Sara De Bellis

Mese: Novembre 2022

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Apre oggi “Frezza – Cucina de Coccio”, la trattoria contemporanea nel centro di Roma che, alle spalle dell’Ara Pacis, porta in tavola i “sapori de na vorta” con un menu studiato con lo chef Davide Cianetti e che mette nel coccio la passione di Claudio Amendola per la Cucina autentica.

Dietro c’è passione, c’è amore per questa cucina, per questo mestiere. Perchè ricevere la persone, falle stare bene, a me è sempre piaciuto.

Queste sono le prime parole con cui Claudio Amendola – notissimo attore romano, conduttore televisivo, regista, sceneggiatore, star de I Cesaroni e già avvezzo alla ristorazione (Osteria del Parco, Valmontone), definisce il proprio rapporto con il concetto di ospitalità centrato sulla tavola. E prosegue,

a me piace la tavola, mi piace soprattutto rimanere a tavola dopo aver mangiato perchè la convivialità è una delle caratteristiche della nostra cucina, che è per natura solare, colorata, allegra, povera si, ma ricca di contenuti. Sembra un clichè, ma è così.

Il locale

Stampe di quadri di Magritte e Mark Rothko alle pareti grigie antracite, insegne di latta, targhe da osteria, cornici di legno per specchi che riflettono il tempo che passa e stampe di Roma bella. In via della Frezza, al civico 64-66, il ristorante da oggi è pronto ad accogliere la clientela in due ampie sale per un totale di 150 mq e 50 posti interni, cui si andranno ad aggiungere quelli esterni.

E ancora, tavoli di legno e piani di marmo, panche, piastrelle bianche e cocci colorati che abbelliscono alcuni angoli e l’atmosfera che si fa informale, calorosa, conviviale definendo il mood di una la sala giocata sui toni dell’ocra, curata e piacevolmente attenta ai dettagli.

Il menu, studiato con lo Chef Davide Cianetti – Executive chef di “Numa al Circo” e, ancora prima, dei ristoranti Pierluigi e Dal Bolognese – è costruito attorno ai piatti della tradizione. Acquisisce un’accezione moderna senza voler essere rivoluzionaria, lì dove studio, memoria e ricerca pongono una particolare attenzione alla riscoperta del quinto quarto, dei fritti, degli umidi e delle minestre, dei sapori che “ristorano” con quel tocco di modernità che rimane, volutamente, solo formale.

Davide mi è stato presentato da un mio socio e mi è subito piaciuta la sua idea di cucina romana tradizionale e vera. Il menu di Frezza è un inno alla romanità, ai suoi piatti più classici e alla pizza romana” precisa Amendola.

Mi è piauto perchè non era un Divo. Era uno chef al quale piaceva parlare “de cucina”.

La romanità: una vocazione imprescindibile

Una location essenziale e curata, che esprime il desiderio di creare un ambiente informale in cui i clienti “possono sentirsi a loro agio e mangiar bene”. Entrando nella prima sala si scorge il bancone del bar e una vetrata che si protrae nella sala accanto, dove si trova la cucina a vista e il forno.

La bella sfida è proprio quella di portare un luogo autentico di Roma. Dopo settimane di test alla fine ha vinto la pura semplicità, senza l’ansia del palato gourmet che non vuole troppo pepe nella carbonara.

Ricerca vera e tradizione, questa è la cucina che voglio portare in tavola. Forse meno delicata, ma sicuramente più autentica.

Frezza riflette il profondo legame di Amendola con la sua città natale e che ha fatto della romanità la propria idendità, appartenenza, cifra stilistica e fierezza. “La romanità mi ha sempre accompagnato nella carriera, sono identificato con questa città e, anche in cucina, tutto sarà centrato sulla romanità”.

Oltre al menu romano, anche la carta delle bevande focalizza l’attenzione sui vini laziali con oltre cento referenze e pone in risalto le eccellenze del nostro paese dalla Sardegna al Piemonte. La selezione, realizzata dal restaurant manager Riccardo Bonanni, per far sì che le etichette possano essere apprezzate trasversalmente, annovera una drink list dell’aperitivo con grandi classici come Spritz, Negroni, Mojito e Gin Tonic sulle variazioni della Peroni, la birra che intesse con Roma una storia antica datata 1864, data di apertura del primo stabilimento capitolino.

Il menu: la Cucina de Coccio e le Pizze Romane

Bruschetta Cicoria e Guanciale, la Burrata e i carciofi alla Cafona e il Tagliere di salumi e formaggi del territorio selezione Dol. Nella sezione Fritti non mancano Supplì, Filetto di baccalà, Fiore di zucca, Mozzarella in carrozza e le gustose Bombe salate, ovvero un impasto lievitato che accoglie all’interno sughi di coda alla vaccinara, la trippa alla romana con mentuccia e pecorino, le melanzane alla norma e la cacio e pepe con carciofi.

E poi Tonnarelli Cacio e Pepe, Rigatoni all’amatriciana (uno dei piatti preferiti di Claudio Amendola), Spaghetti falla carbonara e Linguine alla Puttanesca, Polpettine al sugo, Involtini alla Romana (fettine di manzo con mentuccia e pecorino cotte alla pizzaiola), Pollo alla cacciatora, Coda alla vaccinara, Broccoletti affogati con salsiccia e Baccalà alla romana da accompagnare alle verdure di stagione e tipiche del territorio laziale. Per concludere in dolcezza Zuppa inglese, Dolci della Nonna, Crostate fatte in casa, Ciambelline al vino.

Nel mio frigorifero c’è sempre un sugo. E quando non ho troppo tempo da dedicare alla tavola gli spaghetti al pomodoro sono quelli che preferisco.

Ci saranno anche qui, assieme all’offerta di menu del giorno che porterà in tavola anche le minestre, da “pasta e patate” alle “zuppe con i legumi”, appena il freddo ce lo consentirà.

Protagonista del menu di Frezza è anche la pizza rigorosamente romana, realizzata dallo chef Cianetti con farine macinate a pietra e impasto sottile steso a mano, per dare vita a una tonda bassa e scrocchiarella. Suddivise in Rosse, Bianche e D’autore, le pizze di Frezza vanno dalla semplicità della marinara alla Margherita, Fiori di zucca, Quattro Stagioni fino alla Porchetta e broccoletti, alla Puntarella con mozzarella fior di latte, alici, burrata e puntarelle, passando per la Fichi con mozzarella fior di latte, spinaci, fichi secchi e prosciutto d’oca, un omaggio alla cucina kosher.

La sfida sarà vinta quando qui si siedereanno i romani, quelli del quartiere, quelli che sanno riconoscere la differenza tra una pancetta e un guanciale, tra un parmigiano e un pecorino, quelli che riconoscono se nel “pollo coi peperoni” hai sfumato cò l’aceto o hai fatto finta!

Claudio Amendola

Frezza – Cucina de Coccio

ORARI

Aperto dal martedì alla domenica dalle 12.00 alle 23.30. Chiuso il lunedì.

Contatti

Frezza

Via della Frezza, 64-66

00186 Roma

Tel: 06 70452605

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Succede a Firenze, dove “Insolita Trattoria” decide di ribellarsi alla maleducata abitudine definita “No Show”, ovvero quella di prenotare e non avvisare in caso di cambio di programma. Debutta così nella scena ristorativa “la prenotazione con caparra obbligatoria”. Capiamo meglio.

“Danni per 64mila euro in sei mesi, vogliamo essere assimilati all’acquisto di viaggi o concerti. Rimborso totale per disdette entro 48 ore”. Sono queste le parole dello Chef Patron di Insolita Trattoria a Firenze Lorenzo Romano, in foto.

Facciamo qualche passo indietro. In gergo tecnico, il No Show, è un fenomeno attraverso cui un cliente prenota un determinato servizio e, senza preavviso, non si presenta al momento di usufruirne. L’origine di questo termine è da attribuirsi al settore aeronautico, dove la mancata presentazione all’imbarco, ha portato le compagnie aeree a dotarsi delle cosiddette “no show rule”: una serie di regole con cui i vettori disincentivano questo comportamento.

Ma il fenomeno del No Show non affligge solo i voli aerei, anzi. Sempre più spesso, e con importanti ripercussioni economiche, la mancata presentazione è una pratica purtroppo comune quanto diffusa del settore ristorativo e che ha toccato negli ultimi anni vette del 34% aggravando una situazione già molto compromessa da pandemia e restrizioni, mancanza di personale e speculazioni varie.

Alla maleducata abitudine che, senza adeguate contromisure, espone il ristoratore a nuovi danni economici, l’Insolita Trattoria di Firenze risponde con “la prenotazione con caparra obbligatoria di 55 euro a persona“.

La decisione è di Lorenzo Romano, chef patron del ristorante in viale D’Annunzio, che ha così voluto invertire una tendenza potenzialmente deleteria per la sopravvivenza stessa del ristorante, considerato che il danno derivante dalle mancate prenotazioni è arrivato a 64mila euro in sei mesi.

“Tra chi prenotava per poi non presentarsi e chi veniva con oltre un’ora di ritardo – racconta Lorenzo Romano – il fenomeno c’è sempre stato, ne ho memoria sin da quando ho iniziato a lavorare, quindici anni fa. Negli ultimi anni però è aumentato parecchio, perché il vizio che finora era soprattutto dei turisti esteri adesso ha contagiato anche la clientela italiana. I rumors dicono che nelle città turistiche è ormai prassi prenotare più locali insieme per poi presentarsi in quello più comodo, in base al resto degli impegni della giornata. Per ristoranti che hanno pochi coperti come noi – aggiunge – il danno è doppio: all’attività, che resta con un tavolo vuoto, e agli altri clienti che prenotano e magari trovano tutto completo perché il tavolo è stato bloccato da personaggi irriguardosi”.

All’origine della scelta di Lorenzo Romano non c’è solo evitare le perdite economiche ma anche il desiderio di incentivare questi comportamenti.

Ho un ristorante con pochi posti – insiste Lorenzo Romano – e ho bisogno che chi prenota mi garantisca la sua presenza. In fondo è un accordo reciproco, un ‘patto’ col cliente: io mi impegno a riservargli uno dei miei pochi tavoli e a offrirgli i miei servizi, ma lui deve impegnarsi a presentarsi il giorno e l’ora a cui ha riservato il tavolo.

Come funziona la disincentivazione del “No Show”

Una caparra obbligatoria di 55 euro con garanzia di rimborso totale in qualsiasi momento, seppur con diverse motivazioni: fino a 48 ore è previsto il rimborso della cifra, oltre quella scadenza il ristorante dà al cliente che disdice un voucher da utilizzare entro 3-6 mesi.

Ma esiste anche un pacchetto premium per chi prenota e paga l’esperienza in anticipo: in omaggio un aperitivo (controvalore 40 euro), più acqua e caffè. Mentre, chi all’Insolita Trattoria vorrà festeggiare una propria ricorrenza, sarà omaggiato di una targhetta adesiva in oro e grafite, che potrà essere incisa con un chiodo e riempita con i propri pensieri.

Come è stata accolta finora la Caparra?

Bene, direi. Da quando siamo partiti – conferma lo chef dell’Insolita Trattoria – pensavo peggio. I ‘no-show’ sono stati praticamente eliminati, mentre le disdette non superano il 20%. Finora abbiamo rimborsato la cifra solo in due casi, a persone che avevano cancellato in anticipo per questioni legate al Covid. Solo a un paio di clienti la caparra non è piaciuta perché giudicata troppo impegnativa: abbiamo notato che è più sostenibile per cene di coppia, più difficile da gestire nel caso di gruppi più grandi perché è difficile che chi prenota possa anticipare una somma, ad esempio, di 220 o 330 euro. Ancora il settore non è regolato in maniera chiara, la caparra è prevista per le strutture ricettive come alberghi o campeggi, ma non ancora per i ristoranti. Vogliamo essere equiparati a ciò che accade quando si acquista un biglietto aereo o quello di un concerto: lo si compra con largo anticipo, senza polemiche.

Ad essere fuori dagli schemi e lontano dall’ordinario non è quindi solo la cucina dell’Insolita Trattoria incentrata sulla ricerca dello stupore e sulla sfida alla vista, ma una filosofia concreta che anima tutte le cose. Prenotare (e non disdire senza avvisare) il proprio tavolo in questo ristorante segnalato in guida Michelin Italia 2023 significa cimentarsi col concetto di deception gastronomica, ossia preparazioni e accostamenti inusuali che inducono il commensale a rivedere le proprie certezze, in tema di percezioni sensoriali, più varie ed eventuali.

Insolita Trattoria
viale Gabriele D’Annunzio 4r, Firenze
tel.055 679366

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Ha aperto da una manciata di giorni, ma già fa parlare di sè questa Osteria con Brace che porta a Roma la Galizia con i sapori distintivi della “vaca vieja” e infiamma i cuori dei MeatLovers di San Lorenzo e oltre.

Qui una volta c’era il Barrocciaio, insegna di quartiere in via dei Salentini 12 a Roma, a ridosso delle mura Aureliane, sulla sponda (Far) West della monumentale Porta Tiburtina che attraverso questo varco, usciva dalla città.

Oggi si chiama Rovente ed è la nuova Osteria con Brace che fa capo Diego Beretta e Rosa Di Pierro: lui in cucina tra griglia e fornelli, lei in sala tra tavoli nudi e poltroncine di velluto.

Nel dedalo di locali e architetture industriali, vecchie fabbriche e murales, sospeso tra rilievo storico e aspirazioni di nuovo polo culturale, tra romanità verace e multiculturalità, l’offerta gastronomica di qualità di San Lorenzo viene potenziata da una scelta (e selezione) personale.

L’idea “di carne” che Diego porta in tavola è infatti basata quasi esclusivamente su tagli pregiati di Vaca Vieja Gallega, ovvero la Vacca Vecchia Galiziana, tra le carni più apprezzate e ricercate al mondo.

Allevata nel pieno rispetto della libertà animale e alimentata in modo assolutamente genuino, con il termine Vaca Veia Gallega ci si riferisce a un mosaico di razze fatte crescere tra boschi, corsi d’acqua e verdi terre con filosofie contrarie alle lunghe frollature in maturatore e più inclini a quelle che seguono il corso di naturale maturazione della vita.

La vaca vieja è ricca di sapore e sa veramente di carne! – spiega Diego – È anche molto marezzata, risultato della lunga vita che l’animale ha vissuto prima di essere sacrificato.

Il suo pregio sta nella muscolatura che ha sviluppato, pascolando allo stato brado e nutrendosi sempre genuinamente, con vegetali spontanei.

Gli umori del clima della Galizia (comunità autonoma della Spagna situata a nord-ovest della penisola iberica) trasferiscono alla carne la salinità dell’oceano, l’acidità delle piogge donandole un sapore unico e riconoscibile.

Questa volontà di portare dalla terra alla tavola passando per la brace i sapori galiziani, parte dall’esperienza diretta che Diego ha fatto tra gli animali allevati allo stato brado. Da lì è cominciata la sua ricerca della carne perfetta da proporre ai suoi clienti, culminata nella scelta del gusto intenso e nell’etica d’allevamento della vaca vieja spagnola, che arriva a vivere 12/14 anni e non è l’unica sorprea in menu.

La vaca vieja è un prodotto d’eccellenza e assieme a questa carne abbiamo selezionato degli affettati altrettanto di qualità e dei primi di cacciagione.

L’ambizione è quella di creare un vero e proprio ristorante di carne dove si sentono ancora i sapori di una volta e il gusto vero che appartiene al mondo della carne stessa.

Il Menu

Da lombardo, o anche non-romano (come scherzosamente si definisce), Diego cucina piatti romani con la voglia di mostrare nuove intrepretazioni sul testo originale sia nella scelta delle materie prime, come la pasta di Pastificio dei Campi o il burro francese di prima qualità che arriva colorare la tavola assieme alla selezione dei buoni pani.

Si inizia con un “Tagliere Rovente” che propone una selezione di affettati come Jamon de Vaca, salume tipico della penisola iberica, Speck Riserva Oro, Salame di Montisola, Culaccia di Soragna, Porchetta di Oca, Mortadella La Favola, accompagnati da gnocco fritto e perle di aceto balsamico di Modena.


Il gioco con la tradizione romana per Diego si fa forte di un’equidistanza dal peso delle regole tramandate negli usi e nei gusti delle ricette di famiglia. Per lui “il triangolo delle bermuda dei primi romani – come chiama i grandi classici della città – è un campo di sperimentazione in cui mi muovo con la disinvoltura di chi guardava la nonna preparare il risotto al verde e mai una cacio e pepe o una carbonara”.

La carbonara, giustappunto, Diego l’ha trasformata in Carbonera, lasciando invariati i fondamentali uova, formaggio e guanciale, giocando sul tema del “nero” con una pasta al carbone vegetale. Il nesso dietro al nome del piatto fa riferimento a una delle teorie dietro la nascita della celebre ricetta e gioca con l’immaginazione di una terza via ipotizzata da Diego, nella quale la pasta veniva preparata con le mani sporche dei carbonai, così come il Tortellone Carbonaro ossia un grande tortello di pasta all’uovo sempre al carbone vegetale, ripieno di crema alla carbonara con sopra crumble di guanciale, spuma di pecorino romano, aria al pepe nero e bottarga di uovo.


Sull’onda delle rielaborazioni romane, si può trovare inoltre la Quasi Gricia con Trottole di Gragnano del Pastificio dei Campi, cacio, pepe e petali di filetto di cinta senese semiessiccato e il Ricordo di Lasagna alla Picchiapò, Risotto Verde della nonna di Diego con Riso vialone nano Riserva Cascina Musella, vellutata di spinacino e erbe di campo e le Fettucce di Gragnano del Pastificio Dei Campi condite con ragoût (ragù) di colombaccio, briciole di castagne e zeste di bergamotto.

Dalla griglia che impera: Fiorentina Style ossia la Bistecca T-Bon composta da filetto e controfiletto con vertebra intera e uno spessore indicativo di 4 centimetri, la Ribeye o bistecca di manzo Vaca Vieja Clandestina senza osso e la Tataki di Vieja ovvero tagliata di Entrecôte di Vaca Vieja spagnola scottata in griglia al carbone, servita con cremoso al pane, dadi di zucca e cedro candito.

Oltre la Griglia, il Galletto intero nostrano in doppia cottura, dorato in forno e scottato alla griglia con paglia di porro e portulaca o le Costolette di agnello St. George a carré panate alla camomilla, mentre, come contorni verdure in foglia ripassate, chips o classiche patate al forno.

Chiudono i dolci, dal Tiramisù con Bignè ripieno di Crema al mascarpone, con glassa al coulis di caffè e filamenti di caramello o croquembouche, alla Pinolata Flambé e al Mont Blanc con semisfera di meringa, crema pasticciera, lampone e pasta di marron glacé.


Rosa, compagna di vita e professionale di Diego, completa e arricchisce l’esperienza gastronomica con il suo sorriso rassicurante, il suo servizio sicuro e delicato al contempo. È lei a occuparsi anche della carta dei vini tra etichette di fascia alta e vini giusti per ogni tavolo.

Rovente – Osteria con Brace
Via dei Salentini, 12 – 00185 San Lorenzo Roma
www.roventeosteria.it – info@roventeosteria.it
Tel: 06 490408
Orari di apertura: martedì/sabato 19:30-23:00; domenica 12:30-15:30

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C’è tempo fino a lunedì 5 dicembre 2022 per partecipare alla quarta edizione dell’unico contest che vede in giuria e sul podio i pizzaioli delle pizzerie Veraci del mondo che hanno aderito.

La Premiazione, prevista a Napoli mercoledì 7 dicembre e che cade in occasione del 5° anniversario del riconoscimento Unesco dell’Arte del Pizzaiuolo Napoletano, incoronerà la “Best AVPN Pizzeria 2022”: il modo migliore per AVPN – Associazione Verace Pizza Napoletana – per chiudere in bellezza un 2022 ricco di iniziative e per inaugurare un 2023 altrettanto intenso.

Qualità della pizza, selezione delle materie prime, abbinamenti, servizio di sala e design del locale sono gli aspetti che valuteranno i Maestri Pizzaioli affiliati AVPN iscritti alla quarta edizione di Best AVPN Pizzeria, il contest a cura di Associazione Verace Pizza Napoletana basato sulla sfida delle pizzerie Veraci da tutti i continenti.

Le edizioni precedenti hanno visto trionfare alcuni nomi illustri dell’arte bianca come Enzo Coccia di “La Notizia” nel 2014, Ciro Salvo di “50 Kalò” nel 2019 e Attilio Bachetti di “Pizzeria da Attilio” nel 2021, e ora l’Associazione Verace Pizza Napoletana ha deciso di riproporre il format di Best AVPN Pizzeria anche nel 2022, divenuto ormai un appuntamento fisso.

“Best AVPN Pizzeria nell’edizione 2022 promette di essere un appuntamento assolutamente unico nel suo genere – dichiara Antonio Pace, Presidente dell’Associazione Verace Pizza Napoletana – perché a decretare il vincitore sarà una giuria composta esclusivamente da pizzaioli.

Senza nulla togliere agli altri contest, che rappresentano dei momenti importanti di confronto per i protagonisti del nostro settore, credo che un premio assegnato dai colleghi rappresenti qualcosa di speciale e di non facilmente replicabile”.

Come funziona AVPN 2022?

La pizzeria vincitrice del Best AVPN Pizzeria 2022 sarà quindi la prima a essere decretata da una giuria di colleghi affiliati presenti in ogni angolo del mondo. Il titolare di ogni pizzeria Verace avrà diritto ad un voto personale per ogni pizzeria in suo possesso e, ovviamente, non sarà possibile votare per la propria attività. Alla fine dello spoglio, la pizzeria più votata sarà proclamata Best AVPN Pizzeria 2022, con premiazione prevista mercoledì 7 dicembre, giorno in cui ricorre il 5° anniversario del riconoscimento Unesco dell’Arte del Pizzaiuolo Napoletano come patrimonio immateriale dell’umanità.

“Un premio particolare sia per quello che concerne la giuria, sia per i criteri di scelta nella valutazione – conclude Antonio Pace – perché non tiene conto soltanto della qualità della pizza, dell’impasto e della cottura, ma anche di tutti gli altri aspetti che rendono le pizzerie affiliate AVPN dei locali unici. Bisogna ricordare che un maestro pizzaiolo non solo è un artista della Vera Pizza Napoletana, ma è anche un appassionato ristoratore che fa dell’ospitalità uno dei valori fondanti all’interno del suo locale. Come associazione, desideriamo infatti che le pizzerie che esibiscono orgogliosamente la nostra certificazione abbiano a cuore la cura di tutto ciò che sta intorno alla pizza, dal servizio alla cura estetica del locale”.

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I Brunch della domenica e i temi regionali, il Menu Autunnale di Fabio Boschero, i dolci di Dario Nuti, il Thanksgiving day, le novità del Tiepolo Bar, la tavola di Natale e quella di Capodanno, le meraviglie della SPA e gli esclusivi trattamenti con le Perle di Caviale La Praire: il Rome Cavalieri, a Waldorf Astoria Hotel, annuncia le novità della stagione invernale che si prospetta più ricca e affascinante che mai.

Tra appuntamenti tradizionali e nuovi progetti, tante le proposte per scaldare con gusto e bellezza la stagione fredda. Scopriamole tutte!

I Brunch della Domenica

Il famoso Sunday Brunch del Rome Cavalieri prosegue il suo programma, alternando gli oramai famosi S’Brunch – realizzati in collaborazione con Slow Food Roma, agli appuntamenti tradizionali. Il Brunch è un rito noto e consolidato, in cui ogni domenica l’Executive Chef Fabio Boschero, insieme al Team dell’Uliveto, propone un percorso gourmet che esalta il patrimonio culinario italiano, contaminato sapientemente da sapori e metodologie internazionali.

Ecco gli appuntamenti:

  • 20 novembre: S’Brunch: “La Susianella di Viterbo dagli Etruschi a oggi”;
  • 27 novembre: Sunday Brunch tradizionale;
  • 4 dicembre: S’Brunch: “Il Cappone di Morozzo”;
  • 25 dicembre: Sunday Brunch di Natale.

Il Menù Autunnale del Ristorante Uliveto

Con il cambiare del clima, cambiano anche le abitudini alimentari, e dai primi di novembre entrerà ufficialmente in vigore il menù invernale firmato dall’Executive Chef Fabio Boschero per il Ristorante Uliveto. Come di consueto, sarà composto da cucina tradizionale rivista in chiave moderna, fatta di ricette creative con un forte legame con il passato. Due menù diversi, uno per il pranzo e uno per la cena, che offrono una nutrita selezione di piatti, tra cui ricordiamo il signature dish Risotto al rosso di gamberi e il suo carpaccio con gel di limoni e barbabietola e pistacchio tostato, accanto alle Sfere di crudo di tonno crumble speziato, salsa al limone e peperoncino dolce, il Galletto alla diavola con salsa senape e miele e purè di cavolfiore e patate rustiche al rosmarino, oltre ai Tournedos di fassona con salsapiemontese ai porcini.

Tra i dolci creati dall’Executive Pastry chef Dario Nuti ricordiamo il Tartufo dolce di nocciola e passion fruit con terra cacao e zabaione al Moscato. Non manca la dovuta attenzione ai piatti vegani, disponibili al Ristorante l’Uliveto. Tra le ricette proposte: Riso selvaggio del Canada, Alghe Wakame e Nori acqua di Mare alla Spirulina e sesamo tostato, Bistecca di cavolfiore alle erbe mediterranee, crema di Tofu al Pesto di Basilico e Mandorle tostate, e Millefoglie di carasau al ragù di soia e broccoli e salsa di pomodori infornati.

Il Thanksgiving Day

Giovedì 24 novembre si festeggia il Giorno del Ringraziamento, con un appuntamento dedicato non solo agli ospiti americani ma gradito anche ai romani e agli ospiti provenienti da tutto il mondo. Una ricca cena a buffet servita al Ristorante Uliveto in cui, accanto al classico tacchino ripieno, troviamo un tripudio di pietanze, tra cui il Tacchino fumé con farro, mele, noci pecan e salsa mirtilli, la Vellutata di zucca con crostini allo sciroppo d’acero. Sublimi i dolci di Dario Nuti, tra cui la Torta alla zucca e il Pan di zenzero.

È disponibile anche un servizio delivery, affidato a Cosaporto, per gustare il menù del Thanksgiving comodamente a casa.

Il Tiepolo Bar

Famoso per la mixology d’eccellenza, il Tiepolo Bar non finisce mai di stupire con le nuove formule, tra i drink tradizionali e le nuove sperimentazioni di Angelo Severini e il suo team.

Il cocktail dell’inverno è il Tintoretto “a modo nostro”, composto da T XLII Gin sartoriale, succo di melograno, sciroppo alla cannella, succo di limone bio e con decorazioni di melograno e basilico cinese.

Ma il Tiepolo Bar non è solo mixology d’eccellenza: propone, infatti, una serie di esperienze culinarie tra tradizione e tendenza. Da una parte il Sushi, con un menù declinato nelle sue tante varietà, tra cui la Selezione di Uramaki come California roll con avocado, salmone e Philadelphia, oppure Roll di gamberi con avocado, tobico e gamberi, e la proposta vegetariana di Roll di avocado, cetriolo e Philadelphia. A seguire un assortimento di Hosomaki, Nigiri e Sashimi al tonno, salmone e spigola.

Dall’altra “La Fonduta dello Chef”, menù che si potrà gustare in tre diverse variazioni: a base di Fonduta di Fontina classica Valdostana oppure di Fonduta di Fontina e formaggio erborinato dolce, servite entrambe con carne salada, patate bollite, cipolline, cetrioli sott’aceto, crostoni di pane e insalata croccante con erbe aromatiche. Insieme a queste, la variazione dolce, la Fonduta ai due cioccolati, servita con frutta, biscotti fatti in casa, crêpes roll, Disaronno bonbon e financier alla nocciola e lampone.

Le novità beauty del Cavalieri Grand Spa Club

Il centro benessere dell’albergo, il multi-premiato Cavalieri Grand Spa Club, offre un percorso perfetto di bellezza, un trattamento pensato per contrastare l’invecchiamento cutaneo: il Caviar Lifting And Firming Facial di La Prairie, che ridefinisce e rassoda la pelle, donando un immediato effetto liftante e una struttura cutanea liscia e satinata.

Perle di Caviale unite a un massaggio viso e occhi infuso al Caviale, trasformano anche la pelle più spenta in un incarnato più raggiante e luminoso. Un rituale di bellezza collaudato ed estremamente efficace, che diventa oggi ancora più straordinario con l’introduzione nel protocollo del nuovo prodotto della famiglia Caviar di La Praire: il Caviar Infinite, presente nella linea Skin Caviar Harmony l’Extrait di La Prairie – elemento base che aiuta a ripristinare l’armonia della giovinezza rafforzando, ridensificando i pilastri verticali della pelle. Un trattamento dai risultati visibili, focalizzato sul rassodamento per ogni tipo di pelle e che dona ricca idratazione grazie a nutrienti essenziali tonificazione ed effetto seta.

Il Natale e Il Capodanno

Per festeggiare le feste più importanti della “Stagione Natalizia”, il Rome Cavalieri ha scelto per questo 2022 uno speciale mood in linea con le tendenze più attuali, ovvero il nostro bisogno di riconnetterci con la natura e con il sapore della tradizione. Siete curiosi di conoscere a cosa abbiano pensato lo Chef Fabio Boschero e il Pastry Chef Dario Nuti per celebrare le feste dell’inverno? Cliccate qui per conoscere i Menù Natale e Capodanno 2022-2023 e prenotate il vostro tavolo contattando (06) 3509 2145 o scrivendo a ROMHI.FB@waldorfastoria.com

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Senza dubbio uno dei simboli dell’autunno e della storia della nostra cucina, il Castagnaccio, a base di farina di castagne, è una ricetta semplice e ricca di gusto, perfetta da rifare a casa in questa stagione.

Sono molte le regioni italiane a consacrarlo come una specialità, in particolar modo Toscana, Lazio, Umbria, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte. Noi, Vi riportiamo quella dell’Antico Forno Roscioli di Roma. Cominciate a scaldare i forni e Buona Domenica.

Le origini del castagnaccio

Le origini del castagnaccio sono molto antiche, tanto da risalire al 1500. A quel tempo la castagna era diffusa soprattutto nelle campagne e veniva consumata proprio per i suoi principi nutrienti a volte perfino come pasto unico e principale. Precisamente al 1554 risale il breve catalogo che Ortensio Lando dedica agli inventori di nuove ricette ed è qui che si sente parlare di Pilade da Lucca: il primo a codificare la ricetta del castagnaccio e ad assicurarne la longevità.

La vera diffusione del castagnaccio avvenne però solo alla fine del 1800, quando i toscani, che apprezzavano il dolce da molto tempo prima, decisero di esportarlo e così iniziò a conquistare l’Italia Settentrionale.

Un tempo il castagnaccio veniva chiamato “pane di legno” o “pane dei poveri” proprio per la semplicità dei suoi ingredienti, a seconda della regione prende sapori, forme e caratteristiche di cottura differenti.

Nella ricetta originale era presente solo la farina di castagna che veniva poi mescolata con acqua, olio e rosmarino. Ma poteva essere arricchito con il miele, semi di finocchio, scorza d’arancia, pinoli e uvette. Le variazioni del castagnaccio ad oggi sono moltissime, così come sulla quantità dei cosiddetti “ingredienti aggiuntivi”. Noi abbiamo avuto l’onore di avere quella dell’Antico Forno Roscioli, che intreccia con Roma una storia antica, che risale al 1824. Una storia di lavoro, passione e farina, nata per dare ogni giorno ai suoi concittadini, oghgi come ieri, il miglior pane possibile.

Il Castagnaccio di Roscioli

Ingredienti

1 kg farina di castagne del Monte Amiata

1 lt di latte intero

1 lt di olio evo

acqua minerale naturale

700 gr di uvetta ammollata nel latte

100 gr pinoli sgusciati

50 gr zucchero

4 gr bicarbonato

sale

Procedimento

Impastare nella planetaria la farina di castagne con lo zucchero, il sale il bicarbonatao, il latte e l’olio. Andare a formare un composto omogeneo e liscio. Aggiustare la densità aggiungendo dell’acqua calda. L’impasto deve essere simile a una pastella, liquida e morbida. Ungere una degli ada forno dai bordi bassi e versare il composto. Aggiungere quindi l’uvetta scolata e precedentemente ammollata, e poi i pinoli sgusciati. Cuocere in forno a 200° per 20 minuti.

Se non aveste tempo o volete assaporare la ricetta madre prima di riprodurla, Vi consigliamo di fare un salto all’Antico Forno Roscioli, in Via dei Chiavari 34 / 00186 ROMA – TEL. +39 06 686 4045

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La Guida Michelin 2023 ci ha regalato grande gioia accendendo finalmente a Roma 2 nuove Stelle che brillano accanto a quelle di “Enoteca La Torre Villa Laetitia” e di “Acquolina”.

Grande traguardo per gli Chef Domenico Stile e Daniele Lippi, entrambi giovani pieni di talento ed entusiasmo, con interessanti filosofie di cucina nei pensieri e tra le mani, importanti staff e prestigiose strutture alle spalle, che concorrono a fare di Roma una delle migliori destinazioni del Mondo per gli amanti del Lusso e dell’ Alta Ristorazione.

Sono due i ristoranti di Roma che, da una manciata di ore, posso di Due Stelle Michelin. Così ha deciso, dopo anni di lunghe attese, la Guida 2023 nel corso della cerimonia andata in scena nel Relais Franciacorta di Corte Franca (Brescia) e della quale abbiamo parlato qui.

Per la sua 68esima edizione, dicevamo, ha assegnato 4 nuove 2 Stelle all’Italia (Acquolina – Roma / Enoteca La Torre – Roma / St. George by Heinz Beck – Taormina / Locanda Sant’Uffizio Enrico Bartolini – Penango) ovvero a quei ristorante che, viaggiando viaggiando, “valgono la deviazione” per “la Rossa”.

E siccome tutte le strade portano a Roma, quella che si preannuncia essere la nuova meta del turismo internazionale, avrà due nuovi portoni spalancati sul lusso e sull’alta ristorazione e che vanno a fortificare le fila del fine dining affiancandosi alle consolidate 2 stelle del Ristorante Il Pagliaccio dello Chef Anthony Genovese (Direttore di sala e Sommelier Matteo Zappile) una delle tavole romane più significative e sensoriali della Capitale.

Ma la scena dello stupore quest’anno è stata tutta romana, con una meravigliosa, quanto attesa, doppia doppiettaEnoteca La Torre con lo chef Domenico Stile e Acquolina con Daniele Lippi, due cucine di grande qualità e precisione dove il Mediterraneo e le materie prime, la ricerca e l’atmosfera, la tecnica, la sperimentazione e la creatività finalizzate al sapore, divengono gli elementi di esperienze di altissimo livello.

Un’emozione grandissima che porterò per sempre con me

Domenico Stile

Ho lavorato tanto per arrivare fin qui, l’ho fatto con l’umiltà di chi parte dal basso e con la consapevolezza di avere molto da dire e da dare in cucina. E continuerò su questo percorso, sapendo di poter contare su una squadra fantastica. A partire dalla proprietà, due persone che mi hanno supportato in ogni momento, per proseguire con tutto il team di Enoteca La Torre Villa Laetitia, dalla brigata di cucina a chi, come Rudy Travagli e Alessandro Nocera solo per fare due nomi, svolge il proprio lavoro in sala.

Scrive la Michelin di Enoteca La Torre

I piatti dello chef campano celebrano la creatività con energia, esuberanza e sapori intensi tipicamente del Mediterrraneo della tradizione campana, l’amore per il proprio territorio accoglie tributi alla storia gastronomica della Capitale, e ai grandi classici della tradizione culinaria italiana, per un viaggio goloso e variegato che può portare anche oltre i confini del Bel Paese

Guida Michelin 2023

E commentano così i proprietari Silvia Sperduti e Michele Pepponi:
Un premio a vent’anni di carriera vissuti sempre alla ricerca della qualità estrema, un riconoscimento al lavoro del nostro gruppo

Enoteca La Torre Villa Laetitia – di cui ho scritto un paio di mesi fa QUI – è il suggestivo ristorante “incastonato” in uno dei palazzi considerati tra gli esempi più belli del Liberty della Capitale, dimora scrigno della famiglia Fendi Venturini sul Lungotevere delle Armi. Domenico Stile, classe 1989, è il suo chef nato a Castellammare di Stabia e cresciuto a Gragnano, che, lontano dalle mode, ha sempre perseguito il sogno di fare lo chef. Dopo una ferrea formazione in importanti cucine – da Gianfranco Vissani a Enrico Crippa, da Massimo Bottura ad Antonino Cannavacciuolo, fino a Nino Di Costanzo – nel 2016 assume il comando di Enoteca La Torre Villa Laetitia e nell’anno successivo ottiene la sua prima stella Michelin, all’età di 28 anni, tagliando anche il nastro dello Chef più giovane di Roma.
Ora, trentatreenne, assieme al suo staffa e forte una proprietà che ha continuato ad investire sulla qualità in ogni direzione (Enoteca La Torre Group) ha raggiunto l’ambito traguardo della seconda stella.

Risotto ai Limoni

E’ quasi impossibile descrivere la gioia di questo momento – hanno sottolineato Silvia Sperduti e Michele Pepponi, alla guida dell’Enoteca La Torre Group – e di questo riconoscimento che giunge alla vigilia del ventesimo anniversario dalla creazione del nostro gruppo e a dieci anni del nostro arrivo a Villa Laetitia.

E’ un premio che corona il nostro percorso da sempre votato alla ricerca della qualità estrema. Un riconoscimento al lavoro di tutto il Gruppo che trova in Enoteca La Torre Villa Laetitia il suo fiore all’occhiello ma che ormai si compone di tante realtà il cui fil rouge è quello di offrire sempre il massimo. Ed è evidente che questa seconda stella della Rossa più famosa al mondo ci porta ad alzare ulteriormente la nostra asticella.

ACQUOLINA e la Conquista della Seconda Stella

Era il 2009 quando Acquolina prendeva la prima stella Michelin. 13 anni dopo, conquista la seconda Stella, ambito premio per Ristoranti e Chef. E lo fa con tenacia e consvinzione. Oggi il suo paradigma è diverso le sue coordinate la vedono all’interno dell’Hotel The First Arte, a Via del Vantaggio.

Tra le prestigiose vie di Roma, il primo dei tre boutique hotel del gruppo The Pavilions Hotels e Resorts – gli altri due sono The First Dolce e The First Musica – e grazie a un dinamico lavoro di squadra nonchè alle scelte di qualità che da sempre distinguono questa esclusiva realtà, arriva la luce di nuovo traguardo raggiunto: la Seconda Stella Michelin.

Siamo emozionati, grati, orgogliosi e realmente felici. Dopo anni siamo fieri di portare a Roma , la nostra città, un riconoscimento così importante. Ci abbiamo creduto, abbiamo fatto squadra e trovato una continuità negli anni, tutti con lo stesso obiettivo di fare bene e di lavorare in armonia con passione e professionalità.

Scrive la Michelin di Acquolina

Al pian terreno del centrale e raffinato hotel The First Roma – dall’atmosfera impreziosita da opere d’arte originali, dipinti e sculture – ricette a base di pesce, ispirate alla cultura gastronomica del Bel Paese, sempre permeate da un guizzo creativo. La proposta si concretizza in tre menu degustazione che presentano varie visioni della cucina da parte dello chef: al centro domina il Mediterraneo, attraverso i suoi prodotti, profumi e tradizioni. Servizio di grande attenzione e un adiacente cocktail bar dove un bravissimo barman saprà consigliarvi il migliore pre e dopo cena.

Guida Michelin 2023


Un luminoso premio che consolida un progetto fortemente voluto, soprattutto dalla proprietà e dal team, e che ha collocato Acquolina come un’insegna di altissimo livello nel panorama capitolino. Acquolina è contemporaneità fatta cucina, quella voglia di oltrepassare i limiti per tornare alle origini: una filosofia di vita che il giovane chef Daniele Lippi ha sempre valorizzato nei suoi piatti.

Classe 1990, Lippi è cresciuto professionalmente con i fratelli Troiani al Convivio (1 stella Michelin) sempre nella capitale. Ha poi perfezionato la sua tecnica e ampliato il suo bagaglio con esperienze nell’olimpo di stellati internazionali (Piazza Duomo, Pavillion Ledoyen, Lasarte). Un’ottica di cucina, la sua, in cui ogni elemento rimanda ad altro, in cui tutto si supera le prime impressioni. Una cucina ossimorica, da ingadare, capire e dalla quale, infine, lasciarsi conquistare.


La vita è guardare oltre alle apparenze

Daniele Lippi

Ricerca, studio approfondito, fermentazioni, sperimentazioni, cultura, curiosità condensate in tre menu che già raccontano molto: 𝑷𝒆𝒓𝒊𝒑𝒍𝒐 – 𝑨𝒏𝒂𝒃𝒂𝒔𝒊 𝑪𝒂𝒕𝒂𝒃𝒂𝒔𝒊 – 𝑨𝒃 𝑶𝒓𝒊𝒈𝒊𝒏𝒆.

La nostra è un’idea di cucina che viene da molto lontano. Ad esempio le bacche, che sono state tra i primi alimenti ad essere assimilati dall’uomo, noi le abbiamo volute riproporre in uno dei nostri piatti del nuovo menu di Acquolina, esaltandone profumi e sapori con accostamenti insoliti.

Le bacche della rosa canina, una volta lavorate, ci hanno riportato ai sapori del pomodoro, acido e dolce allo stesso tempo.
Abbiamo quindi voluto omaggiare il classico spaghetto al pomodoro e basilico, simbolo della cucina mediterranea, con un’interpretazione più creativa e raffinata.


Acquolina che è anche un brand unico di cui fanno parte altri prestigiosi indirizzi ristorativi della stessa maison – Acquaroof Terrazza Molinari, Velo Pasticceria e Alto (Ristorante e Cocktail Bar), è l’insegna guidata dal Restaurant Manager Benito Cascone, il Bar ManagerCarlos Soriano, il Direttore di Sala Andrea Menichelli e l’Head SommelierFrancesco Aldieri. La squadra si completa alla perfezione con il General Manager del Gruppo, Andrea La Caita.


Questo importantissimo traguardo è il risultato di un lavoro fatto con la straordinaria dedizione di tutto il team. Ma è anche un sogno che avremmo tanto voluto condividere con il nostro amico e chef Alessandro Narducci, scomparso prematuramente nel 2018. Questa giornata e questo premio sono per lui”, afferma commosso Andrea La Caita.

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L’atteso ottavo Campionato Nazionale PIZZA DOC accende oggi 7 novembre forni e motori, e proseguirà fino al giorno 9 a sfornare pizze nell’ex tabacchificio di Cafasso (Capaccio – Paestum); data in cui verranno proclamati i 20 Campioni di categoria e il “Campione dei Campioni 2022”. Ma come è organizzato il grande evento? E quali sono le novità di questa Edizione?

Ogni anno si afferma sempre più globale e popolare questo Campionato che non è solo una competizione, ma un momento di confronto e di networking tra i pizzaioli e le aziende di settore. Saranno più di mille infatti i pizzaioli concorrenti provenienti da ogni angolo di Italia e dall’estero, oltre alle 30 aziende collegate al mondo pizza che poteranno le proprie produzioni in esposizione e degustazione all’interno dell’Ex Tabacchificio di Cafasso, a pochi passi di suggestivi templi di Capaccio – Paestum per l’ottava edizione del Campionato Nazionale Pizza DOC.

5000 euro in prodotti e servizi offerti dagli sponsor per i vincitori delle varie categorie dell’8° edizione del Campionato Nazionale Pizza Doc, mentre il vincitore assoluto diventerà testimonial di una campagna promozionale dell’ Accademia Nazionale Pizza DOC.

Molto attesi anche i “Pizza DOC Awards”, i riconoscimenti alle personalità di tutto il Mondo Pizza che si sono contraddistinte nell’anno, che saranno assegnati nella serata di martedì 8 novembre. Ad essere celebrati saranno personalità di spicco del settore come Francesco Martucci, Piergiorgio Giorilli, Gino Sorbillo, Alessandro Scuderi, Egidio “Puok” Cerrone, Piero Armenti e tantissimi altri pizzaioli, comunicatori, imprenditori ed influencer.

“Un’edizione enorme che rilancia l’intero settore in un contesto favoloso come il NEXT, a pochi passi dai bellissimi templi dell’antica Paestum – ha affermato Antonio Giaccoli, presidente dell’Accademia Nazionale Pizza DOC – Ben 4 mila metri quadri di area expò con circa 30 aziende espositrici, 10 forni accesi dalle prime ore del mattino, workshop tematici, approfondimenti e la ciliegina sulla torta: la seconda edizione dei Pizza DOC Awards”.

Un’edizione importante, supportata appieno dall’amministrazione comunale di Capaccio, dal sindaco Franco Alfieri e aziende leader del settore come Mulino Caputo con le sue farine, i prodotti conservieri di Carbone Conserve, i prodotti caseari di Latteria Sorrentina, i pelati ed i pomodori di Solania, i forni elettrici di Sacar Forni, le attrezzature meccaniche di Mecnosud, i forni da casa per amatori e professionisti di OONI, la grande distribuzione di Perrella Network, e tante altre.

Le categorie

Ben 20 le categorie, 4 di abilità e 6 nuove alle edizioni passate. A partire dai 16 anni di età, tutti i i pizzaioli/le possono iscriversi, anche durante il Campionato, a:

  • Pizza Classica, ovvero la pizza specialità del concorrente;
  • Pizza Margherita DOC, anche senza rispettare il disciplinare STG;
  • Pizza Contemporanea, realizzata con tutte le moderne tecniche di impasto;
  • Pizza in Teglia, ovvero la classica pizza a fette;
  • Pizza in Pala;
  • Pinsa Romana;
  • Pizza senza Glutine;
  • Pizza Chef, novità di quest’anno, dove il pizzaiolo può associarsi ad uno chef;
  • Pizza dolce Pastry Chef, novità di quest’anno, categoria in cui il concorrente può farsi accompagnare da un pasticcere;
  • Pizza Cilento, la migliore pizza realizzata con i prodotti cilentani per omaggiare la terra che quest’anno ospiterà il Campionato;
  • Pizza Social, novità di quest’anno, con le pizze dei concorrenti postate e votate sul sito;
  • Trofeo Forni OONI, novità di quest’anno, con i concorrenti che si sfideranno nella cottura della pizza all’interno di uno dei tipici forni OONI, ideali sia per professionisti che per amatori;
  • Pizza Food Blogger, una categoria che sarà interamente valutata da una giuria composta da food blogger, influencer e giornalisti food;
  • Pizza a squadra, novità di quest’anno, con più concorrenti che possono concorrere in team anche in categorie differenti;
  • Pizza Fritta;
  • Fritti, ovvero le 3 tipologie di fritto classico e contemporaneo come il crocchè di patate, arancino e frittatina di pasta.
  • Le categorie di abilità, invece, saranno:
  • Pizza più larga;
  • Free style;
  • Pizza più veloce;
  • Categoria Juniores con il premio “Marco Agnello”, riservata agli iscritti di età compresa tra i 15 ed i 18 anni.

Il Campione Nazionale Pizza DOC 2022 sarà scelto tra il primo classificato della pizza classica, della pizza margherita e della pizza contemporanea, in funzione di chi ottiene il punteggio più alto. Poi saranno assegnati: il premio “Pizza DOC in the World” riservato al miglior pizzaiolo italiano ed al miglior pizzaiolo straniero nel Mondo; “Miglior Pizzaiola DOC 2022” alla migliore concorrente pizzaiola; il “Premio Giudici di Forno”, ovvero il premio della critica.

Saranno circa 100 i giornalisti, food blogger, influencer, maestri pizzaioli e chef che si accomoderanno in giuria per valutare le oltre 1000 pizze sfornate nei 3 giorni di gara. Presidente della giuria di qualità sarà la giornalista Antonella Amodio. Per evitare di influenzare le votazioni, anche all’ottava edizione del Campionato Nazionale Pizza DOC i giudici non vedranno chi elabora il prodotto prima di aver votato la pizza. Al via del direttore di gara, il pizzaiolo avrà a disposizione circa 10 minuti per preparare la sua pizza, dopodiché essa verrà mostrata alla giuria da nostri collaboratori. I giudici assegneranno un punteggio da 50 a 100, basando la loro valutazione su tre principi: Gusto, Cottura e Aspetto. Il voto rimarrà segreto.

Direttore tecnico della gara sarà Marco Di Pasquale, maestro pizzaiolo coadiuvato dai docenti della Accademia Nazionale Pizza DOC.

Ospiti d’onore della kermesse saranno personalità di spicco dell’universo food e pizza in particolare, come i docenti della Accademia Salvatore Lioniello, Angioletto Tramontano, Raffaele Bonetta, Errico Porzio, Fabio Di Giovanni, Antonio Fiorillo, Armando Scalella, Alessandro Della Monica, Carlo Fiamma e tanti altri testimonial del settore.

Novità di quest’anno saranno i format di approfondimento. Tutti i giorni, a partire dalle 17, ci sarà una diretta streaming sui canali social del Campionato e su YouFood Tv durante la quale si parlerà della giornata di gara appena trascorsa. Durante i 3 giorni di gara, invece, ci sarà spazio per i DOC Talk, i workshop di approfondimento condotti da Luca Fresolone, meglio conosciuto sui social come “La cucina del Presidente”. Protagonisti del format saranno Alessandro Condurro della pizzeria “Da Michele”, Nanni Arbellini founder di “Pizzium”, il giornalista Luciano Pignataro, una folta delegazione del sud America, la presidente di giuria Antonella Amodio, i primi 2 bartender d’Italia secondo World Class Italy, ovvero Vincenzo Pagliara e Natale Palmieri, il dottor Carlo De Luca della giunta nazionale dei Giovani Dottori Commercialisti, e tanti altri ospiti d’eccezione.

Per maggiori informazioni:

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081.5141416 – 339.5688563

info@giaccoli.it

Contatti Ufficio Stampa

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Stessa gestione, stesso sorriso. È quello di Anita Nuzzi, energica padrona di casa che ha fatto dell’accoglienza, della vivacità dei sapori e della qualità della carne i suoi rafforzati credo riuniti sotto la nuova insegna romana “Della Vittoria”: scopriamo insieme Carnosa.

A volte si cambia e basta, a volte si migliora. È il caso di “Carnosa” nuovo avamposto della carne di qualità del quartiere Della Vittoria a Roma, immediatamente a nord di Prati, che sostituisce una delle insegne dei “The Meat Market” a favore di un percorso di autonomia e carattere.

E’ la bella storia di Anita Nuzzi, briosa e sorridente imprenditrice pugliese con le idee molto chiare e tanta voglia di farcela da sola. Dopo anni di esperienza nel settore ha infatti deciso di dare un’impronta propria al locale di Via della Giuliana 125 puntando sul valore dell’accoglienza, sulla vivacità dei sapori di tradizione, twist creativi e qualità “maturata” delle carni.

La prima pagina del menu è una dichiarazione d’intenti ai suoi ospiti, scrive Anita:

“Dalla mia storia d’amore romantica e audace per i piaceri del palato, nasce il ristorante Carnosa. È un viaggio sensoriale che ho deciso di condividere con ogni nostro ospite”.

Punta sulla selezione di manzi e tagli pregiati toscani, posti in bella vista nel grande banco frigo subito all’ingresso, su una mise en place essenziale e di gusto, sui quadri eccentrici dell’eclettico artista e designer romano Gian Luca Gentili dedicati al nuovo brand, sull’ampia e colorata scelta di piatti, alcuni attinti alla cucina tipica del tacco d’Italia, sua terra d’origine, altri ispirati da da matrici multietniche rilette in chiave mediterranea.


Come si può ben intuire dal nome, il nostro impegno costante è basato sulle portate di varie selezioni di carne alla brace, ma ciò non toglie la possibilità ai nostri clienti di poter assaporare degli ottimi antipasti, primi piatti e zuppe tipiche tradizionali e rivisitate dalla fantasia dello chef, tutto abbinato alla carta di vini pregiati selezionati con cura dal nostro sommelier.

Gli ospiti di Carnosa avranno il piacere di assaggiare le pietanze cucinate con materie prime di alta qualità a due passi da alcuni dei luoghi iconici della Città Eterna, come la magnifica Basilica di San Pietro. Ottimo quindi anche per chi desidera concedersi una breve pausa pranzo e continuare la visita dei principali vicini punti di interesse, per un aperitivo di contenuto o di una cena succolenta.

Non solo cena: il nuovo business lunch garantisce stessa qualità e servizio con menu alla carta dedicato per un pranzo veloce e ricercato. Tra le new entry spicca anche l’aperitivo, a un costo di 15 € a persona, con i suoi mini burger e gli antipasti in versione finger food: il modo più divertente per spaziare tra i sapori targati Carnosa.

Le carni di Carnosa

La varietà della carni di Carnosa, salda nella qualità, include nella riprogettazione di contenuto nuove mete e nuovi tagli del mondo carnivoro: Spagna e Portogallo, Sakura Yoza e Hanami del Gruppo Galli, Scottona Simmental, Marchigiana e Frisona piemontese e una selezione di carni frollate dai 30 ai 60 giorni.

Presenze fisse, invece, quelle delle bombette pugliesi (classiche, al pistacchio, ‘nduja), i mini tartare sandwich , il tagliere di salumi iberici e le crocchette di pulled pork.


Cuciniamo tutto con professionalità e passione ma “Sua Maestà” la Bistecca alla Fiorentina, gode di particolari attenzioni, dalla certificazione di provenienza alla frollatura passando per la cottura, come tradizione richiede.

Se la carne è una certezza, la vera novità è la proposta vegetariana: hummus mediterrano, brioche salata con melanzane marinate, pomodorini e mozzarella come antipasti e Beyond Burger (100% vegetale con il gusto e la consistenza di quello di origine animale) come piatto principale.

Il pane è del Forno Roscioli, i dolci sono ad appannaggio di Ludovica Starita (già Masterchef Italia) così come la piccola pasticceria tutti da provare.

La vetrina a vista fa intravedere l’ampio bancone: colori caldi e luci soffuse illuminano la sala interna e i suoi 42 coperti, così come il dehors che accoglie fino a 50 sedute.

La carta dei vini, pur prediligendo piccoli produttori locali, offre un’ampia scelta tra champagne, bollicine italiane, bianchi e rossi strutturati per creare abbinamenti perfetti.

Carnosa è l’idea di Ristorazione che portiamo a Roma. Da Carnosa perseguiamo l’equilibrio tra la passione per il buon cibo, l’eccellenza delle materie prime, l’abbinamento con il giusto calice e il piacere di servire i nostri Clienti. E’ la nostra promessa: lavoriamo con ardore per rendere ogni esperienza una vera e propria Evasione di Piacere,

parola di Anita Nuzzi.

CARNOSA – CONTATTI

Via della Giuliana 125, Roma

Aperto tutti i giorni 12:00-15:00/ 18:30-00:00

www.ristorantecarnosa.com TEL: 0689226086

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Il 5 e 6, 12 e 13 novembre ad Amandola (FM) si festeggia la venticinquesima edizione della manifestazione che punta a valorizzare il tesoro dei boschi di Amandola: “il tartufo bianco marchigiano”. In programma chef, mercatini dei prodotti tipici enogastronomici, escursioni, spettacoli, caccia al tartufo e menu gourmet.

Denominato “il re della tavola”, il tartufo bianco è considerato il più pregiato tra i tartufi commestibili e per molti anche il più gustoso. Può raggiungere dimensioni fino a 400 – 500 grammi, triplicando a volte il suo valore e sempre in relazione alla generosità della stagione. Il colore della gleba può variare dal nocciola al marrone fino a un rosso mattone.

Il Tartufo Bianco (Tuber magnatum pico) deriva dall’etimologia latina “magnatum” ovvero da “magnanti”, i ricchi signori, poiché era una prelibatezza che nel passato si trovava esclusivamente sulle tavole di famiglie aristocratiche o benestanti (esattamente come oggi). Vive in simbiosi principalmente con quercesalici e pioppi, generosi sui Monti Sibillini.

Sono ben venticinque anni che Amandola lo celebra in una manifestazione dal titolo “Diamanti a Tavola, Festival del Tartufo Bianco Pregiato dei Sibillini” per promuovere il tesoro nascosto dei boschi dell’entroterra Fermano.

Alla manifestazione è legato il mercatino dei prodotti tipici enogastronomici dei Monti Sibillini e la grande cena inaugurale dello Chef Daniele Citeroni di Osteria Ophis di Offida, oltre ad un programma ricco di iniziative ed eventi. Le degustazioni saranno ad appannaggio dagli stand presenti e allestiti dalle varie associazioni sportive e di volontariato presenti sul territorio. Tante le attività a cui partecipare durante i giorni del Festival: “la caccia al tartufo”, convegni, mostre e laboratori per bambini per le vie della Città che faranno da palcoscenico a spettacoli folkloristici ed artisti di strada.

Sono ben felice di portare Osteria Ophis a parlare di Tartufo Bianco dei Sibillini che non ha nulla da inviare ai più blasonati

Daniele Citeroni

La Cena-Evento inaugurale dello Chef Daniele Citeroni, di Ophis, Offida

Lo Chef Daniele Citeroni Maurizi, classe 78, offidano doc, nutre un profondo amore per la cucina di tradizione che fa da musa ispiratrice a moderne interpretazioni di materie prime territoriali, ha aperto la sua Osteria Ophis proprio per rendere omaggio alle ricette delle Marche con tecnica, memoria e creatività.

Il Menu pensato per l’evento inaugurale ruota attorno alla valorizzazione del prodotto: il tartufo bianco pregiato marchigiano.

Noi porteremo i piatti più rappresentatiti di Ophis, quei piatti che hanno segnato la nostra storia, come “gallina lessa e tartufo bianco”, “Cornetto e cappuccino”, che è la nostra brioche farcita di ciauscolo e caciotta dei monti sibillini e spuma di parmigiano aromatizzata al tartufo bianco, “Tortello di prosciutto cotto affumicato mantecato con burro e tartufo bianco, fondo di brodo di funghi e panna”; “Filetto maiale grigliato e glassato al miele con salsa al tartufo nero” e, come dolce, un gioco di parole: la “mela rosa dei Sibillini che diventa tartufo”, ovvero una mela cotta al forno resa sfera, poi glassata al cioccolato con neve di tartufo nero.

Contina Chef Citeroni:

Noi siamo ben felici di poter partecipare a questa manifestazione perchè si parla di tartufo in una stagione non facile, in un anno in cui il prodotto scarseggia e i prezzi sono proibitivi ma ancora di più perchè si parla di Tatufo dei Sibilinni che non ha nulla da invidiare ad altri luoghi più blasonati, anzi.

Le cene e gli chef in programma

Per maggiori informazioni, conoscere i menu e prenotare il proprio posto: consultare la Pagina Facebook Bianco da Chef o chiamare il numero 351.6744284

Qualcosa in più su Amandola

Amandola è un piccolo centro medievale situato sul versante orientale del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e sulla sinistra orografica del fiume Tenna e raggiunge i 550 metri sopra il livello del mare. Il paese deve il suo nome alla pianta del mandorlo che un tempo doveva primeggiare nella zona. Rappresenta uno dei più importanti centri storico-culturali dei Monti Sibillini essendo caratterizzato da un patrimonio ambientale e paesaggistico di grande valore per la molteplicità dei paesaggi presenti.

Le montagne spigolose, le dolci colline alle spalle, le valli disegnate dai fiumi, i piccoli borghi incastonati come pietre preziose sono gli elementi che rendono questo tratto di Italia straordinario.

Considerata a buon diritto la “porta est” di accesso al Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Amandola, con il Museo Antropogeografico, offre l’opportunità di conoscere tutti gli aspetti che compongono l’ambiente, avendo poi la possibilità di rinvenirli e osservarli nel territorio. Di particolare importanza Piazza Umberto I, o piazza alta, antico nucleo sociale e religioso della località, che ospita il teatro storico “La Fenice” e il torrione del Podestà, di epoca quattrocentesca.

Dal punto di vista gastronomico, Amandola, come abbiamo detto, è rinomata per il tartufo bianco pregiato che viene dai suoi boschi ed è anche area di produzione della Mela rosa dei Monti Sibillini, presidio Slow Food.

In autunno si tiene “Diamanti a Tavola” – Fiera del Tartufo Bianco Pregiato dei Sibillini che anima il centro storico con stand enogastronomici ricchi di piatti profumati al tartufo e piatti della tradizione. La peculiarità della festa è dovuta al fatto che sono gli stessi tartufai (cavatori) del luogo a mettere in mostra e a vendere i loro tartufi, dopo aver passato a setaccio con i loro cani i boschi all’interno del territorio dei Monti Sibillini.

Ufficio turistico: Tel.  0736 840731  – email   turismo.amandola@gmail.com

Piatti della tradizione contadina del borgo Bandiera Arancione del Touring Club Italiano 

Quando vi chiedete che cosa mangiare nel borgo di AmandolaBandiera Arancione del Touring Club Italiano, ecco alcuni Piatti della tradizione marchigiana ai piedi dei Sibillini.

LE FREGNACCE: Antico piatto della tradizione contadina, e ad esclusivo appannaggio della città di Amandola, è costituito da pasta sfoglia all’uovo lessata e arrotolata, condita di norma con sugo di carne o con pepe e formaggio pecorino; è un lenzuolo perfetto per ospitare una pioggia di tartufo bianco o nero, tipici del territorio, secondo la stagione di produzione.

‘NGRICCIO: Una minestra o zuppa che si può assaggiare durante la festa del Beato Antonio di Amandola, è “Lo ngriccio” o la “ngrecciata”. Pietanza di origine contadina, è composta da ingredienti semplici, ma complementari, che, una volta uniti insieme, creano sapori inconfondibili come cipolla, carota, sedano, fagioli, mais, patate tagliate a dadini ed un pò di pomodoro.

BRUSCHETTE e UOVA AL TARTUFO di Stagione 

La Città di Amandola ha un Re indiscusso tra i prodotti tipici: il “Tartufo pregiato dei Monti Sibillini”. Presente da sempre nel ricco territorio amandolese e riconosciuto sia a livello nazionale che internazionale, offre diverse tipologie qualitative dal nero “scorzone”, passando a quello “pregiato”, fino ad arrivare al noto “Bianco”, ovvero il Tuber Magnatum. Perfetto sul pane bruscato o per impreziosire la nutriente semplicità dell’ uovo.

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