pasta lievitata fritte e servite ancora calde. Dimenticate la pasta in brodo tipica del Centro e Nord Italia: in Puglia il primo piatto natalizio per eccellenza sono le gustose orecchiette con cime di rapa o cavatelli con le cozze. come secondo anguilla allo spiedo con alloro o l’agnello al forno. Chiudono i dolci tipici, le le cartellate, fritti e glassate con miele o mosto.

Natale in Italia: Sicilia

In Sicilia, anzi a Catania, immancabili nel cenone natalizio sono le crispelle: farina e lievito di birra, ripiene di acciughe o di ricotta fresca. Tra i primi, la pasta con le sarde, il timballo di riso e l’opulenta, ricca “ncaciata“, con ragù, uova sode, melanzane e ovviamente cacio in quantità per il piatto che rappresenta al meglio il gusto della cucina delle nonne siciliane. Nel gelese e ad Agrigento viene aggiunto il cavolfiore, nel catanese le melanzane. Poi c’è il FalsoMagro, carne disposta a rotolo e legata con lo spago farcita con mortadella, salsiccia, cipollotto, formaggi vari, prezzemolo. La farcia varia da città a città.  i tanti dolci, tra i quali i buccellati di Enna (dolci tipici ripieni di fichi secchi), cassate e cannoli.

Natale in Italia: Sardegna
In Sardegna la tradizione natalizia ritrova i sapori decisi e gustosi tipici dell’isola: ravioli ripieni di pecorino fresco, bietola, noce moscata e zafferano, conditi con sugo di pomodoro e pecorino grattugiato, gnocchetti sardi al sugo di salsicciaagnello con patate al forno, “porceddu” al mirto.

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Dopo il successo delle due aperture a Milano apre a Roma il primo store Kebhouze, la catena di Kebab di Gianlica Vacchi all’interno del Centro Commerciale Euroma2.

I primi store milanese, quello di via Paolo Sarpi e corso Buenos Aires, hanno fatto rumore e generato lunghe code. Parliamo di Kebhouze, la catena di kebab di Gianluca Vacchi – noto imprenditore con la passione per fitness, bella vita e coreografie, con oltre 41 milioni di followers tra Instagram e TikTok – che approda a Roma con il suo format gastronomico e inaugura così, mercoledì 22 Dicembre partire dalle ore 1200, il primo store della Capitale presso il Centro Commerciale Euroma2 in Viale dell’Oceano Pacifico, 83, con tanto di Mascotte di nome Keb.

Le aperture di Kebhouze non si fermeranno di certo qui. Il format è pronto a sbarcare in altre tre regioni sin dal primo trimestre del 2022: Piemonte, Sicilia, Liguria oltre all’apertura di altri store a Roma e Milano.

“Non esiste un food brand di kebab al mondo come Kebhouze, sarà un’esperienza del tutto nuova – dichiara Gianluca Vacchi in merito alla scelta di intraprendere questa avventura imprenditoriale.

C’è un problema di diffidenza verso il kebab. Lo avevo anche io. Dopo aver assaggiato il kebab per la prima volta in vita mia alle nostre prove food, mi sono reso conto che in realtà non c’è un piatto più semplice di questo: piadina, carne e qualche condimento a scelta. Ovviamente ho richiesto che ogni ingrediente e materia prima utilizzata siano di massima qualità

MENU

Il menù prevede kebab di pollo 100% italiano e una versione premium e inedita nel mondo del kebab: da Kebhouze sarà possibile ordinare anche il kebab di carne di black angus. Inoltre c’è una grande novità per vegetariani, vegani e non solo: Kebhouze ha siglato una partnership con Planted, azienda svizzera che nel nome della sostenibilità ambientale produce kebab 100% vegetale da proteine di piselli, che sarà disponibile in menù sin dall’apertura.

Oltre a essere servito nella classica piadina, da Kebhouze sarà possibile gustare la carne kebab nella versione Burger. Una sezione a parte è dedicata al pollo fritto in versione nuggets e dintorni: “chicken popcorn”, vegan, patatine fritte e onion rings.

Una menzione speciale per le salse presenti in menu: oltre all’originale Keb Sauce, il colosso mondiale delle salse Heinz è partner ufficiale di Kebhouze, motivo per cui sarà possibile provare una grande varietà di salse all’interno degli store.

Gianluca Vacchi ha colto in un attimo il potenziale dietro l’idea che gli abbiamo proposto” dichiara Oliver Zon – uno dei giovani soci di Kebhouze – è un piacere lavorare con lui perché ha una visione imprenditoriale all’americana, di grande dirompenza e profonda fiducia nei confronti del nostro team operativo: due caratteristiche fondamentali per permetterci di lavorare al massimo delle possibilità senza perdite di tempo.

Packaging eco-friendly & Produttori Locali

Un’attenzione particolare è inoltre stata dedicata in fase di costruzione del progetto e di selezione dei prodotti al tema della sostenibilità ambientale: il food packaging è completamente eco-friendly, comprese le acque naturali in tetrapack brandizzate Kebhouze.

Anche sotto il profilo della sostenibilità economica locale, la catena di Gianluca Vacchi ha optato per una valorizzazione delle aziende italiane, da cui viene fornita tutta la carne, e dei produttori locali, con cui ad esempio si è instaurata una collaborazione sulla produzione di due diverse birre artigianali che saranno presenti in store a marchio Kebhouze.

Nel frattempo Kebhouze continua a spopolare sui social, dove prima dell’apertura sono già collegati 50.000 follower tra Instagram e TikTok. A fare da padrone di casa sui canali digitali, e non solo, è proprio Keb, la mascotte di Kebhouze e “socio” dispettoso di Gianluca Vacchi che ogni giorno utilizza gli account aziendali come fossero i propri, facendo immergere i follower nella sua quotidianità di vita imprenditoriale e non solo.

Oltre al servizio in store o take away, Kebhouze sarà presente su tutte le piattaforme di delivery come Glovo, Deliveroo, Just Eat e Uber Eats. Tutto il packaging brandizzato per il delivery e take away è eco-friendly, a partire dall’acqua Kebwater in Tetrapak.

www.kebhouze.com

Centro Commerciale Euroma2 – Viale dell’Oceano Pacifico, 83

Instagram Facebook TikTok: @kebhouze

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Per la prima volta Acqua San Pellegrino e Acqua Panna, con Immersive Collection – special edition 2021, si sono unite in un progetto multisensoriale mostrando nuova forma e nuovi contenuti.

Oltre il Design tattile, il tour in 5 tappe italiane è stato un modo per rendere ancora più incisivi i momenti della tavola attraverso un viaggio virtuale nel paesaggio toscano che genera le due celebri Acque del Fine Dining.

E’ un’edizione limitata quella di Acqua Panna e di S.Pellegrino che ha scelto uno dei più raffinati indirizzi gastronomici della Capitale per celebrare la conclusione del ciclo di cene ideato per offrire al pubblico l’occasione di vivere un’esperienza coinvolgente a tema Acqua & Design.

Infatti, dopo aver fatto tappa a Milano al ristorante Vòce in Giardino, a Firenze al ristorante Ora d’Aria, a Bologna al bistrot Fourghetti e a Scorrano alla Trattoria Roots, si è conclusa al ristorante All’Oro di Roma il viaggio della Immersive Collection, l’edizione speciale di Acqua Panna e S.Pellegrino.

Un’operazione di Food design, ovvero di quell’universo dei processi progettuali e di ricerca che portano alla nascita di nuovi prodotti legati al cibo con una particolare attenzione alla sfera sensoriale e ai suoi significati.

Su questa via le Acque del Fine Dining hanno pensato ad un modo nuovo per far conoscere al pubblico il paesaggio toscano che le genera, invitando gli ospiti a vivere un’esperienza immersiva alla scoperta del mondo e dei valori di Acqua Panna e Acqua S.Pellegrino, protagoniste sulle migliori tavole in oltre 150 paesi nel mondo.

La cena è andata in scena alla bella corte dello chef Riccardo Di Giacinto, alla guida di All’Oro insieme alla moglie Ramona Anello, che ha immaginato un menu per esaltare il gusto unico di Acqua Panna e l’inconfondibile perlage di S.Pellegrino.

Il menu ha proposto un cocktail di benvenuto accompagnato da un’entrée di 5 portate chiuso dal Riassunto di Carbonara, sempre impeccabile e godurioso; a seguire l’antipasto atipico: “Flan di pane, beurre blanc, peperoni alla brace”, un modo diverso per iniziare, una citazione alla Colazione – tra l’altro fiore all’occhiello dell’hotel 5 Stelle The H’All Tailor Suite in cui All’Oro è inserito – a briglie sciolte sulla scala delle sapidità.

Il primo piatto, “Cappelletti in “brodo asciutto” con Parmigiano, Zafferano e Limone” è una ormai celebre ricetta di Di Giacinto che inverte la tradizione emiliana e mette il brodo dentro al cappelletto con un twist di limone che ravviva con freschezza l’intensità del parmigiano. Un gioco altresì sottolineato dal cucchiaio forato a ricordare che il brodo non c’è e che il cappelletto va, per questo, mangiato nella sua interezza per permetterne l’esplosione.

Proposto in abbinamento alle bollicine analcoliche di S.Pellegrino, il secondo, ovvero la “Faraona, “Panna” e fieno”, è stato ideato dallo chef per sposarsi al gusto unico e delicato di Acqua Panna, e presenta la buona gallina selvatica in forme e declinazioni varie.

Dopo il pre-dessert, è tempo del “Tiramisù All’Oro”, una semisfera di meringa che nasconde gli ingredienti classici di tiramisù ed è ornato da una foglia di cioccolato richiama il logo del ristorante, design l’impatto e tradizionale nel gusto anticipa, per concludere, una selezione di piccola pasticceria servita tra carillon e giochi.

La degustazione è stata impreziosita da un’esperienza immersiva in due momenti: il viaggio virtuale nel mondo di Acqua Panna e S.Pellegrino, reso possibile grazie alla realtà aumentata, resa possibile da codice QR presente sull’etichetta dell’Immersive Collection.

Mentre il nuovo elegante design elegante stimola i sensi e le emozioni tattili, ogni bottiglia è la chiave di accesso a un’esperienza unica resa possibile dalla magia di una realtà condivisa che arricchisce la percezione sensoriale umana.

All’insegna di questi valori, la promozione della Immersive Collection è parte integrante delle iniziative messe in campo da S.Pellegrino a supporto del mondo della ristorazione attraverso il movimento #SupportRestaurants.

Nato nel 2020, il progetto si è amplificato nel 2021 con la campagna di comunicazione “Social Menu per #SupportRestaurants”, con l’obiettivo di coinvolgere attivamente il pubblico in una azione di condivisione collettiva e di partecipazione sui canali digitali per promuovere il talento, l’esperienza e il capitale umano, elementi imprescindibili del successo di ogni ristorante.

S.PELLEGRINO E ACQUA PANNA

S.Pellegrino, Acqua Panna e Bibite Sanpellegrino sono marchi internazionali di parte del Gruppo Sanpellegrino, che ha sede a Milano, in Italia. Distribuiti in oltre 150 paesi, questi prodotti rappresentano l’eccellenza qualitativa in virtù delle loro origini e interpretano perfettamente lo stile italiano nel mondo come una sintesi di piacere, salute e benessere. Fondata nel 1899, Sanpellegrino S.p.A. è un’azienda di riferimento  nel settore delle bevande in Italia con la sua gamma di acque minerali, aperitivi non alcolici e  bevande. Come produttore di acque minerali,  è da sempre impegnata nella valorizzazione di questo bene primario, per le persone e per il pianeta, lavorando con passione e responsabilità così da garantirne un futuro di qualità.

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Il mare non ha stagione. Molteplici sono i suoi volti, le sue letture, così come gli occhi e le emozioni di chi lo osserva. Da qui, da L’Arcade di Nikita Sergeev, baciato dalle acque adriatiche e dalla Stella Michelin, da questo tratto di lungomare di costa marchigiana, il Saggio blu appare nitido come dipinto su tela da un’unica pennellata di colore mentre il sole di una mattina d’inverno richiama, come una sirena, sognatori e navigatori di città in cerca orizzonti, nuovi terre e nuove tavole da scoprire.

La nostra casa si sposta al mare. E’ un vero e proprio trapianto di cuore, ma l’anima rimarrà sempre la stessa.

Queste le parole di Nikita Sergeev, Chef e Patron de L’Arcade, scritte nell’intro al suo Menu. Siamo a Porto San Giorgio, affacciato sul Mar Adriatico, nella provincia di Fermo, nelle Marche di costa costellate da Stelle Michelin. In questa raccolta località balneare dalla spiaggia sabbiosa e ordinati caseggiati e ombrelloni, Nikita, da circa 6 mesi, ha trasferito il suo “L’Arcade” in quello che era lo “storico” Chalet Damiani e Rossi – nota tavola della zona – portando al civico 315 del Lungomare Antonio Gramsci il suo stile, la sua personale idea di cucina.

Sarà la vicinanza con il mare, sarà l’eterogeneità del paesaggio marchigiano, sarà la poliedricità della tradizione, sarà la possibilità di un orto a disposizione dall’azienda agricola Edulis; sarà la vicinanza del mare o il lascito di Aurelio Damiani misto all’evoluzione di un percorso professionale di grinta e tenacia, ma qui il rapporto di Nikita con il territorio intrecciato alla propria storia, si è fatto stretto quanto concettuale, caratterizzato da interpretazioni di salsedine e di terra, con forte matrice vegetale.

Questa sorta di mia evoluzione l’ho condensata in una proposta di sei piatti che si chiama proprio Confronto con il Territorio. Anche perché, in fondo, la mia ispirazione in cucina nasce sempre dalla materia prima: dagli ingredienti che incontro nei miei viaggi, ma anche ai banchi del mercato o nelle aziende che vado a conoscere”.

Dal Menu tre tipologie di approccio: il confronto con il territorio – 7 portate; il Percorso NIKITA – 11 portate a mano libero dello chef; il Percorso NIKITA SMART – 6 portate; con relativi abbinamenti.

Varcata la soglia si spalanca un luogo affascinante, accogliente, raffinato in ogni dettaglio. Salottini, arredi di design, pregiate ceramiche, tavole rotonde, poltroncine antracite e il grande protagonista blu sullo sfondo, ad un passo.

La sala di ampie vetrate, parquet e sabbia, è dominata dalla fotografia provocatoria di un gallo danzate, senza piume, fermato in uno scatto al microsecondo da Tim Flach. Oltre la bella nitidezza e soluzione coreografica dello scatto, di cui esistono 5 copie al mondo la riflessione (che inevitabilmente cade come interrogativo sulle selezioni genetiche) viene smorzata dal Mickey Mouse in bronzo firmato da Jorn van Hoorn e dal coniglio – sempre in bronzo – di Marcel Wanders disegnato per la collezione Starbucks Italia e di cui esistono 40 copie; così come da altri piacevoli dettagli d’arte.

Ma oltre alla ricerca del luogo, oltre la forma, è il contenuto ciò che è importante. Si inizia infatti con il rituale Aperitivo di Benvenuto tra giochi di sapore e consistenze. L’ispirazione nasce sempre dalla materia prima, di grande qualità, che Sergeev, Chef Russo-Marchigano, lavora con tocco gentile e chiarezza di visione.

Idee, citazioni, letture del territorio e riadattamenti slegati e liberi, come cime senza nodi. A volte diretti, a volte più concettuali. Oltre la pulizia e rigore nell’impiattamento traspare quel bel retaggio di opulenza tipica della cucina russa, lì dove i piatti di pesce stupiscono per varietà sin dai tempi di Pietro I e dal Mar Bianco in inverno le slitte portavano storione in quantità unitamente alle sue uova, che veniva consumato in quantità a prescindere dalla possibilità economica.

Sono sempre stato affascinato dalla cucina italiana, ma ho comunque voluto indagare le mie origini, leggendo libri e scomodando direttamente mia nonna. Ad esempio per approfondire la tecnica della fermentazione degli ortaggi e del latte, che da noi è assai comune a causa delle lunghe stagioni fredde.

Qui Nikita si confronta con il Mare Adriatico e si pone nel mezzo. Grande la sua abilità con i crostacei così per le Mazzancolle cotte nel siero di latte e ornate da quinoa fritta che da ritmo alla gessosa morbidezza del gambero imperiale con note intense di dragoncello e che, con i suoi aromi di pepe, anice e prezzemolo, ritorna in un altro piatto sempre a “tema crostaceo”: Gambero rosso, il suo estratto e dragoncello.

Il tema vegetale viene celebrato dal Risotto, cotto alla perfezione e che diventa palco per l’aroma balsamico e pungente per la Ruta, con quel twist di amaro, piacevole e ben calibrato. La Razza pil pil, té affumicato ed insalata aromatica si pone a metà strada tra tecnica e citazioni.

Il pesce viene cotto in una soluzione di olio, acqua e vino. In cottura rilascia collagene che si lega perfettamente con i liquidi in riduzione, creando quasi la consistenza di una salsa bernese, acida, sapida e ricca di profumi di mare. Le carni della razza in una maniera impeccabile raccontano il nostro mare.

Mentre il pil-pil viene potenziato dall’aroma provenzale dell’olio EVO al rosmarino, il Tè nero affumicato regala suggestioni, profondità gustative e motivo decorativo al piatto che chiude con la freschezza di un’insalata dell’orto dedicato a Torre di Palme.

Passando per la croccantezza del Tacos si arriva al dolce i Trellatti, dolce iconico dello Chef, un trionfo di bianco che arriva su un cuscino di ceramica e che unisce varietà e sapori del latte con marshmallow di latte caprino, meringa, quenelle di latte di bufala affumicato e spuma di latte vaccino al cardamomo. Chiude la minuziosa Piccola Pasticceria.

La sua prima Stella è arrivata da una manciata di giorni ad arricchire la Costellazione marchigiana Michelin. a coronare il sogno sognato in un lungo percorso di affermazione del sè e di definizione della propria identità di cucina. Questa la sua dichiarazione a caldo.

Esprimere in poche parole le emozioni che mi riempiono in questo momento è quasi impossibile.

Oggi 23 novembre 2021 L’Arcade riceve la sua prima stella Michelin.
È stato un percorso lungo e parecchio tortuoso. Pieno di ostacoli e pregiudizi. Ma ricco e colorato per quella passione che ci mettiamo ogni giorno. Per me la stella è una soddisfazione ovviamente, me la porterò cucita sulla giacca. Ma l’obbiettivo di avere una stella Michelin non deve diventare mai una nuda ed egoistica ossessione. La stella è un ringraziamento ed uno stimolo ulteriore per i ragazzi che lavorano con me. Sono stati tanti in questi anni e ognuno di loro ha aggiunto un tassello al mosaico che oggi si è completato. Ma già da domani, e lo sappiamo bene, ci accorgeremo che il campo si è allargato e ci sarà da aggiungere altri pezzi e completare il puzzle nuovo.

Sullo Chef

Nikita Sergeev nasce a Mosca nel 1989. Dopo il trasferimento in Italia nelle Marche per amore di questa terra, il disegno diventa subito chiaro: diventare chef patron di un proprio ristorante e arrivare alle stelle.

Dopo l’Alma di Gualtiero, stages prestigiosi in Italia e all’estero, nel 2014 il sogno si realizza, Nikita apre il suo ristorante L’Arcade a Porto San Giorgio. La crescita è veloce e viene subito notato dalla critica per la sua cucina contemporanea e istintiva. Il recente lock down non lo abbatte anzi, diventa stimolo per nuovi progetti: un nuovo locale che potesse esprimere al meglio la cifra stilistica di una cucina pulita, diretta, elegante e istintiva. Si trasferisce così nella bella “scatola sul mare” di Damiani e Rossi.

Oltre la Stella Michelin, negli ultimi anni Chef Nikita Sergeev ha conquistato premi e riconoscimenti tra cui 2 Cappelli Guida de l’Espresso “Ristoranti d’Italia”, 2 Forchette Gambero Rosso, 1 Forchetta Cucina Creativa dalla Michelin. E ancora, la Corona radiosa il Golosario, Cucina d’autore Touring Club e, dal 2018, tra soli sei chef in Italia, è entrato a far parte di Jeunes Restarauteurs – JRE.

L’ARCADE in breve

Cucina di idee, materia prima e ispirazioni italiane e citazioni russe. Il pescato è il grande protagonista interpretato con tecniche e cotture, fermentazioni e affumicature, contaminazione e ricordi di casa. 

35 coperti per 8 tavoli, incluso il tavolo dello chef in veranda, con molte possibilità dall’aperitivo al dopo cena nel dehor dedicato. Il pranzo prevede un menu easy di tre portate a pranzo, tre percorsi con la possibilità di abbinamento vini, e proposte alla carta. La Cantina annovera circa 200 pregiate etichette per tutte le voglie e tasche. Staff giovane, dinamico e preparato. Un indirizzo marchigiano da tenere a cuore, per sottolineare l’importanza di ogni giorno o per trascorrere le prossime festività natalizie con vista sul mare.

L’Arcade – 1 Stella Michelin

Porto San Giorgio (FM)

lungomare A. Gramsci, 315 – 0734675961

 www.ristorantelarcade.it

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Ha aperto da poco più di una settimana. Si chiama PROXIMA. E’ il nuovo concept firmato Franco Pepe dedicato a raccontare i sapori del territorio lucano e quelli della sua ricerca sopra e dentro la tela alveolata.

PROXIMA è “la prossima tappa” di un lungo ed approfondito percorso di tradizione, degustazione e abbinamenti con vini e bollicine, che ha portato la maestria di Franco Pepe ad aggiungere un nuovo sapore alle 5 Stelle Lusso del San Barbato Resort, Spa e Golf di Lavello

Proxima è il prossimo passo. Proxima è il contenitore che porterà il mio prodotto, la mia filosofia altrove, con un progetto completo.

Un insieme di professionalità eterogenee che lavorano per determinare la continuità di tutto ciò che è stato, presentando ai clienti un’esperienza da vivere nella sua interezza attraverso un design riconoscibile, attraverso i profumi, i sapori e le storie che si celano dietro la nascita di ogni singola creazione.

Franco Pepe

La terra, il fuoco, l’uomo. Quella voglia di imprimere al proprio impasto la propria identità, e quel bisogno di fare ricerca, di approfondire concetti, di orientare la pizza verso nuove derive di racconto, benessere e digeribilità.

Franco Pepe è un artigiano moderno con l’antica passione per la pizza. Un’arte che ha nutrito di passione e di competenza. Una visione ampia di arte bianca sviluppata dalle radici ai sogni concreti.

Maestro lievitista, panificatore, pianificatore, instancabile ricercatore, grande formatore, per Pepe la pizza è una tela alveolata da conoscere fino in fondo, per valorizzare le espressioni gastronomiche del proprio territorio. Un approccio che estende anche a terre diverse, mantenendo intatte le proprie cifre stilistiche.

Nasce così PROXIMA che è il suo “progetto in trasferta”, il suo “prossimo passo”. Perchè la sua Pizza, somma di ricerca e sapore, come un polo di attrazione, è capace di attirare genti e appassionati accumunati dalla stessa passione (teorema che ha già ampiamente dimostrato a Caiazzo, città natale di Pepe in grani, che ha fatto costruire un nuovo parcheggio per accogliere fan da tutto il mondo).

Qui a Lavello, così come nel piccolo centro in provincia di Caserta, mentre la sua lievitazione e digeribilità rimangono da manuale, i suoi condimenti, le sue ricette, raccontate in un menu fedele alla Casa Madre, sono capaci di attivare sensazioni e saranno capaci di attirare nuovi entusiasti della Pizza.

La location

Accanto alla struttura centrale del San Barbato Resort, unico 5 stelle lusso in tutto il territorio lucano – che rappresenta un concentrato di eccellenze con ampi spazi, raffinata SPA, campi da golf, terrazze, suite dal design innovativo e ricercato e un parco di oltre sei ettari con piante provenienti da tutto il mondo – la Pizza è la nuova protagonista mentre PROXIMA respira in uno stabile edificato in suo onore nel bel progetto dell’architetto Beniamino Di Fusco di Eoss Architettura.

Varcandone la soglia tutto è giocato sui toni del grigio e sulle sfumature dell’oro del grano. Un’evoluzione quindi non solo di un progetto di formazione su ampia scala – che ha coinvolto e promosso alcuni dei suoi migliori allievi – ma anche il passo esteso del design di Athentica con nuove finestre (e terrazze) sul mondo.

“Non ho progettato una pizzeria ma un laboratorio per l’artigiano Franco Pepe – ha raccontato l’architetto Beniamino Di Fusco – o almeno come io l’ho vissuto, che con la sua ricerca ha caricato man mano ciò che faceva di ulteriori valori, da Pepe in Grani, diventato santuario della pizza, da cui è nato Autentica ed ora Proxima, sempre con gli stessi ingredienti”.

Le ampie vetrate a parete, che caratterizzano molti degli ambienti del Resort, offrono una vista panoramica sullo scenario naturalistico circostante. Strategicamente posizionato in prossimità delle più belle ed apprezzate località turistiche della Basilicata quali Matera, Melfi, Venosa, Lagopesole, le Terme di Rapolla e lo stesso Monte Vulture con i bellissimi laghi di Monticchio, il Resort rappresenta il luogo ideale per diverse tipologie per soggiorni ed esperienze di lusso.

La Pizza di Franco Pepe

Tra terra, design e 2 forni al centro della sala. 80 fortunati posti l’unica vera protagonista di colore è ciò che arriva dal forno e cucina sulla tavola.

Mangiare la Pizza di Pepe e un “non mangiare”. Ci si alza leggeri, ci si chiede dove siano finita quella ruota di sapore che poco prima era nel piatto, e quel cono fritto, goloso, dalla trasparente texture, che capeggiava dal cilindro in rame.

La qualità delle materie prime e delle preparazioni si unisce alla ricerca incessante, alla riflessione sul prodotto, allo studio di ricette, alla voglia di un’accoglienza ricercata in linea nel suo stile che potenzia le tante sfaccettature del San Barbato, che già vanta una ristorazione gourmet di assoluto pregio con il ristorante Don Alfonso 1890 San Barbato e la Terrazza Bellavista Franciacorta.

Al San Barbato tutto è stato pensato in ogni minimo dettaglio. La fruizione degli spazi, la diversificazione dei servizi, il livello e la completezza dell’offerta. La pizza di Pepe arriva per aggiungere un nuovo sapore e completare l’offerta diversificata di un soggiorno davvero multi-sensoriale.

A partire da una cantina che concede ben più di una soddisfazione a chi ha voglia di giocare un po’. Pizze che hanno una storia, altre guardano al guardano al futuro, altre tracciano una linea immaginaria ed evolutiva tra quella al portafoglio fino al “cornicione funzionale”, ma tutte puntano sulle materie prime prime del territorio, sul coinvolgimento attivo (e umano) dei piccoli grandi produttori, su una ricerca incessante del concetto di benessere e sull’accoglienza dell’ospite.

Da Pepe in Grani a PROXIMA

“Proxima è un progetto dovuto per garantire tutto ciò che è la continuità”, dice Franco Pepe, “in Proxima c’è l’evoluzione di Pepe in Grani, ci sono i miei figli e lo sviluppo di quell’idea nata nel 2012 grazie alla quale ho potuto approfondire e sperimentare il mio format. Una sperimentazione che lega con la tradizione e che si fortifica con essa”.

Tre sono i punti focali che hanno contribuito ad una crescita metodica e costante degli standard qualitativi prefissati, tramutando una finestra sul territorio dell’Alto Casertano in un vero e proprio catalizzatore di sviluppo economico e d’attenzione di rilievo internazionale.

Con il progetto Proxima, l’intento è quello di replicare l’intero know-how accumulato in anni di esperienza attraverso la grande ricerca gastronomica, un servizio di sala professionale, un design definito, riconoscibile, un sistema narrativo e visivo coerente, pensato in modo da far sentire i clienti a proprio agio gli ospiti.

E’ nata così la di PROXIMA a Lavello in Basilicata, all’interno del San Barbato Resort Spa&Golf, per forte volontà del Patron Antonio Liseno che ha creduto da subito nel progetto e che, in sinergia con Franco Pepe e il suo staff.

Abbiamo lavorato con l’architetto Beniamino Di Fusco sul design e sui colori, con Francesco Palladino sulla comunicazione, per raccontare Pepe in Grani, perché la mia pizza è racconto”, prosegue il maestro.

“Le domande che mi sono posto in questi 8 anni di attività”, continua Franco Pepe, “sono sempre state le stesse: quale sarà l’evoluzione? Quanto posso spingere oltre? Dove voglio arrivare?


Il lavoro determinante è stato quello sul team, a partire dai ragazzi, che grazie ad un lavoro metodico oggi riescono a trasferire la mia idea gastronomica nel piatto. Nel momento in cui decidi di trasferire i saperi devi farlo nel modo giusto, con un lavoro che non vede solo la figura dell’artigiano pizzaiolo o l’imprenditore, ma che deve anche spaziare dall’architettura alla comunicazione. Una squadra per lavorare ad un progetto diverso, garantendo la continuità con tutto ciò che c’è stato dietro. Oggi ci sono tutti i presupposti per portare il mio prodotto, la mia filosofia altrove, con un progetto completo”.

In copertina Antonio Liseno, Franco Pepe, Beniamino di Fusco

PROXIMA FRANCO PEPE

Info e Prenotazioni

comunicazione@proximapepe.it

T. +39 0823 862718

San Barbato Resort Spa & Golf:

info@sanbarbatoresort.com

T. +39 0972 816011

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A Roma, un nuovo abbinamento tra Ristorazione e Live jazz. Si chiama Elegance Cefè, si trova a pochi passi dalla Piramide Cestia, ed è un locale dal sapore newyorkese in cui la buona musica e la buona cucina accadono nello stesso spazio e nello stesso tempo.

Oltre alla poliritmie, ritmi e progressioni armoniche, è l’improvvisazione il principale fattore distintivo del jazz. Variazioni generate sulle note di un tema iniziale sull’onda di istinto musicale, contaminazioni e alchimie empatiche tra uomini e strumenti; una una struttura “classica” che ha assunto via via maggiore libertà, arrivando all’apice nel free jazz.

In linea generale, da questo punto di vista, le assonanze tra jazz e approccio contemporaneo alla cucina, si mostrano vicini, lì dove, partendo da un “tema tradizionale”, la ricetta si scompone e ricompone secondo i propri dettami creativi dello chef, arricchendosi di elementi e tocchi creativi ispirati ad altre culture gastronomiche del mondo, riunite sul piatto dallo stesso giro armonico.

Se poi queste due componenti, jazz e cucina creativa, si incontrano, accade ciò che ogni sera va in scena su tavola e palco all’Eleganze Cafè, locale che ha fatto di musica, cibo e mixology tre punti di forza per accogliere sia gli amanti di raffinate sonorità sia i gourmand alla ricerca di nuovi mix di tradizione e modernità attorno alla Piramide Cestia.

Lei è Daria Venuto, direttore artistico, lui è Remo Proietto, ristoratore, insieme nel lavoro e nella vita con il sogno comune di creare un jazz club con la forza della cucina, orchestrata dallo chef Gabriele Cordaro.

Come fossimo a New York – che spesso riserva inattesi e misteriosi accessi ad impensabili dimensioni – da un portone su Via Francesco Carletti – siamo in zona Ostiense – si varca la soglia, si scendono le scale, e si accede ad una galleria popolata da grandi fotografie, bancone e bottigliera, tavoli di legno e sedute in pelle, palco e pianoforte. Modernità, funzionalità, acustica “da auditorium” e una proposta musicale che spazia dai giovani talenti ai più grandi nomi del jazz. Ogni sera, dal martedì alla domenica, inizia lo spettacolo alle 21:30 con cena e concerto live da vivere e ascoltare in sala, sorseggiando uno dei tanti cocktail signature presenti in drink list accompagnandolo con “cicchetti” o dai piatti in menu.

Con il suo ricco background di esperienza musicale, Daria dirige l’intera programmazione artistica dell’Elegance Cafè con lo sguardo rivolto alle nuove generazioni del jazz, del latin jazz e dello swing, Remo, da esperto sommelier Fis, ne cura il beverage, la sala e il servizio, ricercato e sempre attento al cliente:

Il nostro obiettivo – spiegano i due soci – è sempre stato quello di emozionare con la musica dal vivo, offrendo una selezione di concerti che spaziasse dal jazz più tradizionale fino agli artisti di nuova generazione. Dopo la prima avventura di Via Veneto, dove abbiamo aperto il nostro primo locale, sentivamo il bisogno di dare più spazio alla musica migliorando l’acustica e il comfort sonoro; al tempo stesso, abbiamo deciso di valorizzare l’esperienza anche attraverso la cucina e la mixology, introducendo una cucina curata e di gusto italiano ma che prendesse il meglio dai territori del jazz.

Infatti accanto ai prodotti e alle ricette di territorio tipicamente italiani, insieme allo chef Gabriele Cordaro, abbiamo deciso di affiancare i sentori delle terre patrie della musica: i nostri menu presentano ingredienti cari agli Stati uniti, alla Francia, ai Caraibi, alla cucina creola fino all’Africa. L’inclusione, l’accoglienza e la volontà di unire insieme la bellezza della musica e della cucina gourmand, insieme al cocktail bar, che propone una mixology sofisticata, è il cuore del progetto Elegance Cafè Jazz Club: vogliamo condurre l’ospite ogni sera attraverso un viaggio unico tra musica e cibo!”.

Tataki di tonno, quinoa, lattuga ala sidro e salsa ponzu

LA CUCINA

Sapori mediterranei e guizzi internazionali: così l’Elegance Cafè interpreta la propria idea di ristorazione seguendo il percorso costruito ad hoc dallo chef Gabriele Cordaro, classe 1985, con esperienze nelle cucine dei migliori esponenti della gastronomia contemporanea, da Giulio Terrinoni a Cristina Bowerman, fino a Heinz Beck e Massimo Bottura.

Le contaminazioni dei piatti sono dovute un po’ alle mie esperienze lavorative e un po’ sono lo specchio della società di oggi: un contesto multietnico con tradizioni che ormai si sono fuse, creando una identità nuova e inclusiva. Questo è quello che mi ha più affascinato dell’Elegance Cafè, progetto che ho sposato fin da subito, trovandomi sulla stessa lunghezza d’onda di Remo e Daria: un club unico per qualità di musica e di cucina.

Nel menu, che annovera opzioni per tutti i palati, si va dalla Tartare di manzo, patate ratte, creme fraiche, erba cipollina e fondo di manzo, alla Ricciola al vapore cotta a bassa temperatura con dashi e zucche in tre tipologie e cotture) e il buonissimo Tataki di tonno, quinoa, lattuga al sidro e salsa ponzu. Ci sono i primi e gli Agnolotti di carne con taleggio, topinambur, gli Gnocchi alle vongole, pesto di prezzemolo al cumino e limone candito o i Tonnarelli con lime, pistacchio e gambero rosa; tra i secondi il Filetto di manzo, zucca fumè e radicchio sour o il Polpo arrostito con latte di cocco e melanzane fumè, che non delude mai e apre inattese strade di sapore figlie di combinazioni mediterranee, orientali e sudamericane; c’è anche l’Astice con funghi shitake, salsa allo yogurt, erba cipollina e nocciole tostate e il Filetto di manzo su salsa di zucca affumicata e radicchio sour Completano l’offerta l’Agnello al forno con spinaci al burro su chutney di mele e sumac e il coloratissimo – quasi psichedelico, dice Gabriele – Dentice al forno su salsa di patate, datterino rosso e zucchine, anche detto “camouflage” di caponata.

Si chiude in dolcezza con i dessert, tutti fatti in casa, a partire da Sapori di Tiramisù, dolce iconico dell’Elegance Cafè dove un goloso crumble di cioccolato e caffè accoglie una morbida spuma al mascarpone, polvere di cacao e meringa francese ghiacciata al caffè.     

L’ESPERIENZA MUSICALE

Il variegato calendario musicale studiato da Daria Venuto celebra tutte le sfaccettature del jazz, proponendolo in tutte le sue declinazioni: tradizionale e contemporaneo, swing, smooth jazz e latin jazz, insieme a ospiti illustri e imperdibili big band. Il programma completo è sempre aggiornato e consultabile sul sito https://www.elegancecafe.it/concerti-jazz-stasera-a-roma/

IL COCKTAIL BAR

Grande protagonista con il suo lungo bancone e gli scaffali ricchi di miscele home made, il cocktail bar dell’Elegance Cafè è un tributo agli anni ‘20 del proibizionismo americano e alla Golden Era della musica Jazz, con una drink list composta da distillati e liquori provenienti da ogni parte del mondo. Oltre alla proposta della cena infatti, si può optare per la formula drink e concerto e trascorrere una serata all’insegna di oltre 300 etichette minuziosamente selezionate da Remo Proietto.

Gin, whiskey e rum ma anche tequila, vodka e mezcal, oltre agli amari, ai liquori, ai vermouth e perfino ai sakè: sono le basi da cui partono i cocktails firmati Elegance Cafè. Piccoli grandi capolavori mixology, dall’intramontabile Mr. Negroni al Pink Provence – alcolico al punto giusto; dal goloso Haiti con cachaca, sciroppo alla cannella, ananas e passion fruit alla fresca intensità del Tiki Guana con rum chiaro e scuro, falernum alla nocciola, orange bowl, pompelmo rosa e maracuja. Così come nei piatti, i differenti aromi impreziosiscono anche i signature drink creati ad hoc, seguendo sempre la ferrea regola del bere bene e di qualità.

Elegance Cafè
Via Francesco Carletti 5
www.elegancecafe.it – #morethanmusic

Programmazione Musicale completa Cliccando QUI

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Stretta di Governo e Regioni per i non vaccinati. Il nuovo decreto Covid dal 6 dicembre al 15 gennaio per salvare il Natale e la stagione turistica.

Super Green pass per sedersi al ristorante, accedere a cinema, alberghi, teatri, palestre, piste e piscine, stadi e discoteche, eventi e mercatini di Natale.

E’ arrivato. E’ l’atteso Super Green Pass, approvato oggi dal Consiglio dei ministri per arginare e contrastare la quarta ondata, con l’obiettivo di tenere aperto il Paese ed evitare pesanti contraccolpi per una ripresa economica che lentamente inizia a riprendere la sua fisionomia.

Arriva e lo fa in tempo “per salvare il Natale e la stagione turistica” ma anche, e soprattutto, per dare un ulteriore impulso alla campagna vaccinale, spingendo i circa 7 milioni di italiani non ancora immunizzati a scegliere il vaccino. 

Cosa cambia in Italia e da quando? 

A spiegarlo è stato il Ministro della Salute Roberto Speranza, presentando le nuove misure contro il coronavirus. In sostanza per una fase temporale compresa tra il 6 di dicembre e il 15 gennaio viene introdotta una formula “rafforzata di Green Pass”.

“Questo Natale – ha detto il premier Mario Draghi – sarà normale per i vaccinati, speriamo che la pandemia si evolva in maniera tale che il prossimo sarà veramente un Natale per tutti. Speriamo che le persone oggetto oggi di restrizioni possano tornare a essere parte della società con tutti noi. Lo scorso anno si guardava al peggioramento dei contagi e poi si decideva di non tenere aperto. Ma già prima della decisione finale, molte delle prenotazioni erano scomparse. La strategia di questo decreto tende a dire che se si fanno tutte queste cose possiamo dire di aver fatto il possibile per difenderci dalla pandemia e mantenere aperto.  Perchè ci sia una riconciliazione nel Paese “ci vuole il successo: con l’economia che continua a funzionare bene e un Natale diverso. Ve lo ricordate il Natale l’anno scorso? Vogliamo conservarci un Natale diverso, se questo avrà successo sarà il miglior modo per riconicliare le persone” ha aggiunto. 

I quattro grandi temi per un mondo aperto e un Natale sicuro

Il primo – ha spiegato Speranza al termine del Cdm – “riguarda l’obbligo che oggi è già vigente per personale sanitario e chi lavora nelle Rsa. Ora estendiamo obbligo anche al personale non sanitario che lavora nel comparto salute, alle forze dell’ordine, ai militari e a tutto il personale scolastico. Inoltre l‘estensione riguarda anche la terza dose o il richiamo“.

Un secondo ambito di intervento riguarda l’estensione dell’utilizzo del green pass: “oggi lo estendiamo agli alberghi per aiutare le nostre strutture ricettive, al trasporto ferroviario regionale e interregionale e a trasporto pubblico oltre agli spogliatoi delle palestre”. 

“Il terzo ambito di intervento è il green pass rafforzato. Finora si otteneva con vaccinazione, guarigione o tampone negativo. In questa fase di avanzamento dell’epidemia riteniamo che per una fase, che va dal 6 dicembre al 15 gennaio, introduciamo un green pass rafforzato per cui il certificato verde si ottiene solo con la vaccinazione o la guarigione. Nel momento in cui facciamo la scelta del green pass rafforzato, sottolineo che nel passaggio di colore delle Regioni, eviteremo restrizioni per le persone vaccinate. Il rafforzamento del green pass serve a evitare chiusure”. 

Il quarto ambito di intervento ha a che fare con i controlli. “Dentro il decreto c’è il rafforzamento dei controlli dove si usa il green pass – ha sottolineato Speranza -. I comitati provinciali di sicurezza dell’ordine pubblico dovranno offrire una relazione settimanale sui controlli al ministero dell’Interno”. 

Le principali novità del Super Green Pass in 12 punti

  • Arriva il green pass ”rafforzato”, strumento adottato dal governo per contrastare la quarta ondata Covid, “si ottiene solo con vaccinazione o guarigione”, entrambe con durata determinata;
  • La validità del super green pass scende da 12 a 9 mesi, mentre dal prossimo 6 dicembre al 15 gennaio “valgono le nuove regole transitorie per le zone colorate”, informa Palazzo Chigi;
  • Il green pass ”base”, ovvero il passaporto ottenibile anche con semplice tampone, sarà obbligatorio dal 6 dicembre anche per alberghi, spogliatoi per l’attività sportiva, trasporto ferroviario regionale e trasporto pubblico locale;
  • Il passaporto vaccinale ‘rafforzato’ regolerà “l’accesso a spettacoli, eventi sportivi, bar e ristoranti al chiuso, feste e discoteche, cerimonie pubbliche”, già in zona bianca;
  • Sono state inoltre previste “ulteriori limitazioni della zona arancione valide solo per chi non possiede il ” green pass rafforzato”;
  • Il passaporto vaccinale ‘rafforzato‘ regolerà “l’accesso a spettacoli, eventi sportivi, bar e ristoranti al chiuso, feste e discoteche, cerimonie pubbliche”, anche e già in zona bianca;
  • Sono previste “ulteriori limitazioni della zona arancione valide solo per chi non possiede il ”green pass rafforzato“;
  • La vaccinazione obbligatoria sarà estesa a personale amministrativo sanità, docenti e personale amministrativo scuola, militari, forze di polizia, soccorso pubblico dal 15 dicembre;
  • Sempre dalla stessa data scatta il richiamo obbligatorio per le professioni sanitarie, già previste per legge;
  • Prevvisto il rafforzamento del sistema dei controlli. Entro 3 giorni dall’entrata in vigore del dl, infatti, i Prefetti sentono il Comitato provinciale ordine e sicurezza, entro 5 giorni adottano il nuovo piano di controlli coinvolgendo tutte le forze di polizia, relazionando periodicamente;
  • Resta invece non obbligatoria l’uso della mascherina all’aperto in zona bianca e, al contrario, obbligatoria all’aperto e al chiuso in zona gialla, arancione e rossa. Sempre obbligatorio in tutte le zoneportarla con sé e indossarla in caso di potenziali assembramenti o affollamenti;
  • Restano infine invariate le tipologie e la durata dei tamponi.

Fonte Il Giorno

Immagine di copertina da https://www.nicolaporro.it/super-green-pass-4-ipotesi-e-lo-spettro-dellobbligo/

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La cucina di mare sbarca a Formello. E lo fa in grande stile, in un’imponente location dal valore storico e artistico con tanto di giardino segreto. Si chiama FORME Fish Restaurant & Lounge, la sua è una cucina di mare moderna e vivace, accompagnata da fine mixology servita tra accoglienti poltroncine di velluto verde inglese e spesse mura di pietra viva.

Il mare trova le coordinate di un nuovo porto a Formello, borgo nel verde dell’Agro Veientano, appena fuori dai confini romani; e porta qui la sue carica iodata, la sua cucina di forme d’acqua rilette in chiave moderna, interpretate a mano libera, tra tocchi di terra e bosco, dalla giovane Chef Chiara Sardella.

Tenace, delicata e sorridente, porta avanti una filosofia gastronomica etica, sostenibile, stagionale e chiara, come il suo nome. Perchè le materie prime come carne, uova e ortaggi vengono selezionate da agricoltori e allevatori locali, così come il pescato, che arriva fresco dai litorali laziali direttamente dalla cooperativa di Anzio/Terracina, viene poi interpretato con idee e grande cura estetica, affiancato da una sofisticata mixology ispirata dalla brezza marina o da una carta dei vini che propone una vasta scelta di etichette nazionali.

Tra grotte e camini accesi, arredi di design e giardino d’inverno per tutte le stagioni, Forme ha ristrutturato le antiche scuderie e oggi abita l’imponente struttura annessa a Palazzo Chigi – Palazzo storico e più importante del borgo di Formello, dove risiedeva il principe Chigi – e che ora è sede del Museo dell’Agroveientano, con tanto di Biblioteca e Consiglio Comunale.

Perchè FORME – Fish Restaurant & Lounge è un coraggioso e solido progetto di cucina dei suoi tre titolari – Alessandro Porcu e i fratelli Alessandro e Marco Intino – imprenditori che condividono esperienze di successo nel mondo della ristorazione con un ambizioso sogno comune, quello di proporre una cucina di pesce e di ricerca in una location unica, in un borgo lontano dalla costa dove non arrivi la nostalgia del mare, solo la sua sostanza.

Siamo stati sempre convinti di voler fare una pregiata cucina di mare. Il nostro locale lo abbiamo interpretato con un concept più internazionale, per creare in questo territorio un luogo che potesse essere vissuto in più fasi del giorno e non solamente per la cena.

Abbiamo così, deciso deciso di inserire un cocktail bar di bel design e grande qualità che ci consente di offrire una ricercata selezione di aperitivi e cocktails.

La Location

Da un’antica struttura, in un contesto storico di grande valore, FORME – Fish Restaurant & Lounge vive su due livelli. Varcata la soglia d’ingresso, subito una finestra per osservare l’operosità della cucina e un grande bancone e bottigliera per accompagnare il pasto o un dopocena d’atmosfera.

C’è anche un giardino d’inverno che, tra statue di bronzo, antichi orci e giochi di luce che rende suggestivo il raccolto esterno in ogni stagione.

La Cucina

Chiara Sardella, giovane executive chef, è per la prima volta alla guida di una brigata tutta sua. Prima di approdare a Formello ha collezionato diversi stage che hanno segnato il suo percorso con caparbietà e gran voglia di imparare, dal Ristorante Trippini presso Eataly Roma al ruolo di chef de partie in alta quota a La Siriola (2 stelle Michelin) fino al Glass Hosteria (1 stella Michelin) dove ha ricoperto il ruolo di sous chef affiancando l’unica donna stellata a Roma.

L’esperienza, oltre i contesto, parte dalla tavola, che è nuda e lucente, con una mise en place essenziale con piccoli oggetti di design realizzati da artigiani locali. Poi, il grande camino di pietra che troneggia maestoso e riscalda l’atmosfera che da una sala diventa salotto.

Il Pane arriva poco dopo, ed è un trionfo di sapore e affermazione della ritualità di un tempo che dovremmo trattenere. Tagliato spesso, con la mollica umida e la crosta croccante, arriva dallo storico forno del borgo, e mette in tavola le premesse di scelte di qualità e la promessa di ciò che verrà.

Quello che segue infatti, rimane in equilibrio tra i dettami di una cucina di sapori, attente cotture e twist di creatività. Arrivano così piatti che sorprendono per idee, delicatezza e carattere, come per la Tagliatella di calamaro, consommè di parmigiano e polvere di crostacei e Polpo rosticciato, crema di carota, carota arrosto, crema di pecorino e guanciale croccante.

Due piatti che ben mostrano l’ampiezza e la gamma delle intensità delle “forme dell’acqua”. Le tagliatelle di calamaro, dalla consistenza eterea immersa nel tiepido consommè, ricordano nelle temperature e nel concetto i più noti tagliolini in brodo, ma accordano il piatto su nuove sonorità iodate con un risultato meno noto e davvero piacevole. Il Polpo invece gioca un’insolita e originale partita, si confronta con i dolci sapori della carota contrastati dalle spiccate sapidità del pecorino e del guanciale croccante, per comporre accordi fuori dai classici abbinamenti e vincere fuori casa.

Grande attenzione viene riservata anche alle proposte vegetariane e gluten free come per la Crema di fungo, crumble all’aglio, cardoncelli e pioppini saltati spugna alle erbe e anacardi, per un intenso trionfo di bosco e consistenze vegetali.

Gusti equilibrati suggestionati da note avvolgenti e più sapide definiscono i piatti come nel caso del Risotto con crema di zucca, burro nocciola, aceto di mele e gambero crudo e dello Gnocco con ragù di anatra, senape, crema di parmigiano e castagne: un piatto che mostra il manico della tradizione di terra e non teme di arricchirla con ingredienti stagionali decontestualizzati e comunque al loro posto.

Dal menu anche Spaghettino, colatura di alici del Cantabrico, burro affumicato alle erbe e tuorlo d’uovo marinato o come la Pasta Mista ai frutti di mare, scampi e spuma di patate; il Tagliolino vongole veraci, carpaccio di porcini e tartufo e la Spigola in crosta di pane e mortadella, crema di topinambur, mortadella piastrata e crema di pistacchio.

Tra i secondi di Terra e Mare, la Guancia di manzo insaporita dalla sua salsa, crema di broccolo romano e rapa bianca arrosto e la Spigola, crema di topinambur, carciofo fritto, mayonese alla liquirizia e crumble alla nocciola.

Golosi e invitanti i dessert come la Pera cotta a bassa temperatura burro e salvia, ganache al cioccolato bianco, frolla al cacao salata e polvere di burro d’arachidi; il Frangipane alle nocciole, mousse al gorgonzola, coulis di fichi e gelato al caramello salato o il Crumble al cacao salato, mousse al mascarpone e marsala, gelatina di caffè e polvere di savoiardo.

Mixology

Da Forme anche la drink list è a forte vocazione marina e le serate profumano di mare, di macchia mediterranea e di erbe aromatiche, anche d’inverno. A vivacizzare la scena il giovane Lorenzo Mastropietro, chitarrista, compositore e bartender di professione dall’età di 18 anni che utilizza lo shaker come fosse la sua chitarra elettrica. Il venticinquenne romano si divide tra palco e realtà: dopo alcuni passaggi in importanti locali della Capitale e aver ottenuto il terzo posto nella Campari Competition, è approdato a Formello dove ha avuto carta bianca sulla proposta di mixology.

“Tutti i cocktail presenti sono leggeri e ben equilibrati nella parte alcolica, prevale il gusto femminile sulle note sour ed elementi botanici vegetali, un tempo utilizzati per favorire le funzioni digestive che qui mi aiutano ad aromatizzare la bevuta e sono ben visibili anche come decorazione”.

Un gusto ricco di sfumature, ingentilito da note erbacee come ortica, salvia e rosmarino, altre più torbate e terrose che si manifestano nella liquirizia oppure agrumate per la presenza di lime e bergamotto mentre i sentori salmastri sono suggeriti da soluzioni saline e salamoia di olive, vaporizzazioni di brodi di pesce e acqua di molluschi.

Nell’Americano Marinaro (d’autunno), ad esempio, aggiunge della brezza di mare con una soluzione di acqua e sale; contemporaneamente lo arricchisce con bitter chocolate e panna sifonata, aromatizzata ai sapori d’autunno. A questo si aggiungono altri capolavori signature del bere miscelato, dal Patron Hinojo a base di Tequila, miele, succo di lime, sale maldon e polvere di finocchietto, al fresco e piacevolmente dolce Cherry Lady con vodka, liquore alla ciliegia, sweet&sour, albume e fava tonca, senza dimenticare i grandi classici del beverage realizzati su richiesta.

FORME – Fish Restaurant & Lounge 

Via Nazario Sauro 2, Formello (RM)

Tel: 06 540 6102

Mail: info@ristoranteforme.it

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Il luogo è il “Roma Convention Center La Nuvola”. Quando? Da oggi mercoledì 10 novembre fino a sabato 13, un intenso programma e aree tematiche con 80 chef, 100 aziende, show cooking e un temporary restaurant con 4 chef di insegne stellate.

Questi e molti altri, tra giornalisti e moderatori, saranno i protagonisti del grande evento capitolino sull’enogastronomia che abbraccia il grande pubblico e gli appassionati operatori del settore

Excellence 2021 ai nastri di partenza oggi alla Nuvola dell’Eur, negli spazi dell’ avveniristica opera dell’architetto Massimiliano Fuksas.

Dal 10 al 13 novembre, la grande kermesse capitolina dedicata all’enogastronomia del Made in Italy con oltre 80 chef grandi chef, 100 aziende, 2 aree show cooking, un “temporary restaurant stellato” con 4 chef in successione, e poi ancora talk, seminari e masterclass.

Un evento – quello organizzato dai fratelli editori Pietro e Claudio Ciccotti – che, anche per l’VIII edizione, si caratterizza per la capacità di far ritrovare, sotto lo stesso tetto, il grande pubblico e gli addetti ai lavori. Questo grazie al duplice spirito dell’evento: dare la possibilità agli appassionati di poter degustare alcuni dei prodotti che sono il fiore all’occhiello del nostro Paese e permettere agli operatori del settore di fare business, di avere occasioni di confronto e di aggiornarsi sulle innovazioni più recenti del settore.   

Si parte oggi mercoledì 10 novembre dal palco della Excellence Arena per l’inaugurazione condotta dalla giornalista e autrice RAI Federica de Denaro alla presenza delle Istituzioni. Ci saranno: il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione On. Renato Brunetta, l’Assessore alla Transizione Ecologica e alla Trasformazione Digitale della Regione Lazio Roberta Lombardi, i Presidenti di Arsial, Mario Ciarla, e di Coldiretti Lazio David Granieri e il padrone di casa l’AD di Eur S.p.A. Antonio Rosati.

“Excellence si sta rivelando una importante manifestazione sulle eccellenze agro-enologiche dell’Italia, che siamo molto felici ospitare alla Nuvola, a conferma del suo ruolo di magnifico e polivalente spazio.” Dichiara Antonio Rosati, Amministratore Delegato di EUR Spa, società che possiede e gestisce la Nuvola dell’Eur“Personalmente, da sempre ho considerato il cibo e il vino italiani la nostra grande locomotiva per il made in Italy, strategica per attrarre investimenti, oltre che significativo fattore di crescita nel turismo e nell’accoglienza della città e del Paese.”

Durante l’inaugurazione verranno, poi, consegnati 3 dei 12 Premi Excellence 2021, assegnati a personaggi e realtà del mondo enogastronomico che, durante l’anno, si sono particolarmente distinti. Tra i premiati lo chef Alfonso Iaccarino del ristorante Don Alfonso** con il Premio Excellence “Alla Carriera”; lo chef Giuseppe di Iorio di Aroma Restaurant* con il Premio “Excellence Chef” e Dominga Cotarella con il premio “Manager dell’enogastronomia 2021”. Due ulteriori premi di grande prestigio verranno consegnati, poi, nel corso della quattro giorni e sono il premio “Food Innovation” vinto dal piatto Pasta e Pomodoro alla Hilde di Mauro Uliassi e Hilde Soliani e quello di “Roma Brand Ambassador” vinto dal tristellato Heinz Beck.

Excellence 2021 – gli spazi della Nuvola

Una pioggia di stelle è pronta a illuminare il meraviglioso complesso architettonico de La Nuvola. Solo nei primi due giorni, sarà possibile vedere all’opera ben 10 chef stellati divisi tra l’area Food Innovation e il temporary restaurant Excellence Stars Restaurant. Nella Food Innovation vedranno alternarsi chef del calibro di: Francesco Apreda, Giulio Terrinoni, Roberto Monopoli, Davide Pezzuto, Cristoforo Trapani, Michelino Gioia, Claudio Mengoni e Salvatore Bianco.

Nel temporary, che certamente non sarà da meno, sarà possibile degustare, ad un prezzo di estrema correttezza, i piatti che hanno reso grandi gli chef Iside De Cesare (mercoledì 10) e Daniele Lippi (giovedì 11) con 3 formule di menù da 1, 3 e 5 portate, tutte accompagnate da vino e acqua.

Sempre tra le cooking station, questa volta nell’area Food Experience, alle 15.30 di mercoledì si parlerà di “Distretti Virtuosi” ed in particolare del litorale sud del Lazio. Protagonisti saranno lo chef Walter Regolanti insieme al Sindaco di Anzio Candido De Angelis per parlare del successo che la città e il suo distretto ha riscosso a livello di ristorazione e turismo.

UNO SGUARDO SUL PROGRAMMA

Nelle quattro giornate di grande spettacolo e cultura da vivere tutte d’un fiato in compagnia di alcuni dei più grandi chef d’Italia, riuniti alla nuvola dalla sfida di rilanciare e far rinascere il mondo dell’enogastronomia, si cucinerà e parlerà di sostenibilità e la valorizzazione del territorio. Questi alcuni degli

10 novembre, 14:30-15:30 – Area Food Experience – cooking show a quattro mani con Antonio Gentile (47 Circus) e Marco Moroni (Bistrot Bio); 11 novembre, 13:30–14:30Area Food Experience – cooking show a quattro mani con Daniele Roppo (Il Marchese) e Roberto Campitelli (L’Osteria di Monteverde); 11 novembre, 13:30 – 14:30 – Area Cloud – Dialoghi della Cucina con Andrea Antonini (Imàgo), Igles Corelli, Antonio Sciullo e Salvatore Tassa; 11 novembre, 16:30 – Arcangelo Dandini (L’Arcangelo) con Cucina – Caffè; 12 novembre, 12:00-16:00 – temporary restaurant con Giuseppe Di Iorio (Aroma); 12 novembre, 16:30-17:30Area Food Experience – cooking show a quattro mani con Dino De Bellis (Epos Poggio Le Volpi) e Fundim Gjepali (Antico Arco); 13 novembre, 12:00-16:00 – temporary restaurant con Andrea Pasqualucci (Moma); 13 novembre, 16:30-17:30Area Food Experience – cooking show “Pizza Excellence” a 4 mani con Stefano Marzetti (Mirabelle) ed Edoardo Papa (In Fucina); 13 novembre, 15:00Area Food Innovation – talk con Giuseppe D’Alessio (Settimo); 13 novembre, 14:00 con Massimiliano Sepe (Alfredo alla Scrofa); 13 novembre 17:30-18:30Area Food Experience – cooking show a quattro mani con Mirko Di Mattia (Livello1) e Giovanni D’Ecclesiis (Il Vistamare).

Uscendo dalle cucine, l’attenzione si centrerà sulle due aree congressuali dell’Excellence Arena e dell’Excellence Cloud. In particolare, giovedì 11, andranno in scena nel Cloud due importanti momenti di confronto per analizzare i temi dell’enogastronomia territoriale. Si partirà con I Dialoghi della Cucina (ore 13.30) che vedrà un parterre d’eccezione formato dal gotha dell’alta cucina italiana: Antonio Sciullo, Salvatore Tassa, Gianfranco Pascucci, Igles Corelli e Andrea Antonini animeranno il confronto moderati dalla direttrice di Gastronomika Anna Prandoni. A seguire, poi, nel pomeriggio sarà la volta de I Dialoghi del Vino (16.00) moderati dalla direttrice di Excellence Magazine Manuela Zennaro.

Riflettori puntati anche nell’Arena, dove alle 13.30 di giovedì 11, avrà luogo la firma del Protocollo d’intesa per il rilancio della filiera eno-gastronomica nel Lazio e il sostegno alle economie territoriali promosso da FIEPET Confesercenti Roma, CAR Centro Agroalimentare Roma e FIPE Confcommercio Roma. Presenti alla sigla Valter Giammaria, Presidente CAR, Fabio Massimo Pallottini, Direttore Generale CAR, Claudio Pica, Presidente FIEPET Confesercenti Roma e Sergio Paolantoni, Presidente FIPE Confcommercio Roma. Ha confermato già la sua presenza e, quindi, il suo sostegno anche il neo Assessore alle Attività Produttive e alle Pari Opportunità Comune di Roma Monica Lucarelli.

Creatività, sperimentazione e affari sono dunque i tratti distintivi del ricco calendario di attività di Excellence 2021 che, per il terzo anno consecutivo, vede come main sponsor PwC Italia (organizzazione leader nei servizi professionali alle imprese) alla quale si aggiunge, come platinum sponsor, il colosso telefonico TIM. Si conferma, infine, la solida partnership con la Regione Lazio attraverso Arsial, l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio.

“Uno dei messaggi di Excellence è l’importanza, in cucina, della materia prima.” – sottolinea Pietro Ciccotti, ideatore dell’evento ed editore di Excellence Magazine “Territorialità, stagionalità e sostenibilità sono tre parole che dobbiamo fare fortemente nostre per riportare dignità e rispetto in cucina. Tant’è vero che, alcuni cooking show, come quello di Giulio Terrinoni (del ristorante 1 stella Michelin “Per Me”), saranno ispirati alla dignità del lavoro che passa anche attraverso l’utilizzo corretto in cucina dei prodotti del territorio. Dignità della persona e dignità della manipolazione del prodotto passano per la stessa via.”

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Quattro punti vendita a Roma, uno a Siviglia, Ventimila clienti al mese. Nuovi traguardi? Aumentare le presenze in ogni città italiana, nelle maggiori capitali europee e oltreoceano. È così che vede il futuro MoliseFood.

 

Il Molise, questa piccola regione italiana – seconda per dimensioni solo alla Valle d’Aosta – è uno scrigno di Prodotti Agroalimentari Tradizionali  come il baccalà, il cannolicchio, il polpo essiccato (pulepe sicche), la razza quattr’occhi (U Cchialine), la torpedine marezzata, le trigliette essiccate (trejezzole secche), la trota fario e la vongola comune, oltre alla varietà di pasta fresca, tra cui i fusilli ( di cui sono gli inventori), biscotti, pizze fumanti (al pomodoro, coi cicoli, di granone, scimia, calzoni), pani e dolci.

E poi ancora: il Capicollo; la Ventricina di Montenero di Bisaccia; la Sopressata Molisana; la Noglia; la Muscisca; la Ventricina alla paparolica di Montemitro; la Salsiccia di Fegato; il Pecorino di Capracotta; la Treccia di Santa Croce di Magliano; il Burrino; la Stracciata; il Pecorino del Matese; il Pecorino del Sannio; il Caprino di Montefalcone del Sannio e tanto altro.

Il suo territorio per lo più montuoso e collinare produce ottimi formaggi e insaccati oltre al tartufo bianco, si mescola con 36 chilometri di costa, dove il pesce prende il sopravvento sulla carne in cucina e da mostra di sé in gustose zuppe, una su tutte il famoso Brodetto alla Termolese ( in foto con il LINK della RICETTA), risotti, sughi e una moltitudine di modi per cucinare e servire il baccalà.

Custode di una tradizione pastorale e agricola antichissime dell’antico Sannio, il Molise conta oggi molti produttori impegnati nella valorizzazione e promozione della gastronomia locale.

MoliseFood, progetto enogastronomico-imprenditoriale, nasce proprio con l’intento proattivo di coinvolgere le aziende agricole e artigiane, oggi più di 50 e in costante aumento, per offrire al mondo un paniere di prodotti di eccellenza enogastronomica e identitari della regione.  

Quella che proponiamo è una gastronomia esperienziale: i nostri prodotti sono il riassunto di una relazione popolare, un manufatto creativo e affettivo, l’apoteosi ella genuinità; all’affanno del vivere contemporaneo, noi rispondiamo con i ritmi lenti di una lavorazione artigianale, esaltando il valore di ogni singolo passaggio. Un cammino che ci vede accompagnati dai tanti imprenditori locali che, ogni giorno affidandoci le loro specialità, ci rinnovano stima e fiducia.

Il piccolo e anacronistico Molise dimostra, attraverso la nostra azienda, la sua straordinaria e inesauribile modernità. MoliseFood è custode di questi valori, li preserva e intende valorizzarli perché quando si parla di cibo si parla di condivisione. 

È quanto ha affermato il direttore generale dell’azienda, Francesco Caterina, a margine della Conferenza nazionale della Cim (Confederazione italiani nel mondo), svoltasi il 6 novembre a Roma. 

La start up, avviata circa due anni, ha nel suo attuale piano di sviluppo quattro store aperti a Roma e un punto vendita a Siviglia (Spagna)Ventimila clienti mensili in quattro punti vendita a Roma.

Ma questo è un traguardo che MoliseFood è pronto a sfidare, e che vuole fermamente superare. L’obiettivo? Essere presente in ogni città italiana, nelle maggiori capitali europee e oltreoceano. E’ così che prende forma così il futuro visto dalle coste molisane.

E’ in quella direzione che stiamo andando, guidati dalla ferma convinzione di dover essere parte attiva nella costruzione di un modello di occupazione sana, replicabile e auto-sostenibile

“La nostra dimensione è sensoriale, perché il cibo si tocca e si assapora, è vettore di conoscenza e carica simbolica, ma l’indirizzo è planetario, perché è lì – ha concluso Caterina – che vogliamo arrivare”.  

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Torna il grande evento capitolino sull’enogastronomia Made in Italy. Per l’edizione numero 8, dal 10 al 13 novembre presso il Convention Center “La Nuvola” di viale Asia 40, Roma attende una pioggia Grandi Chef, Produttori di Eccellenze, Convegni, Seminari e Talk Show, Aree Cooking Show e Temporary Restaurant con 4 insegne stellate. Ingresso 10€ calice incluso; gratuito per gli operatori del settore previo accredito sul sito www.excellence-eventi.it

La ri-nascita di un settore attraverso i “pratici concetti” di sostenibilità e valorizzazione del territorio italiano. Saranno infatti oltre 80 gli chef di alto rango a farsi portavoce di questo credo più attuale che mai per l’edizione numero 8 di #Excellence.Inedite ricette e show cooking, tavole rotonde, degustazioni, talk di approfondimento, incontri B2B e B2C si alterneranno a grande ritmo durante le quattro giornate che sono ormai punto di riferimento per gli appassionati e i protagonisti del poliedrico settore della ristorazione e dell’enogastronomia di qualità.


“I produttori e gli chef – sottolinea Pietro Ciccotti ideatore, assieme al fratello Claudio, dell’evento ed editore di Excellence Magazine sono senza dubbio l’anima e il motore di Excellence 2021. Quando si parla di gastronomia ed alimentazione, del resto, sono loro gli attori finali della filiera, i più esposti, quelli che mettono sulla tavola gli sforzi di un intero comparto e che si confrontano in maniera diretta con il grande pubblico, rendendolo più consapevole. Ed è proprio dai professionisti del settore che dobbiamo ripartire per la rinascita dell’intero sistema enogastronomico attraverso la valorizzazione delle aziende del territorio, tenendo ben presente i principi di sostenibilità.”

Protagonisti assoluti saranno i cuochi, all’opera in tre diverse aree:

  • Food Innovation;
  • Food Experience;
  • Excellence Stars Restaurant.

Proprio quest’ultima è la grande novità dell’ottava edizione. Un temporary restaurant in cui quattro chef stellati si alterneranno, da mercoledì a sabato, proponendo tre menu degustazione ciascuno e saranno: Iside de Cesare (La Parolina*), Daniele Lippi (Aquolina*), Giuseppe di Iorio (Aroma*) e Andrea Pasqualucci (Moma*).

Altra novità sarà la presenza – per la prima volta – di un’area dedicata alla gelateria creata in collaborazione con l’AIG (Associazione Italiana Gelatieri). Un laboratorio che vedrà protagonisti i migliori artigiani italiani del gelato che, nell’ultima giornata della manifestazione, si cimenteranno nel Gelato World Heritage”.

Importanti collaborazioni istituzionali sono state attivate con la FIPE Confcommercio di Roma, il Centro Agroalimentare Roma (CAR) e la Unaprol di Coldiretti che si renderanno protagoniste arricchendo la rosa di aziende e di prodotti di eccellenza presenti all’evento. Saranno presenti anche altre importanti sigle di settore come la FIC (Federazione Italiana Cuochi) e l’AINC (Associazione Italiana Nutrizionisti in Cucina).

Oltre 100 le aziende espositrici, tra artigianali e industriali di alta gamma, schierate nell’avveniristica struttura congressuale, che accoglierà anche numerose aziende vitivinicole italiane, alcune delle quali in degustazione nello spazio We Love Tasting.

Oltre 30 tra convegni, seminari e talk show, con protagonisti di spicco del mondo enogastronomico, andranno in scena tra Excellence Arena, un vero e proprio teatro – che sarà anche il palcoscenico dell’inaugurazione – ed Excellence Cloud, spazio interattivo che vedrà il continuo alternarsi di talk e workshop.  

Creatività, sperimentazione e affari sono dunque i tratti distintivi del ricco calendario di attività di Excellence 2021 che, per il terzo anno consecutivo, vede come main sponsor PwC Italia (organizzazione leader nei servizi professionali alle imprese) alla quale si aggiunge, come platinum sponsor, il colosso telefonico TIM. Si conferma, infine, la solida partnership con la Regione Lazio attraverso Arsial, l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio.

Ed è proprio grazie a Regione Lazio ed Arsial che torna, per il terzo anno, il contest Race to the Stars - in memoria dello chef Alessandro Narducci - destinato a giovani chef under 30 nati o residenti nel Lazio. Il vincitore avrà l’opportunità di partecipare ad uno stage in una cucina stellata.

Excellence si conferma, inoltre, particolarmente attenta al mondo giovanile attraverso laboratori e attività realizzate dal proprio centro di preparazione professionale Excellence Academy e con il coinvolgimento di diversi Istituti Alberghieri della capitale oltre che degli studenti del corso di “Scienze e Culture Enogastronomica” dell’Università degli Studi Roma Tre

INFORMAZIONI UTILI

EXCELLENCE 2021 ROMA, 10-11-12-13 NOVEMBRE |

Orari: dalle 10:00 alle 18:00 | Roma Convention Center La Nuvola – Viale Asia, 40

Ingresso 10€ calice incluso – Accesso gratuito per operatori del settore previo accredito 

Programmi e info: www.excellence-eventi.it

Photo Credits Evento Excellence 2019 presso il Centro Congressi “La Nuvola” (Roma) – 11 novembre 2019 © Daniele La Malfa/Stefano Micozzi

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La nuova tendenza a tavola arriva dall’America e si chiama “Early Bird Dinner”, letteralmente “Cena per Mattinieri”, e consiste in una cena servita in orario anticipato (da non confondersi con i caotici apericena) che permette ai commensali di sedersi nella calma di un ristorante, trovare un buon pasto a prezzo ridotto, e salvaguardare il tempo per recarsi ad uno spettacolo teatrale, film o concerto.

Oltre i benefici della crononutrizione, vista nel suo insieme l’inclusione di questa nuova abitudine alimentare permetterebbe al ristoratore di massimizzare lo spazio a disposizione, rendendo attivi momenti diversi della rituale fascia oraria e ricca di appeal un’offerta enogastronomica intelligente studiata ad hoc sui requisiti di tempo e/o prezzo determinati.

Cambiare le proprie abitudini non è sempre un male, anzi. Questo, per esempio, è uno di quei rari casi in cui i confini degli stili di vita ridisegnati dalla pandemia potrebbero, in questo frangete, portare beneficio tanto al cliente quanto al ristoratore, a patto che sia continuamente pronto alle variazioni sul tema.

Creare una nuova abitudine e fare in modo che divenga parte di un sistema ristorativo potenziato nella sua offerta e percezione. Potrebbe essere questo il nuovo mantra della ristorazione. E’ già successo con il brunch, che ha preso piede nel weekend e riserva gioie trasversali tra libertà di consumo e di intrepretazioni dolci e salate. Dalla colazione-pranzo (breakfast+lunch= brunch) con gli Early Bird Dinner, l’occhio di bue si sposta sulla cena.

La nuova tendenza a tavola, in arrivo da New York e San Francisco, si chiama “Early Bird Dinner”, letteralmente “Cena per Mattinieri”, consiste in una cena servita in orario anticipato (da non confondersi con i caotici apericena) che permette ai commensali di sedersi nella quiete di un ristorante ancora non travolto dal servizio abituale, trovare un menu a prezzo ridotto, e salvaguardare il tempo per recarsi ad uno spettacolo teatrale, film o concerto che sia.

Ma facciamo qualche passo indietro. Il termine “early bird special”, usato per la prima volta per una vendita di abbigliamento nel 1904, entra nel lessico dei ristoranti americani negli anni ’20 ed ebbe il suo picco attorno agli anni ’70, poiché l’inflazione causò un aumento dei pagamenti della previdenza sociale e più pensionati si ritrovarono con la possibilità in tasca di mangiare in un ristorante.

Dal 21° secolo l’offerta è diventata sempre meno comune, per questioni psicologiche relative alla percezione del “cenare presto” – troppo legata ad abitudini da anziani – un pò perchè sopraggiunsero fast food, gastronomie e alimentari che offrivano cibo caldo a costi inferiori tutto il giorno.Tuttavia, complice la debolezza economica e i benefici sulla salute, la tendenza sta tornando in voga.

“Early Bird”: La Pratica di una nuova Abitudine

Nella sua essenza, la tendenza risponde all’idea che il ristoratore possa aumentare le entrate e la propria redditività offrendo pasti (pranzo-cena) a prezzo ridotto in un orario inusuale per attirare clienti sensibili alle economie, alla salute o impegnati su altri fronti d’intrattenimento (cinema, teatro, concerti), in una fascia in cui il ristorante sarebbe altrimenti vuoto ma con il personale in servizio.

La costruzione di un Menu “Early Bird Special”

Il menu, limitato nella selezione rispetto al menu standard della cena, può annoverare tempi di cottura e preparazione della pietanza – per agevolare la scelta dei “commensali con l’orologio” e/o specialità del giorno dedicate, ovvero le “Early Bird Special”. Interessante anche l’opzione “menu a prezzo fisso” che permette di fornire un servizio ottimizzato per la cucina e il più rapido possibile per il cliente.

“Early Bird Dinner”: gli Orari del Servizio

Gli orari considerati come “Early Bird” variano a seconda del luogo e della struttura. I posti a sedere sono “a tempo determinato” in pieno accordo tra ospite e ristoratore. Possono variare a seconda delle esigenze, da meno di un’ora a diverse ore, ma sempre prima dell’ora di inizio prevista dal servizio ufficiale.

“Early Bird Dinner”: i Benefici sulla Salute

Non solo le economie, le tendenze americane, l’ottimizzazione di spazi e risorse da parte dei ristoratori inclini al cambiamento. Ad avvalorare la tesi della “cena mattiniera” ci si mette anche la crononutrizione.

Noi italiani ceniamo tardi, si sa, per impegni, per cultura, per il nostro sistema di cose. I nutrizionisti consigliano di consumare quattro pasti al giorno, nonché di cenare presto e di non andare a dormire subito dopo. Perchè, il più delle volte, il problema non è quello che mangiamo, ma la quantità, la qualità e l’orario in cui lo facciamo.

Secondo alcune evidenze scientifiche, sussiste una relazione tra l’orario di assunzione del cibo e la perdita di peso. Le implicazioni sono moltissime: metabolismo, ritmo circadiano, metabolismo dei lipidi, e molti altri fattori.

Il problema subentra quando ceniamo tardi, non facciamo una cena leggera e magari subito dopo ci mettiamo sul divano. A questo punto non ne risente solo la digestione, ma tutto l’organismo e il benessere generale.

Ecco quindi che è la scienza a spiegare perché bisogna cenare presto per prevenire le malattie e addirittura perdere qualche chilo. Sarebbe infatti consigliabile cenare molto presto (18.30), per riposare meglio ed aumentare la propria qualità della vita, lasciandosi da parte perfino il sacro tempo per vivere (tanto) altro.

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“Connessi con la Natura”, questo il claim della 91ª edizione Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. Dal 9 ottobre al 5 dicembre una lunga serie di appuntamenti che vanno dal Mercato Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, alla rassegna Albaqualità, dall’Alba Truffle Show alle Analisi Sensoriali del Tartufo dalle Wine Tasting Experiences dedicate ai grandi vini di Langhe, Monferrato e Roero e ai tanti  chef che firmeranno i Foodies Moments. La parola chiave di questa edizione? Sostenibilità, su tutti i fronti.

Dal 29 al 31 ottobre 2021 per il progetto Dawn to Earth – sostenibilità incrociate, in corso fino a Domenica 31, presso il Teatro Sociale “G. Busca” di Alba, una serie di incontri ad ingresso gratuito in cui dialogheranno la cucina d’autore con alta finanza e innovazione digitale, artigianato d’eccellenza e alta moda, arte e musica, design e cultura.

La sfida contemporanea si chiama sostenibilità, un tema quanto mai attuale per il mondo intero e centrale per l’enogastronomia. La 91ª edizione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, sarà proprio caratterizzata da una decisa svolta che terrà conto dei temi più contemporanei, quali la tutela ambientale, il cambiamento climatico e la sostenibilità, intesa non solo nella sua accezione ambientale, ma declinata anche lungo le direttrici sociali ed economiche, percorrendo il sentiero delle opportunità della transizione energetica verso un’economia a emissioni zero. 

La principale novità di quest’anno, oltre alla lunga serie di appuntamenti che vanno dal Mercato Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, alla rassegna Albaqualità, dall’Alba Truffle Show alle Analisi Sensoriali del Tartufo dalle Wine Tasting Experiences dedicate ai grandi vini di Langhe, Monferrato e Roero e ai tanti  chef che firmeranno i Foodies Moments, sarà rappresentata dal progetto Dawn to Earth che, collegando Alba con il resto del Pianeta, porterà a dialogare tra loro – nel ciclo di incontri “Sostenibilità Incrociate” – personaggi del mondo dell’alta finanza, dell’innovazione digitale, dell’artigianato d’eccellenza, dell’alta moda, dell’arte, della musica, del design e della cultura e, ovviamente, della cucina d’autore. 

Questa edizione della 91^ Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba vedrà quindi l’avvio di un forum che, parte dagli ambiti della ristorazione e dai prodotti agroalimentari d’eccellenza, coinvolgeranno mondi diversi per giungere a una contaminazione con l’alta finanza, con il mondo dell’innovazione digitale, con l’artigianato d’eccellenza e l’alta moda, l’arte e la musica, il design e la cultura. Tutte realtà che ruotano intorno e spesso si intersecano con l’universo della cucina d’autore.

CUCINA D’AUTORE, NEL SEGNO DELL’ALBA TRUFFLE SHOW 

Spettacolo, cultura e divertimento tra cooking show, incontri ed esperienze sensoriali, con un grande protagonista in scena: il Tartufo Bianco d’Alba Il Tartufo Bianco d’Alba incontra le eccellenze della cucina internazionale, per una serie di appuntamenti di altissimo profilo, in cui spettacolo, cultura e grandi esperienze sensoriali si fondono tra loro, dando vita a un calendario tutto da scoprire. 

ALBA TRUFFLE SHOW 

Ad arricchire ogni weekend della Fiera, accanto al Mercato Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, si rinnova anche quest’anno l’appuntamento con l’“Alba Truffle Show”, contenitore dei numerosi eventi – rigorosamente a ingresso contingentato, nel pieno rispetto delle misure anti-Covid, per garantire la massima sicurezza ai partecipanti – che andranno in scena in Sala Beppe Fenoglio, nella prestigiosa location all’interno del Cortile della Maddalena. L’Alba Truffle Show è spettacolo, cultura e divertimento.

CUCINA D’AUTORE, NEL SEGNO DELL’ALBA TRUFFLE SHOW 

Spettacolo, cultura e divertimento tra cooking show, incontri ed esperienze sensoriali, con un grande protagonista in scena: il Tartufo Bianco d’Alba il Tartufo Bianco d’Alba incontra le eccellenze della cucina internazionale, per una serie di appuntamenti di altissimo profilo, in cui spettacolo, cultura e grandi esperienze sensoriali si fondono tra loro, dando vita a un calendario tutto da scoprire. 

ALBA TRUFFLE SHOW 

Ad arricchire ogni weekend della Fiera, accanto al Mercato Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, si rinnova anche quest’anno l’appuntamento con l’“Alba Truffle Show”, contenitore dei numerosi eventi – rigorosamente a ingresso contingentato, nel pieno rispetto delle misure anti-Covid, per garantire la massima sicurezza ai partecipanti – che andranno in scena in Sala Beppe Fenoglio, nella prestigiosa location all’interno del Cortile della Maddalena. L’Alba Truffle Show è spettacolo, cultura e divertimento. Consulta il programma QUI

Sul versante SOSTENIBILITA’ INCROCIATE, in corso fino a Domenica 31, presso il Teatro Sociale “G. Busca” di Alba, prevede una serie di incontri ad ingresso gratuito ( prenotabili QUI) in cui dialogheranno la cucina d’autore con alta finanza e innovazione digitale, artigianato d’eccellenza e alta moda, arte e musica, design e cultura.

Personaggi del mondo dello spettacolo, artisti, chef e personaggi di spicco del mondo del business si confronteranno tra loro e saranno protagonisti di incontri aperti al pubblico. Mondi apparentemente distanti si incontreranno – moderati dal narratore gastronomico Paolo Vizzari – contaminandosi con un continuo rimando tra globale e locale, con il filo conduttore dei tre assi della sostenibilità, intesa nella sua accezione ambientale, ma declinata anche lungo le direttrici sociali ed economiche.

PROGRAMMA di Sabato 30 e Domenica 31 Ottobre 2021

SABATO 30 OTTOBRE – Teatro Sociale G. Busca, Sala “M. Torta Morolin”

Ore 10.00 “La sostenibilità umana e virtuale” con Norbert Niederkofler, Chef tre stelle Michelin, una stella Michelin verde, del Ristorante St. Hubertus di San Cassiano, Luba Manolova, Director Business Group Lead – Microsoft 365/Modern Work & Security, Marketing & Operations

SABATO 30 OTTOBRE – Teatro Sociale G. Busca, Sala “M. Torta Morolin”

Ore 15.00 “Dietro ai numeri: come la finanza cambia volto e si fa sostenibile” con Andrea Viganò, Former Executive Chairman di BlackRock Italia, Fabrizio Palenzona, Dirigente d’azienda, banchiere e politico italiano, Luca Penna, Partner at Bain & Company

SABATO 30 OTTOBRE – Teatro Sociale G. Busca, Sala “M. Torta Morolin”

Ore 17.00 “La sostenibilità del ricordo” con Valerio Berruti Artista, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Presidente Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

DOMENICA 31 OTTOBRE – Teatro Sociale G. Busca, Sala “M. Torta Morolin”

Ore 11.00 “La sostenibilità allargata” con Charley Vezza Direttore Artistico di Gufram, Fabio Novembre, Architetto e Designer, Davide Oldani, Chef due stelle Michelin, una stella Michelin verde, del Ristorante D’O di Cornaredo (MI) e Saturnino Celani Musicista

E molto altro ancora cliccando QUI.

SOSTENIBILITà INCROCIATE

In un anno in cui la Fiera si tinge sempre più di verde battendo sui tasti di cura e connessione con la natura, il nuovo progetto dell’Ente Fiera del Tartufo “Dawn to Earth”, nato in collaborazione con Paolo Vizzari, crea una finestra sul pianeta pensata per condividere e lasciarsi influenzare. Una scuola dove nessuno insegna e tutti abbiamo da imparare, una penna che scrive pagine di futuro usando come inchiostro il meglio di passato e presente.

Dawn to Earth” in altri tempi si sarebbe chiamata “fondazione”, oggi prende invece vita sotto forma di laboratorio liquido che lavora alla ricerca dei game changer di tutto il mondo per offrire loro supporto, rete e campagne di racconto o promozione volte ad aprire verso un pubblico più ampio il loro messaggio e la natura dei loro sforzi.

Da Alba alla Terra per poi tornare a casa, con una raccolta di spunti da sondare e rielaborare insieme alla vivida e compatta comunità degli chef di Langhe, Roero e Monferrato.

La visibilità mediatica internazionale raggiunta dalla Fiera, nata per valorizzare il Tartufo Bianco d’Alba, un prodotto naturale, frutto della terra, ha stimolato la progettazione di un nuovo corso della manifestazione.

I tempi sono maturi per questa svolta culturale, che mira a inserire l’evento albese tra i “game changer” sui temi del cambiamento climatico e della sostenibilità. Ecco perché si è anche intrapreso un percorso per una certificazione di sostenibilità dell’evento (standard internazionale ISO 20121, sulla gestione sostenibile degli eventi), che a partire dal 2020 si pone al fianco di progetti di pratiche sostenibili o azioni di contrasto al “climate change” già avviati o attuati in Italia e nel mondo.

Nel 2021 la Fiera intende conseguire alcuni obiettivi di sostenibilità, riconducibili alle sue performance ambientali, sociali ed economiche.
Per maggiori informazioni sulla POLITICA DI SOSTENIBILITA’ dell’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba cliccare qui.

Credits: Giorgio Perottino – Getty Images
for Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba

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Dal Brunch da brividi e dolci “molto dark” di Dario Nuti del Rome Cavalieri al Dià de los Muertos Market a Largo Venue dedicato ai bambini, dalla Festa in Terrazza da Adèle con il menu “trick or treat” di Stefano Marzetti al Premio per la migliore maschera di “Calavera Catrina” nelle atmosfere messicane a base di pescato di Livello 1 fino al menu del 2 novembre di Forme passando per i dolci a tema di Gianfornaio, sono 10 (e più) i nostri indirizzi romani per tutti i gusti e tutte le età dove scegliere di festeggiare Halloween o il Dià de los Muertos, o magari entrambi!

Cerchiamo di fare chiarezza. Il Día de los Muertos non è una versione messicana di Halloween, tutt’altro. Anche se hanno alcune caratteristiche comuni, le due festività differiscono notevolmente per tradizione e significato. Certo, il tema è quello della morte e sono entrambe basate sull’idea che gli spiriti ritornino in questa porzione di anno, ma dal punto di vista del significato le due feste sono completamente differenti.

Halloween è in realtà una festa che affonda le proprie radici nella cultura irlandese. Il nome, infatti, deriva dall’irlandese Hallow E’en, forma contratta di All Hallows’ Eve che indica la vigilia di tutti i Santi. Ma ancora prima, c’era il Samhain, festa pagana detta anche Capodanno Celtico.

Le abitudini moderne attorno a Halloween derivano dall’idea che gli spiriti siano malevoli (i bambini erano camuffati non per festa ma in modo da non essere riconosciuti e in qualche modo danneggiati), mentre nelle festività del Dia de Los Muertos, gli spiriti vengono accolti con gioia: sono i membri della famiglia che tornano in mezzo ai vivi una volta all’anno, il 2 di Novembre.

Mentre Halloween è quindi una notte oscura di tetre ombre e terrore, i festeggiamenti del Giorno dei Morti si svolgono per due giorni in un’esplosione di colori e gioia di vivere: in tutto il Messico si festeggia indossando costumi variopinti, si tengono feste e danze e si porgono offerte e cibi ai propri cari defunti.

Rispetto ad Halloween, dove non c’è una particolare attenzione ai piatti – fatta eccezione per le soul cake, le “torte dell’anima” protagoniste della notte del 31 ottobre, dono che i celti più abbienti facevano ai più poveri in cambio della promessa di pregare per i loro morti – nel Dia de los Muertos sono presenti dolci preparati appositamente per questa festa. Oltre al Pan de Muertos e le Calaveras, infatti, esistono anche delle bevande tipiche per questa occasione. Quella più diffusa è la pulque, una bevanda dolce a base di estratto di agave, mentre per i più piccoli c’è l’atole, una sorta di porridge caldo fatto con farina di mais, zucchero di canna non raffinato, cannella, vaniglia e cioccolata calda.

Il Dia de los Muertos, giorno importante per la cultura messicana e per il centro America, diventa nel 2008 patrimonio culturale dell’umanità ed è una festa che celebra la vita.

Se la zucca è il simbolo per eccellenza di Halloween, non poteva essere da meno il Dia de los Muertos con la sua iconica “Calavera Catrina”, ovvero una personificazione della morte. Le sue origini risalgono alla Dea Azteca Mictecacihuatl, regina degli inferi e protettrice delle ossa dei morti. Nello scorso secolo, grazie alla fantasia del vignettista José Guadalupe Posada, fece la sua comparsa la maschera come la conosciamo oggi: uno scheletro dai tratti femminili, con un grande cappello vestito con abiti sfarzosi. Nata come critica alla società messicana, era accompagnata dal detto “todos somos calavera”, ovvero “siamo tutti scheletri”, per dire che in fondo siamo tutti uguali. La “Calavera Catrina” divenne, così, uno dei simboli più conosciuti del Dia de los Muertos.

LARGO VENUE / Dia de los Muertos Market / 30 Ottobre / dalle 15 in poi – per grandi e bambini

LARGO VENUE – progetto di riqualificazione urbana e recuperato attraverso la creatività, il verde e la cultura – si tinge di Messico. Il 30 Ottobre a partire dalle 15:00, verranno ricreate le atmosfere di festa e tutti i tratti tipici del Dia de los Muertos, dall’altare “ofrenda” che rappresenta il passaggio tra la vita e la morte, a “Catrina”, la signora teschio vestita di abiti sfarzosi, realizzata dall’artista Ricardo Soltero dell’associazione Amar a Mèxico.

Il market di oggettistica e prodotti alimentari messicani, sarà al centro del Garden di Largo Venue, si potranno comprare pignatte, bigiotterie, fasce e turbanti, Ojos de Dios, candele ma anche pan de muerto da lasciare sull’altare o portare a casa. Tutto lo staff sarà truccato da Catrina e per chi vorrà tre truccatrici professioniste vi truccheranno per l’occasione.

I bambini saranno assorbiti dal clima messicano partecipando a tantissimi laboratori a tema Dia de Los Muertos:

  • La valigia dei giochi che farà insieme ai bambini le maschere della Calavera e altre attività manuali;
  • La libreria Indipendente Usborne farà costruire ai bambini le lanterne;
  • Family Harmory proporrà laboratori ludici musicali genitore-bimbi dai 0 ai 4 anni, un laboratorio di costruzione di maracas e una lettura animata del libro “Coco” di Disney;
  • Rosi Mar accompagnerà i grandi e i piccini nella realizzazione dell’Ojos de Dios;
  • Cloe Miranda insegnerà a fare papel picado

Inoltre ci saranno due contest, una della miglior Catrina e l’altro del miglior Mariachi e chi vorrà si potrà esibire con la sua chitarra e sentirsi per un giorno Miguel, il protagonista del film Coco. Al vincitore sarà offerta la cena TexMex a cura di Largo Venue. Non poteva mancare la proiezione in sottofondo del film Coco, per far immergere ancora di più nell’atmosfera messicana. Infine alle 19:00 lo spettacolo dei Mariachi Romatitlan che ci condurrà fino all’ora di cena dove si potrà mangiare TexMex nel ristorante di Largo Venue.

Informazioni Utili

Biglietto d’ingresso 7 euro (bambini fino a 12 anni ingresso gratuito). Dalle 15:00 fino a tarda sera, presso Largo Venue – Via Biordi Michelotti 2 – Roma (Zona Largo Preneste) Per partecipare alla manifestazione occorre esibire il Green Pass. Sono esenti i minori di anni 12.

ADELE / Halloween / Sabato 30 Ottobre / Aperitivo & Cena

Complice la meravigliosa scenografia che lascia senza fiato, lo sky bar dell’Hotel Splendide Royal diviene il palcoscenico di una serata in cui ogni ospite sarà protagonista.

Il 30 Ottobre 2021 dalle ore 17,00 alle ore 23,00 la terrazza di Adèle diverrà la perfetta location per la festa di Halloween. Entrata oramai a far parte della nostra cultura, questa festività affonda le sue radici nell’antichissima festa celtica di Semhain, dedicata al passaggio dall’estate all’inverno e all’ultimo raccolto prima del freddo.

Racconta di un momento di transizione in cui entrano in comunicazione mondi diversi fuori dal tempo e si colora con i tipici caratteri autunnali delle zucche e delle candele. Saranno proprio queste tinte a dare un fascino tutto nuovo a un luogo meraviglioso e unico quale Adèle. A completare questa magnifica serata, saranno gli ospiti ai quali è richiesto, senza alcun obbligo, di indossare una maschera o un trucco in tema con l’atmosfera.

Musica, ragnatele e teschi costituiranno la vivace cornice. Un aperitivo senza fretta, che potrà durare anche una serata, sarà proposto per l’occasione, resa ancora più magica dalla cura dei dettagli. Divertente e accattivante, infatti, sarà l’offerta dei fingers food realizzati dello Chef Stefano Marzetti giocando, grazie alla sua fantasia e al suo innato senso estetico e cromatico, con i prodotti tipici della festività che accompagnano un cocktail studiato ad hoc dal team di Adèle.

Menù della serata

Fluido magico con frutti Rossi e tonno; Caldarroste al sacchetto; Soffice di zucca con trombette dei morti e spuma di taleggio; Zuppetta di legumi con patate americane e pancia di maiale speziata; Stecco di foie gras con pane di Halloween al carbone; Mela stregata; Dolcetto o scherzetto e Sorpresa dello Chef Stefano Marzetti; Cocktail della serata; “Trick or Treat”, a base di Rum Plantation Dark, Sciroppo di Castagne, Latte al cioccolato Bianco, Vermouth Chinato.

Informazioni utili

Sabato 30 Ottobre. Costo Euro 55,00 a persona. Prenotazione obbligatoria. Richiesti – ma non obbligatori – la maschera o un trucco adatti alla serata. Sarà possibile partecipare previa prenotazione dalle ore 17.00 alle ore 23,00 Tel. 06 42168887

BRUNCH di HALLOWEEN all’ ULIVETO – ROME CAVALIERI / 31 Ottobre / Brunch

Domenica 31 ottobre si apriranno i festeggiamenti di Halloween del Rome Cavalieri con un brunch da “brividi” all’insegna di “dolcetto o scherzetto?”. Menu invernale con specialità a base di zucca, funghi e castagne ma soprattutto con un buffet di dolci "molto dark" nell’aspetto e buonissimi da gustare, realizzati per l’occasione dalle sapienti mani di Dario Nuti e del suo team.

Informazioni Utili Prezzo: 100 euro per gli adulti e 45 per i bambini bevande escluse

Livello 1 – El Dia de los Muertos / 31 Ottobre / Cena e Premio alla migliore maschera

Tutto è pronto da Livello 1 ad aprire le porte alla vita che evolve. All’insegna della convivialità e di una serata che sia da vivere fino in fondo, Livello 1 sceglie di celebrare il Dia de los Muertos, il Messico e una tradizione che affonda le sue radici nelle culture pre-ispaniche.

A dominare saranno il rosso, i colori sgargianti dei popoli latino americani, i vestiti dalle gonne ampie, i fiori arancioni e i teschi variopinti coloreranno l’elegante ambiente del ristorante Livello 1. In una notte che celebra il dialogo e l’unione tra due mondi, un coinvolgente spettacolo di musica dal vivo sarà offerto da “Mariachi-Tierra de Mexico”, che accompagnerà un percorso degustazione di sei portate elaborato per l’occasione dallo Chef Mirko di Mattia.

Protagonista indiscussa l’eccellente materia prima della “Pescatoria” di Livello1 e il pescato proveniente dalle aste di Civitavecchia e Anzio. Sarà possibile immergersi totalmente nello spirito della festa mascherandosi secondo le usanze di questa festività la cui regina è la “Calavera Catrina”, la Signora della Morte. Anche qui non un richiamo macabro ma semplicemente un monito a vivere appieno la vita. Un invito a una serata diversa, che riapre le danze agli incontri e alla condivisione, in cui ogni commensale diviene protagonista di un evento spettacolo. Assolutamente non obbligatoria, la maschera più bella sarà premiata con una cena per due persone.

Il menù è di € 80,00 per persona – vini esclusi e prevede: Degustazione di olio Extra Vergine di Oliva DOP e pane di produzione propria a lievitazione naturale; Carpaccio di Fragolino, polvere di cipolla tostata, maionese alle alici e senape; Assoluto di Calamaro; Pepite acqua e farina, parmigiano, funghi cardoncelli e gamberi; Paccheri di mare; Branzino, patate, cicoria e fondo di mare. Dessert: Zucca, bisquit al timo e cioccolato al latte; Acqua e caffè.

Informazioni Utili

Domenica 31 ottobre ore 20.00. Ristorante Livello 1. Via Duccio di Buoninsegna n. 25. Prenotazione obbligatoria tel. 06 5033999. Maschera consigliata. Premio migliore maschera: una cena per due persone; Costo della cena spettacolo, esclusi i vini euro 80,00 a persona

Queen Makeda / Halloween / Domenica 31 ottobre / Brunch

La Domenica all’insegna di Un Brunch da paura! Dalle 12:30 alle 16:00  per l’occasione Queen Makeda propone un menù con tante rivisitazioni in tema Halloween.  Molti i piatti speciali da provare, tra gli antipasti il pancake di patate, lo sformato di zucca e il colcannon il piatto tipico della cucina irlandese a base di purea di patate e cavolo verza. Tra gli otto piatti di portata tra cui scegliere non possono mancare l'English breakfast, il gulash, il club sandwich, il bagel di salmone, il nasi goreng e il tajine.  Due rivisitazioni speciali arricchiscono il brunch del 31 ottobre come il Sunday roast di halloween composto da arrosti misti con salse alle mele e al ribes, pudding e verdure al vapore e lo Stinco di maiale con purè di zucca. Si conclude sempre in dolcezza con i dolcini tipici di halloween in monoporzione serviti a rotazione sul kaiten. Acqua, succhi di frutta e caffè americano inclusi. Per i più piccoli animazione Le Cicogne con laboratorio a tema (costo 25.00 euro a persona/15.00 euro per i bambini sotto i dieci anni). 

Dalle 19:00 alle 22:00 nelle sale interne di Queen Makeda Aperitivo Shock con finger food illimitati serviti a rotazione sul kaiten e una consumazione a scelta al costo di 10,00 euro a persona. Per tutta la serata dalle 20:00 alle 24:00 dj set, birre a 3.50 euro e cocktail a 5.00 euro.

Informazioni Utili

Queen Makeda Grand Pub; Via di San Saba 11 – Roma; Tel. 06.5759608; www.queenmakeda.it

CUOCO & CAMICIA: un dolce per il weekend di Halloween

Per il weekend di Halloween, da venerdì a domenica, il ristorante Cuoco e Camicia presenterà in esclusiva un dolce a base di zucca. Lo chef Riccardo Loreni, ha realizzato il dolce Zucca, nocciola e balsamico una cake di zucca alle spezie, cremoso alla nocciola, caramello all’aceto balsamico, semi di zucca caramellati e sorbetto di zucca. Una proposta che strizza l’occhio all’autunno con un avvolgente mix di sapori tutto da gustare.

Informazioni Utili

Cuoco&Camicia; Aperto dal martedì alla domenica dalle 19.00 alle 23.00; Via di Monte Polacco, 2/4; 00184 Roma; Tel. 06 88922987; www.cuocoecamicia.it; info@cuocoecamicia.it

GIANFORNAIO: Dolci a Tema Halloween

Il Gianfornaio, noto panificio romano, per Halloween ha realizzato una serie di divertenti e gustosi dolci a tema in grado di conquistare grandi e piccoli dalla Moretta a forma di ragno, ai tartufini trasformati in simpatici fantasmini, alle torte con i disegni a ragnatela, ai dolci a forma di zucca, agli spaventosi cupcakes, ai paninetti di zucca al latte vegetale perfetti anche come centro tavola della domenica e ai tanti biscotti tremendamente deliziosi. Nei sette punti vendita de Il Gianfornaio, sparsi nella Capitale, sarà possibile scegliere tra le tante proposte disponibili, realizzate appositamente per la notte più spaventosa dell’anno e munirsi di “dolcetti” da barattare in cambio di “scherzetti”.

Informazioni Utili

SPAGNA – via San Sebastianello, 6B – 0623487006; TESTACCIO – Via Marmorata, 159 – 0657300008; PONTE MILVIO – L.go Maresciallo Diaz, 16 – 063333472 EUR – L.go Apollinaire, 5-7 – 0694378203; PRATI – Via dei Gracchi, 179 – 063231811 PARIOLI – V.le dei Parioli, 95E -0683903528; LIBIA – Piazza Palombara Sabina, 26 – 0639727810 info@ilgianfornaio.com www.ilgianfornaio.com

VIVI BISTROT – Halloween / 31 Ottobre / Aperitivo & Cena

In occasione di Halloween, domenica 31 ottobre 2021 Le Serre by ViVi ha ideato delle proposte speciali per celebrare la serata più “macabra” dell’anno. Per questa occasione l’atmosfera colorata del Botanical Garden Restaurant lascerà il posto ad un ambiente “horror” in tipico stile Halloween, con lo staff truccato ad hoc da una make up artist professionista che simulerà ferite, occhiaie e un mood spaventoso ma divertente.


Il cocktail della serata, ideato da Sara Paternesi, Head Bartender dei locali ViVi, è il “Sangue di vampiro”, drink con vodka sour al bergamotto, gum syrup, succo di limone e guarnito con lo sciroppo di fragola. Dopo averlo bevuto, la bocca resta di un vivido color rosso che ricorda proprio il colore del sangue. Il costo del cocktail è di 10€. Nel menù sarà inoltre presente il piatto speciale “Calamaro ripieno di patate viola”.

Informazioni Utili  Via Decio Filipponi, 1, 00136 Roma RM; www.vivileserre.com

RESERVA e il DIA DE LOS MUERTOS / Ven 29 + Sab 30 + Dom 31 Ott + Mar 2 Nov / dalle 19:00 a chiusura

Reserva è un ristorante e cocktail bar sudamericano di Roma che ha “reservato” un intero fine settimana di festeggiamenti ai Dias De Los Muertos con Cocteles especiales realizzati dai bartender Maurizio e Franco, un nuovo menu alla carta e un allestimento dedicato alla festa più iconica del Messico. Preparatevi al divertimento, al buon bere e ai ritmi Sudamericani. Reserva No Para La Fiesta! 

Informazioni Utili Reserva Restaurante y Cocteles 
Via del Pellegrino, 163 | Roma Prenotazioni: 06 6813 5564

FORME – Dia del lo Muertos – 2 Novembre / Cena

Ha inaugurato la scorsa estate a Formello, incantevole borgo alle porte di Roma, e ora si prepara ad accogliere i suoi clienti con una serata a tema tutta da vivere. Stiamo parlando di Forme, il ristorante di pesce elegante e accogliente ideato da Marco e Alessandro Intino insieme ad Andrea Porcu.

Una piccola porta situata lungo le mura della città catapulterà i partecipanti in un mondo parallelo, quasi incantato, fatto di lampadari sfarzosi, arredi di design, sedute in velluto e statue in marmo ma anche di colori sfarzosi, maschere e costumi variopinti, in onore alla festa messicana del Dia De Los Muertos. Un caleidoscopio di musica e colori sarà dunque alla base della serata, resa ancora più coinvolgente grazie alla proposta gastronomica studiata ad hoc dalla giovane chef Chiara Sardella unendo sapori made in Italy a spezie, ingredienti e tecniche sud americane, e dagli straordinari drink targati Lorenzo Mastropietro.

Ad aprire le danze sarà l'Arepa ripieno di caprino e lampone, seguito da un Burrito con coda alla vaccinara, cacao, sedano e pecorino, dalla Guacamole con cialda di mais e cipolla in agrodolce e dall'Jalapeno "poppers" con cheddar. Il Filetto di vitella cotto a bassa temperatura con crema di fagioli neri, salsa chilly e friggitelli sarà il piatto principale della serata che spalancherà le porte al dessert: Torta tres leches, uvetta bagnata al Don Papa e panna al carbone vegetale. Ad accompagnare i piatti un drink a scelta tra la Sangria, il Margarita e il Charro Negro.

Informazioni Utili

Forme; Via Nazario Sauro 2, Formello (RM); Tel: 065406102 Costo della serata: 30 euro a persona

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Mentre nasce “Treccani Accademia”, la business school firmata Treccani dove il sapiente patrimonio di Treccani dà vita a contenuti di altissima qualità strutturati in un’offerta estremamente diversificata e sartoriale.

Food&Wine Italia, nell’ambito della stessa, offre due Borse di Studio Under 35 e due Master sul Food&Wine aperti a tutti coloro che desiderino formarsi (o continuare a farlo sempre meglio) nel mondo della ristorazione e dell’ospitalità del vino.

Che il mercato del lavoro sia in continua caleidoscopica evoluzione è ormai constatato e, per certi versi, un dato quasi ovvio. Capitalismo, globalizzazione, Sostenibilità, Economie circolari, Europa, America e Cina, il vasto panorama mondiale degli Stati e dei Mercati, nonché l’ultima la Rivoluzione Covid, hanno cambiato il modo di doversi approcciare alle proprie mansioni, di doverle potenziare, reinventare entrando in possesso di conoscenze efficaci che si muovono velocemente e di pari passo con le costanti modifiche del mondo.

Nel segno di questi nuovi tempi moderni, la formazione, quella con la F maiuscola, trova la sua nuova fonte di innovazione e di aggiornamento nel vasto patrimonio editoriale e culturale di Treccani. Un’offerta formativa che si contraddistingue per l’alta qualità dei contenuti, per il prestigio e l’autorevolezza degli autori, per l’integrazione con un network di eccellenza e le partnership con le più importanti aziende e istituzioni.

Il fare che nasce dal sapere:
il patrimonio culturale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana al servizio di una formazione autorevole e di eccellenza.

Infatti, in seguito all’acquisizione da parte di Treccani del 100% di Giunti Academy School of Management, è nata Treccani Accademia, la scuola di management di Treccani che propone un’offerta formativa innovativa e di eccellenza dedicata a neolaureati, manager, imprese e professionisti su diversi temi quali gestione d’impresa, arte e beni culturali, enogastronomia e turismo, economia e diritto, fino alla sanità.

Il sapere certificato, l’autorevolezza dei docenti, la qualità dei contenuti, ma anche l’integrazione con un network di altissimo livello grazie alle collaborazioni attive con aziende e istituzioni, sono queste le peculiarità di Treccani Accademia che propone Master full time per i giovani laureati, master part-time per i manager e professionisti e formazione corporate con progetti su misura, con diverse forme di agevolazioni economiche su base meritocratica e riguardo alla situazione economico-finanziaria dei candidati.

Nell’ambito di questa nuova e ricca proposta, sono due le borse di studio firmate Food&Wine Italia, l’edizione italiana della celebre testata di enogastronomia nata negli Stati Uniti nel 1978, per formarsi nel campo della ristorazione e dell’ospitalità.

Quello della ristorazione è uno dei settori dell’economia italiana più colpito dalla crisi sanitaria e, oggi più che mai, rappresenta un mercato in trasformazione. Il settore ristorativo deve riscoprire l’importanza del commercio di vicinato e il valore del territorio e deve anche saper creare nuove forme di esperienza modalità di consumo. Una sfida che richiede una profonda padronanza degli strumenti di gestione e la capacità di comunicare la propria brand identity, così da essere sempre più orientato al cliente.

I Master che Food&Wine Italia sono percorsi dedicati a manager e professionisti del settore ristorativo, turistico e vitivinicolo, chef e sommelier e appassionati del settore che intendano aggiornare le proprie competenze acquisendo le necessarie skills manageriali richieste oggi:

  •  Restaurant Innovation & Management – giunto alla quarta edizione fornisce le competenze necessarie per avviare o gestire un’attività ristorativa e un format di successo. Strutturato in 16 sessioni di formazione non consecutive (lunedì, martedì e mercoledì) per un totale di 94 ore di formazione, le lezioni possono essere seguite sia in aula in presenzasia online in live streaming (o on demand) sulla piattaforma dedicata. Il programma è composto dai seguenti moduli di studio, acquistabili anche separatamente.
  • Master Hospitality & Wine Experience – alla terza edizione in live streaming e un programma dedicato all’ospitalità in cantina che trasferisce le competenze necessarie per sfruttare i benefici che l’enoturismo può portare a produzione, cantine e territorio. Il Master si sviluppa in 10 giornate non consecutive (il lunedì dalle 10.00 alle 19.00 e il martedì dalle 9.30 alle 13.30) per un totale di 60 ore di formazione online, con lezioni da seguire in live streaming oppure on demand.

L’obiettivo della testata giornalistica è sostenere e incentivare la formazione nel comparto ristorativo e dell’ospitalità del vino al fine di creare figure professionali aggiornate che sappiano rispondere alle esigenze del mercato attuale.

Un obiettivo coerente con lo spirito e la direzione editoriale del magazine, che vuole offrire un punto di vista autorevole e contemporaneo sulla scena del fine dining e dell’universo beverage e che è costantemente impegnato a raccontare e riconoscere l’innovazione, la creatività e i giovani talenti del comparto enogastronomico.

Requisiti necessari per l’ottenimento delle Borse di Studio

Una grande passione per il mondo enogastronomico e un’età inferiore a 35 anni sono i requisiti per candidarsi all’ottenimento delle borse di studio. Gli interessati possono inviare il proprio CV e una lettera motivazionale a info@treccaniaccademia.it entro e non oltre il 7 novembre 2021 (Rif: Borsa di studio F&W/+nomeMaster).

Per Maggiori Informazioni Cliccare QUI.

Immagine di copertina / photo credits to https://www.foodandwine.com/wine/winc-membership-meredith

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Il progetto europeo “Think Milk, Taste Europe, Be Smart!” vuole cambiare il modo di guardare al latte e ai latticini, riscoprendo il latte nella sua versione più “cool”.

Attraverso un poliedrico progetto che abbraccia l’Europa tutta, di durata triennale e promosso dal sistema cooperativo della filiera lattiero/casearia italiana e presentato da Confcooperative, il nuovo manifesto intende migliorare il grado di conoscenza di latte bovino e dei suoi preziosi derivati attraverso la promozione della cultura produttiva degli alti standard di produzione e grande tradizione europea, mostrandone caratteristiche, valori e nuove potenzialità.

Chi conosce l’episodio di Federico Fellini “Le tentazioni del Dottor Antonio”  tratto dal Film in 4 atti Boccaccio ‘70 (Vittorio De Sica, Federico Fellini, Mario Monicelli e Luchino Visconti, 1962) ricorderà bene la filastrocca musicata da Nino Rota –“Bevete più latte/ il latte fa bene/ il latte conviene/ a tutte le età! (…)” – che fa da martellante colonna sonora all’installazione di un enorme cartellone pubblicitario nella periferia di Roma.

Nell’imponente immagine pubblicitaria, si stagliava una prorompente Anita Ekberg in abito da sera e larga scollatura la quale, sdraiata su un fianco, teneva in mano un bicchiere di latte promuovendone il consumo, facendo leva su rimandi associativi piuttosto espliciti, e tentando il Dottor Antonio, inflessibile moralista e moralizzatore. https://youtu.be/WNNf6MiLz2E

Era il 1962. Nino Rota allo spartito, Federico Fellini alla Regia, Ennio Flaiano e Tullio Pinelli alla sceneggiatuta, attraverso un Peppino De Filippo che vestiva i panni del Dottor Antonio Mazzuolo, puritano e intransigente, fotografano gli effetti del boom economico e i suoi sconvolgimenti mentali, culturali. Ma, nella sua sostanza, il motivetto appare perfetto ancora oggi per inneggiare al consumo di "latte italiano, prodotto nostrano, rimedio sovrano, per tutte le età!"

E’ un’ Italia certamente diversa quella di oggi, migliore o peggiore, sarà la storia a stabilirlo. Ma del Latte, questo è sicuro, c'è sempre bisogno. E non c'è bisogno bisogno solo di latte, ma anche e soprattutto di tutelare le mucche che lo producono, i casari che lo lavorano, gli artigiani che lo affinano, i paesaggi che li accolgono.

Per questo l’offerta cerca di stare al passo con i tempi, reinventando e diversificando le lavorazioni dell’alimento più antico, trasversale, duttile e consumato del mondo. Per rimanere in auge il latte, infatti, vuole diventare “cool”, e si veste da protagonista di interessanti cocktail, ricercati piatti gourmet e street food rivisitati.

E’ proprio “il latte che non ti aspetti” l’ingrediente chiave di “Unexpected Milk Experience”, l’evento andato in scena alla “Lanterna” di Roma, con un menu di sapore e sostanza, pensato e realizzato da Francesco Rivoglia, Executive Chef del catering di Enoteca La Torre Group per mostrare le tante potenzialità in cucina e nella cocktailerie di questo grande prodotto.

L’iniziativa ha coinciso con la presentazione alla stampa di “Think Milk, Taste Europe, Be Smart!”, la nuova campagna di comunicazione promossa dal Settore lattiero-Caseario dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, realizzata da Confcooperative e cofinanziata dalla Commissione Europea per dare risalto al latte bovino e i suoi derivati.

Obiettivo dichiarato del progetto è cambiare il modo di guardare e consumare questi prodotti, scoprendone caratteristiche e valori che li rendono più che mai attuali e contemporanei, attraverso diversi canali, e uno spot promozionale presentato in anteprima ieri e visibile da oggi sui social e il sito www.thinkmilkbesmart.eu.

Il latte e i latticini Made in EU possiedono elevate qualità e sicurezza, mantenendo intatte le proprietà microbiologiche e organolettiche nonché tutti gli elementi nutritivi che li rendono così preziosi per una dieta bilanciata ed equilibrata. I prodotti europei tengono inoltre in massima considerazione anche il benessere animale, che rimane tra le priorità degli standard produttivi dell’Unione Europea e i più alti al mondo in materia.

La campagna nasce per valorizzare il settore, la sua cultura produttiva e gli alti standard in tema di qualità, sicurezza e benessere animale che contraddistinguono il comparto in Europa, ha affermato Giovanni Guarneri, coordinatore del settore lattiero-caseario dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari.

Ci rivolgiamo ai giovani perché sono i più sensibili ai trend del momento, anche riguardo al cibo. (…) La produzione di latte è infatti una delle principali forme di presidio e tutela del territorio, siamo il primo comparto agroalimentare italiano per valore e il sistema lattiero-caseario cooperativo è un modello economico virtuoso e solidale. Vogliamo rivendicare il consumo di latte come elemento distintivo e di appartenenza a una generazione vincente.

La filiera lattiero casearia del sistema cooperativo italiano è uno straordinario esempio dell’eccellenza produttiva europea. Sono 600 le cooperative impegnate nel settore: fatturano 7 miliardi di euro, danno lavoro a oltre 13.000 persone con 17.000 stalle associate. Fra i prodotti lattiero caseari meritano senza dubbio una menzione i formaggi che si fregiano dei marchi europei DOP e IGP: rappresentano ben il 50% dell’intera produzione casearia nazionale, settore in cui l’Italia detiene una leadership assoluta a livello mondiale con 56 formaggi DOP e IGP riconosciuti, produzioni distintive dell’UE in grado di dimostrare in ogni parte del mondo la ricchezza, il legame con il territorio, la sicurezza, la qualità, l’eccellenza di tutte le produzioni agroalimentari dell’Unione.

IL PROGETTO

Protagonista del progetto è il latte bovino, con tutti i suoi derivati, valorizzando l’intera filiera lattiero casearia del sistema cooperativo italiano quale esempio dell’eccellenza produttiva europea.
Fra i prodotti lattiero caseari meritano senza dubbio una menzione i formaggi che si fregiano dei marchi europei DOP e IGP: rappresentano ben il 50% dell’intera produzione casearia nazionale, settore in cui l’Italia detiene una leadership assoluta a livello mondiale

I MESSAGGI, IL TARGET, IL VISUAL

Il progetto ha l’obiettivo di valorizzare il settore lattiero-caseario, concentrandosi sulla formazione e la sensibilizzazione dei consumatori e dei media, anche attraverso il coinvolgimento di opinion leader, foodblogger ed influencer. L’obiettivo è quello di aumentare la fiducia dei cittadini, in particolare i più giovani, e proporre un’informazione corretta, documentata ed aggiornata.

I principali messaggi sono direttamente connessi al titolo del progetto “Think Milk, Taste Europe, Be Smart!”, un’esortazione/call to action, che riassume in poche ed incisive parole (che divengono anche claim della campagna), gli elementi centrali del progetto: se vuoi essere Smart, pensa/informati su quello che consumi, scegli i prodotti europei”. Il titolo porta inoltre l’attenzione proprio sul prodotto latte.

Il tone of voice è diretto, informale, vuole infondere familiarità e fiducia ed è pensato per un pubblico giovane, così come l’immagine coordinata del progetto. Nelle diverse declinazioni, con differenti protagonisti e contesti, resta il filo condutture del consumo di latte rivendicato come elemento distintivo e di appartenenza a una generazione vincente. Le parole chiave richiamate nelle diverse interpretazioni sono tutti concetti positivi associati al consumo dei prodotti lattiero-caseari europei.

I VALORI

La campagna si concentrerà su alcuni valori fondamentali del latte e dei latticini prodotti nell’Unione Europea: sicurezza, tracciabilità, qualità, proprietà nutrizionali, sostenibilità.
La filiera lattiero casearia europea utilizza tecnologie avanzate e investe in tecniche innovative, con l’obiettivo di rendere la produzione, la distribuzione e il consumo degli alimenti sempre più sicuri e sostenibili. L’Unione Europea dispone l’obbligo, in tutte le fasi di produzione, trasformazione e distribuzione, di poter rintracciare gli alimenti, così come i mangimi e le materie prime destinati alla produzione alimentare. Questo sistema è stato ideato e attuato per garantire la sicurezza e la salubrità dei prodotti in circolazione, con l’obiettivo di proteggere e salvaguardare la salute dei consumatori.

La campagna ha inoltre attivato il portale istituzionale www.thinkmilkbesmart.eu, articolato come una sorta di blog in continuo aggiornamento orientato ai consumatori, che potranno trovare in questo un punto di riferimento autorevole dove informarsi e approfondire. Sono inoltre attivi i canali social dedicati al progetto:

INSTAGRAM @thinkmilk_tasteeu

FACEBOOK Think Milk, Taste Europe, Be Smart

YOUTUBE Think Milk, Taste Europe, Be Smart

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In occasione dell’importante traguardo abbiamo rivolto qualche domanda al Direttore Francesco Testa, erede di un ruolo di comando all’interno della stessa famiglia che gestisce il ristorante da 90 anni, per indagare i maggiori cambiamenti ed evoluzioni di un’insegna storica romana.

90 Anni e non sentirli. Lo storico ristorante romano dell’Eur, in Via Dei Genieri, ha spento quest’anno le prime 90 candeline della sua lunga storia, una per ogni anno in cui la famiglia Testa si è occupata di ristorazione per grandi e piccoli eventi facendosi conoscere come una delle storiche insegne della Capitale in fatto di romanità a tavola.

“Scapicollo” in dialetto significa scosceso, così com’era il percorso per arrivare al primo locale di Monteverde, una fiaschetteria, appena una baracca a cui si accedeva con una scaletta di legno. Poi, negli anni 30 il trasferimento nell’attuale sede.

Nella nuova sede di “Checco allo scapicollo” trasferita all’Eur e che abita un parco di oltre un ettaro e mezzo, sono state festeggiate più di duemila nozze oltre a feste ed eventi privati, che hanno visto avvicendarsi schiere di Vip, dai prestigiosi nomi dello spettacolo a quelli dello sport, passando per politici del panorama nazionale ed internazionale.

«Vederli ritornare per festeggiare l’anniversario di matrimonio a distanza di anni e ricordare con gioia quel momento passato da noi è la più grande soddisfazione che si possa ottenere».

Così afferma il direttore Francesco Testa che, in occasione della ricorrenza, gli abbiamo rivolto qualche domanda per indagare i maggiori cambiamenti ed evoluzioni di un’insegna storica romana.

Quanto e come è cambiata Roma?

Roma una città in continua trasformazione, cambiamenti in tutti i quartieri compreso il nostro, l’Eur, e che ha toccato anche il ristorante Checco dello Scapicollo, sempre pronto ad inseguire il cambiamento ma con alcuni punti fermi inamovibili.

Quanto e come è cambiato Checco?

Abbiamo adeguato l’impiattamento, le tecniche di cottura, gli standard igienici e di sicurezza ma non le antiche ricette e le eccellenti materie prime del Lazio.

Quali sono ad oggi le più grandi differenze nella ristorazione?

Oltre alla cucina romana e tutte le sue ricette tradizionali, anche noi ogni tanto ci concediamo dei voli pindarici in altre cucine regionali, in ricette internazionali e nelle nuove forme di creatività culinaria ma… senza esagerare!

Quanto e come è cambiata la clientela?

Naturalmente anche la clientela è cambiata sempre più esigente ed informata che ci spinge a miglioramenti continui.

Quali sono stati i cambiamenti più significativi della location?

I clienti vengono accolti nella nostra location sempre curata e migliorata nel tempo seguendo anche un po’ le mode del momento della gestione e della scenografia degli spazi.

Qual è il piatto di Roma che non si fa più e quelli di Checco che resistono da 90 anni?

Ma come detto abbiamo dei punti fermi come l’amatriciana, la cacio e pepe, la gricia che sono in voga da 90 anni e non retrocedono di un passo, qualche piatto naturalmente si è perso come le fettuccine con le rigaglie di pollo ormai non più richiesto da nessuno. Comunque siamo sempre pronti a soddisfare le esigenze della nostra clientela con dedizione e amore come sempre. Vi aspettiamo!

Checco allo Scapicollo

Via dei Genieri, 5 – 00143 Roma EUR

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Fuochi d’artificio per l’edizione 2021 di 50TopPizza. Francesco Martucci conquista per la terza il gradino più alto del podio, segue la Napoli di Diego Vitagliano e la Roma di Pier Daniele Seu, che porta la Capitale per la prima volta in vetta.

Abbiamo intervistato Albert Sapere, Direttore Editoriale di 50TopPizza, unitamente ai Vincitori della quarta edizione, per capire come sia nata la guida che fa stare i pizzaioli con il fiato sospeso, cosa rappresenti questo traguardo per loro, quali siano i criteri stabiliti e perchè sia così importante valorizzare e tutelare, oltre le classifiche e i campanilismi, la Grande Pizza Italiana.

Caserta, Napoli, Roma. Il paradigma della Pizza è cambiato, così come la sua geografia tradizionale che continua a modificare i suoi confini, ad aggiornare le sue coordinate. La scena si allarga, il palco dei maestri lievitisti diventa italiano, conferma un appannaggio non più solo squisitamente campano, abbraccia le diverse espressioni di Pizza moltiplicate da studi e risultati, territori, atmosfere ed esperienze. 

Mentre il comparto degli artigiani pizzaioli prolifera, allunga il passo, progetta nuovi spazi, supera le difficoltà e mostra scoperte tra tipicità, ricerca e abbinamenti su basi alveolate, nascono nuove guide e criteri per monitorare i progressi del settore e fotografare il nuovo Modello di Pizza Contemporaneo che punta alla qualità di tutte le sue componenti. 

Tra queste, la Guida on line 50TopPizza – curata da Barbara Guerra, Albert Sapere e Luciano Pignataro – si è affermata con autorevolezza nel panorama enogastronomico in una una manciata di anni, premiando le migliori pizze e pizzerie italiane e del mondo, senza alcuna preferenza di stile, né principi ideologici. Ispirata al “concetto di buono” in senso ampio, con coerenza, e oltre le mode del momento, gli ispettori sono impegnati nel rispetto dei principi e dei criteri stabiliti dai curatori (riportati per esteso a chiusura dell’articolo). 

Così, per il terzo anno consecutivo Francesco Martucci si conferma il nuovo Re di Caserta, afferma la sovranità di sperimentatore indomito tracciando nuovi confini multidirezionali dell’esperienza Pizza, e “ririporta i suoi Masanielli” sul gradino più alto del podio di 50 Top Pizza, seguito dalla Napoli-Pozzuoli di Diego Vitagliano e dalla Roma di Pier Daniele Seu, che porta la Capitale per la prima volta in vetta.

A tal proposito, abbiamo intervistato Albert Sapere, Direttore Editoriale di 50TopPizza, unitamente ai Vincitori dell’edizione 2021 – Francesco Martucci, Diego Vitagliano e Pier Daniele Seu – per capire come è nata la guida, come si è evoluto nel tempo la figura del pizzaiolo, cosa rappresenta questo traguardo per i Maestri Pizzaioli, quali siano i valori vincenti da tenere per continuare a migliorarsi, e perchè sia così importante valorizzare e tutelare, oltre i campanilismi, la Grande Pizza Italiana. Buona Lettura.

Quanta Italia c’è nel prodotto Pizza?

La pizza è sinonimo di Italia, di Napoli che ne è la Capitale, anche se negli ultimi anni si mangiano buone pizze in tutte le parti del mondo, ma la qualità media in Italia, resta ancora inarrivabile.


Da dove nasce l’esigenza di pensare una nuova guida sulla Pizza?

Noi di pizza, quando dico noi, intendo Barbara Guerra e Luciano Pignataro curatori della guida con me, ce ne occupiamo da sempre. Il Luciano Pignataro wine blog è stato il primo network di comunicazione a parlare quotidianamente di pizze, pizzerie e pizzaioli, mentre invece Barbara e io siamo stato il primo congresso gastronomico con lsdm nel 2008 a mettere un pizzaiolo sul palco. Quindi semplicemente ci è sembrata una normale evoluzione di quello già facevamo.

Come si diventa uno dei Podi e Classifiche più ambiti in soli 5 anni?

Con un lavoro serio e con l’anonimato dei nostri ispettori. Infatti noi tre siamo la punta di un iceberg di un movimento fatto di oramai di più di mille persone sparse per il mondo, circa duecento solo in Italia. L’anonimato nel mondo moderno in cui tutti vogliono apparire è un grande valore.


Perchè è importante valorizzare e tutelare il comparto degli artigiani pizzaioli italiani?

Perché sono un grande motore economico di questo Paese. Lavorano da artigiani con gli artigiani che li supportano con i loro prodotti. Ricordo che quando ho cominciato c’era un produttore di pomodori del piennolo, oggi ce ne sono quasi una ventina e tutto questo grazie ad una pizza.

Quanto e come è cambiato il ruolo e la figura del pizzaiolo?

Continua ad essere un artigiano, però oggi è anche un pò manager. Le pizzerie oggi sono un mondo complesso, con tanti dipendenti, fornitori, spesso i rappresentanti sindacali, un’azienda a tutti gli effetti. Direi quindi artigiano/manager.

La pizza possiede le caratteristiche necessarie per accedere ai gironi e riconoscimenti dell’alta ristorazione?

Il pizzaiolo è il pizzaiolo con la dignità e l’orgoglio della categoria, riconosciuta dall’Unesco. Con quello della cucina sono due mondi diversi, che possono dialogare, ma chi fa le pizze è pizzaiolo e chi dirige una cucina è chef, che è diplomato all’Alberghiero.

Un pensiero sui 3 vincitori.

Mi ha emozionato mentre erano tutti e tre in diretta nella finale e si applaudivano a vicenda. Hanno dimostrato di essere dei ragazzi con dei valori importanti, prima che di essere i migliori. Un bel messaggio davvero.

Le Dichiarazioni dal Podio 2021


1° I Masanielli – Francesco Martucci

Caserta, Campania – Per la terza volta consecutiva in testa.

Dalla Guida

Un tempio della ricerca e dell’evoluzione del gusto sulla pizza tradizionale e contemporanea. Francesco Martucci ha fatto dello studio certosino delle materie prime la sua firma riconoscibile e ha usato la pausa forzata della Pandemia per studiare e sperimentare. Ingredienti d’eccellenza, combinati di farine, mix di consistenze, alternanza di cotture differenti, hanno reso le sue pizze esperienze uniche. Un sensibile salto di qualità che gli fa allungare il passo e alzare l’asticella. Materie prime di territorio e non solo per offrire all’ospite un vero viaggio nel gusto che varia con i tempi delle ricerche. Anche nel beverage c’è un rinnovo con un occhio di riguardo al territorio campano. Straordinari i dolci della compagna, Lilia Colonna. La mise en place è essenziale e precisa. Il servizio impeccabile e puntuale anche quando è strapieno.

Frittatina di Pasta dell’Anno 2021
PASTIFICIO DI MARTINO AWARD

Cosa rappresenta per Te il raggiungimento di questo traguardo?

Rappresenta molto, è la conseguenza di un lavoro fatto assieme a ragazzi straordinari, credendo un modo diverso dagli altri di concepire il prodotto pizza. Vincere una volta è bellissimo, Due volte è qualcosa di irragiungibile, Tre volte stai sulla Luna o su Marte, ed è tanta la gratificazione non per la vittoria in sé, ma per il percorso che ha portato fino a qui, un percorso che la dice lunga su quello che “abbiamo combinato”.

Cosa ha fatto la differenza determinando la tripletta ?

Sapersi adeguare al momento, studiare, mettersi in discussione, capire, provare a migliorarsi, ogni giorno.

Dove eri quando è arrivata la notizia?

Stavo lavorando. Mi trovavo a Identità Golose per una cena, mentre in contemporanea veniva svelata la lista e i premi dell’olimpo della pizzeria. La calma e il mood che io e la mia brigata abbiamo mantenuto nel corso della serata hanno sorpreso me stesso per primo; un atteggiamento che ha confermato una volta in più la maturità che questo gruppo ha raggiunto.

Quali sono i valori vincenti che un vero professionista dovrebbe portare con sé?

Educazione e Rispetto, verso gli altri, verso i clienti, i dipendenti e soprattutto verso se stesso.

A chi dedichi questa vittoria?

Ho sempre dedicato ad altri i miei premi, le mie vittorie, i miei successi. Ma questa volta, visto che il mio lavoro è sempre a disposizione degli altri, vorrei dedicarlo a me stesso, a tutte le mie rinunce che ho fatto per arrivare fin qui.

10 Diego Vitagliano Pizzeria

Napoli, Campania

Dalla Guida

10 di Diego Vitagliano è una certezza. Il locale è arredato con un sapiente connubio tra modernità e tradizione; i colori tenui, i soffitti in legno tinteggiato e il rispetto attento delle norme di prevenzione del Covid fanno sentire il cliente sicuro e a casa. Servizio impeccabile. Il menu delle pizze spazia fra varie ed interessanti interpretazioni delle classiche margherita e marinara e pizze più contemporanee in cui Diego Vitagliano esprime la sua creatività culinaria e valorizza ingredienti di ottima qualità. Ampia e ben presentata dal sommelier in sala, la lista di vini, birre e bollicine. Postazione dedicata al gluten free.

Diego Vitagliano – Pizzaiolo dell’Anno 2021
LATTERIA SORRENTINA AWARD

Cosa rappresenta per Te il raggiungimento di questo traguardo?

La 50TopPizza per tutti i pizzaioli rappresenta il riconoscimento di un lavoro fatto come si deve, io sono in classifica dall’ anno zero. Sono entrato in classifica che ero al 43° posto, poi il duro lavoro ha fatto sì che arrivassi sul podio, quindi questo podio per me è il frutto del mio lavoro.


Quali sono i valori vincenti che un vero professionista dovrebbe portare con sé?

I valori vincenti da tenere sempre a mente per me ne sono tanti, tra questi c’è “mai dimenticare chi eri e da dove sei partito” e “soprattutto mai dimenticare la gavetta quella vera”, quella che ti fa ancora oggi lavare un’impastatrice dopo aver impastato.

A chi dedichi questa vittoria?

Questa vittoria la dedico a mio padre è stato lui la prima volta a portarmi in pizzeria per imparare.

Seu Pizza Illuminati

Dalla Guida

Entusiasmo, passione, studio, intelligenza: una crescita esponenziale, quella di Pier Daniele Seu, a conferma dell’acclarato successo. Siamo ormai ai vertici nazionali: in un locale moderno fatto di ferro, acciaio ed ecopelle, con un avvio di fritti strutturati e assai golosi, e con dei dischi di pasta lievitata perfetti per maturazione, elasticità, fragranza e digeribilità. Sia nelle versioni classiche sia nel capitolo delle Seu Pizza, dagli abbinamenti variegati, stagionali, talvolta provocatori ma sempre a fuoco e ben pensati: dall’assoluto di tonno alla Seup d’oignon. Appendice sensuale quella delle pizze dolci, di totale abbandono. Vini e birre ben scelti e servizio puntualissimo.

Roma, Lazio

Cosa rappresenta per Te il raggiungimento di questo traguardo?

E’ stata un’emozione grandissima, soprattutto perchè Roma è per la prima volta sul podio tra le pizzerie migliori di Italia, e tra l’altro con un giovane il che fa capire che c’è un ricambio generazionale e che la classifica che guarda al contesto, non solo al nome, una sofisfazione grandissima


Quali sono i valori vincenti che un vero professionista dovrebbe portare con sé?

Rispetto per chi lavora per lui e con lui. La squadra è la parte più importante ed è grazie Latro valore fonfdamentale è l’identità, senza scimmiottare nessuno, cercare la propria starda


A chi dedichi questa vittoria?

La dedico ai ragazzi dello staff di Roma, che faticano con me, ai ragazzi della Pizzeria del Bulgari Resort di Dubai, alla Pizzeria Tac Thin and Crunchy di Ostia, a Me, Valeria e Brando perchè, nonostante il Covid è stato un anno stupendo!


Come funziona 50TopPizza

Qual è la filosofia di 50TopPizza?

La guida non ha principi ideologici, si ispira al concetto del buono in senso ampio ma predilige chi punta ai prodotti di territorio e stagionali quali fra tutti quelli a marchio europeo (dop, Igp, Stg), nonché i Pat come da elenco annuale del ministero.
Tenendo conto anche della compatibilità ambientale, si privilegia chi ha un progetto di pizza preciso che viene realizzato, al di là degli stili, con coerenza e senza inseguire le mode del momento. Gli ispettori, così come i curatori, sono liberi e autonomi, lavorando quindi in maniera incondizionata, impegnati nel rispetto dei principi e dei
valori appena enunciati.

Cosa premia 50TopPizza?

Gli ispettori della guida sono invitati a considerare la pizzeria nel suo insieme e a indicarla sulla base della sua capacità di garantire il benessere del cliente in base ad una sua scelta alimentare consapevole. Quant’anzi, a partire dal servizio proseguendo per le opportunità di scelta dei vini e delle birre, la pulizia e la bellezza dell’ambiente, lo stato dei servizi igienici. Ma non solo: importante è anche il benessere fisico, quindi la valutazione della pizza sia sulla base del gusto che della salubrità.

Quali sono gli elementi di valutazione di 50TopPizza?

1. La pizza

Deve essere anzitutto buona e digeribile a prescindere dallo stile adottato dalla pizzeria. In ogni caso subentra una valutazione su come siano stati combinati gli elementi. Importante e decisiva la qualità dei prodotti usati.

2. Il servizio

Aspetto fondamentale che fa la differenza quanto la pizza nella valutazione. La qualificazione del personale di sala, la sua capacità di spiegare la pizza, illustrare la carta dei vini e della birra, il sorriso e la gentilezza sono di fatto ritenuti fondamentali nella valutazione finale.

3. L’ambiente

Non importa che la pizzeria sia grande o piccola, è necessario che sia tenuta pulita, bagni compresi per tutta la durata del servizio. 50TopPizza apprezza i locali ben pensati e che abbiano attenzione anche al design.

4. L’attesa

Gli ispettori di 50TopPizza fanno la fila come tutti i clienti normali. Un elemento di valutazione è anche come viene gestito il flusso, se ci sono preferenze, se davvero si segue un ordine preciso e insindacabile, se ogni tanto si usa attenzione a chi sta aspettando (uno sfizio offerto, copertura per evitare di bagnarsi se piove, stufe se fa freddo).

5. Il vino

50TopPizza apprezza particolarmente le pizzerie che hanno introdotto le carte dei vini. Predilige quelle territoriali e regionali anche se non penalizza la volontà di offrire carte che comprendano bottiglie di altre regioni o anche di altri Paesi.
50TopPizza detesta e boccia le liste impersonali, le carte dei vini fotocopia date dai distributori, quelle che non rispettano le produzioni locali.

6. La birra

Stesso discorso anche per le birre artigianali. 50TopPizza però non penalizza chi sceglie solo birre industriali ma premia chi offre una proposta varia e poliedrica.

7. Beverage

Si sta affermando una particolare attenzione al bere miscelato. 50TopPizza registra quelle pizzerie che sono pronte a queste nuove tendenze purché non stravolgano il ruolo primario del vino e della birra.

Il sondaggio

Il lavoro di 50TopPizza parte con un primo grande sondaggio aperto a circa 150 ispettori in Italia scelti in base a loro dichiarazione scritta per non aver alcun rapporto commerciale diretto o indiretto con le pizzerie. È stato fissato un algoritmo che tiene conto del peso di ciascuna regione in base alla popolazione residente, al flusso turistico e al numero delle pizzerie. Ciascun ispettore può votare un tot di pizzerie della propria regione e un tot di altre regioni italiane a patto che le abbia visitate.

Cosa indica la classifica

Importante è considerare che 50 TopPizza non indica la migliore pizza o il miglior pizzaiolo. Indica la migliore pizzeria grazie al complesso dei fattori che abbiamo elencato.

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Torna la Fiera dei Sapori a Frascati dal 24 al 26 settembre 2021. La manifestazione più panoramica dei Castelli Romani giunge alla sua quinta edizione e sceglie come tema “il gusto si mette in mostra” proponendo una selezione di interessanti Laboratori tematici sull’Olio Evo e sul Gelato, Storie di Vigne, Uomini e Cantine, Stand enogastronomici e Degustazioni en plein air.

Dal 24 al 26 settembre 2021, l’appuntamento è con la Fiera dei Sapori, un weekend di gusto e prelibatezze a Frascati, panoramica cittadina dei Castelli Romani a pochi chilometri della Capitale.

Sulla passeggiata panoramica, saranno tre giorni i giorni dedicati alla selezione dei migliori prodotti enogastronomici del territorio ed oltre, interpretati in chiave tradizionale e innovativa da Chef e Artisti di Cucina.

La Fiera, con oltre quaranta stand posizionati lungo l’elegante cornice della Passeggiata di Frascati in Viale Vittorio Veneto, è espressione di un territorio in equilibrio tra le sue tradizioni, grande voglia di crescita e valorizzazione dei grandi prodotti dei Castelli Romani.

A rappresentare i Castelli Romani e la loro voglia di ben mangiare grandi realtà del territorio e nuovi protagonisti di una cucina in profondo rinnovamento.

Le aree di degustazione – Un gusto per ogni… gusto!

Sei aree di degustazione, ognuna dedicata a una categoria di prodotti che sarà presente a Fiera dei Sapori: primi piattisecondi piattisfizidolcivini birra. Ad attendere i visitatori una ricca offerta di ricette, specialità, calici e boccali, tra i quali l’immancabile cacio e pepe o l’originale panino al baccalà con misticanza e cipolla caramellata. Che sia un assaggio di sushi o la più tradizionale porchetta, sarà possibile accompagnare ogni specialità con vini e birre artigianali dei Castelli Romani.

I laboratori tematici

Passeggiate con gusto, sapori della tradizione, prodotti tipici. Ma non solo. Il lungo weekend di “Fiera dei Sapori” diventa il luogo ideale per imparare, grazie a quattro laboratori tematici ad accesso gratuito. Per accedere è necessario inviare una mail di prenotazione a info@fieradeisapori.it.

• Masterclass sui vini castellani (sabato 25 settembre, dalle 18 alle 19). L’Associazione CastelliRomani Food & Wine vi condurrà alla scoperta delle aziende vitivinicole del territorio nellaloro produzione d’eccellenza. Una degustazione guidata organizzata da esperti del settore per promuovere e far degustare le eccellenze vitivinicole del territorio.

  • Slow olive, dalla guida extravergini al Presidio (venerdì 24 settembre, dalle 19 alle 20)La Condotta Slow Food di Frascati e Terre Tuscolane organizza un laboratorio di degustazione guidata dedicato agli olii extravergini castellani, selezionati dagli esperti di Slow Food.

  • La fisica del freddo e l’applicazione del…gelato (domenica 26 settembre, dalle 17 alle 18). Organizzato da “Frascati Scienza”, è un divertente spettacolo scientifico per conoscere le basi scientifiche di un prodotto amatissimo da ogni età. Al termine della dimostrazione sarà possibile assaggiare del buonissimo gelato preparato con azoto liquido a – 200°!

  • Slow Wine, storie di vita, vigne e vini (domenica 26 Settembre, dalle 18 alle 19). La Condotta Slow Food di Frascati e Terre Tuscolane organizza un laboratorio di degustazione del vino per conoscere le produzioni di una selezione delle cantine dei Castelli Romani.

Come funziona la Fiera dei Sapori

Come ogni anno, Fiera dei Sapori permette al pubblico di acquistare dei voucher, che possono essere utilizzati per accedere alle varie degustazioni. L’edizione 2021 ha però una novità: per favorire l’accesso in sicurezza, si dovrà acquistare un voucher online (www.fieradeisapori.it) del valore di 10 euro che darà diritto a 10 gettoni con i quali si possono gustare i piatti e i calici di vinoNell’area dell’evento – al quale si potrà accedere solo con Green Pass e voucher già acquistato online – si potranno acquistare altri gettoni a seconda delle proprie esigenze.

Nelle giornate del 24, 25 e 26 settembre gli orari di accesso sono differenziati: venerdì 24 settembre dalle 18 alle 23; sabato 25 settembre e domeni

L’evento, in collaborazione con Magnolia Eventi e il patrocinio del Comune di Frascati, è organizzato da Valica – prima tourism marketing company in Italia con all’attivo numerose manifestazioni su tutto il territorio nazionale, tra cui Borgo di Vino in Tour.

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Irresistibile tagliato a mano, seducente tra due strati di pizza bianca ben unta, semplice e lussuoso con il pane casereccio, virtuoso con i fichi, allettante con la mozzarella, sfizioso attorno ai grissini, popolare con il melone, inatteso con l’uva nera: parliamo del Prosciutto Crudo o meglio, in questo frangente, del Prosciutto Crudo San Daniele D.O.P., uno dei Re dei Prosciutti d’Italia.

Caratterizzato dall’incontro tra i venti freddi delle Alpi Carniche e la brezza tiepida e salmastra dal mar Adriatico, mentre il corso del fiume Tagliamento agisce da termoregolatore naturale, la paria del “San Daniele” è il Friuli Venezia Giulia, la sua terra è quella di Udine e la sua storia ha antichissime radici da raccontare.

Solo tre ingredienti, anzi quattro: cosce di suino italiano selezionate, sale marino, il particolare microclima di San Daniele e il “Sacro Tempo“, che passa lento, impreziosisce ciò che è nato per durare e concentra il sapore.

Ogni Prosciutto di San Daniele, per potersi chiamare tale, richiede un meticoloso e paziente procedimento che garantisca il raggiungimento della sua peculiare forma, del suo profumo, del suo colore rosso-rosato, del bianco candido del suo grasso, delle sue calibrate sapidità: una tradizione secolare a forma di chitarra che ha reso “il San Daniele” un’eccellenza italiana apprezzata in tutto il mondo.

Nato da gesti antichi e mani esperte di Mastri prosciuttai, attraverso un sistema codificato di rigorose regole che trasformano carne di maiale e sale in un capolavoro di gusto, questo Prosciutto friulano si ottiene dalla lavorazione delle cosce fresche di suini pesanti italiani – ogni coscia è ottenuta da capi scelti di razza pesante Large White, Landrace e Duroc – nati, allevati e macellati in 10 regioni dell’Italia centro-settentrionale.

Infatti, la materia prima per il Prosciutto San Daniele a marchio DOP proviene esclusivamente da Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Abruzzo, Marche, Umbria.

La filiera produttiva conta oggi 3.799 allevamenti116 macelli550 addetti e 31 stabilimenti produttivi: con circa 3 milioni di prosciutti prodotti l’anno, San Daniele rappresenta una consistente fetta delle esportazioni del made in Italy del settore agroalimentare.

CENNI STORICI e il IL MERCATO DI SAN DANIELE

San Daniele del Friuli è un comune della provincia di Udine, in Friuli-Venezia Giulia, conta circa 8.000 abitanti e si trova all’interno dell’area dell’Anfiteatro Morenico. La principale attività economica del territorio si basa sulla filiera produttiva del Prosciutto di San Daniele DOP.

La posizione geografica e la composizione peculiare del suo microclima rendono San Daniele un luogo unico ed irripetibile per la stagionatura delle cosce di maiale, grazie alla concomitanza dei venti delle Alpi da nord e della brezza del Mar Adriatico che qui si incontrano.

Le prime testimonianze legate alla produzione e al suo consumo di prosciutto risalgono agli insediamenti di epoca preromana nell’area friulana compresa tra le Alpi Carniche e le Alpi Giulie, che include anche il paese di San Daniele, ma furono i Celti a fissare i principi della sua lavorazione.

Ogni prosciutto è il risultato di una lavorazione artigianale che avviene nel rispetto di una tradizione che viene ancora oggi tramandata da intere generazioni di famiglie del popolo friulano.

Le indagini archeologiche condotte nella Chiesa di San Daniele in Castello ci informano sull’utilizzo dei maiali per l’alimentazione umana già in epoca protostorica, ovvero tra fra l’XI e l’VIII secolo a.C.. Nel Medioevo si svilupperanno le pratiche dell’allevamento e della norcineria.

Gran parte della fortuna e prosperità di San Daniele deriva dall’essere stata per oltre sette secoli di feudo patriarcale; ed è il Patriarca che assegna a San Daniele il privilegio di attivare un mercato. L’attestazione più antica di mercato franco risale al 1063. Il privilegio viene confermato da Federico II nel 1232.

Successivamente, durante il Concilio di Trento, le cronache dell’epoca narrano che il Patriarca di Aquileia inviò ai prelati 12 prosciutti di San Daniele. Alcuni documenti testimoniano la presenza di questo salume anche nelle corti di Francia e Austria e sulle mense dei Dogi. Verso la fine dell’Ottocento a San Daniele c’erano già alcune ditte che potevano fregiarsi delle credenziali di “fornitore della Real Casa e dei Sacri Palazzi Apostolici”.

PROSCIUTTIFICI & CONSORZIO

Bisognerà aspettare gli anni ‘20 per far si che la produzione del prosciutto nel borgo friulano da artigianale divenga via via più strutturata. Nascono così i primi prosciuttifici che trasformano gli spazi domestici in veri e propri stabili industriali, fino a quando, l’intensificarsi della produzione porta alla determinazione di un Consorzio privato.

Fin da subito, questo gruppo eterogeneo, composto da produttori di prosciutto, cittadini della comunità di San Daniele e industriali di settori differenti, ha assunto il compito di preservare e diffondere il nome ed il marchio del prosciutto di San Daniele e di stabilirne le regole canoniche della lavorazione.

Il Consorzio del Prosciutto di San Daniele costituito nel 1961 ai sensi dell’articolo 2602 e ss. del codice civile, oggi conta 31 soci produttori, i quali osservano regole stabilite e condivise dal testo del Disciplinare per la produzione di un prodotto riconoscibile e sempre uguale a se stesso.

Inoltre, vigila sulla sua corretta applicazione; tutela il marchio affinché non vi siano abusi o usi illegittimi del nome, del marchio Prosciutto di San Daniele e dei segni distintivi della Denominazione di Origine Protetta.

ARIA DI FESTA

Ogni anno, a fine agosto, nella cittadina di San Daniele del Friuli, il Consorzio del Prosciutto di San Daniele presenta un appuntamento per celebrare il Prosciutto di San Daniele DOP con un evento ad hoc con visite guidate negli stabilimenti di produzione, corsi e laboratori di degustazione, showcooking e Prosciuttifici aperti al pubblico e svelare i segreti della sua produzione.

METODO DI PRODUZIONE

La lavorazione inizia con la pesatura delle cosce che devono essere almeno di 12 kg. Si procede quindi alla rifilatura, per eliminare le eventuali imperfezioni dovute alla macellazione. Segue la salagione per un tempo variabile in rapporto al peso delle cosce; la tradizione vuole infatti che la coscia resti sotto sale un giorno per ogni chilogrammo di peso. La coscia ormai ripulita dal sale viene sottoposta a una pressione uniforme per 24-48 ore, che le conferisce la tipica forma “a chitarra”. Si procede con il ciclo di riposo, lavaggio, asciugatura e “sugnatura”, per arrivare infine a una delle fasi più importanti che è quella della stagionatura. È in quest’ultima fase che il microclima di San Daniele diviene protagonista indiscusso. La stagionatura si protrae per un periodo minimo di 13 mesi dalla data di introduzione nel prosciuttificio.

Selezione

Il San Daniele è fatto solo con maiali nati, allevati e macellati esclusivamente in Italia. I suini sono alimentati seguendo una dieta controllata, prevista dal Disciplinare di Produzione, a base di siero di latte e cereali nobili. Solo per le cosce che superano il controllo preliminare di conformità inizia il processo di lavorazione. Le carni scelte vengono conservate per 24 ore a una temperatura compresa tra -1°c a + 3°c così da farle “tonificare”. Infine, vengono rifilate con appositi tagli per favorire la perdita di umidità.

Salatura

Dopo ulteriori 24 ore le cosce vengono ricoperte di sale marino e stese ad una temperatura tra gli 0° e i 4°C. Da tradizione ogni prosciutto riposa in questa condizione per un numero di giorni corrispondente al numero di chilogrammi del suo peso. Questo processo consente la conservazione naturale, in mantenimento dell’integrità della carne e ne migliora il gusto.

Pressatura

Dopo la salatura, i prosciutti vengono pressati lungo la massa muscolare allo scopo di far penetrare in profondità il sale, drenare i liquidi in eccesso delle cosce e dare alla carne una consistenza ottimale per la successiva stagionatura. Questa fase, esclusiva del San Daniele, gli conferisce la caratteristica forma a chitarra.

Riposo

Le cosce salate vengono messe a riposare in saloni dedicati, dove viene mantenuta un’umidità variabile tra il 70 e l’80% e una temperatura compresa tra i 4° e i 6°C . Questa fase dura fino al quarto mese dall’inizio della lavorazione e permette al sale di penetrare in maniera omogenea nel prosciutto.

Lavaggio

Dopo il riposo le cosce vengono lavate con acqua tiepida. Questa fase è molto importante perché favorisce la tonificazione della carne e, con il cambio di temperatura, ha inizio il processo di maturazione.

Stagionatura

Il Disciplinare di Produzione prevede che la stagionatura duri 13 mesi dall'inizio della lavorazione e che avvenga rigorosamente all’interno del territorio comunale di San Daniele del Friuli. Durante tutto questo periodo è fondamentale mantenere una condizione ottimale di temperatura, umidità e ventilazione.

Proprio durante la stagionatura il prodotto acquisisce le caratteristiche organolettiche peculiari che lo distinguono e che dipendono direttamente dal clima del territorio, il colle di San Daniele: aria fredda da nord e aria calda dall’Adriatico, combinate dal corso del fiume Tagliamento che fa da “climatizzatore” naturale.

Il processo produttivo è rimasto inalterato nei secoli; l’introduzione della tecnologia si è limitata soltanto al miglioramento nell’organizzazione e nella movimentazione del prodotto all’interno dei prosciuttifici.

Sugnatura

PUNTATURA

Sulla parte non coperta dalla cotenna è applicata la sugna, una pasta costituita da grasso suino e farina di riso o di frumento, al fine di proteggere e al tempo stesso ammorbidire quella porzione di carne evitando così che asciughi.

Puntatura

Durante la stagionatura è necessario controllare periodicamente tutto il processo, e questo avviene attraverso una serie di controlli regolari su ogni singola coscia. Vengono effettuati due tipi di controlli: la battitura per controllare la consistenza del prosciutto e la puntatura che consiste nell’infilare un osso di cavallo in determinati punti della carne per valutarne lo stato di stagionatura e la bontà attraverso l’olfatto.

Marchiatura

Solo al compimento del tredicesimo mese avvengono gli ultimi accertamenti sul prodotto da parte dell’IFCQ, l’istituto di controllo. Solo i prosciutti che superano questi test vengono certificati e marchiati a fuoco con il marchio San Daniele, che comprende il codice identificativo del produttore e garantisce la qualità del prodotto.

ASPETTO E SAPORE

MARCHIATURA

Il Prosciutto di San Daniele DOP ha una tipica forma “a chitarra” ed è provvisto di piedino. Al taglio, la fetta si presenta di colore uniforme rosso-rosato, con striature di grasso di colore bianco. Il profumo è intenso, il gusto dolce e delicato. L’aroma è delicato e diventa più persistente con il protrarsi della stagionatura, si possono riconoscere sfumature tostate (crosta di pane), note di frutta secca e malto d’orzo. Il sapore è delicato, la sapidità e gli aromi tipici della carne stagionata si fondono insieme producendo una piacevole ed appagante sensazione in bocca.

NOTA DISTINTIVA

Il segno distintivo per eccellenza del Prosciutto di San Daniele è il marchio a fuoco del Consorzio che è impresso sulla cotenna. Il marchio è costituito dalla denominazione in forma circolare, dalla stilizzazione del prosciutto con le lettere SD al centro, ed è accompagnato dal codice numerico di identificazione del produttore. Alla vista il San Daniele si riconosce dalla presenza dello zampino e dalla sua forma, che ricorda quella di una chitarra. Per la perfetta tracciabilità di ogni coscia sulla cotenna, oltre al marchio, sono visibili anche il tatuaggio d’identificazione dell’allevamento, il timbro a fuoco del macello e la sigla DOT che riporta il giorno, mese e anno d’inizio lavorazione da cui si può ricavare il tempo di stagionatura.

Consorzio del Prosciutto di San Daniele

Via Ippolito Nievo 19
33038 San Daniele del Friuli
Udine – Italy
+39 0432 957515

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Appassionato e sensibile, quando parla dell’Umbria e delle tipicità di questa piccola quanto ricca regione, il suo sguardo si illumina. 

Paolo Trippini, e il ristorante che porta la firma di famiglia a Civitella del Lago, si conferma essere una meta di grande gusto, piacevolezza e charme del centro Italia. 

Da qui, oltre le grandi vetrate, mescolate in un unico quadro dinamico di bellezza paesaggistica dominato al centro dallo “specchio di Corbara”, lo sguardo domina 3 regioni: il Lazio, l’Umbria, la Toscana. 

Siamo a Civitella del Lago, raccolto borgo di collina in provincia di Terni al confine con il Lazio, in posizione panoramica. Pochi passi dalla piazza per arrivare in Via Italia, 14, dai fratelli Trippini, dove Paolo in cucina e il fratello Luca in sala, hanno messo a punto una regia di bella accoglienza di Famiglia che nulla tralascia al caso.

Una lunga storia la loro. Fu infatti il nonno ad aprire, nel 1964, una trattoria divenuta in breve tempo tappa obbligatoria della zona e che, successivamente, il padre Adolfo trasformò in un locale più moderno e ambizioso.

Cifre stilistiche, approcci e orientamenti ben diverse che si sono sommate trovando, con Paolo e Luca, una nuova e solida equazione tra le pareti senza confini di ciò che rappresenta oggi il Ristorante Trippini: da un lato la voglia di trattenere un alto il livello qualitativo senza flessioni, dall’altro quella di raccontare e lavorare materie prime che ben esprimano la ricchezza di questo generoso territorio. 


“La verde Umbria e le sue colline sono il cuore dell’Italia, da qui parte la mia cucina. I piatti che realizzo sono espressione del mio legame con il territorio, con le sue tradizioni e le materie prime che lo caratterizzano, come il tartufo e i prodotti del bosco” dichiara lo chef Trippini, che dal 2015 è membro dei Jeunes Restaurateurs d’Europe.

Tartufo, olio extravergine di oliva, ortaggi, asparagi selvatici, frutti rossi, erbe aromatiche, carni da cortile, pesce di lago e nozioni della grande tradizione norcina si uniscono in un ideale paniere ricco di meraviglie in una personale idea di cucina.

Liberate la fantasia, scegliete le portate, create il vostro percorso” così recita la Degustazione a scelta tra 4, 5, 6 e 9 portate: Animelle di vitello carote al vermut, bieta; Quaglia imbottita, ricotta “montecristo” e asparagi; Baccalà, pera e peperone; Corona di maiale brado, cicoria, limone e nocciole “casa parrina”; Risotto finocchietto, tinca e yogurt di capra; Tortelli di grana con crema di piselli, ciliegie e caffè;  Tagliolini di segale con gamberi di fiume e fagiolo del piano di Orvieto; Maiale brado, cetriolo e orzo tostato; Petto di anatra, piselli e composta di pomodori; Dolce a scelta dalla carta.

La mano di Paolo Trippini è sempre attenta, forte e delicata, di impatto cromatico e sostanza gustativa. Ne sono un grande esempio tra gli Amouse Bouche i Macaron con patè di fegatini di pollo alla umbra, deliziosa esplosione di dolcezze, cremosità e croccantezza con piccole punte di sapidità; il Risotto finocchietto, tinca e yogurt di capra che trova un nuovo modo di raccontare lago e campagna: nicchie espressive amalgamate dalla piacevolezza in chicchi di un risotto che non teme stagioni; poi le Carni, Maiale, Anatra, Coniglio, di cui Paolo si conferma essere un sapiente interprete.

Una cucina di materia prima e respiro culinario, che non smette di guardarsi attorno, di scoprire, attingere e valorizzare i prodotti questa piccola quanto ricca regione e che conferma il Ristorante Trippini un’immancabile meta gourmet per conoscere l’Umbria e le sue due anime in accordo tra la creativa valorizzazione delle vecchie e nuove radici, e le espressioni di contemporaneità ben applicate.

Ad orchestrare questo concerto ben riuscito oltre a Paolo in cucina, ci sono Conny Cicilano, compagna di lavoro e di vita, e Francesca Matassa; mentre in sala, assieme a Luca, c’è Angela Gentili che assieme garantiscono proposte di una cantina di valide etichette tra blasonate, locali e opzioni brassicole, in un’accoglienza di grande classe e genuinità.

Facciamo un lavoro bellissimo – dichiara Paolo – in cui la passione,
il gusto, il rispetto delle tradizioni e delle materie prime ci rendono artefici della valorizzazione di un patrimonio storico e culturale i cui riconoscimenti ci ripagano di tutte le fatiche.


Per Paolo Trippini, oltre al Ristorante Gourmet di Civitella del Lago, la cucina è un sistema di sfide e nuovi piani professionali che, oltre a vederlo impegnato nei servizi di banqueting nelle storiche location umbre, si arricchisce di formule gastronomiche più scanzonate, attività e laboratori di formazione, oltre al temporary restaurant “Il Bosco Umbro” che ha portato al terzo piano di Eataly Roma una rappresentanza delle bontà di regione in chiave creativa, e nuovi progetti nel cassetto. Ma questa è un’altra storia.

 

Paolo Trippini – Civitella del Lago
via Italia, 14
Civitella del Lago – Baschi (TR)
tel 0744 950316
info@ristorantetrippini.com
Giorno di Chiusura: Lunedì

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Un’oasi urbana all’ultimo piano dell’Hotel Sofitel Rome Villa Borghese, Panoramico Hotel a 5 stelle che offre ai suoi ospiti una cucina ricercata ma autentica, attenta al benessere e al gusto eseguita con cura ed esperienza dell’Executive chef Giuseppe D’Alessio.

Dalla prima colazione al brunch, dall’aperitivo con il tramonto su Roma alle incantevoli cene sotto le stelle, Settimo Roman Cuisine & Terrace vi attende per regalarvi lunghi momenti di piacere e bellezza.

Design contemporaneo, temi floreali, tavoli smaltati, lampade di ottone, stoffe preziose e poltroncine di stile, accolgono in un abbraccio di grande comfort gli ospiti di Settimo Roman Cuisine & Terrace.

In questa atmosfera trasognata e sospesa, a metà strada tra la “La Dolce Vita” romana e il modernismo dell’ “Art De Vivre” francese, dal Settimo piano dell’hotel Sofitel Rome Villa Borghese, lo sguardo è libero di vagare tra cupole maestose e palazzi storici, anche attraverso le ampie vetrate che incorniciano la sala in dialogo aperto con l’esterno, mentre la cucina di Giuseppe D’Alessio si accomoda a tavola.

Le sue radici campane, l’esperienze maturate all’estero, le filosofie stagionali, rendono il menu di D’Alessio ogni volta pensato e improntato sulla tradizione gastronomica del territorio laziale, realizzata con accattivanti, quanto funzionali al gusto, tecniche contemporanee presentati tra l’esuberanza estetica dei motivi tropicali e la concreta voglia di sapore italiano.

L’obiettivo dello chef Giuseppe D’Alessio, e della sua brigata, è infatti quello di lasciare un ricordo importante nella memoria dei suoi ospiti raccontando Roma e il Lazio attraverso il cibo e le materie prime, che vengono scelte con cura per rispondere agli alti livelli di piacevolezza e di aspettative.

Piatti iconici, che raccontano Roma e L’Italia, riconoscibili nel sapore, creativi negli accostamenti, ricercati ma senza eccessi, sia nella presentazione sia nella comprensione. Sapori schietti, uniti per esaltare le caratteristiche di ciascun ingrediente nella ricerca di una cucina che vuole raccontare “la buona cucina dello stivale”.

Il fornitore fa parte della brigata. Lo considero parte del team di cucina, per questo mi affido solamente a produttori selezionati. Con lui deve esserci soprattutto fiducia, come con tutti i miei collaboratori”, racconta lo chef Giuseppe D’Alessio.

Il nuovo menu estivo è colorato, all’insegna del benessere, piatti bilanciati e leggeri, con ricette di stagione in cui si prediligono verdure e pesce fresco tra inni alla cucina Mediterranea, come il Polpo arrostito pomodoro, capperi e origano, la Millefoglie di mozzarella di bufala, melanzane, basilico e pomodori essiccati e il Carciofo alla romana con alici di Cetara e crostini di pane fritti e il Risotto con crema di zucchine romanesche e i suoi fiori con tartare di spigola marinata e aceto di visciole.

Così come le Fettuccine all’uovo “Cav. Cocco” alle vongole con briciole di pane e peperone Crusco, il Carrè di agnello al forno e il Filetto di vitella a mo’ di saltimbocca, cicorietta di campo saltata e stracotto di cipolla, rivisitato nella forma, sapientemente centrato nel sapore.

Aperti a pranzo dal lunedì al venerdì, Settimo, propone una doppia proposta di business lunch, ciascuna di 2 portate: la prima a 29 euro mentre la seconda a 41 euro ( caffè e acqua inclusi) tra classici romani e piatti del giorno che ogni volta racconteranno una regione italianadiversa.

Il sabato, invece, si pranza solo alla carta con l’aggiunta di un piatto speciale pensato dallo chef per l’occasione, mentre solo per la domenica è prevista la formula brunch.

Dopo le ore 16:00 è possibile salire in terrazza anche per un aperitivo glamour (pasteggiando a cocktail con in abbinamento con piccole tapas dalla cucina) oppure per una semplice merenda con tè, tisane, succhi bio e centrifughe espresse, sospesi tra le bellezze della città eterna.

LA COLAZIONE

Tutti i giorni, dalle ore 6:30 alle ore 10:30, l’appuntamento per la colazione da Settimo è diventato un rito immancabile.

Aperto sia agli ospiti dell’hotel sia al pubblico esterno che desidera salire sul rooftop per il pasto più importante della giornata, il servizio della colazione è à la carte con una classica e variegata proposta di lievitati e dolci artigianali tra cui cornetti francesi, pasticceria italiana, crostata di marmellata, torta caprese e ciambellone, arricchita anche da una parte salata con mini baguette, pane casareccio e pizza romana.

E ancora, golose crêpe, french toast o pancake, con topping di sciroppo d’acero o conserve di frutta, oltre a una selezione di yogurt da abbinare a cereali come corn-flakes, muesli, riso soffiato e fiochi d’avena. Immancabile la sezione dedicata alle uova, che arrivano sempre di giornata, e sono disponibili strapazzate, fritte, alla coque, al piatto come omelette con prosciutto, formaggio, funghi e cipolle, solo su richiesta con salsicce di pollo o bacon. Inoltre, il menu è ampliato da contorni di stagione, formaggi italiani e francesi, salumi nostrani e salmone. A completare la ricca offerta, non mancano mai frutta e colorate macedonie, spremute espresse e centrifughe, tutta la caffetteria con espresso, caffè americano, cappuccino, tè e tisane. Su richiesta anche proposte per celiaci come pane e dolci monoporzione.

IL BRUNCH

Ogni domenica l’appuntamento sul panoramico e lussureggiante salotto “en plein air” di Settimo è con il ricco brunch dalle 12:00 alle 15:30: cestino del pane con marmellate e burro, la selezione di salumi e formaggi del territorio, prosciutto crudo di Parma 24 mesi oltre al salmone affumicato con pane integrale tostato. Poi, ancora uova strapazzate, omelette, uova benedettine, contorni di stagione, insalate. Poi la pasta a scelta tra Amatriciana, Carbonara o Pomodoro e basilico, o il roastbeef con patate al forno, verdure ripassate. I dolci sono golosi e invitanti: waffle, pancake o crêpe al cioccolato, french toast oltre alla pasticceria mignon, torte, muffin dolci, sfogliatelle napoletane e frutta fresca.

IL DESIGN

L’architetto parigino Jean-Philippe Nuel ha dato vita a un progetto che racconta la fusione tra cultura francese e italiana. L’ispirazione arriva dalla posizione del ristorante stesso, posto al settimo piano dell’hotel, con lo sguardo che è libero di vagare da San Pietro ai pini di Villa Borghese e di Villa Medici. La natura entra in maniera preponderante nel locale e i temi del progetto sono il dialogo tra l’interno e l’esterno, la natura, la contemporaneità dello stile d’accoglienza e l’esaltazione della convivialità.

BIOGRAFIA | GIUSEPPE D’ALESSIO – CHEF

Salernitano di origine, Giuseppe D’Alessio ha frequentato la scuola alberghiera iniziando da subito a lavorare all’interno di hotel, compagnie e ristoranti internazionali del gruppo Meridien, collezionando numerose esperienze. Prima in Italia e poi in Europa, si è perfezionato nelle cucine di alberghi di lusso in Inghilterra, Francia e Germania, tra i quali due ristoranti stellati Michelin: l’Orrery di Londra e il Jacques Maximin di Vence in Francia. Rientrato a Roma nel 2004 per affiancare l’executive chef alla Terrazza dell’Eden, dal 2011 è lo chef di Settimo, il ristorante panoramico situato al 7° piano del Sofitel Rome Villa Borghese. La cucina di Giuseppe D’Alessio è ispirata alla grande tradizione gastronomica italiana. Le origini campane emergono con forza in ogni proposta, dando ampio risalto alla scelta di ingredienti genuini, selezionati presso produttori di fiducia e a km zero, e alla loro preparazione che coniuga perfettamente la creatività con il rispetto della memoria culinaria nostrana. Perché, sostiene Giuseppe, una volta assaporato, la clientela internazionale deve saper riconoscere il vero carattere della nostra cucina. Sapori essenziali quindi, ricercati con grande competenza per “viziare” il palato dei commensali.“Sono sempre stato incuriosito dalle culture di altri paesi rimanendo comunque legatissimo alla mia: la cucina è il biglietto da visita di un popolo. Dietro all’alimentazione di ogni Paese c’è una storia antichissima e a me piace scoprirla. – racconta lo chef – Lavorare in team così importanti, al fianco dei grandi maestri della cucina come Turner e i fratelli Galvin, è stato un grande stimolo per me”.

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Settimo Roman Cuisine & Terrace

Sofitel Roma Villa Borghese

Via Lombardia 47 – 00187 Roma

Tel. 06.478.022.944

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Sentirsi a bordo di un elegante yacht, pronto a salpare per luoghi esotici e misteriosi. Gustare una cucina di armonia e qualità. Osservare il mare di punto di vista d’eccezione: il Vistamare rappresenta l’occasione per il litorale laziale di un rinnovamento gastronomico, culturale e ambientale.

Nato dall’occasione colta al volo da Gianluca e Roberta Boldreghini, il Fogliano Hotel New Life trova nuove coordinate di bellezza in un grande progetto di restyling e riorganizzazione di spazi e panorami.

“Questo hotel ha da sempre esercitato un irresistibile fascino su di me, un posto incantevole ubicato all’interno del Parco Nazionale Del Circeo tra il mare azzurro ‘Bandiera Blu 2021’ e il lago di Fogliano. – racconta entusiasta Gianluca Boldreghini.

Per me e mia moglie Roberta, compagna di ogni avventura di vita e di lavoro, è stato amore a prima vista e appena siamo entrati nell’hotel, abbiamo capito che era un luogo unico e in cui avremmo potuto dare vita al nostro sogno di accoglienza e ristorazione. Così da un anno, abbiamo cominciato un lungo cammino, che ha come obiettivo l’eccellenza”.

La vita concede occasione, la grande abilità risiede nel saperle riconoscere e cogliere al volo. Così è stato per Gianluca e Roberta Boldreghini (già proprietari di Grancaffè Egidio a Latina) quando, durante una passeggiata in bicicletta, tra il lago di Fogliano e il mare, ritrovano sulla propria strada Il Fogliano, ne percepiscono le potenzialità e decidono di dargli “nuova vita”.

Nasce così il grande progetto di restyling dell’ “Hotel Fogliano New Life” tra la terra ferma e un orizzonte blu: all’interno “il Vistamare”, il ristorante gourmet della riviera laziale che, inaugurando un nuovo corso, vuole fare la differenza.

Da soli non si fa nulla, così, a coordinare e supervisionare il lavoro e l’organizzazione della struttura F&B Manager Giammarco Laghi – che vanta un’esperienza maturata all’estero e un curriculum di rispetto – approda al Fogliano.

La struttura ricettiva si definisce nel suo insieme come un boutique hotel a quattro stelle: 19 camere, di cui due Suite con Jacuzzi in terrazza e vista mare; uno stabilimento balneare con 252 ombrelloni e 119 cabine; due rooftop con lounge bar, Halto Roof e Halto Pool (dotato di due Jacuzzi), due ristoranti legati all’albergo: il Bistrò, aperto dalle 7.00 alle 24.00 – con annessi bar e caffetteria – e il Jungle, ristorante sulla spiaggia aperto a pranzo e a cena, in grado di offrire un servizio calibrato, elegante e veloce guidato dello chef Filippo Cassano.

Ma la punta di diamante del Fogliano, è il ristorante gourmet “Il Vistamare” guidato dall’estro mediterraneo, dalla meticolosità, dalla tecnica e dalla grande armonia di brigata capitanata dallo chef Giovanni D’Ecclesiis.

Il Ristorante – La Location

L’impatto è notevole; la vista si perde davanti a un orizzonte che è solo mare. Poi pareti in cristallo, poltroncine color acqua marina, tavoli in legno laccato alternati a quelli di resina grigia, lisci come le rocce delle Seychelles, a quelli in marmo vetrato che, come uno specchio d’acqua, riflettono l’ambiente circostante; mentre decorazioni di corallo, giochi di luce e motivi floreali accolgono l’ospite in un’atmosfera fresca, carica di comfort ed eleganza.

Sotto la regia dell’F&B manager Giammarco Laghi, ci sono la maître Sommelier Samantha Ceraldi Lando e il maître Angelo Petrongelli, entrambi con un ricco background lavorativo sia nazionale che internazionale, mettono in scena un’accoglienza vera e sapiente, mettendo a proprio agio gli ospiti di una grande sala in grado di ospitare sino a cinquanta coperti.

Dallo scorso aprile, lo chef Giovanni D’Ecclesiis, ha abbracciato con passione il progetto, cucendo punto per punto una cucina di equilibrio e grandi piacevolezze mediterranee.

Porta dentro di sé le sua Puglia, una matrice forte arricchita nel tempo da nuove nozioni ed esperienze professionali, contaminazioni e tecniche fatte proprie per esprimere una cucina equilibrata, energica, felice.

Lo Chef e la Cucina

Le idee sono chiarissime, così come gli ambiziosi obiettivi che D’Ecclesiis si è posto. Prima di tutto formare una brigata che abbia un forte senso di appartenenza e di squadra. 

“Ogni giorno sono con i miei ragazzi per costruire una squadra che duri nel tempo. – spiega lo chef – Ogni elemento è essenziale e si deve muovere all’unisono con gli altri. Ognuno è elemento di un’orchestra. Lavoro per farli crescere stimolandoli, superando i loro limiti dettati dalle paure.

Quando mi portano un problema devono anche sottopormi una personale soluzione e, se non funziona, ne cercheremo una insieme. Non devono dimenticare mai che ognuno di noi ha un talento. Questo lavoro richiede tempo e fatica e se uno sceglie di farlo deve tirare fuori il proprio”.  

Una cucina non prepotente che mira a essere personale ma comprensibile, innovativa ma senza dimenticare la tradizione che parte dalla grande attenzione per la materia prima, selezionata nel rispetto della stagionalità interpretata in menu che cambiano bimestralmente.

Dall’orto voluto da Gianluca e Roberta Boldreghini, provengono infatti alcune verdure e le erbe aromatiche, mentre solo fornitori locali per frutta, verdura e pesce, che assicurano una filiera di prossimità.

Mentre spezie e aromaticità orientali esprimono la breve ma intensa eredità orientale; aziende d’eccellenza quali Longino & Cardenal e Selecta garantiscono le materie prime che permettono all’estro di D’Ecclesiis di giocare con contaminazioni e aromaticità esotiche.

Il ristorante propone un menu alla carta e due percorsi di degustazione: Blu da quattro portate e Oltremare da sette portate; accompagnano il viaggio gustosi grissini al sesamo e panini artigianali al Nero d’Avola, noci o mais, serviti con buon burro.

Si inizia con tre amuse-bouche: Seppia Oro Nero, Come una parmigiana e Culurgiones come un gyoza, in cui il gambero lavorato con salsa teryaki è avvolto da un culurgiones che rivendica la mediterraneità di forma e contenuto.

BLU: “Cannolo di spigola, sedano e melone”, un piatto che rievoca il suo passato di crescita alla corte dello chef Beck, un’esperienza rielaborata che gioca con la dolcezza del branzino e le note non aggressive del pimento di Espellette, riduzione di Porto e un gel al limone; inizio morbido che cresce con gli “Spaghetti AOP, cozze, lime e pecorino croccante” e trova ulteriore conferma nel piatto seguente “Polpo arrosto, BBQ e melanzane alla scapece”. Chiude il percorso il “Fondente al caffè, mascarpone, sorbetto al lampone”.

Ogni tanto mi capita di uscire in sala e guardare il mare. Quando mi sento nostalgico e guardo l’orizzonte immagino qualcosa oltre quella linea, qualcosa che va Oltremare”.

OLTREMARE: Sette portate di sapori dinamici all’insegna della scoperta e del mare. Si inizia con il “Crudo Vistamare”, con il pescato del mare di Ponza e del Circeo, valorizzato da taglio, tecnica e cromatismi: tra tutti la “coppa Martini” in cui viene servita un’ostrica con granita di agrumi e spuma di Margarita.

Dal mare alla terra con i profumi della “Panzanella, carpaccio di ricciola e sorbetto di cetriolo” e l’“Uovo croccante, spuma di pecorino toscano Dop, funghi Shiitake, cacao e tartufo”, che trova nella spuma di pecorino il suo diretto richiamo alla terra con un cuore di uovo fondente, unita alla dolcezza dei funghi Shiitake tra la finissima “sabbia” al cacao.

L’interpretazione della mediterraneità e la tradizione esplodono negli “Gnocchetti di patate in guazzetto di frutti di mare al lemongrass” e nel “Risotto cacio e pepe, fave e capasanta”, lì dove il pepe viene tostato assieme a cardamomo e ginepro tostati. Il “Rombo, pomodoro secco, olive e peperoni arrosto” è una dedica alle origini partenopee della moglie, così come il “Babà al rum con crema inglese alla vaniglia e gelato di pinoli e sale di Cervia”.

La cucina del Vistamare è una cucina di identità, meticolosa, precisa e passionale che esprime la personalità dello chef D’Ecclesiis. Poi l’atmosfera, la cura dei dettagli, la ricerca di un criterio estetico fatto di sostanza ed eleganza. Se l’obiettivo era quello di porsi come un unicum, sia per location sia per offerta enogastronomica, credo sia pienamente centrato.

LO CHEF

Giovanni D’Ecclesiis nasce a Gravina di Puglia e frequenta l’alberghiero di Matera. Sin dal primo anno di scuola, anziché andare a giocare dopo la scuola, preferiva fare piccoli lavori nelle cucine o nei laboratori di pasticceria vicini a casa. Percorre tutta la classica gavetta a partire dalle stagioni estive in Riviera Romagnola, dove conosce diversi chef. Ascoltando i loro consigli si trasferisce in Toscana dove lavora per due anni al Villa San Paolo a San Gimignano, poi presso I Salotti a Chiusi con Salvatore Quarto che lo porta al Relais & Chateaux Banfi a Montalcino, dove conosce Massimiliano Blasone. Una conoscenza preziosissima. Blasone lo prende nel suo ristorante e, dopo aver ripreso la Stella Michelin, lo porta a Londra per l’apertura del locale di Heinz Beck, dove ricopre il ruolo di senior chef di partita. Tornato in Toscana ricopre per cinque anni il ruolo di sous chef al Rosewood Castiglion del Bosco. Qui matura un’esperienza a 360° su tutto il mondo dell’hotellerie di lusso e finalmente, dopo il ruolo di executive chef ricoperto al Relais La Suvera a Casole d’Elsa, il suo viaggio fa sosta nel litorale pontino a Il Vistamare, dove una proprietà fortemente convinta delle sue capacità, della tenacità e della sua costante voglia di evolvere lo mette a capo di un progetto ambizioso che mira a rendere il ristorante Il Vistamare una tappa immancabile per tutti gli appassionati di una cucina gourmet che sappia esprimere la mediterraneità con gioia, tecnica ed eleganza in una location unica.

Foto: Stefano Mileto

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Ad affascinare gli ospiti dell’Imàgo, Ristorante panoramico 1 Stella Michelin dell’Hotel Hassler che troneggia su Trinità dei Monti – iconico Hotel di Roberto Wirth, che ne è proprietario e Direttore Generale – oltre all’ineguagliabile bellezza di Roma Città Eterna che fa da abbagliante scenografia, c’è la grande cucina di Andrea Antonini, Executive Chef.

Chef sulla rotta dell’affermazione del sé, Antonini è un concentrato di carattere, energia, determinazione, studio continuo, riflessioni e creatività, citazioni e nuove idee applicate al cibo.

Cotture, non cotture, prodotti di nicchia e purezza dei sapori, giochi sulla tradizione e continui rimandi alla vera protagonista della tavola che è “l’italianità” di sapiente interpretazione espressa in un crescendo di armonie di stagione.

Cos’è uno chef? Cosa ci si dovrebbe aspettare quando ci si siede ad una tavola stellata? Qual è il giusto approccio? Cosa dovremmo tenere a mente? Qual è lo scopo della cucina d’autore?

Se sia il nutrimento più virtuoso o l’urgenza di esprimersi o esprimere concetti attraverso il cibo, sperimentare tecniche innovative o dissonanze di sapore, è sempre interessante capire in quale contesto si inserisca il pensiero di uno Chef celato dietro ai suoi piatti e quali valori voglia proporre o salvaguardare.

Sedersi alla tavola di Antonini, assaporare la sua nuova fase espressiva è, da questo punto di vista, un’esperienza più simile ad un happening artistico, un nutrimento di idee intelligenti, di necessità che diventano virtù e di nuove energie condensate da tecniche in forme e colori mai prive di contenuto. 

La sua cucina di oggi ha il potere di indurre delle riflessioni, di spingersi in avanti nell’analisi del significato della parola “chef” e su quale sia, più in generale oltre al nutrimento del corpo, lo scopo della della cucina d’autore. 

Riflettendo su quali aspettative sia giusto portare a tavola con sé quando ci si siede ad una tavola insignita della Stella Michelin, sappiamo che per emergere e attirare corpi celesti che brillino di luce propria, non esiste una formula precisa, non ci sono criteri precisi, e che, quando varchiamo la soglia di luoghi straordinari di grande cucina e grande accoglienza, non si parla solo di piatti, di prodotti e di percorsi di affermazione professionale, ma che la differenza la fa l’esperienza, nella sua interezza.

Seduta nella sala dell’Imago ho provato la cucina di Antonini per la seconda volta, nel mezzo, c’è stata la Pandemia. Ho trovato un menu diverso, uno chef diverso. Se il primo approccio al suo desco è stato abbagliante e netto, con un menu che rivelava tutta la sua voglia di affermarsi, mostrare e dimostrare le sue capacità; questa volta ho trovato uno chef di carattere, che ha creato un percorso carico di espressività, grinta, capacità. Un menu che è ponte tra natura e cultura, colore, consistenze e modernità.

Un’orchestrazione ben riuscita, che abbraccia la sala intera, guidata con sicurezza e destrezza da Marco Amato assieme al sommelier Alessio Bricoli, e la cucina, governata da Antonini con il puntuale contributo di Riccardo Romoli, sous Chef, ​​Luigi Senese, Andrea Carbonaro, Mariasole Martella e Adriano Gentiluomo.

Il menu è ampio e parla italiano. Il percorso degustazione articolato, caleidoscopio; bisogna arrivare alla fine per comprenderlo nella sua completezza.

Si presenta come uno di quei disegni dove è necessario unire i punti per avere la risultate dell’immagine, e suggerisce gli spunti per un parallelismo gastronomico – musicale in un percorso personale da scomporre e ricomporre come ne “Le quattro stagioni” di Vivaldi.

Queste le prime note di Entrata: Riccio di mare, la Carbonara, la Lattuga, la Kombucha, Crocchetta di baccalà, Bouquet di erbe. Una ouverture di assoluto effetto che assicura un’esperienza multisensoriale di spessore.

Abbiamo deciso di cuocere il pane all’arrivo del cliente, mostrandolo ancora crudo al suo arrivo e che, dopo esattamente 35 minuti, arriva al tavolo ancora “scricchiolando”. Poi grissini, “Pizza, mortadella e maritozzo” come omaggio a Roma.

L'estate. Crudo Misto all’Italiana: Ostrica e champagne; Pralina di Bloody Mary; Gambero rosso in caprese; Cetriolo di mare alla mediterranea; Calamaro, fiore di zucca e arachidi; Tracina, pesca e fegatini di pollo. Per i suoi toni accesi e decisi, questo primo “concerto visivo e sensoriale”, riflette con maggiore efficacia rispetto agli altri la carica esplosiva della stagione, regno di mare e freschezza.

L’Autunno, con i suoi i ritmi scanditi della caccia, dal bosco e la sua “Carne cruda alla pizzaiola, latte fermentato, nocciole e salsa bernese alle erbe”; Poi, “Ravioli scampi e porcini”, trasognati bottoni ripieni che anticipano la stagione che verrà tenendola legata all’estate attraverso alle dolcezza dei crostacei.

L'inverno, in questo percorso viene ben rappresentato dalConiglio alla cacciatora”, valorizzazione inedita di una carne da cortile, lavorato magistralmente tanto da assumere consistenze addirittura simili a quelle delle carni marine.

Poi il dessert: “Pera, ricotta e cioccolato” e la piccola pasticceria che, dopo una pioggia di “pop corn”, arriva e accompagna la serena accettazione del rigido clima invernale. 

La primavera, rappresentata dagli “Spaghetti ai ricci di mare affumicati e pecorino”, quando le gonadi sono maggiormente sviluppate e il periodo di raccolta dei ricci di Mare è migliore nei mesi invernali e primaverili, Poi, “Riso rosa, gamberi gobbetti, stracchino e barbabietola”, che portano con in sé gli elementi cromatici accesi, i prodotti della terra che rinasce, quelli della tradizione agropastorale e le note miti del mare che verrà.

Che rapporto hai con la cucina?

Passionale. Ogni menu è un amore a sé, un lavoro chiuso su se stesso. Ha una sua propria storia, una sua genesi e, una volta messo a punto lo vivo fino in fondo, poi lo metto da parte, e già vorrei iniziarne un altro. 

Cosa hai maturato in questo anno e in quale direzione stai andando?

In questo difficile anno appena trascorso, sicuramente ho maturato tanta consapevolezza. Tutti noi, a questi livelli, eravamo abituati ad avere molti comfort in cucina che si sono rivelati non essere strettamente necessari per ottenere risultati convincenti. Si può lavorare bene anche senza essere 12 in cucina e, per assurdo, coordinandosi alla perfezione, forse anche meglio.

Raccontami l’idea della “lattuga in sala”.

Ho trovato questo fornitore che mi manda dei germogli che io faccio crescere fino ad essere una piccola lattuga. La guardavo, non sapevo come valorizzarla. Da lì l’idea di servirla a tavola ancora viva. Il concetto è di servire al cliente un prodotto il più fresco possibile connesso all’idea di estate, di stagione, che terminiamo con maionese ai capperi, limone, “polvere di cacciatora” con olive, capperi e rosmarino; sopra dei fiori e erbe  acide come acetosella e fresca come la menta.

Oltre l’interpretazione che ognuno può dare, e le armoniche assonanze di sapore, qual é il messaggio che hai messo nel tuo menu?

E’ un menu scritto e ideato in pochissimo tempo. Abbiamo avuto tanto tempo per pensare e poco per fare. Appena ho potuto avere il contatto vero con la cucina, toccare ingredienti e materie prime, è arrivata l’ispirazione. Il concetto che lega tutti i piatti è quello, nonostante le difficoltà affrontate, è stato quello di aver costruito un menu solido, che funziona, di grande qualità e grande creatività.

Qual è la differenza con il tuo primo menu?

Il primo menu era un menu fortemente influenzato dalla paura di sbagliare. Adesso c’è più serenità, più estro, più libertà. Le capacità sono le stesse.

Dove sta andando la cucina italiana?

C’è una grandissima evoluzione, il livello della “nuova guardia” è alto, sono tutti incredibilmente preparati a livello tecnico, con la possibilità che hanno di costruire la propria preparazione nelle cucine più diverse e tornare con grandi bagagli. Ma non amo le tendenze, le mode forzate, tecniche utilizzate solo per stupire. Ho un grande amore e rispetto per la cucina italiana classica, che mi piacerebbe non perdesse mai la sua grande identità.

Su quali principi ti sei basato per costruire oggi la tua personale visione di cucina?

I principi sono sempre i miei, quelli legati alla grande cucina italiana. Creare un menu dove non siano inseriti e lavorati ingredienti esteri, blasonati, di facile richiamo, non è semplice. Le tecniche che ho appreso nel mio percorso, il bagaglio che custodisco, mi serve per mia cultura personale, è un bacino al quale attingo per dare forma alle mie idee: il mio intento è quello di appagare i nostri ospiti con qualcosa di complessa costruzione che però in appaia il più semplice possibile.

Tra poco è San Lorenzo. Pensi possano raggiungerti nuove stelle?

Per il lavoro intenso che abbiamo fatto fino ad oggi, per il concetto che stiamo portando avanti tutti insieme, saremmo più che felici di ricevere un nuovo riconoscimento. Ma non voglio fare previsioni; logiche e criteri di attribuzione non sono di mia pertinenza. Posso solo dire che l’Imago viaggia ad un livello altissimo, che il menu piace, e che tutto è in equilibrio di scambio e condivisione tra sala e cucina: tutti noi speriamo solo che questo arrivi ai nostri ospiti e a chi dovrà giudicarci. Nell’attesa continuiamo ogni giorno a proporre il nostro meglio.

Photocredits – Alberto Blasetti – www.albertoblasetti.com

Imàgo

Piazza Trinità dei Monti, 6 – 00187, Italy |Dal Martedì al Sabato: 19:00 – 22:30. Chiuso la Domenica ed il Lunedì. Contatti:imago@hotelhassler.it
Tel. +39 06 699 34726
| Sito

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I migliori indirizzi per soste golose a margine di percorsi naturalistici, dai Parchi Nazionali ai Siti Unesco: “Italia all’Aria Aperta” è la la nuova guida di Gambero Rosso realizzata in partnership con Enel Green Power.

Una guida all’insegna non solo di luoghi e paesaggi straordinari, ma anche di prodotti, mestieri e tradizioni alla scoperta di un’Italia poco nota, ma che ha tutte le caratteristiche per essere protagonista del turismo nazionale e internazionale.

La conferenza di presentazione si è svolta presso la Sala Cavour del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali alla presenza del Ministro Stefano Patuanelli, del Direttore Enel Italia Carlo Tamburi e del Presidente di Gambero Rosso Paolo Cuccia.

“Il nostro Paese ha un patrimonio immenso da valorizzare, fatto di natura, cultura ed enogastronomia. Far conoscere luoghi, paesaggi, cibi del nostro territorio significa contribuire in maniera decisiva al rilancio sostenibile del Paese”, dichiara Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali.

“La Guida “Italia all’aria aperta” di Gambero Rosso evidenzia come la transizione ecologica rappresenti un’opportunità imperdibile di sviluppo per il nostro Paese. Una Guida che ci invita, con rafforzata convinzione, a percorrere la strada intrapresa per un rilancio basato sulla sostenibilità economica, ambientale e sociale. Tre dimensioni interconnesse tra loro, che non devono mai essere scisse l’una dall’altra. L’impegno del Mipaaf prosegue lungo questa direzione attraverso la nuova Politica Agricola Comunitaria e con il PNRR, strumento che utilizzeremo come leva per la svolta green”.

La Guida illustra le eccellenze agroalimentari prodotte in contesti unici al mondo. Luoghi ricchi di storia, di tradizioni, di mestieri legati alla terra, di cibo e di vino. Paesaggi incontaminati dove imprese e ospitalità sono indissolubilmente legate ai territori che li accolgono e che sono capaci di generare un’offerta ineguagliabile.

Venticinque parchi nazionali e due grandi parchi regionali friulani, oltre 1.000 indirizzi dove mangiare, degustare e fare la spesa all’interno e nei pressi delle aree verdi italiane in circa 400 comuni: la nuova guida del Gambero Rosso è frutto di una certosina ricerca di insegne di valore in zone spesso poco conosciute e non battute dal turismo di massa. 

Italia all’Aria Aperta è il prodotto editoriale, pensato e realizzato durante il lungo periodo di pandemia e di chiusure, risponde al desiderio di tornare a scoprire spazi verdi, ambienti e sane realtà, dove la natura sia protagonista.

La guida, in edicola e in libreria in questi giorni, è stata realizzata in partnership con Enel Green Power, che all’interno del Gruppo Enel si occupa di energie rinnovabili ed è impegnata a valorizzare i propri impianti e i territori che li ospitano anche attraverso il coinvolgimento di cittadini e turisti in percorsi interattivi ed esperienziali in ambienti naturali suggestivi.

La realizzazione della guida è stata possibile grazie anche al contributo dei direttori delle diverse aree verdi che raccontano i loro parchi e ne evidenziano le caratteristiche particolari a livello di biodiversità e di interesse floro-faunistico e ambientale.

Ghiacciai, vette, boschi, acque incontaminate: i parchi nazionali italiani regalano paesaggi unici al mondo. Ma non solo. I percorsi naturali sono legati a doppio filo alle storie degli artigiani del gusto, custodi di un incredibile patrimonio enogastronomico tutto da scoprire.

La guida “Italia all’aria aperta” mette in luce vere e proprie ricchezze italiane che possono essere un motore per il rilancio dell’Italia in perfetta armonia con il percorso di transizione energetica che Enel sta guidando con il coinvolgimento delle comunità locali” 

La sostenibilità è il filo che lega da sempre gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili diffusi nel nostro Paese e lo straordinario patrimonio di paesaggi, luoghi ed eccellenze dei territori” dichiara Carlo Tamburi, Direttore Enel Italia.

Il Turismo sostenibile è appunto una forma necessaria di turismo, capace di soddisfare le esigenze dei viaggiatori di oggi e delle regioni ospitanti prevedendo e accrescendo le opportunità per il futuro, mantenendo l’integrità culturale, i processi ecologici essenziali, la diversità biologica, i sistemi di vita dell’area in questione.

Il turismo ecosostenibile, qui arricchito da soste enogastronomiche, guarda al futuro: si tratta di un insieme di pratiche e scelte che non danneggiano l’ambiente e favoriscono uno sviluppo economico durevole, non danneggiando i processi sociali locali, ma contribuendo al miglioramento della qualità della vita dei residenti.

Economia, Etica e Ambiente sono i principi fondamentali su cui si basa il turismo sostenibile.

Siamo orgogliosi di aver presentato questo nuovo prodotto editoriale, in cui abbiamo creduto fortemente, presso il Mipaaf alla presenza del Ministro Stefano Patuanelli e di Carlo Tamburi Direttore di Enel Italia” dichiara Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso 

Con questa guida Gambero Rosso vuole valorizzare i percorsi turistici all’interno del grande patrimonio di biodiversità che il nostro Paese possiede ma anche indurre alla riscoperta di strutture produttive di energie rinnovabili ben inserite nel paesaggio.”

 photocredits Carlo Maria Viola – www.imaginificio.it
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Treedom è l’unica piattaforma web al mondo che promuove progetti di sostenibilità ambientale etica, che permette di piantare alberi a distanza, e di seguirne la crescita online.

Valerio Esposito, patron di Tonka – il cuore del gelato ad Aprilia, rappresenta oggi la nuova generazione di gelatieri che perseguono con costanza la ricerca del gusto assoluto attraverso l’elevata qualità delle materie prime e il rispetto per l’ambiente.

Iniziative Nate entrambe nel 2010, Valerio ha sposato il Treedom per potenziare una filosofia di produzione più sostenibile e rigorosamente less plastic che contribuisce a rendere più verde il pianeta proteggere il suolo e la biodiversità.

Tonka, gelateria artigianale di Aprilia apre le porte alla sostenibilità a 360° proponendo un gelato non solo buono, ma etico e “green”, riducendo il consumo di plastica monouso e limitando così il proprio impatto ambientale.

Dai coloranti artificiali ai semilavorati, dai grassi vegetali agli idrogenati passando per emulsionanti, pregelatinizzati e aromi di sintesi che imperavano fino a qualche tempo fa, il passo in avanti è davvero notevole.

Da Tonka nessun compromesso con la qualità, solo la voglia di appagare o stupire il palato con nuove combinazioni di ingredienti che siano però frutto ricerca e sviluppo. Un orientamento generato della passione di una famiglia affiatata e dall’attenzione per le materie prime che passa per la tutela dell’ambiente e della salute.

A guidarla, Valerio Esposito, cresciuto nel laboratorio di pasticceria, grande comunicatore, giovanissimo campione regionale del Gelato World Tour nel 2016, vincitore del Festival del Gelato Artigianale nel 2018, e promotore, insieme alla compagna di vita e professione Jennifer Boero, di un progetto di green marketing che punta dritto al cuore del gelato.

Quest’anno – racconta Valerio – abbiamo deciso che era venuto il momento di dare importanza non solo al prodotto, continuando a investire in ingredienti di altissima qualità e in macchinari all’avanguardia, ma a fare in modo di indirizzare la produzione verso la sostenibilità e la riduzione drastica della plastica, sia nella produzione che nel consumo, puntando, in un prossimo futuro, al plastic free.

Tonka ha infatti posto in primo piano l’importanza di produrre gelato secondo i dettami di un codice etico, promuovendo la tutela ambientale. Da qui l’idea di aderire a Treedom.

Piattaforma digitale con sede a Firenze che, dalla sua fondazione, ha permesso di piantare più di 1,3 milioni di alberi in Africa, America Latina, Asia e Italia ad opera diretta degli agricoltori locali, contribuendo a produrre benefici ambientali, sociali ed economici. Ogni albero di Treedom ha una pagina online, viene geolocalizzato e fotografato, può essere custodito o regalato virtualmente a terzi.

Questi gli ingredienti base di Treedom: grafiche moderne, un’esperienza utente che deve molto al mondo del gaming ispirata a Farmville – gioco che simula la vita di un agricoltore e permette ai giocatori di piantare, far crescere e raccogliere piante e alberi virtuali – , un sistema di geolocalizzazione per garantire la massima trasparenza e la possibilità, aperta a tutti e a portata di tutte le tasche, di piantare alberi con un solo click.

A piantare e prendersi cura degli alberi sono comunità di contadini locali che li pianteranno insieme alle proprie colture annuali, come mais o fagioli. Grazie agli alberi da frutto, le popolazioni di queste terre hanno l’occasione di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento alimentare e di potenziare il loro reddito.

Come hai conosciuto la piattaforma Treedom?

Avevamo deciso di intraprendere una politica di “less plastic”, ma da sola non bastava, quindi abbiamo deciso di potenziarla con un progetto Green e di piantare degli alberi. Abbiamo trovato tante piattaforme “adottare” alberi, ma quello che noi volevamo fare era apportare un beneficio in più alla Terra. Così abbiamo deciso per Treedom, l’unica piattaforma affidabile che ci dava questa possibilità.

Come funziona?

Chiunque può andare sul sito e comprare un albero che verrà poi piantato. Ad esempio un albero di Cacao in Camerun, Papaya in Tanzania o Mango in Madagascar, tramite transazione. L’albero viene poi piantato dall’agricoltore locale, si riceve una carta di identità con geolocalizzazione e documentazione fotografica della sua crescita.

Perchè l’impegno ambientale è così importante per Tonka?

L’impegno ambientale per noi è importante perchè sono anni che portiamo avanti una politica di qualità, ma volevamo aggiungere l’ingrediente etico al nostro gelato, quindi abbiamo deciso di iniziare questo progetto facendo in modo che il messaggio arrivi al cliente.

In ogni fase di lavorazione ci deve essere benessere per tutta la filiera in modo che il momento del consumo del gelato fosse un momento di spensieratezza totale.

Quali sono i valori aggiunti al vostro gelato?

Qualità assoluta degli ingredienti utilizzati, lavorare con piccole aziende agricole e non, come ad esempio torrefazioni a carattere familiare; e km zero quando serve, quando lo riteniamo sano e opportuno.

Il nostro codice etico abbraccia tutta la filiera produttiva, il lavoro e la persona. Laddove, infatti, la materia prima proviene da piantagioni estere, preferiamo quelle aziende che diano il giusto compenso agli agricoltori e che siano attente alle condizioni di vita dei lavoratori. 

Quali e Quanti alberi avete piantato?

Abbiamo piantato circa 15 alberi, ma abbiamo già progetti per la prossima stagione che ci permetteranno di portare avanti l’idea di un’etica che non tralascia nessun dettaglio.

Quali sono i gusti che hai creato per valorizzare i frutti degli “alberi di Tonka”?

Il Caffè, arricchito da un’infusione di anice stellato e variegato con una stracciatella di crema e il Caffè lavorato con olio essenziale di arancia e datteri; il Passion Fruit in veste di gelée a variegare un’aromatica crema di vaniglia del Madagascar e in veste di sorbetto (gelato a base acqua), vivacizzato dalla noce moscata; la Papaya, sempre lavorata a base acqua, che mixa la sua dolcezza con la freschezza del pompelmo e la piccantezza del pepe nero, e ancora la Papaya, sempre in sorbetto  vivacizzata da un’estrazione di zenzero e da semi di sesamo caramellati.

Il Mango, con una fresca nota di basilico e stracciatella di carote e poi, nella seconda versione, aromatizzato da un’infusione di salvia e un variegato di frutti di bosco. Il quinto gusto dedicato agli alberi non poteva che essere il Cacao in una veste davvero nuova e insolita: estratto di polpa di cabossa (frutto del cacao) monorigine Equador, lavorato con succo di limone e vestito con una stracciatella di cioccolato trattato con metodo Modica e gelato al burro di cacao naturale, monorigine Perù, spolverato con polvere della stessa monorigine.

IL PROGETTO TREEDOM

Divenire soggetto proattivo in un presente orientato al buon futuro è il seme che ha dato vita ai progetti realizzando attraverso la piattaforma Treedom.

Collaborando con Treedom si può fare tutto questo e molto altro, perché ognuna delle collaborazioni viene creata su misura a partire dagli obiettivi delle aziende. Oggi sono più di 3000 le aziende che hanno scelto Treedom per mostrare il proprio impegno ambientale. Fra queste, ci sono tanti brand internazionali e iconici, ma anche tantissime piccole e medie imprese, che vengono seguite dai nostri consulenti specializzati per trovare una soluzione su misura; per il momento la nostra preferita è TONKA!

Tonka • Il cuore del gelato

Via Ugo Foscolo, 15 – 04011 Aprilia LT

Tel. 348.6960986

Photo – All Rights Reserved – www.albertoblasetti.com

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Ricerca e semplicità. Stagione e Territorio. Piccoli produttori, grandi materie prime e sensibilità estetica nel piatto. La cucina di Andrea Pasqualucci, chef trentenne del ristorante Moma di Roma, una stella Michelin, è un “gourmet semplice”, immediato, diretto, affilato, comprensibile, netto.

I fratelli Gastone e Franco Pierini, imprenditori nella ristorazione da oltre 40 anni e consapevoli del valore delle nuove leve, hanno messo al centro del progetto una giovane squadra under 35 anni.

Guidati dallo chef Andrea Pasqualucci, il Maitre di sala e Sommelier Federico Silvi e da Federico Cucchiarelli, hanno ricevuto nel 2018 la prima Stella Michelin puntando su una filosofia tanto semplice quanto rivoluzionaria: un rapporto costante e diretto con i piccoli produttori per portare nel piatto le risultanti di una filiera sostenibile, etica e di valore in tutte le sue componenti.

Ambiente moderno, arredamento essenziale, toni del grigio. Sala al primo piano, articolata, dinamica con le tovaglie di cotone tese come lame e la bella mise en place.

Aperto nel 2002, prima stella Michelin nel 2018, il nome del locale è stato ispirato dal Museum of Modern Art di New York, con l’aspirazione di riprodurre proprio il concetto di “contenitore di opere d’arte”.

«Nella mia testa avevo in mente uno spazio semplice, lineare, luminoso – commenta Gastone Pierini – ispirato ai grandi architetti del secolo scorso, su tutti Oscar Niemeyer, il creatore di Brasilia che perseguiva lo spettacolo dell’architettura. E pensando che anche il cibo dovesse essere uno spettacolo abbiamo realizzato una scenografia che gli fosse congeniale: materiali di grande pregio, come il travertino e il legno naturale,  avrebbero dato la giusta importanza ad opere di “arte gastronomica”. La parola d’ordine di Moma è “contemporaneità”, che doveva essere ben visibile nelle sculture, nei quadri, nelle fotografie e nel piatto».

Tra piazza Barberini e piazza della Repubblica, il Moma – bistrot a pranzo e ristorante stellato a cena – oggi divide la sua accoglienza in due atmosfere distinte unite dalla stessa filosofia, dove ogni piatto diventa inno alla stagionalità e freschezza delle migliori materie prime provenienti solo da piccoli produttori. La grande distribuzione non è ben gradita ed è la questa filosofia che incontra ogni pietanza.

Pescato croccante, salsa al burro acido, finocchio e peperoncino
Sgombro marinato, pomodoro alla brace e prezzemolo.

«Aver incontrato Gastone – racconta Andrea– ha cambiato la mia vita. Ero un giovane cuoco deciso a mettermi in gioco in cucine importanti, come quella di Oliver Glowig e Moreno Cedroni, e trovare un imprenditore che avesse così chiara la visione della ristorazione futura è stata per me una folgorazione».

Tutte le sue preparazioni codificano sapori contadini della memoria, valorizzando spesso tagli poveri, come il quinto quarto e il pesce azzurro. Pochi ingredienti di base, sempre riconoscibili, uniti a profumi, spezie o erbe che ne esaltano i profumi. Amante delle note acide, i suoi piatti si contraddistinguono per picchi di sapore nell’alternarsi di dolce, amaro, acido, sapido, tenue, aspro e pungente. Quasi maniacale nell’attenzione e nella cura della scelta della materia prima, ha selezionato i suoi fornitori garantendosi eccellenze che rispettino i principi di prossimità, filiera corta e racconto del territorio.

Alta cucina caratterizzata dalla leggerezza della semplicità e dalle citazioni alla tradizione, l’inizio del percorso degustazione (“Cambiamenti” – 5 portate – 90€) la sfilata delle Amouse bouche rappresenta il bell’incontro tra alta cucina salata e alta pasticceria. Precisione millimetrica, equilibrio tra gli ingredienti, proporzioni perfette, un’alchimia fatta di formule di tradizione e di nuovi esperimenti così aggraziati da giocare disinvolti con i sapori dell’aia tra fegatini di pollo e formaggi, bon bon di deliziose tartare e cialde croccantissime.

Ecco la “croccantezza”, cifra stilistica e dettaglio costante nei piatti di Pasqualucci, di cui, ottimo interprete, sembra detenere il segreto.

A svelare questa su abilità, prima tra tutte le “sfoglia croccante” che arriva a tavola assieme al pane. Un sapore così centrato e intenso da riportarti immediatamente tra le mura dei forni di un tempo, quelli intrisi del profumo inebriante del pane e della pizza bianca, quella romana, con l’olio goloso negli incavi della fragrante trapunta traslucida qui sintetizzata in una semplice sfoglia. Ecco un bell’esempio di storie antiche e idee di futuro.

Anche lo Spaghettino tiepido all’olio di Coratina, melassa di cipolle e caprino “Anarchico”, affilato nella sua semplicità, è un accordo di sapori forti e ingredienti di carattere, che assieme si ammorbidiscono ed esprimono la loro armonia. Viene servito tiepido, cotto in acqua di pomodoro, emulsionato a freddo con olio di Coratina, cultivar pugliese dalle spiccate note pungenti e amare a ricordare una bruschetta, arricchito poi da caprino a dare la nota acida smussata dalla cipolla, resa quasi una melassa.

Il nostro orto di stagione in giardiniera”, manifesto gastronomico del Moma risultato di una certosina selezione della materia prima in continuo rapporto con la stagione, e che si rincorrono in un sapiente alternarsi di agro e dolce.

Le “Animelle di vitello al fieno, agretti, bagna cauda e salsa cacciatora”, cotte a bassa temperatura, panate e fritte in burro chiarificato e lavanda, vanno bene per tutte le stagioni, anche in presenza della bagna cauda e della salsa alla cacciatora che le irrora.

Le “Tagliatelle di seppia alla puttanesca”, rappresentano il vivo contrasto, il postmoderno incontro tra la graffiante salsa alla puttanesca – tirata, intensa, sapiente – e la leggerezza eterea della tagliatella di seppia: un perfetto esempio di recupero di stile di cucina del passato in una struttura gastronomica contemporanea, mediterranea. Davvero incisive nella loro netta dicotomia.

Chef, come si fa a rimanere sempre attuali?

Il modo migliore per rimanere attuali è avere sempre un libro sottomano. Studiare. Aggiornarsi continuamente. Informarsi, confrontarsi tra colleghi, sperimentare ogni giorno per rimanere al passo con i tempi, con i prodotti, con cotture, tecniche e sistemi di conservazione.

Qual è il futuro della cucina?

Il futuro della cucina sta tornando indietro, verso una cucina classica nel pensiero ma innovativa nell’interpretazione personale di ogni chef. Dopo la moda delle contaminazioni estere, si sta tornando ai sapori più decisi, concreti. Da un certo punto di vista, il futuro è riscoprire il passato.

Quali sono i piatti che ben rappresentano la filosofia di Moma?

I piatti che ben rappresentano la nostra filosofia di materia prima, prodotto territorio stagionalità: “Il nostro orto di stagione in giardiniera” è un piatto che cambia di continuo, anche settimanalmente e che è per sua natura in continua evoluzione. Il “Polpo verace alla piastra con radici e dragoncello messicano”, un piatto che cambia in base alle stagioni perché con esse mutano le radici: dalle rapette invernali ai ramoracci e  alla scorzonera fritta. Il polpo quello non cambia, un polpo verace che proviene dalla Puglia. Cotto a bassa temperatura in modo da renderlo volutamente morbido all’interno e poi scottato sulla piastra per farlo risultare croccante fuori, è accompagnato da una maionese ottenuta dalla sua acqua con aggiunta di lime, aromatizzato da una nota di dragoncello, poi finito con una vinaigrette ottenuta con i pomodori gratinati sulla brace e conditi con aceto balsamico e Xeres.

Nel “Pescato croccante, salsa al burro acido, finocchio e peperoncino”, che e che aderisce alla stessa filosofia di costa e asta, i contrasti e le acidità vengono apportati dalla piccantezza del peperoncino e freschezza della salsa burro, lime, scalogno e Pernod; il “Risotto anguilla, camomilla, origano e miele” (ricetta QUI) non ha invece stagionalità, e viene condito con la salsa Shoyu, che è una salsa di soia fermentata viterbese di ceci e farro.

Risotto anguilla, camomilla, origano e miele
Il nostro orto di stagione in giardiniera
Franco e Gastone Pierini, Federico Cucchiarelli e Andrea Pasqualucci

Qual è, o quale dovrebbe essere, l’obiettivo di uno chef e qual è il tuo?

Ogni chef ha il suo obiettivo, ma credo che ciò che ci accumuna sia l’apprezzamento del nostro lavoro, raggiungere il riscontro più positivo possibile da parte del cliente, che è sempre al primo posto.

Più di tutto, per me riuscire a mettere la propria personalità, il proprio carattere nel piatto, rendere riconoscibile la propria cucina. Ognuno ha la sua impronta, ognuno ha la sua storia. Fare in modo che tutto questo al cliente, è il massimo.

Qual è la partita che ti diverte di più?

Mi trovo a mio agio in tutte, mi diverte molta la Pasticceria, ma la partita in generale che preferisco è quella della domenica a calcetto con gli amici – ridiamo.

LA CANTINA

La carta rappresenta le migliori zone vinicole italiane e, certamente, si concentra sui grandi classici,come i “Super Tuscan”, i rossi Piemontesi, i bianchi Friulani e i vini delle Isole, con una accurata selezione delle annate più importanti. Presenti anche alcune delle migliori bollicine italiane, Franciacorta in testa. Immancabile un giusto tributo ai rossi di Francia, con una selezione delle aree di eccellenza, come Borgogna, Bordeaux, Loira e Champagne. Uno spazio a parte è dedicato alle piccole produzioni artigianali, vini unici che raccontano i territori e il lavoro attento e meticoloso dei vignaioli, con alcune chicche del territorio laziale.

BIOGRAFIA DELLO CHEF

Chef del Moma è Andrea Pasqualucci, romano, classe 1989. Convinto fin da ragazzino che la cucina fosse la sua vera missione si iscrive all’IPSSAR di Tor Carbone. La sua prima esperienza è con lo chef Armando De Giorgi, suo mentore, che gli trasferisce le sue competenze e la passione per la cucina. Da Aroma, con lo chef Giuseppe Di Iorio, impara le basi della cucina francese e come si viva in brigata, facendo lavoro di squadra. Approda poi all’Hotel Aldrovandi, dove lavora con lo chef Oliver Glowig: qui, comprende la centralità dei prodotti italiani e l’importanza della cura per gli ingredienti. L’amore per il mare lo conduce fino a Senigallia da Moreno Cedroni alla Madonnina del Pescatore, dove affina le sue conoscenze sulle lavorazioni del pescato. Nel 2017 i fratelli Pierini affidano ad Andrea la cucina del Moma.

RISTORANTE MOMA

Via di San Basilio, 42 – 00187 Roma

Telefono06 4201 1798 / www.ristorantemoma.it

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Tra l’Aventino e la Piramide Cestia, c’è un nuovo indirizzo dedicato alla spesa d’eccellenza. Al Banco, il meglio delle carni italiane e straniere, selezioni di salumi, formaggi, pane, gastronomia e prodotti del territorio di altissima qualità; ai tavoli la cucina dello Chef Matteo Militello realizzata con passione partendo dall’elaborazione creativa dei tantissimi prodotti ricercati in vendita.

Cresce la spesa alimentare e le botteghe mettono la quinta gareggiando con i supermercati. Una proliferazione interessante, determinata da vari fattori che vanno dalla recente forzata impossibilità a mangiare fuori casa, al bisogno di gratificazioni a tavola, passando per la ritrovata voglia di cucinare, gratificarsi e tornare a condividere esperienze enogastronomiche.

Per questa via “i buoni esercizi di prossimità” stanno registrando i migliori risultati sul piano imprenditoriale, complice la ricerca, al momento degli acquisti, di un rapporto diretto, e quello di intessere o ritrovare quel sistema di piccole fiducie quotidiane, più frequente nelle realtà a misura d’uomo. Un’altra vecchia-nuova tendenza figlia della “grande incertezza” e del bisogno di ritrovare rapporti umani diretti, sguardi d’intesa, piccole grandi sicurezze e consigli ad personam.

Così apre Aventina, format inclusivo che riunisce sotto un’ unica insegna tante bontà della tavola con l’idea di offrire specialità sia per l’acquisto al dettaglio sia per il consumo in loco.

Da una parte vera e propria bottega – il cui fine è ricercare il meglio delle produzioni italiane del settore alimentare e mostrarle su un lungo bancone in cui trovano posto carni scelte accuratamente, formaggi, salumi di presìdi Slow Food, selezioni di pane, eccellenti qualità di pasta, riso, conserve, marmellate, vino e tanto altro – dall’altra cucina elaborata a partire dall’ampia offerta gastronomica a scaffale e sul banco del fresco.

Un luogo dove riscoprire il valore dell’artigianalità insieme a quello delle relazioni umane, un rapporto diretto con il gastronomo, macellaio e fornaio, che diventano depositari di saperi e dispensatori di suggerimenti per gli acquisti da tavola.

In cucina c’è lo chef Matteo Militello che si è subito riconosciuto nel “manifesto carnivoro” di Aventina, ha qui l’opportunità di trattare esclusivi tagli di carne che gli saranno indicati direttamente dal commensale, dando vita a una originale esperienza per gourmand fatta di sapori immediati lavorati da mano esperta.

La sua cucina è una summa di piccoli piaceri quotidiani e cibi ricercati, che punta alla gratificazione quotidiana così come a quella extra-ordinaria, in ogni caso basata su piatti semplici, costruita con materie prime genuine, nel rispetto della nostra terra.

In passato sono andato a caccia – commenta Matteo Militello – e ho capito cosa significasse rispettare l’animale e l’ambiente. Questa pratica è fondamentale e, insieme all’etica, costituisce un unico filone che migliora la vita dell’animale, ha un minore impatto sulla natura e perfeziona notevolmente le produzioni”.

Nella fase di pre-opening Matteo ha rintracciato allevamenti senza impiego di OGM o antibiotici, piccole fattorie che valorizzano il rapporto uomo-animale dove non esiste lo stress favorendo così la resa di carni e latte.

A Banco troverete la Fassona piemontese di Oberto, una razza allevata tra le province di Cuneo e Torino – esclusivamente capi femmina che vantano una naturale distribuzione del grasso per una carne più tenera e saporita – il Coniglio grigio di Carmagnola, assieme alla Sashi di origine finlandese e alla Rubia Gallega, massima espressione della carne spagnola.

Negli anni si è persa la piacevolezza della masticazione della carne –spiega Matteo – per colpa dell’allevamento intensivo: le bestie non camminano più e non stando all’aria aperta non sviluppano muscolo. La scioglievolezza, fatta esclusione per le grandi tecniche di frollatura, non è un pregio, anzi. L’animale deve invece avere una vita dignitosa, muoversi senza restrizioni in uno spazio giusto, dove la terra e la natura circostante possano assorbire tutta la parte inquinante che esso stesso genera. Basti pensare che gli allevamenti di bovini producono più gas serra dei trasporti!”. 

Il concept di Aventina ruota intorno alla macelleria e vuole essere il nuovo indirizzo romano di riferimento per trovare la carne più pregiata, frutto di un minuzioso lavoro di ricerca in cui sono state individuate le migliori razze allevate nei pascoli del nostro territorio, con uno sguardo anche al panorama estero. 

LA BOTTEGA DELLE SPECIALITA’: GASTRONOMIA, SALUMERIA & PANETTERIA

Per il banco di salumeria una selezione di cinque prosciutti tagliati a mano, quattro italiani e uno spagnolo: il celebre Jamòn Joselito, considerato il miglior prosciutto al mondo. La Toscana è ben rappresentata con i suini di Cinta senese di Casamonti, piccola realtà sperduta sulle colline dove i maiali vivono allo stato semibrado, mentre dall’Antica Norcineria proviene il Prosciutto Bazzone, uno dei presìdi Slow Food della regione. Nella zona della Tuscia è stato rintracciato Fabrizio Nocci, maestro del prosciutto di Mangaliza di Villa Caviciana. Siciliani sono i maiali del Parco Naturale dei Nebrodi che scorrazzano liberi sul punto più alto delle montagne da cui si scorge persino il mare. Tra gli altri pregiati insaccati artigianali dalla Puglia proviene il Capocollo Santoro di Martina Franca, il crudo di San Daniele del prosciuttificio Camarin, una delle migliori Dop nella località friulana. Dalle Alpi si passa poi alle “piramidi”, con i formaggi siciliani de La Paisanella, azienda all’interno del Parco dei Nebrodi, che fornisce il canestrato, la ricotta salata e quella infornata.

Al banco del fresco e a scaffale la selezione ricade sui prodotti lavorati “come una volta” che fidelizzano il cliente in un viaggio per l’Italia alla scoperta dei migliori produttori, amplificando così il concetto di artigianale e valorizzando territori dimenticati o lontane campagne.

Ogni giorno in negozio si trovano diverse tipologie di pasta fresca del pastificio Mauro Secondi, mentre per quella secca i formati sono dell’abruzzese Zaccagni o delle campane Gemme del Vesuvio e Vicidomini; sul riso è stato riscoperto il grano antico Carnaroli puro, grazie all’azienda Meracinque, o alle risaie di Cascina Oschiena con i loro portentosi chicchi differenziati in base alle diverse preparazioni e cotture. Dall’azienda Galline Felici, alle porte di Roma, provengono le uova fresche covate da galline che razzolano tranquille e depongono con i loro ritmi, mentre per quelle non più produttive scatta il tempo del buen retiro nella pensione dell’aia; sui ripiani dedicati ai lievitati si trova il pane del premiatissimo Forno Roscioli, realizzato con farine grezze ricche di gusto e sali minerali, impasti leggeri e digeribili, uso di sale esclusivamente biologico, oltre alla loro fragrante biscotteria secca.

In Sicilia altra virtuosa collaborazione è con Testa, famiglia di pescatori locali dal 1800, per le pregiate conserve di tonno e alici, emblema del concetto di microproduzione. Fiore all’occhiello lucano è MAB (Masseria Agricola Buongiorno) che si occupa della produzione e trasformazione del Peperone di Senise IGP,realizzando persino il ketchup di peperone crusco! Dell’azienda agricola pugliese Paglione sono i pelati raccolti a mano, inscatolati in purezza oppure lavorati come passata tra cui la Prunill, dal dialetto prun ovvero protuberanza, una varietà autoctona dalla texture setosa e dal sapore intenso che sarà impiegata anche dietro al bancone del cocktail bar per lo special Bloody Mary di Aventina.

Dalle Marche arrivano i mieli di Giorgio Poeta con qualità Acacia e Millefiori ma anche stella alpina e quello invecchiato. Tra le eccellenze del mondo vegetale non potevano mancare Morgan e Agnoni, che ha dedicato una esclusiva linea firmata Aventina venduta naturalmente in bottega e utilizzata anche nei piatti del ristorante.

Passeggiando sulla strada si intravede, invece, la luminosa e ampia vetrina dell’enoteca che accoglie una cantina di circa 250 etichette curata dal sommelier Gabriele Giannattasio. Referenze rappresentative di quasi tutto lo Stivale, con particolare attenzione ai rossi che ben si sposano con la ricchezza delle carni e dei salumi, senza tralasciare anche Francia, Slovenia e Germania. Tra le più blasonate cantine del territorio e qualche altra chicca in carta, una ricca selezione di bollicine italiane con gli immancabili Franciacorta di Ricci Curbastro e di Ca’ dei Pazzi, e Trento Doc, su tutti Ferrari. Sul versante francese, Dom Pérignon, Krug, Ruinart e Perrier-Jouet.

Tutte le bottiglie sono acquistabili singolarmente e, al contempo, vengono in mescita per pasteggiare o per accompagnare un aperitivo di ricercata sostanza dove non mancano taglieri di salumi e formaggi, come le selezioni Slow Food e cinque prosciutti tagliati a mano accompagnati da una focaccia home made. A questa proposta si aggiungono i migliori insaccati di mare come la bresaola di tonno, il pescespada affumicato, il salmone e il carpaccio di cuore di baccalà.

IL RISTORANTE E LA BRACERIA CON COTTURA AL BROILER

Il viaggio nel gusto passa anche per i tavoli del ristorante. Da Aventina si assapora fino in fondo il concetto “dal banco al piatto” perché tutto quello che è esposto nel reparto macelleria può essere gustato comodamente seduti in sala. Chianina, Fassona, Marchigiana, ma non solo: questo tour non si esaurisce nel nostro territorio ma ne valica i confini per scovare le migliori proposte internazionali, come l’appetitoso Black Angus e il ricercato manzo di Wagyu-Kobe.

Gli appassionati della carne si ritroveranno nell’eden della brace grazie all’uso del broiler, una griglia professionale su tre pietre ollari incandescenti che garantisce una cottura salutare, un gusto inconfondibile e una reazione di Maillard omogenea.

Oltre a rispettare pienamente la filosofia del “grigliare”, Militello ha riscoperto il filone delle carni da cortile, tenere e delicate, dal sapore pieno e dal retrogusto deciso, che armonizza in menu con alcune ricette, come nei Pici al ragù di cortile, dove pollo, coniglio, anatra, faraona e tacchino si amalgamano in un saporito sugo di carni bianche che condisce una generosa porzione di pasta fresca fatta in casa, fino al Riso croccante, quaglia e salvia, signature dish dello chef da provare per la particolarità della consistenza del riso, una mattonella croccante che riporta dritta alle gioie della cucina di casa, nappato da una salsa di quaglia e la sua carne, godibilissima.

Per chi non dovesse preferire la carne, per ogni voce del menu, sarà presente sempre un piatto di pesce con referenze da dispensa integrate con gli arrivi giornalieri del miglior pescato, tra i quali i Tagliolini, mandorle e colatura di alici, il Baccalà Roma-Livorno e il Baccalà, acqua di olive leccino Agnoni, ciliegia caramellata e chutney di fico.

Da Aventina c’è spazio anche alle portate vegetariane, tra le quali il Gazpacho di parmigiana e le Polpettine di verdure arrosto con crema di fagiolini e datterini gialli. Per gli amanti dei condimenti una ragionata carta degli oli extravergine di oliva in cui si spazia dalle cultivar siciliane a quelle pugliesi, da quelle umbre a quelle toscane, da quelle laziali a quelle lombarde. A deliziare i golosi, invitanti dessert come l’originale Cannolo siciliano di Piana degli Albanesi farcito con ricotta di pecora, oppure l’omaggio allo chef bistellato Francesco Bracali con il Cappuccino tiramisù, il dolce al cucchiaio Crema di latte Salvaderi, composta di albicocche e crumble al cioccolato e sale, oltre alla linea di pasticceria dedicata in esclusiva ad Aventina dalla vicina Casa Manfredi.

Momenti pre-cena da abbinare ad alcune birre artigianali del Birrificio Lariano o alla miscelazione che valorizza il made in Italy, con una ristretta selezione di gin, grappe, rum e amari squisitamente italiani, tra i quali l’introvabile liquore al carciofo di Agnoni o ancora i soft drink del Südtirol.

L’IDEA IMPRENDITORIALE

Patron di questa impresa è Andrea Ceccarelli, imprenditore del settore immobiliare, coadiuvato da Francesco Rosati, general manager, rientrato dall’Olanda dopo una esperienza pluriennale ad Amsterdam dove ha lavorato in prestigiose compagnie di settore come l’esclusivo member club Soho House. I due si sono conosciuti appunto in Olanda e l’idea di Andrea di dare nuovamente vita alle meravigliose botteghe di un tempo ha trovato in Francesco il perfetto braccio esecutivo, forte della sua esperienza nell’accoglienza. Originario di San Benedetto del Tronto, Francesco ha sposato il format che riunisce, sotto una unica insegna, tante eccellenze della tavola con l’idea di servire le specialità sia per l’acquisto al dettaglio che per il consumo in loco, grazie al ristorante che offre un menu basato sull’ampia offerta gastronomica a scaffale e sul banco del fresco.

Aventina – Carne e Bottega

Viale della Piramide Cestia, 9 – Roma

Telefono 06 66594151 – Email info@aventinaroma.com

Orari di apertura:

Bottega 9:30 – 14:00 / 16:00 – 20:00 | Ristorante 18:00 – 22:30

Chiusura: domenica

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Settima Edizione della Guida Street Food di Gambero Rosso che presenta molte novità interessanti: nuovi format, locali “etnici” di ottimo livello e grandi cuochi sempre più coinvolti nel settore street food.

600 indirizzi, 20 nuovi campioni regionali e due premi speciali: Street Food da Chef, per l’ interpretazione d’alta cucina di un piatto tipico dello street food, e Street Food on the road, dedicato alla migliore proposta di cibo di strada itinerante.

Tra le pagine anche i nomi di noti brand che hanno aperto attività dedicate al cibo di strada: necessità e virtù di reazioni proattive alle limitazioni imposte dalle misure sanitarie che hanno trovato nuovi confini tra delivery, grandi spazi aperti e parchi cittadini.

Semplice da acquistare, veloce da mangiare, da asporto per antonomasia e quanto mai di attualità in questo momento storico, lo street food è un fenomeno che non accenna a scemare, nonostante tutte le vicissitudini di questi ultimi mesi.

“Qualità dell’offerta e tradizione: anche quest’anno presentiamo il meglio del panorama del cibo di strada italiano” dichiara Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso “Una tendenza enogastronomica in continua evoluzione che coinvolge sempre più spesso anche le cucine più rinomate con continue contaminazioni, ma senza dimenticare la nostra cultura e la nostra storia.”

    LA GUIDAI CAMPIONI REGIONALI
Valle d’Aosta Alpanino | AOSTAPiemonte Mollica | TORINO Liguria O Boteco do Bonde Amarelo | GENOVA Lombardia Alvolo Cibi da Strada | PAVIA Veneto Amburgheria | MESTRE [VE] Trentino-Alto Adige Gusto Giusto | TRENTO Friuli-Venezia Giulia Al Ciketo | TRIESTE Emilia-Romagna ViaSaffi 32 |SANTARCANGELO DI ROMAGNA [RN] Toscana Firenzen Noodle Bar | FIRENZE Marche Il Chiosco |SAN BENEDETTO DEL TRONTO [AP] Umbria Prosciutteria del Corso | SPOLETO [PG] Lazio Il Maritozzo Rosso | ROMA Abruzzo Venditti Porchetta | LUCO DEI MARSI [AQ]Molise Eattico | TERMOLI [CB] Campania Sciuè Il Panino Vesuviano | POMIGLIANO D’ARCO [NA]
Puglia Cime di Rapa Urban Street Food | LECCE Basilicata Pier39 | POTENZACalabria BOB Alchimia a Spicchi| MONTEPAONE [CZ] Sicilia Umbriaco Tavola Calda e Bottega | ENNA Sardegna Cibum | ORISTANO PREMI SPECIALI STREET FOOD ON THE ROAD Mollica’s | TOSCANA STREET FOOD DA CHEF MATIAS PERDOMO – EMPANADAS DEL FLACO| Milano

Una guida che celebra uno dei patrimoni della nostra tradizione enogastronomica.” continua l’Amministratore Delegato Luigi Salerno “Un settore che si sta evolvendo anche grazie alla continua e costante attenzione ai prodotti di qualità made in Italy.”

Menzione Speciale per Theresianer e Zerocinquanta, sponsor della Guida, che rappresentano un universo di qualità che nasce dalla competenza dei migliori mastri birrai e dall’utilizzo di eccellenti materie prime che si fanno ambasciatrici di questo importante e dinamico capitolo della storia gastronomica italiana. 

La versatilità della birra come accompagnamento allo street food ha favorito questa collaborazione tanto naturale quanto rilevante: il percorso gustativo della gamma Theresianer e delle proposte Zerocinquanta si manifesta infatti in diverse espressioni birrarie capaci di affiancare qualsiasi tipo di preparazione, esaltandone di volta in volta caratteristiche e peculiarità.

Photo Credits Carlo Maria Viola | www.imaginificio.it

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L’appuntamento itinerante in 5 tappe – di cui ne rimangono 4 a partire da oggi – per conoscere e degustare vini d’eccellenza nella cornice dei “Borghi più belli d’Italia” tra luglio e settembre 2021, per un’estate di turismo ed enogastronomia.

Insieme a Valica e “I Borghi più belli d’Italia”, più di 400 etichette da 100 cantine diverse per gustare tutto il sapore dei territori, un percorso formativo sul vino e sugli abbinamenti con il cibi e Prenotazioni sul sito www.borgodivino.it o direttamente in loco.

Turismo ed enogastronomia, sono il binomio perfetto per far ripartire l’Italia. Con i riflettori puntati sulla bellezza e sul (buon) gusto prende il via “Borgo DiVino in tour”, iniziativa dedicata al mondo del vino e del turismo enogastronomico, promossa dall’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” e organizzata da Valica, la prima tourist marketing company in Italia, in collaborazione con il Consorzio Ecce Italia.

Un evento estivo itinerante, da luglio a settembre, in 5 tappe che si preannunciano come altrettante esperienze sensoriali in alcune delle cornici più suggestive del nostro Paese, certificate tra “I Borghi più belli d’Italia”. Sapori e profumi del vino nei vicoli, nelle piazze, rocche e meravigliosi scorci di terra e di mare, da esplorare a passo lento e calice alla mano.

Saranno più di 100 le cantine italiane presenti nelle cinque tappe di “Borgo DiVino in tour”, con circa 400 etichette di qualità proposte in degustazione e raccontate direttamente dai produttori o da sommelier professionisti. In ogni tappa ci sarà una forte rappresentanza di vini locali e regionali. In degustazione i vini classici – rossi, bianchi, bollicine – e produzioni di nicchia, tradizionali o ancestrali, tornate oggi alla ribalta, come ad esempio gli “orange wines” e i rifermentati.

Anche i Castelli Romani con la relativa produzione vitivinicola autoctona e sempre di maggior pregio, si sono mossi per divulgare, nei borghi baciati dalla bella e viva manifestazione, la conoscenza dei nettari del territorio, ottenendo un grande successo nella prima tappa inaugurale di Borgo DiVino 2021, che ha preso forma dal 2 al 4 luglio a Cisternino (BR), in uno dei “paesi bianchi” più amati di Puglia, nel cuore della Valle d’Itria.

Dal oggi 9 luglio fino all’11 sarà la volta di Cefalù (PA), uno dei più celebri affacci sul mare della Sicilia e… d’Italia!

Terza e quarta tappa sul versante Adriaco ospiti di due piccole perle tra Marche e Romagna:  il Borgo antico di Grottammare (AP), in programma dal 23 al 25 luglio, e Brisighella (RA), dal 6 all’8 agosto.

La tappa finale del tour, dal 10 al 12 settembre, a Nemi (RM): il borgo, pur se non rientra fra quelli appartenenti all’Associazione dei Borghi più belli d’Italia, non poteva mancare in quanto è la location “storica” che ha ospitato le prime 6 edizioni di Borgo DiVino.

In ciascuna delle cinque tappe sarà allestito un percorso formativo sul vino, attraverso l’esposizione di una ventina di pannelli, seguendo tre diverse guide:

  • alla degustazione del vino: quale bicchiere scegliere? A quale temperatura deve essere servito e consumato il vino? Quali i colori del vino?
  • all’abbinamento cibo-vino: qual è il miglior vino da abbinare al cibo che si sta consumando?
  • ai territori del vino in Italia, per poter viaggiare e trovare le produzioni tipiche delle zone scelte come meta delle prossime vacanze.

“Per Valica si tratta di una integrazione profonda con la propria attività di editore e concessionario di siti online, leader nel mondo del turismo e dell’enogastronomia. Dal web al territorio, dal digitale al fisico, per proporre esperienze di gusto che coinvolgano i nostri utenti. Non li accompagniamo più solo nella scelta della meta, attraverso i nostri consigli online, ma li vogliamo incontrare a tu per tu, in un luogo, coinvolgendoli in un evento pensato per loro, utenti web, curiosi, golosi, attenti all’esperienza turistica ed enogastronomica, capaci di suggerire e socializzare a loro volta l’esperienza vissuta” spiega Luca Cotichini di Valica.

Anche per l’estate 2021 – dichiara Fiorello Primi, Presidente dell’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” – i borghi si candidano ad essere le mete preferite di un turismo domestico che sceglie di trascorrere le vacanze in sicurezza alla scoperta dell’Italia più autentica e genuina. I Borghi più belli d’Italia si preparano quindi ad accogliere i visitatori con l’offerta che da sempre li contraddistingue: un mix di Bellezza, arte, storia, natura, tradizioni ed eccellenze enogastronomiche che raccontano l’unicità dei nostri territori e ci riconducono alle nostre origini”.

Per partecipare alle singole tappe è consigliata la prenotazione sul sito www.borgodivino.it. In alternativa, è possibile presentarsi alle casse dei singoli eventi, sperando che ci sia ancora posto…!

Un borgo da vivere, tanti vini da scoprire

Perfetta tutto l’anno, imperdibile d’estate. Cefalù incanta da sempre per il suo fascino glamour, le spiagge assolate e un centro storico particolarmente fotogenico. E sono solo alcune delle ragioni che hanno fatto dell’antico borgo di pescatori un piccolo tesoro tra i Borghi più Belli d’Italia.

L’appuntamento con Borgo diVino illumina della luce giusta le serate estive di questo borgo-gioiello a due passi da Palermo, da scoprire al chiaro di luna degustando i migliori vini del territorio oltre a una selezione di etichette nazionali. Sicilia DOC e Terre Siciliane IGT sono solo alcune delle denominazioni a garanzia di qualità di Cefalù e dintorni, prodotti da grandi cantine e piccoli artigiani del vino nella zona delle Madonie.

Cefalù è il secondo degli appuntamenti con Borgo di Vino di questa edizione 2021.

Come funzionano i TRE GIORNI NELL’UNIVERSO DEL VINO

Borgo diVino è un appuntamento aperto a tutti, non solo agli intenditori di vino. I centri storici di alcuni dei Borghi più Belli d’Italia diventano punto di incontro per appassionati, amanti del vino, curiosi e turisti di passaggio: tutti possono partecipare, assaggiare e conoscere i migliori vini dei territori e una selezione di eccellenze italiane.

Per le degustazioni va acquistato il ticket che dà diritto a un kit di degustazione con bicchiere, sacchetta e 10 assaggi da consumare nei vari stand.

Nel corso dell’evento ampio spazio è dedicato alle degustazioni, per le quali si può acquistare l’apposito voucher che dà diritto a dieci assaggi con incluso il kit degustazione. 

In viaggio, con la scusa del vino

Partecipare a Borgo diVino è anche occasione di scoperta di tutto quello che c’è intorno. A Cefalù non potrai che immergerti nelle atmosfere arabo-normanne della Sicilia tirrenica, che fanno di questa cittadina un patrimonio dell’Umanità UNESCO.

La Cattedrale della Trasfigurazione è il suo simbolo più riconoscibile, una grande chiesa con due campanili gemelli che domina lo skyline cittadino. Un po’ come la Rocca di Cefalù, monumento naturale che regala panorami mozzafiato sul mare e l’entroterra. E poi le spiagge, dove godersi una meritata giornata di tintarella.

Un viaggio tra i sapori di Cefalù non può che includere la pungente dolcezza di una granita al limone, rinfrescante bontà della cucina cefaludese. La pasta con le sarde e la provola delle Madonie sono solo alcune delle bontà che scoprirai in loco, bagnate dall’immancabile Nero d’Avola, il vino che rappresenta al meglio tutto il territorio circostante.

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La cucina di Antonio Gentile è garbata, piacevole, mai aggressiva, mai eccessiva. Si muove con grazia verso la consacrazione delle ricette rilette della cultura culinaria mediterranea, verso la riconoscibilità dell’ingrediente nel piatto, la sua esaltazione, la sua essenzialità: voci sempre più decise di una tradizione Gentile che sta ben scrivendo le sue pagine.

Antonio Gentile è uno di quegli chef che bisognerebbe moltiplicare. Sorridente, educato, con la luce buona negli occhi, sempre disponibile al confronto, all’analisi intelligente, costruttiva, scevra da ombrosità e futili orgogli. La sua cucina gli somiglia, dentro e fuori. Un tutt’uno con le sue emozioni e la ricerca della propria voce.

Verso la definizione del proprio stile, la sua è una cucina in evoluzione, delicata, diretta, che lavora sulla sottrazione degli ingredienti e sulla concentrazione di un “sapore Gentile” che esprima nei suoi piatti la grande passione per sua la tradizione, l’alleggerimento portato dalla tecnica, la conoscenza delle materie prime, la voglia di bella stagione e colore nel piatto.

Ho la fortuna di conoscerlo da anni, e di aver potuto seguire le tappe della sua affermazione. Oggi è lo chef del 47 Circus Roof Garden, all’ ultimo piano del Boutique Hotel FortySeven, una raccolta terrazza con cucina su Roma e prospettiva sul Foro Boario, il Tempio di Vesta, l’ Arco di Giano e la Basilica di Santa Maria in Cosmedin, che custodisce la Bocca della Verità. 

Cuore campano, alle spalle le cucine di Heinz Beck e Francesco Apreda, sguardo fiducioso al futuro, Antonio ha creato una squadra coesa; c’è rispetto e apprezzamento reciproco, un’armonia, un humus creativo che si riflette nei piatti sui quali lavora con l’intera brigata e il sous chef Daniele Bonanni.

Complice la luce di Roma, che non ha una tavolozza di colori uguale per tutti – ma ne ha tante quanti sono gli sguardi degli abitanti, dei turisti di un giorno e l’umore di chi si trova a osservarla da qui – sulla tavola, che diventa palco, non palcoscenico, arrivano pane e focaccia.

Due impasti, uno a lievito di birra, uno a pasta acida fatti “a’mmestiere”. Non serve altro. Poi la giostra delle Amuse Bouche. Tra tutte la “pralina” di ragù napoletano: la forza di un sugo di tradizione nel piacere tattile di un raffinato bon bon.

La “Tagliatella di Calamaro e estratto di insalata di pomodori”, è infatti un inno alla freschezza, all’estate, all’orto iodato, marino. Tonalità, chiare, eteree, in netto contrasto con il sapore determinato, che porta son sé il gusto e il ricordo dei pranzi al mare, dell’insalata di pomodori: una semplicità valorizzata dalla sottile texture del bianco calamaro con i piccolo crunch della tapioca soffiata. Due ingredienti protagonisti, sapore dritto, pulito, un lungo piacere che termina con l’ irrefrenata voglia di affondarci il pane per trattenere, nella sua spugna, fino all’ultima goccia la sintesi di pomodoro e l’illusione di una vacanza.

La tagliatella è nata proprio così – mi racconta – mangiavo un’insalata di pomodori e mi sono reso conto che tutto il meglio rimaneva nel fondo del piatto. Da lì l’idea, l’intuizione. Ho voluto ricreare quel sapore, concentralo. Qui c’è solo Pomodoro e Calamaro. La mia cucina si sta pulendo sempre di più: due, tre, quattro ingredienti al massimo. E tante note aromatiche.

Il “Crudo di gamberi rossi, melanzana affumicata, burrata, maggiorana e arancia”, è un piatto interessante, da mangiarsi con un ordine preciso per carpirne appieno il senso, il gusto.

La maggiorana qui gioca un ruolo determinante, e, se fosse una partitura musicale, farebbe da pausa e permette di apprezzare il gruppo di note che seguono. Gambero, stracciatella tritata, melanzana affumicata, maggiorana. Una sequenza di note di sapore in un completo armonico.

“Polpo arrosto, pesto di olive e prezzemolo, limone candito e salsa di impepata di cozze”, è un piatto centrato e concetrato. Una vera intuizione, un piatto che destruttura l’impepata di cozze e, nella sua essenzialità anche cromatica, porta in tavola (finalmente) un approccio diverso al tanto amato polpo. Il limone fa girare il piatto, il pepe lo spezia, l’olio al prezzemolo lo caratterizza, la salsa di impepata rimane fedele alla somma dei sapori della più nota versione tradizionale. Un piatto da provare.

“Nei tagliolini alle erbe, lupini, gamberi bianchi, mandorle e tartufo nero” (in foto di copertina) l’utilizzo delle erbe nella pasta dei tagliolini crea una base nuova per l’esaltazione dei protagonisti blasonati di mare e di terra, la vera nota distintiva è dietro le quinte, nella dolcezza complessiva del piatto, una rotondità resa possibile da una percentuale di brodo di pollo in fase di mantecatura. Una giusta e poco frequentata illuminazione.


Mentre i “Tortelli di genovese di manzo, finocchi e provolone del monaco”, neanche d’estate arrestano la loro corsa, c’è anche la “Palamita arrosto, il suo fondo, verdure in agrodolce e sedano rapa”, che è un encomio al crudo nelle sue espressioni vegetali e rivela l’amore dello chef per il pesce azzurro. Viene scottatta pochi secondi per lato, Antonio la serve accompagnata da un misto croccante di verdure, quasi una giardiniera, con le caratteristiche piacevoli punte di acidità. C’è poi il Rombo alla mugnaia e vignarola, ma c’è anche la Spigola al sale con le sue carni morbide e succose, oltre alle scelte di carne, prima tra tutte l’ottima “Tartare di manzo, nocciola, senape, misticanza aromatica e provolone del monaco”.

Chiude il percorso la Pralina di moscow mule che anticipa il dolce e la sua “Variazione di limone”, ma il viaggio continua con i Cocktails di Beatrice Oliviero, talentuosa bartender che vi sorprenderà con le sue miscelazioni di classe e sapore, mix di 47 etichette di gin, tra dry e aromatizzati e erbe aromatiche, in varie fasce orarie. Perfetta quella dell’aperitivo per godere anche di un memorabile tramonto da ammirare attraverso l’”Orange flavour”, suo signature cocktail, con Grand Marnier, Campari, succo d’arancia e di limone spremuti freschi, marmellata di arancia biologica.

Il 47 Circus oggi è il risultato di un lungo percorso iniziato anni fa – spiega Luca Nicolotti, general manager del Boutique Hotel FortySeven. I piatti dello Chef Antonio Gentile sono coprotagonisti di un grande momento di fascinazione, spettacolo e convivialità. Qui al Circus l’esperienza è sinonimo di stupore, gaiezza, giovialità, nel grande viaggio tra il gusto e la storia che offre questa terrazza.

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47 Circus Roof Garden

Via Luigi Petroselli, 47 – 00186 Roma

Tel. 3480162378

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Base strategica per esplorare i dintorni, praticare sport outdoor e concedersi il brivido di un’avventura d’acqua dolce, l’Hotel Del Lago di Piediluco, situato in posizione panoramica con terrazze e vista incantevole sul lago, offre ai suoi ospiti uno sconto del 40% sui biglietti “Marmore Falls”.

Dall’Hotel del Lago lo sguardo domina una vista ineguagliabile: il lago, con la sua forma bizzarra e i suoi bracci allungati, appare incastonato tra verdi rilievi e vallate che compongono un paesaggio meraviglioso. 

A pochi km, le Cascate delle Marmore, le più alte d’Europa offrono tante avventure Outdoor per tutti i livelli di adrenalina tra rafting, kayak e River Walking.

Il Lago di Piediluco, a poca distanza dalle Cascate delle Marmore, è un lago gemma, incastonato tra i Monti Luco e Caperno, ai confini di Umbria e Lazio. I suoi 13 km di sponda sono mossi, estremamente verdi, ricchi di insenature, artistici scorci, rocche, testimonianze storiche e antiche leggende.

La bellezza di questo luogo incantevole, meta da non perdere, ha affascinato poeti e scrittori nel corso dei secoli e continua a deliziare migliaia di turisti ogni anno.

CANOA al MOLO 21

Gli sportivi e gli amanti della natura non potranno di certo farsi mancare le avventure d’acqua dolce. Dal Molo 21 - Restaurant Beach Club, è possibile prenotare un corso o una singola lezione per scoprire ed ammirare tutto il bello di questo luogo, imparando a pagaiare in acque tranquille acquisendo la tecnica giusta e padronanza della canoa grazie ad un team di maestri super referenziati e ristorarsi con un buon drink.

RAFTING

Sotto le Cascate delle Marmore si trova il luogo ideale per il rafting. Se l’idea è quella di trascorrere una elettrizzante giornata all’aria aperta, fuori dall’ordinario, immersi nel verde e lontani dallo stress della vita in città, che voi siate in famiglia, in coppia, oppure con gli amici, la soluzione unica esiste e si chiama Cascata delle Marmore.

Facilissime da raggiungere, a solo un’ora di auto da Roma, la cascata si trova a Terni. Ogni anno, in ogni stagione, è meta di turisti che, da tutta Italia, e non solo, raggiungono la splendida Umbria per ammirare la maestosità del salto più alto d’Europa.

Diverse le alternative se si opterà per questa gita “wild”, che voi decidiate di “evadere” per un singolo giorno o per un intero weekend. Il centro Rafting Marmore si trova in località Papigno a due passi dalla cascata delle Marmore. Proprio dai piedi della cascata iniziano le discese in gommone per il rafting e per l’hydrospeed, due delle attività di punta del centro. In questo 2021 lo sport estremo sfida il Covid e in piena sicurezza e nel rispetto della normativa vigente punterà molto anche sul River Walking.

Per coloro che cercano un’esperienza adrenalinica c’è solo l’imbarazzo della scelta. A cinque minuti dalla Cascata si trova infatti il Centro Rafting Marmore che organizza discese in gommone, in Hydrospeed e Kayak lungo il fiume Nera. La partenza è situata proprio ai piedi della cascata e questo rende il tutto molto più suggestivo.

Il divertimento è assicurato e, soprattutto, nessun partecipante deve avere un’esperienza pregressa. Basterà infatti saper nuotare ed essere in buona condizione fisica per partecipare alla discesa.

Il rafting è sicuramente il più indicato per le comitive di amici e le famiglie, in quanto ogni gommone ospita fino a sei persone. Se invece si vuole vivere a pieno il contatto con la natura in modo individuale, da non perdere la discesa in hydrospeed: sarete solo voi e il fiume e vivrete un’esperienza che farete fatica a dimenticare.

KAYAK

Se poi si vuole provare qualcosa di veramente estremo il Centro Rafting Marmore offre anche lezioni di Kayak con maestri esperti che vi prepareranno per la discesa.

Ovviamente il tutto è svolto nella massima sicurezza e prima della discesa, qualunque essa sia, si tiene una lezione teorica e una pratica per far sì che oltre al divertimento, che è fondamentale, ci sia anche coscienza e consapevolezza, per evitare spiacevoli inconvenienti.

Il Centro Rafting Marmore ha pensato anche ai più piccoli, per i quali è prevista una discesa più “soft”. I bambini potranno fare Soft Rafting e come i “grandi” verranno dotati di tutta l’attrezzatura necessaria (muta, caschetto, giubbotto salvagente) e seguiti da uno dei maestri del centro.

River Walking

Il River Walking è il nuovo modo aperto a tutti per apprezzare il paradiso di giungla tropicale che si trova sotto la cascata più alta d’Europa. La Cascata delle Marmore viene aperta e chiusa da una diga a diversi orari della giornata. Quando la cascata è aperta il Fiume Nera ha una portata di 14 metri cubi al secondo che permette la pratica del Rafting e Hydrospeed. Quando la cascata è chiusa la portata scende 1 m³ al sec., è in questo momento che viene praticato il River Walking: la discesa guidata delle piscine naturali che si formano sul letto del fiume. Un’attività semplice, rilassante e che permette il contatto con un’ambiente unico al mondo come le Marmore.

 CENTRO RAFTING MARMORE

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HOTEL DEL LAGO – PIEDILUCO

Strada del Porto, 71, 05100 Terni TR
Tel. +390744360048
Mobile +393473214352
E-mail info@hoteldellago.com

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Il Lago di Piediluco, a poca distanza dalle Cascate delle Marmore, è un lago gemma, incastonato tra i Monti Luco e Caperno, ai confini di Umbria e Lazio. I suoi 13 km di sponda sono mossi, estremamente verdi, ricchi di insenature, artistici scorci, rocche, testimonianze storiche e antiche leggende.

Ma Piediluco è anche un suggestivo borgo che fieramente issa la bandiera della sua nuova insegna gourmet: il “Molo 21”, ristorante a bordo lago con terrazze e vista sulla lussureggiante vegetazione umbra specchiata.

Ha aperto ufficialmente i battenti una manciata di ore fa, propone una cucina creativa, personale, che si stacca con decisione dalle proposte di matrice tradizionale del luogo, che liberamente gioca con gli abbinamenti tra materie prime d’effetto e antiche ricette rivisitate coadiuvate dalla nitida tecnica e voglia di fare bene dello Chef Matteo Puccio.

Una vera sfida per il territorio e per se stesso, un preciso obiettivo portato avanti per fare la differenza con l’esperienza acquisita nel tempo e il rinnovato entusiasmo di mettersi in gioco.

Il nome “Piediluco” deriva dal termine latino Lucus, ovvero bosco sacro, e significa letteralmente : “ai piedi del bosco sacro”. Abitato dall’uomo fin dall’età del bronzo, rimane avvolto da un’aurea di mistero e sacralità. 

Sulla lunga via che attraversa l’intero borgo (via quattro novembre), si innestano stretti vicoli di pietra, si aprono piazzette dominate da platani secolari, altre bordate da rigogliosi tigli. Di qui è passato anche San Francesco, tanto che la Chiesa sul corso, oggi è Santuario Francescano ed è inserita nell’itinerario della VIA di FRANCESCO.

Non esiste modo migliore di prendere confidenza con il luogo, e con il lago, che attraverso un tour in battello. L’istrionico capitano si chiama Davide Crisostomi e, una volta salpati, sarà lui ad istruirvi sulla zona, arricchendo il racconto con aneddoti, storie e leggende popolari.

Di partenze ce ne sono parecchie, tutte dal Molo Miralago. Il costo del biglietto – rispetto alla piacevolezza dell’esperienza – è davvero irrisorio.

Sarà bello poi, una volta approdati a terra, di rigenerarsi con un aperitivo a bordo lago spostandosi di qualche metro. Il Molo 21 - Beach club (Viale Vincenzo Noceta, 6, 05100 Piediluco TR), ex “Circolo Canottieri Terni” fresco di restyling, è un luogo piacevolissimo che ben interpreta la sua dimensione di “spiaggia verde”, ma è anche estensione dei servizi per gli ospiti dell’Hotel del Lago il quale, a poca distanza ma in posizione dominante e con il Terminillo sullo sfondo, fa capo alla stessa appassionata proprietà e si accinge a cambiare volto a breve (ma questa è una storia che vi racconterò più avanti).

Con il suo compatto manto erboso, il suo piccolo molo proteso verso lo specchio d’acqua, i salotti en plein air, il grande salice piangente, il Molo 21 è aperto tutto il giorno, con sdraio, lettini e canoe. L’offerta per l’aperitivo prevede una lista di cocktail ispirati al Lago, come l’Americano Lake (Campari, Vermut, Spuma di Birra Lager e rabarbaro), Birre Artigianali del Birrificio Piediluppolo, Soft Drinks, Variazioni di Spritz (Aperol, Hugo e Limonello) e un’ampia selezione Pinse Romane da condividere, fritti e taglieri.

Ma la vera sorpresa è il ristorante che si schiude al piano superiore. Due accessi, una sala, due terrazze.

Gli interni con le vetrate aperte verso il mosso paesaggio, l’arredamento minimal chic sui toni del blu e del grigio con i grandi lampadari di cristallo a contrasto, il pavimento a listoni di parquet, è dominato da una antichissima canoa, una suggestiva piroga appesa al soffitto che galleggia nell’aria; mentre i coperti all’esterno si accomodano sulla terrazza che domina il lago, la sua quiete, il suo calmo respiro.

Nessun dettaglio è lasciato al caso dalla proprietaria Susanna Sabatini, così come dallo Chef Matteo Puccio. Un dialogo di fiducia e rispetto che ha permesso di definire le coordinate di un nuovo spazio d’accoglienza curato dalle posate (scelte a forma di pagaia) ai calici di sottile cristallo, per portare in tavola nuove visioni del sapore.

Il ristorante Molo 21, che ha aperto ufficialmente i battenti da una manciata di ore fa, si prepara a far parlare di sé proponendo una cucina creativa, personale, sicura; che si stacca con decisione dalle proposte di matrice tradizionale del luogo, che liberamente gioca con gli abbinamenti tra materie prime d’effetto (come caviale, foie gras, aragosta, gamberi rossi, ventresca di tonno) e antiche ricette rivisitate coadiuvate da nitida tecnica e voglia di fare bene.

Chef Matteo Puccio ha portato qui la sua idea di “Cucina d’ Acqua”. Nato a Spoleto, classe 79, ha iniziato i suoi studi culinari alla scuola del Gambero Rosso, dove ha insegnato anche come Chef docente.

Tante le esperienze per il mondo, poi la gestione di locali, un talent culinario, e la voglia di tornare nella sua Umbria per fare la differenza.

Perchè la cucina dello Chef Matteo Puccio qui non ha riferimenti nè paragoni, e appare come un regalo, una sorpresa. Materie prime importanti, freschezza, innovazione, cura dell’impiattamento, colore, abbinamenti, pesce e frutta e tocchi di terra in libera espressione.

Ne scaturisce un Menu con 4 percorsi degustazione (da 9 e 15 portate) senza l’obbligo di condizionare l’intero tavolo. Due percorsi di Lago e Mare, due Vegetariani, la possibilità di abbinare bollicine e vini ad ogni percorso; un menu à la carte per soddisfare il palato di curiosi gourmand e habitué tra Crudi misti; Tartare di Kobe, Gnocchi di pane al nero di mare (rivisitazione di un antica ricetta umbra); Tofu fermentato, caramello salato, porro, cetriolo e lime, fino al Filetto alla Rossini.

Ne sono chiaro esempio Tonno, fondo bruno e lime, carnoso bon bon che lega le sapidità del mare a quelle della terra con un quel twist di aroma e freschezza tipico del lime; Pesca e Caviale al cucchiaio che chiude la giostra delle Amuse Bouche tra alzatine e piccole ceramiche dedicate; il Carpaccio di Aragosta ai 12 profumi e Fiori di campo, un gioco geometrico di lussi per il palato da assaporare centimetro dopo centimetro; la Trota alla coque con crema di pomodoro fermentato, fragola e polvere di capperi dove la consistenza del filetto di trota rimane impressa per proprietà di tecnica e acidità in equilibrio; così come per la Ventresca di tonno, nocciole del Piemonte, cipolle caramellate e crema di Djion e l’Anguilla, foie gras, cetriolo, lime, maggiorana e caviale: fronti diversi, citazioni esterofile e bel risultato.

Chiude la Granita di mela verde, lavanda e sambuco con gelato alla vaniglia. Non ultimo, il percorso degustazione ha un rapporto qualità prezzo degno delle migliori note: 15 portate a 55€ + percorso di abbinamento vini scelti da hoc 25€, panorami inclusi.

Il lungo percorso di degustazioni è una sorpresa, è stimolante, appagante; è la somma concentrata di esperienze eterogenee e di una connaturata educata ambizione. Chef Puccio rimane in equilibrio tra la voglia di proporre i suo piatti e quella di giocare con l’ospite, infatti lo sprona a non fermarsi all’atto del mangiare, ma a scoprire lui stesso le risultanti di nuove addizioni tra sapori. Una cucina protagonista, ma non prima donna, che merita di certo il viaggio.

Molo 21  – Viale Vincenzo Noceta, 6, 05100 Piediluco TR

Cell / 346 635 8871

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In Libreria arriva la nuova Guida di Gambero Rosso dedicata al Sushi e alle delizie del Sol Levante. Tra i 250 indirizzi di cucina giapponese tradizionale, non mancano locali asiatici, cinesi o fusion, così come i ristoranti italiani con chef innamorati della cultura nipponica, le insegne che ammiccano al gusto italiano mixando i sapori del Mediterraneo con le tecniche del sushi e i ristoranti che si concentrano sulle forme del sushi. Perchè di Sushi ce n’è per tutti i gusti!

Un nome piccolo per indicare una grande cultura, perchè il sushi non è solo una delle pietanze più famose della cucina del Sol Levante, è prima di tutto espressione di una storia antichissima.

Questa immensa cultura gastronomica negli anni si è via via fatta strada nel mondo, passando da quotidiano orientale a fenomeno globale, conquistando palati, ponendo nuove basi per nuove ispirazioni, creando miriadi di contaminazioni creative a partire proprio dal simbolo nazionale: il sushi.

Da essa sono nate la cucina nikkei e nippo- brasiliana e la stessa tradizione giapponese vanta numerosi piatti che sono frutto di intrecci ed evoluzioni di preparazioni cinesi o coreane.

Il rispetto dell’ortodossia nipponica è stato il punto di partenza per elaborare questa nuova mappa del Gambero Rosso dedicata al sushi: la base di giudizio è stata prima di tutto tarata sui grandi cuochi e ristoratori giapponesi che in Italia hanno importato un pezzo importante della loro cultura.

Una nuova pubblicazione per celebrare il meglio della cucina del Sol Levante in Italia.” dichiara Paolo Cuccia, Presidente di Gambero RossoIl Gambero è da sempre attento alle nuove tendenze enogastronomiche. Siamo orgogliosi di questa nuova pubblicazione che esprime l’attenzione che da sempre riserviamo al Giappone, grazie anche alla vicinanza storica tra i nostri Paesi.  Una guida che sicuramente aiuterà i lettori nella scelta dei migliori locali di sushi del panorama italiano.” “La cucina è da sempre contaminazione di gusto e di cultura” continua l’Amministratore Delegato Luigi SalernoLa nostra nuova guida Sushi vuole celebrare l’internazionalità dei sapori. Quei sapori nuovi ed intriganti che, seppur provenienti da lontano, sono riusciti in pochi anni ad affascinare i nostri palati.”

Sono 7 i “Maestri del Sushi”, premio speciale nato in collaborazione con New Kenji, la varietà diRiso per Sushi che l’azienda Mundi Riso ha realizzato in stretta collaborazione con chef Giapponesi. 

Immagine che contiene testo

Descrizione generata automaticamenteLA GUIDA
250 locali segnalati con 22 Tre Bacchette.
La Lombardia è al vertice con 7 locali premiati,
seguono il Piemonte e l’Emilia-Romagna con 3;
Lazio, Campania e Puglia con 2; Toscana, Umbria e Abruzzo con 1

PREMI SPECIALI
“I MAESTRI DEL SUSHI” – PREMIO NEW KENJI Haruo Ichikawa | Ichikawa – MILANO Yoshinobu Kurio | Yoshinobu – MILANO Hirazawa Minoru | Poporoya e Shiro Poporoya – MILANO Ikeda Osamu | Osaka – MILANO Wicky Priyan | Wicky’s Innovative Japanese Cuisine – MILANO Kato Shozo | Tomoyoshi Endo – MILANO Masashi Suzuki | Iyo Omakase – MILANO PREMIO “MIGLIOR PROPOSTA DI ABBINAMENTO SUSHI BEVANDE”Iyo Omakase – MILANO


GUIDA SUSHI DI GAMBERO ROSSO – La classifica delle TRE BACCHETTE 

Piemonte

Le Petit Restaurant Japonais | ROSTA [TO]

Kensho | TORINO

Miyabi | TORINO

Lombardia

Finger’s Garden | MILANO

Ichikawa | MILANO

Iyo Experience | MILANO

Iyo Omakase | MILANO

Osaka | MILANO

Wicky’s Innovative Japanese Cuisine | MILANO

Yoshinobu | MILANO

Emilia – Romagna

Seta | BOLOGNA

YuzuYa | BOLOGNA

Vicolo 8 | MODENA

Toscana

Moi | PRATO

Umbria

Il Vizio | PERUGIA

Lazio

Hasekura | ROMA

Kiko Sushi Bar | ROMA

Abruzzo

Oishi Japanese Kitchen | TERAMO

Campania

Japit | BENEVENTO

Tabi | NAPOLI

Puglia

Fugu Restaurant | LECCE

Yuki Cucina Giapponese | NOCI [BA]

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Il concept nasce da una esclusiva collaborazione tra il ristorante di nuova apertura Gola ed il Teatro dell’Opera di Roma a Castel Gandolfo.

Il Ristorante Garden Lounge nato all’interno di Villa Petrolini, ex dimora e residenza artistica del grande attore, inaugura il Teatro all’aperto nel luogo che fu dell’illustre artista, attraverso una collaborazione con il programma Fabbrica del Teatro dell’Opera di Roma il 19 luglio, 3 e 4 Agosto 2021.


L’Arte torna all’Arte, così come il grande Teatro torna a “Casa Petrolini”. Occasioni culturali, passione per la musica, amore per l’enogastronomia, per l’accoglienza e grande intrattenimento voluto per valorizzare gli ampi panoramici spazi della storica Villa recentemente restaurata attraverso un accurato ed importante intervento di riqualificazione del territorio.


In calendario i primi tre eventi di musica lirica, in cui 4 voci accompagnate da un pianoforte interpreteranno un programma di arie d’opera selezionate da Fabbrica, Young artist program del Teatro dell’Opera di Roma.


Villa Petrolini si trova in via Selva Ferentina 2, a Castel Gandolfo; è un luogo ricco di storia e di vita, oggi animato da Gola attraverso un’offerta enogastronomica raffinata e moderna che prende forma attraverso un ristorante alla carta e un lounge garden che propone aperitivi e cocktails con vista, oltre ad un teatro all’aperto a pianta greca perfetto per ospitare eventi culturali e celebrazioni di eventi esclusivi, in un contesto paesaggistico unico.


La cura dei dettagli ed in particolare dei giardini fioriti, degli orti e degli spazi verdi, rende la location unica nel panorama dei Castelli Romani.

Gola restaurant & lounge garden è un’iniziativa promossa dai Fratelli Riccardo e Giampiero Recco imprenditori poliedrici attivi in vari settori dei servizi, Valentina Tizianel, ex pilota aeronautico e dal direttore Fabrizio Crociani, professionista con 30 anni di esperienza nel settore della ristorazione come consulente, docente di scuole professionali superiori ed imprenditore.


All’interno del ristorante Gola si esprime una cucina che propone lavorazioni di grande qualità, materie prime sclete con cura, incursioni etniche raffinate e sperimentazione di menu contemporanei.
“Fabbrica” Young Artist Program, diretto da Eleonora Pacetti, nasce nel 2016 per volontà del Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma Carlo Fuortes per favorire la trasmissione di sapere e la promozione di nuovi talenti nel campo dell’opera lirica.


www.gola.it / Per info e biglietti https://gola.it/prossimi-eventi/
https://www.instagram.com/gola.castelgandolfo/
https://www.facebook.com/www.gola.it
ufficio stampa: Riccardo Recco 348 7681377

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Domenica 27 giugno 2021, alle ore 17:00, nella città del Cavallino Rosso, proprio di fronte al museo Farrari, accenderà i motori un nuovo fiammante food concept store ispirato alla pop art e dedicato a Gilles Villeneuve: si chiama “27 officina della pizza” e il suo pilota è Gianni Di Lella.

Impostazione “pop” per il nuovo locale del team “Di Lella”, pensato accogliere le esigenze enogastronomiche di tutti, turisti, ferraristi e autoctoni del luogo. Il salto in avanti è performante, degno della caparbietà di Gianni, pizzaiolo con le idee chiare, grande cuore e doppia anima, che mescola la veracità napoletana all’imprenditorialità tutta modenese.

Da Pizza e Cucina di stampo tradizionale con derive creative della Pizzeria La Bufala, gestita con l’affiata famiglia, si passa infatti ad una proposta più ampia, contemporanea ed eterogenea rispetto all’esperienza conosciuta.

Dalla Colazione al Drink, Gianni cambia circuito e, questa volta, invece della pizza, mette in pista la Pinsa Romana: veloce, croccante, da farcire e condire con il meglio dei suoi due territori d’appartenenza. Adatta ad ogni tipo di occasione, dal pranzo alla cena che potrà essere accostata alla ai vini della cantina selezionati tra i migliori d’Italia.

Questo posto per me è un concetto che mi piace definire “pop art”, un luogo che accoglie di tutto un pò, un luogo dedicato alle persone: colazioni internazionali, pinse romane, pranzi veloci, cucina italiana e multietnica, che va dalle lasagne ai poke, passando per pancakes, club sandwich e quiche lorraine.

Un luogo perfetto anche per gli amanti del “Gyn Tonic”: 18 bottiglie per gli amanti del genere oltre ad una ricercata gamma di prodotti presenti in bottiglieria che saranno lo start per un viaggio tra drink e distillati con la possibilità di whisky e rum in piccole degustazioni tra musica, tavoli all’aperto e oggettistica Ferrari all’interno.

Si chiama 27 Officina della Pizza, perchè ho sempre desiderato chiamare un mio locale così. Ne sono innamorato. E’ duttile, divertente, a contatto con le persone. Un luogo di confronti, amicizia, dedicato ad una clientela internazionale da coccolare all’italiana, perfetto per una sosta prima o dopo aver visitato il Museo Ferrari.

27 perchè Gilles Villeneuve è stato sempre il mio pilota preferito ed ho voluto dedicare, nella terra dei motori, il mio locale ad un grande pilota della formula 1.

Il numero 27 ha fatto la storia della Ferrari ed è stato il grande Gilles Villeneuve con le sue indimenticabili gesta a renderlo iconico. Il numero 27 risuona nell’eco del rombo di motori che gli appassionati avvertono ancora (Ferraristi e non solo), è sil imbolo di uno dei piloti più amati di sempre, che non ha mai vinto un mondiale di F1, ma ha fatto sognare una generazione con la sua guida temeraria e coraggiosa. Il numero 27 per sempre, è mito, leggenda, è Gilles Villeneuve. Da domani è anche il nome ufficiale della nuovo Food Concept Store di Gianni Di Lella. E noi gli auguriamo di tagliare il traguardo e raggiungere la stessa fama.

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Un evento en plein air e un libro da leggere, ascoltare, osservare. Cibi da capogiro e Fotografie d’autore, Fine Dining e Street Food, 20 volti della Migliore Ristorazione di Roma e Provincia, la Musica, gli amici e il piacere ritrovato di stare insieme. Di seguito una raccolta dei momenti salienti della prima edizione di Rome Calling!

Una grande festa quella che si è svolta lunedì 21 Giugno alla Città dell’Altra Economia di Roma. Un inno alla ripartenza, un bel messaggio di energia espressa attraverso un vivo e partecipato evento. Parole scritte e parole dette, indirizzi da segnare in agenda, fotografie d’autore, riflessioni, progetti e buonissimi piatti in modalità street-food.

E iniziato così. Alle ore 18:00, Lorenzo Sandano ha presentato il suo libro «100 Piatti da assaggiare una volta nella vita» (BuR – Rizzoli Editore), parlando di come l’arte, la cultura, la città e le passioni siano strettamente collegate tra loro. Il nesso, il filo, il comune denominatore è un libro pop – con la prefazione d’eccezione di Gabriele Bonci – che gioca con le liste musicali e cataloghi di luoghi del buono da non perdere.

Lorenzo Sandano li racconta con una penna sonora, passionale, che rende vivi sapori, odori, consistenze, mentre le fotografie di Alberto Blasetti interpretano lo spettacolo del mangiare secondo la sensibilità dell’autore: una guida romantica ed emozionante del cibo da assaggiare almeno una volta nella vita tra ricette di casa, fine dining, stellati e playlist collegata ad ogni piatto. Racconta Sandano:

Non ho mai voluto fare il critico e non mi interessava mettere dei piatti in fila dal più buono al meno buono. Mi interessa raccontare, parlare di emozioni, di sentimenti, di suggestioni, di ricordi: così ho avuto l’idea di accostare delle canzoni ai piatti di cui volevo scrivere, seguendo un percorso che in qualche modo rappresenta anche le mie esperienze, dalle prime memorie di bambino ai giri fatti per il mondo.


Contestualmente è stata inaugurata anche l’esposizione fotografica di Alberto Blasetti e la vendita degli scatti è andata totalmente in beneficenza a ReFoodgees – Roma SalvaCibo.

HANNO PARTECIPATO
Barred + SantoPalato, Trapizzino, La Gatta Mangiona, Trattoria da Cesare al Casaletto, Ristorante L’Arcangelo, Benny Gili e La Baia di Fregene, Vincenzo Mancino con DOL – Di Origine Laziale, Ristorante Hotel Degli Angeli, Bonci, MAZZO – Francesca Barreca & Marco Baccanelli, Marco Martini Restaurant, Menabó Vino e Cucina, 180g Pizzeria Romana, Luciano – Cucina Italiana, Marzapane Roma, La Punta Expendio de Agave, Roscioli Ristorante Salumeria, Sora Maria & Arcangelo, Trecca – Cucina di Mercato, La Trota dal ’63

L’iniziativa fa fatto capo al Collettivo Gastronomico Testaccio che si propone di ospitare Eventi food&beverage, culturali e nuove idee di Mercati metropolitani negli spazi della Città nasce come luogo di promozione di tutta l’altra economia romana, offrendo alle realtà del settore spazi espositivi, luoghi di incontro, formazione, ricerca e sviluppo.

Racconto Fotografico a Cura di @carlo-viola / CarloMariaViola Photo

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Un racconto fotografico inedito. Scatti in posa e scatti rubati. Una raccolta di immagini collettive, un lungo menu di momenti, impasti, cotture, dettagli, voglia di confronti, di abbracci e di sorrisi, anche sotto le mascherine. Dopo tempo, il primo grande evento corale romano. Una città che si è risvegliata all’interno di un’altra città, che riaccende fuochi e motori, con la gioia condivisa e vibrante di ritrovarsi e guardare al futuro con senso di squadra.

La Capitale è diventata così palco e calamita, centro gravitazionale che attira a sé i grandi della Pizza, i maestri lievitisti, gli addetti al settore, gli appassionati del genere, i curiosi e i “pizza lovers”, tutti uniti per prendere parte alla manifestazione ideata da Vinòforum, realizzata con la collaborazione di Ferrarelle, arricchita quest’anno da quella degli autori Luciano Pignataro, Luciana Squadrilli, Renato Bosco, Tania Mauri e MangiaeBevi.it come Media Partner.

Tre intense giornate. La voglia di salutarsi, di ritrovarsi, di confrontarsi dopo tanto tempo a disposizione. Nuove idee su tela lievitata. Inni alla tradizione, sottrazioni e combinazioni barocche. Stagione, ricerca, voglia di studiare, stupire e dire “ci sono”.

Dal 18 al 20 giugno nello spazio eventi “Ragusa Off” di Roma, La Città della Pizza, nonostante le molteplici difficoltà e il caldo pressante, ha dato prova di sè.

“La riuscita dell’evento – sottolinea Emiliano De Venuti, ideatore de La Città della Pizza e CEO di Vinòforum – non era affatto scontata in partenza. Per questo motivo, la soddisfazione per il successo ottenuto è doppia. Il nostro lavoro è stato ancora più attento e certosino del solito. La passione da parte di tutti i soggetti intervenuti è stato senza dubbio un elemento fondamentale”.

Nuovi format, consolidate insegne. 60 tra i migliori del Paese e giunti da ogni angolo della Penisola, spinti dall’enorme voglia di riaccendere i fuochi. Ottima la risposta del pubblico nonostante le restrizioni dettate dall’emergenza sanitaria. Fan consolidati e nuovi follower. Sold out per tutte le iniziative: dagli esclusivi incontri di Pizza&Champagne con Ruinart e Polselli, ai tanti laboratori e workshop. Focus sul pane e sull’Evo. La pinsa romana di Di Marco l’altissimo livello di Stand Up Pizza, il contest per pizzaioli emergenti nato grazie alla collaborazione con Luciana Squadrilli.

A proposito, a vincere, e a entrare dunque di diritto con la sua “casa” nella prossima edizione de La Città della Pizza Roma, è stato Raoul Rotundo, della pizzeria Fiori di Zucca di Roma (che gestisce con il fratello Davide) con una pizza “napoletana” con Provola, Guanciale di mangalica, Pecorino erborinato scorzanera di Gregorio Rotolo e Carciofo Violetto di Castellammare (mistery ingredient Presidio Slow Food). 

Menzione speciale, inoltre, per la Valorizzazione del mistery ingredient Presidio Slow Food (miele di ape nera sicula) a Angelo Di Massa (Qvinto) e Ciro Savarese (pizzeria Ciro Savarese).

“Queste tre giornate – conclude De Venuti – hanno lanciato a nostro avviso un messaggio forte e positivo riguardo l’importanza che rivestono eventi del genere. Iniziative che rappresentano innanzitutto momenti imprescindibili di incontro, di confronto e di scambio tra tutti gli attori del comparto. Tutto il nostro team è già proiettato verso la prossima edizione de La Città della Pizza e, ancor prima, in direzione Vinòforum, la manifestazione dedicata ai grandi vini e all’alta cucina in programma a Roma il prossimo settembre”.

La manifestazione è stata il perfetto palco per presentare l’inizio del percorso legislativo proposto da AVPN – Associazione Verace Pizza Napoletana per il riconoscimento giuridico e professionale della figura del pizzaiolo.

Last but not least“, le aziende partner che negli anni hanno contribuito a rendere “La Città della Pizza” un format vincente e che hanno sostenuto l’evento anche in questa occasione.

Stand Up Pizza è stato possibile anche grazie al supporto di partner come APCI, AVPN e API che hanno coinvolto i propri Maestri Chef e Pizzaioli nelle giurie giornaliere e ad aziende come Ethical Food Selection, Gioli, Latteria Sorrentina, Olio Flaminio, Don Antonio che hanno messo a disposizione un paniere di prodotti di alta qualità. I presidi Slow Food sono stati presentati da Ines Innocentini di Slow Food Lazio. Valoriani invece ha supportato i pizzaioli del contest con i suoi forni.

Immagine di copertina @carlo-viola photo

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Lunedì 21 giugno, dalle ore 18, il Collettivo Gastronomico Testaccio, inaugura l’estate e dedica una serata alla buona cultura, alla musica, al cibo e al piacere ritrovato di stare insieme una serata spaciale negli spazi della Città dell’Altra Economia a Testaccio.

Tanti gli attori di questo grande evento collettivo che vede partecipare nomi altisonanti e grandi insegne del food per promuovere con gusto un luogo aperto al senso di cittadinanza più che mai umana, condivisa e consapevole.

La Città dell’Altra Economia è uno dei primi spazi in Europa interamente dedicato a quelle pratiche economiche che non perseguono il profitto, la crescita personale a ogni costo, ma mettono al centro le persone e l’ambiente.

Lunedì 21 Giugno sarà il luogo prescelto per un’occasione gastronomica trasversale più unica che rara, che porta con sé la possibilità di assaporare allo stesso indirizzo una selezione di luoghi del buono di Roma e provincia, mete immancabili per i gourmand addicted.

Ci saranno, con i loro manicaretti, La Trota dal ’63 (2 Stelle Michelin), Roscioli Ristorante Salumeria, Sora Maria & Arcangelo, Trecca – Cucina di Mercato, Trapizzino, La Gatta Mangiona, Trattoria da Cesare al Casaletto, Ristorante L’Arcangelo, Benny Gili e La Baia di Fregene, Menabó Vino e Cucina, 180g Pizzeria Romana Bonci, MAZZO – Francesca Barreca & Marco Baccanelli, che sono solo alcune delle insegne temporanee che si trasferiranno per l’occasione al “TESTACCIO DISTRCT”.

La nuova iniziativa fa capo al Collettivo Gastronomico Testaccio che si propone di ospitare Eventi food&beverage, culturali e nuove idee di Mercati metropolitani negli spazi della Città nasce come luogo di promozione di tutta l’altra economia romana, offrendo alle realtà del settore spazi espositivi, luoghi di incontro, formazione, ricerca e sviluppo.

PROGRAMMA

Si inizia così: alle ore 18:00, Lorenzo Sandano presenterà il suo libro «100 Piatti da Assaggiare una volta nella vita» (BuR – Rizzoli Editore).

Si parlerà di come l’arte, la cultura, la città e le passioni siano strettamente collegate tra loro attraverso un libro pop – con una prefazione d’eccezione di Gabriele Bonci – che gioca con le liste musicali e cataloghi di luoghi del buono da non perdere. Lorenzo Sandano li racconta con una penna sonora, passionale, che rende vivi sapori, odori, consistenze.

Le fotografie di Alberto Blasetti interpretano lo spettacolo del mangiare secondo la sensibilità dell’autore: una guida romantica ed emozionante del cibo da assaggiare almeno una volta nella vita tra ricette di casa, fine dining, stellati e playlist collegata ad ogni piatto. Racconta Sandano:

Non ho mai voluto fare il critico e non mi interessava mettere dei piatti in fila dal più buono al meno buono. Mi interessa raccontare, parlare di emozioni, di sentimenti, di suggestioni, di ricordi: così ho avuto l’idea di accostare delle canzoni ai piatti di cui volevo scrivere, seguendo un percorso che in qualche modo rappresenta anche le mie esperienze, dalle prime memorie di bambino ai giri fatti per il mondo.


Contestualmente verrà inaugurata anche l’esposizione fotografica di Alberto Blasetti e la vendita degli scatti andrà totalmente in beneficenza a ReFoodgees – Roma SalvaCibo.

Alle ore 20: verrà aperta la “Food Area” per la degustazione con 20 differenti piatti proposti da alcuni tra i migliori ristoranti di Roma e dintorni. Disponibile uno stand vini/birre/cocktail con la partecipazione dell’Azienda Agricola Le Quattro Volte, partner per ReFoodgees – Roma SalvaCibo.

RISTORANTI PARTECIPANTI
Barred + SantoPalato
Trapizzino
La Gatta Mangiona
Trattoria da Cesare al Casaletto
Ristorante L’Arcangelo
Benny Gili e La Baia di Fregene
Vincenzo Mancino con DOL – Di Origine Laziale
Ristorante Hotel Degli Angeli
Gabriele Bonci
MAZZO – Francesca Barreca & Marco Baccanelli
Marco Martini Restaurant
Menabó Vino e Cucina
180g Pizzeria Romana
Luciano – Cucina Italiana
Marzapane Roma
La Punta Expendio de Agave
Roscioli Ristorante Salumeria
Sora Maria & Arcangelo
Trecca – Cucina di Mercato
La Trota dal ’63

Dalle 20 a fine evento Dj Set di Inferno Martini Inferno Store – Modalità di partecipazione: ogni piatto del festival avrà il costo di €5 (sarà necessario cambiare i gettoni in cassa). Ingresso libero (secondo le normative vigenti, raggiunta la capienza massima, gli ingressi verranno bloccati).

L’evento verrà realizzato anche in caso di pioggia vista la presenza di ampi spazi al coperto, con un numero di ingressi limitato.

ROME CALLING!
Lunedì 21 giugno | h.18
presso il Collettivo Gastronomico Testaccio

Città dell’Altra Economia
Largo Dino Frisullo, 1 – Roma

WhatsApp e Telefono 389 248 8413

 

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Un nuovo format a Roma, nel quartiere Prati, che attinge al mondo della fantasia. Vivace, colorato, artistico, unico nel suo genere.

Con i tavoli all’aperto su via Sabotino, uno dei grandi raggi di Piazza Mazzini, e la sua bella sala con bancone retroilluminato, Enoteca La Torre in Prati spezza la routine delle pause di piacere con un nuovo dinamico concept ispirato alla sorpresa, ben ideato dal Gruppo Enoteca La Torre.

Caratterizzato da una formula enogastronomica divertente e snella, vede convivere le ormai famose “Eat Me Box” – acquistabili anche qui – con una ristorazione all day long cucita su misura per soddisfare una clientela desiderosa di menu scacciapensieri, insoliti cocktails e atmosfere trasognanti alla Alice nel Paese delle Meraviglie.

E’ il nuovo Bistrot e Cocktail bar di Enoteca La Torre. Si chiama Enoteca La Torre in Prati. Il suo menu è caleidoscopico, giovane, accattivante. Si presenta in versione extra large e preannuncia la generosità delle portate. Divertente e snello nell’offerta, non lesina sulle porzioni, anzi.

Sedersi qui è come accomodarsi all’ora del tè alla tavola di Alice in Paese delle Meraviglie – nella versione tradotta dalla fantasia di Walt Disney – quando, assieme al Cappellaio Matto e al Leprotto Bisestile festeggiano e brindano ogni giorno ad un nuovo «buon non compleanno».

Anche qui, la tavola diventa presto una festa tra tazze colorate e lampade da tavola, panini “mangiami” e bevande “bevimi”, si moltiplicano alzatine, piatti e ceramiche tutte diverse per ospitare sostanziosi Bagel e Toast, Pani e Sughi italiani da scarpetta, Bao Express e Pokè bowl. E poi ancora enormi Burger di Manzo o di Salmone fresco accompagnati da salse e cortei di sfoglie di patatine, oltre ai Tataki, alle Tartare e al Lobster Roll con pane artigianale e sentori di agrumi, degno delle migliori note.

Enoteca La Torre in Prati, oltre alle suggestioni di forma e contenuto, riveste infatti il ruolo di flagship store, perchè offre la possibilità di degustare alcuni dei grandi classici che caratterizzano le cucine dei tanti locali di Enoteca La Torre Group (ben guidato da Silvia Sperduti e Michele Pepponi) – che vanno dal ristorante 1 stella Michelin Enoteca la Torre a Villa Laetitia* (all’interno di Villa Laetitia di Anna Fendi) al Beach Club “La Dogana” e “La Macchia”, entrambi a Capalbio, fino alle proposte dell’Enoteca la Torre Catering – presentando una selezione di piatti per tutti i gusti e momenti della giornata.

Tra dominanti blu petrolio, tavoli di legno nudo e pareti artistiche, dove ogni genere di utensile per la cucina ha trovato il sua posa plastica, qui si spazia tra specialità regionali ed internazionali con un’ idea di ristorazione non necessariamente legata ai luoghi, nè agli orari canonici del pranzo e della cena. Un’idea che si estende di volontà dalla seconda colazione della mattina a quelli del dopo cena, con tanto di opzioni “Box” da portare via con sè. (Clicca qui per le opzioni delle Eat Me Box).

All’ampia scelta al link dedicato e a quella del tavolo, Enoteca La Torre in Prati aggiunge la propria versione di “take-out” che permette al cliente di assemblare una personale Eat Me Box con qualunque specialità presente nel menu.


A tavola o in scatola, si potrà quindi scegliere tra Bagel ripieni di salmone o pollo; Toast all’avocado con bacon e uovo in camicia o feta, pomodori confit e olive taggiasche per vegetariani; le Poke bowls, salads, ricciola e tataki di tonno per gli amanti del pesce e mini bao al vapore.

Per chi desidera qualcosa di più sostanzioso, c’è l’iconico Hamburger de “La Dogana”, adatto a chi non teme di sparire dietro un panino o preferisce condividere il piacere in un “Bun a lievitazione naturale, hamburger di manzetta maremmana, salsa bbq e cipolla caramellata” servito con chips di patate e salse; stesso discorso per il Lobster Roll, voluttuoso e aromatico pan brioche homemade tostato ripieno di Astice, servito con salse e chips a valanga.

“Durante il lockdown abbiamo abbiamo ideato le nostre Eat Me Boxes, scatole golose gourmet adatte a tutte le occasioni, che hanno ottenuto uno straordinario successo – spiega Silvia Sperduti, anima creativa di ELT Group – ci è sembrata una scelta naturale, all’apertura di questo nuovo
locale, lasciare alle nostre golose scatole un ruolo da protagoniste assolute. I clienti possono venire e acquistare una Eat Me Box tra le oltre 130 del nostro listino, oppure fermarsi a mangiare o a sorseggiare un cocktail e chiederci di crearne una da consumare a casa o da regalare a una persona amica”.

Il Bancone, retroilluminato che domina la sala, senza esserne protagonista, e la Drink List meritano un commento a parte. La cura dedicata alla mixology che parte dal menu, illustrato da una giovane artista, è stato affidato ai bartender del team con il compito di studiare una carta che spaziasse dai grandi classici alle rivisitazioni, passando per alcuni signature Cocktail.

“Come è nel nostro stile abbiamo cercato di non lasciare nulla al caso – conclude Michele Pepponi – studiando per mesi quello che doveva essere il mood del locale.

Troverete esercizi di stile e sapore come il “Il Sabotino” ispirato alla “via di casa”, con Prosecco, Menta Romana, Genziana e Soda; il Whisky Sour di ELT con Bourbon Infuso alla Camomilla, Scotch Whisky, Succo di Lime, Sciroppo d’Agave, Albume; e persino (lupus in fabula) un cocktail ispirato ad Alice in Wonderland che viene servito in una raffinata tazza di ceramica blu con Vodka, Purea al Frutto della Passione, Liquore al Cocco, Vaniglia e Succo di Limone; perchè da Enoteca La Torre in Parti, come scrisse Lewis Carroll*, “È sempre l’ora del tè“.


ENOTECA LA TORRE IN PRATI
Indirizzo: via Sabotino 28, Roma
Tel: 06-51601328
Mail: prati@enotecalatorre.group
Sito: prati.enotecalatorre.group
Social: enotecalatorre_prati
Orario: sabato-domenica dalle 10.00 alle 23.00;

Domenica dalle 10.00 alle 15.00
Numero Coperti Dehors: 40
Numero Coperti Interno: 20

CONTENUTI EXTRA

Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, comunemente abbreviato in Alice nel Paese delle Meraviglie, è un romanzo del 1865 scritto dal matematico e scrittore inglese Charles Lutwidge Dodgson con lo pseudonimo di *Lewis Carroll. Racconta di una ragazza di nome Alice che attraverso una tana di coniglio bianco entra in un mondo fantastico. Il racconto gioca con la logica, dando alla storia una popolarità duratura sia negli adulti che nei bambini, mirabilmente tradotto dalla fantasia di Walt Disney. È considerato uno dei migliori esempi del genere letterario nonsenso. Il suo corso narrativo, struttura, personaggi e immagini sono stati enormemente influenti sia nella cultura popolare che nella letteratura, specialmente nel genere fantasy.

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3 Giorni da segnare in calendario. Sono Venerdì 18, Sabato 19 e Domenica 20 Giugno. Si perchè negli spazi di “RAGUSA OFF” in via Tuscolana 179 a Roma, per 3 giorni sfileranno le Pizze e i loro Maestri.

Decine le iniziative nelle tre giornate di evento: esclusivi pranzi e cene con abbinamenti Pizza&Champagne, laboratori e workshop per appassionati e addetti ai lavori, focus su Pane&Olio, area business per operatori del settore e un contest per pizzaioli emergenti.

RagusaOff , tra San Giovanni e l’Alberone, è una location dal sapore postindustriale, nata dal recupero di un immobile ATAC e composta da un unico grande spazio da riempire di idee e contenuti. E quando si parla di Pizza, lo spazio da dedicare alla tonda Regina delle Tavole potrebbe non bastare mai. Ci saranno infatti più di 100 tipologie pizze e più di 60 professionisti dell’arte bianca, ripartiti tra i migliori pizzaioli e i maestri panificatori d’Italia.

Ma questa è solo la base: saranno infatti decine e tutte differenti le iniziative in programma previste da La Città della Pizza 2021, la grande manifestazione, ideata da Vinòforum e realizzata con la collaborazione di Ferrarelle, che andrà in scena a Roma da venerdì 18 a domenica 20 giugno, presso lo spazio eventi Ragusa Off, in Via Tuscolana 179. Tutti gli incontri previsto dal nutrito programma sono gratuiti e prenotabili in loco fino a esaurimento posti.

PIZZA & CHAMPAGNE

In ognuno dei 3 giorni tutti i presenti potranno degustare le diverse varianti di pizza sfornate a ciclo continuo dalle “Case de La Città della Pizza” mentre, chi fosse alla ricerca di un’esperienza unica sul tema, potrà partecipare agli incontri, con un numero limitato di ospiti, di Pizza&Champagne.

Il progetto realizzato in collaborazione con Polselli e Ruinart e il supporto tecnico di Paolo Parravano, prevederà quattro appuntamenti, due pranzi e due cene, quattro menu speciali con i maestri pizzaioli Luca Mastracci, Ivano Veccia, Francesco Arnesano e Jacopo Mercuro e pizze con topping unici grazie all’utilizzo di prodotti dell’eccellenza territoriale.

A rendere ancora più esclusivo ogni incontro, gli abbinamenti con lo Champagne Rosé firmato Ruinart, la più antica Maison di Champagne. Una storia centenaria di eccellenza e savoir-faire con un costante impegno nel promuovere un art de vivre consapevole.

Perfetto l’accostamento alla pizza gourmet che rappresenta l’italianità nella sua essenza di street food di alta qualità”, dice Silvia Rossetto, Senior Brand Manager Ruinart.

EDUCAZIONE E FORMAZIONE

La Città della Pizza ha pensato anche a laboratori e workshop, utili tanto al pubblico di appassionati quanto a quello degli addetti ai lavori. Tantissime le tematiche prese in esame, dai possibili nuovi business agli abbinamenti, passando per i giusti ingredienti per una pizza di qualità, l’asporto, i dessert in pizzeria e molto altro ancora. Protagonisti alcuni grandi nomi degli impasti, ma anche altre figure professionali di questo mondo.

PANE & OLIO

Uno spazio importante sarà poi quello denominato Pane&Olio, due preziosi e antichi totem alimentari del territorio italiano. Qui sarà possibile conoscere alcune aziende di eccellenza, degustare i loro prodotti e, anche in questo caso, partecipare a numerosi focus tematici con i maestri dell’arte bianca; in particolare si discuterà di lievito madre, di nuove tecniche, di stagionalità del pane e di tutti i segreti di un mestiere che non smette mai di stupire.

PINSA ROMANA

Con l’obiettivo di essere sempre in linea con i nuovi e tanti trend del settore, La Città della Pizza dedica, grazie all’azienda Di Marco e all’Associazione Originale Pinsa Romana, uno spazio dedicato a laboratori e corsi gratuiti sulla pinsa e teglia romana, affrontando i temi dell’abbinamento con il vino, del senza glutine, del gourmet e dello street food. 

STAND UP PIZZA – IL CONTEST DEI PIZZAIOLI EMERGENTI

Dopo il successo delle precedenti edizioni e grazie alla collaborazione di Luciana Squadrilli, si inaugura il nuovo palcoscenico riservato ai pizzaioli emergenti: Stand Up Pizza, il contest al quale partecipano nuovi talenti e artigiani esperti per farsi conoscere e presentare il proprio modo di intendere la pizza.

Tutti i concorrenti dovranno realizzare, “live”, una pizza con i prodotti della dispensa messa a disposizione dall’organizzazione e dai partner de La Città della Pizza, spiegando il tipo di impasto proposto e l’utilizzo degli ingredienti. La sfida prevede inoltre l’uso obbligatorio di un ingrediente a sorpresa, svelato sul momento. L’ingrediente a sorpresa farà parte di un paniere di prodotti selezionati tra i Presìdi Slow Food italiani.

A giudicare le ricette dei pizzaioli sarà una competente giuria di addetti ai lavori, composta da noti pizzaioli, chef e giornalisti. Il vincitore di Stand Up Pizza entrerà di diritto con la sua “casa” nella prossima edizione de La Città della Pizza Roma e riceverà una fornitura di prodotti messa a disposizione dai partner.

AREA B2B

In ultimo, ma non per ordine di importanza, l’Area Business, un apposito spazio che La Città della Pizza offre a tutti gli operatori del settore, favorendo la conoscenza e lo scambio con alcune importanti realtà dell’universo pizza. Tra queste AVPN – Associazione Verace Pizza Napoletana, che firmerà un calendario di attività, guidate da Salvatore De Rinaldi, Giuseppe Cravero e Peter Surace, con focus sulla regina delle pizze, la Margherita, approfondimenti sul fascino discreto del km 0, racconti sul lievito madre e consigli su come NON fare la vera pizza napoletana.

Tutte le iniziative si svolgeranno nel pieno rispetto di un rigido protocollo di sicurezza così come previsto dalle normative vigenti. L’ingresso all’evento è come di consueto gratuito ed è vivamente consigliata la prenotazione seguendo tutte le istruzioni sul sito internet www.lacittadellapizza.it.

IL PROGRAMMA DETTAGLIATO E I PROTAGONISTI 2021

Il calendario completo dei laboratori e dei workshop in programma a 

La Città della Pizza Roma 2021:

Nelle aree “Teatro della Pizza” e “Pizza Lab” 

Venerdì 18 giugno 

ore 18  L’incontro “Ripartiamo dalla pizza”, per parlare di nuovi business e novità inaspettate che può riservare la ripartenza; parteciperanno Renato Bosco (Saporé – Verona), Stefano Callegari (Trapizzino – Roma) e Giuseppe Lo Iudice (Retrobottega – Roma). 

Sabato 19 giugno 

ore 12 Luca Mastracci (Pupillo Pura Pizza – Latina) e Giuseppe Boccia (Da Zero – Milano) daranno il via alla giornata parlando di “Pizza e territorio”.
ore 12.45_Petra Antolini (Settimo Cielo – Verona), per “Impasti & Topping”, si concentrerà sull’importanza degli ingredienti per una pizza di qualità. 

ore 13.35_ con Giancarlo Casa (La Gatta Mangiona – Roma), Elio Santosuosso (Vinarte – Agropoli), Matteo Aloe (Berberè – Bologna) e Alessandro Condurro (Pizzerie Da Michele in the World), si parlerà dell’attualissimo tema de “L’importanza della formazione nella pizza”. 

ore 14.00_ Edoardo Papa (In Fucina – Roma) svelerà tutti i segreti de “L’arte della pizza a degustazione”. 

ore 15.00_ Il Manifesto dei Panificatori Agricoli Urbani – I PAU lo raccontano punto per punto in un dialogo aperto con il pubblico.

ore 15.15_ spazio a “La pizza a taglio”, con Francesco Arnesano (Lievito, Pizza, Pane – Roma). 

ore 18.00_gli esperti Fabrizio Franco e Omar Abdel Fattha (Pane e Tempesta – Roma) racconteranno la loro idea de “Il pane”. 

Domenica 20 giugno

ore 12.00_ apertura in grande stile con Francesco Martucci (I Masanielli – Caserta) e Sasà Martucci (I Masanielli – Caserta), per “La pizza d’asporto”; sullo stesso tema, alle 12.45, anche Giuseppe Maglione (Daniele Gourmet – Avellino). 

ore 13.15_ sarà il momento dell’importanza del dolce in una pizzeria di qualità con Lilia Colonna (I Masanielli – Caserta), per “La pasticceria in pizzeria”. 

ore 13.30_Ciro Casale (Pulcinella da Ciro – Avellino), Giovanni Mineo (Crosta – Milano) e Diego Vitagliano (10 – Pozzuoli) discuteranno di nuovi format in “Bakery, Pizza e Pane”. 

ore 15.00_“Nuove aperture e nuovi modi di vivere la pizzeria”, con Giuseppe Pignalosa (Pignalosa Pizzeria – Salerno), Jacopo Mercuro (180 grammi – Roma), Pier Daniele Seu (Seu Pizza Illuminati – Roma). 

ore 15.45_“La pizza nel ruoto”, con Alessio Mattaccini (Spiazzo – Roma)

ore 19.15_chiusura affidata a Luca Belliscioni (Opificio del Gusto – Roma) per “Tutti i segreti della pizza al sesamo”. 

Nell’area “Pane&Olio”

Venerdì 18 giugno 

ore 19.15  “Sulla strada del pane. Il pane oggi tra passato e futuro, conquiste e promesse” con Davide Longoni (Panificio Davide Longoni – Milano) e Renato Bosco (Saporé – Verona).

Sabato 19 giugno 

ore 11.30_ “Conosciamo il lievito madre”. Caratteristiche, tipologie e metodi d’impiego della madre dei grandi pani” con Giuliano Pediconi (Accademia del Pane – Senigallia)

ore 12.30_si parla di organizzazione del lavoro, pianificazione di quello che non era un mestiere per donne in “Professione Panificatrice” con Francesca Casci (Pandefrà – Senigallia)

Domenica 20 giugno

ore 12.00_ si parla di “Pane in pizzeria” con Francesco Pompetti (Tropicaldue – Roseto degli Abruzzi) e Luca Pezzetta (Roma)

ore 17.00_Massimo Stocchi (Il forno degli Amici – Roma) parlerà di tecniche e abbinamenti in “Il pane condito secondo stagione e fantasia”.

COLPO D’OCCHIO – LA CITTÀ DELLA PIZZA ROMA 2021

LOCATION: Ragusa Off – Via Tuscolana, 179 – Roma

GIORNI E ORARI DI APERTURA: Venerdì 18 giugno ore 18.00 – 24.00 / Sabato 19 giugno ore 11.00 – 24.00 / Domenica 20 giugno ore 11.00 – 22.00

Ingresso gratuito. Consigliata la prenotazione.

Per tutte le info e le prenotazioni www.lacittadellapizza.it

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Il nuovo concetto di grigliatura di Les Étoiles firmato Josper e il comfort food alla brace di matrice spagnola applicato ai piaceri mediterranei rinnovano in modo appetitoso i menu delle cucine in terrazza firmati dallo Chef di lungo corso William Anzidei.

Completano la ricca proposta su tre livelli la Cocktail List d’autore – con la consulenza di Riccardo Marinelli –, la nuova Terrazza Campari, le calibrate realizzazioni di Andrea Ottogalli capo barman e la sorprendete vista di Roma maestosa che tutta intorno splende.

Roma riserva sempre qualche nuova sorpresa, anche a chi si illude di conoscerla bene. Capita nei vicoli, nella luce del tramonto o nel fascino senza tempo di una meravigliosa vista spalancata su tetti, cupole e monti in lontananza. Capita, per esempio, sulla terrazza Les Étoiles, tra Prati e Borgo Pio, all’ultimo altissimo piano dell’Atlante Star Hotel, 4 stelle Lusso, atmosfera d’antan e sguardo al futuro a pochi passi dalla più nota Basilica, quella di San Pietro.

Gestito oggi dalla seconda generazione Mencucci, sono i tre fratelli Federico, Roberta e Francesca a proseguire quel cammino intrapreso negli anni ’80 dal padre Benito, quando venne aperto il ristorante al sesto piano e cominciò quella crescita evolutiva verso standard di qualità, materia prima e tecnica sempre più alti.

A raccontare il nuovo concetto gastronomico ispirato dal Forno con Brace Josper – nonchè totalmente ripensato a partire dalla cucina, divenuta uno splendido gioiello tecnologico, realizzato secondo criteri di sostenibilità e no waste – c’è William Anzidei, chef di lungo corso alle prese con una performante proposta ad alte temperature e note affumicate, articolata sui tre piani dell’hotel dedicati alla ristorazione: l’Attico, riservato al Ristorante Les Étoiles, il Roof Garden dedicato al Bistrot e il Rooftop con Cocktail bar e vista a 360° sulla città.

Racconta Federico Mencucci, General Manager dell’Hotel :

“La mia famiglia ha dedicato tutta la vita a quest’hotel, con passione e lavoro indefesso mio padre ci ha ispirati con la sua determinazione a crescere e a diventare una delle strutture di riferimento della capitale. Ora è giunto il momento di compiere un ulteriore passo: dare un salotto gastronomico all’albergo, che è dedicato in primis ai romani, dove abbinare alla bellezza della vista su Roma tutta la bontà dei piatti, costruiti dalle sapienti mani dello chef Willam Anzidei.

In questa prospettiva abbiamo deciso una totale ristrutturazione della cucina: vogliamo che le emozioni che sentiamo noi ancora oggi venendo al ristorante Les Étoiles siano sensazioni di tutti i nostri ospiti!”.

LA CUCINA e IL JOSPER

Chef William Anzidei ha dedicato la sua vita alla ristorazione affiancando grandi nomi del panorama ristorativo dall’Hilton all’Hassler, dall’Eden, con Enrico Derflingher, allo Splendide Royal, con Stefano Marzetti, passando per Igles Corelli e Andrea Fusco.

La sua è una cucina semplice in apparenza, che non lesina sulle porzioni e mira dritta alla soddisfazione del commensale. Una cucina di qualità e grande piacevolezza, che parte dal territorio e dalla tradizione italiana – come nello Spaghettone alla Gricia di carciofi con guanciale amatriciano e pecorino della Tuscia bio – ma vuole guardare lontano mescolandola a cenni orientali e suggestioni dal mondo, come per i Gamberi di Mazara e verdure in salsa Thay o per la Picanha in salsa Teryaki e patate dolci arrostite. Qualunque sia la scelta, verrà sempre condita da un servizio puntuale, sorridente, cortese e competente, che farà la differenza e scioglierà ogni minima resistenza.

La materia prima, per la quale c’è cura nella selezione e un investimento sempre crescente, viene lavorata secondo più tecniche per esaltarne le consistenze, ridurre al minimo lo scialo ottimizzando intelligentemente il menu.

L’anatra, ad esempio, diventa protagonista di due portate: i Tortelli -con pasta fresca tirata a mano farcia di coscia dell’anatra confit e il loro fondo – e il Petto di anatra con salsa al mango, cotti al josper, per un sapore deciso e affumicato.

Note fumè che danno quel tocco in più sia alla Costata di Scottona, servita con patate gratinate e verdure sia al Filetto di Spigola dell’Argentario, verdurine e crema di mais.

Tutto il menu parla della nuova filosofia dello chef espressa attraverso il Josper, nuovo strumento che ha introdotto in cucina un tocco ancestrale e altamente riconoscibile.

il Josper, nel caso specifico, è una particolare macchina, una sorta di barbecue chiuso che racchiude in sé le caratteristiche sia del forno che della brace. Permette di cuocere ad alte temperature conferendo ai cibi un sapore deciso, dalle importanti note affumicate, e di contenerne i succhi per esaltarne le caratteristiche e le consistenze.

“La riapertura è anche l’occasione per festeggiare il totale rinnovamento della cucina e di una porzione della sala – dichiara Federico Mencucci – Un intervento macchinoso e dispendioso durato tutta la stagione invernale che adesso vede finalmente la luce. Il risultato è una cucina nuova, completamente tecnologica e intelligente dal punto di vista dello spreco alimentare che consente di calibrare e abbattere i consumi”.

La ristrutturazione è stata tutta pensata in un’ottica di sostenibilità, con una particolare attenzione al nowaste, al risparmio energetico e all’ottimizzazione dei costi diretti e collaterali.

L’obiettivo? Raggiungere una produzione totalmente autarchica, dal pane al gelato. A caratterizzare questa novità firmata Top Kitchen, oltre a macchinari e attrezzatura di ultima generazione, l’invidiabile vista per lo staff che lavora come sospesa sulla Città Eterna grazie alle enormi vetrate da cui sembra di sfiorare il cielo, e dall’altra si apre a vista sulla sala.

Diffusa con l’espressione open kitchen, l’intervento architettonico ha creato così un filo diretto cucina-sala a livello di spazi e di coinvolgimento sensoriale.

Per quanto possibile, la ricerca volge anche ad un’offerta di prodotti a Km 0: i formaggi di piccoli produttori laziali, il pesce dell’Argentario o la carne proveniente da Magliano Sabina diventano tasselli di una una cucina curata, gustosa, con guizzi moderni accompagnata da una carta dei vini di circa 130 etichette raccolte per tipologia: bollicine, bianchi, rossi e vini liquorosi. Paolo Bicorni, diplomato alla scuola alberghiera di Fiuggi e sommelier FIS, ha selezionato queste aziende con l’ambizione di mappare un po’ tutte le regioni italiane, con grande spazio del Lazio che sta vivendo il suo Rinascimento vinicolo, e ancora terroir francese, tedesco e qualche chicca internazionale.

“Insieme al Patron Federico Mencucci e allo Chef William Anzidei siamo partiti da un’idea, quasi un sogno, per poi costruire una visione concreta di ciò che si può ammirare oggi.”

Sono le parole di Antonio Angelini, CEO di TK – Top Kitchen, società di consulenza leader nel settore della Progettazione e Realizzazione di Aree Food dedicate alla Ristorazione – per raccontare il progetto “Les Etoliles”.

LA CARTA DEI VINI e la DRINK LIST

Ai piani superiori si trovano invece Roof Garden la prima delle due terrazze panoramiche, aperta tutte le sere per la cena e nel weekend anche per pranzo, ideale per pasteggiare con i Cocktails. A curare la consulenza del cocktail bar è Riccardo Marinelli, ex general manager del Jerry Thomas, il più famoso speakeasy romano, con cui ha girato l’Europa partecipando a diverse competizioni e bar show. Da circa un anno cura l’offerta, forma il personale e crea sinergie a Les Étoiles.

Il bancone è guidato da Andrea Ottogalli capo barman che si è unito allo staff nel febbraio 2018. Brand Ambassador di Campari, Riccardo ha personalizzato la location agli ultimi piani come Terrazza Campari, luogo d’elezione per manifestare la natura easy going dell’aperitivo. Il suo obiettivo? Un bar all’italiana con un’attenzione particolare al pre-dinner, offrendo grandi classici italiani e internazionali, una intrigante linea di signature e una selezione di pregiati distillati con particolare attenzione a whisky e rum. Salendo in cima ai tetti romani, si trova ancora il Rooftop, un autentico piccolo rifugio verde grazie alla dedizione dello storico proprietario Benito che si è preso amorevolmente cura di tutto il perimetro in fiore che incornicia questo ultimo gioiello. Qui la terza proposta dove viene servito tutti i giorni a partire dalle ore 17:00 un aperitivo completo e di sostanzapasteggiando con cocktail o bollicine insieme agli appetizer preparati espressi dalla cucina, un punto strategico e romantico dove ammirare uno dei tramonti più belli di Roma mentre il sole scompare sotto l’orizzonte capitolino.

Les Étoiles – Hotel Atlante StarVia dei Bastioni 1 – 00193 Roma

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Torna anche quest’anno la Sagra con vista sul Lago di Nemi, in un format “social” per adattarsi alla realtà del periodo e diverse novità d’arte in cartellone in occasione della Biennale d’arte Internazionale dei Castelli Romani inaugurata da Vittorio Sgarbi.

Nel rispetto delle normative vigenti, l’88 esima “Sagra delle Fragole” prevista per il primo weekend di giugno sarà virtuale e aprirà gratuitamente le porte del Museo delle Navi Romane nelle giornate del 5 e 6 giugno 2021.

Innanzitutto, le fragole: quei piccoli frutti rossi che di Nemi sono il vanto, tanto da essersi guadagnate una festa tutta loro. Ogni anno infatti, fin dal 1922, la prima domenica di giugno va in scena nel borgo la Sagra delle Fragole (e delle fragoline di bosco). Quest’anno, dopo la visita del Critico d’Arte Vittorio Sgarbi, Nemi si prepara ad un’edizione speciale, la numero 88.

Nel rispetto delle normative Covid-19, l’Amministrazione Comunale di Nemi, ha deciso di promuovere la Sagra gusto Fragola attraverso una serie di video caricati sulla pagina Facebook istituzionale volti a divulgare ad un pubblico più vasto possibile le peculiarità storiche, archeologiche, culturali legate alle tradizioni nemorensi.

Inoltre ha attivato, dal 23 di Maggio fino al 29 Giugno, un programma ricco di eventi e visite gratuite presso le aree più caratteristiche ed iconiche del paese delle fragole.

Il programma vede in collaborazione con il Ministero dei Beni Culturali due giornate di visite gratuite presso il Museo Nazionale delle Navi Romane. Un modo per promuovere la storia e il ritorno a casa del misterioso mosaico di Caligola.

Dopo le chiusure legate all’emergenza Covid-19 che hanno sospeso la possibilità di visitare i Musei, per consentire a tutti i cittadini di ammirare il misterioso e affascinante mosaico perduto di Caligola, questo capolavoro appena entrato nelle collezioni del Museo delle Navi Romane, il Comune di Nemi e la Direzione Regionale Musei Lazio promuovono due giornate dedicate al mosaico.

In occasione dei giorni di festa per il Comune di Nemi concomitanti alla Sagra delle fragole, che si svolgerà via Social e la Biennale d’arte Internazionale dei Castelli Romani, il 5 e 6 giugno il Museo aprirà le porte a tutti i cittadini gratuitamente.

Il mosaico perduto proveniente dalle navi di Caligola, esportato illegalmente in America nel dopoguerra e restituito all’Italia grazie all’azione dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, è tornato in esposizione dall'11 marzo 2021 presso il Museo delle Navi Romane di Nemi.

Nel rispetto delle normative Covid-19 sarà consentito l’ingresso gratuito nel museo ad un massimo di 80 persone contemporaneamente.


Inoltre verranno pubblicati e condivisi video del centro storico con il suo borgo, le Fragolare e suoi scorci panoramici e non mancherà la tradizione enogastronomica che da sempre contraddistingue Nemi con le sue specialità dedicate alle fragole e fragoline di bosco.

Un modo per segnare negli annali una edizione speciale che consentirà di promuovere Nemi mantenendo il tradizionale appuntamento della Sagra.

Info: comunedinemi.rm.gov.it

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lI progetto enogastronomico del Giardino Urbano del Museo Nazionale delle Arti del XXI ha accolto il pubblico con una nuova veste di luci solo una manciata di giorni fa a Roma. Pronto a sorprendere gli ospiti attraverso le suggestioni di atmosfere soffuse e salottini en plein air, MEDÏTERRANEO mostra la sua nuova anima green e cala i suoi assi per la stagione primavera/estate 2021: nuovo Concept Menu e luminarie, filari di edera e brunch, lampadari sospesi e una consolle per i live set dal martedì alla domenica nel Ristorante e Giardino del MAXXI.

Quando la ristorazione incontra l’arte, due esperienze si uniscono e creano un contesto dove poter godere della creatività nazionale a tutto tordo.

Capita così negli spazi del MAXXI di Roma, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo che, pensato come un grande campus per la cultura con una dinamica programmazione di attività che prevede mostre, workshop, convegni, laboratori, spettacoli, proiezioni, progetti formativi, rispecchia la vocazione del MAXXI ad essere non solo luogo di conservazione ed esposizione del patrimonio artistico ma anche, e soprattutto, un laboratorio di sperimentazione e innovazione culturale, di studio, ricerca e produzione di contenuti estetici del nostro tempo.

Tra questi insiemi creativi ci sono anche in nuovi spazi food&beverage legati ai poli museali. Luoghi di bellezza, design e contemporaneità, parole che diventano le chiavi celate dietro i concept menu per offrire soluzioni ristorative dinamiche pensate ad hoc per gli ospiti della nuova stagione primavera/estate del Ristorante Giardino MEDÏTERRANEO.

La proposta enogastronomica 2021 vuole infatti puntare sulle materie prime di qualità e una selezione di piatti -tra noti e familiari- ripensati in chiave conviviale: portate da condividere, main courses nel weekend, pokè, bruch, e un’ ampia varietà di assaggi in formato mini tra hamburger, fritti e sfizi che include dessert classici come il tiramisù e la cheesecake, o i sorbetti.

Racconta Alessandro Cantagallo, titolare e imprenditore romano: “Noi siamo un ristorante atipico. Vieni per stare all’aperto, per stare bene e scopri che si mangia anche bene per essere un posto che fa così tanti numeri. L’esperienza dell’anno scorso ci ha consentito di capire alcune dinamiche e via via abbiamo apportato le modifiche necessarie a far funzionare uno spazio così grande.

Puntiamo sulla materia prima e sulla qualità, ma con una proposta nuova, quella dei mini piatti, dai piccoli hamburger al polpo in tre varianti, per far vivere ai clienti un momento di leggerezza che non rinuncia al gusto”.

Spiega lo chef Emanuele Pompili (in foto):

Cerchiamo di spaziare chiaramente come sempre, con un piccole portate e pasti modulari, ma soprattutto un gusto che possa accontentare tutti, dal pesce sia cotto che crudo alla carne, tra carpacci, marinati e tartare. Cercheremo di accontentare anche vegetariani e vegani. In carta restano i primi dello scorso anno, che hanno funzionato e che riproponiamo come la Nerano, i 4 pomodori, e l’Aglio, olio, gambero rosso e lime”; dal martedì al venerdì -per il pranzo- non macheranno le colorate bowl di poké, da comporre in base ai propri gusti.

Tra complementi d’arredo in marmo, acciaio e legno di recupero, il locale ospitato nell’area esterna del Maxxi, sfoggia l’altra grande protagonista della stagione estiva: la consolle, regina dei live set dal martedì alla domenica, nella sua iconica homi di bambù lanciata un anno fa come allestimento ecochic imprescindibile del ristorante open air sotto la direzione artistica di Manfredi Alemanno: “In programma ci sono live session con anche ospiti internazionali, da band ad acclamati dj, per far ascoltare diversi correnti musicali, dal tribale alla house, fino agli show in duo voce e piano con pezzi anche pop per la domenica al tramonto mentre il barman Glauco, che arriva da Palmerie (Paroli, Roma), nel frattempo, conquisterà i clienti a suon di cocktail della sua drink list ispirata ai profumi dei Paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo.

MEDÏTERRANEO RISTORANTE E GIARDINO, via Guido Reni 4/A, Roma.
Sito: www.mediterraneorome.it; tel.: +39.391.7053069; email: info@mediterraneorome.it

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Un format giovane, targato 2020, figlio di 5 imprenditori romani under 30 che fiutano i tempi, seguono la passione, aprono (con coraggio) nel 2020, doppiano la sfida e attraccano a Mykonos nel 2021, l’isola greca famosa per la movida, che stravaganze ne avrà viste tante, ma forse il Sushi di carne alla CANTERA ancora no.

Pensata per valorizzare tagli pregiati e ricercate marezzature ispirandosi alle tecniche della cultura culinaria giapponese, la proposta di CANTERA è ampia, divertente, creativa, colorata, tesa a ripensare il semplice quanto ricco di interpretazioni matrimonio riso-carne.

Di Sushi abbondano gli indirizzi capitolini e non. Cavalcano l’onda delle nuove tendenze, cercano instancabili variazioni sul tema nipponico, mescolano ingredienti, cercano nuove equazioni del buono, attingono al Sol Levante dalla cucina alle sapidità ricreate, dalle atmosfere al design.

Ma finora a Roma solo CANTERA ha (ben) pensato/osato dedicare un intero ristorante (che non fosse già bottega o macelleria ripensata) ad una linea di “Sushi di Carne”, con relative digressioni crude, cotte e continue citazioni alle culture gastronomiche del mondo.

CANTERA – Parioli

In spagnolo significa CAVA, la cosiddetta “buca” scavata nel terreno usata una volta per fare la brace. All’interno della “Cantera” ai Parioli, capeggia un artistico Toro in versione Street-Pop, ritratto dalle vivide pennellate del giovane street artist Jerico Cabrera Carandang. L’immagine del Toro – come quella di Osborne che rimanda ad uno dei simboli più famosi di Spagna, sia dentro sia fuori i confini nazionali. E il Toro è il bovino per eccellenza, il maschio con oltre 4 anni di vita, simbolo di forza, imponenza e virilità. Dunque tutto sarebbe in linea se CANTERA fosse una Steak-house, una Braceria o una Griglieria magari dedicata ai tagli e cotture di Rubia Gallega (la razza bovina spagnola più rinomata, allevata allo stato brado); e invece No.

CANTERA, attraverso il toro, rimanda si al concetto di forza, energia e qualità, ma la carne l’ha sdoganata dalla brace, dalla piastra, dalla griglia e l’ha ripensata da tutte le angolazioni: l’ha unita in matrimonio con il riso, l’ha stretta tra due morbide fette di Shokupan (pane giapponese, particolarmente soffice), l’abbracciata con cialde di tacos, l’ha stretta nei rolls, mescolando la ricerca materie di prime di buon pregio alle invenzioni stilistiche senza confini geografici, condendo tutto con tecniche orientali occidentalizzate.

LA LOCATION & LA CUCINA

110 metri quadrati, a Via Ruggero Fauro, 2, una piccola oasi verde nel quartiere Parioli, a metà strada tra terra e cielo: sedute all’aperto e un grande bancone per cocktails e miscelati.

Sulle tavole di granito, forchette, bacchette e una spiritosa entrée con “Acqua dei Parioli, Gin, Vodka, Prosecco, Succo d’Arancia e Foglie di Menta” accompagnata da un “bottone di tartare” di scottona con mayo di patate e polvere di olive nere.

Di questo Melting Pot ne sanno qualcosa le CROCCHETTE KIMCHEE, ripiene di besciamella aromatizzata al kimchee, ricoperte da sashimi di Australian Wagyu: con la loro frittura asciutta, sottile, croccante e dentro, la calibrata piccantezza della besciamella che assume una consistenza piacevolissima anche al calare dei gradi. Lo sanno bene i golosi TACOS di riso croccante ripieni di battuta al coltello di Australian Wagyu, Stracciatella andriese, salsa teriyaki e Tartufo nero, che giocano su una triade di sapori che non può perdere; o il sandwich PASTRAMI in stile katsu sando con pastrami di
punta di petto di manzo, mayo alla senape, pomodoro e cetriolini.

Lo sapranno anche i Carpacci, i Sushi, il “Sando corner”, la Griglia e le Bowls, i Rolls e Crispy rice che, tutti presenti in menu, strizzano l’occhio alle mode, ma non lesinano, per fortuna, sul gusto e sulle porzioni.

In cucina ci sono Mattia D’ambrosio e Lorenzo Apponi: Mattia, forte un’esperienza da ‘DiverXo’ a Madrid con lo chef acchiappastelle David Muñoz, si ispira alla cucina fusion alternando mediterraneo ed asiatico; mentre Lorenzo, ha appreso le tecniche di lavorazione e preparazione delle carni nei migliori ristoranti della Capitale, e ne ha fatto tesoro.

Così, il mondo del SUSHI (ovvero quell’insieme tradizionale nipponico di piatti nati da riso fermentato, pesce, uova e alghe) diventa un mezzo per lanciare il messaggio di una cucina contemporanea e dinamica.

Una cucina giovane, curiosa, internazionale, che sfugge alla regole e sceglie la via della mescolanza per costruire la propria identità da esportare. Prima tappa: la Grecia.

Noi siamo amici da tanti anni – mi racconta Antonio Castoro- quando si è presentata l’occasione di aprire un ristorante insieme, io non ho avuto dubbi.

Premetto che sono un mangiatore di sushi da quando non era in voga. Quando è arrivata l’onda del sushi brasiliano ho capito che le cose stavano cambiando e che il sushi aveva ancora molto margine.

Volevo ridare una nuova vita alla carne, però non avevo riferimenti sulla carne. Così abbiamo viaggiato, studiato, assaggiato e ci siamo inventati un nuovo modo di fare Sushi ripensandolo in tutte le componenti a partire delle alghe che non richiamassero troppo l’idea di mare, ricalibrare il condimento del riso, provato e riprovato la carne più adatta, perchè quella cruda segue logiche diverse da quella cotta.

Siamo a Viale Parioli, ma il menu è pensato per tutti. Anche per chi non ama il sushi, abbiamo Griglia e Main Courses. Il discorso è offrire un prodotto divertente e di qualità, che possa mettere tutti a tavola, da Roma a Mykonos e oltre.

CANTERA MYKONOS 2021 – LITTLE VENICE

L’idea e l’impresa hanno insieme fatto capo a cinque giovani imprenditori romani under 30: Lorenzo Maria Davenia, Edoardo, Alessio Comito, Alessandro Renato Sollevanti e Antonio Castoro che, dopo un solo (complesso) anno, vincono la sfida della meat fusion e fanno il bis di CANTERA.

Da Viale Parioli, colgono al volo l’occasione e piantano la prima bandiera alle Cicladi, a Mykonos. Dopo una trattativa di 5 mesi, l’insegna raddoppierà il 21 Giugno in uno dei luoghi simbolo della “Chora”, sulle vie dei grandi brand internazionali come Lio Ibiza, Pacha e It Milano, CANTERA porterà la “meat fusion” con cuore italiano a galleggiare su Little Venice.

I lavori sono in corso, le idee sono chiare, il menu più asciutto, giocato sui ROLLS. Mancano solo le disposizione di sicurezza in materia turistica per Mykonos, la preferite delle greche per gli amanti della movida a cielo aperto, le date delle ferie e i biglietti per approdare anche voi.

CANTERA, Via Ruggero Fauro, 2 – 00197 Roma, Italia /

+06 4550 8439 +39 351 556 1514 / Delivery Menu / canterasrl@gmail.com Temporary Lunch / Ven-Sab-Dom dalle 12.00 alle 15.00

Delivery & Asporto / Tutti i giorni dalle 18.00 alle 22.00 / Sito Qui

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Ecco una storia di grande passione, tenacia e capacità. Fatamorgana, affermata azienda nel panorama della produzione del gelato artigianale, cavalca i tempi tecnologici con l’artigianalità di un prodotto di pregio, arruola nuovi “apprendisti gelatieri-stregoni”, propone due gusti “limited edition” realizzati con Cristina Bowerman (Chef di Glass Hostaria – 1 stella Michelin) e Apre una nuova gelateria a Monterotondo per ampliare la rete di punti vendita e diffondere il concetto di gelato con “l’etichetta pulita”.

L’obiettivo, ben chiaro e condiviso, è quello diffondere la cultura del gelato di qualità trovando nuovi appassionati per allargare il brand. Un brand che ha la forza di essere replicabile ovunque grazie all’innovazione mescolata all’artigianalità attraverso un ricercato software studiato ad hoc per tracciare tutta la filiera della produzione, dalle grammature delle materie prime, all’esecuzione delle ricette codificate, fino alla vaschetta in gelateria.

“Trasformiamo in Gelato i segreti della Natura e li sveliamo al mondo; formiamo artigiani in grado di realizzare il Gelato Fatamorgana, contribuendo alla valorizzazione dei migliori prodotti del territorio”.

Questa è la storia di Maria Agnese Spagnuolo e Francesco Simon, coppia collaudata nella vita e nel lavoro che, dopo aver militato nel teatro, decidono di virare sul mondo della gelateria artigianale seguendo il sogno di Maria.

“Da quando ho memoria, il mio alimento è sempre stato il gelato”. Racconta Maria Agnese Spagnuolo.

Entrambi pugliesi, con grande determinazione autodidatta, lei diventa maestra gelatiera, lui sarà l’ “uomo di marketing di Fatamorgana” così dal primo laboratorio aperto a Roma il 3 agosto del 2003, in via Lago di Lesina -9 (dove si trova ancora oggi), hanno fatto tanta strada, fino ad arrivare a Los Angeles.

Un sogno dolce e freddo: gelati speciali, sani, naturali. E’ tenace Maria Agnese. Il suo è un metodo sperimentale. Come una ricerca scientifica che tentativo dopo tentativo la porterà ai risultati desiderati. Gelati cremosi, densi di aromi naturali, colori autentici e vividi, speziature inattese.

Perchè fin dall’inizio il gelato di Maria Agnese si contraddistinse per originalità e forte personalità. Gli ingredienti, nella sua fantasia, si sposano in modo originale: la mandorla tostata con il verde cardamomo, il cioccolato con le foglie del tabacco kentucky, il riso nero con i boccioli della rosa moscata.

Azzardati e riusciti connubi tra ingredienti genuini che trovano nel gelato il loro accordo. Da questo estro nasce la collaborazione tra Fatamorgana e gli Chef. La prima è Cristina Bowerman, Glass Hostaria -1 stella Michelin, nonché Presidente dell’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto e il nuovo progetto di food-delivery Bowie.

Da questo incontro nascono due gusti gelato in limited edition realizzati a 4 mani: Bowerman#1 (fiordilatte con miele di acacia con croccante ai semi di sesamo, di zucca e di girasole) e Bowerman#2 (gelato al matcha e wasabi con composta di ciliegie al porto), disponibili nelle gelaterie Fatamorgana per tutta l’estate e presso il ristorante Glass Hostaria (Trastevere, Roma).

Un gelato che esprime tutto l’estro e la creatività che caratterizzano Cristina e Maria Agnese.

L’ASCESA e IL LABORATORIO

L’ascesa e la conquista di credibilità nel panorama artigianale del gelato romano necessita per la lavorazione di spazi sempre più grandi. Così la produzione si attiva a Palombara Sabina, presso un ampio locale, che da stalla viene riletto dalla proprietaria Marzia Bagnara rimodulando gli spazi interni in un ampio laboratorio.

Oltre agli ulivi, da cui Marzia estrae un olio EVO Biologico, (Azienda agricola Bagnara), insieme potenziano la parte verde con una produzione di piante ed erbe aromatiche biologiche che saranno utilizzate per profumare di natura la produzione di gelati e sorbetti di Fatamorgana.

Questo è il regno di Maria Agnese, dove tutto prende vita e da dove ogni mattina il gelato fresco parte per raggiungere le gelaterie. Un luogo magico, dove la natura entra a far parte del processo creativo e del gelato stesso: Fatamorgana = naturalmente gelato. Spazi ampi e macchinari moderni, ma la cosa più importante è il gesto di Maria Agnese e dei suoi fidati collaboratori che rendono unico il gelato Fatamorgana, come la variegatura fatta rigorosamente a mano che assicura al gusto gelato una ricchezza ed un bilanciamento fuori dal comune.

Il laboratorio a breve riaprirà le porte ai visitatori in piena sicurezza: una volta al mese ci si potrà prenotare tramite l’evento creato sulla pagina Facebook, assicurandosi così la partecipazione (max 15/20 persone). Mezza giornata per scoprire l’universo Fatamorgana, un momento di relax in mezzo al verde durante la quale si impara a fare il gelato insieme a Maria Agnese, utilizzando sempre prodotti freschi di stagione; poi il finale è uno spettacolo: gustare il risultato del lavoro all’aria aperta. Le visite al laboratorio sono gratuite, perfette per chiunque, famiglie, bambini, professionisti e tutti i gelato-lovers.

IL SOFTWARE

Allora quale ingrediente manca alla riuscita della ricetta di Fata Morgana?

La creatività di Maria Agnese, incontra l’esperienza tecnologica di un altro appassionato della materia gelata. Viene così incaricata una software house (anche detta “casa di sviluppo”, ovvero un’azienda specializzata principalmente nella produzione di software e applicazioni) di procedere allo sviluppo di un software che, come in un protocollo, fissa e schematizza dosaggi, grammature e materie prime, secondo le ricette.

Abbiamo inserito più di 400 ricette, codificate al grammo da Maria Agnese – racconta Francesco – tracciate in ogni atto del procedimento, dalla nascita del prodotto, fino alle consegne nei vari punti vendita, dislocati in Italia e all’Estero.

Un software complesso per coniugare la tecnologia più avanzata ad un’artigianalità sana, autentica priva di addensanti e compromessi industriali. L’obiettivo è stato raggiunto. Si lavora con la stessa qualità punto vendita per punto vendita.

Anni di studio e ricerca dell’equipe guidata da Francesco, hanno permesso di ideare un modello di produzione artigianale, in grado di garantire la riproduzione dell’eccellenza e della qualità del gelato Fatamorgana. Una formula semplice e al contempo unica nel suo genere.

L’obiettivo del progetto è formare degli artigiani, con i quali creare un network collaborativo, per diffondere la visione di gelato artigianale naturale proposto da Fatamorgana. Gli affiliati saranno edotti sotto tutti i profili, etici, tecnici e pratici, acquisendo di fatto il know-how necessario per diventare gelatieri professionisti. I protocolli di produzione ideati prevedono, infatti, che il gelato sia realizzato direttamente nei laboratori dei singoli artigiani, consentendogli di diventare dei veri e propri riferimenti per la comunità dei consumatori.

Grazie ad un innovativo software gestionale, viene supportata e tracciata l’attività di ogni singolo esercizio, dall’approvvigionamento delle materie prime per la produzione, sino alla vendita al banco.

Il software permette sia di avere un controllo puntuale sul prodotto, sia a Maria Agnese di essere sempre al fianco degli artigiani, coadiuvandone il lavoro. Tutte le informazioni raccolte dal sistema gestionale, sono costantemente rielaborate e declinate per supportare attività di comunicazione e marketing a favore di tutto il network. Un esempio per tutti: il sistema permette di tracciare quali siano i gusti appena prodotti e messi in vendita. Questo offre l’opportunità, tramite l’uso di social network e di attività di mail marketing, di tenere costantemente informati i clienti sulla presenza in negozio dei loro gusti preferiti.

L’ETICHETTA PULITA

Per le sue caratteristiche il gelato di Fatamorgana è un gelato ad “etichetta pulita”, ossia contenente solo materie prime necessarie alla ricetta. Per questo nel laboratorio della “Fata” sono banditi: addensanti, emulsionanti, coloranti, conservanti, fibre, semilavorati e preparati base. Quindi nessun tipo di additivo, chimico o naturale che sia. L’assenza di questi elementi rende il gelato particolarmente leggero, digeribile e piacevole da consumare. Fatamorgana ad oggi vanta un ricettario con più di trecento ricette originali, in cui reinventa la tradizione mescolandola a nuove tendenze, come l’uso delle spezie, frutto della sua personale esperienza e creatività. La caratteristica naturalezza, alla base della filosofia del gelato proposto da Fatamorgana, rende il prodotto fruibile a chiunque.

LA NUOVA APERTURA A MONTEROTONDO

Il negozio Fatamorgana di Monterotondo, inaugurato ad aprile 2021, è l’ultimo arrivato ‘in famiglia’ e si trova vicinissimo al laboratorio. Si sceglie quindi di puntare non solo sulle grandi città, ma anche sulle periferie e sui piccoli centri: una scelta strategica, che apre la possibilità a tutti di investire e portare il gelato sano creativo ovunque ci sia voglia e passione.

FATAMORGANA – Facebook: @Fatamorgana.Gelaterie / Instagram: @gelateriafatamorgana / fatamorgana.com

IMMAGINE DI COPERTINA: Alberto Blasetti / www.albertoblasetti.com

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Un elegante Caffè con pasticceria. Un raffinato Bistrot per assaporare una cucina in equilibrio tra il gusto delle citazioni tradizionali e il senso estetico che nulla sottrae al sapore. Un prezioso Salotto nel centro storico di Roma, nel quale concedersi pause senza tempo dalla colazione al dopocena. Al “Caffè Doria”, anche la Mixology trova la sua perfetta dimensione, grazie all’esclusivo Gin Trolley (oltre 20 Premium Gin provenienti da tutto il mondo) con cui il Bartender vi raggiungerà al tavolo, per suggerirvi le migliori alchimie per il vostro Gin Tonic.

Palazzo Doria Pamphilj, è un concentrato di arte, storia, nobiltà, politica e unioni tra alcune delle più grandi famiglie nobiliari italiane: dai Della Rovere agli Aldobrandini, dai Pamphilj ai Doria poi Doria Pamphilj, ai Facchinetti, ai Colonna, ai Borghese, ai Savoia. La grandiosa residenza è il risultato di evoluzioni, annessioni e allargamenti che si sono succeduti per ben 500 anni per giungere a presentarsi oggi ai nostri occhi in tutto il suo secolare splendore. Nelle antiche scuderie oggi offre uno rinnovato spazio denso d’atmosfera, cura del dettaglio e valori enogastronomici e artistici.

IL NUOVO CAFFÈ DORIA

Subito cattura lo sguardo la splendida fontana monumentale del ‘600, che serviva ad abbeverare i cavalli. Poi le importanti altezze – che raggiungono anche i sei metri – le imponenti colonne e la verticalità sottolineata dal rivestimento listellare in legno, poi le volte e i ricorrenti archi a tutto sesto: il recente progetto di ristrutturazione, profondo e ben studiato, è stato curato nei dettagli dalla stessa Famiglia Bianchi che lo aprì nel 1999, e vuole pertanto restituire un luogo dove tutto rispecchi e rispetti l’unicità del gesto artistico.

Il locale, precedentemente vocato ad un servizio di tea room e caffetteria, oggi offre un respiro più ampio ed internazionale pensato per aggiungere la piacevolezza di un contesto etra-ordinario ad ogni momento della giornata.

La ricca proposta spazia quindi dalla caffetteria al bistrot, dall’alta pasticceria moderna alla gelateria gastronomica al cocktail bar serale, coinvolgendo al suo interno i migliori artigiani del gusto.

Il Caffè Doria, che ha il suo ingresso principale su Via della Gatta 1/a, può essere raggiunto anche direttamente dall’interno del Palazzo Doria Pamphilj, tramite un accesso riservato agli ospiti in visita alla Galleria d’Arte che si trova al piano superiore (il museo è attualmente aperto dal lunedì al venerdì, con orario 17-20, solo su prenotazione).

Gli interni e “Le Mostre Impossibili”

La sala principale si distingue per una boiserie in legno massello recuperata e ristrutturata che accompagna le linee dei divani ocra, rendendo l’atmosfera più calda ed accogliente, e che fa da cornice a varie esposizioni di quadri e mostre a rotazione continua.

Attualmente infatti, il Caffè Doria ospita nelle proprie sale il progetto “Le Mostre Impossibili”, a cura del Prof. Renato Parascandolo, che riunisce le principali opere della storia dell’arte italiana, riprodotte in scala originale ad altissima definizione e retroilluminate; non semplici copie, ma vere e proprie esposizioni a scopo divulgativo, per portare l’arte in luoghi inusuali e sensibilizzare anche un pubblico molto giovane grazie alla tecnologia utilizzata.

La Colazione

“Accettate inviti a colazione!” è il Mantra del Caffè Doria. Perché qui la colazione vuole essere promossa e comunicata come un rito, un momento di aggregazione, da vivere comodamente al tavolo così come tradizionalmente lo sono il pranzo, la cena e l’aperitivo. E per far si che sia unica, lo Chef ha ideato una carta esclusiva dedicata interamente a questa, con spunti internazionali ma anche tanta tradizione a filiera corta. Si può trovare, per esempio, pane di segale con burro e marmellata; croque-monsieur con prosciutto cotto arrosto, Emmental e fonduta di taleggio; avocado toast al salmone con uovo pochè; club sandwich con tacchino, pomodoro, lattuga e bacon; croissant; tagliata di frutta fresca di stagione; porridge con frutti di bosco e sciroppo d’acero; yogurt bio con muesli e molto altro ancora. Il caffè, con miscele a rotazione provenienti da tutto il mondo, è quello di Lavazza, i lievitati quelli dell’Antico Forno Roscioli ed i dolci sono quelli dei Fratelli De Bellis, che hanno dedicato al Caffè Doria anche una proposta personalizzata. Altre eccellenze provengono dal territorio, come alcune specialità dolci dai vicini Castelli Romani, o il gelato dolce e gastronomico del maestro Marco Radicioni di Otaleg.

La Cucina

La riprogettazione non si è limitata a coinvolgere gli ambienti, ma ha completamente rinnovato anche l’offerta Food & Drink. La cucina del Bistrot è attiva ed in fermento durante tutta la giornata: se il momento del pranzo è quello che affonda maggiormente le proprie radici nelle abitudini dei romani e della clientela business che frequenta il locale.

A guidare la cucina del Bistrot c’è Massimiliano Mazzotta, giovane chef classe ’87. Un menu in continua evoluzione, dinamico, semplice, composto da poche portate, che ben si presta a diverse esigenze e che segue il fil-rouge del bistrot contemporaneo.

Una cucina che è espressione della migliore materia prima e della sua stagionalità, che ha come cardine il concetto di ‘Comfort Food’, inequivocabile segnale di familiarità, con lo scopo di solleticare le sfere emotive legate ai ‘ricordi del cibo’, espresso e presentato attraverso ricette tradizionali modernizzate da tecniche di preparazione innovative. Millefoglie di vitello tonnato; Alici alla beccafico in salsa di arancia; Gnocchi di patate con crema di scarola e fonduta di provola affumicata; Misticanza erbe e fiori da permacultura con vinaigrette al miele e passion fruit; Filetto di agnello con il suo fondo, carotine, porri e cipollotti bruciati e altri ancora: piatti in equilibrio tra il gusto dei rimandi ad una cucina tradizionale ben eseguita e il senso estetico che cattura lo sguardo senza nulla togliere al sapore.

E se l’offerta per il pranzo rimane più ‘classica’, sono l’Aperitivo e la Cena che vogliono uscire dagli schemi, con una proposta che ruota intorno a vini e alla mixology: dalla cucina, infatti, arrivano amuse-bouches ed una particolare selezione di piccole ricette espresse appositamente studiate e selezionate per accompagnare i drinks: i Baozi (panini al vapore) con diverse farciture, il Crispy Chicken (filetto di pollo con una panatura croccante) con salsa honey mustard, le Empanadas, i Gyoza, il Tuorlo d’uovo croccante su crema di topinambur e tanti altri in continua rotazione.

E se per l’aperitivo, consumato al tavolo in pieno stile Caffè Doria, la formula prevede in abbinamento ad ogni drink una selezione di tre amuse bouches e un piatto special in omaggio; durante la cena si potrà liberamente scegliere di assaggiare una o più ricette proposte in carta dallo Chef.

La Mixology e il Gin Trolley

La proposta drink del Caffè Doria merita un capitolo a parte. Accanto ai grandi classici, come Negroni, Martini Cocktail, French 75, in carta anche i Signature Cocktails, leggeri ed originali, come il Bitter Chapter (cognac, triple sec, vermouth rosso, chinotto) o il Mango Italiano (vodka, aperol, mango, lime, orzata). Ma la vera perla è senza dubbio il Gin Trolley. Ispirato ai grandi cocktail-bar anglosassoni, rappresenta una proposta esclusiva a Roma, con il Bartender di casa che arriva direttamente al tavolo con il carrello dei gin.

Il Gin Trolley, elegantissimo elemento di design realizzato appositamente per il locale nello stesso stile degli altri arredi, ospita a bordo oltre 20 Premium Gin provenienti da tutto il mondo, un’ampia selezione di acque toniche e garnish, e tutto ciò che serve per preparare un grande Gin Tonic, ogni volta diverso a seconda delle preferenze, proprio davanti al cliente comodamente seduto al tavolo. Non solo un Gin Tonic quindi, ma un vero e proprio show durante il quale il Bartender avrà modo di raccontare curiosità e dettagli sui vari gin.

Il motto è: “Accomodati, scegli il tuo Gin, mixa una tonica, abbina una garnish e goditi il tuo Gin Tonic”. Ogni ospite che sceglierà di vivere l’esperienza del Gin Trolley, riceverà insieme al proprio Gin Tonic, anche un tag dove sono indicati il Gin, la Tonica e la Garnish scelti, così da poter ricordare e, perché no, collezionare le tags con le bevute. Per veri Gin Addicted!

Il Vino

La carta dei vini è un omaggio al territorio laziale, prediligendo ricercati vini biologici, ma prevede anche una selezione di etichette nazionali ed alcune eccellenze internazionali. La mescita è importante, grazie all’utilizzo della tecnologia Coravin: non male degustare un grande bianco della Borgogna o un Super Tuscan anche durante un pranzo veloce.

Eventi & Catering

Il Caffè Doria si propone come location per l’organizzazione di eventi, di tipo privato o business, affiancando il cliente nella scelta di ogni dettaglio, e mette a disposizione la propria professionalità ed esperienza per tutto ciò che riguarda il Food & Beverage, servizi di accoglienza, allestimenti floreali, ed ogni altra specifica esigenza. Tutti i servizi sono disponibili anche presso location esterne. Le proposte culinarie, oltre a quelle già delineate dallo Chef, sono interamente personalizzabili insieme al cliente.

photocredits to Andrea Di Lorenzo

CAFFE’ DORIA
Palazzo Doria Pamphilj
Via della Gatta 1/a – 1/b
Orari: 8.00-22.30 (attualmente 8.00-18.00)

lunedì – domenica

T. +39.066793805
caffedoria@bmain.it

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Si parla di “popolazioni” o di “biotipi” quando, all’interno dello stesso vitigno coltivato in ambienti diversi, la vite sviluppa piccole differenze morfologiche e/o enologiche.

Nella tenuta di Mirabella Eclano, nel pieno della grandezza enologica irpina, un attento lavoro di recupero e selezione di antichi cloni di Aglianico, da un vigneto centenario a piede franco, ha portato alla propagazione di due biotipi.

Uno di essi è stato identificato con il nome “VCR 421 Antonio Mastroberardino”, iscritto come clone di famiglia, nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite con pubblicazione in G.U. 43 del 20 febbraio 2021, che presenta caratteri distintivi di bassa produttività, un grappolo spargolo con acini medi e bucce spesse. Scopriamolo insieme.

La su Denominazione è Irpinia Aglianico DOC, il suo Vitigno l’Aglianico 100%, il suo vigneto la tenuta è Mirabella Eclano, con un’esposizione a sud-ovest e un suolo profondo, a tessitura franco-sabbiosa, ben drenato, con argilla in profondità e presenza di tracce di calcare lungo tutto il profilo. Il suo periodo e sistema di raccolta è Fine ottobre, il suo sistema di raccolta manuale; la sua Vinificazione è classica in rosso, con una lunga macerazione con le bucce (circa 20 giorni) a temperatura controllata (22°C-24°C). Fa affinamento in barriques di rovere per un periodo di 12 mesi e in bottiglia per almeno 6 mesi. E’ il Redimore Irpina Aglianico DOC.

Una passione, quella della Famiglia Mastroberardino, che si fa vino da ben 10 generazioni, poggiando su varietà autoctone come Aglianico, Fiano, Greco, Falanghina, Piedirosso e Coda di volpe, le cui origini risalgono alla colonizzazione greca e alla civiltà romana.

La costante attività di sperimentazione ha permesso loro di recuperare e rilanciare i biotipi più antichi e dai caratteri migliori, salvaguardando la biodiversità delle famiglie varietali per accrescerne il potenziale qualitativo.

Tra queste tappe di ricerca, ve n’è una recentissima. Sabato 20 febbraio 2021, infatti, il clone di Aglianico di origine prefillosserica denominato “VCR421 Antonio Mastroberardino” è stato inserito nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Perchè è una storia che parte da lontano quella dell’Aglianico, che già nel 75 dopo Cristo dava notizia di sé ella Naturalis Historia di Plinio il vecchio; per poi proseguire nei secoli, fino ai giorni nostri, con tappe che hanno decretato il successo di questo vitigno di origine greca – secondo la letteratura prevalente – considerato tra i più pregiati della nostra penisola.

“E’ per noi motivo di estrema soddisfazione – dichiara Piero Mastroberardino, decima generazione alla guida della prestigiosa azienda irpina – il coronamento del lungo lavoro di mio padre Antonio che per anni portò avanti un progetto ambizioso con il primario obiettivo di recuperare le caratteristiche originarie dei vitigni storici della Campania Felix, che per opera dell’uomo, in seguito alle scelte produttive di replicazione del materiale genetico, nel corso dei decenni andavano lentamente mutando”.

Un’opera di assoluto valore, quella svolta da Antonio Mastroberardino -figura chiave dell’enologia avellinese che, al termine della seconda guerra mondiale, ripropose i vitigni tradizionali – fiano, greco, aglianico – nei vigneti distrutti dagli eventi bellici – che indusse Hugh Johnson, una delle più prestigiose firme della letteratura legata al comparto enoico, a definirlo “The Grape Archeologist”, ovvero l’archeologo della viticoltura. Era il 1989 e all’epoca il vignaiolo campano era già da tempo impegnato in una incessante attività di ricerca relativa non soltanto all’Aglianico, ma anche agli altri grandi vitigni del territorio come il Greco e il Fiano.

La ricerca si fa progetto: siamo agli inizi del nuovo millennio e l’azienda avvia una collaborazione con i Vivai Cooperativi Rauscedo, ponendosi come traguardo quello di individuare, classificare e infine registrare, antichi cloni di Aglianico sopravvissuti alla fillossera.

“Un vero e proprio viaggio nel tempo – sottolinea Piero Mastroberardino – che ha visto in questo riconoscimento ufficiale non la tappa finale ma semplicemente un fondamentale punto di svolta. “Redimore”, Irpinia Aglianico DOC, è infatti il primo frutto, in vino, della vinificazione in purezza di questo antico clone rimesso in campo, una traccia importante per proseguire il nostro lavoro di ricerca e sperimentazione sulle radici della nostra viticoltura. Sul piano affettivo affiora la soddisfazione e l’orgoglio di aver condotto a compimento un progetto che riporta nel calice quei caratteri che mio padre aveva conosciuto e amato e che per lui, come per tutta la mia famiglia, rappresentano l’essenza stessa dell’Aglianico”.

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Profuma, conserva i cibi, protegge la salute ed arricchisce le pietanze. Maggiore è la sua qualità, maggiore è il potere di questo prezioso Elisir di benessere. Ma quante sono le varietà di cultivar italiane? Perché un olio amaro e piccante fa bene alla salute? Perché dobbiamo comprare sempre l’olio confezionato e mai sfuso privo di etichetta? Perché si parla tanto del valore dell’Extra Vergine di Oliva?

Come si difende il settore olivicolo italiano? Come e dove è possibile accrescere le proprie conoscenze in materia? Quanti oli dovremmo avere in casa? Tante le domande, altrettante le risposte ed una Scuola che si chiama EVOO SCHOOL, nata per formare sia gli appassionati, sia i professionisti del futuro. Ce ne parla, Nicola Di Noia, appassionato Direttore Generale di UNAPROL e della Fondazione Evooschool Italia.

L’Olio Extra Vergine di Oliva, in arte EVO, non è un condimento comune, è l’alimento cardine della dieta mediterranea e dovrebbe essere la principale fonte di grassi buoni per chi abbia a cuore uno stile alimentare sano e orientato al benessere. Toccasana per stomaco, fegato ed arterie, antinfiammatorio naturale, previene le malattie cardiovascolari ed i suoi polifenoli contrastano stress ossidativo e invecchiamento, mentre gratificano il palato.

L’Italia, Regina di Ulivi, possiede una tradizione millenaria e un patrimonio di oltre 500 cultivar – ovvero varietà  – autoctone, oltre il 40% di tutte quelle conosciute a livello mondiale.  Figlio della smisurata biodiversità botanica della nostra penisola, l’Olio EVO italiano porta con sé l’impronta della terra che lo ha generato, dell’aria e del sole che hanno nutrito gli olivi.

Ciascuna cultivar possiede profili sensoriali, qualità nutritive e peculiarità organolettiche uniche che regalano infinite sfumature di sapori e di aromi che consentono abbinamenti culinari sorprendenti. Valorizzare queste caratteristiche varietali in una bottiglia d’Olio è un lavoro complesso e meticoloso al quale è importante riconoscere il giusto valore.

Che si parli di Moraiolo, di Leccino, di Coratina, di Taggiasca o di Itrana, la territorialità e lo straordinario carattere di ciascuna varietà e dell’olio che ne deriva può esprimersi al suo massimo solo attraverso una filiera produttiva moderna, innovativa ed orientata ai massimi standard qualitativi.

UNAPROL rappresenta oggi gli interessi di circa 120 mila imprese olivicole con oltre 250 mila ettari impegnati in produzioni olivicole, ed è da sempre impegnata nella valorizzazione, salvaguardia e divulgazione della conoscenza dell’olio EVO italiano e delle olive da tavola di qualità, promuovendone al tempo stesso il continuo miglioramento qualitativo al fine di rendere il settore competitivo nel mondo e giustamente redditizio per gli olivicoltori e i frantoiani. Scopriamo quali sono le strategie messe in atto per conoscere al meglio e tutelare il nostro prezioso verde alleato.

PARTIAMO DALLE BASI, COSA SI INTENDE PER OLIO EVO?

Si definisce EVO (Extra Vergine di Oliva), l’olio di categoria superiore ottenuto direttamente dalle olive e solo attraverso processi meccanici e fisici, senza l’utilizzo di sostanze chimiche. Per essere classificato come tale, l’EVO deve rispondere a precisi parametri chimici (fra i quali una acidità non superiore a 0,8%) ed essere del tutto privo di difetti organolettici.

L’olio EVO di qualità si ottiene solo da olive fresche e sane, raccolte direttamente dall’albero quando hanno un colore verde/violaceo, quindi mai troppo mature. Le olive devono essere avviate all’estrazione nel minor tempo possibile all’interno di frantoi moderni, dotati di apparati tecnologici che garantiscono il massimo delle condizioni igieniche e dell’efficienza.

PRODURRE UN OLIO EVO DI QUALITÀ QUINDI COSTOSO, COME SI SPOSA QUESTO ASPETTO CON LE POLITICHE COMMERCIALI DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE?

La produzione e distribuzione dell’Olio mostra numerosi paradossi. La maggior parte dei consumatori, infatti, non conosce bene l’olio EVO, non sa riconoscerne il livello qualitativo e non percepisce l’importanza del suo ruolo salutistico e sensoriale e dunque non ne coglie appieno il valore, né si rende conto del suo costo di produzione. Come conseguenza, troppo spesso, non è dunque la qualità del prodotto bensì il prezzo il principale driver di scelta di fronte allo scaffale.

Spesso l’olio viene acquistato distrattamente e di fretta, ma così non è semplice scegliere l’olio giusto. Dobbiamo imparare a leggere bene l’etichetta e soffermarci nel leggere l’origine della materia prima, prediligere olio 100% italiano o meglio ancora DOP (Denominazione di Origine Protetta) e/o IGP (Indicazione Geografica Tipica).

Attenzione anche ad acquistare olio non confezionato: questa pratica è vietata dall’attuale normativa proprio a garanzia del consumatore che deve assolutamente conoscere le caratteristiche del prodotto e deve essere certo delle responsabilità di chi lo commercializza, quindi deve poter leggere un’etichetta a norma di legge.

L’OLIO CHE COMPRIAMO DAL PARENTE O DA UN CONOSCENTE NON E’ QUINDI SEMPRE IL MIGLIORE. QUALI SONO I NEMICI DELL’OLIO?

Molte persone ancora si approvvigionano comprando olio non confezionato, magari da conoscenti o parenti, a volte anche utilizzando recipienti improvvisati: questo però non è il sistema migliore perché non tutela nessuno, né chi vende, né chi acquista, anzi vanifica il lavoro dei tanti produttori che lavorano nel pieno rispetto delle regole e che offrono un prodotto di qualità.

La legge stabilisce che al consumatore finale, a tutti noi quindi, si possa vendere solo olio correttamente confezionato ed etichettato, in confezioni di capienza non superiore a 5 litri.

Peraltro, acquistare l’olio confezionato in bottiglia, in lattina o in bag-in-box, anziché “sfuso”, non solo è un obbligo di legge, ma ci consente anche di gestire e conservare al meglio l’olio stesso. Bisogna infatti sempre tenere presente che Ossigeno, Luce e Calore sono acerrimi nemici dell’olio e ne causano irrancidimento e decadimento chimico e sensoriale. Meglio scegliere sempre le bottiglie di vetro scuro, che proteggono l’olio e il cui contenuto si consuma in un tempo relativamente breve, riducendo quindi al minimo – dopo l’apertura  – il tempo di esposizione all’ossigeno, contrariamente a quanto accade nel caso di contenitori più grandi.

TECNOLOGIA E INNOVAZIONE, PERCHÈ SONO FONDAMENTALI PER OTTENERE OLIO DI QUALITÀ?

L’innovazione tecnologica in campo oleario è spesso viene percepita come un elemento di negatività, che sottrae l’olio alla sua dimensione tradizionale e bucolica. La verità è però che tecnologia, igiene ed efficienza, oggi che possiamo permettercele, sono fondamentali, non solo per la qualità del prodotto, ma anche per garantire la sua sostenibilità ambientale e la competitività delle imprese agricole italiane.

Per questi motivi ci battiamo con energia a favore dell’innovazione dei processi produttivi: un olio di qualità – quindi fruttato, amaro e piccante –  è un olio che fa bene alla salute ed all’ambiente, arricchisce i piatti e si posiziona meglio sul mercato, garantendo maggiore equità nella redistribuzione del reddito nella filiera produttiva. 

L’olio che si produce oggi non può essere paragonato a quello che si faceva vent’anni fa: il passo in avanti è stato enorme.

COME POSSONO I PICCOLI PRODUTTORI DI OLIO ACCEDERE AD UN SISTEMA CHE MIRI ALLA QUALITÀ  IN OGNI FASE DELLA FILIERA SE NON DISPONGONO DI MEZZI PROPRI?

La qualità dell’olio è il frutto di un percorso che inizia dal campo, dove dobbiamo prestare ogni cura nella coltivazione degli olivi e nella loro protezione dalle malattie. In questo modo soltanto possiamo produrre olive sane, che dobbiamo raccogliere velocemente ed al momento giusto, mai troppo mature – mai trasportate nei sacchi- rinunciando a volte ad un po’ di quantità, ma privilegiando sempre la qualità.

Poi è fondamentale saper scegliere il frantoio giusto. I frantoi più evoluti, dove si combinano competenza e innovazione tecnologica, sono in grado di estrarre il massimo dal frutto, evitando errori e valorizzando i caratteri sensoriali delle diverse cultivar di olive. Proprio per il ruolo centrale che il frantoio svolge nella filiera dell’olio EVO, come UNAPROL, abbiamo recentemente promosso la costituzione di un’associazione di frantoiani (FOA-Frantoi Oleari Associati) e favoriamo il rafforzamento del dialogo e dell’integrazione delle aziende che svolgono la fase agricola con quelle della fase di trasformazione. In questo circolo virtuoso, un ruolo essenziale è naturalmente quello dei frantoiani che sono anche olivicoltori, racchiudendo in sé, spesso con grande consapevolezza, le “due anime” di una filiera complessa, ma essenziale per produrre un asset strategico dell’agroalimentare made in Italy.

QUALI SONO LE STRATEGIE PER DIFENDERE L’OLIO EVO MADE IN ITALY?

La comunicazione e l’informazione sono fondamentali. Se insieme riusciremo a concentrarci correttamente su pochi messaggi, chiari e precisi, riusciremo ad avere sempre dalla nostra parte i consumatori. La qualità dell’olio italiano è già ampiamente riconosciuta nel panorama mondiale, non solo perché siamo portatori di una cultura olivicola millenaria e di un patrimonio varietale unico, ma anche perché i macchinari olivicoli più avanzati e innovativi al mondo sono italiani!

Una tecnologia all’avanguardia, che da sempre siamo bravissimi ad esportare, ma che non è a volte sufficientemente diffusa valorizzata in Italia per mancanza di investimenti. I nostri produttori e i nostri frantoiani, infatti, hanno troppo spesso  timore di investire in un settore ancora oggi afflitto da scarsa redditività.

COSA SI POSSIAMO FARE NOI CONSUMATORI NEL PRATICO PER SOSTENERE UN SETTORE COSÌ PREZIOSO?

Dobbiamo fare in modo che il consumatore italiano riesca a capire la differenza tra un olio EVO di qualità e un olio qualsiasi, perché l’Italia ha una sola vera opportunità: continuare a migliorare, investire nella qualità e produrre oli eccellenti e diversi. Le nostre cultivar autoctone caratterizzano ad esempio in modo inimitabile in nostri oli DOP e IGP, dall’origine garantita: sensibilizzare il consumatore alla territorialità è un importante punto di partenza

MA DOVE SI PUÒ CONOSCERE ED ASSAGGIARE L’OLIO PER POI ACQUISTARE IN MODO PIÙ  CONSAPEVOLE?

E’ fondamentale innanzitutto acquistare un olio dove assaggiarlo sia possibile, quindi direttamente dai produttori oppure nei mercati di “Campagna Amica”, dove i nostri produttori olivicoli e frantoiani fanno vendita diretta. Lì possiamo peraltro acquistare oli diversi, divertendoci poi in cucina a sperimentarli ed abbinarne ai piatti almeno due o tre tipologie. Naturalmente acquistarlo direttamente in azienda dal produttore o attraverso la vendita on line che oramai la maggior parte dei produttori ha attivato.

Ritengo che in questa ottica l’oleoturismo sarà importante: in Italia si sta sviluppando questa forma di turismo gastronomico che consente di attirare e ricevere ospiti interessati alla conoscenza e all’acquisto dell’Olio EVO di qualità.

QUANTI OLI DOVREMMO AVERE IN CASA?

L’idea che un olio vada bene per tutto è sbagliata. Tutti dovremmo avere almeno 3 oli da abbinare alle varie pietanze: uno fresco e vegetale per le insalate, uno di media intensità per paste o carni, e uno amaro e piccante per zuppe e legumi o carne al sangue.Nessuno di noi abbina un Vino barolo a un “pesce al vapore”, con l’olio dovrebbe essere la stessa cosa.

AMARO E PICCANTE” SONO INDICI DI QUALITÀ?

Amaro e piccante sono le caratteristiche organolettiche che indicano la presenza nell’olio di sostanze antiossidanti. La percezione dell’amaro e del piccante è proporzionale alla percentuale di sostanze polifenoliche e antiossidanti contenute nell’olio, quindi più un olio Evo è amaro e piccante, più fa bene al corpo e più dura nel tempo.

Tutti dovremmo assaggiare un oliva di ottobre: amara e profumata. E quello è il sapore che dovrebbe avere l’Olio buono.

FALSE CREDENZE: OLIO VECCHIO VS OLIO NUOVO

Il vino, spesso, migliora con il tempo, l’olio mai. Quello migliore è quello appena estratto. L’olio non migliora con il tempo, al massimo resiste, difendendosi dalla degradazione con la propria dotazione di antiossidanti naturali.

L’OLIO FILTRATO È MIGLIORE?

L’Olio non filtrato, se viene consumato immediatamente dopo la frangitura, può andar  bene, ma se l’olio deve affrontare un periodo di conservazione deve essere assolutamente filtrato perché – in caso contrario  – le particelle colloidali e acquose in sospensione si depositano sul fondo del contenitore, fermentano e danneggiano l’olio, deteriorandone drasticamente la qualità.

COME SI FA A TRASFERIRE QUESTE CONOSCENZE E A SENSIBILIZZARE I CONSUMATORI DI OGGI E DI DOMANI?

Non è difficile, l’esperienza ci guida ci dice che chi riesce ad avvicinarci all’olio di qualità poi se ne innamora e ne fa una passione personale.La corretta conoscenza dell’Olio però deve essere veicolata da professionisti.  EVOO SCHOOL ITALIA è una scuola che gode del pieno supporto operativo di Fondazione Campagna Amica, Coldiretti e di UNAPROL.

QUALI SONO GLI OBIETTIVI DI EVOO SCHOOL?

Quello di preparare gli appassionati, i consumatori, i produttori che vogliano migliorare la qualità del loro prodotto e i professionisti del settore enogastronomico: imprenditori agricoli, operatori di frantoio, responsabili acquisti della GDO, ma anche figure chiave come medici e giornalisti.

Noi siamo convinti che questo settore possa diventare un settore dinamico per i giovani, perché abbiamo bisogno dei professionisti. Nel vino ci sono gli enologi, nell’Olio non esiste ancora una figura professionale specifica.

E’ per questo che UNAPROL ed EVOO SCHOOL ITALIA stanno collaborando alla creazione di un percorso di formazione superiore mirata al settore olivicolo oleario. Un corso superiore ITS di due anni destinato a chi ha già un diploma tecnico, e si pone a metà strada tra la scuola superiore e l’Università. Lo scopo è quello di formare professionisti con un titolo di studio riconosciuto, specializzati su aspetti tecnici, culturali, di trasformazione e commercializzazione. Abbiamo bisogno di giovani che conoscano il prodotto, che sappiano raccontarlo e indirizzare le politiche aziendali dei produttori.In molti casi infatti, l’Olio è ancora “autogestito” dai produttori che ritengono di saper fare bene solo “perché lo hanno sempre fatto”, invece è importante anche il supporto di professionisti preparati ed aggiornati che, studiando, possano aiutarli a migliorarsi. Dobbiamo diventare competitivi sui mercati con un prodotto distintivo, unico e di qualità elevata.

QUALI e QUANTI SONO I CORSI DI EVOO SCHOOL ITALIA?

Organizziamo corsi di diversi tipi. Ci sono Corsi Base di avvicinamento, di durata che va da una a quattro ore, destinati al consumatore che vuole acquistare maggiore consapevolezza, imparare come si legge un’etichetta e come si riconosce un olio attraverso la degustazione.

Poi ci sono i Corsi Professionali, per coloro i quali vogliano diventare assaggiatori professionisti, ed hanno bisogno degli attestati necessari l’iscrizione all’Elenco Nazionale degli Assaggiatori, una qualifica importante sia per chi vuole continuare in questo settore, sia per chi voglia acquisire un titolo in più da poter poi aggiungere ad altre sue qualifiche come ristoratori, chef, operatori di sala, giornalisti, medici. Noi abbiamo bisogno di alleati, in tutti i settori.

LA SALA DEL RISTORANTE IN QUESTO PUÒ ESSERE QUINDI UN NODO IMPORTANTE?

Si, la sala in questo ha un ruolo fondamentale per la trasmissione di nozioni che possono avvicinare con professionalità e semplicità il consumatore alla degustazione consapevole di oli creando nuova attenzione e curiosità. Molti ristoratori potrebbero infatti diventare loro stessi rivenditori. Così come vendono il vino, potrebbero vendere anche l’olio. E far diventare il proprio ristorante il punto di contatto per i produttori di qualità.

Dobbiamo insegnare alle persone a distinguere la qualità e non delegare questa valutazione ad altri. Nel vino abbiamo imparato a farlo: tutti sanno che un vino cartonato non può competere con un vino affinato in barrique. Anche per l’olio dovrebbe vale lo stesso principio: esistono oli eccellenti, oli discreti ed oli pessimi. La scuola è fondamentale per diffondere questa cultura.

PREZZI, QUANTO COSTA UN OLIO EVO DI QUALITÀ?

Non è semplice rispondere a questa domanda. Un olio EVO italiano di qualità non dovrebbe costare meno di 8/9€ al litro. Però bisogna fare attenzione. Dovremmo cercare di far capire al consumatore che non è una sola questione di prezzo, ma di qualità finita, che è spesso riferita ai contenuti polifenolici, che rappresentano la vera caratteristica distintiva degli oli italiani di qualità. Trattenere le qualità, le caratteristiche delle olive nella bottiglia non è facile. Se il produttore riesce a regalarci ancora tutta la freschezza dell’oliva appena raccolta, va premiato. L’affare non è risparmiare, è riuscire a trovare un olio davvero buono e salutare.

A TAL PROPOSITO, LE ETICHETTE POTREBBERO ESPRIMERE LA QUANTITÀ  DI POLIFENOLI O QUALCOSA CHE CI ORIENTI NELL’ACQUISTO?

Esistono dati obbligatori e dati facoltativi. Gli obbligatori sono definiti per legge.

Prima di tutto l’indicazione di origine: andiamo a leggere se si stratta di un olio italiano o se la miscela di origine è comunitaria ricordando che non è il nome della marca che fa la provenienza.

Le olive comunitarie vengono principalmente da Italia, Spagna e Grecia. Le non comunitarie vengono dal Nord Africa. Nessun problema di principio con gli oli importati, purché siano di qualità: gli oli esteri di elevato livello qualitativo, costano anche più dei nostri.

L’indicazione della cultivar in etichetta, facoltativa, è un elemento importante. Nel caso soprattutto degli Evo monovarietali, conoscere la cultivar significa avere già utili indicazioni sul profilo sensoriale dell’Olio. Per esempio da una “tonda iblea” mi aspetto una bella vegetalità, profumo di pomodoro, poco amaro e piccantezza moderata.

TRA L’OLIO DI BASSA QUALITA’ E L’EVO DI QUALITÀ  NON ESISTE UNA VIA DI MEZZO?

Certo, esiste l’Olio Vergine di Oliva, che mi auguro possa essere commercializzato anche in Italia, che è perfetto per chi non può o non vuole spendere tantissimo ma cerca un buon prodotto risparmiando un pò. In Italia al momento non è diffusa la sua commercializzazione invece molto diffusa in altri Paesi.

NOI POSSIAMO FARE MOLTO. QUALI SONO I RISCHI E LE CONSEGUENZE DI NON SOSTENERE IL SETTORE ATTRAVERSO I NOSTRI ACQUISTI?

Acquistare Olio evo Italiano è fondamentale. L’azione del singolo è fondamentale. L’Oliveto infatti, se abbandonato a se stesso diventa un bosco impenetrabile, soggetto a malattie ed incendi. Quindi è tutto legato. Se l’agricoltore non ha la sua redditività, lo abbandona. Abbandonare gli olivi significa abbandonare anche la possibilità di un turismo verde dedicato a chi voglia conoscere e vivere una dimensione naturale unica. Quindi, compriamo olio italiano. Perché dietro quella bottiglia, c’è un produttore che ci aiuta a mantenere vive le colline italiane, a proteggerle dal dissesto idrogeologico, a salvaguardare la bellezza dei nostri paesaggi mediterranei, che ci appartengono nelle radici e ci rendono unici al mondo. Presupposto anche del turismo per il nostro Paese di vitale importanza.

La Scuola dell’Olio EVO/ EVOO SCHOOL ITALIA

SEDE DIDATTICA: Via Nazionale 89/a Roma

La Scuola Superiore dell’Olio EVO ha sede a Roma, dove dispone di una sala panel per l’analisi sensoriale, aule corsi, sale riunioni e tutte le attrezzature tecniche e logistiche necessarie allo svolgimento delle attività formative.

06-78469004 | info@evooschool.it | SITO

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Dedicato agli appassionati del genere, agli aspiranti scrittori, ai narratori silenziosi, a chi sa osservare e trascrivere la bellezza. E’ la prima edizione del Concorso letterario “Racconti Intorno al Vino” indetto dall’Associazione Nazionale Città del Vino. Per partecipare bisognerà inviare gli elaborati via mail entro, e non oltre, il 31 agosto 2021. Cinque saranno i racconti premiati. Cosa si vince? Libri, pubblicazione del proprio componimento, Cerimonia di Premiazione a Barolo e, naturalmente, Vino! Di seguito tutte le informazioni per partecipare.

L’Associazione Nazionale Città del Vino indice la prima edizione del concorso letterario “Racconti Intorno al Vino” in memoria di Nino D’Antonio, docente universitario di Letteratura, scrittore e giornalista, grande amico dell’Associazione con la quale ha lungamente collaborato scrivendo libri, articoli, ritratti di personaggi, storie di territori e vini, con la sua straordinaria capacità narrativa, la sua riconosciuta e dotta eloquenza.

COME FUNZIONA IL PREMIO

Si accettano racconti a tema libero purché aventi un collegamento con i temi del vino, del turismo enogastronomico, del paesaggio, dell’ambiente e della vita rurale, che non superino le 20.000 battute (spazi compresi). Sono ammesse eccezioni se gli elaborati superano di poco il limite stabilito. Ogni autore può inviare al massimo un racconto. I testi devono essere in lingua italiana e inediti. La partecipazione è gratuita e aperta a tutti.

INVIO DEI RACCONTI

I partecipanti al Concorso dovranno inviare gli elaborati via mail, entro e non oltre il 31 agosto 2021, in formato word, indicando nome e cognome, indirizzo postale e indirizzo mail, numero di telefono e nome del Concorso, al seguente indirizzo mail: info@cittadelvino.com

GIURIA

La Giuria sarà composta da autorevoli personalità; i componenti, interni ed esterni, saranno resi noti all’atto della Premiazione. Tutte le decisioni, i giudizi e le deliberazioni della Giuria, sono insindacabili e inappellabili. La Giuria potrà indicare menzioni speciali e segnalazioni. A coloro che, pur non essendo tra i vincitori, daranno conferma della loro presenza alla cerimonia di premiazione, sarà consegnato un Attestato di Partecipazione.

PREMI

Saranno premiati i migliori 5 racconti. Gli autori riceveranno in premio:

a) 20 copie del libro edito dal Città del Vino contenente i racconti premiati e/o quelli eventualmente segnalati dalla Giuria;

b) una selezione di vini partecipanti al Concorso Enologico Internazionale Città del Vino;

I racconti vincitori verranno pubblicati sulla rivista bimestrale Terre del Vino e sul sito web dell’Associazione; la premiazione avverrà in occasione dell’Assemblea nazionale delle Città del Vino che si terrà a Barolo a novembre 2021.

DIRITTI D’AUTORE – I diritti dei racconti rimangono di proprietà dei singoli autori; nulla dovrà loro l’Associazione Città del Vino che li potrà utilizzare liberamente.

INFORMAZIONI – Per informazioni scrivere a: info@cittadelvino.com – tel. 0577 353144.

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Roberto Wirth, Proprietario e General manager dell’esclusivo Hotel Hassler, per la bella stagione mostra al mondo suo gioiello panoramico confermando un format straordinario: il ristorante Imàgo, 1 luminosa Stella Michelin, si trasferisce sul rooftop del 5 stelle lusso a Trinità di Monti con vista sulle bellezze di Roma per regalare suggestivi apertivi e cene sotto le stelle.

Sono davvero tante le sorprese per la stagione primavera/estate 2021. Dal 13 maggio infatti, dal martedì al sabato, a partire dalle ore 18:00, si potrà degustare il nuovo menu dello chef Andrea Antonini sull’esclusiva terrazza con vista sui tetti di Roma: piatti inediti, sorprese dalla cucina e i percorsi di wine pairing pensati da hoc dal sommelier Alessio Bricoli. Ad accogliere gli ospiti Marco Amato, restaurant manager, maestro d’orchestra di serate dalla magica atmosfera.

Roberto Wirth, racconta così le novità:

“Come la scorsa estate, riapriremo all’aperto al 7° piano dell’hotel. Imàgo è finalmente pronto per animare le serate capitoline con l’estro dello chef Antonini e questa eccezionale vista. Una ripartenza con una nuova prospettiva: un gesto di riconoscenza per i romani che ci hanno sempre sostenuto e amorevolmente atteso. E, per premiarli, apriamo per loro il più bel salotto sotto il cielo di Roma, su questa lussureggiante e ariosa terrazza con la sua mise en place stellata, cui aggiungiamo la possibilità di concedersi una vacanza in città con la formula staycation!”.

Per questa apertura, lo chef Andrea Antonini, insieme alla sua giovane brigata tutta under 30, ha immaginato un percorso inedito per gourmand, animati dalla voglia di scoprire nuovi concetti di cucina.


“Una ristorazione creativa, tracciata per accogliere gli ospiti nel nostro angolo di paradiso romano unico al mondo; uno spazio dove convivialità, gastronomia e glamour convivono allo stesso livello. Assieme a Roberto Wirth abbiamo deciso di creare un luogo raffinato ed emozionale, dove ritrovare l’assoluta originalità che ha reso grande Imàgo”, spiega Andrea Antonini.

Con un menu degustazione a 160 euro o la scelta di tre piatti à la carte al prezzo di 130 euro, questo nuovo corso darà ampio spazio all’italianità, con sapienti interpretazioni del territorio e della tradizione laziale.

Cotture espresse, prodotti di nicchia e purezza dei sapori: niente spoiler sui nuovi piatti, tutto è ancora top secret tranne la conferma dello Spaghettone ricci di mare affumicati, pecorino e mentuccia, signature dello chef.

Ad affascinare i commensali, oltre all’infinita bellezza della città eterna che fa da sfondo, un benvenuto senza eguali: circa 16 appetizer che conquisteranno ogni centimetro del tavolo.

“L’inizio e la fine sono i momenti più memorabili di un pasto. – commenta lo Chef Antonini – Per questo, ho pensato all’amuse bouche come una vera e propria portata: in cucina abbiamo una partita dedicata solo a queste minuziose e ricercate preparazioni. Trovo che sia un biglietto da visita imprescindibile dell’abilità e della creatività di uno chef, un modo originale per ringraziare i commensali che siedono alla mia tavola”.

Una ouverture di assoluto effetto che assicura una esperienza multisensoriale di spessore, preludendo all’ospite non solo la filosofia della sua cucina ma anche la particolarità degli ingredienti e della tecnica con cui vengono trattati. In più, al momento del benvenuto, arriva in tavola del fragrante e profumatissimo pane cotto al momento.

A conclusione della cena, sarà possibile inoltre: fare una incursione in cucina per conoscere lo chef, la brigata e vedere con i propri occhi il luogo dove nasce la magia di Imàgo e visitare la preziosa cantina del ristorante, un caveau che contiene più di 1700 etichette di vini, tra blasonati vini italiani e internazionali, raccontati da Marco Amato, Restaurant manager, e dal sommelier Alessio Bricoli.

Con lo chef Antonini – racconta Marco Amato – abbiamo immaginato uno stile di servizio e di accoglienza che dia spazio a una nuova convivialità, in cui l’ospite gioca insieme a noi e con i vini. Infatti, per incuriosire gli ospiti, abbiamo creato insieme al sommelier Alessio Bricoli 2 percorsi che esaltano la proposta enologica: il primo, a 60 euro a persona, prevede 3 calici in abbinamento al menu à la carte, mentre nel secondo, a partire da 110 euro, ci sono due modalità di wine pairing, classica o reverse.

La reverse – spiega il sommelier Bricoli – è una nuova visione del vino e sorprende il gusto dei commensali, cambiando i parametri usuali, e partendo da accostamenti che abitualmente accompagnano la fine del pasto: dai vini dolci da abbinare ai piatti di benvenuto, passando per bianchi o rossi, fino a completare il percorso con le bollicine più dry. Una esperienza inebriante, che sfida gli usi in termini di abbinamento cibo-vino. In ogni caso, grazie a Roberto Wirth, Imàgo possiede una cantina che vede protagonisti etichette di altissimo profilo, con provenienza nazionale ed estera, tra bianchi e rossi, rosé (anche declinati in preziose verticali da collezione), champagne e metodo classico italiani, vini dolci da collezione. Dal delicato meriggio, saremo qui per provare ogni sera nuove emozioni.

Tutto è pronto: Roberto Wirth e tutto il team di Imàgo sono ai blocchi di partenza per vivere questa nuova avventura!

Imàgo Restaurant

Piazza Trinità dei Monti 6 – 00187 Roma

Telefono 06 699 34 726 | E-mail imago@hotelhassler.it

www.imagorestaurant.com | www.hotelhassler.it

#ImagoRestaurant

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Si chiameranno entrambe “180g Pizzeria Romana”, sia la nuova sede di via Genazzano 34 – in apertura a Giugno, sia quella di via Tor de Schiavi 53 – che avrà come sottotitolo identificativo semplicemente “L’asporto”. Tutto sarà riconducibile ad un unico marchio di fabbrica, quello di Jacopo Mercuro il quale, mai domo, non smette di sfornare novità curando ogni dettaglio. Capace e tenace, il suo è un grande spirito imprenditoriale, sempre condiviso e sostenuto dai fedeli e lucidi compagni di viaggio Claudia Marzi e Simone Ballicu.

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Da martedì 16 marzo 2021 “MangiaeBevi ON AIR” andrà in onda sul territorio romano sulle frequenze di RADIO NSL (90FM) con la conduzione spigliata di Massimiliano Bianconcini, i contenuti e la partecipazione della Redazione diffusa di MangiaeBevi.it, il Magazine che da 15 anni vi racconta di buon cibo, buon vino e di attualità gastronomiche.

Ogni Martedì dalle 18 alle 19, e ogni Giovedì dalle 14 alle 15, un contenitore di idee da bere e da mangiare, di tematiche culinarie contemporanee, di storie e curiosità, di approfondimenti e nuove tendenze tra interviste ai grandi chef e produttori, racconti di vino e cantine, ricette d’autore e regole d’abbinamento; e ancora Food Business, Viaggi, Benessere al Naturale e Ospitalità.

Figlia legittima della Parola; teatro della mente, luogo dell’immaginazione informata, la Radio, è stata una scoperta rivoluzionaria, un’invenzione che ha cambiato il mondo e che ha realizzato la possibilità di comunicare in voce da un capo all’altro della Terra, abbattendo le distanze.

Dall’esperimento effettuato nella primavera del 1895 a Pontecchio (BO) in cui Marconi raggiunse, inviando il primo segnale radio della storia, una distanza di circa 2 km, ha dato poi l’input alla televisione, per passare indenne, con un sinuoso slalom, attraverso la moltiplicazione di forme e mezzi di comunicazione che avrebbero potuto annientarla, e invece l’hanno resa più forte.

Ben oltre i pronostici, nonostante la novità e l’impatto spettacolare della neonata TV, la radio ha retto grazie agli anni di attività consolidata, al pubblico affezionato e fedele, che apprezza i programmi di svago generale, ma anche grazie agli ascoltatori più esigenti sempre più interessati alla musica, agli ampi temi della società moderna, e allo sviluppo di contenuti verticali via via più specifiche.

Perchè la Radio ha saputo adattarsi, reinventarsi, mescolarsi con i tempi, rimanendo se stessa, sganciata com’è da luoghi com’è, compagna di viaggio e di traffico metropolitano. A conferma della sua popolarità, usabilità e gradimento, il pubblico radiofonico, per fortuna, aumenta ogni anno.

Ma gli anni non sono tutti uguali. E oggi come ieri, la Radio diventa il nostro modo per accorciare le distanze e sentirsi più vicini.

Infatti, tra le tante iniziative targate 2021, MangiaeBevi.it, per celebrare i suoi primi 15 anni (1996 – 2021) con l’entusiasmo di sempre e come prima novità dell’anno, potenzia il suo Brand con uno spin-off radiofonico da bere, mangiare e abbracciare con la mente.

Da martedì 16 marzo 2021, MangiaeBevi On Air sarà il programma radiofonico di MangiaeBevi.it in diretta su Roma e provincia sulle frequenze di Radio NSL – 90 FM, ogni martedì dalle 18 alle 19 e ogni giovedì dalle 14 alle 15. 

MangiaeBevi On Air è il nostro modo per entrare in contatto con quei 35 milioni di persone (in continua crescita) che ogni giorno, in tutta Italia, scelgono di nutrire la propria mente attraverso la radio, mantenendo vive le buone abitudini.

Ogni settimana, 2 appuntamenti, di un’ora ciascuno, per affrontare ed approfondire insieme i contenuti più attuali e caldi della ristorazione.

Ogni puntata un tema diverso, che prende spunto dagli argomenti trattati su MangiaeBevi.it, verrà arricchito dalla conduzione spigliata di Massimiliano Bianconcini e dai collegamenti live con la redazione di MangiaeBevi.it – diffusa su tutto il territorio nazionale – per raccontare i tanti volti della bella e buona Italia a tavola.

Parleremo di tematiche culinarie contemporanee, di storie e curiosità, di nuove tendenze e nuovi modelli del food on line con interviste ai grandi chef e produttori, racconti di vino e cantine, ricette d’autore e regole d’abbinamento; e ancora Food Business, Benessere al Naturale, Viaggi, Ospitalità e Itinerari gastronomici.

Prima Puntata in grande stile con la partecipazione di tre Maestri dell’Arte della Pizza: Franco Pepe, Ciro Salvo e Gino Sorbillo, in collegamento telefonico.

Intervistati dalla sottoscritta (Sara De Bellis – Direttore di MangiaeBevi.it), assieme a Massimiliano Bianconcini, parleremo di “Qualità in Trasferta”, approfondiremo filosofie di prodotto e la capacità di replicare format vincenti fuori dalle proprie coordinate con 3 giganti e lungimiranti titolari delle Pizzeria Icona “Pepe in Grani”, “50 Kalò” e “Pizzeria Sorbillo / Antica Pizza Fritta Zia Esterina”.

3 stili di Pizza, 3 pensieri a confronto, 3 luminose insegne che vincono in casa e sfidano le trasferte. Ma come si fa quando cambiano i paradigmi di riferimento? Come si procede quando la scenografia territoriale è diversa, quando le materie prime non sono le stesse, quando ci si rivolge ad una clientela con gusti e abitudini diverse evitando di tradire le aspettative? Quali sono le difficoltà? Quali sono i rischi, quante e quali le soddisfazioni?

Di questo e molto altro parleremo su MangiaeBevi_OnAir. A voi non rimane che sintonizzarvi Martedì 16 Marzo, dalle 18 alle 19, su RADIO NSL – 90 FM per sentire tutto quello che c’è da sapere su “PIZZA & QUALITà in TRASFERTA” con FRANCO PEPE, CIRO SALVO e GINO SORBILLO.

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Il Consiglio dei Ministri approva il provvedimento che sarà in vigore dal 15 marzo al 6 aprile. Zona rossa nazionale dal 3 al 5 aprile, con la possibilità di andare a trovare parenti e amici una volta al giorno nel territorio regionale. Confermato il coprifuoco dalle 22 alle 5 e prorogato il divieto di spostamenti tra regioni.

Dalla combinazione di DPCM, Decreto, ordinanze del Ministero della Salute e delle Regioni, esce un’Italia molto vicina a quella di marzo e aprile 2020. Non è un lockdown ufficiale quello firmato da Draghi, ma i connotati sono quelli. Il Consiglio dei Ministri ha infatti varato un provvedimento che modifica in senso restrittivo le misure disposte dal Dpcm del 2 marzo scorso. Vediamo da vicino la questione pasquale, quella legata alle zone rosse automatiche e quelle relative (ma senza buone nuove) alla Ristorazione.

I nuovi colori delle regioni

Da lunedì la Lombardia cambia colore tornando rossa, per decisione delle autorità regionali. Zona rossa anche: Bolzano, Trento, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Piemonte, Veneto, Marche. Da lunedì dovrebbero essere arancioni: Abruzzo, Calabria, Liguria, Molise, Puglia, Sicilia, Umbria, Toscana, Valle d’Aosta. La Sardegna dovrebbe rimanere in zona bianca.

Lockdown a Pasqua: tutta Italia zona rossa (tranne la Sardegna)

Era quasi scontata la stretta pasquale, con restrizioni forzate per evitare le gite fuori porta e i pranzi familiari. Studiata sul modello natalizio, la Pasqua 2021 si annuncia con le scuole chiuse e didattica a distanza; bar, ristoranti e negozi chiusi; zone rosse automatiche, possibilità di uscire da casa solo per esigenze lavorative o motivi di salute; visite ai parenti si, ma con regole precise.

A certificare il peggioramento della situazione i dati del monitoraggio settimanale, per questo “le festività pasquali, dal 3 al 5 aprile, le misure previste per la zona rossa si applicheranno su tutto il territorio nazionale – viene spiegato – Sarà comunque possibile spostarsi all’interno della propria regione verso una sola abitazione privata, una volta al giorno, massimo due persone.”

Nei medesimi giorni è consentito, in ambito regionale, lo spostamento verso una sola abitazione una volta al giorno a due persone con minori di 14 anni, si legge nel Decreto.

Visite ad amici e parenti: “le regole del gioco”

Nel testo del decreto si legge: «Dal 15 marzo al 2 aprile 2021 e nella giornata del 6 aprile 2021, nelle Regioni nelle quali si applicano le misure stabilite per la zona arancione, è consentito, in ambito comunale, lo spostamento verso una sola abitazione privata abitata, una volta al giorno, in un arco temporale compreso fra le ore 5 e le ore 22, e nei limiti di due persone ulteriori rispetto a quelle ivi già conviventi, oltre ai minori di anni 14 sui quali tali persone esercitino la responsabilità genitoriale e alle persone disabili o non autosufficienti conviventi. Lo spostamento di cui al presente comma non è consentito nei territori nei quali si applicano le misure stabilite per la zona rossa».

Spostamenti in zona arancione

Inoltre, dal 15 marzo al 2 aprile e il 6 aprile nelle regioni arancioni “è consentito, in ambito comunale, lo spostamento verso una sola abitazione privata abitata, una volta al giorno”, tra le 5 e le 22, “e nei limiti di due persone ulteriori rispetto a quelle ivi già conviventi, oltre ai minori di anni 14 sui quali tali persone esercitino la responsabilità genitoriale e alle persone disabili o non autosufficienti conviventi”. 

La zona gialla diventa arancione

“Dal 15 marzo al 2 aprile 2021 e nella giornata del 6 aprile 2021 – si legge -, nelle regioni i cui territori si collocano in zona gialla si applicano le misure stabilite per la zona arancione”.

Zona rossa automatica e immediata per le regioni che superino i 250 contagi ogni 100mila abitanti

Per istituire la zona rossa in una regione con ordinanza del ministro della Salute non si considererà più solo l’Rt (indice di trasmissibilità) superiore a 1,25 nell’ultima rilevazione, ma anche l’incidenza settimanale superiore a 250 casi complessivi su 100mila abitanti. Il cambio di fascia sarà automatico.

Zone rosse locali

Le regioni arancioni potranno individuare aree da portare in zona rossa, quando l’incidenza supera la soglia dei 250 casi per 100 mila abitanti nella settimana oppure quando si riscontra una presenza di varianti tale da dover prevedere misure più restrittive.

Bar, ristoranti e locali

In zona rossa rimane sempre vietato consumare cibi e bevande all’interno dei ristoranti e delle altre attività di ristorazione (compresi bar, pasticcerie, gelaterie etc.) e nelle loro adiacenze.

Dalle 5.00 alle 22.00 è consentita la vendita con asporto di cibi e bevande, come segue: dalle 5.00 alle 18.00 è senza restrizioni; dalle 18.00 alle 22.00 è vietata ai soggetti che svolgono come attività prevalente quella di bar senza cucina o commercio al dettaglio di bevande.

Delivery

La consegna a domicilio rimane consentita senza limiti di orario, nel rispetto delle norme sul confezionamento e sulla consegna dei prodotti. 

Esercizi Commerciali

Restano aperte le edicole, i tabaccai, le farmacie e le parafarmacie. Sono sospese le attività di commercio al dettaglio, fatta eccezione per la vendita di generi alimentari e di prima necessità.

Chiusi i mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari.

La vendita dei beni consentiti può avvenire sia negli esercizi “di vicinato” (piccoli negozi) sia nelle medie e grandi strutture di vendita, anche all’interno dei centri commerciali, purché sia consentito l’accesso esclusivamente agli esercizi o alle parti degli esercizi che vendono i beni consentiti.

Restano ferme le chiusure previste per i centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi.

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Tutti in zona la conoscono. E c’è chi, senza timori, la definisce come la migliore #macelleria di “queste parti“. Noi ci siamo arrivati alla vecchia maniera, fiutando, parlando con le persone, domandando nei posti giusti indirizzi di “macellerie di sostanza”. Tutti gli indizi hanno portato qui, al civico di 33 di via Senese, a San Donato in Poggio, che è già Firenze, ma non è neanche distante da Siena. Soddisfatti dalla caccia al tesoro, questa è la storia della Macelleria Parti, insegna toscana dal 1970, e delle 5 motivazioni per le quali fare sosta qui e lasciare spazio nel bagagliaio.

Sono due le porte di accesso della Macelleria Parti, gloriosa insegna norcina, concreto e convinto inno all’arte della lavorazione della carne dal 1970. Luminosa. Colorata. Accogliente. Si varca la soglia. Suona il campanello. Il sorriso è di casa.

Dietro al lungo e snodato bancone, dove si susseguono variazioni di rosso tra tagli pregiati di Fiorentina, selezioni di prêt à cuisiner, salumi, prosciutti e guanciali appesi, c’è Emiliano, il figlio, e Luciana, la mamma. Dietro ancora, sulla parete che introduce al laboratorio retrostante, una fotografia. Erano gli anni ’70. Luciana insegnava, Emiliano imparava l’arte e la metteva da parte.

Cresciuto nel segno di un mestiere che è diventato la sua passione, oggi Emiliano gestisce la Macelleria di famiglia portando avanti la sua idea di macelleria che ascolta i tempi, rinnova l’offerta e non fa sconti sulla qualità.

La macelleria si è evoluta. E noi, con la nostra arte tra le mani, ci siamo evoluti ascoltando i tempi, le persone. Per esempio, il Prosciutto. Si vedeva che le richieste di prosciutto aumentavano e abbiamo fatto il nostro. Ed è diventato un prodotto di punta, abbiamo poi preso le celle di stagionatura per curare da vicino tutta la filiera dei nostri cosci di suini rigorosamente locali. E, da San Donato in Poggio, i nostri Prosciutti sono arrivati fino a Parigi.

Oltre alle lavorazioni norcine, la macelleria è diventata ancora altro. Prima c’era 7-8 metri di banco solamente di carni e tagli, adesso si lavora tanto con i preparati “pronti a cuocere” come arrosti, spezzatini, girelle, tramezzini, polpette, polpettoni. Adesso l’animale da una parte si lavora alla vecchia maniera, dall’altra si trasforma, diventa un preparato di gastronomia. Poi, il forno, che è entrato nel laboratorio, la potenziato ancora l’offerta con le porchette e i prosciutti cotti di nostra produzione. 

Tante Macellerie adesso fanno anche ristorazione, che è un modo utile che ampliare l’offerta. Noi non lo facciamo perchè abbiamo la nostra specialità: la lavorazione della carne.

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1. La famiglia Parti

Alla sua fondazione si trattava di una piccola bottega di macelleria con vendita dedicata esclusivamente alla carne a taglio. Nel tempo l’attività si è ingrandita e articolata nella produzione di una vasta gamma di salumi toscani e nella preparazione di una varietà di prodotti pronti a cuocere e cotti.

La macelleria è stata fondata nel 1970 dai coniugi Parti, Danilo e Luciana, ai tempi giovani sposi. Insieme intrapresero con passione e dedizione l’attività lavorativa che è arrivata fino ad oggi in forma smagliante. Dai primi anni duemila, 2004/2005, la gestione è passata al figlio Emiliano che si è circondato di nuovi esperti collaboratori, ampliando così il team con il cugino Filippo, Èlia e Stefano.

2. La Macelleria sul corso di San Donato sul Poggio

La nostra macelleria ha scelto come allevatore Luigi Carlo Vallino, poiché alleva le due razze da carne più pregiate al mondo: “la piemontese e la garronese” e certifica l’assenza di cortisonici e antibiotici per l’intero periodo di ingrasso e maturazione di ciascun capo, gli ultimi 4 mesi, la fase più importante dello sviluppo.

La sua azienda alimenta i propri vitelloni con materie prime nobili che prepara nel proprio impianto di macinazione e miscelazione, in modo da controllare direttamente che siano di prima qualità e totalmente prive di tossine, garantendo così ai suoi clienti il miglior prodotto possibile.

L’alimentazione di questi animali è composta da Mais, Soia, Orzo, Frumento, Crusca, Polpe di barbabietola, Lino, Fiocchi di fave, Integratori vitaminici, Integratori minerali, Paglia e Fieno a volontà.

Tutto è curato nei minimi particolari e nel massimo rispetto dell’animale: dall’allevamento, fino al trasporto al macello che avviene prestando molta attenzione a non provocare loro alcuno stress, assicurando così all’animale una vita dignitosa e al cliente un prodotto eccezionale.

3. La Bistecca Fiorentina

La vera bistecca fiorentina si ricava dal lombo, uno dei tagli di carne più pregiati del vitellone (bovino con età compresa dai 14 ai 18 mesi). Il taglio non deve essere inferiore ai 4 centimetri di spessore e la cottura deve essere fatta rigorosamente alla brace, 4-5 minuti per lato con aggiunta di sale e pepe. A cottura ultimata è necessario un filo d’olio extra-vergine di oliva. Il tocco finale è l’accompagnamento con un Chianti leggermente aggressivo per esaltarne il gusto.

4. Il Tonno del Parti, ovvero “impara l’Arti e mettile dal Parti”Il tonno del Chianti o finto tonno del Chianti o tonno del Parti

Anche noto come finto Tonno del Chianti, il “Tonno del Parti” ripropone in versione toscana una ricetta di tradizione antica popolare che si riallaccia ad un analogo piatto piemontese, chiamato “Tonno di coniglio” e viene realizzato in modo analogo con la polpa bianca e magra del leporide.

Ma qui siamo in Toscana, dove il maiale, oltre al bovino, impera orgoglioso. Sembra infatti che già nell’antichità i contadini del Chianti, non avendo ancora a disposizione frigoriferi e congelatori, conservassero in questo modo le carni dei giovani suini che erano costretti a macellare.

Il nome deriva dal fatto che la carne, in seguito alla cottura nel vino e alla marinatura in olio, assume una consistenza molto simile a quella del tonno, il colore è un nocciola chiaro e il profumo, quanto al sapore, la sorpresa, la lunga lavorazione e la qualità delle materie prime scelte, fanno il resto.

Il Parti lo prepara così: Coscio di suino bollito in vino bianco, sale, pepe, foglie di alloro e spezie. Oltre al “Tonno”, ragù di cinghiale, ragù di lepre, ragù di capriolo e la marinata del Chianti.

5. La Norcineria

L’attività si svolge su 140 m2 dei quali circa 100 destinati alla vendita e alla preparazione di alimenti pronti a cuocere e cotti e i restanti adibiti a laboratorio per la preparazione dei salumi.

Prosciutto salato

Viene ricavato dai cosci di suini rigorosamente locali. Il trattamento del prodotto prevede il metodo di salatura tradizionale. Dopo questo processo che dura 21 giorni, il prosciutto viene lavato e messo ad asciugare in apposite celle. Terminata l’asciugatura il prodotto viene aromatizzato con aglio e pepe e messo a stagionare per non meno di 15 mesi.

Sandonatella

La mortadella del Parti. Realizzata con carne di puro suino finemente triturata, mescolata con lardo e leggermente aromatizzata con spezie, insaccata e cotta.

Salame toscano

Viene ricavato dalla macinatura dei tagli più pregiati del suino. L’impasto è aromatizzato con una ricetta di spezie e aromi unica e di antica tradizione, successivamente insaccato e messo in apposita cella di stufatura per sette giorni. Dopo questo tempo gli insaccati vengono trasferiti nella cella di stagionatura dove resteranno per non meno di 4 mesi. Il prodotto ottenuto ha caratteristiche uniche nel suo genere!

Sbriciolona

Ha un procedimento di lavorazione molto simile a quello del salame, cambia solo la macinatura (che è più grossolana) e l’aggiunta dell’aroma di finocchio, selvatico e coltivato nelle locali campagne.

Mezzone (salame bastardo)

E’ il più antico salume della tradizione contadina del Chianti. Ha gli stessi ingredienti del salame (con l’aggiunta di una piccola quantità di vitellone, per questo “bastardo”), ma la macinatura è quella della finocchiona con una percentuale più abbondante della parte grassa, che rende il prodotto più morbido anche col passare del tempo.

Salsicce

Le nostre salsicce sono perfino citate in un libro. Vengono ricavate dalla macinatura fine delle parti più pregiate dei suini italiani. Il segreto sta nella ricetta di spezie e aromi utilizzata, di antica tradizione ed esclusiva della macelleria.

Lonzino

Si tratta del lombo del maiale che viene completamente sgrassato, messo sotto sale in appositi contenitori per 15 giorni, poi lavato, asciugato in apposite celle e infine aromatizzato e speziato. Dopo una stagionatura di circa 2 mesi, è pronto. Si tratta di un prodotto dal sapore particolare e delicato, distante da quello degli altri salumi.

Rigatino (pancetta di suino salata e stagionata)

La parola “rigatino” deriva dalla netta alternanza di fasce grasse e magre ben visibili al momento del taglio e che caratterizzano anche il prodotto finito. Viene ricavato dalla parte centrale della pancia del suino. La salatura dura una settimana, poi il prodotto viene aromatizzato con aglio e pepe e steso a stagionare per non meno di 1 mese.

Guanciale (guancia di suino salata e stagionata)

La preparazione è identica a quella del rigatino e la particolarità di questo prodotto sta nel suo largo utilizzo per ricette di primi piatti della tradizione toscana.

Prosciutto Cotto

Il prosciutto cotto del Parti. Un salume ottenuto dalla salatura e cottura della coscia del maiale. Si definisce prosciutto cotto unicamente il salume derivato dal taglio anatomico di riferimento, che si chiama infatti prosciutto.

Macelleria PARTI dal 1970

Via Senese, 33/35
50028 San Donato in Poggio (FI)

Tel. 055 8072952
info@macelleriaparti.it / photocredits: www.macelleriaparti.it

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Reinventato da celebri Designer, l’Hotel La Palma di Capri, cambia bandiera e diventa una delle prestigiose mete della Oetker Collection, che pianta bandiera sulla Regina di Roccia, inserisce nel suo prestigioso portfolio il suo Primo Masterpiece Hotel Italiano destinato a diventare espressione del legendario lifestyle isolano.

Duecento anni dopo il suo esordio d’accoglienza nel 1822, data che vide la storica villa di Giuseppe Pagano aprire ufficialmente, ospitare e riunire celebri artisti e viaggiatori da tutto il mondo; nell’Aprile 2022, sotto l’esperta guida della catena alberghiera di lusso, vuole tornare a essere il fulcro della vita sociale dell’isola.

E lo fa in grande stile, rimodulando l’Hotel La Palma su un concept da capogiro per dare spazio allo spirito di Capri e dell’iconica Dolce Vita.

Per imprimere poi il giusto sapore e carattere alla cucina del Ristorante, sceglie lo chef vicano Gennaro Esposito (La Torre del Saracino – 2 stelle Michelin), che ritorna sull’isola con un nuovo progetto, una nuova proprietà e la stessa filosofia, quella di una materia prima senza compromessi, piatti di tradizione ripensati con istinto mediterraneo, creativa e cura dei particolari.

Passa in mano della Oetker collection- Masterpiece hotels uno storico pezzo di Capri, un’altra inestimabile porzione d’Italia venduta all’asta. Il primo e più antico albergo della bella Regina di Roccia, (così come la definiva Pablo Neruda), lo storico Hotel La Palma, riaprirà lussuosi battenti in seguito ad una ristrutturazione di alto lignaggio per riportare in vita tutto il suo fascino dimenticato, espressione del legendario lifestyle isolano.

Erano anni che la catena albrghiera di lusso cercava una meta italiana per allargare il proprio portfolio di mete esclusive. Così, il capolavoro architettonico caprese, visti i tempi propizi, ha trovato il modo di entrare a pieno titolo nelle proprietà della prestigiosa “Oetker collection- Masterpiece hotels” che porta avanti una raffinata eredità di Arte dell’ospitalità dal 1870.

Concepito come un rifugio mediterraneo unico, per rilassati viaggiatori attenti ai dettagli di stile, l’Hotel di Capri diventerà ancora una volta l’indirizzo più chic dell’isola.

Hotel La Palma, una storia di ospitalità lunga duecento anni

Il proprietario originale si chiamava Giuseppe Pagano e spesso ospitava viaggiatori nella sua villa situata a pochi passi dalla celebre piazzetta, per il puro piacere di lunghe conversazioni e scambi culturali. I suoi ospiti erano artisti, poeti, scrittori, pittori e musicisti, molti dei quali mostravano la loro gratitudine dipingendo le pareti, scrivendo poesie e canzoni caratterizzando l’atmosfera di quel luogo speciale che nel tempo prese il nome di Hotel degli Artisti.

Ripensato negli “standard fuori standard” dal Gruppo e dalla proprietà Reuben Brothers – diventerà un’esclusiva icona da 50 camere e suites che, a pochi passi dalla celebre Piazzetta; offrirà anche un beach club privato, piscina e SPA, boutique di grandi firme, bar panoramici ed un ristorante la cui cucina è stata affidata alla cura e all’estro mediterraneo dello Chef Gennaro Esposito.

Il grande maestro di cucina italiana, chef due stelle Michelin de La torre del Saracino a Vico Equense, patron di Festa a Vico, premiato dalla Guida Michelin come Chef Mentor 2020 per aver indirizzato generazioni di chef all’alta cucina, torna a Capri in grande stile e la sua filosofia.

Nel mio mestiere dimenticare le proprie origini è un “peccato mortale”,
un gesto di superbia che preclude anche la possibilità di scoperte future.
Ricordiamocelo, ricordatevene.

La veste del 2022 e la Cucina di Gennaro’s e di Bianca

Grandi Designer e Architetti collaboreranno a rendere questa struttura una grande attrattiva per i tanti che decideranno di trascorrere a Capri le proprie vacanza nel 2022. Agli interni della struttura stanno lavorando due acclamati studi di architetti: Francesco Delogu di Delogu Architects, con sede a Roma, si occuperà della riprogettazione di camere e hall; mentre ristorante, piscina, spa e beach club sono stati affidati allo studio newyorkese Tihany Design – guidato da Adam Tihany e Alessia Genova, uno dei più importanti nel mondo dell’hospitality.

«Insieme ai nostri partner proprietari, Reuben Brothers, trasformeremo e reinventeremo l’Hotel La Palma – sottolinea dai vertici dell’Oetker Collection – Il nostro obiettivo è quello di offrire ancora una volta agli ospiti la stessa calorosa accoglienza italiana quando l’hotel riaprirà le sue porte e dare vita all’ospitalità autentica e senza tempo per la quale Oetker Collection è conosciuta.

Sarà un omaggio a “La Dolce Vita” e all’eredità di questa location iconica, reinventando l’Hotel La Palma per essere ancora una volta l’epicentro della vibrante scena sociale dell’isola. E come per tutti i nostri Masterpiece Hotels, siamo davvero impegnati a creare un senso di ospitalità senza tempo, profondamente radicato nello spirito familiare e nella genuina gentilezza».

In perfetto stile italiano, Hotel La Palma sarà una delizia per i buongustai, con il ristorante, il bar e la terrazza di Gennaro, sotto la direzione dello Chef Gennaro Esposito. Il nome di Esposito nella regione è una garanzia per il palato: gestisce infatti da 23 anni il suo ristorante stellato Torre del Saracino.

Concluso il rapporto di consulenza con il concept culinario di Mammà, Chef Esposito torna sull’Isola riportando le bellezze della cucina mediterranea di alto rango per celebrare lo spirito caprese.

Facendo un semplice ed elegante salto indietro, nella Capri degli anni Cinquanta, Gennaro’s abbraccerà l’intramontabile spirito romantico dell’isola, servendo una cucina italiana nella sua versione più autentica, priva di ostentazioni superflue.

Bianca, nuovo ristorante e bar di tendenza posizionato sul tetto dell’hotel, aperto fino a tardi e con vista mozzafiato sul mare e il villaggio. Un luogo che – sempre sotto l’egida culinaria dello chef Esposito e grazie alla sua capacità di trasportare gli ospiti in altro tempo e luogo – è destinato a diventare il punto di ritrovo più chic dell’isola. Tra le altre novità, l’Hotel La Palma offrirà anche una nuovissima piscina coperta, completa di elegante bar omaggio alla “Capri classica” dell’età dell’oro e di notte beneficerà della vicinanza della leggendaria Taverna Anema e Core.

Oetker collection- Masterpiece hotels

Il gruppo Oetker Collection hotel management ha il quartier generale in Germania, nella storica località di Baden Baden. Il gruppo cresce con il modello della collezione di alberghi unici nel loro genere, nella storia e nell’atmosfera.

L’attuale portafoglio comprende infatti Le Bristol Paris, Brenners Park-Hotel & Spa a Baden-Baden, il leggendario Hôtel du Cap-Eden-Roc ad Antibes, Château Saint-Martin & Spa a Vence, The Lanesborough London, L’Apogée Courchevel, Eden Rock-St Barths, Jumby Bay Island ad Antigua, Palácio Tangará a San Paolo e oltre 150 ville e proprietà private in tutto il mondo. Ultimo arrivato è The Woodward nel cuore di Ginevra di proprietà di Bastion Holdings, che sarà riaperto in primavera. Secondo alcune indiscrezioni alla collezione potrebbe aggiungersi nel 2023 anche Roma.

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Parte domani 25 febbraio 2021 e termina il 25 marzo. La classifica finale verrà stilata il 29 marzo. Parliamo della seconda edizione del “VeraPizzaContest” presentato da AVPN – Associazione Verace Pizza Napoletana – che, nell’occasione, presenterà anche una linea di prodotti pensati per la pizza homemade, gli atessissimi “Raccommended for Domestic Use”.

Il Contest è aperto a tutti: amatori, principianti, professionisti. In palio ci sono gli ambitissimi corsi per diventare pizzaioli professionisti. Le regole di riferimento sono quelle disciplinare internazionale AVPN. Unico requisito inderogabile è l’utilizzo di un forno elettrico di tipo domestico. I Vincitori emergeranno per elezione popolare a colpi di click attraverso il profilo Facebook AVPN @verapizzanapoletana. Scoprite di più!

Difficile trovare qualcuno che in questi ultimi 12 mesi non si sia cimentato con le gioie dell’arte bianca, sperimentando farine e lievitazioni, osservando lievitare il proprio tesoro, condendo e sfornando pizze da far invidia alla vicina, con gli strumenti di tutti i giorni a disposizione e la voglia di condividere uno scatto per stupire parenti e amici.

E’ per questo che AVPN (Associazione Verace Pizza Napoletana), constatata la Pizza-Mania che imperato nel 2020, ha lanciato il “Vera Pizza Contest”: una sfida a preparare la migliore pizza possibile nell’ambito delle mura domestiche.

Un’iniziativa salutata da uno straordinario successo, come testimoniano i numeri della prima edizione: 800 le pizze in gara, provenienti da 38 Paesi e con un seguito social degno di un top influencer.

“E così abbiamo deciso di concedere il bis – spiega con un sorriso Antonio Pace, Presidente AVPN – e siamo pronti a lanciare la seconda edizione con le stesse identiche regole e mettendo ancora una volta in palio i nostri ambitissimi corsi professionali per pizzaioli”.

Le Regole da seguire

Le regole di ingaggio, in realtà, sono assai semplici. Il contest è gratuito e aperto a tutti, amatori e professionisti. Le regole di riferimento sono quelle disciplinare internazionale AVPN e ai partecipanti viene offerta ampia possibilità nella scelta della tipologia di pizza che vorranno proporre: potrà essere una marinara, una margherita o una qualsiasi variante creativa. Unico requisito inderogabile è l’utilizzo di un forno elettrico di tipo domestico.

Fase1

La gara si divide in due fasi. La prima, che va dal 25 febbraio al 25 marzo 2021, prevede l’invio da parte dei concorrenti, via messenger e al profilo Facebook AVPN @verapizzanapoletana, della foto della pizza proposta e del forno di casa utilizzato. Le foto saranno pubblicate nell’album “Vera Pizza Contest” inserito nella pagina Facebook dell’associazione e potranno essere votate da tutti con un semplice like/mi piace.

Fase2

La seconda fase, che andrà dal 26 al 29 marzo, prevede la valutazione, da parte di una giuria composta da 10 maestri pizzaioli, delle 20 pizze più votate. Un panel di caratura assolutamente internazionale con giudici provenienti da Brasile, Australia, Egitto e Italia che terranno conto di elementi come forma, cottura, appetibilità e farcitura. La votazione determinerà i 3 vincitori che potranno usufruire, a seconda della loro posizione sul podio, di tre diversi livelli di corsi per pizzaioli “firmati” AVPN.

Cosa si vince?

Il 1° classificato vincerà un corso professionale base di 9 giorni da svolgere presso l’AVPN School di Napoli o in alternativa un corso on line professionale base di 5 giorni;

Il 2° avrà diritto a un corso professionale avanzato di 3 giorni da svolgere presso l’AVPN School di Napoli o in alternativa un corso on line avanzato di 3 giorni;

Al 3° classificato andrà un corso amatoriale di 4 ore da svolgere presso l’AVPN School di Napoli o, in alternativa, un corso amatoriale on line da 2 ore;

A tutto questo vanno aggiunti i premi speciali messi a disposizione dai partner dell’iniziativa, dagli strumenti “tecnici” fino ai kit di prodotti, vere e proprie eccellenze.

E, a proposito di prodotti, va certamente segnalata la nuova iniziativa messa in campo da AVPN: si tratta di “Recommended for Domestic Use”, una linea di prodotti che l’associazione “firma”, garantendone la qualità proprio sul fronte della pizza fatta in casa.

“La pizza sta diventando sempre più una sorta di fil rouge che unisce popoli e culture – conclude Pace – E’ ovvio che per noi il luogo deputato alla preparazione e al consumo della pizza rimane la pizzeria ma è bello giocare con centinaia di appassionati in tutto il mondo che si cimentano, nello loro cucine, con questo prodotto tanto amato. Ma, proprio per il rispetto che dobbiamo alla pizza, noi di AVPN ci sentiamo in dovere di consigliare non solo le tecniche e le modalità di preparazione ma anche la qualità dei prodotti da utilizzare”.

Il “Vera Pizza Contest” vede la partecipazione di: Molino Casillo, La Fiammante, Ooni, Latteria Sorrentina, Primotaglio, GiMetal, Agorass e Italiana Assicurazioni. https://www.pizzanapoletana.org

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La spumantizzazione dei vitigni autoctoni fa tappa al Vesuvio e punta sulle potenzialità inespresse delle uve autoctone prima dimenticate, poi riscoperte in cantina. Nasce così, tra i lapilli, il primo Metodo Classico Dosage Zéro da vitigno autoctono a piede franco Caprettone, sulle pendici del solenne e grande Vulcano campano. Si chiama “Pietrafumante Brut Nature millesimato 2016″; riposa 48 mesi sui lieviti, porta con sé il fascino del fuoco ancestrale, l’energia della terra lavica che nutre la vigna, ed è firmato Casa Setaro.

Che le mode del momento non siano tutte da stigmatizzare, è una lezione che stiamo apprendendo dalle “Bollicine italiane”. L’Italia infatti, forte di un patrimonio ampelografico unico al mondo, annovera circa 400 vitigni autoctoni distribuiti in tutta la penisola, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, offre un potenziale ancora inesplorato di radici antiche, terre, territori e vitigni con caratteristiche estremamente peculiari.

Così, oltre alle zone e denominazioni vocate come Franciacorta Docg, Trento Doc, Oltrepò Pavese Docg e Alta Langa Docg, l’offerta in cantina si moltiplica velocemente in molte regioni che custodiscono uve autoctone con una buona predisposizione alla spumantizzazione e che affiancano alla loro offerta “classica” i vini con brio forti di una contemporanea sperimentazione e pensiero applicato che vuole mettere in luce le potenzialità di “uve dimenticate” con risultati davvero apprezzabili.

In questa grande biodiversità, il Caprettone, vitigno autoctono del Vesuvio, da sempre molto apprezzato e noto tra i contadini, ma poco conosciuto negli alti ranghi, è sicuramente tra quelli dalle grandi potenzialità non ancora totalmente espresse.

Casa Setaro ce lo fa scoprire ed apprezzare in un calice di Spumante Metodo classico “Dosage Zéro”, ovvero “non dosato”, (ovvero senza alcuna aggiunta di quella misteriosa miscela chiamata “liqueur d’expedition / dosage” prima della tappatura definitiva, che determina la tipologia di spumante e lo classifica in base al residuo zuccherino in Extra brut, Brut, Extra Dry, Dry e Demi sec), facendo emergere il carattere e le qualità del vino-base, con un gusto particolarmente secco e deciso.

Prese le redini dell’azienda di famiglia nel 2004, la scelta istintiva e lungimirante di Massimo Setaro, è stata da subito orientata alla vinificazione in purezza di questo vitigno: il suo Munazei bianco Lacryma Christi del Vesuvio Doc come il Pietrafumante Metodo Classico, nonchè il suo progetto in anfora Aryete Vesuvio Doc, prevedono tutti l’utilizzo di questo monovitigno.

Già il padre di Massimo, “don Vincenzo”, aveva condotto una viticoltura di salvaguardia del Caprettone, che in passato è stato sempre confuso con il Coda di Volpe e usato perlopiù come uva per tagliare la Falanghina. Un taglio adoperato da molti per dar vita al Lacryma Christi del Vesuvio Doc.

Una sfida ad ampio raggio dunque quella di Casa Setaro, che si traduce oggi in un Metodo classico che riposa 48 mesi sui lieviti e nasce da uva a bacca bianca autoctona del Vesuvio, riconosciuta ufficialmente nel registro nazionale delle varietà della vite come vitigno da vino solo nel 2014.

Oggi, Massimo, si fa pioniere della spumantizzazione con Metodo Classico sul Vesuvio: un modo per mostrare, nel tempo e con il tempo, il comportamento del Caprettone, raccontarne le sfaccettature e le potenzialità. Raccoglie le uve nutrite da radici vulcaniche tra pietre fumanti, e le lavora secondo i dettami del metodo champenoise.

E’ un’ uva difficile da lavorare ma una volta capita, regala grandissima soddisfazione spiega Massimo Setaro al battesimo del primo Dosaggio Zero mai presentato in terra vesuviana -, offrendo sapidità, profondità e verticalità inaspettate

Ad ogni sorso, Pietrafumante ci ricorda di essere nato su un vulcano, ma non solo: le vecchie vigne, a piede franco e molte prefillossera, risalgono ai terreni di famiglia, sabbiosi e identitari, nelle contrade di Bosco del Monaco e Tirone della Guardia, aree già testimoni dell’antica memoria vignaiola del piccolo comune di Trecase.

Massimo, che valore ha per te questo ambizioso progetto in bottiglia e quanto ti senti appartenere a questa intensa terra?

La mia azienda poggia saldamente sulla mia filosofia. Uno dei cardini è stata la riscoperta e valorizzazione di questo vitigno. Ho voluto puntare con tutte le mie forze la viticultura storica, partendo da vigne prefillossera ripopolando le viti con lo stesso corredo genetico attraverso talee del nostro vivaio.

Questo vuol dire che tutte le nostre vigne sono a piede franco. Ed io vado sempre più maturando questa idea: anche io mi sento a piede franco. Ho la piena consapevolezza che le mie radici affondino veramente in questa terra vulcanica, nutrite da questo sole e da questo territorio meraviglioso che è il Vesuvio.

Quanto ti ritieni soddisfatto di questo risultato ottenuto e a che punto ti senti del tuo percorso evolutivo in vigna?

Sono soddisfatto al 100% e lontano al 100%. Perchè è un progetto che ho voluto fortemente, che ho portato avanti con ulteriore caparbietà oltre ogni scetticismo. Un progetto che mi ha poi arricchito di esperienze ripagandomi di tutti gli sforzi sostenuti e confermando la mia scelta lungimirante.

L’obiettivo però è di nuovo lontano, perchè è la natura che cambia, così come cambia il clima, le tendenze, i gusti delle persone. Quindi è un continuo studiare, guardarsi indietro e portarsi avanti, perchè ogni punto di arrivo non è mai un arrivo, ma un nuovo punto di partenza.

Questo Dosage Zéro coinvolge l’olfatto con profumi agrumati che ritornano coerentemente al palato per avvolgerlo e invogliarlo a sorseggiare nuovamente. Freschezza verticale e intensi accenti salati, ne fanno un piccolo gioiello vesuviano.

La presentazione di questa ambiziosa bollicina si è tenuta a Terrazza Calabritto, ristorante partenopeo affacciato su piazza Vittoria con sfondo di mare e aria di Napoli. Guidato da Enzo Politelli, ha proposto un percorso di 4 portate pensate per accompagnare questo esclusivo prodotto e mostrarne le potenzialità di abbinamento.

Ad introdurre e raccontare i concetti fermentati in bottiglia di Casa Setaro nel suo “Pietrafumante” Brut Nature millesimato 2016, il giornalista e critico enogastronomico Luciano Pignataro, che ha ammirato il lavoro svolto negli anni da Massimo Setaro, osservando come abbia raggiunto una maturità enologica nel tempo, con costanza e determinazione.

Quando parliamo di spumantizzare, la mente volge subito ad altre aree della Penisola – osserva Pignataro in apertura -, e ci sorprendiamo quando un produttore riesce a dimostrare che si può fare un prodotto del genere anche qui, a Sud, sul Vesuvio. Un plauso alla caparbietà di Massimo e alla continua ricerca per migliorarsi”. 

L’Edizione zero, come riportato nel suo collarino, è possibile acquistarla in cantina (45€ con cassetta di legno) o attraverso il wine shop Casa Setaro (www.casasetaro.it).

Contenuti Extra

Storia del Metodo Classico o Champenoise

Il Metodo Classico è un sistema di spumantizzazione che si basa sul principio della rifermentazione in bottiglia. Il metodo classico è nato in Francia, nella regione nota come Champagne e famosa per il vino frizzante che porta il suo nome. La tradizione vuole che alla fine del 1600 l’abate Pierre Pérignon del monastero di Hautvillers (più noto come Dom Perignon) abbia scoperto il metodo della rifermentazione del vino in bottiglia durante un pellegrinaggio a Limoux, nella regione del Languedoc-Roussillon. Sul come Dom Perignon abbia sviluppato il metodo di spumantizzazione che resta legato al suo nome le fonti storiche sono piuttosto confuse.

Alcuni dicono che lo Champagne fu scoperto grazie ad un errore durante la preparazione di alcuni vini bianchi nel monastero. L’esplosione di alcune bottiglie fece intuire al monaco la presenza di gas disciolto nel vino. Secondo un’altra versione sembra che Pérignon aggiungesse zucchero prima dell’imbottigliamento dei vini, per farli rifermentare e renderli frizzanti. Pérignon capì comunque il ruolo della seconda fermentazione e lavorò per affinare la tecnica, creando il metodo di spumantizzazione che si diffuse nel mondo come “Metodo Champenoise“.

In seguito a diversi contenziosi legali si arrivò alla fine dello scorso secolo alla tutela del marchio del vino Champagne e del metodo per la sua produzione. Il suo metodo di produzione, se applicato al di fuori della zona di origine non poté più fare riferimento allo Champagne e fu ribattezzato “Metodo Classico“. Gli spumanti metodo classico prodotti in Francia al di fuori dello Champagne vengono chiamati “Crémant“, in riferimento alle note vanigliate impresse dai lieviti al profumo di questi vini.

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Un’ impresa che ama definirsi “artigiana” nel senso più nobile del termine e cioè, “artista nel lavoro”. Equità, Sostenibilità ambientale, Passione per la qualità, Correttezza e cura dei rapporti umani, non sono solo parole, sono esattamente i principi sui quali poggia questa realtà e che ogni giorno vengono trasferiti in ciò che producono.

Parliamo di AGUST (dal nome del nonno, il fondatore), azienda leader nella torrefazione della scena lombarda che vede, dal 1956, tre affiatate generazioni impegnate nella crescita, sviluppo ed evoluzione del mondo del caffè. La formazione è uno dei loro capisaldi, per questo è nata Agust Coffee Academy, un luogo per conoscere e approfondire le tecniche e la cultura del caffè. Oggi ci spiegano come realizzare a casa passo passo il caffè perfetto con sua Maestà la Moka.

La storia dice che nel 1956 Augusto e Mariarosa Corsini, sposi intraprendenti e lungimiranti, aprono un piccolo negozio di lavorazione artigianale del caffè con il motto “la più piccola torrefazione, il miglior caffè”. L’apprezzamento nel tempo fu così condiviso da spingere il trasferimento nel 1992 in uno stabilimento a Brescia dotato di ogni macchinario all’avanguardia dove la Famiglia Corsini porta avanti i principi di una filosofia prima di tutto “umana”, basata sul rispetto per le persone e l’ambiente, sull’amore e la cura artigianale per il buon caffè.

Questo impegno continua ad orienta le scelte che guardano ad un futuro migliore, scelte che oggi si concretizzano in una realtà industriale che utilizza esclusivamente energia al 100% rinnovabile, sia nella scelta di packaging a basso impatto ambientale, sia nella decisione di utilizzare capsule solo compostabili e di selezionare solo piantagioni di caffè in cui il lavoro è gestito in modo responsabile, e nel progetto LifeGate. Un impegno che è dimostrato non solo dalla continua crescita dell’azienda (che oggi esporta in tutto il mondo), ma anche dalle certificazioni ottenute: Fairtrade, Impatto Zero e Biologico Ue.  

 C’è una continua ricerca del punto di equilibrio tra gli opposti; tra esigenze del lavoro e piacere della famiglia, tra profitto e soddisfazione personale, tra leggi di mercato e sostenibilità di ogni azione. Cerco sempre di pensare alle conseguenze di ogni mia azione, anche piccola; racconta Marco Corsini.

Agust Philosophy

Le linee di Agust racchiudono tutti i valori che da sempre contraddistinguono il loro approccio alla produzione come la tracciabilità e la sostenibilità, avvalendosi della tecnologia di ultima generazione, per individuare e creare profili di tostatura precisi e costanti.

TRACCIABILITÀ: tutti i prodotti hanno specificata in etichetta la singola piantagione da cui provengono, le caratteristiche organolettiche e i dettagli per la conoscenza mirata del prodotto;
TECNOLOGIA: di ultima generazione, per profili di tostatura precisi e costanti;
TOSTATURA: ogni caffè necessita di uno studio specifico nella fase di tostatura con parametri completamente diversi in base alla provenienza, processazione, umidità e altitudine;
SELEZIONE: in prima persona delle migliori varietà di caffè, in base alle caratteristiche e i processi dopo la raccolta;
CONOSCENZA: lavorano Specialty coffee da 25 anni con oltre 60 anni di esperienza nel settore che permette loro di conoscere i caffè e saperli lavorare al meglio;

EQUITÀ: ai coltivatori e ai produttori di ogni varietà garantiscono un maggiore compenso economico, equo e sostenibile, che preservi la comunità e assicuri un futuro a tutti i lavoratori e le loro famiglie;

TRASPARENZA: ogni singola origine dei caffè, l’area e la specifica piantagione in cui è stato raccolto viene comunicata sull’etichetta;
FORMAZIONE: non un concetto, ma un impegno in cui AGUST crede fortemente per dare sostegno a un’intera categoria di professionisti e addetti ai lavori.

Caffè e Dintorni

Le produzioni di AGUST spaziano disinvolte dal caffè in grani alle miscele di caffè monorigine, specialty e caffè di singola piantagione, dal macinato per moka alle cialde e filtri, fino ai prodotti corollari e per la colazione.

Il 10 febbraio 2021, in occasione della presentazione ufficiale di Agust EVO, la nuova linea dedicata agli specialty coffee e ai monorigine. Durante la lezione dedicata alla “moka Perfetta”, Fabio Dotti ci ha svelato i segreti e fornito tutte le istruzioni per realizzare a casa un ottimo caffè.

Sua Maestà “la Moka” e la Ricetta del “caffè perfetto” secondo AGUST

Bialetti Story

La moka è riconosciuta in tutto il mondo come icona del Made in Italy.
Questo prodotto è frutto dell’ingegno e della creatività di Alfonso Bialetti (1888 – 1970), uno dei più grandi imprenditori italiani della storia.

È il 1933 quando Alfonso Bialetti guarda la moglie mentre fa il bucato e pensa che lo stesso sistema potrebbe essere usato per fare il caffè. La Moka Express Bialetti nasce proprio in questo modo, per la geniale intuizione
del suo inventore. Il giovane Bialetti era emigrato in Francia dove aveva lavorato come fonditore in una fabbrica di alluminio.

Nel 1918 rientra a casa sua, in Piemonte, per l’esattezza a Crusinallo di Omegna, sul Lago d’Orta. Al tempo per lavare i panni si usava la “lisciveuse”, ovvero un pentolone dotato di un tubo cavo con la parte superiore forata dove si mettevano assieme acqua, la biancheria da lavare e la liscivia (il detersivo di allora). Quando l’acqua bolliva saliva lungo il tubo per poi ridiscendere sul bucato sfruttando bene la liscivia e imbibendolo in modo uniforme. Al tempo, l’intuizione di Bialetti si poteva realizzare solo grazie all’alluminio e così nel 1933 comincia la produzione della caffettiera a base ottagonale rivoluzionando il modo e le abitudini di consumare caffè.

Racconta Fabio Dotti, Responsabile di Agust Coffee Academy e Brand Ambassador del gruppo:

Come dico sempre durante i corsi di formazione presso l’Agust Coffee Academy, per realizzare una moka a casa di qualità bisogna partire, innanzitutto, da una moka sempre pulita e possibilmente in acciaio (qualora fosse in alluminio si raccomanda di non lavarla in lavastoviglie, ma con appositi detergenti).

Il caffè, che sia già macinato o in grani, dev’essere composto da varietà pregiate, altamente selezionato e tostato sapientemente per il metodo moka. L’acqua dev’essere presa dalla bottiglia e deve rispettare le seguenti caratteristiche: Total Dissolved Solid (TDS) a 180°C 50-175mg/l, Alcalinità 40mg/l-75mg/l, pH 6.5-8.0 Durezza Totale 50- 175ppm.

La ricetta che consiglio di utilizzare è: 1g di caffè per ogni 10g di acqua. Per prima cosa dobbiamo pre-riscaldare l’acqua, preferibilmente oligominerale, per evitare che l’aroma del caffè venga alterato nel gusto, tramite un pentolino/bollitore fino a raggiungere la temperatura tra i 45 e i 55°C, successivamente versarla nella caldaietta sottostante, pesandola, fino a raggiungere il limite sotto la valvola.

(Esempio: nella moka da 3 tazze pesiamo 150g di acqua). Qualora lo vogliate macinare voi a casa con l’ausilio di un macinino manuale, impostare la ghiera al fine di ottenere la granulometria del particolato tra i 400-500 micron, ovvero una macinatura intermedia tra il caffè filtrato e il caffè espresso.

Macinare istantaneamente i chicchi di caffè, disporre il macinato nel filtro, senza pressarlo né creando la montagnetta, ma bensì livellandolo. Inserire il filtro nella caldaietta, avvitare il recipiente di raccolta della bevanda, tenere il coperchio alzato e infine mettere la moka sulla fiamma al massimo, ma senza che superi il diametro della caldaietta.

Non appena dal camino l’erogazione si velocizza creando bolle e assumendo una colorazione più chiara rispetto alla prima parte, chiudere il coperchio, togliere immediatamente dal fornello la moka, così da evitare che siano presenti le note amare. Infine mescolare la bevanda ottenuta con un cucchiaino e servire.

Fabio Dotti
Nel Gennaio 2020 si è aggiudicato il Campionato italiano di Cup Tasters, assicurandosi anche l’accesso al World Cup Tasters Championship, dopo essere già stato campione mondiale all’Espresso Italiano Champion e vicecampione italiano al Gran Premio della Caffetteria. Trainer autorizzato Aicaf, riconosciuto a livello internazionale da SCA (Speciality Coffee Association), Black Examiner sulla Latte Art grazie al sistema Latte Art Grading System e Assaggiatore IIAC.

EXTRA

Quale tazzina utilizzare per bere il caffè?

Tema spesso sottovalutato, ma di grande importanza, come per tutti i bicchieri pensavi per il consumo di una bevanda ad hoc, la tazzina di porcellana molto spessa mantiene per più tempo il caffè caldo rispetto ad una tazza in vetro che disperde il calore molto più velocemente. Quindi a seconda della temperatura con cui vi piace bere il caffè scegliere la tazzina adatta. Naturalmente cercate di non lavare le tazze con detersivi che lasciano un odore molto forte, questo influirà inevitabilmente sul gusto.

Il caffè con o senza zucchero?

Annosa questione tra “il piacere del caffè e la vita già troppo amara” il caffè andrebbe bevuto senza zucchero per apprezzare e valutare il suo vero sapore, gli aromi, le persistenze. Lo zucchero, si sa, altera inevitabilmente il gusto.

Ingrediente fondamentale? Il tempo.

Prendetevi il giusto tempo, il vostro tempo per gustare il caffè. Sceglietelo, preparatelo con calma, aspettate il crescente brontolio, sorseggiatelo piano, godetevi la compagnia della moka senza il timore di essere soli perchè, come ha scritto Erri De Luca, “a riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco“.

Caffè Agust s.r.l.

via Allegri, 127 – Brescia – Italy – Sito QUI
Tel. (+39) 030 2310681
Fax (+39) 030 2310723

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Nel 2021 capita di domenica. E’ il giorno di San Valentino. Festività dedicata agli innamorati, un’ occasione in più per sottolineare il feeling di coppia e perchè no, cedere piacevolmente al romanticismo. L’anno, si sa, già è particolare, una coperta corta si potrebbe dire, ma visto che ai veri innamorati per amarsi basta poco, ma è anche vero che le sorprese fanno sempre piacere, nella Capitale moltiplicano le “proposte per due” tra Box e Dolci tentazioni, Pranzi, soluzioni Delivery&TakeAway, suggestioni francesi e quelle del Sol Levante, Lussuose Staycation in eleganti proprietà nel cuore di Roma, cene degustazione stellate, Terrazze panoramiche, Risvegli, Colazioni e percorsi benessere di coppia. Di seguito una selezione di 28 esperienze speciali per un San Valentino da ricordare, tutte a portata di click.

Romantiche Staycation

Mirabelle | Hotel Splendide Royale

Per festeggiare il giorno più romantico dell’anno l’Hotel Splendide Royale propone la sua speciale staycation in uno dei luoghi più ambiti della Capitale. In occasione del 14 febbraio sarà possibile prenotare un pacchetto promozionale, riservato ai romani, valido esclusivamente in questa data con cena degustazione e, a discrezione dell’ospite, anche pernottamento presso una delle splendide camere dell’hotel sanificate seconde le vigenti norme sanitarie. Una indimenticabile fuga da Mille e una Notte al prezzo straordinario di 550 euro a coppia (bevande escluse), comprensiva di cena, pernottamente e colazione con check-out alle ore 12:00. La staycation include una cena romantica e suggestiva sulla terrazza mozzafiato del Mirabelle, ristorante panoramico al settimo piano dell’edificio, sulla Guida Michelin 2021 con la menzione speciale del “Piatto”. Lo chef Stefano Marzetti, coccolerà gli ospiti con un menu degustazione dedicato a San Valentino, tutto a base di pesce, creando sapori afrodisiaci.

Ad aprire le danze un Tacos di ostrica con cavolo viola con burro affumicato e gel di mandarino; uscirà poi un pregiato Crudo di tonno con frutto della passione e spuma di burrata insieme a un Gambero croccante ai cereali con guacamole e zenzero candito. A sostanziare il percorso Spaghetti alla chitarra con broccoletti, nduja, astice blu e pomodorini arrostiti. Si prosegue con il secondo a base di Black cod glassato alla birra con purea di topinambur e wok di verdure. Come predessert Cupa cupa cioccolato bianco lamponi e Campari e dolce conclusione con un sorprendente Cuore_Misù.

Lo stesso menu sarà, inoltre, proposto in degustazione per il pranzo di domenica 14 febbraio al costo di 150 euro a persona (bevande escluse). Per tutto il mese di febbraio, l’hotel continua ad aprire le sue porte a chi volesse concedersi un momento di evasione dallo stress cittadino con la staycation, la ormai classica offerta lanciata dalla proprietà lo scorso autunno: 300 euro a coppia, cena e pernottamento, escluse bevande.

Mirabelle – Hotel Splendide Royal Via di Porta Pinciana 14 – 00187 Roma  Telefono: 06 42168838 Sito web: https://www.mirabelle.it/

Settimo | Sofitel Hotel

Il San Valentino al Sofitel Rome Villa Borghese è nel pieno mood staycation con lo speciale menu di Settimo – Roman Cuisine & Terrace che valorizza ancora di più la romantica notte da trascorrere in questo 5 stelle lusso.

L’offerta comprende: soggiorno di una notte in camera superior o deluxe e una cena degustazione per due persone presso il ristorante panoramico Settimo. L’arrivo in camera sarà accompagnato da alcune delizie di benvenuto mentre l’indomani la prima colazione verrà servita, a scelta, sulla terrazza di Settimo o nella privacy della propria camera.

L’offerta è valida per le notti di sabato 13 e domenica 14 febbraio (per un minimo di due persone) al costo di 190 euro a persona in camera superior a notte oppure 225 euro in camera deluxe.

Lo chef Giuseppe D’Alessio ha ideato 2 diversi menu degustazione: classico, di terra e mare o vegetariano. Il menu di terra e mare prevede Amuse bouche dello chef, calice di Bellini, un antipasto con Tartare di gamberi rossi di Mazara del Vallo straccetti di burrata e trombo lotto, il primo Tortelli ripieni di cacio e pepe stracotto di carciofi e un secondo a scelta tra Variazione di astice in salsa agrodolce oppure Filetto di manzo in crosta di pistacchio crema di patate al burro. Come dolce il Fondente caldo al cioccolato salsa al caramello e si conclude con le Coccole finali.

Altresì, il menu di pesce ha lo stesso numero di portate conAmusebouche dello chef e Calice di Bellini, segue l’antipasto a base di Carpaccio di zucchine arrosto petali di pomodoro straccetti di burrata e trombolotto. Come unico primo Tortelli ripieni di cacio e pepe stracotto di carciofie dopo una Millefoglie di sedano rapa e melanzane vellutata di ceci al rosmarino. Anche qui sublime conclusione con il Fondente caldo al cioccolato salsa al caramello e Coccole finali prima di tornare in stanza. Entrambi i menu saranno disponibili anche per gli ospiti esterni che sceglieranno di pranzare da Settimo domenica 14 febbraio.

Settimo – Sofitel Hotel Via Lombardia, 47 – 00187 Roma Telefono: 06478021 Sito web: https://sofitel.accor.com/italia

Hotel Eden – Ristorante Il Giardino*

Lo chef Fabio Ciervo, la cui cucina coniuga benessere e gusto valorizzando l’ingrediente, propone un raffinato menù disponibile a pranzo e a cena sia in versione delivery e take away, che presso Il Giardino Ristorante (aperto a pranzo per gli esterni).


Il menù prevede come antipasto Tartare di gamberi rossi Siciliani con mela verde e per primo Tortelli ripieni di ceci serviti con calamari arrostiti. Il secondo è un pregiato Filetto di branzino con mille foglie di patata e tartufo nero, mentre per dessert lo chef propone Mascarpone di fiori e sambuco.

Per chi desidera regalarsi un’esperienza completa, in occasione della festa degli innamorati il pacchetto “Fuga Romantica” di Hotel Eden è prenotabile anche per una sola notte e include la cena di San Valentino presso Il Giardino Ristorante. 

Presso The Eden Spa, la spa di Hotel Eden, è inoltre disponibile il rituale Gua Sha Love Adononis&Aphrodite per due persone, un’esperienza da vivere in coppia. Il rituale viene eseguito con pietre naturali come la giada, il quarzo rosa e la pietra di bian.

**The Eden Spa è al momento una delle poche spa aperte a Roma e garantisce la massima sicurezza in quanto non ci sono aree comuni e le spa suite hanno doccia e spogliatoio interamente privati.**
***Il costo del menù di San Valentino presso Il Giardino Ristorante è di 145€ a persona, bevande escluse. 
Il costo del menù in versione take away e delivery disponibile, oltre che tramite Hotel Eden, anche su Cosaporto, è di 200€ per due persone, bevande escluse. 275€ con bottiglia di Franciacorta, Cuvée Prestige, Ca’ del Bosco Extra Brut.Il menù deve essere prenotato entro sabato 13 febbraio alle 18:00. Il costo di partenza per il pacchetto “Fuga Romantica” è di 600€ a notte e include la cena per due persone.
Il costo del rituale Gua Sha Love Adononis&Aphrodite è di 390€ per 60 minuti, 650€ per 120 minuti.

Per maggiori informazioni e prenotazioni cliccare QUI

Enoteca La Torre* – Villa Laetitia

Approfittando delle stanze dell’albergo, Enoteca la Torre – Villa Laetitia, propone una Staycation da sogno. Il menu è un percorso degustativo di 5 portate a sorpresa che si chiama Escursione di cui citeremo solo il dolce: Parfait alla mandorla amara, pera alle spezie e sorbetto di ibisco.

Il Prezzo Staycation di 280€ prevede pernottamento, prima colazione e Cena con Menu Escursione. Bevande escluse.

Il Cavalieri Grand Spa Club

Znche ora che le limitazioni non permettono un’esperienza presso il magnifico centro, non manca di proporre attività entusiasmanti in vista di San Valentino e lancia una divertente gara online: il San Valentino Dance Contest, che si svolgerà sulla pagina instagram https://www.instagram.com/cavalierigrandspa/?hl=it.

Tra l’8 e il 13 febbraio, le coppie di innamorati potranno postare un video di loro che ballano, taggando @cavalierigrandspa con gli hashtag #RitmoRomantico e #SanValentino . Una giuria di esperti sceglierà le tre coppie più abili nella danza, che vinceranno un massaggio per due persone, un Sunday Brunch o un soggiorno per due al Rome Cavalieri.

Se invece il desiderio è di dedicarsi a pratiche più mistiche, nel giorno degli innamorati sono disponibili, sempre online, sessioni di Yoga da svolgere in coppia con focus sullo scambio energetico interpersonale. A guidare gli innamorati in questo percorso sarà la master Yoga  Puran Kaur, insegnante di Kundalini Yoga e Filosofia Orientale.

L’Aleph Rome Hotel, Curio Collection by Hilton

Un pernottamento romantico in suite, per dedicarsi interamente al proprio partner e rifugiarsi in una bolla di qualità ed eleganza, con una mini vacanza nella propria città. Ad accogliere la coppia di innamorati ci sarà una stupenda suite allestita per l’occasione.

All’interno bollicine per brindare. Poi una cena speciale a lume di candela sarà servita in camera o presso il ristorante dell’albergo per avere il massimo del confort, della sicurezza e del calore. La mattina vi attende un’ottima colazione prima di lasciare l’Hotel.

Il menù è un omaggio al rosso, il colore per eccellenza dell’amore, partendo da uno squisito antipasto di capesante, rape rosse, puntarelle e zenzero, passando per dei buonissimi tortelli gamberi rossi con burrata e guanciale. Dulcis in fundo, non può mancare un dessert afrodisiaco a base di frutto della passione e fondente.

Per coronare al meglio questa giornata dedicata all’amore l’Hotel ha pensato ad una splendida passeggiata per la città eterna visitandone i luoghi più romantici. 

Per gli amanti della Mixology i festeggiamenti cominciano invece il 13 febbraio con l’appuntamento Ready Set Toast di San Valentino, che vedrà il Bartender Lorenzo Politano in una selezione di cocktail romantici ed afrodisiaci, tra cui il drink “Moulin Rouge” a base di Vodka, Coientrau, lime e lamponi. Pacchetti di San Valentino a partire da Eur 360 iva inclusa (2 pax). Per maggiori info: https://alephrome.com/it/sanvalentino

Jacopa Trastevere

Il ristorante a Trastevere di Daniele Frontoni per San Valentino ha proposto una STAYCATION con menu ad hoc. Lo Chef Piero Drago ha ideato un menu di 5 portate di pesce. Con Benvenuto dello chef, Tartare di Spigola, mandarino, salvia e polvere di olive; Polpo arrosto, carciofi, primo sale e mentuccia; Ravioli di gamberi, burrata e pomodori del piennolo; il Rombo alla mugnaia, capperi, finocchietto e cardoncelli arrosto. Il nuovo pasticcere Luca Andrea Ercoli ha voluto giocare con il cocco e il lampone per concludere con dolcezza la Festa dell’Amore. “Cocco, Lampone e…” è una dacquoise al cocco, con ganache montata al cocco e cioccolato bianco, gel di lamponi, Frizzy Pazzy, sponge al lampone, crema di mascarpone e gelatina di lampone

Per godersi la cena dello chef Piero Drago e il dolce di San Valentino è possibile prenotare la STAYCATION ideata ad hoc per l’occasione su https://www.jacopa.it/ o chiamando il numero 06 5809075

La Camera Matrimoniale con Cena di San Valentino ha un costo di €80 a persona, a cui si può aggiungere un Aperitivo composto da un drink e una selezione di salumi e formaggi per €15 a persona e un Massaggio da 50 minuti per €75 a persona Il Pacchetto di San Valentino è disponibile le sere del 13 e 14 Febbraio

Mangiare & Bere

Il Pagliaccio**

In occasione del giorno degli innamorati, il Pagliaccio regala l’emozione di poter vivere nell’intimità di casa un’esperienze gourmet firmata dallo Chef Anthony Genovese. La Box, pensata per due persone e abbinata a una bottiglia di Champagne Laurent-Perrier Cuvée Rosé, due calici e candela profumata hand made, è prenotabile fino al giorno 12 febbraio e sarà consegnata durante la giornata del 14 febbraio all’indirizzo desiderato; oppure sarà possibile ritirarla presso il ristorante in via dei Banchi Vecchi 129/a, anche in questo caso soltanto il giorno di San Valentino. Consegne in tutta Roma (contattare il ristorante per eventuali consegne in altri comuni). Info e prenotazioni al sito https://www.ristoranteilpagliaccio.com/san-valentino-home-experience/
Il ristorante sarà anche aperto a pranzo il 14 febbraio.  Per maggiori informazioni clicca qui.

Moma*

Ha riaperto lunedì 8 febbraio il ristorante Moma di Gastone Pierini, un indirizzo moderno e poliedrico dove la linea gourmet guidata dal giovane chef romano Andrea Pasqualucci merita “la fermata” e si alterna con l’informale gastronomia del piano terra.
Tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, le due anime di Moma saranno operative dalla prima colazione al light lunch, dal pranzo gourmet all’aperitivo anticipato entro le ore 17:00.
Sebbene il servizio sia momentaneamente sospeso nel weekend, ci sarà un romantico strappo alla regola domenica 14 febbraio per celebrare la festa degli innamorati.

Lo speciale pranzo realizzato per l’occasione si fonda sempre sugli stessi principi etici: selezione di un’ottima materia prima direttamente da piccoli allevatori, coltivatori, pescatori del territorio italiano, in base alla stagionalità e valorizzazione degli ingredienti che vengono lavorati il meno possibile per preservare i loro sapori originari.

Sarà infatti un pranzo tutto da ricordare con un menu degustazione proposto a 90 euro a persona composto da: Granatina di frutti rossi e Franciacorta; Cocktail di gamberi; Capesante marinate al miso, carciofi, salsa alle mandorle e aceto di lamponi; Bottoni ripieni di patate al fumo, caviale e panna acida; Filetto di manzo razza “Marango”, radicchio, scalogno e mosto d’uva; Tart al fondente “Abinao”, composta di arance e peperoncino. A valorizzare i piatti una cantina che rappresenta le migliori zone vinicole italiane, dedica grande attenzione alle produzioni artigianali, con vini unici che raccontano il territorio e la laboriosità dei vignaioli senza far mancare il giusto tributo alla Francia.

Possibilità di wine pairing – 4 calici in abbinamento al costo extra di 50 euro: Champagne Blanc de Noir Brut Cuveè de Reserve Gallimard Pere et Fils, Sauvignon Blanc Vulcaia Fumè Inama 2018, Barolo Cannubi Francesco Rinaldi 2015, Cannellino di Frascati Poggio Le Volpi 2011.

Moma Via di San Basilio 42,43 – 00187 Roma Telefono06 4201 1798 https://www.ristorantemoma.it/it/ Orari di apertura: dal lunedì al venerdì, dalle ore 8:00 alle ore 17:00

Taki

Nel quartiere romano di Prati Taki, ristorante giapponese di cucina autentica e tradizionale, è regolarmente aperto a pranzo con servizio al tavolo, dal martedì al venerdì, dalle 12:30 alle 15:00; negli stessi orari e a cena anche in modalità di asporto e di consegna a domicilio. Taki è il luogo ideale per coloro che vogliono provare un’esperienza immersiva e originale nella cultura giapponese partendo proprio dal cibo.

A tutte le coppie che sceglieranno questo luogo per trascorrere il loro pranzo di San Valentino sarà offerta una bavarese alle fragole a forma di cuore: una torta rigorosamente artigianale, delicata e raffinata, perfetta come dolce e romantica conclusione al cucchiaio.

L’ultima novità sul menu sono le nuove bento box decliante in diverse composizioni, una sfiziosa idea da condividere anche sul divano di casa insieme alla persona amata proprio nel giorno di San Valentino. Tra le varie schiscette giapponesi Tonkatsu Bento con filetto di maiale in panatura croccante, fagiolini di soia giapponesi, riso bianco e verza; Shake Teri Bento a base di salmonealla griglia in salsa teriyaki, fagiolini di soia giapponesi, riso bianco e insalata; Beef Shioyaki Bento bistecca di manzo con salsa giapponese, fagiolini di soia giapponesi, riso bianco e insalata; Shake Sio Bento con salmone alla griglia al sale, fagiolini di soia giapponesi, riso bianco e insalata; Buta Shogayaki bento maiale condito con salsa di soia e zenzero, fagiolini di soia giapponesi, riso bianco e insalata.

Dal loro menu à la carte è possibile scegliere piatti caldi e freddi della cucina, tra ricette tradizionali e qualche eccezione fusion. Naturalmente anche la Hida Wagyu Exclusive, carne sceltissima di razza bovina, certificata e importata direttamente dalla città di Hida nella prefettura giapponese di Gifu. Dal menu si potranno scegliere, in formula take away o delivery, i migliori signature di Taki da richiedere in modalità d’asporto o con la consegna a domicilio su Kiwi Five (entro tutto il raccordo anulare), poi Deliveroo.

Taki ristorante giapponese Via Marianna Dionigi 54-56 – 00193 Roma Telefono: 063201750 Sito web:https://taki.it/

Il Marchese

Aperto 7 giorni su 7, Il Marchese continua a essere un punto di riferimento per chi è in cerca dell’autentica cucina romana in pieno centro a Roma. Questo è un luogo senza tempo dove si concentra tutto il bello della Capitale, “giocando” anche tavola sul fascino della nobiltà e la veracità del popolo, che sono un po’ le due anime con cui Davide Solari e Lorenzo Renzi, i propripietari e gli ideatori del format, hanno caratterizzano la filosofia del primo amaro bar d’Europa, già nella sua insegna.

Nel giorno di San Valentino per deliziare gli avventori a mezzodì, il cuoco Daniele Roppo ha sviluppato un menu elegante e profumato: salmone marinato al mandarino e timo con puntarelle; risotto al profumo di arancia e battuta di tonno con pistacchi; ombrina al panko alle erbe e coulis di frutti rossi; cioccolato bianco e fruit passion. La degustazione completa ha il costo di 55 euro a persona (vini esclusi) mentre per chi volesse o solo il primo o solo il secondo si scende a 45 euro (sempre vini esclusi). A parte, la carta dei cocktail, recentemente riformulata, per pasteggiare a cocktail scegliendo tra Signature, menu Spritz, menu Americano.

Il cocktail bar è guidato da Fabrizio Valeriani, con una carta che annovera più di 600 amari, tra le selezioni più grandi al mondo, sempre con un’attenzione alle materie prime e all’ecosostenibilità degli ingredienti.

Il Marchese Via di Ripetta 162 – 00186 Roma Telefono: 0690218872 Sito web: http://www.ilmarcheseroma.it/

Enoteca La Torre* – Villa Laetitia

Enoteca La Torre per la festa degli innamorati, ha deciso di giocare su due fronti. Per chi preferisce festeggiare in casa è pronta un’ampia scelta delle Eat Me Box, le scatole golose che stanno letteralmente impazzando nella Capitale. Per chi invece volesse vivere un’esperienza totale, potrà cenare, pernottare e fare colazione nella meravigliosa Location firmata Famiglia Fendi. La descrizione, la trovate scorrendo l’articolo, tra le Staycation più belle di Roma per il San Valentino 2021. Clicca qui per maggiori info.

Ristorante Chinappi

Il ristorante di pesce della famiglia Chinappi, famoso per i crudi di mare, una materia prima eccellente e la vasta selezione di etichette e bollicine propone un menu degustazione per la festa degli innamorati. Chinappi sarà aperto a pranzo il 14; il menu è disponibile anche in modalità asporto e delivery cliccando qui.

Livello 1

Il ristorante di pesce nel quartiere EUR sarà aperto a pranzo il 14 febbraio e, per l’occasione proporrà un menu degustazione pensato per San Valentino: 6 portate dello chef Mirko di Mattia a 140 euro a coppia. A questo si aggiunge una proposta da 155 euro a coppia con bottiglia di Franciacorta Franca Contea “Primus” – Brut Cuvèe, una selezione di antipasti crudi e cotti, un primo, un secondo e un dolce. Il menu è disponibile anche d’asporto e delivery. Info e prenotazioni sito web
06 5033999 – Via Duccio di Buoninsegna, 23 /25 – EUR- Roma

Acqualunae Bistrot

Per la festa degli innamorati, lo chef Emanuele Paoloni di Aqualuane Bistrot è pronto a deliziare i suo clienti con un menù speciale da gustare a pranzo al bistrot e la sera comodamente a casa con il servizio delivery e take away. San Valentino al bistrot (pranzo): Benvenuto dello Chef e Rossini |Degustazione di olio Quinta Luna con pane fatto in casa e tour di sali dal mondo; Ostriche in tempura con confettura di cipolla rossa, lamponi e crispy mayo al Bacon; Vellutata di cavolfiore con cozze e croccante di pane alla senape; Tortelli con baccalà mantecato, latte di cocco e lime; Sandwich di triglia al panko con provola affumicata, indivia e mayo al passionfruit; Pre dessert; Dolce luna|euro 65 a persona
San Valentino delivery e Take away per la cena, stesso menu |euro 58 a personaDettagli | Possibilità di wine pairing su richiesta. Tutti i piatti sono da terminare a casa con le indicazioni fornite dallo Chef |Il menu è disponibile sia per il Take Away che per il Delivery il ritiro e la consegna sono previsti il 14 febbraio entro le 18:00. La prenotazione del menu dovrà avvenire entro sabato 13 febbraio chiamando il numero 328 6532886. Per garantire la qualità del servizio di delivery, la consegna è limitata in Prati e zone limitrofe.

Alfredo alla Scrofa

Alfredo alla Scrofa, da quel di via di Ripetta, propone per San Valentino la box “Alfredo a casa tua” con un menu studiato dallo chef Mirko Moglioni e una sorpresa per la colazione. La box contiene: Insalata di totanetti con broccoli, crostini di polenta e salsa all’arrabbiata; Spaghettoni con crema di porri aromatizzata all’anice stellato, gamberi rossi e polvere di barbabietole; Astice alla catalana dello chef; Red velvet; Per la colazione del giorno dopo: Red Muffin allo yogurt. La box include: Bottiglia di Trento doc metodo classico e un voucher sconto per una cena al ristorante | Costo: 140 per due persone | Menu disponibile Delivery e take away | Ordinazione entro le 18:00 del 13 febbraio | Consegna gratuita entro i 5 km. Maggiori info qui.

Le Carré Français

Le Carré Français propone la sua Box di San Valentino all’insegna dei sapori parigini, la città più romantica del mondo. Il menu francese ideato dalla chef Letizia Tognelli per la Festa degli innamorati, disponibile nelle formule delivery e da asporto, è un viaggio gastronomico tra le quattro mura domestiche, ispirato ai prodotti più iconici della tavola nella Ville Lumière. <<A consegnare la box sarà un driver “Made in Carré”, e cioè uno del team interno al locale. Non stupitevi, quindi, se vedrete alla porta un vero e proprio “Valentino francese”, con tanto di freccia di Cupido>>, spiega il titolare Jildaz Mahé, il quale ricorda che, il 14 febbraio a pranzo, Le Carré Français accoglierà le coppie all’interno del locale, con le proposte à la carte e con il menu di San Valentino creato anche per il delivery e l’asporto. Ai tavoli, eccezionalmente, il servizio sarà continuo fino alle ore 18 per chi vuole sedersi con comodo e tirare fino a tardi. 

Il menu di San Valentino della box e ai tavoli: Amuse bouche a base di foie gras; un antipasto a scelta tra un Polpo cotto a bassa temperatura su patate montate all’olio evo e rapa rossa, con pesto di dragoncello, oppure un Bonbon di boeuf bourguignon su fonduta di Brie de Meaux ; Calamaro farcito “alla provenzale” con purea di piselli e coulis di pomodoro ciliegino e un Coniglio, tapenade, asparagi e cavolo nero; pani speciali della Boulangerie artigianale de Le Carré, burro salato; e ancora una selezione di quattro formaggi Beillevaire e confetture fatte in casa. Chiude il dessert del pastry chef Giancarlo Bruno, pensato a forma di cuore per la coppia: una mousse con un biscuit a base di caffè e arancia, o di tè alla vaniglia e frutti rossi. 

Prezzo della Box di San Valentino per due: 55 euro a persona (vino escluso). Le Carrè Français propone per l’occasione una bottiglia di Champagne in promozione: il Besserat di Bellefon cuvée de Moines a 45 euro. Le Carré Français: www.carrefrancais.it – Via Vittoria Colonna 30, Roma Prenotazioni: www.thefork.i Ordina: www.deliveroo.it Telefono06 6476 0625 Orari asporto: dalle ore 8 alle ore 21 | Orari delivery: dalle ore 10 fino alle ore 22

EATALY

Il pranzo di San Valentino al Ristorante Terra | 38 € APERTURA STRAORDINARIA Solo il 14 febbraio e per un unico giorno, riapre TERRA in occasione della giornata più romantica dell’anno e lo fa con un menu speciale, per il pranzo del 14 febbraio: Carpaccio di polpo con olio piccante ed erba cipollina – Alici fritte e zucca arrosto – Totani tiepidi e pane bruscato – Risotto con pomodoro, basilico e crudo di seppie – Tonno speziato alla brace con carciofi e menta – Ricotta, pere e cioccolato

Il menu d’asporto da ritirare il 13 febbraio o il 14 febbraio | 29 € La special box di San Valentino si prenota entro giovedì 11 febbraio.
e si ritira sabato 13 o domenica 14 febbraio, dalle 10.00 alle 20.00 in Gastronomia. Con 2 box, in regalo una bottiglia di vino dell’Enoteca di Eataly. Le proposte firmate da Roberto Cotugno, Executive Chef di Eataly Roma sono: Carpaccio di polpo con limone, peperoncino ed erba cipollina – Tartare di tonno pinne gialle, puntarelle e olio alle alici – Insalata di totani, gamberi e verdure croccanti – Ravioli di baccalà del Pastificio Secondi con crema di patate di Avezzano e – carciofi scottati – Fondant al cioccolato con salsa ai lamponi

Il menu di San Valentino su Glovo e Deliveroo | 25 Se non potete raggiungere Eataly prenota la tua cena con Glovo o Deliveroo. Il menu da ordinare dal 12 al 14 febbraio, sia a pranzo che a cena: – Supplì alla ‘Nduja – Insalata di polpo e patate – Pizza con mozzarella di latte di bufala, carciofi, guanciale e pecorino romano – Tiramisù Eataly

Contro Bistrot

Contro per il San Valentino 2021 ha pensato ad una box in edizione limitata con tutte preparazioni completamente inedite a firma ed opera dello Chef Daniel Celso e del Pastry Chef Andrea Fiori.

Il numero delle box è limitato e, pertanto, sarà possibile prenotarle fino a venerdì 12 febbraio. Il dolce monoporzione è una bavarese al cioccolato bianco e vaniglia bourbon, gelèe al frutto della passione e biscuit al cocco. Chablonage al cioccolato bianco e marshmallow alla fragola
Preferiamo sottolineare che le due monoporzioni (bavarese e macaron) saranno entrambe disponibili il weekend di san valentino per chiunque vorrà andare a pranzo da Contro Bistrot, mentre nella box di San Valentino (quella della cena) ci sarà solo la bavarese. Maggiori Info? Clicca QUI!

Atlas Coelestis

Due le proposte: la prima è quella dell’asporto e del delivery (con consegna gratuita entro un raggio di 4 km dal locale); la seconda invece prevede il pranzo di domenica 14. In entrambi i casi il menu è semplicemente delizioso e assolutamente “abbordabile”. Ostrica aperta su sale ghiacciato; Tartare di pescato del giorno, maionese di colatura di alici allo zenzero e crucifere al miso km 0; Cannelloni ripieni di rombo, carciofi e tartufo nero pregiato, bechamelle alla bisque e sesamo tostato; CatalanAtlas di mazzancolle e rana pescatrice; Il Bacio | Prezzo: euro 55,00 a persona, escluse bevande. Maggiori info? Cliccate QUI.

Proloco Trastevere

L’amore e l’arte culinaria, intersecandosi, possono dare vita a piatti deliziosi capaci di solleticare non solo i nostri sensi, ma anche la nostra immaginazione” racconta la celebre scrittrice peruviana e così, giocando sul connubio cibo e amore, nasce il divertente e stuzzicante percorso degustativo ‘Afrodita’ realizzato dal ristorante romano Proloco Trastevere per San Valentino: Entrée Giochi amorosi, Foglia dopo foglia, Un bacio dopo l’altro accompagnati da un cocktail creato per l’occasione. L’appetito avanza con la Zuppetta di vongole, l’Animella in bisque di gamberi, il Sospiro di carciofi, il Cocktail di cannocchie e la Vichyssoise, una zuppa fredda a base di porri, cipolle, patate, panna e brodo di pollo; Fregola, bottarga di muggine e vongole, Bourguignonne di Casa ProlocoCharlotte degli Amanti, un dolce a base di afrodisiaci naturali: cioccolato, noci, caffè, uova. Il menù Afrodita (40 euro)  è disponibile in degustazione da Proloco Trastevere il giorno di San Valentino a pranzo, mentre la sera è possibile richiedere la versione delivery e take away, al costo si 30 euro. Per informazioni e prenotazioni contattare il numero: 347 7428371 o cliccate QUI.

Roscioli Ristorante Salumeria

La celebre salumeria con cucina Roscioli per San Valentino ha ideato un menu di 4 portate da ordinare per l’asporto o delivery. Si inizia con uno Spiedino di capesante panato ai tre pepi con agrumi misti e gelèe di mandarino all’aceto di mele; a seguire Lasagna di calamari con burrata con prosciutto di San Daniele e polvere di lamponi essiccati; Medaglione di filetto di maialino con gamberoni marinati al tè verde e zenzero accompagnato da gratin di patate. A conclusione del tutto il dolce di Rodrigo Bernoni, direttamente da Roscioli Caffè. “Passione Mango”, una monoporzione con mousse di mango, peperoncino e fava di tonka con cremoso al cioccolato fondente, gelèe di cetriolo e pepe rosa, biscotto alla mandorla e glassa a specchio rossa.

Il tutto a 60,00€ senza vino a persona, oppure a 75,00€ a persona a cui aggiungere a scelta una bottiglia di Prosecco Rustico Nino Franco, di Umbria Bianco 2019 Le Corgne o di Sangiovese 2017 Tenimenti d’Alessandro

TAKE AWAY e DELIVERY E’ possibile ordinare direttamente da Roscioli in Via dei Giubbonari, chiamare il numero 06 6875287 o via whatsapp al 342 0417492 Oppure l’intero menu su cosaporto.ithttps://cosaporto.it/prodotto/il-menu-di-san-valentino-di-roscioli-con-senza-vino/

Pastificio Secondi & Osteria dell’Orologio

Il Pastificio Secondi e l’Osteria dell’Orologio realizzano una proposta esclusiva per San Valentino da degustare a casa. Il Maestro Mauro Secondi e lo chef Marco Claroni realizzano a 4 mani un Menù speciale per il pranzo o la cena di San Valentino: Aperitivo per due persone (40 Euro) Maritozzo con alice e stracciatella – Cornettino di pasta sfoglia con palamita – Pan brioche con salmone affumicato e caprino – Bottoncino con pastrami di tonno, salsa tartara e giardiniera – Focaccia con speck di ricciola e chutney di cachi | possibilità vini in abbinamento

Menu San Valentino (50 euro a persona) Pane, burro e alici – Tartare di tonno e passion fruit con crumble di mandorle ed erbe amare – Carciofo ripieno di baccalà mantecato con salsa verde alla menta – Tortellino fatto a mano ripieno di mazzancolle con crema di scampi (La nostra versione di: “Il tortellino con la panna”) Zuppa di pesce in vaso – Bisquit al cioccolato con mousse al caramello e cioccolato bianco, croccante alle nocciole e lamponi Vini in Abbinamento 
Per i Vini e le Prenotazioni entro le ore 12.00 del 12 febbraio.È possibile ritirare l’ ordine presso il laboratorio di Pastificio Secondi in via delle Alzavole n. 47/49 (ROMA) o riceverlo con la consegna a domicilio (spese di consegna 3 euro). La consegna avverrà durante la giornata del 14 febbraio in due fasce orarie (9 -12 e 14-17).Si può pagare alla consegna (in contanti o con carta di credito/bancomat) o tramite bonifico bancario. Per gli ordini inviare una mail  a: info@pastificiosecondi.it oppure chiamare ai numeri:+39 0623288319 | +39 3383305755 I +39 3475179051

Salsedine

Lo chef Emanuele Paoloni dalla sua pescheria gastronomica di Prati, propone per San Valentino una cocotte per due da condividere con chi si ama con Brodetto alla vastese con tutto il meglio dei nostri mari: gallinella, scorfano, le cozze, vongole, scampi, gamberoni, gamberi rossi e calamari. Prezzo a partire da 65 euro con la Cocotte di Coccio inclusa nel prezzo. Dettagli per la consegna e il ritiro | La prenotazione della cocotte dovrà avvenire entro le ore 18:00 di venerdì 12 febbraio chiamando il numero 328 6532886. Il take away e il delivery sono previsti il 13 febbraio entro le ore 18:00. Per garantire la qualità del servizio di delivery,  la consegna è limitata in Prati e zone limitrofe.

Dao Chinese Restaurant

Una Dolce sorpresa per gli amanti dei sapori del Sol Levante: il menu di San Valentino di Dao Chinese Restaurant sorprende gli innamorati con le specialità cinesi lavorate con grande maestria e il dolce stellato della Chef Iside De Cesare. Maggiori info QUI.

Tentazioni

IL PALAZZETTO – Trinità dei Monti

Le terrazzate de Il Palazzetto sono una location davvero unica per celebrare l’amore nella Capitale, una delle città più romantiche del mondo. Con Roma ai propri piedi e vista privilegiata su Trinità dei Monti, domenica 14 febbraio il bartender del wine & cocktail bar incastonato nell’incantevole edificio ottocentesco che affaccia sulla Scalinata di Piazza di Spagna, diletterà gli ospiti sulle profumate note di un San Valentino Passion, esclusivo cocktail a base di liquore di passoa, liquore al caramello, zenzero e Prosecco.

Un long drink pieno di personalità che sprigiona sentori esotici grazie alla presenza del frutto della passione, conquistando rapidamente gli amanti del bere miscelato per il suo colore rosso sensuale che rivela sapori estrosi e dolci rinfrescati dalla nota pungente, quasi piccante, dello zenzero, radice dal delicato potere afrodisiaco.

Il Palazzetto Vicolo del Bottino 8 – 00187 Roma Telefono: 0663934560 Email: info@ilpalazzettoroma.com

Pasticceria Gruè

San Valentino non è solo il giorno più romantico dell’anno ma per Marta Boccanera e Felice Venanzi è anche il più dolce e goloso! Nel laboratorio di Grué hanno perfezionato dei fantastici soggetti di cioccolato interamente realizzati a mano, come alcuni vasetti che simulano quelli veri in terracotta. Così, il terriccio è replicato con una finissima grué di cioccolato in cui è “piantata” una rosa, fiore simbolo dell’amore, composta da stelo e foglie completamente edibili e le praline di cioccolato a forma di cuore da regalare nella confezione multipla o all’intero di una preziosa scatolina singola per suggellare una promessa d’amore o suscitare uno stupefacente effetto sorpresa.

A queste referenze si aggiungono le tavolette di cioccolato ottenute dall’unione di due mezzi cuori bicolore (bianco, ruby o fondente), mentre per chi volesse condividere questo magico giorno con le persone amate ci sono delle raffinatissime torte signature come la Grué o l’Essenza. I meno romantici potranno comunque impreziosire questo giorno anche con dei semplici e soffici muffin, gusto vaniglia o cioccolato, dai sentori vanigliati che ricordano le famosissime cupcake anche qui decorate con una crema al burro alla vaniglia.

Grué featuring Fiorani. Da una speciale e fortunata collaborazione con Fabrizio Fiorani, miglior pasticcere dell’Asia per Asia’s 50 Best Restaurants 2019, vero e proprio guro nel mondo dolce nonchè grande estimatore di Marta e Felice, è nata una collezione d’autore sempre dedicata al San Valentino. Tra i prodotti realizzati durante le sessioni in laboratorio, il Lingotto, un morbido tortino di cioccolato Guanaya 70% e cubetti di arancia candita e gocce di cioccolato fondente nell’impasto, il tutto ricoperto da un croccante strato di cioccolato al latte e nocciola; poi, alcune Praline in edizione limitata ripiene di cremino alla nocciola e sottilissime sfoglie di biscotto caramellato con il disegno realizzato in modo certosino direttamente sul cioccolato, come i soggetti della Disney. Infine, una preziosa Tavoletta che si presenta di colore rosso: esternamente un sottile guscio di cioccolato bianco ripieno di cremino alle arachidi salate, mentre nel cuore caramello mou e uno strato di frolla.

Pasticceria Grué Viale Regina Margherita 95/97/99 – 00198 Roma Telefono: 068412220 Sito web: https://www.gruepasticceria.it/ dal martedì alla domenica è operativa con servizio al tavolo dalle 7.30 alle 18; dopo le 18 in modalità take away fino alle 19:30 (venerdì e sabato fino alle 20:00). Per il servizio di delivery (tramite piattaforma Cosaporto)

DIVINO – Il Cioccolato degli Dei

Per il loro secondo San Valentino, Valerio Esposito e Jennifer Boero della cioccolateria Divino ad Aprilia hanno alzato ancora di più l’asticella con diverse creazioni dedicate alla festa degli innamorati. In limited edition 3 tipologie di praline a forma di cuore, riconoscibili dal colore e disponibili in eleganti e raffinate confezioni. Il packaging che le conterrà proviene direttamente dal Belgio, anch’esso è a forma di cuore per una capienza complessiva dai 6 ai 20 pezzi. La prima pralina è rossa e si presenta con una finissima camicia esterna di cioccolato bianco allo yuzu e una ganache al pistacchio di Stigliano (la stessa crema spalmabile disponibile anche in negozio). La seconda è, invece, rosa ed è ottenuta da cioccolato al latte caramellato che racchiude al suo interno un esotico gusto al fruit passion. Infine c’è quella nera in cui è stato utilizzato del fondente monorigine Perù realizzando un’afrodisiaca ganache gianduia e peperoncino. Per la soggettistica si sono ispirati al film de La Bella e La Bestia e alla rosa incantata, da sempre simbolo di un amore maturo, gentile e sensibile. Quella di Divino è alta circa 12 cm e realizzata artigianalmente in un vasetto di cioccolato con all’interno un cremino al pralinato di nocciole, un crumble di pasta frolla al cacao che riproduce il terriccio. Infine ci sono i suoi petali, di un rosso sgargiante, così realistici da confondersi con il vero fiore. Sempre di grande effetto, sono i cuori grandi di cioccolato con varie areografie che li vanno a caratterizzare con ad esempio la stilizzazione del battito cardiaco, il profilo degli uccellini o la scritta “I love you”, quest’ultima per trasmettere un messaggio di amore universale.

Per Divino febbraio è sicuramente il mese dell’amore ma anche Valerio e Jennifer non amano mai prendersi troppo sul serio, specialmente sotto Carnevale. Per la festa più colorata e scherzosa dell’anno si sono lasciati ispirare dalle maschere veneziane mettendo a punto una mascherina di cioccolato in cui sono state lavorate tutte e tre le tipologie (fondente, latte e bianco).

Alla base del progetto di Divino il criterio di eticità e di qualità della materia prima. Le fave di cacao che vengono lavorate nel loro laboratorio arrivano da ogni parte del mondo: Valerio riesce a controllare l’intera filiera nel rispetto dell’ambiente e del contadino, trattando solo coltivazioni non intensive, spesso in regime agroforestale, capaci di garantire un tipo di fava monorigine che vive in un ambiente più naturale ed è quindi meno stressata.

Divino Via dei Lauri 57 – 04011 Aprilia (LT) Telefono: 348 696 0986

Beppe e i Suoi Formaggi

Per festeggiare l’amore Beppe ha portato dal caseificio di famiglia – Giovale Formaggi – di Giaveno un formaggio a forma di cuore. Un idea legata a San Valentino ideale per chi ama i prodotti artigianali e di qualità, prodotto dalla famiglia Giovale, seguendo le antiche ricette di lavorazione e usando solo il latte crudo proveniente dai propri animali che pascolano in campo aperto, nel rispetto dei principi della biodiversità, in Val di Susa in Piemonte, al confine tra Italia e Francia. 

Il formaggio a forma di cuore è una lattica di capra, delicata e persistente, da abbinare a una delle etichette della cantina della formaggeria del Ghetto ebraico di Roma, come la Malvazija di Fon, il vino istriano da vigne dai 30 ai 60 anni.

Roscioli Caffè

Il Caffè Pasticceria Roscioli propone per San Valentino due monoporzioni create appositamente per l’occasione, delle praline al lampone e i dragées a vari gusti. 4 idee fra cui scegliere per festeggiare l’amore insieme alla propria metà.

VENERE E MARTE – Finanziere al pistacchio, gelèe al lampone senza zucchero, mousse al cioccolato bianco e fava tonca

PASSIONE MANGO – una monoporzione con mousse di mango, peperoncino e fava di tonka con cremoso al cioccolato fondente, gelèe di cetriolo e pepe rosa, biscotto alla mandorla e glassa a specchio rossa.

PRALINE AL LAMPONE – DRAGèES Mandorla fondente, Mandorla dulcey e Nocciola al latte e cereali copertura al lampone inspiration Valrhona

TAKE AWAY e DELIVERY E’ possibile ordinare direttamente al Caffè allo 06 89165330 o inviando una mail a info@rosciolicaffe.it Oppure andare su cosaporto.it

Günther Gelato Italiano

Il Maestro Gelatiere che ha portato il suo gelato artigianale dall’Alto Adige fino a Roma aprendo tre punti vendita nel cuore della Capitale, propone un irresistibile gusto dedicato a tutti gli innamorati: Amore Caldo, al cioccolato bianco e confettura di lamponi fatta in casa, accompagnato da biscottini al cioccolato a forma di cuore per ingolosire coni e coppette (i biscotti saranno disponibili anche in graziose confezioni regalo).

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Il pane al centro di tutto, poi pizza, focacce, fritti, dolci e sfoglie. Tecnica e volontà, acqua, farina e talento. Dalla Pizza al Pane. Diego Vitagliano apre 10 Bakery a Napoli, con un progetto carico di passione. Quella che mette in tutte le arti bianche che maneggia da artista e fuoriclasse qual è.

Il brand lievita e, dopo le due prodigiose pizzerie – quella di Napoli nel quartiere di Bagnoli e quella panoramicissima di Pozzuoli -, 10 Bakery alza la serranda adiacente all’insegna di Bagnoli.

Un grande lavoro sugli impasti, un progetto che è anche una sfida per diffondere la cultura della lievitazione di qualità nella celebre terra della panificazione con una nuova apertura progettata e voluta in un periodo difficile e quindi, doppiamente coraggiosa.

Il PANE. Parola immensa. Sacra e di tutti. Vera grande invenzione di cui solo l’uomo conosce il segreto e che traccia, nella sua storia, il passaggio dalla dimensione selvatica a quella agricola e quindi, evoluta. Simbolo della civilizzazione e definizione dell’identità, è proprio il pane che differenzia l’uomo dall’animale in quanto essere vivente che non si limita a consumare i cibi disponibili in natura -siano questi carni o erbe- ma è capace di costruire i propri alimenti: mangia pane e beve vino.

Il pane, frutto di pianificazioni e sapienti attese – come ci spiega il grande storico dell’alimentazione Massimo Montanari – è culmine di un raffinato processo tecnologico e di un ciclo produttivo che è testimone di una conquistata cultura alimentare, di una civiltà che ha imparato a controllare, a coltivare e rendere produttiva la natura attorno.

Terra, seme, spiga, chicco, mietitura, macinatura, farina. Poi acqua, attesa, cottura, nutrimento, vita.

Dal pane ai pani. Dal cibo di base a simbolo capace di mettere l’uomo in contatto con Dio, alle visioni contemporanee e tecniche e filosofie più disparate, che lo hanno reso un alimento di lusso, rimane sempre fedele impronta della terra in cui nasce, del periodo storico che affronta e della mano che lo ha prodotto.

La Campania felix, madre della Pizza e grande interprete della parola Pane, è tra le regioni italiane che meglio hanno saputo declinare i cereali nelle preparazioni più disparate, facendo addirittura entrare il grano in uno dei suoi dolci più tipici: la pastiera.

Celebrata già dai latini per la sua fertilità, accanto a pani e pizze, la gastronomia si è arricchita nel tempo di focacce, taralli, panzarotti, pani tipici e conditi, quello con i ciccioli, quello del pescatore; e ancora quello di grano Saragolla, di Padula e quello inimitabile “cafone“.

Diego Vitagliano. Grande pizzaiolo, tenace, positivo, sempre proattivo, capace quanto coraggioso e lungimirante imprenditore, non si è lasciato abbattere dai tempi duri. Ha investito il suo tempo in studio e ricerca con la volontà e il grande ottimismo che lo contraddistinguono.

Così, dopo il grande lavoro compiuto sulla pizza e le due pizzerie di Napoli e Bagnoli, decide di innovare un altro prodotto sacro per Napoli: il Pane, quello con la P maiuscola.

10 Bakery è il laboratorio di idee e panificazione di Diego, il suo atelier d’artista tra lievitazioni naturali, farine macinate a pietra, miscugli di grani cotture e temperature, dove godere del gusto della semplicità e ritrovare il sapore del pane. Gli ho fatto qualche domanda sulla genesi di questa nuova apertura, quelle che seguono, le sue (belle) risposte.

Diego Vitagliano, napoletano doc, classe 1985, cosa rappresenta per te la parola-mondo “pane”?

Il pane per me rappresenta il senso della vita. Un prodotto così povero ma esageratamente nobile, che, come la pizza, mette d’accordo tutti: popoli, religioni, culture. Insomma, un vero atto d’amore. Per questo nel pane sto cercando di mettere tutta la mia passione ma soprattutto il rispetto che ho verso il cibo in generale.”

Il pane è un prodotto prezioso, che racconta una storia di luoghi e persone: quali sono i valori che Vitagliano ci sta mettendo dentro?

Da tempo sentivo l’esigenza di realizzare un grande progetto sulla panificazione e credo che questo sia il momento giusto; in un periodo di grandi cambiamenti è importante guardare sempre avanti, aprirsi alle novità e seguire i propri sogni. Mai lasciarsi abbattere. Il Pane come simbolo di volontà e resilienza.

Qual è la vera materia prima del panificatore moderno? Il lavoro sul lievito o la ricerca e relativa selezione del cereale, ancor prima della farina?

Avere una buona farina è alla base, sto cercando di caratterizzare il mio pane con semi particolari per dare ancora più gusto e profumo, cercare di realizzare un prodotto ancora più identitario, ambasciatore del sapore di un territorio: secondo me questo è il vero segreto.” 

A Napoli il pane è quello inimitabile e “Cafone”, qual è la tradizione di questo pane presente in ogni negozio di alimentari e diventato fragrante cifra stilistica di un territorio? Come hai deciso di innovarlo e come ci si sente a mettere le mani in un prodotto quasi sacro per il suo popolo?

Il pane cafone è un pane storico. Nel XIX secolo era il pane dei contadini, dei braccianti e dei carrettieri. Veniva preparato esclusivamente con il grano di Volla. Detto anche Pane dei Camaldoli, è senza dubbio uno dei simboli di Napoli. Il segreto per riuscire a mantenere per giorni intatti sapore e fragranza, che è la caratteristica che lo ha reso così celebre, è legato alla sua lievitazione che ancora oggi avviene in maniera naturale grazie al criscito, una pasta di riporto da precedenti lavorazioni. Nonostante questo, qualche innovazione gli farà sicuramente bene, come ormai avviene per ogni cosa. Voglio renderlo più leggero e croccante possibile. Più digeribile e ancora più conservabile. 

Pane Moderno. Apice di un trend che ha cambiato il rapporto degli italiani con filoni e pagnotte, qual è il tuo pensiero sulla panificazione contemporanea? 

Per quanto riguarda il mio concetto di contemporaneità applicata, con me “sfondi una porta aperta”, sono sempre attento, aggiornato, attivo in questo senso. Punto a dare un prodotto di grande genuinità, tramite tecniche di lavorazione innovative, tanto studio e ricerca, usando farine biologiche ma soprattutto lievitazioni giuste, con l’intento di educare il palato del cliente finale, in modo che sappia distinguere un pane buono da uno meno buono. 

L’arte bianca abbraccia molte abilità, e non è sempre detto, né tantomeno scontato, che un bravo pizzaiolo sia per forza anche un bravo panificatore, qual è stato il percorso che dalla pizza ti ha portato al pane? E quali sono state le collaborazioni formative in tal senso?

Tra la pizza e il pane ci sono milioni di anni luce, forse io sono un po’ avvantaggiato perché per la mia pizza uso da anni tecniche di panificazione, come la Biga ad esempio. Prodotti lontani ma vicini, che ora credo sia il momento giusto di far correre vicini e paralleli. Due rette vie che ogni tanto si incontreranno arricchendosi a vicenda, mantenendo le loro identità sempre ben distinte.

Per lo studio del pane, la farina, ovviamente, è stato il punto di partenza. Per questo progetto ho fatto un percorso con i tecnici del Molino Grassi (Carlo di Cristo, Cristian Zaghini, Nicola Ascani, Pierluigi Sapiente).  

Sto puntando all’eccellenza degli impasti e della lievitazione, per questo in questo progetto sono affiancato da Carmine Pellone – che già ha lavorato con me nelle pizzerie – e Nicola Doria, panettiere napoletano.

Dopo aver sdoganato la “pizza canotto”, dopo lo straordinario lavoro fatto sulla “pizza per celiaci”, qual è l’evoluzione che hai riservato alla tue proposte di panificazione? 

Dopo aver sdoganato la Napoletana e aver fatto un gran lavoro sul senza glutine, ho in mente di fare lo stesso con il pane: voglio che il pane buono e ben fatto entri davvero nella quotidianità dei napoletani (e non solo).

Pane e prodotti da forno: lo studio e la ricerca sono sempre la base di tutto, con un lavoro costante sull’evoluzione degli impasti sto cercando sempre di fare meglio, con tecniche innovative e materie prima eccellenti. Un lavoro, un progetto come questo, è rarissimo per la nostra città e spero che possa diffondere in fretta una vera cultura del pane buono. 

Qual è il prodotto da banco che ti sta dando maggiori soddisfazioni, la punta di diamante di 10 Bakey?

L’impasto del pane è tutto realizzato con lievito madre all’80% di idratazione, che conferisce al prodotto finale quel pizzico di acidità che è sintomo di qualità, con lunghe lievitazioni e quindi grande
digeribilità e massima conservazione.

Sicuramente il prodotto che sta facendo furore e il Pane Multicereali. (foto di copertina) . Croccante, fragrante con una mollica umida e gustosa.

L’offerta di 10 Bakery Diego Vitagliano

Pane cafone e multicereali, ciabatte, baguette, bun, pizza in teglia e alla pala, croissant (dolci e salati), brioche, muffin, pizze ripiene (come quella con la scarola), casatiello, muffin, ciambelle e un po’ di rosticceria, dove spiccano arancine, fritatttine, crocchè e zeppole. Non mancano poi le pizze tonde, quelle famose di 10 Pizzeria, presenti nel menu per asporto e delivery in una selezione ristretta (circa 20 pizze, tutte grandi classici, come margherita, capricciosa, diavola, ecc…).


I prodotti ai quali Diego tiene molto sono il pane multicereali bio – dal profumo intenso, realizzato con farina tipo 1 e una percentuale di 00, segale, orzo tostato, riso, avena e semi di lino – e le ciabatte, che si candidano a buon diritto ad essere le più croccanti d’Italia. Degno di nota anche il packaging per l’asporto e il delivery, bello, curato e funzionale, che garantisce una lunga conservazione del prodotto mantenendone tutte le proprietà. Completa l’offerta un angolo dedicato a tutti i prodotti a marchio 10 Diego Vitagliano, come confetture, olio, conserve e molto altro.

La Bottega

Gli interni sono in stile post-industrial, così come le pizzerie 10 Diego Vitagliano già esistenti che ne caratterizzano lo stile. Un grande laboratorio (circa 100 mq) e uno spazio di 30 mq dedicato alla vendita dove primeggia il bancone, come nelle migliori panetterie.

Il servizio è con vendita ad asporto e delivery (per tutti i prodotti, tramite l’app Diego Vitagliano + Uber Eats), entrambi fino a mezzanotte.

10 BAKERY DIEGO VITAGLIANO

via Bagnoli 478 – 80124 Napoli / aperto 7 giorni su 7 / orario: 8.00 – 00.00

T. 08118022848

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Profilo frastagliato e variopinto, gozzi, reti da pesca tirate al sole, balconi, scale, case basse, cupole e chiese. Frutteti, vigneti e giardini mediterranei. Procida, generosa scintilla di terra, di verdi intesi e immensi blu. Sabbia, sassi, baie e scogliere.

Autentica e paziente secondogenita delle Flegree nel Golfo di Napoli (Ischia, Procida, Vivara e Nisida), ha battuto le 10 avversarie di terraferma e portato per la prima volta il titolo su un’isola intera.

E lo ha fatto con un programma grintoso che gioca come un intelligente calembour sulle parole “La Cultura Non Isola“, mostrando fiera i suoi numeri: 44 progetti culturali per 2022, 330 giorni di programmazione, 240 artisti, 40 opere originali, 8 spazi culturali rigenerati.

I miei occhi e i miei pensieri lasciavano il cielo con dispetto, riandando a posarsi sul mare, il quale, appena io lo riguardavo, palpitava verso di me, come un innamorato.

E. Morante, L’isola di Arturo, Torino, Einaudi, 2015

Lontana dai flussi turistici inesistenti delle sue sorelle d’Arcipelago Campano Ischia e Capri, Procida è un’isola al naturale, silenziosa quanto autentica. Ricca di storie senza tempo, l’attuale nome deriverebbe da quello di epoca romana Prochyta, mentre un’ipotesi più densa di fascino legherebbe il suo nome al verbo greco prochyo, in latino profundo: l’isola sarebbe stata infatti profusa, messa fuori, sollevata dal fondo del mare o dalle profondità della Terra.

Un fascino senza fasti, cui non rimase indifferente Elsa Morante la quale, all’ombra dell’agrumeto del giardino dell’Albergo Eldorado nel 1955, ebbe l’ispirazione per il romanzo che due anni dopo le valse il Premio Strega: L’isola di Arturo.

E’ il 1994, l’anno che vede la fine delle riprese della trasposizione cinematografica italiana della storia de Il postino – con la regia di Michael Radford e protagonisti Massimo Troisi nei panni del postino Mario Ruoppolo ed il poeta cileno Pablo Neruda, interpretato da Philippe Noiret – che rendono merito al suggestivo e coloratissimo Porto della Corricella, così come alla spiaggia del Pozzo Vecchio e alla Locanda del postino.

E’ il 9 settembre 2015, Phil Schiller, product manager della Apple, durante la presentazione dell’iPhone 6, per mostrare la grande risoluzione fotografica raggiunta dall’ultimo gioiello della società di Cupertino, ha mostrato un’immagine da mare della Corricella, splendido borgo marinaro dell’isola di Procida.

Nel 2021, Procida torna a far parlare di sé, e lo fa a gran voce legandosi a doppio filo alla forza della cultura, mostrando il volto nuovo e determinato di una realtà vibrante che ha voglia di credere in un microcosmo diverso, migliore e possibile.

L’iniziativa, nata nel 2014 da un’ idea di Dario Franceschiniministro dei Beni culturali e del turismo ha, tra gli obiettivi, quello di “valorizzare i beni culturali e paesaggistici” e di “migliorare i servizi rivolti ai turisti”[1].

Dopo Ravenna, Lecce, Cagliari, Perugia e Siena nel 2015, Mantova nel 2016, Pistoia nel 2017, Palermo nel 2018 e Parma per il 2020+21, Procida, orgoglio del Golfo di Napoli, viva e rara espressione di quell’Italia legata al mare, che punta sulla poesia, sul turismo slow, sulle attività per rilanciare il turismo.

La cultura, dunque, non solo come valore aggiunto, ma come chiave per la destagionalizzazione della domanda turistica, nonchè posta al centro di una programmazione fondata sui valori della Bellezza (non fine a se stessa), della sostenibilità e della tutela: quella paesaggistica e ambientale, e quella della Storia dei territori, fatta di testimonianze di grande valore archeologico, artistico ed architettonico, ancora concrete, visibili e rilette in chiave contemporanea in un programma che riprende luoghi e beni fortemente evocativi della mediterraneità e li rende simbolo di benessere e solide tradizioni del miglior sapere vivere all’italiana.

La motivazione che ha decretato la sua vittoria, è stata infatti la seguente:

“Il contesto dei sostegni locali e regionali pubblici e privati è ben strutturato. La dimensione patrimoniale e paesaggistica del luogo è straordinaria. La dimensione laboratoriale che comprende aspetti sociali di diffusione tecnologica è importante per tutte le isole tirreniche, ma è rilevante per tutte le realtà delle piccole isole mediterranee.

Il progetto potrebbe determinare grazie alla combinazione di questi fattori un’autentica discontinuità nel territorio e rappresentare un modello per i processi sostenibili di sviluppo a base culturale delle realtà isolane e costiere del Paese.
Il progetto è inoltre capace di trasmettere un messaggio poetico, una visione della cultura che dalla piccola realtà dell’isola si estende come un augurio per tutti noi, al Paese nei mesi che ci attendono”. 

Cosa ha vinto Procida? Un milione di euro per realizzare tutti i suoi progetti e un’altra buona occasione per stare per un anno intero sotto  i riflettori del turismo nazionale e non solo, ed essere tra le protagoniste di una bella e importante ripresa.

E, sperando che il 2022 porti con sè la ritrovata libertà di viaggiare, mangiare e scoprire, non fatevi mancare una tappa in questa Isola intensa, immensa, residenza privilegiata di un popolo di mare. Se avrete la fortuna di premere il suo terreno, ricordate i nostri preziosi consigli per quattro approdi di sostanza e sapore.

Fate colazione a Marina Grande al “Bar Dal Cavaliere” e assaporate la “Lingua Procidana”, se preferite il salato affondate nelle delizie salate, lievitate e non, del Forno “La Panetteria”, poi pranzate in spiaggia, alla Chiaiolella (ciraccio) “da Girone”, cenate nello splendido Borgo dei Pescatori direttamente sul porticciolo della Corricella, con tavoli all’aperto ad un passo dal blu, in quel del Ristorante “Gorgonia”.

  • Bar “Dal Cavaliere” | Indirizzo: Via Roma, 42, 80079 Procida NA
  • Forno “La Panetteria” |Indirizzo: Via Vittorio Emanuele, 157, 80079 Procida NA
  • Ristorante “Da Girone” | Indirizzo: Lungomare Cristoforo Colombo, 4, 80079 Procida NA
  • Ristorante “Gorgonia” |Indirizzo: Via Marina di Corricella, 50, 80079 Procida NA

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La Galette Des Rois è una misteriosa e fragrante torta francese tradizionalmente preparata per l’Epifania. Una “ruota della fortuna” carica di storia e simbologie, diventata molto popolare per il suo valore benaugurale. Tanto richiesta che, nel corso degli anni, ha moltiplicato la sua domanda, e il periodo di preparazione e disponibilità di questa delizia sui banchi delle vere Boulangerie continua ad allungarsi abbracciando da Natale fino a tutto Gennaio.

Jildaz Mahé, appassionato e ottimista proprietario di Le Carré Français – raffinata insegna parigina in Via Vittoria Colonna a Roma – ci racconta come la Galette sia diventata quest’anno un duplice simbolo: quello di una resistenza del fare, psicologica, proattiva e che ha già vinto la sua sfida, e quello di una rivincita di numero sui più cupi pronostici.

A contrastare un destino scritto la Galette Resiste e Vince. E continua ad essere meticolosamente preparata con ingredienti e materie prime francesi che arrivano in esclusiva dalla Francia. La sua produzione è molto costosa, ma a Le Carré Français conoscono solo un modo di fare le cose, quelle fatte bene. La Ricetta ce la racconta passo passo Giancarlo Bruno, Boulanger & Pastry Chef e Denì, apprendista Boulanger.

Antica e affascinante è la sua storia. Il nome francese deriva dai tre Re Magi della tradizione cristiana, per celebrare il loro arrivo carico di doni al cospetto di un Bambino chiamato Gesù, nel giorno dell’Epifania. Ma la sua storia è ben più lontana, e arriva fino alle suggestive celebrazioni romane indette ogni anno per onorare il Dio Saturno, passando per una deviazione francese dal sapore rivoluzionario.

La particolarità della Galette risiede non tanto nella sua forma, ma nel suo contenuto.

Non quello di crema frangipane, tipico di quella francese più celebre, ma quello simbolico, racchiuso in un piccolo oggetto nascosto al suo interno, tradizionalmente il fève o fagiolo, che renderà Re o Regina per l’intera giornata chi lo ritroverà nella sua fetta.

Per questo motivo la Galette Des Rois, viene sempre accompagnata da una “coroncina di cartone” destinata al fortunato o fortunata.

La ricerca del fagiolo nella torta si svolge con un rito particolare: il più piccolo tra i commensali si dovrà nascondere sotto il tavolo, mentre la persona più grande taglierà la Galette in tante fette quanti sono gli ospiti, le quali verranno distribuite secondo il volere del bambino, o del più piccolo della tavolata.

E’ proprio in questa ritualità tramandata che si nasconde una radice ancora più antica, che affonda nel passato dell’antica Roma, in occasione dei Saturnali , un ciclo di festività della religione romana, dedicate all’insediamento nel tempio del titano Saturno e alla mitica età dell’oro, che si svolgevano dal 17 al 23 dicembre, periodo fissato da Domiziano, nell’Epoca Imperiale. Con l’avvento del cristianesimo anch’essa è entrata a far parte dei dolci legati alle festività cattoliche.

I Saturnali servivano a invertire l’ordine sociale per contrastare i giorni nefasti di Saturno e vedevano l’organizzazione di grandi banchetti con la partecipazione degli schiavi e dei padroni, durante i quali veniva offerta una torta con all’interno un fagiolo. Lo schiavo che lo trovava era il princeps“il re per un giorno”

Durante la Rivoluzione Francese, la torta prese anche il nome di Gateau de l’égalité -la torta dell’uguaglianza- così, il giorno dei Re, divenne il giorno dei Sans-Culottes, ovvero i rivoluzionari francesi delle classi questi: i cambiamenti e le sue attribuzioni rimasero temporanei, ma non la sua preparazione carica di suggestioni.

Le fave, soprattutto intorno al XX secolo, si sono poi trasformate in statuine e in piccoli oggetti artistici realizzati in metallo o porcellana nelle versioni più sofisticate in metallo, plastica dura o ceramica per resistere alla cottura in forno.

Una “dolce roulette della fortuna” diventata così popolare da gettare in Francia persino le basi di una vera passione chiamata favofilia, ovvero il collezionismo di questi “fagioli”, in particolare quelli più rari e preziosi.

Nella sua forma più recente e celebre, La Galette de Rois, si presenta luminosa, quasi un inno al sole, con il suo scrigno di pasta sfoglia, un ripieno di crema frangipane a base di farina di mandorle, zucchero, burro, uova in parti uguali.

La composizione stessa della Galette Des Rois nasconderebbe inoltre anche dei significati mistici: la leggerezza della pasta sfoglia unita alla forma circolare, rispecchierebbe quella del cielo, cosicché mangiarne un pezzo significherebbe ingerire parte della saggezza del cosmo; la mandorla, che ne caratterizza il gusto, deriva geometricamente dall’unione di due cerchi, come la sovrapposizione del mondo divino e quello umano; infine il fagiolo, utilizzato originariamente nella sua forma vegetale, è uno dei primi semi a germogliare in primavera, quindi sarebbe un simbolo della rinascita della vita.

Racconta Jildaz Mahé, appassionato comunicatore e divulgatore dell’arte di vivere che passa dalla tavola, nonchè tenace e capace proprietario di Le Carré Français Roma: “La tradizione vuole che sia il panettiere a fare la Galette. In Francia la panetteria è arte, un’arte di vivere. La legge del ‘93 le protegge la professione valorizzando l’artigianalità. Infatti, puoi definirti Bounlangier solo se rispetti il lavoro preciso dell’artigiano che ha come prima regola quella di non utilizzare nulla di congelato nell’ambito della preparazione. Per esempio i forni comuni o i banchi della panetteria al supermercato non possono usare il titolo di Boulangerie. Per essere una Boulangerie, così come lo siamo Noi, bisogna lavorare sempre e solo con materie prime fresche. Non ci può essere nulla di congelato.

Qui abbiamo 21 ricette di pane partendo da 6 tipi di farine francesi consegnate appositamente per il Carré Français: baguettes, pan carrè, pane campagnolo, pane di segale, pane farcito alle olive ed uva sultanina e via così. I nostri Bolulangier arrivano qui alle 2 del mattino. Ogni ricetta della mattina è organizzata in base alla temperatura dell’acqua. Io do loro gli ordini quotidiani di pane e dolci. Oltre ai pani infatti, anche la cornetteria produce un lavoro intenso e quotidiano, con migliaia di pezzi sfornati ogni giorno. Durante il periodo delle festività natalizie, di tradizione, sforniamo nostra la Galette des Rois, eseguendo la ricetta tradizionale francese.

Quest’anno in particolare la Galette des Rois si è caricata di un duplice valore. La sua richiesta ci ha fatto di anno in anno ampliare il periodo di produzione che adesso abbraccia da Natale a tutto gennaio. E quest’anno in particolare per è diventato un simbolo della Resistenza allo psicodramma collettivo, e quello di una Rivincita, una scommessa interna già vinta e che getta luce sul futuro – continua Jil – la resistenza della Galette è per Noi un simbolo di rivincita su un destino che sembrava nefasto; abbiamo affrontato questo periodo con positività, sempre con il sorriso, nonostante tutto, rimboccandoci le maniche e andando avanti con visione e cura dei nostri clienti.

Le consegne, per esempio, le abbiamo fatte in prima persona per il piacere di farlo, la voglia e il bisogno di non perdere il contatto (anche se a distanza) con i nostra clientela. Tutti questi sforzi hanno portato risultati. La nostra clientela ci ha premiato. Ma il risultato è stato determinato dall’ approccio mentale che abbiamo avuto, e questa io la chiamo sia “Resistenza della galette” sia “Rivincita della Galette”, una resistenza psicologica proattiva e una rivincita data dal fatto che, viste le previsioni avremmo dovuto stimare meno dell’anno scorso.

E invece nei primi 15 giorni di gennaio 2021 abbiamo venduto tante Galette Des Rois quante tutte quelle vendute in tutto gennaio 2020 (Gennaio 2020: 700 galette des Rois 1-14 gennaio 2021: 700 galette) Tanto che è partita una sfida interna per superare il migliaio di pezzi. E rimaniamo ottimisti.

La Ricetta di Le Carré Français Roma

A contrastare un destino scritto: la Galette Resiste e Vince. E continua ad essere meticolosamente preparata con ingredienti francesi che arrivano dalla Francia. La sua produzione è molto costosa, ma da Le Carré Français conoscono solo un modo di fare le cose, quelle fatte bene. La Ricetta ce la racconta passo passo Giancarlo Bruno, Boulanger & Pastry Chef e Denì, apprendista Boulanger.

Inoltre, dal 21 dicembre, sul sito www.carrefrancais.it, sarà disponibile la video ricetta del pastry chef Giancarlo Bruno per seguire il procedimento passo dopo passo e senza il rischio di sbagliare.

Pasta sfoglia. Farina, acqua, burro e sale. Materie prime francesi. Lavorata per due giorni con la sfogliatrice alternando i riposi. Dopo averla stesa si ricavano dei dischi. Servono due dischi per ogni Galette. Una volta stesa e tagliata facciamo un giro di pennello con uovo sbattuto quasi sul bordo, dove andremo a sigillare i lati.

Andremo a farcire con una crema frangipane, composta in ugual misura da farina di mandorle, burro, zucchero, uovo e crema pasticcera. La quantità sarà proporzionale alla grandezza del disco.

Le Galette Des Rois di Le Carrè vengono preparate da due, quattro e otto porzioni; rispettivamente 10 euro, 20 euro, 40 euro. In sintesi, 5 euro al pezzo per 125 grammi a porzione.

Nella crema va nascosto l’oggetto. Dopodichè si sovrappone l’altro disco e si sigilla facendo aderire bene i bordi. La capovolgiamo sulla teglia e spennelliamo il disco con un leggero strato di uovo, per dare luce e colore. Poi si fa questa operazione che si chiama “ciquettage”, ovvero si merletta con un ferro, per bellezza e per sigillare i bordi.

Sopra si possono fare varie line, disegnare forme e decori. In questa occasione la decoriamo a rombi, semplice ed elegante. Poi bisogna bucare il primo disco per fare in modo che durante la cottura fuoriesca l’aria per ottenere un composto denso e compatto.

Si inforna a 180 gradi per forno ventilato, 200 se forno statico, per 40/45 minuti. Quando al centro è ben colorata, è cotta. Il giorno stesso può essere conservata a temperatura ambiente, poi può essere mantenuta in frigorifero.

Il consiglio è quello di accendere il forno e riscaldarla prima di servirla. Il massimo si esprime nelle prime 48 ore. La trovate a Le Carré Français, Via Vittoria Colonna, 30. Piazza Cavour. Roma. In modalità asporto e delivery. Menucarrefrancais.it Ordinadeliveroo.it Telefono: 06 6476 0625

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#ioapro1501 è l’hashtag che sigilla l’iniziativa nazionale che vedrà, domani 15 gennaio 2021, locali e ristoranti rimanere aperti oltre le 18 e che coinvolgerà più di 30mila esercenti.

Molte categorie sono ormai al collasso e, per questa ragione, ormai allo stremo delle forze, hanno deciso di riaprire sfidando il DPCM, Ma la protesta sarà assolutamente pacifica, scopriamo insieme gli scopi della protesta e come fare per aderire.

 

 

Esausta e pacificamente reazionaria. E’ la Ristorazione fotografata nel Gennaio 2021. Stanca e Stremata da un anno difficile da sostenere. Io apro 1501 è l’iniziativa che coinvolgerà decine di migliaia di ristoratori pronti a riaprire esercitando diritti costituzionalmente garantiti.

E sono e saranno davvero tanti i ristoratori che sceglieranno la via della “protesta pacifica” sperando possa produrre più risultati delle manifestazioni urlate in piazza. Sceglieranno così di non attenersi più alle fasce orarie imposte loro dai DPCM e riprendere a lavorare “normalmente” sempre e comunque nel massimo rispetto delle Norme, che sono quelle rimaste in vigore ed osservate alla lettera dalla ristorazione, dai bar, dai pub, dai locali, dai cinema e dai teatri, palestre, etc.

Quindi distanziamento, mascherine, gel igienizzante e buon senso del gestore che dovrà, in base al suo locale, fare di tutto per evitare occasioni di contagio ed eventuali assembramenti. 

IOAPRO1501: gli scopi dell’iniziativa

“Si riapre per la sopravvivenza” dicono i ristoratori, questa è la prima motivazione e la più valida di tutte, perchè le chiusure non hanno risolto il problema sanitario e la ristorazione, con tutto il nuovo sistema di regole imposte, si è dimostrata essere la categoria che non danneggia o mette in pericolo il Paese a livello sanitario.

Nonostante questo, è tra quelle che ha subito maggiori danni a livello economico trovandosi ad affrontare uno stato di necessità mai fronteggiato in questi termini.

La protesta ha un programma semplice e “Io apro per non chiudere più” è uno dei suoi slogan di elezione: una sintesi che in poche parole fissa i confini del disagio del di una categoria che manifesta la voglia di riappropriarsi del proprio diritto al lavoro esattamente come viene sancito nella nostra Costituzione Italiana, sottolineano gli organizzatori della protesta.

 

#ioapro – come è nata l’iniziativa

Sembra sia nata a Cagliari la “rivolta gentile”, dove Maurizio Stara, proprietario del pub Red Fox scrive su facebook: “Non spengo più la mia insegna, io apro. La nostra è una protesta pacifica volta a dimostrare il nostro senso di responsabilità e la nostra capacità di rispettare e far rispettare le regole di prevenzione del Covid-19“.

La presa di posizione si è presto allargata a macchia d’olio fino a dare coraggio a numerosi esercenti che nei giorni scorsi hanno scelto di mantenere alzate le proprie serrande e che si è fatta movimento pacifico con tanto di Video che sta diventando virale e che potete vedere cliccando QUI.

I locali aderenti, spiegano gli organizzatori, rispetteranno gran parte delle disposizioni contro la pandemia perché “non sono negazionisti” hanno spiegato, ma saranno pronti ad accogliere i clienti, nel rispetto delle regole, per contestare l’atteggiamento di chiusura nei confronti della categoria da parte dello StatoNon vogliono passare da “untori“, hanno aggiunto, a fronte di un virus che corre nonostante tutte le misure restrittive adottate finora contro gli esercenti.

Siamo solo dei ristoratori che si sono uniti perché stanchi dell’attuale situazione – ha racconta a Repubblica Sapori Yuri Naccarella, referente della protesta #ioapro -. Non c’è voglia di fare la guerra nei nostri intenti, l’unico vero motivo alla base della nascita del movimento è la pura necessità di andare avanti, perché i ristori promessi dallo Stato non arrivano e attualmente la liquidità non abbastanza“. Uno stato di stallo non aiutato dalle voci che si rincorrono sul prossimo Dpcm e dallo stato dell’arte ancora fumoso del prossimo Ristori 5 che ha già raccolto le proteste di molte associazioni di settore”. 

Gruppi facebook, Whatsapp e Telegram aperti a chiunque voglia aderire al movimento o anche solo supportare i ristoratori presenti.

Continua Yuri Naccarella: “Noi ci aspettiamo una grande affluenza di clientela, molti cittadini ci capiscono e ci sostengono” e anche grazie a una buona campagna di comunicazione “abbiamo già ricevuto molte prenotazioni e ringraziamo le persone che hanno scelto di stare al nostro fianco. Ci aspettiamo anche un grande appoggio da parte delle forze dell’ordine, perché la nostra è una disobbedienza gentile, ancor più che civile“.

Come sarà organizzato fisicamente il lavoro? “Noi rispetteremo tutte le norme Covid, non siamo negazionisti e ci teniamo a dirlo. Riapriamo per sconfessare il rischio di chiusura totale e così abbiamo stabilito un piccolo vademecum di regole a cui attenersi: distanza tra i tavoli doppia rispetto a quanto stabilito dalla legge, osservanza rigida delle norme anti Covid-19, conti al tavolo entro le 21,45 e, per i primi tre giorni, ai clienti che sceglieranno di supportarci sarà permesso, a fronte di un regolare scontrino, di pagarci con un’offerta libera. Altra regola su cui non deroghiamo, è il rispetto nei confronti delle forze dell’ordine con cui avremo eventualmente contatti. (…) Abbiamo numerosi professionisti al nostro fianco, e aiuteremo sia le attività che i clienti, nel caso dovessero avere bisogno“.

Ma quali sono i rischi di aderire a #ioapro?

Puntualizza Confesercenti, i possibili risvolti penali: “se divampasse la protesta/resistenza massiva contro le chiusure dei luoghi di somministrazione il Codice penale contiene una norma – di cui
peraltro non si conoscono recenti applicazioni – che prevede l’ipotesi di «delitti colposi contro la salute pubblica» anche in riferimento alle «epidemie». Se (caso di scuola ma da non escludere a priori) durante l’esercizio vietato e perciò abusivo di ristorazione dovessero verificarsi focolai ai tavoli – ovviamente dimostrati – in teoria la polizia giudiziaria potrebbe spingersi a contestare reati con esiti sanzionatori tutt’altro che simbolici“.

L’iniziativa #Ioapro1501 è sostenuta da una task force di legali pronti a far valere i diritti costituzionali dei lavoratori

In tutta Italia sono numerosi gli avvocati pronti ad offrire piena tutela ai Ristoratori nel caso in cui dovessero ricevere sanzioni conseguenti all’inosservanza dei provvedimenti governativi.

Il provvedimenti governativi – spiega l’Avvocato Lorenzo Nannellireferente legale di Io Apro 1501 – appaiono di dubbia costituzionalità in quanto sembrerebbe non essere stato operato un opportuno bilanciamento tra il diritto fondamentale alla salute e tutti gli altri diritti inviolabili”. PER GUARDARE IL VIDEO, CLICCA QUI

Tutti gli aderenti a #Ioapro1501 possono chiedere assistenza legale inviando il verbale, o qualsiasi richiesta di chiarimento a: legale@confederazioneimprese.it oppure a nannelli@studiolegalenms.it

 

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Il 2020 si è chiuso nel peggiore dei modi per la ristorazione: 37,7 miliardi di euro di perdite, circa il 40% dell’intero fatturato annuo del settore andato in fumo.

A tal proposito, la Fipe-Confcommercio, Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, ha commentato la nuova bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che prevede un incremento dei fondi al Turismo e alla Cultura, ma dimentica quelli per bar e ristoranti che, per converso, rappresentano la seconda voce di spesa per i turisti, tradotto in soldoni, circa 21 miliardi di euro.

In italiano significa “piano di ripresa”. Soni i Recovery fund-Plan, progetti nazionali di riforme che ogni singolo Paese membro dovrà presentare a Bruxelles per ottenere gli aiuti del Recovery Fund. La scadenza per l’invio del documento alla Commissione europea per la valutazione è fissata ad aprile 2021.

Francia e Germania hanno già pronto il proprio Recovery Plan mentre in Italia sono state definite le linee guida che serviranno a giustificare come verranno spesi i 208 miliardi di euro in arrivo dall’Unione Europea, 127 miliardi sotto forma di prestiti e altri 81 come sovvenzioni.

L’Italia, insieme alla Spagna, è il maggiore beneficiario di questa misura europea che in tutto vedrà lo stanziamento di 750 miliardi di euro, da dividere tra i diversi Stati.

Recovery fund: cosa prevede il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)

Il presidente del Consiglio ha più volte dichiarato che si tratta di un’occasione unica per l’Italia per mettere in atto tutte quelle riforme che aspettano da tempo di essere attuate, in particolare la Riforma fiscale e la svolta green del Paese.

A Dicembre 20202, la bozza del Recovery plan individuava sei missioni che riguardavano determinate aree tematiche strutturali di intervento. A loro volta le missioni venivano suddivise in cluster (insiemi) di progetti omogenei e funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo.

Le sei missioni:

1. Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo;

2. Rivoluzione verde e transizione ecologica;

3. Infrastrutture per la mobilità;

4. Istruzione, formazione, ricerca e cultura;

5. Equità sociale, di genere e territoriale;

6. Salute.

In particolare, il Recovery plan italiano punterà sull’alleggerimento della pressione fiscale, con una Riforma dell’Irpef volta a ridurre le tasse per il ceto medio e i nuclei con figli.

Di fondamentale importanza anche gli interventi per la digitalizzazione e innovazione, specialmente della Pubblica Amministrazione dell’istruzione, della sanità e del Fisco, la rivoluzione verde e transizione ecologica, il via libera al Family Actpolitiche attive del lavoro e il piano per il Sud.

Pensando alle infrastrutture si punta in particolar modo alla realizzazione di una Rete nazionale di telecomunicazioni in fibra ottica, allo sviluppo delle reti 5G e all’Alta Velocità.

La ristorazione rimane uno dei comparti più colpiti dalle conseguenze del Covid-19, il 2020 si è chiuso negativamente tra lockdown e regioni colorate con  37,7 miliardi di euro di perdite, circa il 40% dell’intero fatturato annuo del settore. Storicamente, nel periodo delle festività dicembrine per una parte rilevante dei locali si arrivava a generare fino al 20% del fatturato annuo: nel quarto trimestre 2020, invece, le perdite registrate sono state ancora peggiori di quelle del II trimestre riferito al primo lockdown.

Questa fine anno dai mille colori, ha di fatto vanificato gli sforzi estivi che pure avevano portato ad un contenimento delle perdite in alcune aree turistiche del Paese. Le grandi città, ed in particolare le città d’arte, dove ha pesato di più l’assenza del turismo internazionale, non hanno invece beneficiato nemmeno della tregua estiva, registrando perdite complessivamente superiori all’80%.

Ma questo non è bastato ad includerla nell’architettura del Recovery Plan che pur prevede un incremento dei fondi a sostegno del Turismo e della Cultura che passano da 3,1 a 8 miliardi di euro.

E questa è un’ottima notizia afferma in una nota la Fipe – Confcommercio, Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, ma avverte: “Attenzione però a non dimenticarsi della ristorazione”.

Questo avviene mentre la Fipe, insieme alle principali sigle sindacali del Commercio e del Turismo, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, scrivono al ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, per chiedere un incontro urgente per elaborare insieme un piano organico di interventi per le imprese e i lavoratori dei Pubblici Esercizi.

La nuova architettura del Recovery Plan, cristallizzata nelle linee di indirizzo diffuse dal Mef, prevede un incremento dei fondi a sostegno del Turismo e della Cultura che passano da 3,1 a 8 miliardi di euro. E questa è un’ottima notizia. Attenzione però a non dimenticarsi della ristorazione. Se così fosse, sarebbe un danno enorme, visto che questa con 21 miliardi di euro negli anni pre pandemia rappresenta la seconda componente di spesa per i turisti e addirittura il servizio maggiormente apprezzato da parte degli stessi. Un’eccellenza assoluta che deve essere valorizzata soprattutto ora che il turismo necessita di un’azione di forte rilancio”.

Non dimentichiamoci – aggiunge la nota diffusa dalla Fipe – che uno degli obiettivi del Recovery Plan, così come disposto dall’Unione Europea, è quello di aumentare del 10% l’occupazione in Italia, oltre a promuovere la filiera agroalimentare e ridurre lo spreco di cibo. La ristorazione dà lavoro ogni anno a 1,3 milioni di persone, il 52% delle quali donne, e genera un valore aggiunto pari a 46 miliardi di euro. Un patrimonio da non disperdere ma, appunto, da valorizzare”.

Più soldi per la sanità (si è passati dai 9 miliardi previsti inizialmente ai 19,7), il 50 per cento degli investimenti al Sud, priorità a donne e giovani, raddoppiato il fondo per il turismo. Le buone premesse sembrano esserci tutte. Questi sono i contenuti più importanti della bozza sul Recovery plan che il governo Conte ha inviato ai partiti di maggioranza nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dovrà essere analizzata nel prossimo Consiglio dei ministri – ovviamente sarà uno dei punti cardine del confronto/scontro con la delegazione di Italia viva – e costituirà la base del confronto con Parlamento, regioni, forze economiche e sociali, terzo settore e reti di cittadinanza, così da arrivare, il prima possibile, all’adozione definitiva del Piano Next Generation.

L’obiettivo è quello di tornare a investire, di risollevare l’Italia, messa a dura prova dalla pandemia del Coronavirus. Le risorse previste nel Recovery fund ammontano a 222,03 miliardi. Di questi 209,84 riguardo il Next Generation Eu: 66,6 miliardi sono già impegnati in progetti in essere, 143,24 su nuovi progetti.

Sanità: da 9 a 19,7 miliardi

La buona notizia è che i soldi per la sanità sono passati dai 9 miliardi previsti inizialmente – contestati anche da Gino Strada di Emergency in un’intervista a Open – agli attuali 19,7. Costituiranno il 9 per cento dei fondi complessivi. La maggior parte – 10,5 miliardi cui si aggiungono 1,3 miliardi di React Eu – serviranno per l’innovazione dell’assistenza sanitaria mentre i restanti 7,5 miliardi (più i 400 milioni del React Eu) all’assistenza di prossimità e telemedicina (a cui si aggiungono 400 milioni di React Eu). L’obiettivo è quello di avere un modello di sanità incentrato sui territori e con meno frammentazioni (e differenze) regionali.

Più soldi al turismo

11,3 miliardi andranno alla digitalizzazione, all’innovazione e alla sicurezza nella pubblica amministrazione; alla ricerca, sviluppo e innovazione del sistema produttivo sono stati destinati 26,6 miliardi mentre al turismo e alla cultura 8 miliardi. La dotazione precedente, in quest’ultimo caso, era di appena 3,5 miliardi. Quindi è stata più che raddoppiata. Salgono a 32 miliardi le risorse stanziate per le infrastrutture e per una mobilità sostenibile. 28,3 per la prima componente, alta velocità di rete e manutenzione stradale 4.0, e 3,7 per la seconda componente, intermodalità e logistica integrata. Nella prima bozza si parlava di 27,7 miliardi. Previsto un consistente intervento sulla rete ferroviaria con 26,7 miliardi, destinati in particolare al Sud.

Tagli sulla rivoluzione verde

A fare le spese della riorganizzazione delle risorse è, invece, il fondo per la rivoluzione verde che passa da 74 a 69 miliardi. Tagliati, quindi, 5 miliardi. Si punta ad agricoltura sostenibile, energia rinnovabile, mobilità sostenibile, riqualificazione di edifici (superbonus del 110% confermato fino al 2022, nessuna nuova proroga dunque), efficienza energetica, tutela del territorio e della risorsa idrica. 1,6 i miliardi per il monitoraggio digitale di viadotti e ponti stradali nelle aree del territorio che presentano maggiori criticità.

70% di investimenti, impatto sul Pil di tre punti

Nel piano nazionale di ripresa e resilienza, predisposto dal governo e integrato con gli altri fondi europei di coesione e di React Eu, la quota degli investimenti previsti ammonta al 70%. Assicurato un impatto sul Pil di circa 3 punti percentuali e un incremento occupazionale superiore a quello precedentemente stimato.

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Un nuovo ambizioso progetto firmato Romito, un nuovo linguaggio per parlare di cibo e ricerca, nuovi principi ispiratori sui cui fondare il cardine uno stile di vita sano, buono e sostenibile quanto democratico e diffuso.

Prevede la costruzione fisica di un centro di ricerca e di Alta Formazione Accademica in Abruzzo con la partnership dell’Università Sapienza di Roma e del Dipartimento di Scienza e Nutrizione.

Lui si chiama Niko Romito. Oggi è uno Chef da 3 Stelle Michelin e una via Lattea di riconoscimenti. Ma c’è stato un tempo in cui Niko era solo Niko. Studiava Economia, viveva a Roma; poi l’improvvisa inversione di rotta. Torna a Rivisondoli, prende le redini della pasticceria di famiglia, la trasforma in trattoria, il primo nucleo di un progetto Reale.

Investe e crede prima di tutto in se stesso, nella sua lucida, strutturata creatività; poi nel suo territorio, che aveva tanto da dire: Insieme avrebbero fatto tanta strada.

Il primo passo di questo lungo cammino fu spostare il Reale da Rivisondoli a Castel di Sangro trasformando un Monastero del ‘500 Complesso polifunzionale, ospita il ristorante Reale 3***Michelin, un boutique hotel con 9 stanze, la che chiama “Casadonna – Reale”: 9 camere di charme, memorabili colazioni, grandi vetrate e panorami d’Abruzzo, un ristorante minimale, teso all’essenza delle cose e del sapore; una Scuola di cucina professionale che chiude il cerchio di quella che Niko Romito ama definire “Semplicità Apparente”.

Poi i progetti diffusi di “Spazio Niko Romito” fino alla rilettura delle cucine di “Bvlgari Hotel & Resort” nel mondo. Nel frattempo i format scanzonati di street food come “Bomba” e “ALT”, e il progetto di Intelligenza Nutrizionale per gli ospedali.

Tutto nel suo stile: lineare, pulito, intenso e minimale, definito e scalare, sostanziale e complementare al contempo. Adesso un nuovo progetto per rendere concreto e diffuso un diverso paradigma della trasformazione del cibo. E la produzione si sposta dalle pratiche alimentari a quelle culturali e della conoscenza, da approfondire e diffondere per illuminare la gastronomia del futuro.

Nel nuovo Campus – racconta Niko Romito – vorrei condividere conoscenza e sviluppare cultura a vari livelli, soprattutto una nuova cultura del cibo, della sua trasformazione basata sui valori della salubrità, della sostenibilità, della circolarità, della solidarietà e dell’accesso democratico.

Sempre con lo stesso approccio scientifico e tecnico: un unico protocollo applicativo standardizzabile, accessibile, aperto. La ricerca è sicuramente il punto di partenza di questo percorso, il cui step immediatamente successivo è la formazione.

Non può però mancare alla fine di questo tracciato l’incubatore di nuovi format, necessario perché tutto non si limiti alla teoria, ma trovi uno sbocco concreto nell’imprenditoria legata alla nutrizione e alla ristorazione. Il ruolo dell’industria e le potenziali collaborazioni con essa sono fondamentali a tutti e tre i livelli del percorso”.

L’Italia potrà essere l’alfiere di questo nuovo movimento e l’Abruzzo può ospitare un luogo, un Campus, dove preparare i giovani a condividere e diffondere nel mondo questi valori”.

IL CAMPUS

Il progetto prevede la costruzione fisica di un centro di ricerca e di alta formazione accademica in Abruzzo con la partnership di una delle realtà accademiche più prestigiose del mondo: l’Università Sapienza di Roma e il dipartimento di Scienza e Nutrizione.

Il campus sarà un produttore di conoscenza, oltre che un diffusore della stessa, anche al di fuori dei suoi stessi spazi fisici: la formazione è e sarà sempre di più, un importante ascensore sociale in seno ad una collettività dove l’esigenza di comprendere ed adeguarsi al cambiamento è sempre più repentina e fondante.

La qualità della ristorazione e della cucina, abbinata ai principi della salubrità nutrizionale, sarà messa a servizio della collettività e dell’industria di trasformazione alimentare. Un processo che sarà possibile realizzare e diffondere grazie ad uno sforzo ulteriore nel campo della ricerca, della sperimentazione di base applicata all’industria e alla formazione delle figure che diventeranno gli attori ed i protagonisti della gastronomia del futuro. 

I VALORI

I suoi pilastri sono:

  • la ricerca e lo sviluppo in ambito nutrizionale;
  • la standardizzazione e industrializzazione dei processi di trasformazione;
  • l’alta formazione dedicata agli operatori del settore gastronomico, della nutrizione umana e della trasformazione alimentare (master di I° e II° livello)

Si tratta di aree assolutamente interdipendenti tra loro, la cui integrazione ha come scopo ultimo non soltanto la sostenibilità economica, ma anche e soprattutto la creazione di valore condiviso per tutti gli stakeholder.

LA RICERCA

Per Romito “Ricerca” significa implementarla scientificamente basandosi su metodi già sperimentati in questi anni di studio e sperimentare nuove applicazione sul campo per codificare nuove metodologie per la trasformazione del cibo, così da renderlo più salubre, più sostenibile e più accessibile.

Il Campus è a servizio del bene pubblico con l’obiettivo di condividere apertamente i nuovi metodi e protocolli di trasformazione del cibo che verranno certificati.

IL METODO

Il metodo innovativo di trasformazione degli alimenti che fa della semplicità, del piacere, della salute e del valore nutrizionale le sue bandiere, con l’ambizione di innovare profondamente la didattica gastronomica italiana tradizionale, rappresenta il fil rouge di una proposta scientifica e didattica, i cui valori fondanti sono un protocollo chiaro e solido, un metodo replicabile e una scalabilità dei processi che permettono di garantire su larga scala qualità e risultati costanti nel tempo, per offrire l’accesso a un cibo di qualità al maggior numero di persone possibili.

IL MODELLO DIDATTICO

Il Campus adotterà un modello didattico innovativo con l’obiettivo di sviluppare, promuovere e condividere la conoscenza.

I laboratori di ricerca, aperti e condivisi dalle Università alle Fondazioni, dai centri di studio e alle aziende, collaboreranno al progetto e saranno in contatto continuo con gli studenti.

La conoscenza generata, insieme al saper-fare a essa connesso, saranno condivisi e applicati, secondo il principio del miglioramento continuo, con tutti i soggetti interessati e coinvolti – prima fra tutti l’industria – in un dialogo tra ricerca gastronomica e produzione ormai indispensabile alla costruzione di un modello di alimentazione inclusivo e sostenibile.

GLI SPAZI

Il progetto del Campus concretizza i valori della sostenibilità ambientale dell’economia circolare fin dall’individuazione del luogo dove sorgerà.

Il progetto architettonico sarà caratterizzato dal recupero di archeologia industriale e dall’utilizzo di materiali ecosostenibili e di sostentamento energetico ad energia pulita.

Il Campus, situato a Castel di Sangro nell’area industriale sulla Statale 17, si svilupperà su 3.700 metri quadrati suddivisi in laboratori di ricerca, aule didattiche, centro di produzione per materiali didattici virtuali e aree comuni, tra cui spazi multimediali con contenuti e materiali a disposizione degli studenti (on e off-campus), spazi aperti in contatto con la natura e dedicati a sperimentazioni agronomiche, zone dedicate a un apprendimento libero e autoguidato, che si affiancherà agli schemi delle lezioni pianificate.  

Il progetto architettonico è funzionale a promuovere un modello di apprendimento attivo e cooperativo, che stimoli creatività, innovazione, autoimprenditorialità e crescita personale, che favorisca contaminazione di idee e conoscenza.  Oltre agli ambienti fisici, cui avrà inevitabilmente accesso un numero limitato di ricercatori e di studenti, c’è l’idea di creare un’area di produzione multimediale, che estenderà i risultati della ricerca e i programmi educativi in modalità virtuale a livello globale: dall’Abruzzo nel mondo. Oltre agli ambienti fisici, cui avrà inevitabilmente accesso un numero limitato di ricercatori e di studenti, c’è l’idea di creare un’area di produzione multimediale, che estenderà i risultati della ricerca e i programmi educativi in modalità virtuale a livello globale: dall’Abruzzo nel mondo.

Dunque innovazione, responsabilità e valore sociale prodotto attraverso la propria attività sono i principi fondanti di questo nuovo progetto, che parte dall’Abruzzo ma che ha una portata internazionale, con impatti significativi sul mondo della nutrizione, della ristorazione e dell’industria del cibo.

GRUPPO NIKO ROMITO Ne fanno parte oggi il ristorante Reale a Castel di Sangro, che sorge all’interno della struttura di Casadonna – ex monastero cinquecentesco recuperato filosoficamente da Cristiana e Niko Romito – 3 stelle Michelin dal 2013, 5 cappelli per la Guida Ristoranti de L’Espresso, 3 forchette Ristoranti d’Italia Gambero Rosso e migliore ristorante d’Italia, 51esimo per The World’s 50 Best Restaurants 2019; Accademia Niko Romito, scuola di alta cucina professionale con sede a Casadonna; SPAZIO NIKO ROMITO, format inaugurato nel 2013, presente oggi a Milano, Roma e Rivisondoli; ALT Stazione del Gusto, format di ristorazione per viaggiatori a Castel di Sangro, sulla Statale 17; Bvlgari Hotel & Resorts, collaborazione che vede Niko Romito curare l’offerta dei ristoranti a Pechino (1 stella Michelin), Shanghai (1 stella Michelin), Dubai e Milano.

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Il Presidente del Consorzio di tutela della Doc Prosecco Stefano Zanette tuona così: “il marchio Prosecco utilizzato impropriamente in tutti i settori, dai saponi ai cioccolatini, dai cosmetici fino a prodotti della sfera sessuale”.

Sono state infatti ben 135 le azioni legali portate avanti in questo anno dal “Sistema Prosecco” e decine i Paesi coinvolti in tutti i continenti. Ma per vincere la battaglia è essenziale il contributo dei consumatori.

Sistema Prosecco è una società nata nel 2014 dalla comune volontà dei tre Consorzi del Mondo Prosecco – Consorzio Doc Prosecco, Consorzio DOCG Asolo Prosecco e Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco – di collaborare mettendo insieme le forze nella direzione di una sempre più serrata lotta alla contraffazione.

Attività di monitoraggio internazionale, contrasto a marchi che impropriamente utilizzano il termine Prosecco con nomi imitativi/evocativi, azioni legali come quelle avviate ad esempio in Ucraina o in Moldavia e soprattutto una stretta collaborazione con le Istituzioni italiane e internazionali hanno consentito a Sistema Prosecco il raggiungimento di importanti risultati implementato, nel corso degli anni, il numero di attività legali e le strategie volte alla difesa della notorietà del Prosecco, delle realtà che lo rappresentano e dei consumatori della bollicina italiana di tutto il mondo.

“Se è vero che il successo di un prodotto si misura anche dal numero delle imitazioni che lo riguardano – ha spiegato Stefano Zanette, Presidente di Sistema Prosecco – non possiamo non sottolineare come il Prosecco sia una delle denominazioni più imitate al mondo. Per questo prendiamo molto sul serio la nostra mission e lavoriamo, giorno dopo giorno, per intensificare i nostri strumenti di difesa”.

Un vero e proprio fuoco di sbarramento, una fitta rete di collaborazioni con le autorità nazionali ed estere, importanti protocolli ad hoc, soprattutto in quei Paesi dove si è verificato il maggior numero dei frodi: il Sistema Prosecco è riuscito a disinnescare centinaia di truffe rilevate grazie anche alle segnalazioni dei produttori e dei consumatori, necessari supporti per un’attività capillare di monitoraggio.

A tal proposito ogni anno, per esempio, viene delegata una società specializzata nei controlli presso punti vendita, bar e ristoranti di diversi Paesi europei ed extraeuropei.

E’ stato attivato un servizio di sorveglianza sui marchi che agisce a livello globale e che segnala, quasi in tempo reale, depositi di marchi che possano creare fraintendimenti con la parola “Prosecco”. E, mai come in questo momento, Sistema Prosecco vigila anche su tutto quello che concerne l’e-commerce con un quotidiano controllo sulle maggiori piattaforme di vendita on line.

Rispetto ai primi anni di attività, stanno però cambiando i terreni delle battaglie. Sistema Prosecco in questo 2020 ha riscontrato nuovi pericoli che si vanno ad aggiungere a quelli già esistenti.

Se la contraffazione pura e semplice segna una battuta d’arresto grazie al buon lavoro svolto, prende sempre più piede il fenomeno dell’evocazione, con dei progetti ben studiati, spesso border line rispetto alle leggi vigenti in materia.

“Ma anche su questo fronte rispondiamo colpo su colpo – prosegue Zanette – e negli ultimi mesi abbiamo ottenuto degli importanti pronunciamenti legali a nostro favore che determinano fondamentali precedenti giurisprudenziali che certamente ci saranno utili nell’affrontare situazioni analoghe in futuro. Questo nell’ottica di consolidare la protezione del nome Prosecco anche per contrapporre lo sfruttamento della reputazione delle nostre Denominazioni nelle etichette di svariati prodotti, dai saponi, ai cioccolatini, dai cosmetici fino addirittura a prodotti che appartengono alla sfera sessuale”.

Imperativo per il 2021 è quindi quello di non abbassare la guardia per far fronte ai continui attacchi cui è sottoposto quello che ormai tutti considerano uno dei simboli del Made in Italy.

“Il nome Prosecco è ormai da tempo un patrimonio del nostro Paese – conclude il Presidente Zanette – e noi sentiamo forte la responsabilità di difenderlo e tutelarlo in tutti i modi e con tutti gli strumenti che la legge ci mette a disposizione.

Quindi continueremo a batterci su tutti i fronti e approfittiamo di questo momento di consuntivo per lanciare un appello ai consumatori di tutto il mondo. Aiutateci nella nostra missione verificando che il prodotto che vi viene venduto sia autentico Prosecco e, soprattutto, segnalateci tutti i casi che possano apparire dubbi”.

Immagine di Copertina | Autore: Arcangelo Piai |Copyright: Arcangelo Piai https://www.prosecco.it/it/

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Nella nostra tradizione popolare la calza della Befana è un rituale fantastico che fa rima con sorprese e ghiottonerie di ogni genere.

La vecchietta che con le scarpe tutte rotte scende dalle cappe dei camini attraversa simbolicamente un punto di unione tra terra e cielo, tra il conosciuto e l’ignoto, per distribuire due tipologie di doni: quelli buoni – come a farci presagire ottime novità nel nuovo anno-, quelli cattivi, come il carbone, scuro e amaro residuo di un passato da dimenticare.

E siccome l’anno passato è davvero da dimenticare, ecco una breve selezione di prelibatezze da mettere nella benaugurale Calza della Befana 2021, ordinabili on line, anche in modalità last minute. Buona Lettura.

Calze e Calzini

Partiamo dalle basi, dalle Calze: colorate, divertenti, irriverenti. Se siete dei “Butchers di classe”, dimostratelo dai calzini, perchè la collezione dei ButcherBrothers, oltre ad essere acquistabile on line assieme ad altri incredibili prodotti che vanno dalle salse ai coltelli, dai rubs, ai grembiuli ai taglieri, è finalmente arrivata nelle migliori macellerie italiane.

Se siete a Roma li potrete trovare al Mercato di Piazza Epiro, presso La Bottega delle Carni dei fratelli Papalotti, lì dove la qualità della Carne fa rima con Eccellenza ed annovera selezioni che arrivano da tutto il mondo. Due fratelli, una passione condivisa, grande professionalità e sguardo fiducioso sempre rivolto al futuro che non manca di includere Calzini e Gadget a tema Butcher.

Per ordinare on line i calzini ButcherBrothers cliccate qui. Per andare a trovare i fratelli Papalotti raggiungete invece il Mercato di Piazza Epiro (San Giovanni – Roma) al Box 23 o contattateli allo 333 718 3015

Pasticceria Grué

Passione per l’arte pasticcera e amore per le cose fatte bene, la Pasticceria di Marta Boccanera e Felice Venanzi a Roma, in Viale Regina Margherita 95-99 è ormai da alcuni anni uno dei punti di riferimento dei golosi a Roma. Un successo e un gradimento presso il pubblico e gli esperti di settore che gli è valso numerosi riconoscimenti.

Per l’Epifania 2021 Marta e Felice hanno pensato di sfornare il loro CARBONE in due versioni:

  • Plumcake con agrumi e vaniglia ricoperto con glassa al cioccolato al latte e granella di nocciola con tanto di scopa della befana in pasta di zucchero;
  • Plumcake al cioccolato bianco e pistacchio, glassa cioccolato bianco e granella di pistacchio, con il cappello della befana in zucchero e praline con tanti differenti monorigine di cacao;
  • oltre ai pangrué, ai panettoni e pandori ben descritti qui!

Viale Regina Margherita, 95 – Roma | Aperto tutti i giorni 07:30 – 18:00 |Take Away 18:00 – 19:30 (Ven e Sab fino alle 20.00) |+39 06 841 2220 `www.gruepasticceria.it |Delivery: www.cosaporto.it/partner/grue/

Agust – Caffè in Edizione Limitata

E’ ancora possibile gustare tutto l’aroma di Caffè Agust Caffè in edizione limitata natalizia, che nasce dall’idea di creare una miscela che potesse accompagnare i dolci natalizi, in particolare il panettone.

Da qui la scelta di un 100% arabica d’altura, che di base rende la miscela sicuramente più dolce e delicata, con note floreali e agrumate come pompelmo e mandarino. L’acidità rimane bilanciata e perfetta per l’accompagnamento dei diversi dolci, il retrogusto è piacevole e persistente con una dolcezza che ricorda il miele. Come metodo di estrazione è stata scelta la moka non solo per la “facilità” e la “popolarità”, ma anche per il risultato finale, in quanto crediamo che possa esaltare al meglio le proprietà aromatiche di questo blend. 

La tostatura specifica per questo prodotto gioca un ruolo fondamentale, infatti il tenore medio-chiaro fa sì che le aromaticità estratte dalla moka possano svilupparsi al meglio per creare un profilo di tazza unico. È un prodotto che si “stacca” totalmente dai canoni tradizionali, che vogliono miscele di arabica e/o robusta tostate scure con le note amare più pronunciate. 

Il bello di una impresa che si definisce “artigiana”, nel senso più nobile del termine e cioè “artista nel lavoro”, è anche quello di avere delle connotazioni che si identificano con le persone che la conducono.

http://www.agust.it/ 030 231 0681 | Via Antonio Allegri, 125, 25124 Brescia BS

OLIVIERI 1882 – PANDORI, PANETTONI & BAULETTI

Non teme confronti il Pandoro di OLIVIERI 1882. Un pandoro capace di convincere e convertire anche i più tenaci difensori del Panettone, che pure è di gran pregio. Ma OLIVIERI ha dedicato cinque anni alla ricerca della perfezione per arrivare alla definizione perfetta del suo concetto di qualità. Una qualità che lo ha premiato con prestigiosi riconoscimenti e che ha deciso di distribuire con spedizioni in tutto il mondo.

La fortuna infatti vuole che non occorra arrivare a Vicenza, ad Arzignano per la precisione, per acquistare il pandoro o il panettone artigianale di Olivieri 1882, ma che si possano ordinare on line, assieme ad altre dolci ghiottonerie, ricevendo a casa prelibatezze fresche di forno.

Se invece preferite puntare sulla sorpresa e far recapitare un prodotto OLIVIERI 1882 all’Estero, grazie a un servizio espresso in 48 ore dall’ordine riuscirà a raggiungere amici e parenti lontani. Per conoscere tutta la linea dei Prodotti OLIVIERI 1882, tra pasticceria da forno, bauletti e Grandi lievitati delle Feste, Clicca qui! (Via Alberti, 13, 36071 Arzignano, VI)

Marron Glacés firmati Iginio Massari

Nasce una nuova e deliziosa selezione di Marron glacés grazie alla collaborazione tra il Maestro Iginio Massari e Agrimontana.  

La selezione speciale di Iginio Massari per Agrimontana include una scatola di marroni Piemonte, raccolti a mano e poi canditi e glassati dai pasticceri dell’azienda: un modo per celebrare il sodalizio tra la storica realtà cuneese, simboleggiata proprio dai marrons glacés, e l’alta pasticceria del maestro bresciano. Un regalo dolcissimo e veramente prezioso. Disponibile on line da 3 a 30 pezzi su Cosaporto cliccando QUI

Zafferano di FLO’

Lo Zafferano di Flo’ nasce a Matera, capitale europea della cultura 2019,da un’idea di Rossella Florence Maragno e Luca Miriello, due giovani imprenditori amanti della natura.

Nato come esperimento, è diventato ben presto una vera produzione, dove ogni anno con passione e amore.

I due ragazzi raccolgono e lavorano ogni pistillo con grande cura e attenzione. La ricercatezza del prodotto è data dal fatto che l’intero processo di lavorazione è fatto unicamente a mano. Non esiste infatti nessun macchinario in grado di imitare la raccolta dei fiori dal terreno o in grado di poter pulire i fiori. La soddisfazione viene ripagata quando la spezia viene assaggiata e apprezzata dagli ospiti del Resort “Villa Vittoria Country Resort”, dove la spezia viene coltivata e lavorata.

per ordini consultate la pagina facebook : villa vittoria country resort o scrivete all’email: zafferanodiflo@gmail.com

CALZE “SPECIALTY”

DIVINO – IL CIOCCOLATO DEGLI DEI

DIVINO è una cioccolateria “bean to bar” che trasforma artigianalmente le fave di cacao provenienti dall’America in squisite cioccolate aromatiche, esaltandone le peculiarità e seguendo rigorosi procedimenti di lavorazione.

Da DIVINO l’ispirazione parte da lontano, dalla terra degli Atzechi e dei Maya, ed approda sulle sponde dell’Agro Romano, ad Aprilia, dove prende forma questa realtà cioccolatiera di rara dedizione, che vuole omaggiare il cibo degli dei e distribuirne le poco note ricchezze tra i comuni mortali.

Acquisto Obbligato per i fanatici del Cioccolato Artigianale, quello Etico e Appassionato. Valerio Esposito, maestro gelatiere di fama nazionale con all’attivo importanti riconoscimenti, e la sua compagna Jennifer Boero hanno creato questo luogo per raccontare la propria visione sul cioccolato. E siccome, come diceva Richard Bach “Nessun luogo è lontano”, senza arrivare ad Aprilia potrete ordinare il vostro super cioccolato da Calza, QUI o Chiamateli allo 348 696 0986.

Divino – Il cioccolato degli dei Via dei Lauri, 57 – 04011 Aprilia (LT) Lunedì – venerdì dalle 09,00 alle 13,00 e dalle 15,30 alle 20,00 Sabato e domenica – dalle 09,00 alle 13,00 #divinocioccolato #beantobar

TOMASSI COFFEE

Se la vostra passione è il caffè, questo è l’indirizzo giusto per capire quanti mondi nasconda questa piccola parola. In un Paese dove l’abitudine è quella di bere un espresso al bancone del Bar, la famiglia Tomassi vuole inceve veicolare cultura “alta” del caffè che si perde nella notte dei tempi in Etiopia e qui si dedica a diverse modalità di estrazione: dal coldbrew al sifone, dalla french press all’honeyprocess. Creazioni specialty con diverse monorigini che arrivano da Etiopia, Kenya, Colombia, Brasile, Tanzania, Rwanda, China, Messico, Guatemala, Burundi e altri paesi specializzati.

Un’etica del lavoro che non prescinde da tematiche come la tracciabilità e la sostenibilità, palesate non solo nella fase di tostatura ma valorizzate anche nell’etichettamento. Infatti, di ogni miscela vengono forniti tutti i possibili dettagli: dalla fattoria alla varietà, dal tipo di lavorazione all’altitudine della piantagione, dalla provenienza alla città, dalla tostatura ai sentori. Per ordinare il Vostro Specialty Coffee da mettere in calza e varcare le soglie di un nuovo mondo del caffè, cliccate QUI!

Tomassi Coffee – Torrefazione Artigianale – Via G. Verdi, 24 – Aprilia (LT) info@tomassicoffee.com / Mobile +393343323162

OPICIFIO 77

Cocktail artigianali pronti da bere, bisogna solo aggiungere il ghiaccio.

Dalla scelta dei liquori di base alla macerazione di erbe, frutta e spezie, dalle tecniche di ossidazione allo studio delle tempistiche: ogni fase è messa a punto alla perfezione e tutto è mescolato insieme dalla maestria di Alessandro, giovane mixologist Toscano.

In vendita on line cocktail pronti da bere confezionati in eleganti bottiglie di vetro in formato monodose, tipo il Negroni piccante al rosmarino e peperoncino o il Martini Dry Olive e Limone (formato da 100 ml, 6,90 euro).

In vendita anche la confezione regalo da cinque cocktail. Per Ordinare on line i formati da 700ml, Monodose o Box, cliccate QUI.

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E’ la nuova frontiera dell’Ospitalità, si chiama “Staycation” è il nuovo trend del momento, nonchè un nuovo modo di concendersi una vacanza in questo strano tempo e l’opportunità di un Capodanno memorabile.

Niente aerei, treni o destinazioni lontane, le Staycation romane offrono la possibilità di pernottare in luoghi da favola e di godere di cucine straordinarie, pantagruelici cenoni e prime colazioni da sogno.

Un’occasione da cogliere al volo per vivere nuove lussuose avventure riscoprendo Roma con altri occhi e la sua autenticità fatta di piccole meraviglie in 5 indirizzi.

Capodanno Staycation

Rome Cavalieri – A Waldorf Astoria Hotel

Un panorama unico della Città Eterna si apre alla vista degli ospiti di uno degli alberghi più belli della Capitale. Tempio della gastronomia internazionale, sotto la guida di Heinz Beck è divenuto un tempio della gastronomia internazionale, storicamente primo ed ancora oggi unico tre stelle della capitale.

Per questo Capodanno i festeggiamenti saranno assolutamente atipici, e per brindare come a casa e in tutta sicurezza e allegria il Rome Cavalieri propone il Soggiorno di Capodanno, che prevede pernottamento e cena in camera, così da avere il massimo comfort in sicurezza.

Un menu sontuoso che prevede la Terrina di Rombo e Salmone, con Caviale Calvisius e Salsa Di Panna Acida, i Tortelli Di Verdure Con Ragù Di Capriolo, i secondi di Astice e Vitello, ovviamente il Gran Dessert di San Silvestro del Pastry Chef Dario Nuti. Immancabile il brindisi di mezzanotte con cotechino e lenticchie.

E per chi volesse festeggiare a casa propria, lo stesso menu è disponibile nella versione Take Away. Basta prenotarsi per avere la medesima qualità a domicilio. Inoltre, per salutare il 2021, il 1° gennaio si ripete il rito del Brunch del Nuovo Anno, con le pietanze tradizionali benauguranti, foriere di allegria e calore in perfetto stile “Hygge”.

La Pergola e L’Uliveto – Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel, via Alberto Cadlolo 101, Roma. Tel. 06 35091. Sito.

Hassler e Trinità dei Monti

Accogliere il nuovo anno nel lusso a 5 stelle a Trinità dei Monti. Parliamo dell’Hassler, uno dei luoghi più suggestivi, panoramici e ipnotici di tutta Roma. Sarà per questo che le formule che propongono incantano.

Camera Deluxe a € 1.220; Camera Gran Deluxe a € 1.320; Junior Suite a € 1.420 e Classic Suite a € 1.720, e comprendono:

  • 1 notte nella categoria di camera prescelta;
  • Prima Colazione completa servita presso uno dei nostri ristoranti;
  • Una bottiglia di Champagne e dolce sorpresa in camera all’arrivo;
  • Cenone di Capodanno per due persone servito in camera.

Atmosfere raffinate, l’incomparabile stile delle camere, la vista unica, la grande cucina di Chef Andrea Antonini renderanno splendido l’inizio di questo 2021.

Un pacchetto davvero allettante per chi voglia trascorrere festività indimenticabili e risvegliarsi nella grande bellezza della Città Eterna.

Hotel Hassler. Piazza della Trinità dei Monti, 6, Roma. Tel. 06 699340. Sito

Mirabelle – Splendid Royale

Una mini vacanza per i romani a un passo da casa, che prevede una cena degustazione e un pernottamento presso le lussuose camere dell’hotel Splendide Royale, appena ristrutturate secondo un mood arioso e contemporaneo, tra la suggestiva Via Veneto e i bei giardini di Villa Medici e Villa Borghese.

La fiabesca esperienza da Mille e una notte è ideata da Roberto Naldi – proprietario della lussuosa catena alberghiera Roberto Naldi Collection – per l’Hotel Splendide Royal, con la complicità di Luca Costanzi, food & beverage manager del Mirabelle e Chef Stefano Marzetti.

Nelle giornate del 28-29-30 dicembre sarà ancora possibile richiedere la staycation classica: cena al ristorante con pernottamento (300 euro a coppia bevande escluse), un servizio che sarà prorogato fino al 30 gennaio! Per i romani che volessero concedersi una mini vacanza a un passo da casa, in occasione dell’ultimo giorno dell’anno ci sono due pacchetti: il primo prevede un soggiorno di 2 notti (30-31 dicembre) al costo di 1400 euro a coppia con menu alla carta servito al ristorante la prima sera e menu degustazione con room service per la sera del 31 dicembre. Nel secondo caso si può decidere di acquistare solo la staycation di Capodanno e pernottare esclusivamente la sera del 31 dicembre al costo di 1200 euro a coppia. Chiusi dall’1 al 6 gennaio.

Questa formula permetterà ai clienti dell’hotel di scoprire e assaggiare lo straordinario percorso degustazione che lo chef Stefano Marzetti ha appositamente ideato per celebrare il passaggio dal 2020 al 2021: Gamberi rossi ai cereali con insalatina di guacamole e con l’Uovo a 65° con spuma di parmigiano affumicato e tartufo bianco d’Alba. All’insegna della tradizione saranno i Cappellotti con patate, astice blu, zucchine romane e vongole veraci e la Spigola servita con purea di castagne e salsa di mandarini piccanti. A rinfrescare il palato arriverà poi il Sorbetto Cassis e dadolata di mela verde seguito dal Vitello da latte cotto a bassa temperatura servito con yucca, uvetta, pinoli e radicchio brasato. Per conferire dolcezza alla serata ci saranno poi il Cremoso di cioccolato bianco e frutto della passione con crumble al cacao e sorbetto di mango insieme a caffè e petit four. Dopo la Mezzanotte verranno servite le beneaugurali Lenticchie di Castelluccio, con cotechino di Modena e acini d’uva.

Mirabelle – Hotel Splendide RoyalVia di Porta Pinciana, 14 – 00187 Roma – Telefono: +39 06 42168838 – Sito

Hotel Eden

Hotel Eden vanta una ricca storia e tradizione, nonché una posizione prestigiosa nel cuore di Roma. Pur essendo già considerato uno dei migliori hotel al mondo, la ristrutturazione ha dato nuova vita alla proprietà, aprendo un nuovo importante capitolo. Il nostro obiettivo è creare una struttura d’eccellenza che continui ad attirare e sorprendere, con un’impeccabile accoglienza italiana, sia i sofisticati viaggiatori internazionali che l’elegante clientela locale romana”.

Così mentre Luca Virgilio, Direttore Generale, descrive questa struttura ai margini di Villa Borghese con vista sul verde e sulle Cupole di Roma, per la notte del 31 dicembre (check in 31/check out 1) Chef Fabio Cirevo, dal suo Ristorante Stellato “il Giardino”, propone il pacchetto “Festive Staycation” comprensivo di cena di Capodanno servita in camera. Il costo di partenza è di 960€ per due persone.

La Terrazza e Il Giardino Ristorante – Hotel Eden, via Ludovisi 49, Roma. Tel. 06 478121. Sito

47 Boutique Hotel Roma

Uno straordinario luogo del gusto, incastonato tra la Bocca della Verità e il Foro Boario che racconta una Roma che sa di “Vacanze romane”, anche d’inverno.

La struttura, immersa in un museo a cielo aperto attraverso i secoli, è gestita da Luca Nicolotti, che ha voluto per essa un design moderno e particolare. Per arricchire la sua idea di cucina ha scelto Chef Antonio Gentile, che con il suo estro mediterraneo e la sua grande capacità, regala ulteriori emozioni alla bella cartolina capitolina.

La proposta del 47 Boutique Hotel Roma è quella di una Staycation al prezzo di 320 euro per tutto il periodo natalizio e per tutte le categorie di camera comprese nell’offerta. Il pacchetto prevede un drink di benvenuto, un soggiorno in una camera con vista (per le camere del 5° piano a disposizione anche le terrazze private), la colazione in camera e un menù gourmet per due persone. 

Per Capodanno il menù è studiato in modo che il cameriere debba entrare in camera solo un paio di volte: mini buffet di antipasti con Spugna al prezzemolo, burro e alici, Prosciutto d’anatra, Misticanza e crema al parmigiano, Salmone marinato, maionese al wasabi e mela verde, Mozzarella in carrozza, dressing alle alici e pomodoro secco, Scarpetta di ragù napoletano; a seguire, Crespella ripiena di carciofi e gamberi rossi, mentuccia e salsa di mozzarella di bufala, Rombo al forno, bieta, olive e salsa alle acciughe; infine, Panettone 47 e piccola pasticceria.

47 Boutique Hotel Roma. Via Luigi Petroselli, 47, Roma. Tel. 06 6787816. Sito.

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Profumi di buono e grandi atmosfere a casa propria anche e soprattutto a Capodanno. La Capitale si scatena e moltiplica le offerte tra raffinate Box, pantagruelici menu degustazione, staycation e indimenticabili risvegli su Roma.

Proposte tradizionali, innovative, suggestioni francesi, emozioni fusion e sorprese gluten free, tutte a portata di click per celebrare l’arrivo del 2021 con tutti gli onori e dare finalmente l’addio al 2020.

Capodanno Alternativo

Le Carré Français 

Le Carrè Français presenta il menu di Capodanno per il delivery e il take away: i piatti tipici della tradizione francese accompagneranno i festeggiamenti di molti romani per l’ultimo dell’anno.

Il menu, ideato dalla chef Letizia Tognelli e consegnato in un raffinato box firmata “Le Carré Français”, dovrà essere prenotato entro le ore 12 del 30 dicembre e ritirato con il servizio take away fino alle ore 17:30 del 31 dicembre. Potrà anche essere consegnato a casa, grazie alla formula delivery, entro le ore 16 dello stesso giorno.

Al suo interno, come starter, troverete un’ Amuse bouche, una Tarte di mele e foie gras; per l’Antipasto si sceglie tra Uova di quaglia, porcini, polenta e tartufo oppure Mousse di baccalà, carciofi e cracker ai pomodori secchi; come Piatto principale si può ordinare Tacchino farcito con castagne e riduzione di foie gras con patate montate al tartufo o Astice all’Armoricaine; si passa poi al pre dessert con Formaggi e pani speciali; per Dolce, infine, c’è la Galette de Rois o la Pavlova ai frutti rossi. Il costo totale è di 90 euro (bevande escluse) ed è applicato con un ordine minimo di due persone.


Info: Delivery con consegna fino alle ore 16 del 31/12 prenotando entro le ore 12 del 30/12 – Take away fino alle ore 17:30 del 31/12 prenotando entro le ore 12 del 30/12. 

La Dispensa dei Mellini

La Dispensa dei Mellini e la sua chef Susanna Sipione presentano la sua proposta per il menù d’asporto di Capodanno all’insegna della tradizione e della buona tavola romana.

Piatti preparati con amore, cucinati con la passione di una volta e con quell’attenzione ai dettagli tipica delle feste per gustare in questi giorni di feste delle specialità che se da un lato guardano ai classici sapori della storia enogastronomica romana e regionale, dall’altra propongono il brio e la sorpresa di un mondo di gusti e aromi tutti da scoprire. Materie prime d’eccellenza, vini pregiati per momenti di vera felicità.

Il Capodanno de la Dispensa (42 euro pp) / Ti regalo la Dispensa: il cesto delle feste (48 euro)

Il Capodanno de La Dispensa – Antipasti: Selezione di patè e salse home made (melanzane affumicate e scalogno / lenticchie, zenzero e curry / peperoni dolci e piccanti e noci / salmone e aneto / mediterraneo con carciofi), Crocchette di polpo e patate, maionese alla ‘nduja, La spuntatura (marinata da arrostire in foglia); con composta alle mele e cipolle in agrodolce, Primi Piatti: Ravioloni fatti in casa alla barbabietola rossa, ripieni di ricotta e pere, pesto di radicchio, oppure Lasagne al ragout di scottona e cardoncelli, besciamella e parmigiano, oppure Tonnarelli al sugo di astice (minimo 4 pax); Secondo: Lonza arrosto, guanciale dei castelli romani, salsa al vino rosso e prugne, patate al forno; Cotechino artigianale con le lenticchie; Dessert: Rotolo morbido al tiramisù’, castagne e cioccolato fondente 

Per info e prenotazione: 333 2941675 | Lungotevere dei Mellini 31

I Vitelloni

L’offerta gastronomica è ampia e basata sulla cultura e tradizione italiana con prodotti di altissima qualità per questa insegna di San Giovanni con alle spalle venti anni di attività: il fiore all’occhiello è la scelta gluten free, presente nella maggior parte dei piatti compresa la pasticceria, anche per Capodanno. In cucina lo chef Alessandro Bianchi si destreggia tra primi tradizionali
accostamenti più ricercati, le fettuccine di cacao con carciofi e guanciale rappresentano l’anima di questo nuovo concept: tradizione, romanità e un pizzico di estro. Le carni sono accuratamente selezionate e cotte alla brace su legno di quercia e leccio come i burger di Pollo, Manzo, Angus, Chianina e Seitan, una scelta di altissimo livello e di origine controllata e certificata.

Ultime ore utili per prenotare il cenone di Capodanno de I Vitelloni allo 06/708.1150 | www.ivitelloni.it

La Danesina – fatto in Casa

Materie prime freschissime e stagionali piatti che, tra scarpette e aromi del ricordo, raccontano una storia che parla di famiglia, di pasta stesa a mano e profumi di arrosti e fritture. Aperto più di venti anni fa, Annalisa Polo e Roberto Tomasini, ancora oggi fanno le farebbero a casa loro. Qui la cucina è sincera, autentica, non è elaborata ma ha il gusto di quella fatta a casa a regola d’arte.

“La Danesina – fatto in Casa” presenta un menù di Capodanno da asporto pensato come un viaggio nella memoria tra i ricordi della Roma di una volta e la voglia di stringersi insieme in un abbraccio che non possiamo dare. Costo Euro 50 per persona / min 4 persone

Antipasti: Polpettina di melanzane con pachino confit; Filetto di baccalà; Carciofo alla romana; Piccola selezione di salumi nostrani con bufala, puntarelle alla romana; Primi a scelta tra: Cannelloni ricotta pistacchi e speck in salsa di zucca, Tortellini fatti in casa in brodo di cappone; Strozzapreti agnello e carciofi; Secondo a scelta: Costine di abbacchio panato con puntarelle; Arrosto di vitella alle castagne in salsa di zucca con purè; Cacciatora di pollo alla romana con patate al forno; Dolce: Cheesecake al pistacchio e cioccolato bianco; Pandoro con fonduta di cioccolato; Cortesia di cotechino con le lenticchie per la mezzanotte e bottiglia di prosecco; Euro 50 per persona min 4 persone

Jacopa

Il Cenone di Capodanno firmato chef Piero Drago, arriverà direttamente a casa vostra oppure sarà possibile passarlo a ritirare direttamente al ristorante del rione Trastevere nella quiete dell’hotel San Francesco, di proprietà di Daniele Frontoni. Per info e prenotazioni  06 580 9075

Antico Forno Roscioli

Il menu di Capodanno dell’Antico Forno Roscioli propone un ampio quanto goloso ventaglio di piatti prelibati fra cui scegliere per imbandire il bachetto di fine o inizio anno.

Mentre i piatti saranno tutti preparati nelle cucine del Forno di Via dei Chiavari di Pierluigi Roscioli e per questo ai menu sarà possibile aggiungere pane, pizza, dolci della tradizione e grandi lievitati delle feste.


info e prenotazioni chiamare al forno 06.6864045 inviare un messaggio al numero 351.6439958. Per chi invece è interessato al PANETTONE GASTRONOMICO è possibile ordinarlo direttamente da Roscioli Caffè chiamando il numero 06 89165330 o mandando una mail a info@rosciolicaffe.it

Capodanno Gourmet

Glass Hostaria

Il menu ideato dalla Chef Cristina Bowerman per Capodanno prevede: aperitivo con burro Occelli e alici di Cetara, salmone affumicato, verdure sottolio e giardiniera, blinis con caviale Amur (30 gr), cialde di riso Artemide soffiato e chutney di mango; poi Astice, cocco e curry verde, zucca e cracker di zafferano, gnocchetti con bagnacauda all’aglio nero, ricci di mare ed edamame, pasticcio di ravioli del plin con Grana Padano DOP, collo di maiale Mora Romagnola, albicocca e topinambur, riserva Occelli con frutta secca e Grappa di moscato. Infine il portaforuna con assaggio di lenticchie e cotechino per la mezzanotte, panettone artigianale, piccola pasticceria, due tipologie di pane (integrale e di mais nero), una bottiglia di Franciacorta Berlucchi Nature.

Con il menu arriveranno a casa anche un mazzo di fiori, 1 libro della Chef con dedica personalizzata, il menu stampato e un aperitivo offerto alla prima visita da Glass. L’ordine minimo è per 2 persone;Per Maggiori informazioni clicca qui.  Tel. 06 5833 5903

Hotel Eden

L’Executive Chef di Hotel Eden Fabio Ciervo ha pensato a un menù la cui cottura si completa a casa così composto: Antipasto dello chef Fabio Ciervo, Consommé di pollo gelatinato, Raviolo di baccalà e radicchio tardivo, Filetto di rombo in crosta di mandorla con spugnole, Filetto di vitello, tartufo nero e millefoglie di patate, Assoluto di mandorla e Delizie di Capodanno

  • Per una persona il costo è di 185€, inclusa una bottiglia di Moet & Chandon Imperial Brut (375 ml).
  • Per due persone il costo è di 370 €, inclusa una bottiglia di Veuve Cliquot Ponsardin Brut, Reims (750 ml).

Per effettuare l’ordine si può contattare tramite telefono lo 06 47812761 o tramite mail l’indirizzo giardino.HER@dorchestercollection.com
Il delivery è disponibile sia da parte di Hotel Eden, con un costo aggiuntivo di 15€ (raggiunge il centro storico – esclusi Trastevere e Monti – e le zone San Pietro / Prati / Parioli) sia su Cosaporto, il primo High Quality Delivery d’Italia, che copre tutte le zone.

Taki – Ristorante Giapponese

I meno tradizionalisti potranno scegliere un Capodanno che racchiude usanze e tradizioni enogastronomiche del Sol Levante. Nel quartiere romano di Prati, infatti, Taki è un ristorante giapponese di cucina autentica e tradizionale con attenzione particolare ai sushi e sashimi. I patron Yukari e Onorio Vitti per la cenone del 31 dicembre e il pranzo del 1 gennaio propongono il loro menu à la carte da cui scegliere piatti caldi e freddi della cucina.

TAKI vuole fare vivere ai suoi ospiti un momento di serenità, un’esperienza immersiva e originale nella cultura giapponese partendo proprio dal cibo. Nel menu ci sono piatti tradizionali con qualche eccezione fusion. Si parte con le entrée giapponesi: Riso bianco, Edamame o Misushiro (zuppa di miso); ancora, Tartare di salmone, tonno e pesce bianco e i carpacci. Immancabile il Sushi con il Sashimi, i Nighiri, gli Hosomaki,gli Oshizushi, i Gunkan e i Temaki, e ancora i Gyoza e il Ramen. Tra i signature il Ghindara Saikyoyaki, un merluzzo nero marinato con saikyo miso, proveniente da Kyoto, cotto poi a bassa temperatura e richiede una lunga preparazione.

Dal menu si potranno scegliere, in formula take away o delivery, i migliori signature di Taki da ordinare in modalità d’asporto o con la consegna a domicilio su Kiwi Five (entro tutto il raccordo), poi Deliveroo e Just Eat.

Taki ristorante giapponese; Telefono: 06 320 1750; Sito web: https://taki.it/ | photocredits Alberto Blasetti / www.albertoblasetti.com

Ristorante Gli Ulivi

Menù di Capodanno “Gli Ulivi” per festeggiare la fine di questo 2020 e portare a casa il piacere di una cucina pensata in salotto, quello di gran gusto di Via Luigi Luciani 23, zona Parioli. Potrete prenotare il menù per la cena del 31 e persino quello per il pranzo del 1 Gennaio 2021. Info e prenotazioni 0632600301

Ceviche di sugarello con lime, peperoncino, coriandolo, cetriolo e cipolla rossa, Insalata di mare scomposta, Calamari, seppie, polpo, gamberi, cozze, vongole, cannolicchi, scampi e verdure, Candele farcite di baccalà, ricotta di bufala e uova di salmone, Salmone marinato al miso cotto al forno con  Nasi Goreng di riso basmati, Calamari ripieni e lenticchie croccanti | Euro €75 pp

Osteria Fernanda

Osteria Fernanda Roma

Per il menu di Capodanno, Osteria Fernanda propone un percorso sia d’asporto che con la consegna a domicilio al prezzo di 95 euro, da ordinare tanto per il 31 Dicembre che per il 1 Gennaio. Un percorso completo di pesce e di carne con ben 10 portate dai finger food d’ingresso alla zuppa inglese per concludere. Il menu intero lo trovate a questo link. Prezzo: 95 euro, info e prenotazioni Tel. 06 5894333. 

L’Uliveto – Rome Cavalieri

Accomodatevi a tavola, stappate il vostro vino preferito e godetevi la deliziosa cena take away pensata dallo Chef Fabio Boschero e dalla sua squadra del Ristorante “Uliveto” per celebrare questo Capodanno 2021. Il menu ispirato alla filosofia ‘hygge’, con il suo avvolgente senso di convivialità, familiarità e buon cibo, ricrea una calorosa atmosfera per arricchire la vostra tavola a casa per Voi e per i nostri ospiti, o nel comfort di una camera da sogno o suite.

3 1 D I C E M B R E
C E N O N E D I S A N S I LV E S T R O
A N T I PA STO
Terrina di rombo e salmone, caviale Calvisius e salsa di panna acida
PRIMO
Tortelli di verdure con ragù di capriolo
SECONDO
Astice e filetto di vitello con salsa affumicata servito con millefoglie di patate e asparagi
DOLCE
Dolce di San Silvestro con litchi, lampone e champagne
LENTICCHIE E COTECHINO
Vini selezionati dal nostro Sommelier
Euro 180,00 a persona (bevande incluse)
Servito esclusivamente come Servizio in Camera

1 ° G E N N A I O
PRANZO DI CAPODANNO
A N T I PA ST I D E L LO C H E F
Roastbeef di pesce spada con salsa di uva passa, olive, pinoli e capperi
Tartare di fassona con giardiniera di verdure in agrodolce
Insalata di funghi di bosco e mazzancolle scottata
Carciofi ripieni alla siciliana
Ostrica al vapore nella sua gelatina
Terrina di faraona e tartufo
PRIMO
Lasagna con funghi, zucca e pancetta
SECONDO
Salmone al forno e verdure miste
Maialino rosticciato e purè di pastinaca
LENTICCHIE E COTECHINO
DOLCE
Profiteroles di arachidi
Tartelletta frutti di bosco e meringa
Cheesecake speziato agli agrumi
Assoluto al cioccolato
Euro 75,00 a persona (bevande escluse)
Take-away dalle 11.00 alle 13.30

Per ordinare i Menù Take Away creati da Chef Fabio Boschero per Natale e Capodanno vi preghiamo di contattare (06) 3509 2145 o scrivere a ROMHI.FB@waldorfastoria.com | Gli ospiti dell’albergo possono scoprire i Menù Natale e Capodanno serviti al Tiepolo Lounge, Uliveto Restaurant e Room Service.

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La questione legata alle festività natalizie è molto più ampia, molto più nodosa, molto più complessa del percepito. Quello che per il settore della ristorazione è sempre stato il periodo “dei grandi incassi” e che in questo anno particolarmente magro stava assumendo i contorni di una salvezza e/o sicuramente di una parentesi sulla quale avevano puntato in molti per riossigenare le proprie realtà, si profila essere una lotta (buona) al Delivery.

La ristorazione dell’Italia delle Feste 2020 si piega così nuovamente alle prioritarie esigenze/emergenze sanitarie; rimodula la propria offerta e si organizza nell’allettante variegata proposta natalizia che annovera sontuosi menu e luculliani pasti, rigorosamente in modalità Delivery e Take Away, per onorare la tavola casalinga gratificando mente e corpo nell’unica terra senza maschere.

ROMA

ALFREDO ALLA SCROFA – CENTRO STORICO

Le tradizioni vanno celebrate con stile: ecco perché Alfredo alla Scrofa e il suo Chef Mirko Moglioni, hanno ideato uno speciale menu disponibile sia da asporto sia con consegna a domicilio in tutta Roma, per l’intero periodo delle Feste!Una carta dedicata ai sapori della tradizione, con i grandi classici di Natale firmati Alfredo alla Scrofa, il Box per preparare le mitiche fettuccine a casa propria e il Cesto delle meraviglie. Per il Menu delle Feste per l’Asporto e la Consegna a domicilio cliccate su www.alfredoallascrofa.com/menufeste; Per ordinazioni, 06.68806163 / Via della Scrofa 104, Roma

Ristorante Livello 1 – Eur

La Vigilia di Natale la cena di pesce è un must. Se non siete abili in materia tanto meglio affidarsi alla competenza di Mirko di Mattia che propone un un menu rigorosamente a base di mare in zona Eur. Selezione di antipasti crudi e cotti, un primo, due secondi e un dolce: il 24 dicembre (ma anche il 26 e il 31) i romani potranno scegliere alla carta tra 4 antipasti, 4 primi, 4 secondi e 4 dolci, oppure optare per un menu degustazione pensato per le festività. Via Duccio di Buoninsegna, 23 /25 – EUR- Roma Info e prenotazioni: 06 5033999

TAVERNA CESTIA – PIRAMIDE

Tre generazioni di ristoratori, la stessa passione nel ricerca e nell’offrire il meglio. Un indirizzo solido, solido come la Piramide Cestia proprio di fronte; un porto sicuro per chi ama e ricerca la gratificazione del sapore e della cucina romana, della porzione e del contenuto oltre la forma. Anche Taverna Cestia si fa Delivery per queste strane feste targate 2020 e, con la stessa cura che mette ogni giorno nella sua offerta alla carta tra spesa di mercato, pesce fresco e forno a legna, inquadra un menu take away che potete prenotare fino alle 18 del 23 Dicembre, sia per la cena della Vigilia sia per il pranzo di Natale.

Viale della Piramide Cestia, 65 00157 Roma, Lazio / 06 574 3754

CHINAPPI

Il ristorante di pesce della famiglia Chinappi, famoso per i crudi, una materia prima eccellente e la vasta selezione di etichette e bollicine, sarà aperto a pranzo il 24, il 25 e il 26 dicembre con un menu di gala, e anche il 31 dicembre e il 1 gennaio sempre con un menu dedicato. Possibilità di asporto e delivery degli interi menu per gustarli comodamente a casa. Per la cena del 24 Stefano Chinappi ha pensato a: Gamberi gobetti al moscato di Terracina, Baccalà scottato su crema di porri e scarola, Paccheri con scampi di Ponza; Calamaro ripieno con cavolo nero, Ricciola grigliata con verza e fagioli e Pastiera a €80

IL PAGLIACCIO (2 stelle Michelin) – Centro Storico

Il Pagliaccio di Roma (2 stelle Michelin) porterà bellezza e bontà a casa grazie alla Home Experience Box pensate per due persone e che sono disponibili nella versione “La Vigilia di Natale” e “Il Pranzo di Natale”, il primo a tema di mare, il secondo gioca sul tema della tradizione con Pasta al forno con ragù di cinghiale e la Guancia di vitello brasata, polenta, funghi e tartufo.

Lo chef Anthony Genovese ha già messo a punto anche la box dedicata al Cenone di Capodanno che punta tutto su un grande piatto “Coscia d’anatra, battuto di datteri, agrumi e radicchio”. Tutte le Home Experience Box saranno accompagnate da una bottiglia di Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2008.

Vi ricordiamo che le Home Experience Box by Anthony Genovese per il 24 e 25 Dicembre sono prenotabili solamente entro la giornata di oggi 22 dicembre 2020. Le Box per il Veglione dell’ultimo dell’anno saranno invece disponibili fino al prossimo 30 Dicembre!Info, menu e prenotazioni > https://www.ristoranteilpagliaccio.com/home-experience/

PROVINCIA

Le Ghiottonerie del Moro – Civita Castellana (VT)

Leonardo Morelli è un giovane appassionato Chef che ha preso con grinta le redini della Gastronomia d’asporto e Pizzeria di Famiglia trasformandolo in un concetto diverso, in un ristorante informale con i piedi ben piantati nella tradizione e con lo sguardo rivolto al futuro, che utilizza metodi di cottura classici e innovativi facendo della qualità e della precisione il proprio credo.

Per le feste hanno ideato un menu pronto per essere ordinato che suona così: Antipasto Salmone marinato, Borragine ripiena, Alici e mozzarella, Insalata di polpo e patate, Polipetti in umido; Primo: Strozzapreti alla pescetora; Secondo: Calamari ripieni Baccalà alla Romelia || per il 25: Antipasto – Involtini caldi di melanzane; Carciofi fritti; Coratella; Lasagnetta carciofi e salsiccia; Agnello fritto; Faraona alla leccarda e Carciofo alla romana. Viale Repubblica, 100, 01033 Civita Castellana VT – Tel: 0761 513314

Sora Maria e Arcangelo – Olevano Romano (RM)

L’insegna e nota quanto la fama di Giovanni Milana, istrionico solido chef che non sbaglia un colpo sia nelle sue espressioni tradizionali sia nelle sue intuizioni creative, dimensioni entrambe accumunate dalla ricerca della qualità senza compromessi. I menu per le feste potete ancora comporlo, ordinarlo e ritirarlo, perfino i “celebri cannelloni”, solo da mettere in forno.
PER INFORMAZIONI CHIAMARE 069564043 CELL.3488953604

La Scialuppa da Salvatore – Fregene (RM)

Il Natale a Fregene ha il sapore del mare, sia il 24 sia il 25. Se siete amanti delle tavole marine e avete voglia di doppiare la vigilia, chef Fabio di Vilio ha pensato ad un menu da prendere all’amo. Info : +39.0666560002 – +39.3291688331 • 

Osteria dell’Orologio – Fiumicino

Il 𝗺𝗲𝗻𝘂̀ 𝗱’𝗮𝘀𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼 firmato dallo #chefMarco Claroni e dai ragazzi de L’Osteria dell’Orologio è pronto e 𝗱𝗶𝘀𝗽𝗼𝗻𝗶𝗹𝗲, 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝗱𝗮 𝗹𝘂𝗻𝗲𝗱𝗶̀ 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗱𝗼𝗺𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮, 7 giorni su 7. 𝗖𝗵𝗶𝗮𝗺𝗮te 𝗶𝗹 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗽𝗿𝗲𝗰𝗲𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲, fate la tua scelta, 𝗿𝗶𝘁𝗶𝗿𝗮te 𝗮𝗹 𝗿𝗶𝘀𝘁𝗼𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲 “𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗱𝘂𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗳𝗲𝘀𝘁𝗮” e provate l’estro e la saggezza gastronomica di una cucina di pesce e le gioie della norcineria marina messe a punto dello Chef. Per info e prenotazioni 06 65 05 251 | 347 51 79 051|osteriadellorologio@gmail.com

Ristorante BELVEDERE dal 1933 – Frascati (RM)

Mani capaci e appassionate quelle Alain e Nelson Rosica. Con tutto il loro team, propongono ogni giorno una cucina contemporanea ma attenta alla tradizione con una cura maniacale per le materie prime utilizzate e in gran parte a km 0. Per Natale un menu speciale, scopriamo quale. Info: 351 7722207

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Il Consiglio dei Ministri, riunitosi venerdì 18 dicembre 2020 a Palazzo Chigi sotto la presidenza di Giuseppe Conte, ha fissato nel nuovo “Decreto Natale” sia restrizioni più severe per gli italiani nel periodo delle festività, sia, al fine di sostenere gli operatori dei settori economici interessati dalle nuove misure di contenimento, nuovi contributi a fondo perduto. Capiamo insieme quali e quali siano i codici ammessi. A chi è rivolto, a quanto ammonta il ristoro e come averlo.

Il periodo delle festività natalizie subisce le conseguenze di una pandemia che non accenna a rallentare. Un nuovo decreto legge, nuove misure costrittive, chiusura pressoché totale delle attività economiche e della ristorazione, per questo nostro settore, già minato dalla pandemia, sono previsti nuovi ristori.

Oltre a dividere l’Italia in zona rossa e arancione a seconda dei giorni festivi, prefestivi e non (qui trovate la sintesi di tutte le misure pubblicate in Gazzetta Ufficiale, dagli spostamenti alle attività che chiudono), il Governo prevede anche in questo caso un contributo a fondo perduto da destinare all’attività dei servizi di ristorazione costrette alla chiusura a causa del decreto.

Al fine di sostenere gli operatori dei settori economici interessati dalle misure restrittive, viene riconosciuto un contributo a fondo perduto nel limite massimo di 455 milioni di euro per l’anno 2020 e di 190 milioni di euro per il 2021.

Contributo a fondo perduto, a chi spetta

A chi? A favore dei soggetti che, alla data di entrata in vigore, cioè al 19 dicembre 2020, hanno la partita IVA attiva e dichiarano di svolgere come attività prevalente una di quelle riferite ai codici ATECO previsti nel decreto stesso (l’elenco lo trovate al fondo dell’articolo).

Spetta esclusivamente a chi ha già beneficiato del contributo a fondo perduto previsto nel decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, che non abbia restituito il ristoro. Inoltre, il contributo non spetta ai soggetti che hanno attivato la partita IVA a partire dal 1° dicembre 2020.

A quanto ammonta il ristoro e come averlo

Il ristoro è corrisposto direttamente dall’Agenzia delle entrate mediante accredito diretto sul conto corrente bancario o postale sul quale è stato erogato il precedente contributo.

L’ammontare del ristoro è pari al contributo già erogato in precedenza. In ogni caso, l’importo del contributo non può essere superiore a 150mila euro.

Ai fini dell’immediata attuazione delle disposizioni, il Ministero dell’economia e delle finanze, dove necessario, può disporre il ricorso ad anticipazioni di tesoreria, la cui regolarizzazione è effettuata con l’emissione di ordini di pagamento sui pertinenti capitoli di spesa.

I codici ATECO ammessi ai ristori

codici ATECO ammessi ai ristori sono quelli afferenti al numero 56 e relativi alle attività dei servizi di ristorazione, e più specificatamente:

  • 561011: ristorazione con somministrazione
  • 561012: attività di ristorazione connesse alle aziende agricole
  • 561020: ristorazione senza somministrazione con preparazione di cibi da asporto
  • 561030: gelaterie e pasticcerie
  • 561041: gelaterie e pasticcerie ambulanti
  • 561042: ristorazione ambulante
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Aprilia District annovera un altro interessante indirizzo di provincia per bearsi delle gioie della tavola d’antan, riconciliarsi con i sapori che sanno di casa serviti su fini ceramiche con decori floreali tra profumi di forno a legna e guizzi creativi su proposte di stampo tradizionale e di volontà confortevole. Si chiama D’ISTINTO, e vale la sosta.

Assieme a DIVINO – Il cioccolato degli Dei e Tomassi Coffee, realtà di provincia che abbiamo avuto il piacere di conoscere durante il PressDay “Venus Aprilia”, formano una triade latina degna di nota, perfetta per chi non si accontenta ed è alla ricerca di nuovi indirizzi da scoprire.

Nessuna tecnica ardita, solo fuoco, forno a legna e padelle per questi due giovani quanto volenterosi e determinati cuochi- ristoratori che, dopo diverse esperienze in Italia e all’estero, tornano nell’Agro Romano per raccontare una storia di autenticità e sostanza.

Christian Spalvieri e Matteo Gerardi scelgono la semplicità, il potere di un’offerta diretta, senza troppi fronzoli e mediazioni. La spesa da D’istinto si fa tutti i giorni, dai contadini, dal fruttivendolo, dal macellaio, ai banchi del mercato. Il menu cambia quotidianamente in base all’offerta del banco. I prezzi sono contenuti, le porzioni generose, l’ambiente rilassato e informale: atmosfera perfetta per una piacevole gita furi dal coro alla scoperta di nuove enogastronomiche melodie latine.

Perchè avete scelto Aprilia?

Aprilia è la nostra città, io nato e cresciuto a Roma, per poi trasferirmi qui ad Aprilia, causa lavoro per i miei genitori, Matteo nato e cresciuto qui,con origini Siciliane. Siamo entrambi rientrati da esperienze estere. Io ho lavorato a Londra per 3 anni tra la Royal Company, presso il Teatro dell’Opera, per completare l’esperienza nella compagnia di Gordon Ramsey; Matteo invece presso la Pergola di Heinz Beck, per poi terminare come suo Sous Chef in Portogallo conquistando la stella.

Perchè dopo tante stelle avete scelto di aprire una Trattoria?

Una Trattoria proprio perché abbiamo voluto prendere uno stop da quello che era l’impegno e lo “stress” dell’alta cucina gastronomica, soprattutto negli ambienti Stellati, Abbiamo cosi preferito scegliere qualcosa che poteva essere alla nostra portata sia economicamente (visto il periodo) sia per comodità a livello di gestione, preparazioni, e divisione dei compiti.

Cosa Significa “Trattoria” per Voi nel 2020? Quali sono i plus della Vostra scelta?

Questo è il modo in cui noi vediamo la nostra Trattoria: un ambiente dove possiamo ogni mattina scegliere quello che preparare e mettere sul menu, senza troppe preoccupazioni, andando a lavorare su piatti che il cliente medio conosce molto bene, ma non ha il comfort e la capacità, o il tempo, di riprodurre a casa. Un esempio? Un buon puré, ad oggi è facile comprare il liofilizzato pronto, ma quanti ancora a casa lo fanno con patate scelte, e poi magari montato con panna e burro? Pochissimi, così come per l’uovo in camicia, piatto che, dopo il suo grande riscontro di pubblico abbiamo portato a cottura tramite roner per comodità, con una vellutata alla base.

Per il resto tutte le preparazioni, soprattutto le lunghe cotture delle proteine, passano attraverso il forno a legna, dove ci focalizziamo molto, compresi i brodi. Li lasciamo tutta la notte al suo interno, in pentole di coccio, abbiamo visto che non arrivano mai a bollore, e il giorno dopo sono pieni di sentori tra brace, fumo e legna. Idem per il pane, rigorosamente cotto a legna, anche perché è l’unico forno che al momento abbiamo a disposizione.

Come ha risposto Aprilia alla vostra proposta di cucina?

La città dobbiamo dire che sembra aver risposto bene nel complesso, durante la settimana riusciamo sempre ad avere quelle persone che passano per un pranzo veloce, giorni che possiamo vedere 8/10 clienti, giorni fino a 20 (considerando il periodo storico ci riteniamo fortunati).

Il punto di forza si è rivelato il weekend, dove specialmente la domenica siamo sempre sold out (38 coperti al massimo, con le dovute distanze), grazie alla formula del “Menu Fisso”, dove c’è il nostro antipasto della Casa (tipico antipasto all’Italiana tra verdure, Giardiniera fatta in casa, Carpaccio, formaggi locali, Parmigiana e Uovo morbido) un primo piatto, una portata dal forno a legna, il dolce, acqua e caffè a 30€. (Ebbene si!)

Come impostate i menu del giorno ogni giorno? Dove fate la spesa e con quali criteri?

Il Menù è giornaliero, è la cosa che invece si è dimostrata essere la vera difficoltà, perché preparazioni che vengono fatte ogni giorno sempre da capo. E in base alla spesa del mattino dal fruttivendolo, che copre sia i mercati Generali di Roma, sia quello di Fondi (M.O.F.), cosi abbiamo una buona scelta di prodotti locali e nazionali.

Il macellaio è quello di fiducia. Ci segue ed ha una propria fattoria alle spalle di generazione (molto bravi con i maiali), mentre un altro allevatore ci aiuta sull’acquisto di abbacchi e formaggi di pecora, infine un artigiano di Aprilia che ci supporta con la produzione di pasta, che noi, per il momento, non arriviamo mettere in produzione in tutte le sue fasi visto il poco personale al momento, ma abbiamo trovato un felice compromesso sul “tortello”: pensiamo noi al ripieno e alla scelta della sfoglia, lui ci prepara l impasto, la stende, e noi li chiudiamo al ristorante.

Qual è il primo “piatto d’Istinto” su cui avete lavorato?

I tortelli sono proprio uno dei primi piatti sui quali abbiamo lavorato, visto che già l avevamo proposto un anno fa in un nostro evento di beneficenza.

Lì era Tortello di stracotto di Bufala, mantecato con fonduta di Bufala, cacao e caffè (per giocare un pò sui sentori del Tiramisù) ma visto che restava molto più vicino ad un qualsiasi piatto Gourmet, qui abbiamo deciso di mantecarlo al burro e maggiorana, dove però abbiamo mantenuto la tecnica utilizzando un burro acido, al posto di un semplice burro.

Ultimo, ma non meno importante: qual è la vostra “filosofia di prezzo”?

La media dei prezzi del menu si divide tra gli 8/10€ per gli antipasti; vanno dai 9 ai 12€ per i primi piatti, dai 12 ai 16€ per i secondi; 4/5€ per i dolci Scontrino medio alla carta sui 35/40€ bevande incluse.

Il Vino esce a 14€ la prima etichetta, poi una media tra i 18/30€ a bottiglia, Con qualche etichetta tra cui la linea “Ars Magna” di Omina Romana, dai 60 ai 120€; poi qualche bolla italiana ed estera tra i 35 e i 90€. Per comporre la carta dei vini la scelta è prima di tutto territoriale, per questo abbiamo scelto aziende come “Artico” e “Omina Romana”.

“Artico”, perchè conosciamo Federico e il buon lavoro che fa con la sua piccola azienda, che si trova a due passi da noi. “Omina” invece perchè, oltre i loro prodotti, personalmente ammiro la loro politica aziendale, la loro presenza e disponibilità. Tutta la loro linea dei loro rossi mi piace davvero molto e, visto che mi piace stare in sala e dialogare con i nostri ospiti, mi trovo anche molto bene a proporle in abbinamento ai nostri piatti.

D’Istinto Trattoria | Indirizzo: Via dei Rutuli, 113, 04011 – APRILIA Casalazzara LT

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Non smette di riservare colpi di scena questo 2020. Nonostante le difficoltà l’Italia del buon sapore, di chi crede nei propri sogni, di chi resiste, studia, perfeziona e attende tempi migliori lavorando con slancio e passione, continua a far parlare di sé.

E’ il caso di 2 realtà apriliane, una dedicata al Cacao con la C maiuscola, l’altra al culto del Caffè, che hanno trovato modo di farsi notare per la cura e la qualità della materia prima lavorata illuminando un’intera cittadina sopita.

Parliamo di DIVINO – Il cioccolato degli Dei e TOMASSI COFFEE, realtà di provincia che abbiamo avuto il piacere di conoscere durante il PressDay “Venus Aprilia” svoltosi nei nuovi spazi della Trattoria contemporanea “D’Istinto”nuova meta degli estimatori dei sapori d’antan; ma questa è un’altra storia (che vi racconto qui).

DIVINO – Il Cioccolato degli Dei

Tappa Obbligata per questa Cioccolateria Artigianale, Etica, Appassionata; che conosce a fondo, seleziona e sceglie il miglior cacao per produrre cioccolati e cioccolatini di alto rango. Da DIVINO l’ispirazione parte da lontano, dalla terra degli Atzechi e dei Maya, ed approda sulle sponde dell’Agro Romano, ad Aprilia, dove prende forma questa realtà cioccolatiera di rara dedizione, che vuole omaggiare il cibo degli dei e distribuirne le poco note ricchezze tra i comuni mortali.

Tutto ebbe inizio un anno fa, quando Valerio Esposito, maestro gelatiere di fama nazionale con all’attivo importanti riconoscimenti, e la sua compagna Jennifer Boero decidono, da veri appassionati, di creare un luogo in cui raccontare la propria visione sul cioccolato.

DIVINO è infatti una cioccolateria “bean to bar” che trasforma artigianalmente le fave di cacao provenienti dall’America in squisite cioccolate aromatiche, esaltandone le peculiarità e seguendo rigorosi procedimenti di lavorazione.

Utilizzata come moneta di scambio nelle civiltà precolombiane e bruciata come incenso durante i riti religiosi, la voglia di scoprire la vera origine del cacao ha portato i due ragazzi a viaggiare tra le piantagioni colombiane della regione di Huila, al seguito di un esperto selezionatore italiano di cacao – Andrea Mecozzi – per approfondire la conoscenza delle tecniche di coltivazione, di maturazione e di raccolta del cacao.

“È stato un lavoro complicato – racconta Valerio – ma siamo riusciti a ottenere per il nostro laboratorio proprio il cacao dei luoghi che abbiamo esplorato, lavorato dai contadini che abbiamo avuto modo di conoscere. È stato grazie a quel viaggio se abbiamo imparato quali caratteristiche debba possedere un cacao per essere ottimo e anche l’essere riusciti a comprendere quanto il lavoro nelle piantagioni sia fondamentale e influisca sulla qualità del prodotto finale”.

Era il momento di realizzare un luogo che parlasse un’unica lingua, quella dell’eccellenza assoluta in materia di Cacao. Nasce così, nel 2019, un laboratorio dedicato al Cacao, aperto durante la stagione invernale agli estimatori del genere e a chiunque voglia carpire i segreti del vero cioccolato.

Assoluta qualità della materia prima

Le fave di cacao che lavora Divino arrivano da ogni parte del mondo e solo in sacchi di juta (non nella plastica da cui assorbirebbero odori), in una costante ricerca di qualità della materia prima e di eticità nella conduzione del lavoro delle piantagioni.

“Durante il nostro soggiorno, abbiamo attraversato territori e visitato aziende, toccando con mano quali fossero le migliori anche in tema di condizioni lavorative degli operai. Non si può infatti parlare di etica nelle coltivazioni e nelle produzioni – spiega Jennifer – se non si tengono in giusta considerazione le vite di coloro che, con la loro fatica e dedizione, producono una pianta meravigliosa come il cacao. Il cioccolato per sapere di buono deve esserlo in ogni momento della sua vita!

Dalla Colombia provengono due tipologie dai sentori delicati, burrosi, floreali e fruttati, in cui si percepiscono tra gli aromi la pesca e il lampone, mentre dal Venezuela arriva un cacao pregiatissimo, tra i migliori al mondo, il “criollo”, che ha fave più aromatiche rispetto alle altre. Dal Perù provengono altre due tipologie di cacao, entrambi dalla regione del Piura, con la particolarità di sentori completamente diversi in origine rispetto al prodotto finale.

Abbiamo deciso di scegliere diverse monorigine provenienti da differenti nazioni perché abbiamo immediatamente compreso come ognuna avrebbe donato uniche al prodotto finale”, precisa Valerio.

“Li abbiamo voluti per far capire al consumatore quanto sia complesso e variegato il mondo del cacao a seconda della provenienza, del tipo di lavorazione, delle tecniche usate per temperarlo e solo attraverso l’assaggio si riesce a chiarirlo veramente. Della Tanzania, invece, è una fava che ricorda la frutta secca e il passion fruit, in una esplosione di sentori, dolcezze e acidità controllate. Infine, è delle Filippine il Davao, cacao che all’assaggio ricorda l’arachide e l’anacardo, possedendo un potente aroma di cioccolato fin dall’inizio.

Un cioccolato etico

“Usiamo definirlo specialty, rubando un’espressione che si usa per il caffè, perché ancora non esiste questa classificazione nel nostro ambito. Ma anche in questo caso, l’intera filiera è controllata nel rispetto dell’ambiente e del contadino. Inoltre, il cacao ha una genetica altissima e tutte le fasi di lavorazione sono seguite da professionisti”, spiega Valerio, che aggiunge: “Le fave crescono in Paesi poveri e per noi è molto importante sostenere quelle piantagioni in cui i contadini non vengano sfruttati ma ricevano il giusto compenso. Inoltre, si tratta di coltivazioni non intensive, spesso in regime agroforestale, capaci di garantire un tipo di fava monorigine che vive in un ambiente più naturale ed è quindi meno stressata”.

Tutto questo fa sì che, in base all’annata e alle condizioni climatiche, i sentori delle fave di cacao di uno stesso territorio possano comunque cambiare. In più, la raccolta della cabossa viene fatta a mano, prestando la massima attenzione per evitare che la fermentazione della polpa parta prima che questa arrivi al centro, dove deve avvenire questo processo. Un passaggio fondamentale, che per le fave di cacao di Divino viene realizzato solo da persone esperte, capaci di far emergere al meglio le aromaticità, evitandone i difetti di gusto nel caso di un processo eccessivamente breve o lungo. I tempi giusti sono fondamentali anche nell’essiccazione, effettuata sempre in piantagione e all’ultimo momento prima che le fave di cacao partano per raggiungere il laboratorio di Aprilia.

Il modus operandi

La particolarità dell’ambizioso progetto sta nel modus operandi di Divino che effettua artigianalmente in sede ogni lavorazione parte. Valerio spiega quanto questo sia raro: “Tolte le grandi aziende, la maggior parte delle cioccolaterie prendono il cioccolato già pronto e lo trasformano in praline, spalmabili e varie; solo circa 30 aziende in Italia eseguono invece una lavorazione più curata, partendo dalle fave di cacao e noi siamo tra quelle perché riusciamo a fare le cose solo in un modo, perfettamente.

Nel caso del cacao, questo è possibile solo partendo dal prodotto grezzo e rigidamente selezionato. Nello specifico, abbiamo deciso di usare solo cacao aromatico dalle genetiche più pregiate, perché conserva ed esalta tutti i sentori che nascono già durante la fase di crescita. La qualità utilizzata nella produzione industriale delle multinazionali, invece, ha un gusto piatto, senza sfumature.

Non tutti sanno infatti – aggiunge Valerio – che il cacao è molto simile al mondo del vino in materia di complessità e ne esistono oltre 1200 tipologie, ciascuna con una propria aromaticità. Ad esempio, coltivando lo stesso cacao dalla stessa genetica in due piantagioni diverse, si hanno dei risultati completamente differenti a livello aromatico. Inoltre, ogni fase di lavorazione, dalle fermentazioni dopo la raccolta, all’essiccazione, fa sviluppare delle proprie peculiarità”.

photocredits – @AlbertoBlasetti

Le Linee di DIVINO: tavolette, spalmabili, cioccolatini e praline

Attualmente la linea firmata “Divino” comprende molti differenti prodotti, spaziando dalle Tavolette monorigine di cioccolato fondente (dal 70% al 100%), definite “da meditazione”, si prosegue con la Pralineria che propone cioccolatini con tanti diversi ripieni e accostamenti: come quelli con la ganache al pistacchio e al lampone, ricoperto di cioccolato; la pralina con il cuore di Tonka (una spezia venezuelana che sa di miele, di mandorla e di vaniglia e che dà il nome alla gelateria di famiglia), quella con all’interno il Marsala di Marco De Bartoli invecchiato di dieci anni in botte di rovere o, ancora, un’altra con ripieno di ciliegia e liquore di ratafià oppure una pralina ai tre Torroni, nelle varianti al pistacchio con cioccolato bianco, al latte con le nocciole del Piemonte o fondente con frutti rossi. Si prosegue con i cremini a forma di noce, di arachide e di lampone e i Tartufi, con cioccolato monorigine e nocciola.

Gli Snack golosi sono una piccola eccellenza e vanno dalle barrette con cereali e frutti gialli, su una base di cioccolato al latte, a quelle con fondente e frutti rossi fino a quelle con cioccolato al caramello, ripieno con crema di arachide e mou, o quelle con una base di frolla morbidissima, ripiene di crema spalmabile al pistacchio, ricoperta con granella di pistacchio e cioccolato bianco; o infine, l’altra versione con frolla e un cuore di pralinato di nocciole ricoperto con cioccolato al latte.

C’è poi la frutta secca e candita ricoperte di un delicato vello di cioccolato: i fichi, le arance candite, i limoni a rondelle o le albicocche, vestiti da una camicia di fondente.

Non mancano infine le creme spalmabili, nelle varianti al cacao monorigine del Perù e nocciola delle Langhe, al pistacchio e alla nocciola e, chiaramente il PANETTONE al CIOCCOLATO con la consulenza speciale di papà Umberto Esposito, Pasticcere da oltre 30 anni.

Di ogni singolo pezzo, inoltre, Valerio e Jennifer studiano il packaging e ne curano il confezionamento, sempre realizzato a mano, per garantire la freschezza del prodotto e la possibilità di mantenerlo al riparo dalla luce, ma non dalle nostre voglie.

Divino – Il cioccolato degli dei Via dei Lauri, 57 – 04011 Aprilia (LT) Lunedì – venerdì dalle 09,00 alle 13,00 e dalle 15,30 alle 20,00 Sabato e domenica – dalle 09,00 alle 13,00 #divinocioccolato #beantobar

TOMASSI COFFEE

Galeotto fu un viaggio in Danimarca per la Famiglia Tomassi che nel 2009 scopre il vero mondo del caffè e nel 2013 decide di fondare una visionaria (o forse no) micro roastery in provincia di Latina, ad Aprilia.

Emanuele Tomassi, maestro tostatore che ha vince anche il Campionato Italiano di Coffee Roasting, racconta così la genesi di questa elettrizzante, avvolgente intuizione: “Quando nel 2009 ci siamo trasferiti in Danimarca, ho conosciuto il vicecampione mondiale dei baristi che aveva una micro roastery. Da lì ho iniziato a tostare e mi sono appassionato, finché non ho cominciato a vivere questo mondo da professionista”.

Rientrato in Italia Emanuele ha trasformato questa passione nel proprio lavoro, con l’ambizione di sviluppare una cultura dello specialty coffee e concretizzando nel giro di pochi anni un progetto visionario e avanguardistico per un piccolo comune del centro Italia in cui, non solo ha coinvolto la moglie, ma anche uno dei tre figli che, ancora sedicenne, sembra già ben predisposto a proseguire le orme del padre e che lui ha soprannominato “The Future”.

Quando Emanuele ha iniziato a tostare il caffè per conto suo si è affidato alla professionalità di Marco Cremonese, consulente, maestro tostatore senior e trainer SCA che lo ha introdotto nel mondo delle gare di tostatura. Nel 2018 ho vinto il Campionato Italiano di Coffee Roasting: la nostra gara è la più lunga e la più complessa fra le discipline della SCA. Iniziamo da un’analisi e una classificazione del caffè verde, dopo facciamo una tostata di prova cercando di capire i caffè che ci vengono dati per la gara e li assaggiamo alla cieca con una previsione di tostatura. Il giorno dopo avviene la tostatura e la proclamazione del miglior tostatore da parte di una giuria tecnica. Ogni anno ho migliorato il mio score in gara: sono partito da ultimo, il secondo anno mi sono piazzato quarto, nel 2017 secondo e nel 2018 finalmente primo”.

photocredits – @AlbertoBlasetti

Ma cosa vuol dire “Specialty Coffee”?

Sono chiamati specialty tutti quei caffè che non hanno difetti all’origine, individuabili tra difetti primari, quelli che caratterizzano la negatività del caffè, e secondari, meno gravi rispetto agli altri, gli unici a essere ammessi. Questi si manifestano nella forma e nel colore e la loro individuazione viene eseguita solo manualmente da una persona specializzata nonostante l’agricoltore in piantagione abbia già effettuato una prima scrematura e, infine, nello stesso laboratorio di torrefazione può capitare di isolare dei chicchi “malati”.

“Noi ci occupiamo di trasformare il chicco di caffè ancora verde in specialty o commerciale, a seconda delle richieste di mercato. Ogni caffè è unico e ha una propria curva di tostatura. Fino al 2012 il tostatore si metteva davanti alla macchina e in base al colore del caffè decideva il tempo di tostatura. Da un po’ di anni a questa parte, invece, si è capito che il processo di tostatura è un processo scientifico ottenuto da una curva misurata con una sonda”.

La filosofia di Tomassi Coffee

In un luogo dove l’abitudine è quella di bere un espresso al bancone del Bar, la famiglia Tomassi vuole veicolare cultura “alta” del caffè che si perde nella notte dei tempi in Etiopia e qui si dedica a diverse modalità di estrazione: dal coldbrew al sifone, dalla french press all’honeyprocess. Creazioni specialty con diverse monorigini che arrivano da Etiopia, Kenya, Colombia, Brasile, Tanzania, Rwanda, China, Messico, Guatemala, Burundi e altri paesi specializzati.

La trasparenza del loro lavoro è testimoniata dalla serietà con cui ricercano i caffè e le materie prime, laddove possibile andando di persona nelle farm per instaurare non solo un rapporto professionale ma anche umano con la filiera produttiva.

Un’etica del lavoro che non prescinde da tematiche come la tracciabilità e la sostenibilità, palesate non solo nella fase di tostatura ma valorizzate anche nell’etichettamento. Infatti, di ogni miscela vengono forniti tutti i possibili dettagli: dalla fattoria alla varietà, dal tipo di lavorazione all’altitudine della piantagione, dalla provenienza alla città, dalla tostatura ai sentori. Ulteriori particolari descrittivi sono poi aggiunti da Emanuele con le impressioni, le curiosità sulla storia degli agricoltori e sul processo di produzione naturale che avviene nella piantagione stessa.

Tomassi Coffee – Torrefazione Artigianale – Via G. Verdi, 24 – Aprilia (LT) info@tomassicoffee.com / Mobile +393343323162
 

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Sono tre le date da segnare in calendario: 5, 12 e 19 dicembre, dalle 15,00 alle 18,00. L’Onyx Bar dell’Aleph Rome Hotel, famoso per la sua mixology d’avanguardia abbinata ai finger food d’eccellenza, ha creato un mini calendario di appuntamenti per celebrare i piaceri di un buon drink & finger food gourmet in un ambiente raffinato e ricco di arte, in cui tutte le misure di sicurezza e prevenzione vengono garantite agli ospiti al tavolo.

L’Aleph Rome Hotel, Curio Collection by Hilton, recentemente premiato miglior luxury design hotel in Italia dal prestigioso World Luxury Travel Award, elegante proprietà nel cuore del centro storico di Roma, prosegue con slancio e creatività le sue attività in tutta sicurezza e nel rispetto delle regole di contenimento della pandemia.

Da questa inarrestabile voglia di fare prende il via il “Ready to Toast”, che prevede la realizzazione di tre appuntamenti in cui il rito dell’aperitivo si svolgerà in orario “anticipato”. L’Onyx Bar infatti, con il suo famoso bancone di onice retroilluminato e le sue eleganti sedute dai colori tenui, si animerà il 5, 12 e 19 dicembre dalle 15.00 alle 18.00 tra arte, eleganza, cocktail cool e buon cibo.

Gli ospiti potranno brindare con i nuovi cocktail del Bartender Lorenzo Politano abbinati a finger food innovativo. 

Alcuni esempi? In linea con la filosofia che caratterizza l’Aleph Rome Hotel, assistiamo anche nella mixology ad un sapiente mix tra tradizione e innovazione. L’Onyx Old Fashionedmorbido e rotondo, con Bourbon, Bitter’s, Oleo Saccarum; o El Margaritadelicato ma al tempo stesso pungente,a base di Lime Oil Blanco Tequila, Onyx Liquor, Agave Syrup.

Entrambi sono stati progettati secondo i canoni “zero waste”: nel El Margarita si utilizza una tequila precedentemente lavorata in sous vide con la scorza del lime ed un liquore che ricaviamo dell’infusione di spezie e agrumi, che garantisce un minimo spreco della materia prima. Stesso concetto anche per l’Onyx Old Fashioned: la preparazione si discosta da quella classica, e ha una nota delicatamente dolce grazie all’introduzione dell’oleo saccarum, un estratto naturale risultato della macerazione di scorze di agrumi e zucchero demerara.

Sul fronte food sono assolutamente imperdibili il Bun con Fois Gras e composta di mele con riduzione di vino, il Pane al vapore con gamberetto rosa ed agrumi e il più tradizionale Panzerottino, anch’essi legati alla tradizione con un tocco di innovazione e grande attenzione al contenimento degli sprechi alimentari.

E chi non intende rinunciare alla degustazione dei migliori sigari potrà prenotare la Cognac Lounge e lì, tra poltrone di cuoio ed eleganti coffee table books, si potrà scegliere tra le eccellenze del tabacco e dei distillati la combinazione che più si addice ai propri gusti.

L’Aleph rinnova così anche il suo rapporto con il mondo della creatività, dell’arte e della bellezza con una nuova mostra di arte contemporanea. Oltre a degustare un grande aperitivo, gli ospiti potranno infatti ammirare le opere di Giuseppe Modica recentemente esposte in una personale nelle aree comuni dell’albergo.

Dieci opere, olio su tela, che creano una narrazione pittorica incisiva ed efficace, e che circondano il visitatore trasportandolo nella dimensione onirica tanto cara a Modica. il dato reale perde la sua connotazione naturalistica e diventa qualcosa di altro, trasposto in una sorta di sospensione, sogno e straniamento magico. Il tutto sorretto da equilibrio spaziale e rigore essenziale. La pittura è come uno specchio e per questo è al tempo stesso superficie e profondità.

“In questo difficile momento riteniamo sempre più importante rafforzare il nostro legame con il bello e con la qualità. – Ha dichiarato Masimiliano Perversi, General Manager dell’Aleph Rome Hotel- l’attenzione per il benessere e il piacere dei nostri ospiti ci portano a proseguire, tra l’altro, il programma espositivo iniziato mesi fa. Gli ospiti dell’albergo e i romani appassionati d’arte contemporanea potranno fruire liberamente della nostra mostra, perché crediamo che l’intrattenimento culturale possa rappresentare un momento di arricchimento e piacevolezza, elementi quanto mai importanti in ogni periodo d’ incertezza.”

Un sapiente alternarsi tra tradizione e innovazione, mix da sempre tanto caro all’Aleph Rome Hotel. Ingressi contingentanti e rigorosamente su prenotazione, per godere un po’ di relax in un inverno in cui tutto sembra fermarsi e restare sospeso.  Non mancherà la buona musica, con un piacevole sottofondo lounge.

Per Info e Prenotazioni: Gaetano.Cacialli@Hilton.com

Aleph Rome Hotel, Curio Collection by Hilton

Via di S. Basilio, 15, 00187 – 06 422 9001

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Dalla Taverna Vesuviana a Poggio Le Volpi Wine & Food, da Nola a Monte Porzio Catone, dalle pendici del Vesuvio alle colline vulcaniche romane, dalle montagne campane ai boschi di querce, campagna e malvasia: una nuova grande casa per la sua cucina, una nuova terra da saggiare, nuove plaghe da raccontare, nuove radici da intrecciare, nuove combinazioni e sapori da inventare.

Felice Mergè, Enologo e Patron delle Cantine Poggio Le Volpi (Lazio) e Masca del Tacco (Puglia) e Rossella Macchia, General Manager, scelgono Alfonso Crisci come Executive Chef per proseguire un solido percorso di Poggio Le Volpi Wine & Food tra filari qualità, tradizione, valorizzazione della materia e creatività per le due sue belle realtà interne: Epos, il Bistrot e Barrique, il Ristorante Gourmet.

Prima sfida superata per Alfonso Crisci, che rilegge Epos Bistrot con guizzi marini, sapidità di latte e quel twist di vivacità campana che sta bene su tutte le cose. Seconda Sfida: Barrique, ma questa è un’altra storia.

Il destino ha molta più fantasia di noi. Con la velocità di una raffica di vento tutto cambia, si stravolge, e da un momento all’altro ti trovi a vivere una nuova vita. Ho ripensato a questo concetto così ben inquadrato dalle parole di Susanna Tamaro tratte dal suo forse più celebre libro “Va dove ti porta il cuore”, nel vedere Alfonso Crisci, bravo e appassionato chef campano, fare il suo sereno e placido ingresso nelle sale dell’Epos – il Bistrot di Poggio Le Volpi Food & Wine – e introdurre la bizzarra concatenazioni di eventi che lo ha portato fin qui per raccontare dei primi frutti autunnali della sua nuova sfida di territorio e cucina, tra filari di Malvasia e Castelli Romani. 

Un’occasione di cambiamento che forse lui stesso non avrebbe mai immaginato, ma che ha abbracciato con la forza, il coraggio e lo slancio che lo caratterizzano. 

Essere qui e proseguire il cammino di uno chef come Glowig mi riempie di orgoglio: la fiducia di Felice Mergè e Rossella Macchia, è stata immediatamente corrisposta e sono sicuro che sarà un cammino ricco di soddisfazioni e successi: questa è ora la mia casa e sono qui per dare il massimo”.

Da Nola a Monte Porzio Catone, dalle pendici del Vesuvio alle colline vulcaniche romane, dalle montagne campane agli antichi boschi di querce: una nuova casa gastronomica, una nuova terra da saggiare, nuove plaghe da raccontare, nuove combinazioni di sapori da esplorare, nuovi confini senza confini da definire.

Un percorso graduale il suo, che inizia lento ed inesorabile con le proposte pensate per il Bistrot per poi lavorare su quelle più sofisticate di Barrique, il ristorante gourmet tra le preziose botti della barricaia di oro e terra nelle segrete di Poggio Le Volpi Food & Wine. 

Nel Bistrot fa il suo esordio una cucina snella, vivace, colorata, attraente, perfetta per la tavola di giorno e per accompagnare i piaceri della griglia e della carne, altra grande protagonista di Epos. 

Sin dal primo momento in cui l’ho conosciuto – spiega Rossella Macchia – ho capito che era la persona giusta per noi e che poteva continuare il lavoro che Oliver Glowig ha iniziato: ho trovato in lui la figura pronta a prendere in mano le redini di un progetto che va portato avanti con impegno giorno dopo giorno, con determinazione e un pò di testardaggine. In più, sono assolutamente innamorata della cucina di Crisci: semplice e immediata, mi ha conquistato, colpendo sia me che Felice grazie al prezioso equilibrio di sapori”.

Alfonso Crisci non rinuncia alle sua identità partenopea ma la miscela e la potenzia con le materie prime del nuovo territorio che lo circonda con grande rispetto. Lo rivelano i suoi piatti che vogliono trovare l’incontro tra la sua storia, il suo modo di trattare la materia prima e le tradizioni laziali più radicate: il “Carciofo Carbonara”, omaggio omaggio alla cucina romana, ne è un chiaro esempio dove la cottura a bassa temperatura mantiene inalterata la consistenza del carciofo che racchiude a sua volta un tuorlo d’uovo pastorizzato pronto a fondersi con la crema di pecorino. Chiude il boccone il crunch del guanciale e la nota aromatica del tartufo nero. 

La “Zuppa di cavolo bianco, gamberi e scampi” (abbinata ad un Asonia Frascati Brut Metodo Classico 2012) stupisce per l’impiego di ingredienti semplici poi bilanciati dai polposi crostacei crudi, scaldati dal calore stesso della crema calda per gustare tutta la piacevolezza delle carni marine intervallata dalla morbida freschezza delle verdure appassite che definiscono un gioco di consistenze e sapori antichi che conquista il palato.

Lo “Spaghetto cozze, broccoletti e crema di cannellini” (abbinato a Epos Frascati Superiore Riserva DOCG 2017) è un altro piatto che nobilita, arricchendola la “ajo e ojo” che qui unisce orto e mare, così come i Cappelletti ripieni di aragostina (abbinati al Donnaluce IGP Lazio 2019). 

Il tributo alla Terra torna invece con il “Maialino in crosta di nocciole” (con Roma DOC 2018), cotto a bassa temperatura e presentato in veste gourmet. Chiude il Babà.36 con crema alla vaniglia e bagna al rhum, perfetto con il Frascati Cannellino DOCG 2016.

La mia espressione è parlare con i piatti, a me piace molto studiare, approfondire, per me gourmet è sinonimo di studio e approfondimento. Al bistrot voglio tradurre la tradizione con tecniche moderne, per Barrique ci sarà da studiare molto e porterò anche piatti della mia storia” racconta lo Chef.

L’impiattamento sempre curato, con tocchi leggeri e floreali, nonostante l’inclinazione gourmet, mantiene fede al piacere della tavola, rimanendo familiare e accessibile. La mano dello chef si sente senza essere dominante, e lascia spazio alle materie prime di grande qualità per le quali nutre da sempre grande rigoroso rispetto; siano queste campane o laziali, l’importante è che sappiano raccontare una bella storia nuova, quella di Crisci e della sua nuova Terra.

Chef Alfonso Crisci

Classe ’77. Originario di San Gennaro Vesuviano (Napoli), una terra florida a pochi passi dal cratere, dove nascono i pomodori del Piennolo, la frutta da fare secca, come le nocciole e le noci, ma anche l’annurca, considerata la regina delle mele.

La passione di Crisci per l’enogastronomia nasce già ai tempi della terza media, quando durante una gita scolastica visitò lo storico istituto alberghiero campano “Ottaviano”. Colpo di fulmine: l’artigianalità della lavorazione delle materie prime lo conquisterà per sempre.

Così Crisci decide di diventarne studente, nonostante il parere contrario del padre, per il fatto che la vita dietro ai fornelli avrebbe richiesto al figlio un costante spirito di sacrificio e tanto duro lavoro. Il diploma presso l’alberghiero arriva, infatti, dopo anni di impegno assiduo, la mattina dietro ai banchi di scuola, e il pomeriggio ai fornelli accanto ad Achille Bonomo, l’insegnante di cucina di Crisci che, per una strana casualità, era anche suo vicino di casa.

Ma per lo chef è solo l’inizio di una lunga avventura. È stato proprio il suo maestro a farlo innamorare definitivamente di questo mestiere e a spingerlo ad andare avanti.

Il suo primo passo nel gotha dell’alta cucina è stata l’esperienza stellata con Fulvio Pierangelini al Gambero Rosso. Poi, si sono susseguiti i periodi al fianco di Norbert Niederkofler, chef 3 stelle Michelin del St. Hubertus all’interno dell’hotel Rosa Alpina di San Cassiano in Alta Badia; ancora all’estero, in Francia con Michel Sarran a Tolosa, chef 2 stelle Michelin, per apprendere i processi innovativi nella pasticceria, in particolare nella preparazione dei semifreddi; e in Spagna con chef Nacho Manzano di Casa Marcial, 2 stelle Michelin, nella remota Arriondas nelle Asturie.

Qui Crisci si è affinato sulle salse e sull’uso degli aromi, in un contesto simile all’Italia per il legame forte con la tradizione culinaria ma più proiettato verso l’evoluzione della cucina, grazie a una grande capacità di sperimentare.

Le tecniche acquisite e lo studio costante, ma anche la voglia di applicarsi in qualcosa di proprio, conducono Crisci di nuovo in Campania, nel suo paese di origine, ad aprire solo un anno fa la sua Taverna Vesuviana con la moglie Carmela Simonetti, sommelier. Il ristorante, con 16 posti a sedere, diventa un punto di riferimento fino a quando l’emergenza sanitaria non ne impone la chiusura.

Una chiusura che non ha arrestato la sua voglia, il suo bisogno di esprimersi attraverso la cucina. E’ qui che si rivela l’imprevedibilità del destino, che ha molta più fantasia di noi che, con la velocità di una raffica di vento tutto stravolge, e da un momento all’altro ti porta a vivere una nuova vita e a cogliere nuovi frutti.

Epos Bistrot | Poggio Le Volpi

Via Fontana Candida 3/C | Monte Porzio Catone (RM)

Tel. 06.9416641

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Un cappello rosso da chef, un sorriso contagioso, un fare vero e coinvolgente, diretto, schietto. La sapienza che passa attraverso i gesti, la cucina che si fa portatrice di identità popolari, regionali, nazionali e che Anna Dente ha portato in giro per il mondo.

La notizia della situazione critica della sua salute era arrivata pochi giorni fa (22 novembre 2020). Una condizione che si è andata aggravando fino a stanotte. “Sta lottando da par suo”, aveva commentato la figlia Angela, dopo che Anna, negli ultimi mesi, era stata fortemente provata sia dalla morte della madre Maria sia dal lockdown che le aveva imposto di chiudere la sua amata Osteria di San Cesario a San Cesareo per infinite settimane.

Definita da Heinz Beck (La Pergola, 3 stelle Michelin) in persona “regina della cucina laziale”, rimangono celebri i suoi cooking show a Shanghai, a Hong Kong, all’Expo di Milano. E se la sua popolarità è cresciuta oltrepassando i confini laziali, il merito è anche de La Prova del Cuoco, dove Anna Dente era stata lungamente ospite e personaggio di punta nella conduzione di Antonella Clerici.

Osteria di San Cesareo, aperta nel 1995 dopo anni di burocratiche attese, è il ristorante in provincia di Roma di cui la chef era titolare e che, tutti i giorni, con l’aiuto della Madre e dei figli Emilio e Alessandro Ferracci, gestiva per divulgare una straordinaria cucina di manico e grande gusto.

“…Poi arrivarono i romani – raccontava Anna – Prima gli anziani, che mi facevano emozionare dicendomi che non speravano più di mangiare questa cucina. Poi arrivarono i giovani. Prima i “borgatari” poi quelli del centro ed i “pariolini”. Anche loro mi diedero grandi soddisfazioni. Poi iniziarono ad arrivare i giornalisti dei quotidiani romani, poi le guide, le televisioni. E così vennero tutti da tutto il mondo!”

Anna Dente ha reso famosa la sua cucina, per molti tra le migliori espressioni della tradizione romana, con ricette tipiche come la trippa alla romana, i Rigatoni ar sugo de coda a la vaccinara, gli Spaghetti cacio e pepe, i Rigatoni alla carbonara, l’Abbacchio a scotadeto, le Animelle sale e pepe co le puntarelle e molto altro.

Ho cucinato in tutto il mondo, ho preparato e raccontato tutti i miei piatti in America, Spagna, Francia, Svizzera, Cina, Giappone, chiedendomi perchè giornali, televisioni, Internet, guide gastronomiche si interessassero così tanto a me, una cuoca-contadina-macellaia. Forse proprio perché sono semplicemente la Sora Anna, un’ostessa ex contadina, nata nella campagna romana.”

Anna se ne è andata oggi 25 novembre 2020, di notte, prima dell’alba, alle 5.45. E questa è la sua storia. Una bellissima storia di popolo e ricchezza, di impegno e di soddisfazione che non vogliamo dimenticare; una storia che ha reso Anna Ambasciatrice della Cucina Romana e Laziale nel Mondo. Ciao Anna.

“Mi chiamo Anna Dente e sono nata il 25 dicembre del 1943 nella Borgata rurale di San Cesareo, in provincia di Roma. Gli americani stavano bombardando la zona a sud della capitale per preparare lo sbarco alleato di Anzio e Nettuno (che poi avvenne il 22 gennaio 1944), per questo la mia nascita fu registrata ufficialmente il 2 gennaio del 1944.

Fin da bambina ho lavorato nelle attività che svolgevano i miei genitori, Emilio e Maria Savina, in una macelleria-norcineria e  negli ettari  di terra coltivati a grano, granturco, vigneti da vino e da tavola, frutteti e orti.

Sempre da bambina frequentavo spesso le cucine delle osterie gestite a Roma dalla zia, Ada Dente, e lì fui iniziata alla verace cucina romanesca.

Dopo quarant’anni di lavoro nella macelleria e nell’azienda agricola dei miei genitori, nel 1995 ho deciso, insieme a tutta la famiglia, di aprire un ristorante perché volevo «salvare» le preparazioni culinarie della tradizione del mio territorio e, più specificatamente, dell’area della Campagna Romana tra i Castelli Romani e Prenestini.

Così è nata l’Osteria di San Cesario, che nel giro di pochi anni si è affermata come uno dei locali di riferimento della cultura culinaria romano-laziale.

Io interpreto e non re-interpreto la cucina romano-laziale, non ri-scopro la cucina tradizionale romano-laziale, semplicemente non l’ho mai abbandonata.

Io non sono un manager della ristorazione; non sono un architetto o un pittore del piatto; non sono micragnosa nelle porzioni (a Roma micragna significa penuria, pochezza, mancanza, avarizia); quando ci si alza dalla mia tavola si è sazi e non bisogna cercare un altro ristorante nelle vicinanze o correre a casa per… andare a mangiare. E’ la qualità della materia prima mi permette di interpretare al meglio la mia cucina.

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All’interno dell’Hotel The First Roma, il Ristorante Stella Michelin “Acquolina”. L’ospite e il suo coinvolgimento attivo, sensoriale e percettivo, saranno i dettami di questa caleidoscopica, intensa esperienza tra elementi naturali, guizzi di creatività, stupori sensoriali e combinazioni di gusto ancora inesplorate. 

Lunghe e laboriose le preparazioni. Gli accostamenti arditi tra cibi traggono continua ispirazione e saggezze dal passato così come dagli stimoli di un team giovane, affiatato in tutte le sue componenti, capitanato da Daniele Lippi in Cucina e Benito Cascone in Sala.

Seppia, Anguilla, Ricciola, Ostrica, Topinambur, Cinghiale, Ricotta. Parole associate all’idea stessa di una forma compiuta, di un animale, di un cibo o di un prodotto dell’uomo di norma connesso alle sue comuni preparazioni di cucina, al suo servizio di sala tradizionalmente condiviso. 

Stimolante. Ancestrale. Selvaggia. Ingannevole. Moderna. Multiforme. Questa è la nuova forma dell’Acquolina, dove le coordinate fisionomiche e di percezione delle materie trovano una tavola nuova per uscirne completamente stravolte, riservando al palato guizzi di creatività, stupori sensoriali e combinazioni di gusto ancora inesplorate. 

Qui, al posto del Lardo “si scarta” la Seppia, invece di un Carciofo si sfoglia un fiore di Topinambur, la carnosa Ostrica viene cosparsa da salsa alla cacciatora tra contraltari di acini di uva pizzuta, i “Tortelli di cacio e pepe” hanno chips di Anguilla croccante non Guanciale, mentre della Ricciola si prendono con le mani le sue “Alette”, laccate con grasso d’anatra e cotte alla brace. 

La Ricotta invece – latticino che porta con sé una storia millenaria e una tecnica quasi invariata nel tempo – con latte di Bufala e Acqua di Sale marino, verrà preparata all’inizio della vostra esperienza direttamente al tavolo.

Questo sarà un bel momento. La sala entra in scena con professionalità e stile. In quei gesti gratifica se stessa e gli ospiti nella scenografia di una preparazione antica riletta e preparata al momento, che diventa esperienza.

Calibrata , come una clessidra, tra tempo di addensamento del latte e ritmo di servizio del percorso degustazione scelto, rimarrà sulla tavola nella sua fustella di giunco preparandosi, ancora calda, in compagnia di un maritozzo alla non-fine del caleidoscopico pasto.

Utilizziamo come coagulante naturale l’acqua di mare – mi racconta Chef Lippi – che a sua volta contiene il cloruro di magnesio che attiva e rapprende la siero proteina del latte (e non la caseina) in modo tale da ottenere una ricotta istantanea fatta sotto gli occhi del cliente. Per poi lasciarla riposare al tavolo, per l’intero pasto fino ad arrivare al pre-dessert, dove la stessa viene abbinata a un maritozzo caldo e a un cocktail di Alessandro che reinterpreta l’intramontabile rum e pera, ma rivisto in chiave contemporanea con una macerazione di scorze di pera in una riduzione di rum, ottenendo una soluzione simile al miele.

Alessandro Simeone, bartender, e Daniele Lippi chef, hanno infatti pensato un percorso di abbinamento tra cibi e cocktail a doppio filo partendo dalla stessa idea di mediterraneo: basato sulla “unconventional” valorizzazione di grandi materie prime, sul recupero di lavorazioni artigianali e la rilettura di procedimenti antichi, la Cucina, il Bar e la Sala di Acquolina 2.0 si caratterizzano proprio per originalità e profondità dei cibi, delle soluzioni proposte e narrate.

E ancora, con ritmo battente, wine or cocktail pairing: Ricciola fegato, grasso nocciole e soya di lenticchie; Maccarello alla brace, fagioli e nervetti di vitello, aceto di fragole; Tompinambur come un carciofo; Seppia in rete di maiale, uvetta pinoli e salsa di fegatini; Tortelli cacio pepe e anguilla croccante; Anguilla al barbecue salsa alle costine di maiale; Cinghiale, alghe salsa ai frutti rossi e ricci di mare; Agnello cotto al bastone, crema sedano rapa, cipollotto alla griglia e salsa alle carrube.

L’ospite e il suo coinvolgimento attivo, sensoriale e percettivo, sono i dettami di questa esperienza, le lunghissime e laboriose preparazioni, gli accostamenti fuori dal comune. Cibi che traggono continua ispirazione dal passato e dagli stimoli di un team giovane, affiatato in tutte le sue componenti, che genera una forte voglia collettiva di offrire qualcosa di nuovo, senza troppi incensi e prosopopee.

“Penso al Mediterraneo – scrive Daniele nella presentazione del menu – come crasi tra Meditazione e Terra, stravolgendone il significato. “Meditare” vuol dire esaminare con grande attenzione, pensare e approfondire con la mente e con lo spirito. “Terra” invece significa il pianeta in cui viviamo, la terra che calpestiamo e che coltiviamo, e in senso figurato il sangue e le radici che ci legano a qualcosa o a qualcuno. Mettere insieme questi due pensieri, vuol dire per me meditare sui nostri ricordi, sulla nostra storia. 

Il Mediterraneo è proprio il simbolo di tutto questo: un mare che da secoli unisce popoli, tradizioni e culture diverse. L’acqua del Mar Mediterraneo fluisce, mescola, contamina ed unisce. Per questo il mio menu prende un po’ di tutto quello che c’è “dentro” il Mediterraneo, e lo trasforma in qualcosa di nuovo, di diverso. Questo menu è la mia interpretazione della cultura mediterranea: Medi-Terrae.”

Daniele ha preso il timone di una nave difficile e piena di carichi, con questa sta esplorando il Mediterraneo alla ricerca di una cucina che abbia una connessione viscerale con il territorio e viva di continui rimandi al passato, curiosa di scoprirne nuove contaminazioni nostrane. Zero esterofilia, Cento per cento autarchia. Una Cucina Nuda, diretta, viscerale e sofisticata, concreta, fatta di prodotti e lavorazioni artigianali, tradizioni, mare e tanta terra.

Soprattuto in questo momento – mi racconta Chef Lippi – vorrei interpretare una cucina del ricordo che rimanga vicino alle persone, strettamente legato alle usanze popolari, ma senza voli pindarici. Sto lavorando su un primo piatto di tradizione Sarda, si chiama “Su Filindeu” o meglio i Fili di Dio. Una delle paste più antiche, che ancora oggi trova una piccola produzione da signore e piccole aziende locali nel Nord della Sardegna.

Assieme a Daniele, oltre il numeroso team di sala e cucina, c’è Andrea La Caita, General Manager, e Benito Cascone, Restaurant Manager, versatile e coinvolgente con importanti esperienze in testa e tra le mani, tra cui l’ultima con Mauro Colagreco chef argentino del Mirazur di Mentone (Francia), 3 stelle Michelin e The World’s 50 Best Restaurants 2019.

Le tante esperienze gli hanno permesso di riportare diversi insegnamenti in questa dimensione romana. “Prima di tutto il rispetto per le persone che mi affiancanomi racconta Benito Cascone essere consapevole e far sapere a chi collabora con me che ho bisogno di loro. Ho lavorato con chef illustri che investivano soldi e tempo nella formazione e team building del personale di sala.

Il rispetto del cliente. Per quanto si possa essere cordiali e affettuosi con i nostri ospiti ci sono dei limiti che nn bisogna mai oltrepassare. Dar del “lei” ad un cliente ed attenersi a dei rituali di accoglienza secondo il mio punto di vista servono a dare ancora più valore all’esperienza.

Correre e non fermarsi. Ho avuto la fortuna di lavorare con persone come Yannick Alleno, Mauro Colagreco, Raymond Blanc, Matteo Baronetto, chef imprenditori che viaggiano alla velocità della luce e per ogni idea messa in pratica, ce ne sono altre cento su cui discutere. La fortuna che ho avuto arrivando a Roma è stata di trovare un brillante Andrea La Caita ed un talentuoso Daniele Lippi che non pongono limiti al cambiamento.

Essere flessibili. La tecnica nel servizio è importante, talmente importante che in Francia sono stati scritte montagne di libri sul servizio e tecnica alla francese. Da Mauro ho imparato una cosa che in 16 anni di esperienze europee non avevo mai appreso: la frenetica ricerca di un servizio tecnicamente perfetto a volte grava sull’esperienza stessa dell’ospite. La perfezione purtroppo non esiste. Bisogna lavorare su come rendere l’imperfezione qualcosa di appagante.

Con Francesco Aldieri, Chef Sommelier, e Andrea Menichelli, Assistente di Benito; Cascone è un leader capace, anche se non ama definirsi tale, ha saputo costruire con piglio e intelligenza una brigata di collaboratori che lavorano, si donano e proteggono un progetto performante che stanno portando avanti tutti assieme. 

Nessuno ostacolo infatti, come l’acqua, l’Acquolina è tornata a scorrere. 

Ha trovato una diga, si è fermata. La diga si spezza, scorre di nuovo. Si è adattata, ha preso la forma del suo nuovo contenitore, ha riempito spazi e nuove stanze, ha imbandito nuove tavole. Niente esiste al mondo più adattabile dell’acqua.

Come l’acqua, anche l’energia creativa, la voglia di ricerca e la capacità di Daniele Lippi hanno ricominciato a fluire libere, portando con sé le gioie di nuove scoperte e di nuove terre emerse.

Acquolina, 1 Stella Michelin dal 2009

Hotel The First Roma

Via del Vantaggio 14, Roma, 00186, Italia

Percorsi Degustazione: “Anabasi/Catabasi” – 9 portate 150€
“Periplo” – 7 portate 120€
“Ab origine” – 4 portate 90€

@photo di copertina / contributi fotografici – @Max Rella

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L’Italia si stringe ancora. Da ieri (10 novembre 2020) ha nuovamente aggiornato i colori delle sue regioni in base alle diverse condizioni Covid-19 e agli indici di rischio in costante aggiornamento.

Torna l’autocertificazione per gli spostamenti, da utilizzare in maniera diversa a seconda del proprio ruolo professionale: Giornalista Dipendente o Free Lance, Scarica qui i Moduli per viaggiare sereno.

Se siete giornalisti e dovete mettervi in viaggio, ovunque andiate sarà necessario avere in tasca l’autocertificazione per muoversi tra una regione e l’altra e se dovete uscire di casa dalle 22 alle 5, orario in cui è previsto scatti il coprifuoco nazionale.

Nelle zone indicate come “arancioni” e “rosse” le limitazioni agli spostamenti – sempre consentiti per “comprovati motivi di lavoro, necessità e salute” – sono ancora più stringenti.

Classificazione Regioni 

Il Dpcm 3 novembre 2020 individua tre aree, corrispondenti ad altrettanti scenari di rischio, per le quali sono previste specifiche misure restrittive.

AREA ROSSA – RISCHIO ALTOProvincia di Bolzano (Ordinanza 10 novembre 2020)
Calabria (Ordinanza 4 novembre 2020)
Lombardia (Ordinanza 4 novembre 2020)
Piemonte (Ordinanza 4 novembre 2020)
Valle d’Aosta (Ordinanza 4 novembre 2020)
AREA ARANCIONE – RISCHIO MEDIO/ALTOAbruzzo (Ordinanza 10 novembre 2020)
Basilicata (Ordinanza 10 novembre 2020)
Liguria (Ordinanza 10 novembre 2020)
Toscana (Ordinanza 10 novembre 2020)
Puglia (Ordinanza 4 novembre 2020)
Sicilia (Ordinanza 4 novembre 2020)
Umbria  (Ordinanza 10 novembre 2020)
AREA GIALLA – RISCHIO MEDIOCampania (Ordinanza 4 novembre 2020)
Emilia Romagna (Ordinanza 4 novembre 2020)
Friuli Venezia Giulia (Ordinanza 4 novembre 2020)
Lazio (Ordinanza 4 novembre 2020)
Marche (Ordinanza 4 novembre 2020)
Molise (Ordinanza 4 novembre 2020)
Provincia di Trento (Ordinanza 4 novembre 2020)
Sardegna (Ordinanza 4 novembre 2020)
Veneto (Ordinanza 4 novembre 2020)


Come già fatto in occasione del lockdown della scorsa primavera, gli uffici della Fnsi – Federazione Nazionale Stampa Italiana – hanno predisposto un modulo di autocertificazione dedicato ai giornalisti, lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, che hanno necessità di spostarsi dal proprio domicilio per ragioni professionali. Il documento, compilato e firmato, va esibito assieme alla tessera professionale in caso di controlli da parte delle forze dell’ordine.

Il modulo standard per gli spostamenti rilasciato dal Ministero dell’Interno è comunque in possesso degli operatori di polizia e può essere compilato anche al momento del controllo. Scarica il Modulo Standard QUI



PER APPROFONDIRE
In calce i modelli di autocertificazione per gli spostamenti professionali predisposti dagli uffici della Fnsi tenendo presenti le specifiche esigenze lavorative dei professionisti dell’informazione, siano essi lavoratori autonomi o lavoratori dipendenti.

 Autocertificazione giornalisti lavoratori autonomi – 05nov20 

Autocertificazione giornalisti lavoratori dipendenti – 05nov20

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Barolo è la prima “Città Italiana del Vino 2021” e vince il programma culturale del Comune delle Langhe.

Il riconoscimento è stato assegnato ieri, sabato 7 novembre, a Barolo (Cuneo). Insieme al Comune delle Langhe gareggiavano per il titolo i territori di Bianco (Rc), Duino Aurisina (Ts), Montepulciano (Si), Montespertoli (Fi), Taurasi (Av) e Tollo (Ch). A Duino Aurisina e Montepulciano, la commissione ha riconosciuto però una menzione speciale per la validità del progetto culturale che ha sostenuto le rispettive candidature, per un anno all’insegna della cultura e dell’enoturismo.

Definito “il re dei vini e il vino dei re”, il Barolo è il grande vino italiano per eccellenza, ottenuto da uve Nebbiolo in purezza.

In Piemontese si dice Bareu o Bareul, ed è anche un piccolo Borgo con tanto di Castello che gli ha dato il nome e che si trova nella storica regione delle Langhe, adagiato su un piccolo altopiano a forma di sperone.

Protetto dai rilievi circostanti, disposti ad anfiteatro, colpisce subito per la posizione del suo nucleo urbano rispetto ai paesi adiacenti: un suggestivo itinerario di colline, cesellate dalla mano esperta dell’uomo.

E’ Barolo la Città Italiana del Vino 2021

Una sfida culturale e ambientale per la prima “Capitale della Cultura Enologica” del Belpaese. Un nuovo concorso tra Città del Vino con uno sguardo al domani e alla ripresa economica ed enoturistica, duramente colpita dal Covid 19: per tutto l’anno mostre d’arte contemporanea nelle cantine, gemellaggi internazionali, convention, seminari e tanto altro. 

Con il Patrocinio del Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, il programma vincitore di Barolo, che prevede vari eventi come mostre, seminari, Lectio magistralis, installazioni artistiche e tanto altro, è stato sviluppato dal Comune in collaborazione con la Barolo&Castle Foundation, che è anche il braccio esecutivo del calendario di appuntamenti della Città Italiana del Vino 2021.

“Siamo molto contenti che sia stato premiato il nostro dossier e lo sforzo di coinvolgimento del territorio e delle istituzioni locali e regionali, che ci supporteranno nel programma di appuntamenti ed eventi previsti per il 2021 – ha dichiarato Renata Bianco, sindaco di Barolo -. Il 2020 è stato un anno molto difficile e crediamo che questa iniziativa sia un forte messaggio di speranza e ripartenza”.

“Questo concorso tra i Comuni a vocazione vitivinicola ed enoturistica intende mettere in risalto l’influenza della cultura del vino nella società, nel paesaggio, nella cultura e nell’economia locale – sottolinea il Presidente di Città del Vino, Floriano Zambon -.

E’ un’occasione per promuovere modelli virtuosi di gestione del territorio e valori culturali e di sostenibilità che da sempre contraddistinguono la nostra Associazione. Insignire Barolo del titolo di Città Italiana del Vino 2021 è un riconoscimento del lavoro e dell’impegno di un Comune che ha saputo valorizzare il legame del territorio con il vino e l’enoturismo, al centro di un’area, le Langhe, che è anche Patrimonio Unesco”.

Barolo & Castles Foundation e in particolare il WiMu-Museo del Vino di Barolo (gestito dalla Fondazione) sono gli organi tecnici che supervisioneranno un articolato programma d’iniziative che mette a sistema tanti enti e istituzioni locali: l’Unione dei Comuni “Colline di Langa e del Barolo”, l’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, la Strada del Barolo e grandi vini di Langa, l’Enoteca Regionale del Barolo, Slow Food, ma anche Artissima, la Film Commission Torino Piemonte, Opera Barolo, l’Associazione Culturale Castello di Perno, la Fondazione Bottari Lattes; il tutto con il sostegno della Regione Piemonte. 

Complessivamente sono previste 24 grandi iniziative nell’ambito del programma di “Barolo Città Italiana del Vino 2021”. Tra queste, per i temi della “memoria” e della “comunità”, la Hall of Fame, cioè la cerimonia d’ingresso nel Museo del Vino delle grandi personalità del vino italiano. Inoltre gemellaggi internazionali tra realtà museali e territori del vino; iniziative di avvicinamento tra campagne e città; la Convention d’Autunno delle Città del Vino; ma anche mostre d’arte contemporanea in alcune cantine del Barolo, in collaborazione con Artissima, la principale fiera italiana di settore. 

E naturalmente, se la situazione sanitaria lo consentirà, grandi degustazioni di Barolo. Il programma sarà pubblicato nei prossimi giorni sul sito internet ufficiale, in fase di realizzazione.

“Il tema di fondo della candidatura è un grande viaggio tra tradizione e modernità, che racchiude l’anima stessa del Barolo, un vino dalla storia antica che ha saputo rinnovarsi e aprirsi al mondo – spiega Tiziano Gaia, referente della Fondazione Barolo&Castle e del comitato tecnico scientifico del WiMu Museo del Vino -. Sarà una sorta di viaggio nel tempo attraverso riti e feste tradizionali, stagionalità e recupero della memoria dei personaggi che hanno fatto la storia del vino. In questo lavoro di ricerca e approfondimento saremo accompagnati da antropologi e storici, ma non mancheranno i tributi ai grandi scrittori del territorio, Pavese e Fenoglio su tutti, intorno ai quali costruire un percorso di valorizzazione dei luoghi raccontati nelle loro opere, nelle quali il vino e la cultura contadina avevano un’importanza centrale”.

“È stato difficile giungere alla scelta finale – conclude il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon – a conferma della validità dei dossier presentati dai sette Comuni. Abbiamo comunque colto gli obiettivi che avevamo con l’avvio di questa prima edizione: mettere in risalto la cultura enologica ed enoturistica di un territorio, la sua influenza nella società e nell’economia locale; inoltre vogliamo promuovere quelle buone pratiche che valorizzano la biodiversità, la tutela dell’ambiente e che possano portare benefici permanenti in termini di servizi, infrastrutture, eventi”.

Secondo lo spirito per cui è stato ideato dall’Associazione Città del Vino il concorso della “Città Italiana del Vino” tra i progetti e i territori deve fare da stimolo per le comunità locali, incoraggiare la partecipazione attiva dei cittadini, delle categorie sociali ed economiche e del volontariato, con uno sguardo oltre i propri confini, consolidando legami con altri territori vitivinicoli italiani.

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Qui “contemporaneità” che non significa “vezzo modaiolo”, quanto recupero di sapori del passato riletti e aggiornati al presente tramite esperienze personali, cucina classica e suggestioni del mondo.

La premessa è importante quanto il racconto di questo luogo. Perché qui Sara e Fabio, bella coppia nella vita e nel lavoro, ogni giorno dall’8 marzo 2015, custodiscono e alimentano il fuoco sacro della loro piccola (grande) rivoluzione.

Fuori, e subito alle spalle, un ampio piazzale, popolato dal mercato ambulante del venerdì. Pittoresco, caotico, spettinato.

Stacco. La porta di MateriaPrima Osteria Contemporanea si apre.

Stacco. All’interno, il calore del legno di Rovere, venato e levigato; la vigoria della lucida pelle, l’austerità del ferro opaco, subito smentito dal sorriso di Sara, e dall’accoglienza di uno staff di sala tutto al femminile.

Siamo a Pontinia. Anno di fondazione 1934 per questa cittadina poco nota della fertile e generosa Pianura Pontina a metà strada tra monti, mare e canali, ma ancora orfana di una ristorazione ricercata che avesse il potere da attrarre i gourmand. 

Da sempre zona di agricoltori, pastori, cacciatori, pescatori, guitti, ranocchiari e boscaioli, Pontinia viene oggi caratterizzata dal Museo dell’Agro Pontino, in cui sono testimoniate le vicende storiche, antropologiche e culturali della cittadina e del vasto territorio circostante compreso fra i Lepini e Ausoni, il Mar Tirreno e il promontorio del Circeo.

La premessa è importante quanto il racconto di questo luogo. Perché qui Sara e Fabio, bella coppia nella vita e nel lavoro, ogni giorno dall’8 marzo 2015, custodiscono e alimentano il fuoco sacro della loro piccola (grande) rivoluzione.

28 posti, per adesso e un progetto in espansione nel cassetto. All’ingresso un grande bancone; sulla destra la cucina a vista, dove si agita la numerosa indaffarata brigata; sulla sinistra la sala, le sedute in pelle, le poltrone stile Chesterfield, il camino, i dettagli post industriali, la cura del dettaglio, sui ripiani le conserve di Fabio con le etichette scritte a mano.

Un’atmosfera accogliente, materica e raffinata, che stacca in modo netto con tutto il mondo fuori ma che vuole al contempo raccontare la terra generosa di questi luoghi tramite la selezione e la scelta di materie prime e materiali vivi che si mescolano nudi e appaiono privi di intermediazioni apparenti.

Qui “contemporaneità” che non significa “vezzo modaiolo”, quanto recupero di sapori del passato riletti e aggiornati al presente tramite esperienze personali, ricerca, cucina classica e suggestioni del mondo.

Ne deriva una compagine di piatti e proposte che è una continua sorpresa, ricca di trovate e invenzioni stilistiche che poggiano su una gamma di sapori che non annovera mai più di tre o quattro ingredienti.

Scelte di sapore invitanti e calibrate che compongono il collage di una cucina di tecnica e di pancia.

E’ importante contaminarsi. Per poter fare meglio ciò che si ha in casa propria, serve a rendere attuale ciò che appartiene al passato. In fondo siamo frutto di continue contaminazioni, in un circolo ermeneutico costante e necessario, per cui un sapore può e deve essere soggetto a una gamma di variazioni che derivano ora dall’esigenza di leggerezza e salubrità, ora da una tecnica di cottura innovativa o ritrovata, ora dalla curiosità di provare emozioni nuove”, racconta lo Chef.

Materia Prima Osteria Contemporanea – La Storia

Originario di Terracina, Fabio cresce tra i buoni sapori di casa che hanno forgiato il suo palato appassionandolo alla cucina ben fatta pur senza immaginare di fare il cuoco in età adulta. La svolta arriva nel 2010 dopo una cena nel ristorante Satricvm, di Maximiliano Cotilli e Sonia Tomaselli.

Rimane folgorato, cambia ottica, inizia a studiare le tecniche di preparazione dei cibi e le storie dei grandi chef. Nel 2011 decide di fare il grande passo e strada scommette su se stesso, incoraggiato da Sara che lo segue.

Nel 2012 riescono a entrare nella brigata di cucina del Satricvm, Fabio in cucina, Sara in sala. Due anni dopo, nel 2014, la coppia decide dare una casa alla propria idea di cucina, sintesi di ricerca, studio, ricordi e istinto.

E’ il 2015. L’evoluzione sarà costante, così come la ricerca sul prodotto che affonda sempre più le radici nel territorio dell’Agro Pontino, nelle tradizioni di queste terre da recuperare e valorizzare.

La Cucina di Fabio Verrelli

Partiamo dalle basi. Partiamo dal pane. Fabio lavora all’arte bianca con Gabriele Bonci e Roberta Pezzella, ma non si muove solo alla ricerca delle materie prime e della lievitazione, si guarda indietro ripescando ricette antiche, come quella del Tortolo. Tradizionalmente pane povero caratterizzato dall’aroma di anice selvatico, che cresce spontaneo tra i fossati, fa ancora parte delle usanze pasquali terracinesi; Fabio decide di destagionalizzalo riproponendolo tutto l’anno ispirandosi alla consistenza e all’alveolatura del panettone, ottenendo un pane semidolce perfetto con i salumi, di cui questa zona d’Italia riserva interessanti sorprese.

La carta di MateriaPrima non osserva la classica scansione in 4 tempi, ma si pone come lunga lista di piatti da scegliere senza vincoli e distinzioni, oltre all’opzione dei tre menu degustazione: “Piccola Degustazione” di 3 portate a 45 euro, il “Degustazione” di 5 portate a 55 euro, e “La Degustazione – Territorio e Innovazione”, di 8 portate a 70 euro, ognuna con un wine pairing ad hoc suggerito dalla sommelier Sara.

L’inizio o il Benvenuto dello Chef, inatteso e vivace, è un caledoiscopico volo di scodelle e piattini in cui lo Chef ripone tutte le ispirazione del momento.

Siano queste di terra, di mare, vegetali o selvatiche è un gioco che prepara il palato al concetto di cucina di Fabio e annuncia una tavola di sostanza e divertimento, che annovera materie prime meno ordinarie, ben lavorate ed alcune intuizioni geniali, come le bacche di Mortella Montana (Mirto) realizzate di Cacio e Pepe e portate a tavola con il proprio ramo, per sottolineare questo continuo scambio tra tavola e natura.

La carne di bufalo, a tal proposito, è uno degli ingredienti più amati da chef Verrelli per i quali si affida alla storica Fattoria Lauretti di Amaseno (FR) attiva sin da fine 800 e che alleva animali allo stato brado. Nota per la bassissima concentrazione di colesterolo, per essere molto proteica e magra, senza grasso d’infiltrazione; si presenta soda e compatta, prestandosi a qualsiasi tipo di preparazione, rimanendo tenera, succosa e digeribile.

Tra le carni della zona troviamo anche il Daino. Il Parco Nazionale del Circeo ha infatti condotto una caccia selettiva per ridurre il numero dei capi e mantenere l’equilibrio dell’ecosistema. Lo chef ha così potuto acquistare delle carni locali pregiate e indagarle nella sua cucina.

Daino, lampone alla brace e fondo bruno vegetale” servito con un purè di pigna marittima, ovvero patate cotte in acqua e limone e mantecate nella stessa quantità di burro e panna.

Interessante il fondo bruno vegetale, ottenuto dalla tostatura di tuberi, bulbi e ortaggi che portati a caramellizzazione estrema riescono a mantenere un livello di acidità che sostiene gli altri sapori ottenendo un risultato simile al più noto fondo di carne.

L’amore per il quinto quarto si manifesta nelle “Animelle, cipolla arrosto e distillato di funghi”, quest’ultimo lavorato in crioestrazione, omaggio al grande chef Salvatore Tassa, maestro di questa tecnica rivoluzionaria dei primissimi anni 90 – in cui primeggia anche il francese Yannick Alleno. L’animella rosolata e cotta nel burro, la cipolla sotto la cenere creano un accordo di sapori che puntano all’intensità aromatica e gusto delle consistenze.

Menzione speciale per il “Coniglio in porchetta e aria di soia”. Che è sia un omaggio alla nonna marchigiana di Osimo, sia una sfida (vinta) con le proprie origini; tra l’altro un piatto gustoso, ben realizzato e raro da trovare in carta fuori dai confini delle Marche.

La sala

Una brigata giovane, sorridente, preparata coordinata da Sara Checchelani che ha, negli anni di esperienza, maturato la sua idea di accoglienza degli ospiti che poggia sui valori di calore e massima disponibilità, gli stessi ideali che trasmette ogni giorno ai suoi collaboratori. 

Il suo amore per il vino è tutto contenuto nella sua cantina, che oggi conta 350 etichette in continua evoluzione.

La carta dei Vini segue infatti i passi avanti che sta compiendo il suo territorio: un Lazio che sta vivendo un momento felice grazie a giovani produttori che hanno scelto di dedicarsi al vino e che Sara narra ai propri clienti portandoli in viaggio per queste zone ancora poco note ai più.

E lo sguardo si allarga quindi al resto d’Italia e oltre i suoi confini in cerca di piccoli produttori con una particolare attenzione alle giovani “donne del vino”, che Sara desidera omaggiare con un capitolo tutto dedicato che troverà presto spazio nella sua personalissima carta.

Ed è quindi per questa via che Pontinia diventa un luogo su tre dimensioni.

La prima antropologica e culturale, un pozzo sempre aperto sul passato sempre cui attingere.

Una seconda dimensione di mercato, di vivace offerta di filiere agricole e produzioni che ogni venerdì mattina convergono lì, portando sui banchi la generosa offerta dell’Agro Pontino di oggi.

La terza si chiama Materia Prima, ed è uno sguardo fiducioso verso il futuro.

Uno sguardo coraggioso e ragionato. Solido e condiviso. E proprio perché, come disse Gustav Mahler «Tradizione è conservare il fuoco, non adorare le ceneri», mentre lo sguardo di Sara coordina amorevolmente il salotto di questa Osteria Contemporanea, quello di Fabio interpreta a mano libera ciò che per lui è importante, senza limiti o schemi preordinati.

Possa essere la sua terra, i rami di un arbusto, un’intuizione, il piatto della memoria, in tutti i suoi piatti c’è la stessa voglia di offrire il meglio, un “meglio” filtrato e arricchito dal proprio processo di ricerca e dalla sua passione evidente per questo sacro mestiere che spinge ad essere prima di tutto esploratori di sentieri di novità, prima per se stessi, poi per gli altri.

Foto di Copertina e Photocredits @Lido Vannucchi

Contatti

Materia Prima – Osteria Contemporanea

Via Sardegna, 8

04014 Pontinia (LT)

Tel +39 0773/86391

E-mail: info@materiaprimapontinia.it

Sito web: http://materiaprimapontinia.it

Apertura: dal martedì alla domenica, dalle 12:30 alle 18:00

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Si chiama “Cibo a Regola d’Arte”, è il food festival del Corriere della Sera che quest’anno diventa anche digital. Inizia oggi e verrà trasmesso in diretta streaming su corriere.it, ciboaregoladarte.it sulla pagina Facebook di Cook.corriere

Il 6-7-8 novembre, live da Milano, saranno tre giorni di dibattiti, performance e discussioni con chef, scrittori, produttori ed esperti sul tema 2020 della responsabilità collegata al mondo del cibo.

Che sia ambientale, sociale, culturale; perchè è arrivato decisamente il tempo di fare insieme le scelte giuste e, soprattutto, lungimiranti per garantire un futuro a questa terra che abitiamo e di cui non siamo i padroni.

3 giorni dedicati al tema della Responsabilità. Oltre 50 incontri «digilive» – in parte in presenza, in parte sul web – per ragionare sul futuro dell’alimentazione. Master show, momenti di cucina, interviste con gli chef, Food Talk, approfondimenti con esperti di settore, spazi culturali, corsi con chef, panificatori e pasticceri; chef, scrittori, produttori, esperti e i giornalisti di Corriere della Sera per fare un punto sulla responsabilità collegata al mondo del cibo, in ambito ambientale, sociale, culturale.

Tempo di scegliere” è il tema del palinsesto dell’11a edizione dell’ormai attesissimo appuntamento annuale con il food festival curato da Angela Frenda, direttrice artistica di Cibo a regola d’arte e responsabile editoriale di Cook.

Tre location milanesi e in diretta streaming su corriere.it: in Pelota, via Palermo 10, avranno sede i Mastershow, vere e proprie performance tra giornalismo, spettacolo e cucina insieme a chef stellati, esperti e ospiti d’eccezione; Sala Buzzati, in via Balzan 3, ospiterà i Talk tematici, per scoprire tradizioni e progetti legati a prodotti e imprese; Casa degli artisti, in Via Tommaso da Cazzaniga, sarà invece il set degli incontri di “Pane e parole” con scrittori e narratori, alle prese con cibo e cucina.

Quest’anno solo in diretta streaming, 25 corsi di cucina, da prenotare subito, per imparare i trucchi e le tecniche dai migliori chef e ricevere direttamente a casa, grazie alla collaborazione con My Cooking Box, gli ingredienti necessari per eseguire la ricerca.

Maestri d’eccezione dei corsi di cucina 2020 saranno: Andrea Aprea, Andrea Berton, Luigi Biasetto, Renato Bosco, Francesca Casci, i fratelli Enrico (Chicco) e Roberto (Bobo) Cerea, Carlo Cracco, Domenico Di Clemente, Nicola Di Lena, Fabrizio Fiorani, Claudio Gatti, Alfio Ghezzi, Antonia Klugmann, Ernst Knam e Frau Knam, Riccardo Gaspari, Luca Lacalamita, Davide Longoni, Valeria Messina, Alessandro Negrini, Davide Oldani, Ciro Oliva, Giancarlo Perbellini, Matteo Piffer, Fabio Pisani, Vincenzo Santoro, Elio Sironi, Aurora Zancanaro.

Su www.ciboaregoladarte.it/corsi, sono già aperte le iscrizioni agli esclusivi corsi di cucina (da 49,90 €).

Da metà ottobre, su www.ciboaregoladarte.it sarà possibile consultare il programma integrale di Cibo a regola d’arte e prenotare per gli eventi in presenza, che avverranno in conformità con le normative anti Covid attualmente in vigore.

Numerose le aziende e i consorzi che contribuiscono attivamente alla costruzione del palinsesto anche di questa edizione 2020, nella formula digilive, di Cibo a Regola d’Arte: Coop, Eni, Friuli Venezia Giulia, Pastificio Garofalo, Rovagnati (Main Partner), Consorzio Parmigiano Reggiano, Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana, (Partner) Consorzio di Tutela del Prosecco Doc (Sparkling Partner), Frigo2000 (Kitchen Partner).

Clicca e Scopri Qui i Protagonisti dell’edizione 2020.

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Conte firma il nuovo Dpcm nella notte del 4 novembre e cambia il Tricolore all’Italia dividendola in Rosso, Arancione e Giallo. Il Nuovo Lockdown d’Autunno diventa operativo da domani 5 Novembre e rimarrà in vigore fino al 3 Dicembre 2020.

Conferma la chiusura di bar e ristoranti alle 18, concede il Delivery fino alle 22, conferma il Pranzo della domenica, ma spegne tutte le luci dei musei, dei cinema e dei teatri. Impone restrizioni per le scuole e quelle (necessarie) per il trasporto pubblico locale.

Ci sono voluti più giorni del previsto. Giorni infiniti e un’attesa snervante scandita da vertici, conflitti interni, incontri, scontri di opinioni e proteste, alcune (tante) valse a nulla. Il verdetto (per il momento) è chiaro, divide l’Italia in tre (nuovi) colori e tuona così:

Un livello nazionale, gialloUn livello arancione, con le restrizioni che scattano per le Regioni con «scenario di elevata gravità e livello di alto rischio». Un livello rosso, per quei territori dove lo scenario è di «massima gravità» e dove scatta il lockdown sulla base del documento scientifico di «Prevenzione e risposta a Covid-19» concordato con le Regioni: vietato spostarsi anche all’interno del proprio Comune, se non per motivi di lavoro, salute, urgenza o per accompagnare i figli a scuola.

Oggi sarà reso noto l’elenco delle regioni più a rischio, che secondo le indiscrezioni della vigilia sono Piemonte, Lombardia, Calabria e provincia di Bolzano. Misure più attenuate potrebbero scattare per Campania, Puglia, Veneto, Liguria e Val d’Aosta.

Lockdown e Direttive nazionali

  • A livello nazionale è il coprifuoco previsto dalle 22 alle 5 su tutto il territorio nazionale;
  • Resterà la possibilità di uscire solamente per motivi di lavoro e di salute; viene chiaramente raccomandato a tutti i cittadini di non spostarsi durante la giornata se non per le stesse esigenze.
  • Chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi, fatta eccezione per le farmacie, i supermercati, i tabacchi e le edicole al loro interno;
  • Riduzione della capienza per il trasporto pubblico locale e il trasporto ferroviario regionale: non si potrà andare oltre il 50% dei posti occupati. Misura che non vale per gli scuolabus.
  • Obbligo di smart working nella misura più elevata possibile nella pubblica amministrazione, con la forte raccomandazione che riguarda anche i privati. Sospese le crociere.

Ristorazione, Cultura e Sport

  • Sospese le attività della ristorazione: chiusura, quindi, per bar e ristoranti dalle 18 alle 5;
  • Consentita la consegna a domicilio (Delivery) nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto fino alle ore 22,00 con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze;
  • Sospese le attività commerciali al dettaglio, così come vengono chiusi i mercati, fatta eccezione per i banchi alimentari;
  • L’attività motoria viene permessa vicino alla propria abitazione rispettando le distanze e indossando le mascherine. L’attività sportiva si può svolgere solo all’aperto e in forma individuale.

Scuola, Didattica e Concorsi

  • Didattica a distanza al 100% nelle scuole superiori, con le lezioni di presenza per le elementari e le medie, così come per i servizi per l’infanzia. Unica eccezione le aree rosse, dove la didattica a distanza partirà già dalla seconda media;
  • Nelle scuole elementari e medie sarà obbligatorio indossare le mascherine anche al banco;
  • Vengono sospesi i concorsi, a partire da quello straordinario per la scuola.

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Stabilisce l’erogazione di nuovi contributi a fondo perduto alle aziende colpite dalle misure di contenimento sanitario per Covid19.

Si chiama “Decreto Ristori”, l’ultimo nato di Casa Governo. A beneficiare maggiormente del bonus saranno le attività connesse alla ristorazione e alla cultura del benessere.

Di seguito riportiamo fedelmente le informazioni riguardo il Fondo perduto per Ristoranti e Bar, Gelaterie, Pasticcerie; Agriturismi e Alberghi; Organizzazioni Convegni e Fiere. Incluso il Bonus Affitto e “Allegato 1”.

Bonus Affitti

Allegato 1

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Tutto ancora tace. Dal Governo non è arrivata ancora una replica alla proposta del Grande Chef italiano (Osteria Francescana – 3 stelle Michelin), pubblicata, condivisa e commentata da un’ importante schiera di giornalisti, ristoratori, imprenditori dell’enogastronomia, cuochi, osti e chef di alta cucina, che, insieme, cercano di opporre resistenza con il lavoro rimasto, di trovare una luce in uno dei momenti più bui della storia della Ristorazione.

“L’ospitalità e la ristorazione, l’arte e l’architettura, il design e la luce sono gli assi portanti della nostra identità. (…) Serve un segnale che ci riporti fiducia. Ora si rischia la depressione. Ora abbiamo bisogno di coraggio e di stimoli.” Queste e tante altre le parole di Bottura nella lettera aperta scritta al Conte, che riportiamo integralmente.

“Io mi domando: Ma noi chi siamo? Io credo che oggi un ristorante, in Italia, valga una bottega rinascimentale: facciamo cultura, siamo ambasciatori dell’agricoltura, siamo il motore del turismo gastronomico, facciamo formazione, ed ora abbiamo dato inizio ad una rivoluzione culinaria “umanistica” che coinvolge il sociale.

L’ospitalità e la ristorazione, l’arte e l’architettura, il design e la luce sono gli assi portanti della nostra identità. Negli ultimi cinque anni a Modena, grazie ad un micro ristorante come l’Osteria Francescana, sono nati oltre 80 b&b. È nato il turismo gastronomico dove migliaia di famiglie, coppie, amici, passano due o tre giorni, in giro per l’Emilia, a scoprire e celebrare i territori e i loro eroi: contadini, casari, artigiani, e pescatori. Focalizzandoci sulla ristorazione in pochi oggi hanno liquidità, anzi, oggi più che mai ci sentiamo soli.

Abbiamo chiuso a marzo e ci avete chiesto di riaprire dopo tre mesi rispettando le regole. L’abbiamo fatto. In tantissimi si sono indebitati per mettersi in regola: mascherine, gel, scanner di temperatura, saturimetri, sanificazione dell’aria, test per tutto lo staff, ingressi alternati, tavoli distanziati.

Per uscire da questa crisi senza precedenti, abbiamo bisogno di speranza e fiducia. La speranza è quella che ci mantiene in una condizione attiva e propositiva. La fiducia è credere nelle potenzialità personali e degli altri. La forza principale che ci ha sempre sostenuto è il sogno, non il guadagno. Oggi, senza liquidità, perché in tanti continuano a sognare con l’incasso giornaliero, molti non ce la faranno e il paese perderà una delle colonne portanti della sua identità.

La mancanza di contante porta prima di tutto al mancato pagamento degli stipendi, poi dei fornitori, le rate dei mutui e infine gli affitti. Serve un segnale che ci riporti fiducia. Ora si rischia la depressione.
Ora abbiamo bisogno di coraggio e di stimoli. Per trovare la voglia di continuare e non sentirci soli.

In concreto abbiamo bisogno:
1) Della chiusura serale almeno alle 23.00;
2) Di liquidità in parametro ai fatturati;
3) Della cassa integrazione almeno fino alla stabilizzazione del turismo europeo;
4) Della decontribuzione 2021 visto che per il 2020 abbiamo già adempito in pieno;
5) Dell’abbassamento dell’aliquota iva al 4% per il prossimo anno.

La politica è fatta di coraggio e di sogni.
È simile alla poesia. È fatta di immaginazione e di futuro.
La politica deve rendere visibile l’invisibile”.

Massimo Bottura

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Perchè limitare chi già si era autolimitato? Perchè danneggiare chi aveva già investito, adeguato, sanificato, tagliato, dimezzato, reinventato? Perchè colpire la ristorazione, oltre ai cinema e ai teatri, che hanno dimostrato essere luoghi sicuri, dove esistono il quantitativo maggiore di procedure e controlli a garanzia della salute dei lavoratori e dei clienti?

Perchè si continua ad ignorare la vera problematica che sta nei trasporti pubblici locali, affollati e mal gestiti, e nella gestione malsana di quella che chiamano “sanità”?

Perchè glissare su quelle decisioni/precauzioni sbagliate prese da un governo che già sapeva che ad ottobre saremmo stati investiti da una nuova ondata di contagi, ma ha ugualmente concesso la riapertura, ad esempio, delle Discoteche la scorsa estate?

Perchè adesso imporre agli italiani la rinuncia alla “normalità con mascherina”, il divieto di uno stile di vita sano e di qualità, su cui tutti in altri tempi, hanno fatto leva per enfatizzare, quando serviva, il “Made In Italy”?

Perchè chiudere i luoghi della cultura che si fa a tavola e che adesso minaccia di crollare con effetti devastanti, senza neanche lasciare il tempo di trovare soluzioni alternative, sconvolgendo ritmi di vita ed abitudini senza accendere una luce alla fine del tunnel?

Dietro le imprese non ci sono solo uomini e donne, c’è la dignità di sentirsi risolti attraverso il lavoro e di poter guardare al domani con fiducia.

Il sacro lavoro, quello che nobilita l’uomo e che, fino a qualche tempo fa sembrava fosse il Primo Fondamentale Principio della nostra Costituzione. A chi non lo ricorda, rammentiamo che recita così:

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”

Tante le domande che affliggono gli italiani, soprattutto quelli appartenenti alle categorie più minate da un inspiegato quanto inspiegabile Decreto che colpisce al cuore la parte sana, bella, buona e pulsante della nostra Italia, lasciando invece irrisolti molti nodi cruciali della battaglia al Covid 19.

Tanti gli sfoghi, le reazioni via via, giustamente, crescenti. Di seguito, e per i prossimi giorni la raccolta di quella che abbiamo definito una “Black Eat Parade” che riporta gli sfoghi sui social, le riflessioni, le ipotesi di sopravvivenza dei protagonisti del settore della grande ristorazione italiana, e di alcuni personaggi noti del mondo dello spettacolo.

Michelle Hunziker – conduttrice televisiva, attrice

Oggi mi sono svegliata pensierosa… penso a tutti coloro che devono richiudere le loro attività… era già faticoso riprendersi, ma si sono tutti rimboccati le maniche e con determinazione e senza lamentarsi, si sono messi a lavorare… molti con il sorriso… l’ho visto io!
Sono un assidua frequentatrice di ristoranti, li amo, li promuovo anche molto sui miei social perché amo le eccellenze italiane 🇮🇹 e non ho MAI smesso di andarci proprio perché credo che stando attenti e rispettando tutte le procedure igieniche si possa serenamente godere di tutte le meraviglie culinarie del nostro paese.
I nostri bar che tanto ci contraddistinguono e ci invidiano da tutto il mondo e tutte le altre attività che ora si ritrovano a dover chiudere dalle 18.00 o del tutto… sono in estrema difficoltà.
Capisco che non sia facile la gestione di questo virus e capisco anche che per salvaguardare la nostra salute non si possa accontentare tutti, ma con FORZA chiedo anch’io al nostro governo di sostenere le famiglie e le attività in difficoltà in questo momento, nel cercare di contenere il virus, non bisogna però morire di fame.

Niko Romito Chef/ Patron – Reale Casadonna – 3 Stelle Michelin

Tanti di noi non avranno la forza di reggere alla scelta del governo di far chiudere bar e ristoranti alle 18 e di costringere un intero settore a rinunciare per un periodo di tempo probabilmente indeterminato a ben più del 50% del proprio fatturato. Non sarà sufficiente per molti di noi il “cospicuo sostegno” promesso dal governo per poter affrontare questa seconda traversata nel deserto nel giro di neanche otto mesi. La ristorazione italiana con questa decisione subirà un colpo letale. Tanti amici, ma anche ristoratori che non conosco in queste ore stanno valutando il da farsi: restare aperti per un solo turno e decidere come gestire il carico di lavoro fra i dipendenti o chiudere? Dopo la fine del lockdown la gran parte degli imprenditori del nostro settore ha riaperto investendo in termini di procedure, protocolli e strumentazioni per garantire ai propri clienti un’esperienza in piena sicurezza. Allo stesso modo abbiamo fatto per i nostri dipendenti: test settimanali di controllo, precauzioni, massima attenzione nella vita quotidiana fuori dal luogo di lavoro. Tutto questo non è stato sufficiente per instillare nei decisori pubblici l’idea che il nostro settore potesse garantire standard di sicurezza adeguati. I bar e i ristoranti scontano il pregiudizio di essere luoghi ad alto rischio di contagio. Non lo sono le fabbriche o altri luoghi che potranno continuare ad operare per sostenere l’economia del Paese. Noi no.

Non voglio criticare la decisione del governo, comprendo che il momento non sia facile e che le scelte da prendere possano produrre scontento e incomprensione. Non voglio sostenere che forse era meglio chiudere tutto un’altra volta, perché così appare una scelta parziale a punitiva solo per alcune categorie. Sento solo il dovere di condividere l’amarezza di questo momento perché tanti colleghi vedono in noi chef stellati un punto di riferimento, un modello, a volte una fonte di ispirazione.

C’è rammarico, certo. Ma allo stesso tempo cresce il desiderio di fare la nostra parte di cittadini e imprenditori, la nostra parte di membri della comunità. Io lo farò al meglio delle mie possibilità, come sempre fatto in questi vent’anni di attività insieme a mia sorella Cristiana. Non sarà semplice, ma non è il momento di cedere allo sconforto. I nostri ristoranti resteranno aperti rispettando le indicazioni del decreto del governo.
Continueremo ad accogliere in sicurezza i nostri clienti e tutti coloro che per necessità o piacere ci verranno a trovare.

Ciccio Sultano – Chef/ Patron – 2 stelle Michelin

Alle 18, di solito, apriamo per le pulizie. Sono senza parole, di fronte alla prospettiva che dovremo chiudere alle sei del pomeriggio. Tanta vale aprire solo per il pranzo o non aprire proprio. È inaccettabile che, invece, di assumerci tutti una fetta di responsabilità, si decida per la legge del taglione.
Posso dire che, dal momento della riapertura a oggi, il mio Ristorante come chiunque si sia attenuto e abbia fatto rispettare le regole, ha rappresentato una sorta di presidio medico. Nel mare magnum della ristorazione, le situazioni e i comportamenti non sono sempre gli stessi. Fare di tutta l’erba un fascio, di solito, denota un fondo di paura o di incomprensione della realtà.

Franco Pepe – Maestro Pizzaiolo – Pepe in Grani

Abbiamo lavorato tanto per garantire la sicurezza dei nostri ospiti e la nostra. Nonostante questo ci rimettono in #attesa di miglioramenti ai quali non possiamo contribuire. Si spengono le luci, anche questa volta. Data la posizione periferica del nostro locale garantire l’asporto sarebbe impossibile. Ci faremo carico dell’emergenza sociale restando in attesa, ma non smetteremo di sostenerci a vicenda, lasciando nei nostri forni accesa almeno una fiamma, quella della #speranza!

Patrick Pistolesi – Bartender

VOI NON MI MERITATE! Per colpa del pregiudizio ed inadeguatezza governativa, da oggi saremo chiusi fino a data da destinarsi.
Nn è detto che ci inventiamo qualcosa, ma per ora questa è la storia!
Questo mestiere mi ha dato tutto, è tutta la mia vita, mutevole e dinamico come solo la notte Sa essere, per questo ripeto gli ho dato tutto, la mia gioventù, la mia vita privata, la mia salute, i miei sogni, tutto per la notte di cui mi sono innamorato da ragazzo.
Nn mollate mai , nn molleremo mai, torneremo a fabbricare sogni, conoscere nuovi amici, ad essere aristocratici all’occorenza o proletari, a creare coppie, a lenire giornatacce, a svoltare serate, ad alleviare stress, a creare sorrisi e discorsi brillanti, ad ispirare artisti, ad essere oasi felici e ultime spiagge, a togliere di dosso la severità del giorno, essere un lume acceso nella notte per chi proprio di dormire nn ne vuole sapere, a chiamare l’ultimo giro che alla fine nn è mai l’ultimo…a suonarla un’altra volta Sam!
NOI ESISTIAMO PER FAVI STARE BENE! SIAMO OSPITALITÀ!
L’abbiamo inventata noi italiani, terra di mezzo di imperi e tratte commerciali, culla della civiltà e di ciò che è buono.
Io per questo pago le tasse, altissime ed ingiuste, nella speranza di un cambiamento, di un’Italia migliore, io rimarrò sempre quel ragazzo che con mille errori e sacrifici ha sempre sperato di farcela.
Gente come noi non la meritate!
Da oggi Kong è “CHIUSO PER LUTTO” . Seguite Sempre il vostro istinto!
Specialmente ora / Be Kong!

Simone Cozzi – Founder & Managing Director presso High Quality Food

È molto difficile che io esprima il mio pensiero sui social ma questa volta mi sento di farlo. Sto leggendo tanti messaggi di rabbia e sgomento; alcuni pacati altri meno. Non è facile; già non lo era prima; è tutta la filiera al servizio di un settore da sempre produttivo, che subisce un danno.

Sono un imprenditore e so bene che portare avanti una visione comporta sacrifici che spesso sono sottovalutati; ma solo chi fa impresa in Italia sa cosa vuol dire avere una passione; senza passione non si assumono rischi che in Italia, nel nostro settore, vanno ben oltre quello economico; intrinseco nel concetto di impresa; noi rischiamo penalmente per garantire la giusta sicurezza del lavoro ai nostri collaboratori; noi rischiamo penalmente se omettiamo regole spesso incomprensibili e quindi confutabili dallo stesso legislatore; noi rischiamo civilmente ogni giorno solo nel complicatissimo e serio tentativo di rispettare tutte le regole che rendono la nostra burocrazia non paragonabile a nessun altro posto al mondo (ho tre filiali nel mondo e so di cosa parlo). Anche in questo caso il settore (tutto) ha, con la voglia di riemergere, investito per adeguarsi a nuove regole, norme, disposizioni; il tutto per portare avanti la propria attività cercando di garantire alla stessa e alle persone che ci lavorano un futuro. Non è bastato; e allora al settore che per volume di affari e quindi gettito, è secondo solo all automotive, viene afflitta una ennesima nuova decisione che sembra non tener conto di una realtà… ma forse e dico forse, viene presa da un esecutivo incompetente, sulle orme di un luogo comune.

Si troppo spesso il mercato della ristorazione viene considerato come una categoria produttiva non alla stregua di tante altre; il ristoratore (e la categoria) è colui che fa nero, evade le tasse, non rispetta ecc ecc; un brutto luogo comune che fa della grande maggioranza dei partecipanti alla categoria dei martiri!

Mi unisco chiaramente allo sgomento di chi, al di là di tutto, da domani dovrà capire come sostenere gli impegni di ogni genere: affitti! La cassa integrazione da anticipare (e si perché non c’è lo chiede nessuno e Forse gli stessi collaboratori lo danno per scontato, ma come si fa a lasciare senza stipendio per mesi un collaboratore che ti permette di portare avanti il tuo progetto imprenditoriale) e tutti gli impegni che dovranno essere di nuovo oggetto di imbarazzanti negoziazioni (posticipare pagamenti per effetto di quel che sarà un lock down finanziario del nostro cash flow). Ma non c’è tempo per lamentarci (giustamente); è come se per l ennesima volta una classe dirigente incompetente (seriamente incompetente) si rimettesse nelle mani del popolo del fare! Non cadiamo nel tranello delle disparità sociali (stipendi garantiti), non mostriamo il fianco alle giuste lamentele! Facciamo ciò che abbiamo sempre fatto; produrre; generare valore a nostro beneficio e a beneficio della collettività!

È come se fra le righe ci dicessero: “regà pensateci voi che noi non sappiamo che pesci prendere!” E noi questo dobbiamo fare; quello che facciamo da sempre; senza creazione di valore non si risolvono i problemi; quindi pensiamo solo a trovare nuove idee e come rendere più efficiente le nostre aziende; questo il nostro incarico; cerchiamo di farlo con rinnovato entusiasmo e passione senza il quale non si può far succedere le cose.

Io per quanto presuntuoso potrò sembrare, la vivrò nel mio piccolo così; come se mi avessero per l’ennesima volta messo alla prova e mi avessero chiesto una mano; perché da sempre la nostra categoria anche se bistrattata ha dimostrato di rialzarsi; forse non c’è n erano altre su cui contare in egual misura.

Quindi amici tutti; dormiamoci su e da domani diamo vita alla nostra spinta! Non diamola vinta a nessuno. Che la forza sia con noi Eroi

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ll governo ha varato le nuove misure per il diffondersi del contagio da Covid-19 in Italia. Nella giornata di ieri le riunioni con i rappresentanti delle Regioni e con i capi delegazione della maggioranza. Oggi la firma sul Dpcm del Premier Giuseppe Conte in vigore da lunedì 26 ottobre fino al 24 novembre 2020.

Tra le nuove misure la chiusura alle ore 18 di tutti i ristoranti, bar e gelaterie, che però saranno aperti la domenica.

Fissata alle 18 la chiusura pei i locali pubblici. La domenica e i giorni festivi bar e ristoranti potranno rimanere aperti. Ma la chiusura, alla pari per bar, ristoranti, pizzerie, pub, gelaterie e pasticcerie, rimane in vigore dalle 18 alle 5 mattina.

Rimangono salvi la domenica, i festivi e il pranzo, che taglia automaticamente fuori tutte quelle attività che hanno costruito la propria offerta enogastronomica dall’aperitivo in poi. Come, ad esempio, i cocktail bar, i pub, le tantissime pizzerie e, non ultimi, i ristoranti gourmet e stellati. Tutti nella stessa barca, che diventa un barcone sempre più affollato e messo sempre peggio. Un barcone che, senza aiuti adeguati, è destinato ad affondare.

Neanche i Governatori regionali, che proponevano la chiusura almeno alle 23, hanno potuto fare nulla. Solo la domenica e i festivi si sono salvati. E il Delivery, che rimane sempre consentito con le dovute misure di sicurezza.

Di seguito un estratto delle nuove regole dell’ultimo, definitivo (?), deprimente Dpcm.

Cosa dice il nuovo Dpcm sulla ristorazione:

  • le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite dalle ore 5.00 fino alle 18.00;
  • la tavola è consentita ad un massimo di quattro persone, a patto che siano tutti conviventi;
  • dopo le ore 18,00 è vietato il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici e aperti al pubblico;
  • resta consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti, che siano ivi alloggiati;
  • resta sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, nonché fino alle ore 24,00 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze;
  • le attività di cui al primo periodo restano consentite a condizione che le Regioni e le Province autonome abbiano preventivamente
    accertato la compatibilità dello svolgimento delle suddette attività con l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e che individuino i protocolli o le linee guida applicabili idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi;
  • continuano a essere consentite le attività delle mense e del catering continuativo su base contrattuale, che garantiscono la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, nei limiti e alle condizioni di cui al periodo precedente.

Le Altre Misure

  • la scuola: «L’attività didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione e per i servizi educativi per l’infanzia continua a volgersi in presenza (…), le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica (…) incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, per una quota pari almeno al 75 per cento delle attività»;
  • gli spostamenti tra Regioni restano liberi;
  • trasporti pubblici: «È fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute»:
  • le piscine e le palestre vengono chiuse;
  • sospese le attività anche di cinema e teatri.
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Per il momento nessun esplicito lockdown, ma chiusure localizzate e coprifuoco notturno. È la linea su cui si stanno muovendo Governo e Regioni in questi giorni per far fronte all’ondata d’autunno di coronavirus e alla repentina impennata dei contagi.

In attesa del Dpcm, che dovrebbe fissare un orario per il coprifuoco valido in tutta Italia, alcune Regioni come la Lombardia (dalle 23 alle 5), la Campania (dalle 23 alle 5) e, da lunedì 26 ottobre, il Piemonte (dalle 23 alle 5), hanno già limitato il tempo consentito per le uscite serali. E anche la Sicilia ha annunciato nuove misure di contenimento.

L’ordinanza del Lazio, firmata dal Presidente della Regione Zingaretti, ha invece decretato per trenta giorni – a partire dal 24 ottobre – la chiusura delle attività e il blocco degli spostamenti dalle 24 di notte alle 5 di mattina.

E mentre tra i ristoratori e gli operatori del settore enogastronomico si alternano sentimenti di sconforto, preoccupazione e rabbia impotente – aggravata da un’assenza di tutele e sostegno per dipendenti da parte dello Stato – molti hanno già abbassato le serrande, molti altri saranno costretti a farlo. Abbiamo, a tal proposito, raccolto sull’argomento una carrellata di opinioni e di riflessioni degli Imprenditori della Ristorazione, Chef e Patron.

Che i principi azzurri non esistano (ammesso che siano mai esistiti) è cosa più che assodata. Ma che non si possa godere di un invito a cena ed abbandonarsi alla tavola senza l’ansia dei rintocchi, per poi scappare di corsa a casa entro la mezzanotte sentendosi Cenerentola, ma senza principe e senza “scarpetta”, è cosa più che nuova.

La nuova ordinanza, firmata dal presidente della Regione Lazio Zingaretti, parla chiaro e impone per trenta giorni la chiusura dalle 24 alle 5 delle attività e degli spostamenti, se non muniti di autocertificazione che comprovi un’urgenza di lavoro o di salute.

Campo de’ Fiori, piazza Trilussa a Trastevere, piazza Madonna de’ Monti, via del Pigneto e via Pesaro saranno invece off-limits al pubblico nei weekend, precisamente venerdì e sabato dalle 21 alle 24.

Eventuali violazioni del divieto saranno punite con una multa che andrà dai 400 ai 1000 euro. Il Campidoglio sarebbe al lavoro anche su un’ordinanza “anti-minimarket” per evitare rischi di assembramenti nelle zone della movida con il divieto della vendita di alcolici nei giorni di venerdì e sabato, dalle ore 21.00 alle 7.00 del giorno successivo, da parte di chiunque risulti autorizzato, a vario titolo, “alla vendita al dettaglio, per asporto e anche attraverso distributori automatici e presso attività di somministrazione di alimenti e bevande“.

Sul fronte “ultima ordinanza” invece non è più solo il Ristorante, Locale o Pub, a dover chiudere entro le 24 – così come riportavano le penultime misure – saranno gli ospiti stessi a doversi assicurare di poter raggiungere la propria abitazione prima della mezzanotte. 

Nuova dimensione con cui fare i conti che non solo riduce la mobilità per contrastare la movida notturna prima che la notte sia davvero notte, ma che, oltre ai luoghi e piazze solitamente deputati agli svaghi notturni, travolge in pieno la Ristorazione compromettendo il “piacere della cena fuori”. 

Sono infatti i ristoranti a pagarne daccapo le spese e, mentre la comunicazione instilla terrore e il coprifuoco azzera la piacevolezza di una cena senza orologio, tutte quelle insegne che nel frattempo hanno investito per adeguarsi alle disposizioni di precauzione per il contagio, compiono sanificazioni quotidiane, tutti quei locali che hanno dimezzato i propri coperti per assicurare le distanze, vengono nuovamente tagliati fuori, indirettamente danneggiati, direttamente dimenticati. 

La consapevolezza dell’emergenza sanitaria è sotto gli occhi di tutti, ma la preoccupazione dilagante è quella del fallimento delle attività e non perchè le Istituzioni impongano apertamente la chiusura, ma perchè non esistono misure adeguate di sostegno o di tutela per il settore, per i lavoratori e per i dipendenti, ovvero i famosi tagli alle tasse, il sostegno agli affitti, alle utenze, le casse integrazione puntuali.

Perchè ogni livello della Ristorazione sta soffrendo, soprattutto la dimensione gourmet che deve fronteggiare alti costi di gestione, materie prime di grande qualità, ricercate location e personale qualificato; strutture che non possono neanche più contare su una clientela internazionale e che non hanno fatto in tempo a rialzarsi, che già devono adeguarsi a nuove misure e restrizioni orarie. Sono le pizzerie e le trattorie per assurdo, avendo di solito locali più ampi, più coperti, una clientela più giovane e forse più “sprezzante del pericolo”, per il momento a resistere, mentre l’alta ristorazione, che di norma si rivolge ad una clientela più adulta nonchè highspending, perisce doppiamente.

Benito Cascone – Restaurant Manager – Acquolina – 1 Stella Michelin

Oggi per andare al ristorante ci vuole anche CORAGGIO. Rispetto molto i clienti che ce l’hanno, nonostante i decreti. Molti però non hanno fatto ciò che avrebbero dovuto. Chiaramente mi rivolgo ai ristoratori di poca coscienza, ai cocktail bar, alle discoteche di questa estate che, pur di fare cassetto e tornare a galla, hanno abbassato la guardia e permesso assembramenti di cui oggi vediamo gli effetti.

Arcangelo Dandini – Chef/Patron – L’Arcangelo

Il Governo legifera in base agli accadimenti e ne ha tutto il diritto. Ma sono due le cose principali che non riesco a capire. La prima io la definirei la “Tarantella all’italiana”, perché se al ristoratore non dici apertamente di chiudere significa che lo Stato ha bisogno del ristoratore in qualità di contribuente, tra tasse e contributi. Non si può essere vaghi con gli “editti”, o chiudi o non chiudi. Perchè già in questo momento non c’è movimento. Noi già non stiamo lavorando, non stiamo facendo commercio. Le persone non girano per le strade, non vengono al ristorante, impaurite da tutti i dati medici che stanno emergendo. E noi ci troviamo sempre in questo magma. Ci facessero chiudere e si prendessero le loro responsabilità. Il nostro comparto annovera più di un milione e mezzo di persone, produciamo circa 100 miliardi di Euro l’anno. Ma noi stiamo parlando di un Governo che sta spedendo adesso le casse integrazione, ma sono quelle di Aprile e Maggio. C’è un gioco perverso su alcune categorie e altre no. Esistono comparti tutelati, come pubblica amministrazione e varie. Questa è la seconda questione che non mi torna. Oltre il lavoro, ci devono dare la possibilità di vivere. Questa è la cosa più importante.

Francesco Apreda – Chef – Idylio – 1 Stella Michelin

Noi abbiamo riaperto da poco e, fortunatamente, abbiamo una bellissima terrazza. Per il resto ci stiamo adeguando su tutti i fronti a quelle che sono le normative, abbiamo anticipato l’orario di apertura del ristorante e facciamo fronte a tutte le problematiche. Ci siamo tutti dentro, per il momento è importante accogliere il cliente, cercare di farlo sentire a proprio agio nel miglior modo possibile, con tutte le distanze. L’importante è rimanere aperti. L’ipotesi di nuovo Lockdown non è ipotizzabile. Vorrà dire che ci abitueremo a mangiare alle 19, o anche prima, un pò come in Oriente.

David Ranucci – Ristoratore – Giulio Pane e Olio / Abbottega / A Casa Tua – Milano / Baiocco – Miami

La mia considerazione parte dal lockdown e da quello che ha prodotto in questo periodo. Partendo dal presupposto che l’imprenditore ha sempre il dovere di anticipare il problema e non deve aspettarsi aiuti, rimane il fatto che se lo Stato interviene e fa chiudere le attività o ti mette nelle condizioni di non lavorare, deve in qualche modo risarcire il danno. Faccio un esempio il mio Gruppo a Milano complessivamente quest’anno da marzo a settembre 2020 ha avuto un mancato incasso di un milione e sei, cifra paragonata allo stesso trimestre dell’anno precedente. Dallo Stato abbiamo avuto 30.600 a fondo perduto a fine giugno per quattro attività, con dei criteri malsani. “Giulio, Pane e Olio”, che fa capo al gruppo, con 32 dipendenti, dal 15 marzo non ha mai ricevuto la cassa integrazione per marzo, aprile, fino al 20 maggio; al 24 ottobre non ha ancora avuto nulla.

Porto invece l’esempio americano per “Baiocco”, la mia attività in America. In 20 giorni con un’applicazione della Banca, abbiamo ottenuto 88mila dollari a fondo perduto da utilizzare esclusivamente per buste paga, affitti e bollette. Cosa penso del lockdown? Si, se necessario e se fatto con criterio.

Luca Costanzi – Restaurant Manager – Mirabelle – Roma

Nell’ultima settimana soprattutto la parte mediatica e quella politica, hanno diffuso la paura di uscire, soprattutto la sera. La nostra clientela si sta infatti spostando a pranzo; preferisce non venire a cena, quindi o anticipa o cancella direttamente. Per me andremo sempre peggio perchè le prospettive dei contagi e la comunicazione spingono in un’unica direzione. Siamo entrati in un periodo di terrore, possiamo definirlo tranquillamente così. E andiamo incontro a una fase molto negativa, il turismo prima del prossimo anno non ripartirà, si va verso la chiusura, le previsioni sono pessime.

Niko Sinisgalli – Chef/Patron – TAZIO – Roma

Abbiamo fiducia nelle misure di contenimento del contagio. L’ideale sarebbe che ognuno di noi fosse in grado di autoregolarsi. Chiaramente la speranza è che tutto possa finire presto. La cosa importante è non fermarsi, anche con queste ultime limitazioni. Credere, sperare e focalizzare la propria offerta sui romani.

Carlo Maddalena – Patron – Giulia Restaurant – Roma

Ci risiamo, un lockdown mascherato perchè provocherà maggiori danni di prima senza nessun beneficio, perchè sono interventi che non vanno a risolvere né a colpire la problematica. Lì dove si riesca a stare aperti, bisognerà ricorrere alla cassa integrazione, che verrà pagata a mesi di distanza, difficoltà con i fornitori, con le utenze, con tutto quello che gira attorno alle attività. Chiudere, riaprire, limitare gli orari, modificarli due giorni dopo, poi le ordinanze demandate ai sindaci, temo che questo sarà il colpo di grazia per questo settore. Tante attività avevano già provato a risollevarsi. Noi nel giro di dieci giorni abbiamo visto nuovamente il locale svuotarsi dopo nuovi investimenti e sacrifici fatti senza sostegno da parte dello Stato. Resistere fino a marzo/aprile, sarà veramente dura per tutti, impossibile per molti.

Gastone Pierini – Patron – Moma – Roma – 1 Stella Michelin

Sono d’accordo con la gravità del momento, ma non sono affatto d’accordo sul sistema, su come si sta affrontando questa situazione. Dovremmo cercare delle soluzioni insieme. L’informazione fa terrorismo e non ci porta da nessuna parte. 

Se potessi dare io un consiglio al Presidente, bene la chiusura a Mezzanotte per limitare la movida soprattutto in alcune aree, ma forse sarebbe più utile chiudere le regioni per arginare i contagi, più di questo non farei altrimenti sarebbe troppo penalizzante per tutti.

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Tutti conoscono l’insalata russa, la borsch, i bliny e il manzo alla Stroganov, ma pochi sanno che la cucina russa è molto altro: aringa in pelliccia, cotoletta di pollo alla Kiev, rasstegaj, cetrioli in salamoia, pelmeni e piroghi sono solo alcuni dei piatti che non avranno più segreti.

128 ricette, dalle più semplici alle più elaborate, tutte condite da storie ed aneddoti che vi faranno scoprire la ricchezza, la vivacità e la complessità della vera cucina russa:”Dalla Russia con … Sapore” è il nuovo libro di Giulia Nekorkina.

Giulia Nekorkina, moscovita di nascita e romana di adozione, vive in Italia dal 1994 dove, immersa fin da subito nel mondo della ristorazione e dell’enogastronomia, nel 2007 Giulia debutta con il suo primo libro “Italia Golosa”, dedicato alla cucina italiana regionale e pubblicato in Russia, cui seguono “Fourchette à la Russe” e altri ancora.

Nel 2008 apre il suo Blog “Rossa di Sera”, dedicato alla cucina, al vino e ai viaggi; si dedica all’attività del personal chef e si fa conoscere velocemente anche in Italia. Pochi anni dopo inizia a pubblicare i libri di cucina per una casa editrice italiana.

Ma Giulia non dimentica mai le sue origini, e vuole fortemente far conoscere la cucina russa al pubblico italiano, un pò diffidente, un pò indifferente. Organizza le lezioni di cucina, studia la storia della cucina russa e finalmente decide di scrivere un libro, pieno di fatti storici e aneddoti, brevi racconti e curiosità, ricco di ricette della tradizione e di ricordi della sua infanzia.

Giulia racconta:
Mille cose sognavo di fare da bambina, ma non ho mai pensato nemmeno lontanamente di scrivere i libri. E invece la vita!.. Questa storia è iniziata 15 ani fa. All’epoca andavo spesso a Mosca, a fare le lezioni di cucina italiana. Essendo appassionata di libri di cucina, giravo sempre per le librerie in cerca di qualche novità. Quello che trovavo all’epoca sulla cucina italiana, mi rattristava tanto: tante banalità e piatti inverosimili, come
la pasta con i würstel o la pizza con il ketchup. Una volta mi sono arrabbiata così tanto che ho deciso di scrivere io il libro sulla cucina italiana. E’ stato pubblicato nel 2007, e da allora non mi sono più fermata. Il libro successivo trattava la cucina russa in versione finger food,
ma era pubblicato sempre in Russia. Poi ho iniziato a scrivere i libri di cucina per una piccola casa editrice italiana, Morganti editori. Il libro sulla cucina russa in lingua italiana era solo questione di tempo. Ho studiato tanto, facendo ricerche, sfogliando tanti libri, cercando dettagli che nessuno sapeva. Ho scoperto tante cose che nemmeno immaginavo, ed ero impaziente di farle conoscere ai miei amici italiani. Ma non volevo una raccolta di dati storici, e nemmeno un ricettario. Ho cercato di mettere insieme tutti gli elementi della cultura gastronomica russa, a partire dalla nascita del paese fino ai giorni
nostri. È stato emozionante, rivivere la storia del mio paese da un punto di vista diverso, e mi auguro che questo libro sia apprezzato anche da voi
”.

La Russia è ricchissima di boschi e foreste, erbe selvatiche, bacche, miele e funghi, di colture che possono prosperare anche in un clima freddo come i cereali, gli ortaggi a radice (barbabietole, rape, patate, cipolle) e il cavolo. L’aneto è molto utilizzato come erba aromatica, mentre tra i latticini è molto diffuso l’utilizzo di panna acida e il burro.

Anche la carne, sostanziosa e succulenta, è molto presente; così come i pesci marinati. Lo storione è fra più amati sia per la carne, sia per le uova, dalle quali si ottiene il celebre caviale. Perfetto da solo o con il burro sull’altrettanto famoso pane nero.

“Dalla Russia con … SAPORE” racconta i piatti della storia gastronomica del Paese a partire dalla sua nascita, passando per i prodotti tradizionali e le scoperte casuali, i modesti pasti dei contadini e le lussuose tavolate degli Zar, i piatti casalinghi della cucina sovietica e l’esuberante arte gastronomica contemporanea.

Il libro porterà il lettore a spasso per i mercati e i negozi, gli farà conoscere le fiabe e le leggende, gli permetterà di sbirciare nelle cucine delle case e carpire i segreti delle nonne, ma soprattutto di mettersi ai fornelli e preparare un vero pranzo tradizionale russo.

Il libro è disponibile su Amazon, sia in versione eBook sia in versione cartacea. Per Acquistare il libro, clicca qui

Immagine di Copertina / Photocredits Carlo Maria Viola

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Celebrato a New York ogni 12 di ottobre per ricordare Cristoforo Colombo, il navigatore che scoprì le Americhe, Il Columbus Day (Columbus Day Parade – alla quale circa 35.000 persone partecipano inclusi gruppi, bande, carri e marines) va in scena ritualmente con una grande parata a New York che percorre la Fifth Avenue. A Roma invece si festeggia da Reserva con un menu ed una cocktail list che annovera tutti sapori più tipici del Sudamerica.

Quest’anno dal rituale si passa virtuale. Oggi infatti le strade della Big Apple resteranno vuote e in silenzio. Non ci sarà, almeno per questo 2020, al suo posto uno show televisivo di un’ora e mezzo che sarà trasmesso da ABC Channel 7 dalle 12,30 alle 2 del pomeriggio, ora locale. In streaming sarà possibile seguirlo anche su altre piattaforme.

Tutto cominciò quando Cristoforo Colombo credeva ci fosse una strada più breve per raggiungere le Indie e convinse i Re cattolici spagnoli a finanziare la sua spedizione. E così Colombo partì con tre caravelle dalla Spagna in direzione ovest e il 12 ottobre 1492 vide l’America per la prima volta, pensando di essere arrivato in India e per questo chiamò gli indigeni indiani. Il primo giorno commemorativo dedicato a Colombo fu istituito nel 1792, 300 anni dopo aver messo piede in America. Poiché Cristoforo Colombo era italiano, gli italo-americani lo considerano una sorta di eroe ed hanno contribuito in maniera significativa alla diffusione del Columbus Day. Nel 1892 fu eretta una statua di Cristoforo Colombo in Columbus Avenue.

Nella Capitale, per celebrare il navigatore ligure e le sue immortali imprese, Reserva Restaurante y Cocteles si unisce ai festeggiamenti virtuali di tutto il continente americano in modo piuttosto concreto dedicando un menu ed una cocktail list con tutti i sapori ed i colori del Sudamerica: un vero e proprio viaggio attraverso le peculiarità gastronomiche di tutta l’America Latina con i suoi piatti tradizionali, cucinati da Chef Paulo Ricardo Aires, e i suoi distillati, grazie alle miscelazioni di Maurizio Musu. In sala come sempre Giorgio Zancolla curerà l’accoglienza ed il servizio.

Menu: Cozinha Tipica – Cocina Tipica – 60€

  • Pão de Queijo 
  • Dadinho de Tapioca in Salsa Agrodolce 
  • Jalapeno Ripieno (formaggio fresco, guanciale croccante e salsa Habanero)
  • Causa (patate, Aji Amarillo, pollo sfilacciato, olive, uova, pomodoro e avocado)
  • Tamal (farina di mais, maiale, Aji Panca, olive, arachidi. Cottura in foglia di platano) 
  • Chili con Carne (manzo a cubetti, Jalapeno, fagioli rossi, cipolla e pomodoro)
  • Pescado alla Veracruzana (pesce bianco, cipolla, pomodoro, capperi e peperoncino)
  • Flan de Queso (budino al formaggio, crumble e crema alla Tequila)
  • Brigadeiros (mini tartufo al cioccolato)

Coquetéis para Bucaneiros – Cócteles para Bucanero

  • Ginger Morado (Pisco Barsol) – Il Profumato 15€
  • Pina y Fresas (Pisco Barsol) – L’Aromatico 15€
  • Agave y Amor (Tequila Patron) – Lo Speziato 15€

Reserva Restaurante

Reserva Restaurante nasce nel luglio del 2019 ed è un progetto dedicato alla ristorazione sudamericana e ai sapori caraibici, realizzato e concepito degli amici Alessandro Lisi, Giorgio Zancolla e Paulo Aires.

Reserva Restaurante è un locale trasversale, informale ma elegante, in grado di descrivere al meglio la visione romantica che i tre hanno per il Sudamerica nella sua interezza e complessità.  Ambiente, colori, tonalità, sapori, musica, accoglienza e materie prime ruotano intorno ai cromatismi e alle atmosfere latine, grazie alla cucina di Paulo Aires e ai cocktail del barman Maurizio Musu. I tempi e i sorrisi vengono gestiti invece da Giorgio Zancolla, tra i più conosciuti ed influenti direttori di sala romani, sempre a disposizione per rendere la vostra esperienza al di sopra delle vostre aspettative.

Prenotazione obbligatoria al numero: 06 6813 5564
Per maggiori info: https://www.facebook.com/events/2460594900899530

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L’obiettivo concreto di Identità Golose, nella sua attesa e contrastata edizione 2020, sarà quello di contribuire a tracciare delle linee guida tentando di capire a fondo e lucidamente affrontare la crisi che stiamo attraversando per reagire, fare impresa e pensare a costruire un diverso domani.

Responsabilità, Rinascita e Futuro saranno infatti le parole chiave del Congresso italiano sulla Cucina d’Autore giunto alla sua sedicesima edizione – ideato e curato da Paolo Marchi – che si accomoderà dal 24 al 26 ottobre 2020 negli spazi di MiCo – Milano, per discuterne assieme ai grandi protagonisti del settore enogastronomico. Birra del Borgo, in partnership con Identità Golose, porterà quest’anno una novità assoluta: il focus sulla Trattoria Contemporanea.

Esistono tanti modi per guardare avanti e Costruire un nuovo futuro osservando attentamente il mondo, cercando di percepire la direzione che ha preso, capire se si è sulla strada giusta, cambiare marcia se necessario a volte guardando indietro traendo ispirazione da un passato proiettato verso un futuro più sano, o magari anticipando obiettivi e scelte mettendo in circolo le grandi energie italiane. 

Nel solco della fascinazione del passato, in ambito gastronomico, esiste adesso infatti un ritorno che non è un passo indietro, ma è un modo per dare nuovo sapore, spessore e personalità alla tanto salmeggiata “tradizione”.

La Trattoria che torna (anzi, è già tornata) in auge è sintomo di questo concreto sguardo al passato. Attira sempre più su di sé i nuovi imprenditori della ristorazione, affascina i nuovi cuochi e chef-artigiani, attrae le guide, i giornalisti enogastronomici e la critica di settore in quanto luogo identitario della ristorazione italiana, fedele custode del sapore e del contenuto.

Un modello che negli anni si è evoluto diventando da tavola trascurata/dimenticata dai palchi gourmet a modello di riferimento da seguire, da imitare, tanto da prendere a braccetto la nuova aggettivazione “contemporanea”.

La “trattoria contemporanea”, è infatti quel luogo che vuole tornare ad essere “sacro” che, riproponendo stilemi e vecchie icone del genere, vuole vestirsi di vera accoglienza, di informalità, di legami stretti con la cultura culinaria e popolare di riferimento territoriale con lo sguardo rivolto alla tradizione e un prezzo corretto per i propri ospiti; infine è ben legata alla filiera produttiva di prossimità, con la quale è anche capace di generare un vivido interscambio smuovendo economie locali e circolari.

Nella trattoria di oggi Birra del Borgo vede il futuro. Qui il cuoco, così come il birraio di oggi, deve mettersi in discussione, riflettendo su modelli diversi e inediti di ristorazione, sulle intersezioni tra artigianalità, numero sempre maggiore di persone da raggiungere e creatività.

Se la gastronomia è una scienza multidisciplinare, tante sono le sfumature che oggi una materia prima può assumere: e allora il cuoco, così come il birraio, il pizzaiolo, il panettiere, rappresentano oggi delle figure di confine, potenzialmente in grado di generare innovazioni importanti e rilevanti nel proprio settore di attività.

Durante Identità Golose saranno tre le finestre sul palco dedicate alla Trattoria in collaborazione con Birra del Borgo:

  • Sabato 24 Ottobre si discuterà de “il futuro della Trattoria” con Marco Bolasco (Direttore Enogastronomia GIUNTI), Eugenio Signoroni (Curatore Osterie d’Italia e Birre d’Italia), Juri Chiotti ( Reis, Frassino – Cuneo) e Diego Rossi (Trippa- Milano);
  • Domenica 25 ottobre, alle 11,50 sempre Diego Rossi salirà sul palco sotto la regia di Marco Bolasco per raccontarsi e lanciare un’anteprima assoluta;
  • Lunedì 26 ottobre, alle 15:30 nella sala Blu, all’interno di “IDENTITÀ DI PANE E PIZZA” Luca Pezzetta Chef de L’Osteria di Birra Del Borgo (via Silla, Roma) racconterà due ricette ispirate alla tradizione romanesca e al suo percorso di pizzaiolo legato al mondo della birra.

Juri Chiotti e Diego Rossi sono due grandi interpreti del vecchio/nuovo concetto di Trattoria. Uno ha costruito la sua realtà intorno alla Val Varaita, che è l’origine di qualsiasi suo ragionamento e dalla quale Juri prende la quasi totalità dei prodotti che utilizza e che in gran parte coltiva e alleva da sé.

L’altro ha preso gli stilemi della trattoria e li ha catapultati nei giorni nostri, li ha resi attuali e, in una delle città che più hanno contribuito a definire i tratti della trattoria, insieme al suo amico e socio Pietro Caroli, ha scritto una pagina nuova. Diego ha infatti reso “main stream” questi argomenti, grazie alla popolarità che un luogo come Milano può dare, Juri vive sulla propria pelle l’essenza di queste cose, a stretto contatto con la terra, diventando lui produttore per capire meglio questi concetti.

Credere nel non prendersi troppo sul serio ma al tempo stesso esaltare il valore culturale e educativo che oggi ha assunto il mestiere del cuoco. Far pagare prezzi più popolari per sensibilizzare le masse su temi importanti: sostenibilità delle produzioni, cultura alimentare e salvaguardia della biodiversità. Il pensiero di questi due grandi interpreti ben sintetizza il “Senso di Responsabilità, costruire un nuovo futuro” tema di Identità 2020. Esaltare al massimo il lavoro di contadini, allevatori e artigiani che mettono in moto il “processo”, alterare il meno possibile la materia prima, presentarla in modo semplice e diretto, senza sofisticazioni, dura e pura come le sapienti mani di coloro che l’hanno concepita.

L’OSTERIA E LUCA PEZZETTA

 L’Osteria di Birra del Borgo sintetizza alla perfezione il pensiero del birrificio che l’ha ideata: è un luogo dal sapore nuovo ma autentico, raccontato, come nelle osterie di una volta, da uno staff attento, dedito alla ricerca e alla selezione delle materie prime. Nel tempo il locale ha scelto linguaggi diversi per raccontarsi ma di sicuro la relazione con il territorio e i suoi prodotti non è mai stata una variabile di poco conto.

La birra è la protagonista indiscussa che guida la cucina verso accostamenti coraggiosi e sorprendenti. E poi tanti caratteri della vecchia osteria ripensati per adattarli agli stili di vita di oggi e altrettanti nuovi, quelli che la rendono un’osteria moderna. Uno su tutti l’impianto da 350 litri con grande tino a vista, due fermentatori in legno e le anfore in terracotta utilizzate per far maturare le specialità birrarie prodotte in casa. 

Il format ha funzionato, grazie anche alla passione e al lavoro del suo chef pizzaiolo Luca Pezzetta che in osteria ha introdotto la pizza gourmet che si consuma al tavolo, servita come un piatto d’autore. Sovvertendo le regole della pizza, lavorando come un panificatore e sfornando ogni giorno lievitati di diverse forme e consistenze, Luca Pezzetta si è guadagnato un posto nell’olimpo dei pizzaioli da segnare in agenda se si vuole mangiare una buona pizza nella capitale.

Tecnica, curiosità e voglia di stupire hanno guidato Luca e oggi l’Osteria ha in carta sei diverse tipologie di pizza prodotte partendo da impasti e tecniche di lavorazione differenti, nonchè un’ ampia selezione di birre anche loro, come la pizza, in continuo fermento.



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Aprirà i battenti nella centralissima piazza San Silvestro, tra via del Corso, via del Tritone, piazza Colonna e Fontana di Trevi: parliamo della prima caffetteria romana dello storico marchio statunitense ‘Starbucks’, che alle Mura Vaticane preferisce una posizione strategica tra magnifici monumenti e grande shopping; lì dove un mug di caffè e il wi-fi libero non vale solo un pit-stop necessario e corroborante, ma diventa ovviamente funzionale ad un selfie o ad una storia su instagram capace di generare nuovi gradimenti e di potenziare di molto l’eco di una già lucida operazione di marketing.

Non sarà come quella di New York al civico 11 di Old Fulton St. a Dumbo, spettinata ma molto cinematografica, proprio sotto l’imponente e suggestivo Ponte di Brooklyn; nè tantomeno come quella da togliere il fiato e sostituirlo con sospiri di caffè in quel del Meatpacking District – Manhattan – accanto al Chelsea Market e quarta Roastery al mondo, dopo le aperture di Seattle, Shangai e quella tutta artigianale di Milano – immaginata da Kevin Johnson, Ceo di Starbucks, per celebrare anche scenograficamente il caffè dal chicco al tazzina fugando il mug e concependo le Roastery come “l’esperienza massima di tutto ciò che ruota attorno al caffè senza nulla di simile al mondo.” (cit.)

Tra una visione e una celebrazione, l’apertura romana di Starbucks Coffee nel frattempo continua ad arrancare continuando non solo a cambiare date d’apertura (che si rincorrono ormai dal 2017) ma anche a cambiare location. L’atteso quanto annoso sbarco ha continuato infatti negli anni a subire rimandi a causa di ritardi burocratici di varia natura, non ultimo il Covid 19 che ha imposto un ripensamento generale dei piani aziendali.

Stando alle fonti sarebbe stato proprio il virus a interrompere “l’affare vaticano”: l’alta affluenza di turisti lungo le mura Vaticane avrebbe garantito un buon punto di partenza per l’egemonia Sturbucks, ma il crollo del turismo nella Capitale, la chiusura dei Musei e le difficoltà relative, hanno forzato un cambio di rotta e la connessa necessità di rivolgere lo sguardo altrove.

Così, da via Leone IV passando per un’ipotetica location all’interno della stazione Termini, la scelta è ricaduta a sorpresa su piazza San Silvestro, ben collegata e sempre piena di turisti per via della posizione strategica tra magnifici monumenti e grande shopping tra i marchi della moda più celebri; lì dove un mug di caffè e il wi-fi libero non vale solo un pit-stop necessario e corroborante, ma diventa ovviamente funzionale ad un selfie o ad una storia su instagram capace di generare nuovi gradimenti e di potenziare di molto l’eco di una già lucida operazione di marketing.

«Abbiamo creato un settore che non esisteva. Abbiamo trasformato una bevanda, la sua preparazione e i suoi ingredienti italiani, in un’esperienza di vita. Abbiamo creato un linguaggio che non esisteva. Abbiamo trasformato la cultura e migliorato la vita della gente con una semplice tazza di caffè non solo in America, ma in tutto il mondo. Questa è la verità». Tutto questo è Starbucks secondo Howard Schultz, intervistato da Taylor Clark per il libro, edito in Italia da Egea, “Starbucks. Il buono e il cattivo del caffè.”

La caffetteria di matrice statunitense avrà dunque come prima casa capitolina Palazzo Marignoli, all’angolo sinistro del palazzo, lato San Silvestro, al posto di una banca già smentellata da tempo.

Il Palazzo è lo stesso dell’Apple Store in cantiere da anni ma è possibile che, vista l’esigenza di aprire, batterà sul tempo anche l’apertura del negozio di high-tech, sottolinenando la potenze delle logiche o logistiche americane. L’inaugurazione del Primo STURBUCKS COFFEE ROMA è comunque prevista tra pochi pochi mesi, forse proprio tra Natale e San Silvestro. A noi non resta che aspettare, magari bevendo un italianissimo espresso.

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ADELAIDE al Vilòn, raffinato “angolo” intimo e charmant all’interno di Palazzo Borghese, ha pensato ad una nuova formula per il pranzo. Si chiama SMART EATING, dal lunedì al sabato – dalle 12 alle 15, un pranzo veloce di sapore contesto e contenuto, da vivere all’aperto nel patio, all’interno nella sala, al bancone o ai tavoli di uno dei cocktail bar più belli della Capitale.

Che sia pausa pranzo, pranzo di lavoro o pausa tra lo shopping da ADELAIDE al Vilòn la pausa pranzo diventa un break chic goloso grazie ad un menu speciale che cambia settimanalmente creato dallo Chef Gabriele Muro. Un menu che strizza l’occhio a due delle tradizioni gastronomiche che più apprezzate, quella partenopea e d’origine dello Chef, e quella di Roma, città che lo ha adottato da ormai 10 anni.

La formula prevede: il benvenuto dello Chef, un piatto a scelta dal menu business lunch, una “dolce coccola”, caffè e acqua, il tutto al prezzo di 25€.

L’hotel, che all’inizio di giugno a Roma è stato il primo a riaprire tra i cinque stelle, proprio per soddisfare le numerose richieste dei clienti più affezionati, alla ripresa autunnale lancia una formula per una nuova quotidianità di lavoro e convivialità, veloce ma in tono con quello che è diventato un piccolo salotto gourmet dai sapori gioiosi.

Così ADELAIDE inventa un menu “fuori casa” che interpreta e risponde ai cambiamenti in una cornice elegante di accoglienza e gusto, che abbraccia le nuove regole di convivenza aprendosi a format e idee capaci di dare nuovi impulsi al settore e nuovi stimoli ai fortunati ospiti.

Una formula inedita, smart e friendly la definirei, anche e soprattutto per il costo molto contenuto per un boutique hotel de charme 5 stelle lusso con una cucina gastronomica, che parte con l’autunno – racconta Giorgia Tozzi, direttore dell’Hotel Vilòn – in risposta al desiderio delle persone di frequentare e ritrovarsi in ambienti che non siano quelli domestici, di farlo in sicurezza assoluta, superando ogni diffidenza, fidandosi, in ambienti dove poter anche fermarsi, magari per lavorare o darsi un appuntamento.

Ci auguriamo così di dare anche un nostro piccolo contributo concreto ad una ripartenza effettiva delle attività economiche nel centro storico, suscitando una sempre maggiore frequentazione del cuore pulsante di una città che stenta a ripartire. Una formula che immaginiamo possa generare un certo turnover dal momento che la fascia temporale è ampia dando modo ai clienti di alternarsi in un arco di tempo che risponde ad esigenze diverse, così come la nostra offerta in menu, tale da non avere mai situazioni di affollamento, garantendo quella tranquillità, protezione ed attenzioni che caratterizzano la nostra ospitalità personalizzata alla quale sovrintende Samuele Florio.

Tra i piatti spesso in menu anche l’Amatriciana segnalata e altri piatti iconici come l’Ajo, Ojo e Baccalà, le polpette, gli involtini, le melanzane alla parmigiana o le alici come si cucinano a Procida.

Adelaide e Salotto 

Ristorante & Bar all’interno del VILÒN Luxury Hotel / Via dell’Arancio 69 – 00186 Roma Tel. 06/878187 www.hotelvilon.com lunedì- domenica ore 12.00 – 15.00 e 19.00 – 22.30

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Prosegue fino a domenica 20 settembre la 17^ edizione di Vinòforum – Lo Spazio del Gusto di Roma nel verde del Parco Tor di Quinto. Più di 12.000 mq, 600 aziende vitivinicole di qualità e 2.500 etichette in degustazione, grande cucina, laboratori sull’Olio Evo, Top Tasting con degustazioni dedicate ad alcune delle perle della viticoltura guidate da produttori, enologi e personaggi di primo piano del settore, approfondimenti sul caffè e sul Sigaro Toscano.

Mangiare e bere sono da sempre due attività estremamente correlate, mescolate tra loro. Mangiare, assaporare le proposte dei piatti dei grandi chef al lavoro nelle cucine a vista della manifestazione, e poter sperimentare abbinamenti con le etichette in degustazione è un modo per divertirsi e contestualmente formare il palato.

I temporary restaurant di Vinòforum ospitano infatti fino al 17 Settembre alcuni dei migliori osti e cuochi di Roma e del Lazio, che per l’occasione propongono tre tra i propri piatti più iconici e acquistabili, senza prenotazione, a partire da una popolare cifra di 6 euro a portata.

Potrete scegliere tra Tommaso Tonioni di Achilli al Parlamento (Roma), Yamamoto Eiji di Sushisen (Roma), Federico Delmonte di Acciuga (Roma), Paolo Borgese di Collegio (Roma), Marta Maffucci di Misticanza (Roma) e Stefano Caucci di Peppo al Cosimato (Roma), Gabriele Muro di Adelaide al Vilòn (Roma), Roberto Campitelli de L’Osteria di Monteverde (Roma), Eleonora Masella de La Credenza (Marino), Duccio Bruttini di Beef Bazaar (Roma), Pierluigi Gallo di Giulia Restaurant (Roma) e, solo per mercoledì 16, Mirko Di Mattia di Livello 1 (Roma).

Giovedì 17 sarà il turno di: Ciro Scamardella di Pipero (Roma), Adriano Baldassarre della Trattoria L’Avvolgibile (Roma), Giuseppe Di Iorio di Aroma (Roma), Gen Nishimura e Mario Boni di Da Francesco (Roma), Tommaso Pennestri di Trattoria Pennestri (Roma) e Mattia Filosa di Civico 57 (Formia).

Se l’abbinamento con il vino non fosse sufficiente ai banchi d’assaggio è possibile abbinare alle creazioni degli chef le etichette firmate Krug, Dom Pérignon, Veuve Cliquot, Moët & Chandon e Ruinart, reperibili presso il Bar à Champagne di Vinòforum.

Per i wine addicted , e solo su prenotazione, ci sono le Top Tasting, degustazioni dedicate ad alcune delle perle della viticoltura nazionale e internazionale e guidate da produttori, enologi e personaggi di primo piano del settore. Prossimi Eventi:

  • Mercoledì 16, va in scena “Where dreams have no end…l’esaltazione dello Chardonnay in terra friulana: il Dreams di Jermann”;
  • Giovedì 17 focus su “Intensità aromatica e grandi vini bianchi da invecchiamento: la cifra stilistica di Kellerei Terlan, eccellenza altoatesina”.

Oltre al Vino, proseguono per tutta la settimana anche i laboratori (gratuiti e con prenotazione in loco) sull’olio extravergine d’oliva firmati Unaprol ed Evoo School Italia, e quelli sul caffè, con la guida di Caffè Hausbrandt, e quelli del Club Amici del Toscano.

Strumenti utili non solo per gli appassionati, ma anche per gli addetti ai lavori desiderosi di approfondire le proprie conoscenze sulle diverse tematiche.

Sempre presente lo spazio Calvisius Caviar Lounge con Special Guest Chef tra cui Giuseppe di Iorio – Ristorante AROMA 1*Michelin.

Lungo il percorso altre proposte più scanzonate come L’Oliva all’Ascolana Dop e Il Catanese, ognuno con le proprie specialità.

Per gli operatori del settore è stata pensata la Business Lounge di Vinòforum, un salotto del vino dove è possibile incontrare celebri realtà del comparto vitivinicolo e dove fino al 17 settembre sarà presente Balan, importante gruppo che annovera nel suo portafoglio circa 2.000 prodotti, compresi alcuni dei vini più conosciuti al mondo. Tra questi sono presenti a Vinòforum le etichette di Ca’ Del Bosco, Jermann, Kellerei Terlan, Champagne Canard-Duchene, Joseph Drouhin, Tenuta Fiorano e Champagne Thiénot.

Ci vediamo lì.

COLPO D’OCCHIO SU VINÒFORUM 2020

DATE: 11-20 settembre 2020

LOCATION: Parco Tor di Quinto – Via Fornaci di Tor di Quinto, 10 Roma

ORARI: dom- giov 19 – 24 // ven – sab 19 – 01

Biglietto di ingresso comprensivo di calice e carnet da 10 degustazioni di vino. Per info e prenotazioni www.vinoforum.it

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CAPRI, Perla del Mediterraneo, non ha bisogno di presentazioni. Sinonimo di dolce vita, lusso, romanticismo, bellezza, meraviglie naturali e appetitosa gastronomia, non smette di stupire con nuove insegne dedicate alla bella e buona ristorazione.

Indirizzi offerti alla valorizzazione dei prodotti del territorio, alle espressioni di una cucina autentica che abbraccia con lo stesso entusiasmo ricette tradizionali e piatti di mare contemporanei, proposte che ben inquadrano il concetto di “lusso della semplicità” firmato D’Amore e Rinaldo con il giusto twist mondano e di tecnica applicata.

Fuori dalle mete più note e blasonate, a pochi passi dalla celebre Piazzetta, proprio sulla via che un tempo metteva in comunicazione il centro di Capri con le campagne vista mare, via “Fuorlovado” / “Fuori – Vado” per l’appunto, è una meta sicura per chi volesse assaporare una Capri nuova, diversa ma altrettanto appagante.

Un luogo dove la piacevolezza dello stare si accomoda su un divano bianco, sorseggia ricercate Bollicine, assapora fragrante pane caldo, mentre sceglie dal generoso menu dello Chef Pasquale Rinaldo come proseguire la propria pausa caprese: in una parola Ristorante D’Amore, via Fuorlovado 36, Capri.

Perchè il cibo rimane tra le più importanti esperienze attraverso le quali il viaggiatore, o vacanziere, entra in contatto con il senso vero di un luogo.

Ma un viaggio è completo quando si torna arricchiti non solo dai luoghi, ma dalle persone. Quando, tra le tutte esperienze possibili, non si scopre “solo” un ristorante, ma si trova qualcuno da cui tornare. In questo caso Marco D’Amore, patron del ristorante di famiglia e Pasquale Rinaldo, lo chef. Persone che danno senso a quella sosta, che diventano il valore aggiunto di quella strada, che significano il sorriso che ti accoglie, la gentilezza e la cura dimenticate.

Ci proponiamo di far sentire il nostro ospite come nella sua dimora di mare – mi spiega Marco D’Amore – un posto dove potersi rilassare, degustare sia piatti tipici che delle simpatiche reinterpretazioni, oltre a bere dei cocktails, bollicine e ricercati vini a prezzi accessibili. Quest’anno, più degli altri anni, abbiamo avuto grandi soddisfazioni con i clienti che sono ritornati quasi ogni settimana, sinonimo che siamo riusciti nell’intento di regalare un’ottima esperienza.”

L’obiettivo infatti condiviso della combo D’Amore & Rinaldo non è solo quello di prendersi cura dei propri ospiti, ma anzi di soddisfare e superare le aspettative, anche con semplici gesti, come quello di servire il pane caldo fatto in casa impreziosito da accurate selezioni italiane di Olio Extra Vergine d’Oliva.

Il pane caldo, preparato da me con 72 ore di lievitazione, e servito caldo favorisce che l’olio EVO possa sprigionare tutti i suoi sentori. Pane e olio è tra l’altro la merenda che mia madre mi dava da piccolo e per me assume il valore simbolico di “cura dell’altro”. È il profumo di casa mia, che amo condividere con i miei ospiti“, mi racconta lo Chef Pasquale Rinaldo con gli occhi che gli brillano.

Appassionato di panificazione, si dedica sia all’attenta selezione di prodotti Slow Food e quelli del territorio campano, sia a gesti quotidiani come scegliere il pesce fresco ogni giorno dai pescatori di fiducia, preparare i tipici ravioli capresi, abbracciare le espressioni di una cucina autentica con lo stesso entusiasmo con cui propone ricette iconiche italiane e piatti di mare contemporanei che ben fotografano il concetto di “lusso della semplicità”, senza mai dimenticare il giusto twist mondano e di tecnica.

Si inizia con un trittico di benvenuto, dove gli ingredienti del Mediterraneo vengono celebrati da abbinamenti consolidati come “Pane, burro e alici di Menaica Slow Food; Pane, Aglio dell’Ufita presidio Slow Food e Olio Evo e la classica Montanarina“; oltre la bontà del pane, la dolce sapidità delle alici e il profumo dell’aglio – che ricorda le grigliate estive – la piacevolezza del sugo di pomodoro e basilico rimane degna di nota: un sapore antico, denso e intenso.

Poi, la Caprese Sbagliata – tra le signature dish dello Chef, e i Crudi secondo il pescato del giorno: il Gambero Violetto e le Mazzancolle – grandi materie prime, carnose, servite nella loro purezza, solo con un giro Olio EVO – e la Tartare di Spigola con estratto di fiore di finocchietto; azzeccata qui la nota aromatica che caratterizza questa portata dandole un tocco in più di raffinatezza.

La soddisfazione enorme per me sta nel fatto che la maggior parte della clientela mangia adesso alla carta, senza seguire percorsi degustazione preordinati che è “l’immagine d’amore”che vogliamo dare all’ospite oltre ai fuori menu che costruiamo giorno per giorno con il pescato. Capri è questo, ti offre tanta materia prima, sta a me saper diversificare l’offerta e offrire sempre qualcosa di nuovo e accattivante. 

Dalla sezione “primi” i Ravioli capresi, Linguine de il Mulino di Gragnano con pomodorini del piennolo, c’è la Fettuccella di Pastificio dei Campi ai totanetti locali e acqua di prezzemolo, semplice quanto goduriosa con menzione speciale alla callosità della pasta.

“Questo piatto racconta tanto della mia adolescenza – prosegue lo chef – quando d’estate lavoravo con uno chef che mi faceva spellare kg e kg di totani. Con la pelle ci faceva fare la pasta per il personale; e io pensavo “ma guarda questo Chef che toglie tutto il sapore”; Io adesso la faccio così, con le teste di totano, i totanetti scottati con la loro pelle, aglio, olio, peperoncino e acqua di prezzemolo.

Esistono poi piatti che hanno la capacità di raccontare l’uomo che li ha pensati. Che rivelano lo chef che hai di fronte, che svelano la sua vera personalità. Ecco, questo accade con il “Mischiato potente di Pastificio dei campi, cozze, pepe e conciato romano di Manuel Lombardi Presidio Slowfood”: un piatto forte in tutti i sensi, di carattere, dedicato solo a chi osa, a chi ama i sapori intensi e non si spaventa di gettare il cuore al di là dell’ostacolo.

Si prosegue il “Polpo verace cotto in sous vide su barbabietola al limone e patate croccanti con salsa al sedano” un’interpretazione più tecnica del più classico Polpo e Patate che regala appagamento agli amanti del genere cefalopode a bassa temperatura; e il “Gran fritto in olio extravergine di Maria Ianniciello – Presidio Slowfood – con salse Basilico, Sedano, Yogurt acido“: ode di sostanza alla grande paranza.

Si chiude con il Panettone di Capri, invenzione dello chef e di cui ha grande cura. Che viene impastato, pirlato, cotto di notte con grande attenzione; che mescola nella sua morbida ed umida pasta ricerca e creatività, celebrazione e sperimentazione; l’ultima sua versione annovera infatti un impasto ai cereali antichi, burro di bufala, frutta semi-candita e agrumi di Capri: un dolce inno alla Regina di Roccia, così come la definiva Pablo Neruda, che non conosce stagioni, solo quelle senza tempo del piacere.

Info utili

Ristorante D’Amore

Via Fuorlovado, 36, 80073 Capri NA

Tel 081 837 0665

Sito

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“Crudi, Cotti e Bollicine” segna l’inizio di un nuovo ciclo di cene e percorsi degustazione da Equo Risto Fiumicino-Ostia. Prenota per la serata del 28 AGOSTO alle 20.00 e inizia il tuo viaggio negli abbinamenti tra buona cucina di Federico Regano e le straordinarie bollicine selezionate da Luca Cristaldi.

Gustare significa assaporare appieno qualcosa. Degustare è come gustare, ma con una maggiore consapevolezza, con un desiderio concreto e cosciente di apprendere qualche nozione in più. 

Nascono con questo intento le “serate speciali” di EQuo Risto a Fiumicino, dove la degustazione diviene un rito da celebrare dedicato a chi sa godere dei piaceri della vita e a chi vuole imparare a farlo in modo diverso.

Abbinare un vino ad un piatto è infatti un gioco carico di stimoli inaspettati: profumi, connessioni, emozioni che si mescolano per procurare nuovi spunti e nuove armonie.

Per questo esiste il vino: perché l’acqua disseta, ma non emoziona.

I vini, in questo caso le Bollicine, sono stati scelti e selezionati dal sommelier Luca Cristaldi per accompagnare ogni piatto del menu previsto per la serata del 28 agosto e comporre le tappe di un viaggio sublime all’insegna del piacere. Grazie a Luca potrete imparare a bere con maggiore consapevolezza, conoscere sfaccettature e potenzialità di Bollicine e Champagne.

Benvenuto

Ostriche e Bellini “Monte Vibiano”

Per Iniziare

Ricciola affumicata, mela verde, timo e croccante di frisella al pomodoro – in abbinamento Prosecco “Col Fondo” LE VOLPERE

Uova Bion in camicia, fonduta di Reggiano “Vacche Rosse”, Bottarga di Tonno “Home Made” e Sfoglia Soffiata al Nero di Seppia – in abbinamento Trento Doc Conti D’Arco BRUT

Si prosegue con i Primi fatti in casa

Cappellacci di Crostacei in brodo Tiepido di pollo ruspante e cuore di spinaci – In abbinamento FRANCIACORTA DOCG BRUT GOLF “BARONE PIZZINI”

Scialatiello di Grano Arso alla Marinara di cozze, pomodori datterini e Ricotta “Mustia” – In abbinamento CHAMPAGNE BRUT “HURTEBISSE A.MERCIER”

e la Carne

Tagliata di Fassona Piemontese, patate al burro montato e Colatura di “Alici di Cetara” – In abbinamento CHAMPAGNE BRUT GRAN CRU BLANC DE BLANC “PETITJEANPIENNE”

Si chiude con Birramisù al Cioccolato Bianco.

PREZZO A PERSONA 50 EURO

Per prenotare la vostra esperienza di gusto, cliccate qui

EQUO RISTO – Presso il cantiere Iniziative nautiche
VICOLO DI TOR BOACCIANA, 21
Ostia – Fiumicino
Roma 00121
Roma +39 06 994 8689 / info@equoristo.com

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La grande bellezza della terrazza-ristorante dell’hotel FortySeven, un imprenditore illuminato, uno chef talentuoso, una barlady grintosa, uno staff affiatato: un indirizzo gourmand da evidenziare per tutti coloro che amano la cucina mediterranea, e per respirare Roma dall’alto così come non avete mai fatto.

Esistono luoghi che non si possono descrivere, vanno vissuti, respirati, mangiati. Bisogna essere lì, osservare dall’alto un panorama senza tempo, lasciare lo sguardo libero di stupirsi, dare un nuova dimensione al proprio vissuto, abbandonare le sterili corse, le nostre piccolezze, pensare meglio, farsi coccolare, assaporare il buono e il bello, sfiorando impalpabili le veloci nuvole.

Il 47 Circus Roof Garden si apre così agli occhi di chi sa guardare, di chi sa aspettare: un caleidoscopico luogo del gusto con vista sulla Basilica di Santa Maria in Cosmedin – che custodisce a sua volta la Bocca della Verità -, sul Foro Boario, sul Tempio di Vesta; e poco dietro gli echi del Circo Massimo e del Palatino, poi i maestosi e fieri alberi del lungotevere, che scorre lento senza mai voltarsi indietro.

Come su una ruota panoramica che vi porta in alto tra le bellezze di Roma città Eterna, per completare il piacere e sancire la perfetta identità tra l’essere e il mangiare, Chef Antonio Gentile, ha costruito un menu che omaggia la cucina mediterranea realizzata con le migliori materie e si snoda agile dall’ora dell’aperitivo – con cocktail d’autore ed estrosi apetizer – fino alla cena in un variopinto percorso che, come su una giostra, vive l’emozione di discese ardite e risalite tra fascinazione, stupore e tradizione.

Chi ha già avuto il piacere di conoscere questo giovane e talentuoso chef e di afferrare le tante angolazioni della sua cucina di mare, lo ricorderà tra le pareti essenziali del RED FISH di Ostia, dove è rimasto cinque anni, conquistando le due forchette sulla Guida Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso.

Formatosi al fianco dei grandi Antonio Sciullo, ai tempi del George’s di via Veneto, approda al Faro di Capo d’orso con lo chef Pierfranco Ferrara, poi Londra con Heinz Beck (La Pergola***, Roma), presso il suo ristorante Apsleys, poi ancora daFrancesco Apreda (Idylio*, Divinity, Liòn, Roma), nella cucina di Imàgo* ristorante dell’Hotel Hassler, per poi scendere in costiera al ristorante Furore, del Furore Inn, con lo chef Antonio Sorrentino. Infine la chiamata di Luca Nicolotti al 47 Circus.

Capitano di un nuovo progetto, bello e vibrante quanto il suo contesto e il suo affiatato staff, Chef Gentile respira tutti gli umori di un periodo intenso, di una nuova fase di vita e di cucina, di crescita, riflessione e consapevolezza, dove sta confrontando se stesso con il tipo di cucina vuole esprimere e quella per conquistare e soddisfare i gusti e le aspettative di un’ampia clientela romana quanto internazionale.

Tavoli in ferro battuto, preziose porcellane, candide tovaglie e una mise en place raffinata, elegante ma essenziale: è qui che si poggia la cucina di Antonio Gentile. E qui che avrete il piacere di gustarla.

Il 47 Circus oggi è il risultato di un lungo percorso iniziato anni fa – spiega Luca NicolottiLa ristorazione unisce la maestria di Antonio Gentile alla competenza del nostro consulente Gabriele Enrico che ha maturato importante esperienze accanto ad Alain Ducasse e Gualtiero Marchesi.

Ma il Circus non è solo cucina. I piatti sono coprotagonisti di un grande momento di fascinazione, spettacolo e convivialità, proprio come ricorda il nome stesso del locale, termine latino ma riconoscibile in tutte le lingue del mondo. Qui al Circus l’esperienza è sinonimo di stupore, gaiezza, giovialità, nel grande viaggio tra il gusto e la storia che offre questa terrazza”.

Al 47 Circus Roof Garden Chef Antonio Gentile ha portato un concept di cucina mediterranea che, oltre alla pasta -di cui è grande interprete – e al pesce – protagonista assoluto della sua ultima cucina- abbraccia anche i piaceri della carne, sempre restando fedele ai sapori di classica impronta in un menu che, su un suggestivo sfondo romano, unisce il profumo del mare al gusto inconfondibile della terra.

Per me Roma è quasi una seconda patria –spiega lo chef – la città dove mi sono formato e, negli ultimi anni, cresciuto professionalmente. Quando Luca Nicolotti mi ha lanciato la sfida di dare un’anima a questa terrazza, un luogo di bellezza assoluta, un ristorante che potesse essere ricordato e cercato, mi sono sentito onorato e ho accettato immediatamente. Qui sono circondato da cose belle, uno stimolo per la mia cucina e per creare piatti all’altezza di questa vista“.

LA CUCINA dello CHEF

Esaltare i prodotti senza far perdere loro l’identità, fare grande attenzione alla provenienza degli ingredienti, celebrare la cucina mediterranea, ripensare quella classica, imprimere la grinta campana ai piatti, giocare con le consistenze, creare illusioni ottiche e nuove dipendenze, come quella per la “Tartare di manzo, misticanza aromatica, nocciola e parmigiano reggiano“, un esercizio da equilibrista: semplice e disarmante, netta e perfetta sulla sua corda tesa di sapori compiuti.

Tra gli antipasti il Polpo, cotto alla piastra e glassato con un fondo di verdure, servito con zucchine alla scapece (citazione campana) e una crema di pomodoro confit piace molto alla clientela, mentre il Battuto di pappa al pomodoro con avocado, cipolla rossa di Tropea e cialda di olive nere di Gaeta è un omaggio al Sud e alla sua tradizione povera.

Se il mare lo consente, Chef Gentile propone anche la sua “variazione di mazzancolle, una triade “cruda, fritta e dolce” servendo e il crudo con il gazpacho di pomodoro datterino e quinoa soffiata; disorientando il fritto con una giardiniera di verdure e le sue spiccate acidità; creando con le teste una crème brûlée che è tutto in girotondo di dolcezze, sapidità e goloso caramello.

Tra i primi più richiesti i Capellini cotti in brodo di pannocchie, crema di peperoni arrosto, tartare di ricciola e un tocco di succo di yuzu. Se la presentazione qui richiama l’oriente, gli Spaghettoni in acqua di pomodoro, con vongole e crema di zucchine, sono un tributo alla cucina campana e si mostrano bianchi, mantenendo invisibile e intatto il gusto del pomodoro; immancabili i Tortelli di genovese di manzo, finocchi e provolone “Del Monaco”, signature dish dello Chef da continuare ad ordinare ancora ed ancora.

Non sono un estremista nei gusti – spiega lo chef Gentilevoglio solo che i miei piatti siano riconoscibili e equilibrati. Tutti gli ingredienti che uso devono essere protagonisti per cui quando penso a un piatto voglio che ogni ingrediente ne risulti esaltato. Nella mia cucina gioco a rileggere un po’ i piatti della tradizione, soprattutto quelli che mi porto dietro dalle mie origini. Come il Tortello di genovese, dove il ragù di carne che di solito viene servito con della pasta, lo metto dentro al raviolo, servito con una crema di finocchi. Del resto, da bravo chef e in più napoletano, ho una grande passione per la pasta”.

Tra i secondi la Spigola al sale con lattuga, finocchi e fagiolini, brilla di luce propria per sapore e compattezza, convincendo anche i meno amanti del genere. Qui la bontà delle carni viene favorita da una cottura studiata appositamente all’interno di uno scrigno di pasta di sale, uova e farina, per mantenere la carne morbida e succosa.

Tra i dolci spicca la Lemon curd con crumble al cacao, spugna alla menta e sorbetto ai frutti rossi, che regala montagne russe di sensazioni giocate sulle dolcezze e sulle punte, godibilissime, di inattesa sapidità.

Oltre ai piatti alla carta, lo chef propone anche due percorsi di degustazione: Ispirazione, con 4 portate per 60 euro e Degustazione, con 6 portate a 75 euro (bevande escluse).

IL COCKTAIL BAR

Immancabile l’aperitivo al tramonto con stuzzichini e appetizers come la focaccia fatta in casa farcita con mortadella, la caprese d’avanguardia con spugna di pomodoro, crema di mozzarella e basilico. Il tutto da accompagnare ai vini in carta, frutto di una costante ricerca di etichette, e ai cocktail signature estivi della barlady romana Beatrice Oliviero, impreziositi da salvia, timo, aneto e rosmarino del delizioso orto urbano ospitato accanto al cocktail bar della terrazza.

Gli agrumi, frutti per eccellenza del nostro Mediterraneo, sono, insieme alle 47 etichette di gin, tra dry e aromatizzati, anche italiani, i protagonisti di altri cocktail – spiega la barlady – come l’Orange flavour, con Grand Marnier, una punta di Campari – per un omaggio all’aperitivo italiano – succo d’arancia e di limone spremuti freschi, marmellata di arancia biologica e tutto shakerato, per finire in coppa con un colore aranciato che ricorda il tramonto in terrazza e il colore simbolo del FortySeven.”

47 CIRCUS ROOF GARDEN & L’HOTEL FORTYSEVEN

Il palazzo, di architettura razionalista, in passato fu sede di un ufficio pubblico, oggi ospita il boutique hotel fresco di una recente e totale ristrutturazione. La struttura è gestita da Luca Nicolotti, che ha voluto imprimere un design moderno e molto personale.

Nicolotti da anni aveva un’ambizione: offrire una cucina di grande qualità sulla sua terrazza ed accogliere i suoi ospiti ciò che avrebbe desiderato essere accolto, godendo di un tramonto romano, accarezzati dal leggero ponentino che, arrivando dal mare, ne porta i profumi.

Aperto tutti i giorni dalle ore 18 per l’aperitivo, dalle ore 19 per la cena e il dopocena, con musica soft di sottofondo, il ristorante accoglie i clienti in un ambiente dall’eleganza italiana, con arredi essenziali ma ricercati, pensati per vivere comodamente all’aria aperta.

LE CAMERE e i GIRONI dei VIP

Ogni piano del FortySeven ha un tema differente ed è dedicato al mondo del cinema, della moda, della fotografia, con dieci tipologie di categoria, dalla suite, alla deluxe fino alla standard, vantando servizi articolati come una sala biliardo, un’area relax con bagno turco, una palestra, un cinema/sala polivalente, un bar, una sala da tè e un bistrot.

Le camere del quinto piano sono tutte con terrazza in legno ipè, arredata con salottini e piante della Macchia mediterranea, dal rosmarino all’ulivo, per rilassarsi in un inebriante salone a cielo aperto con una impareggiabile vista sui templi della Roma antica, sulla Basilica di Santa Maria in Cosmedin e sul Campidoglio. Al quarto piano, si trovano le camere dedicate ai grandi maestri della fotografia, come Helmut Newton, Elliott Erwitt e Luca Campigotto.

Il terzo piano è in onore alle icone degli anni ’60, che hanno avuto un forte legame con Roma e che sono ricordati da ritagli di giornali, oggetti personali, foto di scena e scatti d’autore: da Muhammad Ali, che brillò alle Olimpiadi di Roma, a Pelè, emblema del calcio, del quale è presente e incorniciata in una teca una maglia indossata in una partita. Solo lui fermò una grandissima Italia ai Mondiali del Messico nel 1970. Ma ci sono anche stanze che omaggiano Clint Eastwood, Audrey Hepburn, Marcello Mastroianni, Dustin Hoffman con “Il laureato” e l’allunaggio. Particolare curioso è che, in ogni stanza – dietro a delle teche – si trovano i modellini di automobili legati ad alcune di queste star, come la Citröen DS 19 che usava Audrey Hepburn a Roma o la Aston Martin di James Bond, ma con i mattoncini Lego, nella camera dedicata a Sean Connery, il primo a interpretare il ruolo dell’Agente 007. E ancora: l’Alfa Romeo Dino per “Il laureato”, la Ford Gran Torino per Clint Eastwood e la Ferrari 512 BB dedicata a lei: Brigitte Bardot.

Il secondo piano, invece, è un microcosmo legato alla moda e ai suoi grandi nomi, da Versace a Karl Lagerfeld fino a Chanel, e presto arriveranno anche le stanze intitolate ad Armani, a Valentino e a Gianfranco Ferrè.

Per informazioni e prenotazioni:

47 Circus, Via Luigi Petroselli 47, Roma.

Tel. 06 678 7816.

Sito.

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Jazz & Wine in Montalcino è il festival che dal lontano 1998 unisce e fa vivere insieme due delle passioni terrene più intime ed intense, quella per il vino e quella per la musica.

Nonostante le difficoltà e le incertezze del momento, Jazz&Wine in Montalcino, tira dritto e va avanti per la sua strada di vite, proponendo una suggestiva combinazione di musicisti e location.

Grazie all’importante e collaudato contributo dell’azienda Banfi, con la consueta e fondamentale collaborazione del Comune di Montalcino e della famiglia Rubei dell’Alexanderplatz di Roma – racconta Rodolfo Maralli, presidente della Fondazione Banfi e organizzatore della rassegna Jazz & Wine in Montalcino abbiamo messo a punto un programma di assoluto livello, con 4 grandi concerti itineranti – tra il 30 luglio ed il 2 agosto prossimi – che toccheranno alcuni dei luoghi più magici del territorio, da Poggio alle Mura all’Abbazia di Sant’Antimo, per chiudere nel salotto di Montalcino, con il concerto finale, e gratuito, in Piazza del Popolo.


Il tutto, nel pieno rispetto delle leggi vigenti e con le dovute cautele del caso, ma anche, e soprattutto, con la convinzione che c’era davvero bisogno di un gesto audace come questo, ispirato all’ottimismo, alla fiducia e al rilancio di tutte le attività produttive, economiche e culturali di questo nostro grande territorio.


Un programma ricchissimo, che conferma la statura internazionale del Jazz & Wine, un Festival nato con l’idea di far dialogare un territorio unico come la Toscana, con il suo vivo tessuto produttivo e le sue ricchezze. Un’azienda che lavora con le mani e la testa, in cui vivere esperienze poliedriche tutte tese a condividere la grande cultura del vino e quella delle sue innumerevoli connessioni.

Una produzione vitivinicola importante, una cantina moderna per mantenere sempre alto il livello qualitativo dei vini prodotti. Un calendario di concerti sempre ricco di tante sonorità, come solo il Jazz sa fare ed unire, per sigillare una passione a due voci in un unico sentire.

Per conoscere date e luoghi, cliccate qui. Buon Vino e Buon Jazz.

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“Dubito che ci sia al mondo una sorpresa più sconvolgente della prima volta che si assaggia un gelato”, così scriveva Heywood Campbell Broun, giornalista americano, ed è questa la sensazione che si prova nell’assaporare l’avvolgente gelato al cioccolato monorigine del Belize di Grué in Viale Regina Margherita a Roma, lì dove qualità e artigianalità hanno preso stabilmente residenza.

Pensati da Marta Boccanera e Felice Venanzi – pasticceri e patron per vocazione – i gelati di Grué sono un inno al sapore, alla scioglievolezza fatta di grandi materie prime, basi naturali, procedimenti bilanciati e meticolosi.

Tra i gusti da non perdere lo Zabaione al Marsala “Terre Arse – Florio” invecchiato 15 anni, il Mango brasiliano Alphonso, la Vaniglia della Polinesia, il Lampone con pralinato di cocco, gli evergreen Noisette e Grué – ispirati alle torte più richieste – e le nuove “COPPE dei PITTORI” con tanto di golosi complementi di Pasticceria.

La loro è un’evoluzione qualitativa che non accenna a fermarsi, una costante crescita che parte da un inatteso cambio di vita, passa per la condivisione di un sogno a due e abbraccia con ambizione un progetto fortemente voluto; un disegno di vita e professione volto a creare una nuova raffinata dimensione capitolina, costruita artigianalmente sui piaceri e profumi di una sofisticata – quanto apprezzata – Pasticceria, e che amalgama a sé quelli della migliore Gelateria.

Un lungo percorso formativo alle spalle, grandi nomi e grandi lezioni (anche di vita) imparate nelle notti tra croissant e zucchero a velo. Tanta determinazione, voglia di resistere e quella (sana) di emergere. Un cammino che ha fortificato la coppia, illuminato gli obiettivi comuni e non smette di dare, nella continua ricerca, sempre nuovi risultati.

Abbiamo deciso di fare il gelato sin dalla nostra apertura perché crediamo che il gelato esprima gioia, felicità, genuinità. Se immagino di mangiare un gelato al pistacchio, devo vivere un piccolo viaggio, per esempio ritrovarmi in Sicilia. Io amo molto questo gusto, così come la nocciola. Due sapori che qui da Grué hanno un valore aggiunto perché li elaboriamo partendo da una “pasta” che prepariamo noi stessi – spiega soddisfatto Felice Venanzicon pistacchi siciliani di alta qualità e le nocciole “Gentile del Piemonte” (la migliore anche secondo Marta), trilobata, intensa e piacevole al palato.

Nella lavorazione del gelato cerchiamo di estrarre al massimo tutti i profumi e tutti gli aromi. Facciamo riposare le basi 24 ore, poi le mantechiamo il giorno dopo. In pochi a Roma lo fanno, noi ci riusciamo anche grazie agli spazi e alla tecnologia che abbiamo a disposizione. Questo passaggio, per chi ha un palato sopraffino, è un tratto riconoscibile e, in generale, segno di pura eccellenza.

Equidistanti dal concetto di gelateria iperconservatrive, che deprime il cambiamento, o da quello modernista a tutti i costi, che esaspera i tecnicismi, Marta e Felice hanno elaborato un prodotto di grande gusto partendo da materie prime di grande qualità, come il latte e la panna, e dalle eccellenze territoriali italiane fino a scovare frutta e delizie che arrivano dal mondo intero per il piacere di mettere in campo una qualità a tutto tondo, sapori netti e consistenze avvolgenti in un’ ingredientistica “semplice e pulita”, che non dimentica di ideare nuove isole di gusto come le deliziose “COPPE DEI PITTORI” con tanto complementi di pasticceria come lingue di gatto, sbriciolate e brownies.

Ma come deve essere l’identikit del gelato perfetto?

Soprattutto equilibrato, ricco ma fresco, non troppo leggero, altrimenti sa di poco. Se è eccessivamente grasso, è un prodotto che va più verso una mousse e quindi sa più di dolce di pasticceria. Il nostro gelato si basa sui due bilanciamenti dello zucchero e dell’acqua, calcolando la parte di grassi – spiega Marta – la cosa migliore, soprattutto in una città col clima di Roma, è farne una versione che sia mediamente grassa con dei prodotti di alta qualità e senza troppi zuccheri. Questa è la nostra filosofia.

Il risultato? Davvero performante e che garantisce un prodotto buono e genuino, ben strutturato e capace di supportare in modo sano i mille volti delle nuove frontiere del gelato artigianale.

Infatti, che sia cono o coppetta, da Grué il viaggio nel gusto comincia dal primo assaggio: lo zabaione è con un Marsala Florio invecchiato 15 ann; mentre il cioccolato, su base acqua per esaltarne il sapore e quindi perfetto anche agli intolleranti al lattosio, è preparato con i monorigine, in particolare il Tulakalum del Belize al 75%, forte ma armonioso al contempo.

Poi c’è caffè Kavè, anche questo a base acqua, usato da Grué per i chicchi carnosi e pieni di aroma, e il particolare e insolito Basilico e Lime, quasi un sorbetto a basso contenuto di zuccheri che potrebbe perfino sostituire i piaceri della granita al limone.

Il “Gusto dell’anno” è invece il lampone, realizzato con del pralinato di cocco fatto “in casa” con mandorla, cocco e latte per ottenere una consistenza più cremosa. Alphonso, per chi non lo conoscesse, è una tipologia di mango dal color arancione deciso, amato nel gelato, nei mignon, così come nelle torte di Grué. Per Mela e cannella Gruè utilizza un mix di Annurca e Renetta che vengono lavorate con una cottura lenta in forno, per far sì che evapori l’acqua ma rimanga dentro tutto il gusto del frutto. Per la bella stagione vengono proposti poi il Melone e la Fragola e, solo se il gusto è intenso, Pesca e Albicocca.

Sulla frutta estiva – prosegue Marta – c’è una selezione particolare perché in questo caso devi riuscire a trovare un frutto che sia abbastanza maturo ma non troppo. Se è acerba, infatti, il gelato non sa di nulla e noi non utilizziamo nessun tipo di aroma che vada a “spingere il gusto”, né stabilizzanti (neutri) pronti, che sostituiamo con prodotti naturali come semi di guar e di carruba.

Da Grué i gelati si ispirano anche alla pasticceria e alle sue torte più richieste: se il Noisette è un pralinato freddo di cereali con all’interno una mousse di cioccolato fondente Caribe e una bavarese di nocciola Piemonte, il Grué è realizzato con cioccolato fondente monorigine con infusione di grue di cacao per rendere più persistente il gusto. Al suo interno c’è invece la vaniglia Bora Bora della Polinesia del Nord, la migliore al mondo. Infine, per lo yogurt gelato, si usa il greco, cremoso e dal gusto ricco.

GLI ABBINAMENTI: LE COPPE DEI PITTORI

Marta e Felice in più propongono una serie di abbinamenti che esaltano al meglio gli stessi gusti, in un piccolo percorso che delizia il palato: nascono così le coppe gelato di Grué ispirate a pittori come Dalì, Gauguin, Matisse, Mirò e Chagall.

Tra impressionismo e surrealismo, il gioco prende forma tra pasticceria e gelateria, in cui gli elementi della prima armonizzano e completano la seconda. Nella coppa Chagall i cubetti di pan di spagna Noisette al cioccolato completano la dolcezza del gelato allo zabaione, caffè e gruè di cacao. Nella coppa Mirò protagonista è il cioccolato: gelato al cioccolato fondente monorigine del Belize “Tulakalum” 75%, crema e nocciola con una fragrante sfoglia sbriciolata che dona croccantezza.

La coppa Dalì racconta in modo tutto nuovo, come era solito fare il celebre artista spagnolo, un accoppiamento classico come quello limone e fragola: un fresco sorbetto ai limoni di Sorrento è presentato insieme a un gelato alla fragola con fragole fresche, con un topping di gelatina agli agrumi e lingue di gatto, elementi che smorzano la punta di acidità della composizione. 

Gauguin racconta i mari del sud e la meraviglia della Polinesia ed è l’ideale rappresentante per esaltare i sapori esotici del cocco e del mango che qui mostra tutte le sue sfumature: unisce gelato al lampone con pralinato di cocco, gelato al mango Alphonso (che è la varietà più dolce e profumata), sorbetto al basilico e lime, meringhette e lingue di gatto a creare un gioco di consistenze.

Infine, Matisse viene chiamato a rappresentare le impressioni, le sensazioni e le emozioni più immediate: nasce così un gioco di dolcezze e sapidità di differente corposità che si esprime attraverso l’abbinamento di gelato al pistacchio di Sicilia, gelato Noisette, gelato al caramello salato, polvere di noci Pecan caramellate e le sempre deliziose lingue di gatto. 

Chiudono l’offerta le torte gelato, proposte sia d’estate che d’inverno, tutte realizzate con una base di savoiardo con farina di riso, senza glutine all’interno.

Doverosa citazione finale per il “Pangrué” che cambia ogni settimana e d’estate viene proposto in abbinamento al gelato, con frutta di stagione candita al posto dell’uvetta. PS: Se volete provarlo, vi conviene ordinarlo, anche d’estate.

Photocredits to Stefano Mileto

GruéPasticceria • GelateriaViale Regina Margherita, 95 | 00198 Roma RM Tel. 06.8412220 www.gruepasticceria.it

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Noci, Bari – Mercoledì 8 luglio da SFORNO l’eccellenza italiana della pizza incontra l’eccellenza dell’olio extravergine di oliva pugliese Mimì, designato come miglior olio extravergine di oliva biologico al mondo.

L’appuntamento è speciale, da prendere al volo. E’ quello con Stefano Callegari e l’Olio Mimì. Lo chef accoglierà infatti gli ospiti nel presidio pugliese del buon impasto, della ricerca della qualità a tutto tondo raccontando il “progetto Sforno”, le ricette, le creazioni, gli aneddoti nascosti dietro il nuovo menù, per riallacciare le fila di un lungo suggestivo discorso attorno alla tanto amata pizza e su come da simbolo per antonomasia del Made in Italy sia diventata per Sforno un pretesto per sperimentare e scoprire ingredienti e ricette da ogni parte del mondo.

Stefano Callegari delizierà gli ospiti con una speciale pizza creata appositamente per la serata, realizzata con il pregiato e inconfondibile Olio Mimì.

Se abitate nei dintorni, non vi resta che prenotare il vostro fortunato tavolo allo 080 512 7430

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L’obiettivo è ben chiaro dall’apertura: rompere gli schemi, giocare con una semplicità sperimentale, dare spazio alle intuizioni, disegnare ogni giorno i confini di una cucina creativa e dai sapori intensi.

Loro sono Davide Lombardi e Valerio Chiacchierini e il loro progetto si chiama CENTO Gourmet. Due Chef, entrambi con esperienze blasonate alle spalle, che decidono di puntare su Centocelle, nuova meta gastronomica dell’hinterland capitolino, per aprire la propria idea ristorante alternandosi vicendevolmente, e senza gelosie, tra sala e cucina.

Un luogo energico, dinamico, estroso ma che punta dritto al contenuto baloccando con le tradizioni romane e le citazioni cinematografiche. Tra le atmosfere musicali, e quelle anni ’80, per tutta l’estate il grande protagonista sarà il Tonno di Calabria pescato all’amo e reinventato in un menu degustazione con porzioni da carta.

La componente commerciale e quella dell’entertainment legato alla ristorazione sono elementi essenziali per la valorizzazione economica, sociale e morfologica di un contesto urbano, soprattutto nelle grandi città dove in centro tende ad allargarsi e ad amalgamare a sé nuove porzioni di città. In questo caso specifico Roma si spinge ben oltre, fino ad abbracciare anche le sponde mediterranee.

L’idea di questo menu è nata dalla materia prima stessa. Ci hanno portato questi ottimi Tonni, sui 180/200Kg, pescati all’amo nel Mar di Calabria.

Valerio Chiacchierini e Davide Lombardi, chef/patron di CENTO, hanno così cucito una proposta tesa a valorizzare questa ottima carne di mare ripensando grandi ricette della tradizione romana/italiana.

Il menu degustazione prevede 3 portate principali (+entrèe e dessert) con le porzioni da “portate vere” – ci tengono a sottolineare gli chef – a 35€. Stessi piatti che sarà anche possibile trovare in carta in alternativa ai loro piatti forti come la Millefoglie di patate e baccalà con bagnacauda e tartufo, la Parmigiana di melanzane alici e mozzarella di Bufala; il Polp Fiction (Polpo cotto in brodo di spirulina, la sua majonese e patate viola della Tuscia); Maccheroncini di Campofilone, burro di panna, alici del Cantabrico e perlage di tartufo nero; le Pappardelle “aio e oio” ripiena di salsa al nero, seppioline, pan croccante alla bottarga e limone e Cocktail di Gamberi.

A Tutto Tonno, il menu degustazione per tutta l’Estate 2020, suonerà invece così:

Focaccia home made tonno e fichi. Il piatto fa direttamente riferimento al noto quanto delizioso abbinamento nato dalle merende popolari di fine estate. Qui al prosciutto viene sostituito il tonno leggermente disidratato, sapido e leggermente ferroso, che fissa il suo nuovo patto con la purea di fichi all’ombra di focaccia fatta in casa.

Pizzaiola di tonno: ventresca di tonno con rapa rossa e origano. Sorprendente quanto scioglievole la precisa intuizione/interpretazione dello chef Davide Lombardi, che sostituisce al pomodoro la rapa rossa, con origano e vino, reinventando un grande classico della tradizione da una parte e addolcendo dall’altra tutta la forza di una materia prima di grande livello pescata all’amo nelle acque calabresi.

Pacchero alla puttanesca di tonno: acqua di pomodoro, fiore di capperi di Salina e olive taggiasche. Bella e al chiodo (come si dice a Roma) la struttura del pacchero artigianale di Gragnano che fa da terra di mezzo alla doppia cottura/non cottura del tonno cotto sotto e crudo sopra. I paccheri vengono invece mantecati all’acqua di pomodoro, rosso protagonista della classica puttanesca, che qui diviene presente senza esserci e, insieme a olive e capperi, chiude il piatto in un “girotonno” di sapori, consistenze e temperature.

Tonno scottato ed affumicato al faggio. Affumicato direttamente in sala con legno di Faggio, è un piatto che vuole giocare con le suggestioni e restituire tutta l’emozione della carne alla brace. Convincete il risultato.

Quindi, ricapitolando, gli “amanti del mare” avranno tonno per i loro denti; a chi invece avesse la fortuna di abitare a centocelle ma poca voglia di uscire di casa, ricordiamo che i piatti di CENTO e il menu #ATuttoTonno saranno disponibili anche su ECCO!, il Food Delivery Ecostonebile.

CENTO GOURMET – 06 8760 8000 – Via Giovanni arcangeli 8/10 Roma centogourmet@gmail.com www.centogourmet.it

#ABOUT ECCO!

ECCO! è un delivery di rete con mezzi ecologici
La prima base, Centocelle, zona notoriamente scoperta da ogni tipo di car & scooter sharing, non decurta nessuna percentuale sugli ordini (a differenza delle piattaforme delivery).


ECCO sostiene i locali aderenti garantendo guadagni netti sugli ordini e fornisce pubblicità tramite un ufficio stampa dedicato.

ECCO fornisce rider selezionati tra i giovani inoccupati del quartiere, che ad ogni ordine forniranno al cliente brochure su antispreco , gestione rifiuti e cucina circolare.

ECCO è un delivery in condivisione tra esercenti, a salvaguardia dell’ambiente e può essere sfruttato anche da chi già utilizza altre piattaforme.

MISSION: Migliorare il rapporto col pianeta e lasciarci alle spalle il vecchio modello. Rispettare temi primari legati all’economia circolare, all’efficienza energetica, alla gestione dei rifiuti ed alla riduzione delle emissioni: un servizio etico che premia commercianti e consumatori e rispetta il lavoratore.

A chi è dedicato: Attività ristorative attive o meno con le consegne a domicilio
Aziende food & beverage
Aziende green
Piccoli produttori
Consumatori attenti all’ambiente che intendono effettuare ordini direttamente dai locali, garantendosi così un servizio etico e packaging esclusivamente ecologico.

PARTNER logistici: Il servizio avverrà grazie alla collaborazione di un’azienda leader di mezzi ecologici e 2 ruote

UTILIZZO: Oltre alle classiche consegne, il servizio sarà a disposizione (su prenotazione) anche per la consegna di merci tra piccole botteghe/produttori e locali aderenti, a supporto del km. zero o quasi, ritiro oli esausti, consegna materiale green.

Ulteriori info: eccodeliveryeco@gmail.com

Sito web : eccodelivery.it Canali social: instagram.com/ecco_delivery

facebook.com/ECCOdelivery

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La Puglia è giustamente annoverata tra le regioni più belle del mondo. I pugliesi ne vanno fermamente orgogliosi ma, oltre le bellezze di uno straordinario territorio, c’è ancora molto da fare e in tante direzioni per continuare a promuovere e valorizzare le rarità agroalimentari e paesaggistiche che lo rendono unico. Tra le tante iniziative, una start up davvero innovativa che fa bene al cuore e alla terra.

Bisogna reinventarsi, giocare con i propri sogni, credere, rimboccarsi le maniche, agire. Un pò come hanno fatto Antonio Vaccariello e Lucia Delvecchio, vincitori del Bando PIN 2020 (dedicato a tutti i pugliesi innovativi e con piglio imprenditoriale) promosso dalla Regione Puglia.

Il loro progetto si chiama Adopt Me, una start up innovativa, che nasce dalla necessità di valorizzare la filiera corta, accorciare le distanze tra il produttore e il consumatore, affinché la qualità non resti un miraggio ma una missione fattibile, alla portata di tutti, e comprendere che basta solo usare gli strumenti giusti.

Adopt Me sarà questo tra le mani degli utenti, una chiave diversa che aprirà orizzonti nuovi, che permetterà ai consumatori di adottare alberi di ulivo, di conoscere da vicino il produttore, di seguire attraverso una piattaforma on line le fasi di lavorazione dell’ulivo, di imparare a conoscere le tecniche di lavorazione e le fasi di produzione sino alla raccolta, per poi degustare sulle proprie tavole un prodotto ricercato, di qualità, attendibile alla fonte.

Adopt Me ha avviato una campagna di crowfinding, attraverso cui i produttori di olio del territorio pugliese potranno proporsi come sostenitori del progetto ed innescare il meccanismo della vendita di un prodotto di qualità, unendo così alla tradizione l’innovativa modalità di ricerca e consumo del prodotto sano.

La salute prima di tutto, ecco perché oggi giorno siamo sempre più comodi nella necessità di dover seguire un corretto stile di vita e sana alimentazione. Adopt Me ha pensato anche a questo, offrendo al consumatore di assicurarsi la qualità anche fuori casa, coinvolgendo un terzo attore sulla scena, ovvero la ristorazione.

Le attività commerciali del food che sposeranno il progetto Adopt Me, non solo svilupperanno un interscambio simmetrico tra le parti ma piantando i semi, raccoglieranno consensi nel consumo di un prodotto sano, genuino, che proviene dalla terra, dalla fatica, dalle leggi dettate da natura e clima, per assaporare infine un olio sano, la cui produzione è stata mossa da una comunione di intenti e visione fino a centrare un obiettivo di possibilità sostenibile.

Adopt Me è anche sui canali social, attraverso cui settimanalmente si terrano dirette con produttori e operatori del settore per svelarci caratteristiche e curiosità sull’olio, raccontando da vicino le storie dei produttori, volti che avranno una storia da raccontare e condividere.

Adotta anche tu un Ulivo, scegli la tua qualità quotidiana.

Tutte le informazioni su http://www.adoptmeitaly.it/ https://www.facebook.com/AdoptmeItaly/

About #PIN

PIN è l’iniziativa della Regione Puglia che si rivolge a tutti i giovani che hanno un’idea imprenditoriale e vogliono provare a metterla in pratica, con:

  • un finanziamento a fondo perduto tra 10.000 € e 30.000 €;
  • un set di servizi di accompagnamento e rafforzamento delle competenze.

L’accesso è completamente on-line, a partire dal 01/09/2016 e fino ad esaurimento dei fondi disponibili. Scopri tutti i dettagli dell’iniziativa e leggi il bando.

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La Trota – 2* Michelin – Chef Patron Maurizio e Sandro Serva – Rivodutri – (RI)

Vi può essere una grande cucina ma se questa non è supportata da un’accoglienza vera e spontanea, se non si trasmette in sala la passione e la filosofia del proprio lavoro, il ristorante non avrà un’anima”.

Ricerca dei migliori prodotti, tradizione in chiave moderna, territorio, una lunga e solida storia familiare sono le basi della cucina d’acqua dolce de La Trota che rielabora e concentra sapori sedimentati nella memoria dei fratelli Serva. Giocando sulle consistenze e le temperature con occhio attento alla leggerezza delle preparazioni, il sapiente e calibrato utilizzo delle erbe spontanee ed aromatiche, restituiscono a grandi piatti tutti i profumi delle terre sabine.

La nostra carta lascia molto spazio ai pesci d’acqua dolce perché le acque lacustri, fluviali e sorgive da secoli caratterizzano questo territorio hanno spesso ostacolato la vita e le attività delle popolazioni locali, ma il pescato per molti secoli è stato anche fonte di sostentamento primaria.

Ci sembra doveroso continuare a proporre tale materia prima nel rispetto dei luoghi e della tradizione, anche familiare, con pietanze creative e ricette rivisitate“. Nel menu Piatti storici e nuove proposte 2020 come Porcino e lumache; Carpa, maionese di rape rosse, sedano d’acqua; Bisque di gamberi di torrente, elicriso; Ravioli di patate affumicate, anguilla, genziana; Anguilla nel coniglio e viceversa e Trota fario, foie gras, pesche. 

La Trota dal 1963 – Via S.Susanna, 33 – Rivodutri (RI) – Tel. 0746 685078 info@latrota.com / sito

La Parolina – 1*Michelin – Chef Iside de Cesare – Acquapendente (VT)

Dal desiderio di coniugare l’arte della cucina con la grande accoglienza, e da quello di scoprire, stagione dopo stagione, il modo di interpretare un grande territorio nasce La Parolina, il ristorante con una luminosa stella Michelin che continua a brillare dal 2008, e che Chef Iside de Cesare e Romano Gordini hanno aperto con grande entusiasmo nel 2005.

Un’idea di ospitalità che si è rafforzata con l’apertura del Bed & Breakfast Locanda “La Letterina”, in cui l’esperienza si prolunga e si completa pernottando in camera calde e accoglienti e godersi una colazione servita in camera con panorama sulla val d’Orcia.

Da sabato 24 maggio il ristorante ha ripreso piena attività con molte nuove sorprese e ancora più spazio al territori e una proposta molto flessibile con tre menu degustazione e piatti storici: da 6 portate a € 55,00; 9 portate a € 70,00; fino a quello con 15 portate a € 125,00 o la scelta dal menu alla carta.


Per tutta l’estate iniziative giornaliere degne di nota: il lunedì è possibile portare la propria bottiglia senza pagare i diritti di tappo e la domenica l’aperitivo a € 15,00 con un calice di bollicine, degustazione di prodotti dell’alta Tuscia e sfizi firmati La Parolina.

Pranzare o cenare in questo luogo non significa soltanto regalarsi un’esperienza enogastronomica unica ma può essere anche la preziosa occasione per esplorare una zona dall’alto interesse culturale.

Un viaggio a Trevinano può offrirvi lo spunto per visitare tanti luoghi meravigliosi. Per scoprire il terriorio, clicca qui

Ristorante La Parolina Via Giacomo Leopardi, 1 / 01021 Trevinano, Acquapendente (VT) Tel.0763 717130 www.laparolina.it

Le Colline Ciociare – 1*Michelin- Chef Salvatore Tassa – Acuto (FR)

Mi aggiro tra i tavoli del mio ristorante ora immobili come sfingi che chiedono risposte ma che emanano un fascino corrotto da un tempo malato di virus. Si accavallano ricordi ma non nostalgia in questo vuoto così decadente, scuro come un nero caravaggesco da cui emerge la luce del rinnovamento. Non ho rimpianti ma una grande voglia di futuro, nuovo, innovativo. Via tutto. Mai come ora l’universo come una immensa tela bianca e infiniti colori della natura a disposizione per creare un nuovo pensiero. Ecco! Così vorrei la mia cucina e me stesso: una idea che è un pensiero che va oltre, in una dimensione dove la ragione si fonde con l’ incoscienza, perché solo così si può vedere nel fondo del proprio coraggio. Non so come ma ho fiducia nel mio credo.”

Così scriveva qualche giorno fa sulla sua bacheca facebook Salvatore Tassa, il Grande e Libero Cuciniere, “cuoco-poeta lontano da ogni moda e da ogni definizione” durante la sospensione dell’attività ristorativa data dall’emergenza Covid-19.

Questa grande parentesi ha portato nuova linfa e nuova voglia di sperimentare sapori ed accostamenti sempre attingendo al generoso territorio che lo abbraccia e che, tramite la sua visione, genera una cucina unica nel suo genere, perchè nutrita di ingredienti, di cotture e prospettive sempre nuove.

Le colline Ciociare – via Prenestina, 27 – 03010 – Acuto (Frosinone) – +39077556049 salvatoretassa.it info@salvatoretassa.it

Sora Maria e Arcangelo – 3 Gamberi Gambero Rosso – Chef Giovanni Milana – Olevano Romano (RM)

Ha riaperto venerdì 29 maggio dopo tanta attesa questo inossidabile presidio del buon gusto che si distingue per una cucina senza tempo incentrata su prodotti gastronomici eccellenti e grande sapienza nelle preparazioni.

L’attenzione, la cura, la continua ricerca di materie prime che sappiano raccontare un territorio, la tradizione culinaria laziale, il sapore delle stagioni, l’antica sapienza delle preparazioni, sono solo le principali cifre stilistiche di cui si veste la grande cucina di Giovanni Milana.

Una cucina che non smette mai di superare se stessa ed alza continuamente l’asticella senza mai anteporre la forma al contenuto. Il menu annovera piatti di contenuto mai anteposto alla forma come Fegatelli di maiale con mele e mosto cotto di Cesanese, “fini fini” alla genovese di pecora ciavarra, i mitici cannelloni della “Sora Maria”, Biancostato di bufalo di Amaseno (Fattoria Antonio Lauretti) glassato in salsa barbecue e patata al cartoccio gratinata allo Steccato di Morolo (di Massimiliano Scarchilli). Piatti che sono un inno continuo alla fisolofia di Milana incentrata sull’identità di un territorio che è fatta dagli artigiani che, come lui, reinterpretano la tradizione attraverso l’esperienza e le proprie mani.

Ristorante Sora Maria e Arcangelo – via Roma 42 Olevano Romano (RM)

Osteria del Borgo – Osteria Slow Food – Borgo di Sopra – Cesano (RM)

Un piccolo borgo, un’unica strada, un’insegna di Poste e Telegrafi. Una lavagna su cui vengono scritti i piatti del giorno. Poi la porta e l’ingresso in un mondo autentico e caldo, accogliente, rustico ma curato nel dettaglio.

La tavola sembra aspettarti, con la selezione di oli e aceti e fiocchi di sale Maldon. Poi arriva il cestino dei pani e grissini. Dal menu, schietto ed immediato, selezioni di salumi, presidi di slow food e una grande voglia di rendere omaggio alla grande cucina di contenuto e del territorio laziale: Fagioli di Sutri con le Cotichelle, Caciofiore di Columella – presidio Slow Food, Trippa alla romana; Fettuccine fatte in casa con funghi porcini e/o tartufo; Cinghiale, Carrè d’agnello e Baccalà. Grande selezione di carni, da cuocere rigorosamente alla (vera) brace.

Osteria del Borgo – Cesano (RM) – via Borgo di Sopra, 21 –www.osteriadelborgocesdano.com

In copertina / La parolina – Chef Iside De Cesare

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Un uomo e la sua storia di mare. Uno chef Re della duna: terra di mezzo, genitrice di un ecosistema unico ricchissimo di libera vegetazione, e musa ispiratrice di una cucina semplice quanto straordinaria.

Alberi maestri, aria sapida di mare e darsena, grida di gabbiani nella piena luce di mezzogiorno così come nei toni caldi del tramonto. Il posto è sempre lo stesso, da cinquant’anni, lì dove il nonno di Gianfranco accoglieva nella sua “Trattoria da Pompeo” le famiglie di Fiumicino, quelle di Roma in gita la domenica fuori porta, e i pescatori, gli uomini della riva, quelli del porto e le loro storie; ristorando chiunque varcasse la sua soglia.

Gianfranco Pascucci eredita quel modo di fare, cresce respirando quell’aria condita che si chiama accoglienza, poi la nutre, la affina, la perfeziona. Lui vuole fare il cuoco e non ha paura, dentro di sé la sua rotta è già tracciata, e allora viaggia e va ad assaggiare le cucine degli altri, poi torna, conosce Vanessa Melis (anche lei di Fiumicino ma mai incontrata prima) che diventa sua moglie, ed assieme rilevano quell’osteria di famiglia per dare una casa ad sogno di cucina: dare valore al suo mare ed alle materie prime che il litorale iodato romano offre ogni giorno, ad ogni stagione, ad ogni marea.

Il primo cambiamento importante è stato decidere che dal mio più grande fornitore, il mare, dovevo prendere tutto. Non solo le spigole e i rombi. Avevo voglia di verità. Parlavo con i pescatori e vedevo che c’era un sacco di pesce che non veniva richiesto. Ho avuto come una voglia di rivalsa, racconta, volevo cucinare quello che non aveva mercato né storia, e dargli una nuova identità”

Pascucci al Porticciolo – interni

Vento in poppa dunque alla creatività, alla libertà nel ripensare ricette senza codifica ufficiale, nel rileggerle con ingegno ed ispirazione nella continua ricerca di combinazioni, giochi di consistenze, di fondi e di rimandi, di minestre di “pesciacci”, di zuppette e acque pazze, di marinature, affumicature e di pesce povero nobilitato.

Era un rischio non avere certi prodotti e qualcuno storceva il naso quando proponevo cose tipo il muggine. Poi ho visto che alle persone non importava così tanto del pesce usato, ma se il piatto fosse buono. A questo punto ho capito che c’era lo spazio per costruire”. Così, come un abile costruttore di sapori, comincia a disporre virtuoso la materia prima al centro del piatto, una materia mai superata dal gesto tecnico, semmai potenziata per mezzo dello stesso e poi arricchita, concentrata, immaginata e concepita per arrivare dritta all’emozione. 

Chef Pascucci, parte dalle sue esperienze personali che vuole traghettare nel piatto, cristallizzando sulla ceramica un memoria multisensoriale, così come ha fatto per il “Gambero rosso al sale ed erbe bruciate” un piatto che cammina all’indietro fino all’incendio nella vicina pineta e che, tramite l’intensa affumicatura, ricrea la percezione del ricordo olfattivo di un vero vissuto partendo dal penetrante profumo di bruciato.

Gamberi al sale

Uno degli attuali snack di benvenuto è Mare, dichiarazione di poetica nitida e prosaica, in cui la scritta Mare, a base di sale marino rosa, alghe essiccate e polvere di scampi, va annusata prima di passarvi sopra la spugna di erbe con acciuga e maionese e di ostrica, che come un’onda cancella la scritta sulla sabbia profumando il boccone e trasferendo al palato tutta la sua potenza salmastra e di macchia.

Foto: reportergourmet.com


Il tonno resta uno dei capisaldi del Porticciolo; da crudo (servito come un Prosciutto, lavorato nel miso e bottarga e poi essiccato per sei giorni) e da cotto, caratterizzato da una nota nostalgica dei pranzi di casa nei “Rigatoni allo stracotto di tonno“, che da pesce migratore qual è, sa intridersi di Mediterraneo e tradizione nostrana come di suggestioni lontane.

La sua Tempura di calamari, piatto storico con cui il Porticciolo ha inaugurato la sua apertura evolvendo nel tempo fino a raggiungere la presentazione attuale, merita menzione a sé. Si perchè Pascucci da anni studia le tecniche giapponesi che si rivelano sempre illuminanti e affascinanti per la maestria nel trattare le materie prime, specie per il pesce, e che hanno portato questo piatto al perfetto incontro tra croccantezza, friabilità e tenerezza delle carni, che risultano come cotte al vapore.

Tempura di Calamari

Si dipinge così una cucina dalla forte personalità e sensibilità, dalle tinte blu del mare, del verde della macchia mediterranea, del rosso di granchi e crostacei, dalle sapidità marine eclettiche, cariche di iodio, issate e vibranti come vele per fendere il vento, e che si accomoda con grazia in un ampio spazio luminoso di moderna e antica ospitalità.

Un salotto raffinato, con verande e finestre, arredato con lampade, ceramiche d’autore, pigne turchesi di Caltagirone, tovaglie e tovaglioli ricamati di candida stoffa. Qui la sala è donna, e vive nel sorriso di Vanessa, nei suoi modi pacati e gentili, nel suo volto che rasserena chiunque bussi alla porta di “Pascucci al Porticciolo”; bel ristorante di mare, sicuro avamposto di “periferia iodata” e che, insignito della stella Michelin dal 2012, continua a rimanere il rassicurante faro di un porto sicuro.

Info utili

Pascucci al Porticciolo

Giorni di chiusura:
Domenica chiusi a cena,
Lunedì chiusi pranzo e cena
Martedì chiusi a pranzo

Viale Traiano 85 00054 Fiumicino (Roma)

Telefono: +39 06 65029204 – 329 4603566

Fax: +39 06 6521659

Email: info@alporticciolo.net

Sito


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Suggestioni, panorami, sagome di cupole e campanili, cieli stellati e nuovi angoli per ammirare Roma respirando l’estate tra Aperitivi, Mocktails, Green Mixology & Signature Dish, Pizza d’autore e Tartare, sorprendenti Thook e BBQ con vista.

Estate, dopo tanta attesa, arriva senza bussare. Si infila nel vento del mattino, fa arrossire le giornate, addolcisce le serate, ed inaugura finalmente così La Stagione delle Terrazze di Roma la quale, sovrana di bellezza, riserva ancora tante insospettabili angolazioni per farsi ammirare.

Incredibili Roof Top, insospettabili Roof Garden nascosti tra i tetti, l’estate delle terrazze sfida le vertigini e si rilassa tra panorami e arredi design, candele e luci soffuse potenziando l’avvenenza capitolina, asservando le sagome delle sue tante cupole, i suoi campanili e monumenti, sotto cieli immensi.

Per moltiplicare la piacevolezza, sorseggia disinvolta bollicine e signature cocktails, mocktails, drinks ispirati alla spicy mixology; poi assapora pizze d’autore e tartare, carpacci di pesce, fusion thook e succulenti BBQ, godendosi appieno le raffinate proposte di cucina creativa e le espressioni identitarie di mixology pensate su misura per la stagione 2019 da prestigiose firme del Food System e dai professionisti del Buon Bere.

Divinity – Chef Francesco Apreda

Alberto Blasetti Ph. www.albertoblasetti.com

È Francesco Apreda, chef campano dalle multietniche vocazioni, a curare l’innovativa proposta del Divinity, rooftop Lounge Bar & Restaurant del The Pantheon / Iconic Rome Hotel, prestigioso 5 stelle sito nel cuore antico dell’Urbe, a solo pochi passi dal Pantheon (in via di S. Chiara 4/A).

La vista che offre il Divinity è un colpo d’occhio a 360 gradi sulle bellezze di Roma e sui suoi suggestivi tetti, con ben sette cupole a recitare un ruolo da protagonista. All’interno pavimenti in marmo bianco, pareti in ottone, cantina a vista, elegante bancone bar: elementi topici di un design esclusivo, capace di integrarsi alla perfezione con il panorama circostante, caratterizzando la raffinata sala interna e l’ampio dehors.

Alberto Blasetti Ph. www.albertoblasetti.com
Alberto Blasetti Ph. www.albertoblasetti.com

Il format è innovativo e sintetizza la filosofia culinaria di chef Apreda, napoletano d’origine, romano d’adozione e cittadino del mondo grazie alle esperienze acquisite tra Londra, Tokyo, Mumbai e New Delhi. Ed ecco quindi apparire in carta la Spezial Pizza tonda di semola a spicchi o quadra integrale al taglio i versione Margherita Speziale, Marinara Black Garlic & Black Lime, Melanzane, Provola Affumicata e Curry Giallo o Pomodorini e Ricotta, Rucola e Masala; le Paste Conviviali, con golose interpretazioni di Amatriciana, Carbonara, Cacio e Pepe, Puttanesca e Scoglio; il Thook – omaggio all’India, ovvero uno spiedo con cottura tandoori e i prodotti del territorio italiana che strizzano l’occhio all’Oriente e propone Pollo Red Tandoori all’Astice al Curry Verde, Maiale all’Eucalipto e Capperi e le Seppioline al Limone Selvatico ed Erbe.

Alberto Blasetti Ph. www.albertoblasetti.com

Nel Kore Food Bar invece (altra commistione, anche linguistica, tra il “cuore” napoletano e la spinta internazionale) sono protagonisti i Carpacci di Pesce e la Mozzarella di Bufala. Quest’ultima è declinata alla maniera di Apreda, e quindi in versione “38°” o in una Caprese…Tiepida, Liquida e Affumicata. Mentre di Mediterraneo e luoghi esotici parlano i carpacci: gli Scampi, Mango e Limone, la Spigola, Alghe e Yuzu, o i Gamberi Rossi, Avocado e Cedro, solo. Non mancano altre proposte sfiziose e divertenti come il Variegato di Pomodori e Basilico e il Sedano, Olive di Gaeta e Fumo di Rosmarino.

Alberto Blasetti Ph. www.albertoblasetti.com

Il capitolo dessert è affidato all’estro della giovane Pastry Chef Edvige Simoncelli, una curata e ghiotta selezione di piccola pasticceria da scegliere direttamente dalla vetrina. In abbinamento alla “fantasia” di Apreda, tante bollicine, Champagne in primis e spumanti italiani di gran pregio proposte da Fabrizio Gismondi, restaurant manager e sommelier del Divinity, mentre  an Mirko Zaccaria è affidata la mixology con cocktail studiati dai grandi classici alla linea signature, dedicata alle divinità della mitologia romana.

Via S. Chiara 4, Roma

Tel: 06 87807070

Mail: divinityrestaurant@thepantheonhotel.com

Orari: aperto tutti i giorni dalle 12:00 alle 14:30 e dalle 19:00 alle 23:00

Diana’s Place – Chef Andrea Fusco

«Diana’s place rappresenta per me una nuova sfida. La mia proposta sarà ovviamente raffinata, ma non la definirei gourmet. Presenteremo un menù che si adatti al contesto, seguendo la mia idea di cucina e unendo uno stile più glamour e meno impegnativo». È infatti il noto chef romano Andrea Fusco – già stella Michelin in passato al ristorante Giuda Ballerino – il nuovo Executive Chef  di Diana’s Place esclusiva terrazza dell’Hotel The Tribune in Via Campania, 45, la cui specialità e ambizione è di offrire un’esperienza nuova e autentica a tutti gli amanti della gastronomia italiana d’eccellenza, dei grandi vini e degli Champagne.

Un format innovativo che offre la possibilità di bere un grande vino attingendo tra oltre mille etichette – alcune esclusive a Roma, altre addirittura in Italia – abbinandolo a prodotti altamente selezionati e le proposte di una cucina che elabora le tradizioni del territori italiani con i giusti ingredienti e con tecniche di cottura più moderne.


Potrete così assaporare “Manzo, tartufo nero, acciughe, senape di meaux, uovo poche bio”,  “Tartare di gambero rosa di Anzio, ricotta di pecora, gel di limone di Capri”; Mozzarella di bufala con “pomodori secchi, capperi di salina, origano siciliano, olive taggiasche, misticanza” o con “Zucchine alla scapece, menta e polvere di cozze di Gaeta” fino all’ Ostrica con guacamole e aria di cioccolato bianco e assenzio e il celebre spiedino di gamberi in pasta fillo da intingere nella spuma di mortadella.

Via Campania 45, Roma

Tel: 06 8781 8000

Sito

Verve – chef Adriano Magnoli / pastry chef Antonella Mascolo

All’ ultimo piano dell’Hotel D.O.M, sulla bella via Giulia, nascosta tra i tetti di Roma, c’è una terrazza luminosa, senza verande per vivere il fiume Tevere che andava lento lento, si chiama Verve.

Pensato partendo dall’amore per il buon cibo e per la convivialità haute couture, il termine Verve, che si pronuncia nello stesso modo in più idiomi, ci parla di entusiasmo e brillantezza, parole che ben riassumono il desiderio di costruire un luogo avvolgente, di fascino ed eleganza, dove la ricerca, l’attenzione al prodotto e alla sua filiera, il rigore nelle preparazioni si uniscono al brio e slancio creativo del giovane chef Adriano Magnoli e della pastry chef Antonella Mascolo.

Tra preziosi velluti bordeaux, luci soffuse, legni pregiati e opere d’arte e le sedute bianche e divani tortora all’esterno, la giovane filosofia di cucina che i due chef esprimono è legata alla valorizzazione dei prodotti del territorio volta a mantenere una grande integrità dei sapori. Ne deriva una cucina essenziale che, nella continua ricerca di piccoli produttori locali, rende il menu sempre vario, a seconda della disponibilità del contadino o del piccolo produttore.

Molto particolari i due menu degustazione, Fate Vobis e Famo Nobis. Il primo permette al cliente di scegliere dalla carta 4 portate a sua scelta mentre il secondo lascia allo chef la libertà di condurre l’ospite in un percorso di gusto secondo la sua visione della cucina, composto da 7 portate.

Il Pane, protagonista della buona tavola, viene fatto in casa, i grissini sono tirati tutti a mano. La mozzarella in carrozza viene ripensata come fosse piccola crocchetta accompagnata da calamaro e lattuga.

Tra i primi piatti troviamo lo Spaghettone aio e oio, friggitelli e bianchetti, la Fettuccella cacio e pepe con carciofi e animelle, fatta a mano, arrotolata e croccante sotto. Immancabile il Pollo con i peperoni in versioneun saccottino con un cuore di crema di peperoni; e Agnello cacio e ovo con erbette di campagna.

Tra i dolci, anche loro un richiamo alla romanità che in questo menù è un omaggio alla città, i Sampietrini di Roma dove cubetti croccanti ripieni di ricotta e miele e panpepato si alternano a una frolla di visciole che ci riporta a un altro grande classico, la crostata di visciole e la colazione degli antichi romani.

Via Giulia, 131 – Roma

Tel. 06.31.07.68.28 – info@ververestaurant.it

Aperto tutte le sere – Chiuso il Lunedì

La rubrica “La Stagione delle Terrazze”, è on line ogni venerdì con nuovi indirizzi tutti da scovare, sempre su Mangia e Bevi.

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