Sara De Bellis

Mese: Novembre 2019

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Vogliamo raccontarvi l’identità del nostro territorio, lo vogliamo fare attraverso SAPERI & SAPORI: un calendario di cene a quattro mani e due pensieri di cucina a confronto, che vuole riportare sulla tavola piatti popolari di una volta e quelli riletti in chiave contemporanea; per raccontare le radici e l’evoluzione del gusto con un menu ogni volta diverso, ma sempre denso di carattere, di saperi e di sapori.

Cava Dé Tirreni, lunedì 2 dicembre 2019: è questa la data del primo appuntamento del ricco calendario di cene-evento a quattro mani che Osteria Nonna Nannina ha stilato per sottolineare il valore della cucina, i legami con la tradizione, il piacere della tavola.

Un denso menu, ogni volta diverso, ma sempre teso a valorizzare saperi e sapori nella loro espressione contemporanea, raccontando una storia di ricette moderne e popolari, e di evoluzione del gusto.

SAPERI & SAPORI sarà dunque un ricco programma di cene a quattro mani e due filosofie a confronto, un percorso immaginato dalla Chef Nausica Ronca, abile, concreta e felice interprete della grammatica della cucina, che sa sommare i sapori sulla base dei saperi creando ogni volta una cucina di nutrimento e conforto.

Nausica, ogni primo lunedì del mese, ospiterà uno Chef diverso per riportare sulla tavola due chiavi di lettura gastronomiche a confronto, piatti di una volta e piatti contemporanei, raccontando le radici del gusto con una storia di ricette d’autore dense di carattere.

Pasquale Rinaldo – Chef del Ristorante D’Amore a Capri – nonché spesso ospite della trasmissione televisiva “La prova del cuoco” di Rai Uno – sarà il primo a tessere con Nausica la trama gastronomica di questa prima grande tela di Saperi e Sapori. 

10 portate, un lungo luculliano menu che annovera alcuni dei must degli chef, dalla “Polpetta della nonna” di Nausica Ronca alla “Caprese sbagliata” di Pasquale Rinaldo, dalla “Carbonara agli agrumi” allo “Stinco di maiale su crema di ceci di Cicerale e cicoria piccante scottata”, per poi chiudere, già godendo delle feste, con “Il Panettone di Capri*” e la “Zeppolina fritta ripiena di ricotta di  bufala e torrone di mandorle al concierto”.

Il percorso degustazione di questa prima cena-evento è così composto:

  • Petalo di carciofo e mousse di ricotta al limone  – Chef Pasquale Rinaldo
  •  Cannellone ripieno di verza e patate su crema di fagioli di Controne e sbriciolata di pomodorini secchi  – Chef Nausica Ronc
  • La caprese sbagliata  – Chef Pasquale Rinaldo
  • La polpetta della nonna  – Chef Nausica Ronca
  • Carbonara agli agrumi  – un must dello Chef Pasquale Rinaldo
  • Risotto mantecato al blue di Jersey e radicchio – Chef Nausica Ronca
  • Guancia di bufala e friarielli al forte – Chef Pasquale Rinaldo
  • Stinco di maiale su crema di ceci di cicerale e cicoria piccante scottata Chef Nausica Ronca
  • Il panettone di Capri – Chef Pasquale Rinaldo
  • Zeppolina fritta ripiena di ricotta di bufala e torrone di mandorle al concierto – Chef Nausica Ronca

Durante la serata sarà possibile acquistare in esclusiva il “Panettone di Capri” ad un prezzo Riservato agli Ospiti

Posti limitati

Il Costo del menu è di 50,00 euro comprensivo di percorso degustazione con i Vini dell’Azienda Vitivinicola Verrone.

INFO E PRENOTAZIONI 089341190

Via Pietro Formosa , 14 – Cava de’ Tirreni (SA)

In allegato Press kit: Cs, Foto e Locandina

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Il BVLGARI HOTEL Pechino conquista la prima Stella Michelin nella Guida PECHINO 2020, presentata ieri 28 novembre.

La prima volta volta non si scorda mai, è per questo grande l’orgoglio di Bvlgari Hotels & Resorts di annunciare che  Il Ristorante – Niko Romito del Bvlgari Hotel Pechino, è stato premiato con una stella Michelin durante la cerimonia di presentazione della Guida Michelin che svolta ieri a Pechino, 28 Novembre.

La stella Michelin a Il Ristorante – Niko Romito del Bvlgari Hotel Pechino segue la stella Michelin conquistata a settembre da Il Ristorante – Niko Romito a Shanghai che aveva già ottenuto il riconoscimento l’anno precedente a soli tre mesi dall’apertura del Bvlgari Hotel.

Niko Romito è uno dei pochi chef in Italia a ricevere il prestigioso riconoscimento dalla guida Michelin sia nel suo paese che a livello internazionale. Silvio Ursini, Bvlgari Group Executive Vice President,  ha commentato: “Siamo contenti di ricevere questo importante riconoscimento dalla Guida Michelin che ha premiato non solo le competenze del nostro team a Pechino, ma anche l’innovativa  partnership tra il brand Bvlgari e Niko Romito, con il quale condividiamo la stessa filosofia e lo stesso approcio all’hospitality di lusso.

Niko Romito. La sua storia è affascinante e d’ispirazione per molti. Cuoco autodidatta, profondamente legato al suo Abruzzo, in soli 7 anni ha
conquistato 3 stelle Michelin.
Ha cominciato a Rivisondoli, nell’ex pasticceria di famiglia,
divenuta trattoria, e nel 2011 ha trasferito il Reale a “Casadonna”, in un ex monastero del ’500 a Castel di Sangro che gestisce con la sorella Cristiana Romito ed un appassionato Team.
Attraverso una ricerca incessante e con uno spiccato approccio imprenditoriale, Romito percorre la strada dell’essenzialità, dell’equilibrio
e del gusto.
In poco tempo ha saputo creare un linguaggio gastronomico incisivo e personale, fortemente identitario, inserendolo in un sistema complesso
in cui coesistono alta cucina, format di ristorazione diffusa, formazione superiore e prodotti per il consumo domestico.

Chef Niko Romito, entusiasta di questo prestigioso risultato,
ha dichiarato: “Questo è uno straordinario risultato per l’intero gruppo e premia il lavoro che stiamo facendo a Pechino e in Cina, ma soprattutto è il riconoscimento e il consolidamento del progetto globale  iniziato con Bvlgari nel 2017 per portare l’autentica cucina italiana nel mondo. La stella Michelin de Il Ristorante – Niko Romito a Shanghai, a soli pochi mesi dall’apertura, insieme alla stella che da oggi brilla su Il Ristorante – Niko Romito a Pechino, testimoniano che la cucina italiana affascina e sorprende a tutte le latitudini. Questa è la mia più grande soddisfazione e lo affermo come uomo e come cuoco profondamente italiano”.

Il menù speciale, fedele alla filosofia dello chef, improntato alla semplicità, sintesi e ricerca del gusto, stabilisce un vero e proprio “codice” della cucina italiana contemporanea che esprime al massimo la cultura, l’eleganza e lo spirito vitale del ‘Made in Italy’.


A partire dalle ricette tradizionali, il menù approda a una reinterpretazione aggiornata e al contempo fedele dell’autentica tradizione italiana.
L’Executive Chef al Bvlgari Hotel Pechino è Marco Veneruso, al timone della brigata dal 2018. Prima di trasferirsi in Cina lo chef ha dedicato la sua vita a studiare e a perfezionare la cucina della sua terra lavorando con alcuni dei più talentuosi chef stellati in Italia.

La collaborazione tra Bvlgari Hotels & Resorts e Niko Romito è iniziata due anni fa in occasione dall’apertura del Bvlgari Hotel Pechino,
il 27 Settembre 2017. Con questo riconoscimento la collezione Bvlgari Hotels & Resorts arriva a un totale di 4 stelle Michelin per i ristoranti a Pechino, a Shanghai, con entrambi i ristoranti, Il Ristorante – Niko Romito e il Ristorante Bao Li Xuan, e a  Tokyo con Il Ristorante – Luca Fantin.

“Il Ristorante – Niko Romito”, rappresenta una collaborazione unica tra Bvlgari Hotels & Resorts e lo chef tre stelle Michelin per il suo ristorante Reale in Abruzzo. Il Ristorante – Niko Romito è attualmente presente
nelle proprietà di Dubai, Pechino, Shanghai e Milano e si caratterizza per un nuovo concetto gastronomico studiato ad hoc per Bvlgari Hotels & Resorts.

Bvlgari Hotels & Resorts Location straordinarie immerse armoniosamente nelle aree in cui sorgono, design contemporaneo creato dallo studio di architettura Antonio Citterio Patricia Viel e un servizio impeccabile sono gli elementi chiave che caratterizzano la collezione Bvlgari Hotels & Resorts.Ogni albergo è concepito come un tributo all’eleganza, il design Italiano
è declinato nel rispetto della cultura locale e la cura dei dettagli è di primaria importanza.La collezione Bvlgari Hotels & Resorts rispecchia lo stile italiano Bvlgari in ogni suo aspetto: il design unico, la filosofia di cucina contemporanea e sofisticata e l’approccio esclusivo al benessere convogliano in ogni proprietà il glamour senza tempo e la grande eredità del brand.
La collezione Bvlgari Hotels & Resorts comprende tre alberghi nelle
destinazioni iconiche di Milano, Londra e Bali e si è recentemente arricchita con le proprietà di Pechino e di Dubai. Il Bvlgari Hotel Shanghai è il sesto gioiello della collezione mentre altri tre sanno aperti tra il 2020 e il 2022 a Mosca, Parigi e Tokyo.
Bvlgari Bvlgari nasce come gioielleria nel 1884 a Roma. La sua fama d’eccellenza Made in Italy, di maestria artigianale e magnificenza orafa cresce ben presto, sino ad oltrepassare i confini nazionali. Oggi, il successo internazionale dell’azienda ha raggiunto nuovi traguardi e Bvlgari è
all’avanguardia globale nel fornire un’ampia gamma di prodotti e servizi di lusso che vanno dall’alta gioielleria e gli orologi agli accessori, ai profumi e agli hotel, con una vasta rete di boutique nelle zone più esclusive al mondo.
Dal 2011,  Bvlgari fa parte del Gruppo LVMH.

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Lo definirei un “secret place in vetrina” dal sapore newyorkese quello proposto dal giovane ed intraprendente chef Gianfranco “Anko” Cancelli.

In questo nuovo spazio non convenzionale su Viale Regina Margherita (Roma) niente pane a tavola, nessun menu, solo una busta con la ceralacca e un lungo percorso degustazione figlio dell’estro dello chef che intreccia e riformula piatti e sapori ispirati all’Oriente.

Ne deriva una cucina estrosa, istintiva, audace, una proposta gastronomica in continuo mutamento, sperimentale, che prende spunto dal vissuto di Gianfranco, messa a punto con tecnica e conoscenza delle materie prime; nota di merito alla cottura di pesci e molluschi.

Una cucina comunicativa e comunicata, interessante dal punto di vista delle premesse, che deve ancora trovare la centratura sull’intensità del sapore di alcune portate, ma che ci ha lasciato con buone promesse soprattutto per i richiami artistici e contemporanei, che ispirano impiattamenti che giocano con “cibo in scatola”, ipad, street food e packaging in cartone per la pizza da asporto che contiene, citando il surrealismo di Renè Magritte (“Ceci n’est pas une pipe”), “una pizza che non è una pizza”.

Lontani dalle ridondanze e dalle sovrastrutture architettoniche, il carattere di Anko si esprime attraverso linee essenziali e scelte stilistiche ben studiate, pensate e volute da GianfrancoRiccardo Di Salvo, già proprietario e padrone di casa del SambaMaki, insegna nippobrasiliana, con cui Anko divide spazi e locali.

Il civico 168 di Viale Regina Margherita diviene quindi la porta d’accesso di un ambiente che racchiude in sé più anime unite dalle tinte scure delle pareti, legno chiaro per i tavoli, neon fluorescenti, pentole di rame e nude mise en place.

Il pensiero di “cucina” è di Gianfranco, 25 anni, originario di Sora ma “gitano nell’animo” che, animato dalla grande passione della cucina, ha viaggiato in vari paesi del mondo per apprenderne tecniche e tradizioni.

Torino e la Sardegna le sue prime tappe, poi a 19 anni un periodo trascorso a Londra “a sfilettare migliaia di tonni rossi del Mediterraneo”. Quindi Milano, la Russia e ancora Roma, l’interessante esperienza in Tunisia con le sue aste del pesce, Capri, e l’ultima significativa tappa in Giappone per seguire i corsi dell’Accademia Culinaria TSA (Tokyo Sushi Academy).

Il risultato di questo giro del mondo?

Nei miei piatti c’è un pensiero fisso, la volontà di non essere classico. Ho una certezza che mi guida nel processo creativo: so bene cosa non voglio essere! Darò sempre la priorità all’istinto, guidato dalla mia curiosità”.

Gianfranco ha scelto una brigata affiatata che lavora con gesti così sicuri da aver reso la cucina un luogo silenzioso. Anko non segue schemi classici, né in cucina né in Sala. Anko deve essere vissuto senza condizionamenti perché non ha regole, è smart, frizzante, irriverente. Anko è il suo tavolo sociale dalla forma quasi circolare per essere ancora più sociale: la cucina è a vista, il servizio veloce, la successione ogni volta nuovi.

Anko – A New Kitchen Order

Viale Regina Margherita, 168 – Roma

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“Pepe in grani”, a Caiazzo (Caserta), è una scatola magica staccata dal tempo, un luogo antico, moderno, di viva bellezza, memorabili sapori vestiti dal piacere dell’accoglienza a tutto tondo. A questo antico palazzo in pietra del ‘700, oggi consacrato alle filosofie della pizza, si accede da uno stretto e scosceso vicolo.

E’ domenica. Piove. Sono le 16. Mentre scendo i gradini, scivolando, mi faccio largo tra un fiume di persone che, come salmoni controcorrente, continuano a risalire piano verso il Corso principale. Varco la soglia . Franco Pepe è impegnato a discutere di nuovi progetti sostenibili. Instancabile maestro artigiano, dopo avermi abbracciato, mi invita a sedermi a tavola; mi porta un “calzone alla scarola” fumante, mi versa lacqua, la conversazione prende un altro ritmo: computer e macchina fotografica ora sono spenti; come lui ha deciso. Quei segnali per me sono chiari. Esplicitano una voglia di umanità, un racconto conviviale dell’uomo prima ancora del Maestro Pizzaiolo.  

Da lì in poi è stato tutto un crescendo, un lungo e articolato racconto che ha toccato tutte le tappe di un’escalation di fama (e fame) di calibro mondiale, passando agilmente tra le considerazioni tinte d’amaro sulla moderna comunicazione, svoltando per la lucida edificazione di un “concetto di pizza” e per la stratificazione, anche strutturale, di un’offerta sempre più dettagliata e pensata per l’ospite, non per il cliente.

Un pensiero, quello di Franco sulla pizza, sempre più evolutivo e volto al benessere, un pizza che è ricerca e accoglienza, sempre più forma e contenuto, ambasciatrice di territori, di qualità senza compromessi e di scioglievoli emozioni impastate a mano.

Alle 18 andavo via, pioveva ancora.
 

La prima domanda la fa lui a me, in contropiede: “Come viene percepita la mia immagine fuori?”

Penso e rispondo. “La tua è un’immagine seria e solida. Io ti definirei il Professore o il Pensatore della Pizza. Perchè con te il “Concetto Pizza”, lo sguardo sulla pizza, ha trovato un’altra via di espressione, più intellettuale, più pensata, l’hai come nobilitata, senza sfarzi o forzature. Hai poi costruito questa casa per la pizza, hai destinato un luogo a ogni cosa, pensando all’occhio di chi sarà ospitato, al sapore che proverà chi avrà assaggiato, al panorama di chi guarda, ai materiali, alla musica, ai dettagli per chi osserva; hai pensato a ricreare una nuova comunità avvolgendola tra le mura di pietra viva di questo piccolo borgo. Una scommessa sul futuro.”

Ai Pizza Awards Italia 2019, assegnati al centro congressi La Nuvola di Roma lo scorso 11 novembre da una giuria di 200 giornalisti gastronomici, il tuo “Pepe in Grani” si conferma al vertice del movimento pizzaiolo italiano conquistando ben 4 premi. Sei Ambasciatore del Gusto, primo al mondo sulla guida Where to Eat Pizza nel 2016, e per i successivi tre anni al vertice della 50 Top Pizza, e la lista di riconoscimenti è ancora lunga: chi è oggi Franco Pepe? Il successo ti ha cambiato?

“Io non mi aspettavo quello che è successo. Quello che esce fuori è il lavoro che faccio, ma io sono rimasto Franco Pepe che hai conosciuto sette anni fa. L’evoluzione del prodotto è cambiata, le idee di Franco Pepe sono cambiate, ma Franco Pepe è rimasto lo stesso. Per esempio, a Caiazzo ogni mercoledì c’è il mercato e c’è un banco dove andavo a comprare quando non avevo molti soldi; ecco, ogni mercoledì io ancora oggi vado a comprare qualcosa da quei ragazzi, ci prendiamo il caffè. E’ un gesto che mi riporta indietro, e ritrovo me stesso. Ho bisogno di quei momenti, dei profumi di una volta.”

(Si ferma e riprende) “A volte faccio fatica, la comunicazione ha svolto un ruolo forte nell’evoluzione del prodotto pizza, ma non deve essere tutto. Io, quando lavoravo con papà, ricordo che nessuno faceva recensioni sulle pizzerie. Tutto questo non esisteva. Ancora oggi preferisco che sia il cliente a dirmi cosa pensa della mia pizza prima o dopo aver pagato il conto.” 

Cos’è successo poi?

“Il primo a parlare di me fu Veronelli per le Cantine Terre del Principe, mi chiese una pizza da abbinare e io decisi per il calzone alla scarola, il calzone di papà (qui la sua voce flette emotivamente). Dopo 20 giorni mi chiamarono da Verona (si riferisce al Vinitaly) perchè c’erano 3 pagine su di me. Da lì è iniziato il mio percorso.

Melizzano con Cortese e i pizzaioli, 2014 Jonathan Gold (Premio Pulitzer al giornalismo gastronomico nel 2007, leggendario food writer, recentemente scomparso) che stava seduto lì (e indica un angolo). Mi chiama Faith e mi dice che è un Premio Pulitzer. Lui ha scritto per 3 giorni, un tipo chiuso, se ne stava lì, ordinava e scriveva, ha pagato, è andato via, poi scrisse: “forse ho mangiato la miglior pizza del mondo”; da lì sono arrivati gli americani. E poi Daniel Young. Io venivo da un evento con Nino Di Costanzo, ed ero con Luciano Furia. Lo incontrammo tardi. Mi disse, “abbiamo fatto a 1100 esperti la stessa domanda, tu sei stato il più votato, la tua è la migliore pizza del mondo”. 

Cito, per onore di cronaca; tratto da Where To Eat Pizza (Daniel Young, Phaidon, Aprile 2016): “Franco Pepe is the great artisan of Italian pizza. His hands give life to a fluffy, spongy and light dough. The texture is a real work of art and the ingredients are of the highest quality. It results in a perfect pizza that’s tasty and easy to digest.

Si sono accesi riflettori. E innescate tutte le conseguenze.

“Si è creata una crisi. Dopo questi anni oggi noto una cosa. Nell’ambiente pizza si è modificata, si è perso qualcosa. Non ci si chiama più per dirsi andiamo a provare un pomodoro. La pizza è stata scippata al pizzaiolo, la comunicazione è pressante. Nessuno è più libero di sbagliare. La pretesa è altissima. Io non mi posso permettere di sbagliare una pizza. Io non voglio essere né primo né secondo. Io voglio essere il pizzaiolo dei miei ospiti. Sono arrivato perchè ho lavorato, abbiamo lavorato, e siamo stati ripagati io, i miei figli. Non ho mai pagato nessuno per un articolo, questa è la mia casa, la offro a chi voglio, agli amici. Le mie parole sono nei piatti. I tributi alla mia margherita sbagliata mi arrivano da tutto il mondo ed è bellissimo. Oggi manca la vera condivisione tra noi pizzaioli campani. Questo per me è un gran dispiacere.

Come ti difendi?

“Devi sapere che dopo le premiazioni, per far sì che nessuno potesse dire che le classifiche aumentino il fatturato, ho diminuito di 100 unità le prenotazioni. Io ho iniziato con 7 ragazzi, oggi ne ho 42 solo qui. Lavoro sul mio blend di farine anche di domenica. Ho chiesto quanti coperti devo fare?, poi ho tirato una linea perché devo salvaguardare me stesso. E pensare all’ospite. E continuare a creare, a studiare.”

Ci alziamo e mi porta in tour. Il nuovo dehor è una compenetrazione tra esterno e interno. Si ha la sensazione di mangiare all’aperto, con la grande vetrata verso le valli caiatine. Poi ancora su, salendo, la nuova Sala Belvedere, per la bella stagione o per un chiaro di luna. Le camere, l’arredamento caldo ed essenziale, la Sala Degustazione e “il Tavolo vista forno, il più gettonato”; circolare, con un vetro nel centro che guarda dritto la bocca del forno. Poi l’ultima stella, Authentica

Ricavata nell’ultimo ambiente a disposizione del palazzetto, si presenta con un unico tavolo per 8 persone, un banco di lavoro per il pizzaiolo e un forno. Uno schermo, oggetti personali e vari, ognuno con una storia, e una grande foto in bianco e nero in pizzeria con papà. Parte Diana Krall in sottofondo. Parlami di lei.

“Qui c’è Tutto quello che può servire in una pizzeria di 8 persone. Io voglio far passare questo concetto. E non è quello che di trasformare la pizzeria in una pizzeria “stellata” authentica, è che questo è un luogo di Franco. Dove racconto me stesso. E vivo l’evoluzione di un’offerta al cliente che va dalla pizza al libretto, passa per le degustazioni, e arriva fino ad Authentica e alle collaborazioni con le stelle della cucina. L’offerta, l’ esperienza è diversa, l’impasto è lo stesso per tutti: è questa l’evoluzione.”

Come si può essere uno degli otto? Che succede durante la serata? 

“Il cliente ci manda le sue preferenze, poi siamo noi che assembliamo il tavolo di Authentica che è un vero tavolo autentico, io qui mi spoglio di tutto, qui c’è il vero pizzaiolo Franco Pepe, quando tu ti alzerai di lì conoscerai Franco Pepe. Sono tre ore in cui io mi racconto. Oggi esiste tanta comunicazione superflua, qui non esistono mediazioni, esisto solo io, un forno, la pizza e loro. Questo è un tavolo vero. In cui io mi racconto senza filtri. E’ una grande sfida, non so mai chi siederà al mio tavolo e quali sono le domande che mi faranno.”

Comunicare la completezza di un progetto attraverso se stessi e gli altri. E Authentica Stellata è lo step successivo?

“Authentica Stellata è un progetto che ho ideato e fortemente voluto per vivere e raccontare l’arte della pizza in modo inedito, esclusivo. Da quando è nata, nel dicembre 2017, Authentica ha catturato l’attenzione dei miei amici chef.  La prima serata sarà il 30 Novembre con Nino Di Costanzo, pura creatività e divertimento, preludio di una lunga serie indimenticabili serate. Da questo fine novembre 2019 infatti arriveranno in Authentica i più importanti amici chef italiani e internazionali, che si alterneranno con me al banco della pizzeria più piccola del mondo per un’esperienza unica. Ci saranno Chicco Cerea, Antonino Cannavacciuolo, Heinz Beck, Pino Cuttaia, Moreno Cedroni, Don Alfonso Iaccarino; la lista è lunghissima (qui per conoscerla).

La tua ricerca e voglia di sperimentare non si ferma. Ho letto del menu funzionale, in cosa consiste e da dove parte lo studio?

Offerta e ricerca. Ho lavorato in team con una biologa nutrizionista, la Dott.ssa Michelina Petrazzuoli. Il menu funzionale è a disposizione di ogni cliente, è basato sulla dieta mediterranea e sul concetto che una pizza non si possa mangiare più di una volta a settimana senza problemi. Quindi abbiamo fatto una selezione, scomposto la pizza, esaminato ogni aspetto nutrizionale e nutritivo. Abbiamo ridotto i carboidrati del panetto, bilanciandoli con lipidi e proteine e rapporti nutraceutici, calcolando anche che il calore della pizza riduce i valori nutrizionali delle erbe spontanee dei condimenti. Abbiamo riportato le tabella dei valori, gli apporti calorici, gli allergeni e gli abbinamenti consigliati. Tutti i miei studi sono nei miei piatti di tutti i miei clienti. La pizzeria è un luogo per tutti.

E il cornicione?

“Ecco. Cornicione, canotto sì, canotto no, io mi sono messo in discussione guardando il problema da un’altra angolazione, e facendo una riflessione: il cornicione sono solo carboidrati con il rischio dell’innalzamento dell’indice glicemico, spesso vengono lasciati nel piatto, come possiamo diminuire i cornicioni buttati? Quindi abbiamo creato un dressing nostrano che va a riequilibrare i carboidrati del cornicione. E scompaiono i cornicioni!” 

Cornicione funzionale. L’evoluzione della scarpetta legittimata dalle regole stesse dell’alimentazione. Geniale. Dico io. “Questo è un valore aggiunto a tutto il percorso che ho fatto con la pizza.” Dice Lui.

Parliamo di sperimentazione sul sapore. Nel segno del fusion, del multiculturalismo gastronomico e del gourmet tutto è permesso, purché si rispettino i canoni della qualità e del sapore. Pollo, ananas, fantascienza per i puristi del genere, c’è una pizza che ti sei stupito di fare e pensare?

“Pollo e patate”. Che è una pizza per me, che non metterò in menu. Mi piace il pollo al forno con le patate. L’ho pensata per riportarne il sapore e piacevolezza sulla pizza. Una base di crema di cipolle di Alife, quenelle fredda di pollo al forno disossato, un pizzico di peperoncino, patate croccanti e rosmarino fresco.

Suprema. Io adoro il pollo. E l’ananas? 

“Quella è stata una sfida, ci ho pensato, riflettuto, ho cercato di capire come potesse esistere su una pizza, magari giocando sulle acidità. Poi l’ho fatta ma non te la dico, la devi tornare ad assaggiare.”

To be continued…

PEPE IN GRANI – Vico S. Giovanni Battista, 3 | 81013 Caiazzo (CE) Italia
Coordinate GPS 41°10’38.0°N 14°21’56.6°E
Telefono +39 0823 862718 – info@pepeingrani.it

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Roma accoglie tre nuovi Brunch domenicali (combinazione Breakfast e Lunch) per prolungare il piacere del lento risveglio: Da quello principesco nei saloni del ristorante Sorelle Fontana del Grand Hotel Plaza, a quello freestyle dal sapore londinese del Blid Pig a San Giovanni, passando per i pancakes e le idee strapazzate di Iacopa Caffè a Trastevere.

Tre nuove occasioni a tavola o al bancone, da condividere in coppia o con gli amici, prendendosi un momento per raccontarsi la settimana trascorsa e progettare quella futura.

Parliamo del Brunch della Domenica, Ibrido gastronomico di derivazione anglosassone, che porta con sé l’idea (o la bella illusione) che si possa prolungare il tempo del risveglio attraverso il gusto, con una tavola imbandita e libera, che passa agilmente, lontana da latte e cornetto, dalle gioie di soffici pancakes con sciroppo d’acero alle uova strapazzate e bacon fino alle zuppe, i primi, i secondi arrosto, gli hamburger e i bagel con il salmone interpretati con guizzo da #chef. E poi ancora frutta e dolci, fiumi di caffè, estratti detox, succhi di frutta e freschi cocktails d’autore.

Grand Hotel Plaza di Roma in via del Corso

Al Grand Hotel Plaza di Roma è in arrivo un calendario ricco di appuntamenti e novità per gli ospiti e per il pubblico romano e internazionale che inizia oggi, Domenica 24 novembre, con il brunch, dalle 13.00 alle 16.00, nel Salone Mascagni, aperto agli ospiti e al pubblico tutte le domeniche, sino alla fine del mese di marzo.

Lo chef Umberto Vezzoli, oltre ai piatti tipici del brunch domenicale come il salmone affumicato con insalatina di rucola e uova strapazzate o le omelette cucinate sul momento con verdure ripassate, proporrà un’esperienza di benessere per uno stile di vita sano conquistato attraverso le radici ricche di proprietà benefiche, provenienti da varie parti del mondo.

Non mancherà l’angolo del pasticcere con proposte che vanno dal crème caramel alla mousse di cioccolato e lamponi. (€66 a persona). Inoltre, sarà possibile ordinare un primo e un secondo piatto a scelta dalla cucina e, in accompagnamento, la selezione della cantina e le centrifughe detox.

Per informazioni e/o prenotazioni: Grand Hotel Plaza www.grandhotelplaza.com tel. 06.67495 mail: Fbmanager@grandhotelplaza.com Via del Corso 126, 00186 Roma

Blind Pig a San Giovanni

Ritrovarsi a Londra in una domenica romana. Avere voglia di atmosfera e di Brunch, quello di Blind Pig. Aprire un portone verde scuro e respirare la cura nell’arredo della nuova generazione speakeasy. Pavimento a tappeto, disegni romboidali, rivestimenti in caramica diamantata, boiserie perimetrali e una carta da parati by Versace vi accolgono in un’atmosfera particolare e raffinata.

Una lunga bottigliera corre lungo tutto il bancone e rappresenta la vera anima del locale: un cocktail bar basato sull’Old English Style ben rappresentato dall’ insuale portone di ingresso verde. Qualità nel bicchiere, sempre, di notte e di giorno; a cura dei Bartender Mattia Ria e Egidio Fidanza; lunghe sedute per ordinare quesadillas, insalate, club sandwich e crostini, bagel e formaggi.

Il Gioco è facile. E’ domenica, sono le 12 e fino alle 16 è possibile scegliere tra Tre formule al costo di 13 euro:

  • Soft Brunch: bagel al salmone, crostini al formaggio fresco con avocado, uova e formaggio, funghetti trifolati insalata mediterranea;
  • Ciccio Brunch: Blind burger, insalata di cavolo, toast uova e bacon, funghetti trifolati, patatine fritte, selezione di formaggi;
  • Veggie Brunch: quesadillas veg, insalata greca, crostini, caprese di bufala, funghetti trifolati, cipolla caramellata, quinoa.

C’è anche un Bimbi brunch (13 euro) con un menu che varia ogni domenica.

Se proprio non volete farvi mancare nulla, sarà inoltre possibile ordinare nuggets di pollo, veg mix e patatine fritte (da 4 a 6 euro); dolci del giorno (5 euro); ed, ovviamente, i drink da 4 a 8 euro a scelta fra soft drink (4), birra (5) vino calice (5), cocktail (6/8).

Blind Pig, via La Spezia 72 Roma. Tel. 06 8775 0714

Jacopa Caffé a Trastevere

Il Brunch di Jacopa Caffè è un’idea divertente e curata, con proposte con materie prime per lo più bio o provenienti da artigiani che prediligono un lavoro etico e sostenibile.

La domenica, dalle 11.30 alle 14.30 nel neo nato spin off di Jacopa Trastevere è possibile scegliere fra piatti dolci e salati pensati anche in chiave vegetariana che variano in base alle stagioni.

Il Pane è di Bonci; il burro e le confetture di Jacopa, lo Yogurt di Pecora, cereali e miele; ci sono anche i Pancakes con al frutta di stagione e lo sciroppo d’ acero. E poi due variazioni di uova, come l’Uovo morbido, funghi e spuma di parmigiano e le Uova strapazzate con formaggio e erba cipollina, con pancetta croccante, a doverosa richiesta.

Poi una pasta, una zuppa e un secondo e tre diverse insalate che vanno incontro a tutte le esigenze alimentari. Una carta di Bloody Mary è stata creata ad hoc per il Brunch. Chiudono i dolci e, per gli amanti degli Specialty Coffee, i caffè d’autore del Modbar della Marzocco.

https://www.jacopa.it/ – Via Jacopa de’ Settesoli, 7, 00153 Roma RM

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L’Alleanza Slow Food dei Cuochi compie 10 anni e si pone come nuovo obiettivo diventare motore del cambiamento contro la crisi climatica. Una sfida che va dal sostegno alla biodiversità locale a quella dei piccoli produttori, passando per un nuovo attivismo del cuoco.

E’ ancora possibile giocare un ruolo cruciale contro l’attuale crisi
climatica, sensibilizzando gli avventori della propria osteria o ristorante attraverso l’esperienza diretta? Facendo gustare ai propri ospiti il piacere di un buon piatto che non pesi sull’ambiente e che ripaghi il lavoro di chi ne ha prodotto gli ingredienti?

E’ questa la nuova sfida dei cuochi dell’ Allenanza Slow Food che, in ogni angolo del mondo hanno l’occasione quotidiana di raccontare concretamente, cucinando con passione e ragione, che piccole scelte possono davvero portare a grandi mutamenti. 

E così si sono riuniti a Bologna, presso FICO Eataly World, oltre 100 protagonisti italiani dell’Alleanza Slow Food dei Cuochi, il progetto nato 10 anni fa per sostenere i produttori di piccola scala custodi della biodiversità. L’Alleanza riunisce circa 1.100 cuochi di osterie, ristoranti, bistrot in 25 Paesi del mondo, che si impegnano a utilizzare ogni giorno nelle loro cucine i prodotti dei Presìdi Slow Food, dell’Arca del Gusto e dei loro territori. I rappresentanti della rete italiana (che conta oltre 500 cuochi in tutta la penisola) insieme ad alcuni esponenti da Francia, Sudafrica e Bielorussia, accolti da Francesco Sottile del Comitato Esecutivo di Slow Food Italia e da Massimo Macchitella, Responsabile Small Business UniCredit, si sono confrontati sugli ingredienti di quella che potremmo definire la ricetta per il cambiamento (ambientale e climatico) secondo Slow Food.

Questi i Punti:

  • impatto della ristorazione sul clima e sostenibilità delle scelte di approvvigionamento a partire dalle filiere più impattanti, ovvero quelle della carne e dei latticini;
  • sostegno ai produttori locali di piccola scala, dei Presìdi Slow Food e dei prodotti dell’Arca del Gusto del territorio;
  • consapevolezza del ruolo centrale del cuoco come educatore e attore protagonista di una comunità locale che ruota intorno ai produttori/fornitori e ai cittadini/clienti;

«Ogni giorno incontriamo centinaia di persone e grazie ai nostri piatti abbiamo la possibilità di piantare un piccolo seme di consapevolezza e cura nei confronti della nostra salute e del nostro Pianeta. È di fatto un’attività di divulgazione e di educazione rivoluzionaria che il cuoco svolge naturalmente, semplicemente spiegando le proprie scelte a partire dal gusto e dalla convivialità» ha raccontato Gabriella Cinelli, del ristorante Villa Adriana di Tivoli, Rm, che grazie alle attività di formazione per gli studenti e i suoi clienti, ha unito la tradizione della sua famiglia con la passione per l’insegnamento.

A sostenere la testimonianza di Gabriella anche Christian Borchi, della Locanda Antica Porta di Levante di Vicchio, Fi, per cui nel supportare i produttori di piccola scala del proprio territorio va oltre la fornitura: «I cuochi sono un collante del territorio, facendo rete tra di loro e con i produttori, aiutandoli nella logistica e nel miglioramento dei prodotti, da un punto di vista della tecnica di trasformazione e della qualità organolettica, ma anche per migliorare il vissuto quotidiano di contadini, allevatori e artigiani, tra i quali moltissimi sono giovani e hanno voglia di sperimentare». A fargli eco anche Juri Chiotti, giovane chef stellato nel suo locale a Cuneo che per riconnettersi con le sue origini ha realizzato Reis, ristorante a Frassino, Cn, intorno al quale ha costruito una Comunità Slow Food insieme ai produttori della Val Varaita: «Il ristorante è il punto di riferimento di un percorso di avvicinamento tra cucina, agricoltura e allevamento che coinvolge i produttori delle borgate, quelli storici e quelli che come me stanno sposando questo progetto».

Il clima è servito.

Qual è il ruolo del cuoco nei confronti della crisi climatica e
quali azioni può mettere in atto per ridurre l’impatto ambientale
della propria attività?
A queste domande ha risposto Indaco2, società di consulenza composta da esperti in sostenibilità e comunicazione ambientale, ha condotto
mettendo a confronto l’impatto del ristorante Les Résistants,
nel quartiere République di Parigi con una realtà che propone un
menù “climate-friendly”, con un ipotetico locale che propone un menù identico ma che opera scelte di acquisto convenzionali.
«I risultati sono sorprendenti» hanno raccontato Elena Neri e
Riccardo Pulselli, di Indaco2. «Nel confronto con il ristorante che propone lo stesso menù, l‘impatto di chi sceglie fornitori sostenibili è inferiore del 50% rispetto a quello di chi fa ristorazione rifornendosi presso produttori convenzionali. Il confronto è poi schiacciante (impatto 4,5 volte minore) se viene effettuato con un ristorante che propone un menù diverso da quello de Les Résistants, più ricco di piatti a base di carne e latticini e che non presta attenzione a evitare sprechi in cucina e in sala».
«Il mio obiettivo era creare un’impresa sostenibile, attenta a ristabilire un giusto rapporto tra campagna e città, che rispettasse e valorizzasse il
lavoro degli agricoltori. Volevo anche proporre piatti buoni e raggiungere una soddisfacente performance economica
» ha raccontato 
Florent Piard de Les Résistants alla platea. «Sono sempre stato attratto dai contadini e dalle campagne; prima di aprire il mio ristorante ho
studiato a fondo, andando a visitare ogni tipo di fattoria per oltre un
anno. Ho studiato i prodotti e le filiere per acquistare il meglio dalle varie regioni della Francia e ottimizzare la logistica. Ognuno di voi può
prendere spunto dallo studio di Indaco2 per adattare il modello de Les Résistants alla propria attività e quindi ridurre l’impatto sull’ambiente e sul clima, proteggendo al tempo stesso il mondo dell’agricoltura di piccola scala e sostenibile
».
 
Ma a cosa si deve l’impatto ambientale di un ristorante?
E quali sono le buone pratiche suggerite da Indaco2
sulla base del modello de Les Résistants?
Lo studio rileva che la sostenibilità è molto condizionata dalla
scelta di materie prime prodotte secondo pratiche agricole e zootecniche virtuose più che dalle distanze percorse dai singoli prodotti
acquistati: i concetti di filiera corta e chilometro zero, soprattutto nel contesto delle grandi città, hanno infatti una valenza relativa.

Anche la loro politica di zero-spreco incide fortemente nel limitare il loro impatto ambientale. 

Ecco il menù climate friendly proposto da Slow Food

Meat the Change: ovvero meno carne e di migliore qualità per il bene nostro e del Pianeta.

Per raccontare l’esperienza dell’Alleanza Slow Food dei Cuochi rispetto al tema del consumo di carne, è intervenuta la sudafricana Caroline McCann: «I cuochi dell’Alleanza Slow Food locale hanno rilanciato le campagne di sensibilizzazione proposte da Slow Food in questi anni, invitando i loro clienti a mangiare meno carne ma scegliendola meglio, acquistandola direttamente da produttori in grado di allevare in modo sostenibile o da macellai di fiducia che conoscono gli allevamenti, e imparando a utilizzare tutti i tagli, anche quelli ritenuti meno pregiati. Questi allevatori esistono e hanno bisogno di noi per continuare ad allevare con rispetto per gli animali e per la terra». 

In questo senso va anche la nuova campagna di Slow Food Meat the Change, realizzata con il contributo del Ministero italiano dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che aiuta a comprendere l’impatto del consumo di carne e degli allevamenti intensivi sulla crisi climatica, partendo da un piccolo quiz che fa riflettere sulle abitudini quotidiane. 
 

Naturale è possibile.

Un tema centrale intorno al quale il mondo dell’agroalimentare di qualità si sta già interrogando è quello della produzione naturale, come ha evidenziato Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus: «Si tratta di una concezione strategica per il nostro futuro, non una visione nostalgica dei prodotti tipici tradizionali. È quello che del resto sta già avvenendo, e lo abbiamo visto lo scorso settembre a Cheese a Bra, con i formaggi senza fermenti selezionati e i salumi senza nitriti e nitrati, ma anche i vini senza lieviti selezionati e i pani a lievitazione naturale che rappresentano movimenti già affermati. E ne è la prova il grande lavoro di ricerca e sviluppo che le grandi aziende più accorte e i produttori di piccola scala stanno svolgendo per sperimentare le alternative già oggi praticabili, aprendo la strada a consumi più razionali, sani, equilibrati e sostenibili, ed è questo il sentiero che molti cuochi stanno già percorrendo nei propri territori». 


Proprio da Cheese, con il supporto del Consorzio Parmigiano Reggiano,
formaggio naturale per eccellenza e
Sostenitore Ufficiale di Slow Food Italia, l’associazione ha avviato una serie di incontri di formazione sulle tecniche di produzione dei formaggi naturali e dei fermenti autoprodotti, rivolti ai produttori della manifestazione. Questi incontri proseguiranno in tutta Italia e avranno come focus i formaggi dei Presìdi Slow Food. 

L’incontro nazionale dell’Alleanza Slow Food dei Cuochi è stato ospitato a Bologna presso FICO Eataly World ed è stato realizzato grazie al sostegno degli Official partner UniCredit e Consorzio Parmigiano Reggiano e del Partner tecnico Cantina Santi del Gruppo Italiano Vini.
FOTO CREDITS: Tiziana Favi e Tiziana Tacchi (Italia) Adele Stiehler Van Der Westhuizen (Sudafrica) Anton Kalenik (Bielorussia) @Oliver Migliore @Marco Del Comune
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Stefano Marzetti, Executive Chef del ristorante Mirabelle dell’Hotel Splendid Royal di Roma, prende il volo e sbarca in Iran in occasione di una tra le più autorevoli manifestazioni internazionali volte a valorizzare e diffondere la Cucina Italiana nel Mondo.

“Educazione Alimentare: Cultura del Gusto” è questo il tema della quarta Settimana della Cucina Italiana nel Mondo che si terrà dal 18 al 24 novembre 2019. L’iniziativa, che è dedicata a promuovere all’estero la cucina italiana di qualità e i nostri prodotti agroalimentari, si sta sempre più affermando come un appuntamento di grande rilevanza attraverso una fitta rete diplomatico-consolare e gli Istituti Italiani di Cultura impegnati a proporre un gran numero di eventi in tutto il mondo: seminari e conferenze, incontri con gli chef e corsi di cucina, degustazioni e cene, che accompagnano le attività di promozione commerciale.

La cucina italiana verrà raccontata anche attraverso la sua proiezione nell’arte, con film, concerti e mostre fotografiche. E non mancheranno momenti di approfondimento su temi di grande attualità, quali il rapporto fra il cibo e la sostenibilità ambientale, la cultura del cibo sano, la sicurezza alimentare, il diritto al cibo, l’educazione alimentare, le identità dei territori e la biodiversità, nel solco dell’eredità di Expo Milano 2015.

Gli assi portanti.

  •          La Dieta Mediterranea quale stile di vita sano e modello di alimentazione equilibrato alla portata di tutti.
  •          I prodotti a denominazione protetta e controllata, e il contrasto al fenomeno dell’Italian sounding.
  •          I vini italiani e i loro territori: l’inserimento delle “Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO.
  •          Gli itinerari enogastronomici e turistici regionali, e la riscoperta dei borghi italiani e dei loro prodotti culinari tipici.
  •          L’internazionalizzazione dell’offerta formativa italiana nel settore della cucina e dell’ospitalità.
  •          Attività culturali legate alle celebrazioni per il 500° anniversario della morte di Leonardo da Vinci, ideatore di svariate invenzioni innovative per la cucina.

Chi, dove e quando.

Dal 17 al 22 novembre anche a Teheran andrà in scena un evento unico organizzato dall’Ambasciata Italiana e finalizzato alla promozione del patrimonio gastronomico del nostro paese.
Protagonisti assoluti, nonchè privilegiati ambasciatori della cucina italiana nel mondo, insieme a Stefano Marzetti, ci saranno molti volti noti della ristorazione italiana come Giuseppe Peluso della Federazione Italiana della Pizza, Giuseppe Di Iorio, Executive Chef del ristorante stellato Aroma insieme a Daniele De Santi, giovane e talentuoso Pastry Chef.


A Teheran, oltre alla masterclass in programma martedì 19 novembre alle ore 16:00 negli spazi dell’Illio Cafè, Stefano Marzetti, il 21 novembre, prenderà parte alla cena a 4 mani insieme a Di Iorio per regalare agli ospiti una grande serata di sapori Made in Italy.

Dall’Iran alla Turchia.

Dal 22 novembre, infatti, Chef Marzetti volerà in una tra le più note cittadine balneari turche, nota per le sue acque cristalline e per le infinite bellezze naturali, per prendere parte a “Gastro Antalya 2019“, il festival dedicato alla presentazione e alla valorizzazione della cucina turca, e che include panoramiche dalle sue origini ottomane alle sue influenze più moderne, fino alle tecnologie e alle nuove frontiere del gusto.

Gastro Antalya, organizzata da Méditéa International e Méditéa Turchia, giunta alla sua terza edizione, sarà una tre giorni unica tra esibizioni gastronomiche, cene, workshop, laboratori e degustazioni in compagnia di oltre 60 rinomati chef, anche stellati, provenienti da diversi paesi del mondo.

Presenti all’evento, oltre a Stefano Marzetti, saranno infatti Rachid Maftouh, chef e allenatore del team di Bocuse d’Or Marocco, Dina Nikolaou, Patron del ristorante Evi Evane a Parigi e stella della cucina greca, Christophe Chiavola, Executive Chef del ristorante del Hotel Le Hameau des Baux e del ristorante stellato Cicada.

Ogni Chef avrà la possibilità di presentare una o più ricette, tradizionali o innovative, inerenti al tema scelto per questa edizione di Gastro Antalya 2019: gli agrumi.

Méditéa è una comunità d’interesse finalizzata a promuovere e trasmettere il patrimonio culinario e riunisce influencer, chef, esperti di ristorazione e nutrizione ma anche opinion leader.

LA SETTIMANA DI CUCINA ITALIANA NEL MODO – IL PROGETTO

Il progetto, ideato e coordinato dalla Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese della Farnesina, è stato sviluppato all’interno di un gruppo di lavoro che coinvolge il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, nonché tutti i principali Enti, Associazioni ed Istituzioni che rappresentano la cucina italiana e l’Italia nel mondo: Regioni, Agenzia ICE, Agenzia ENIT, università, sistema camerale, associazioni di categoria, scuole di cucina, reti dei ristoranti italiani certificati e operatori del settore enogastronomico.

Le oltre 1000 attività programmate dalle quasi 300 sedi diplomatico-consolari e degli Istituti Italiani di Cultura consentono all’iniziativa di coprire in maniera diffusa tutte le regioni geografiche, in sinergia con l’azione di tutela della tradizione culinaria italiana e di promozione di uno stile di vita sano attraverso la Dieta mediterranea.

L’iniziativa si inserisce nel piano “Vivere ALL’Italiana”, lanciato dal MAECI per coinvolgere attivamente attori pubblici e privati in un’azione di promozione integrata del nostro Paese.

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Sabato 16 novembre alle ore 20.00 presso NH Collection Grand Hotel Convento di Amalfi presenta “Chef’s Collection”, una cena degustazione con cooking show di alcuni tra i più rinomati chef e maestri pasticceri campani, riuniti insieme per la prima volta in un’esclusiva serata gourmet. 

Ammirata dal mare, la città di Amalfi appare come un insieme di piccole finestrelle incastonate nelle case bianche, appoggiate l’una sull’altra. Un favoloso effetto scenico che rimane impresso nel cuore di qualsiasi viaggiatore, assieme ai profumi di questa città, che sono inconfondibili, come quello dello Sfusato Amalfitano, un limone dalle caratteristiche uniche, dalla buccia spessa e un colore chiaro, con una polpa succosa e moderatamente acida. 

Amalfi è un giubilo di sensazioni che racchiude in sé una bellezza fiabesca: un giardino incantato racchiuso tra terra e mare in cui scoprire la cucina del territorio, la musica, l’artigianato, la storia, l’arte e le tradizioni di questa meravigliosa porzione di mondo che tutto il mondo ci invidia.

Altro indiscusso vanto è la gastronomia di questi luoghi e le interpretazioni moderne di antiche ricette che non smettono di ispirare grandi Chef. E’ così che sette chef e due maestri pasticceri si riuniranno per dare vita ad un percorso multisensoriale che permetterà agli ospiti dell’NH Collection Grand Hotel Convento di Amalfi di osservare da vicino la creazione di piatti straordinari che verranno così raccontati e spiegati direttamente dai loro ideatori.

L’evento si chiama “Chef’s Collection”, ed è ultimo appuntamento di Amalfi Food Lab, un ricco calendario di eventi enogastronomici andati in scena per tutto il 2019 presso il Grand Hotel Convento di Amalfi. Protagonisti indiscussi di questa “Collezione Gourmet” saranno gli Chef Giuseppe Mancino **, Crescenzo Scotti*, Emanuele Mazzella, Pasquale Rinaldo, Alessandro Tormolino, Andrea, Nicola Pansa, Claudio Lanuto e Natale Giunta.

Una serata in linea con tutta la filosofia dell’NH Collection, dove il concetto di eccellenza non è mai separato da quello di territorialità, proprio come la proposta gourmet firmata da Natale Giunta che, pur guardando all’innovazione e alla sperimentazione culinaria, non dimentica mai l’impronta del sud Italia.

La serata – aperta al pubblico e su prenotazione – sarà una cena degustazione di 7 portate con live cooking show. Un evento unico in una delle location più suggestive della costiera amalfitana, un appuntamento
imperdibile per conoscere questi straordinari chef i quali, insieme a Natale Giunta e al Resident chef Claudio Lanuto, daranno vita ad uno spettacolo di cucina gourmet in diretta e ad un susseguirsi di emozioni di gusto e sapore, portata dopo portata.

GLI CHEF PRESENTI
NATALE GIUNTA – Chef consulente del “Ristorante Dei Cappuccini” dell’NH Collection Grand Hotel Convento di Amalfi, volto televisivo tra i più noti ed amati dal pubblico de “La Prova del Cuoco”. Il vulcanico chef ha portato ad Amalfi il suo carisma e la sua solarità declinandoli in piatti dal mood mediterraneo. Da sempre portavoce di uno stile di cucina semplice ma innovativo, il menù proposto da Giunta al “Ristorante Dei Cappuccini”, non stravolge mai la materia prima ma ne traduce l’essenza in emozioni di gusto.

CLAUDIO LANUTO – Resident chef del “Ristorante Dei Cappuccini”, ha saputo creare un connubio intrigante tra due cucine dal carattere forte deciso come quella campana e quella siciliana portata da Natale Giunta. Il
risultato che lo chef Lanuto ha ottenuto nel menù proposto è la sintesi equilibrata ed armoniosa di due territori ricchi di spunti e sapori dei quali ha saputo enfatizzare le note più caratteristiche.

GIUSEPPE MANCINO** – Ristorante Il Piccolo Principe, Grand Hotel Principe di Piemonte Viareggio. Originario di Sarno, lo chef Mancino ha portato in giro per il mondo la sua cucina e quella della tradizione
campana, ottenendo i più importanti riconoscimenti internazionali, fino alla consacrazione nel panorama dell’alta ristorazione gourmet con le 2 stelle Michelin. Da 15 anni lo chef dirige il Ristorante Gourmet Il Piccolo
Principe all’interno del lussuoso Grand Hotel Principe di Piemonte di Viareggio, un simbolo liberty della Versilia, che grazie anche alla sua cucina è divenuto una meta di destinazione per chi vuole vivere un’esperienza
gourmet di altissimo livello.

CRESCENZO SCOTTI – Da Ischia al gota dell’alta ristorazione in un percorso sempre in crescita che lo ha visto passare anche per il tristellato Alajmo, fino ad arrivare alle isole Eolie dove ha attenuto la sua prima stella
Michelin. Oggi è l’executive chef di Borgo Sant’Andrea Amalfi, un progetto di ospitalità dove la cucina di Crescenzo è al centro di un concetto più ampio di accoglienza.

EMANUELE MAZZELLA – Ischitano ma con una lunga esperienza fuori dalla sua isola che lo ha visto collaborare con i nomi più importanti della ristorazione gourmet tra i quali Norbert Niederkofler. In Umbria da
alcuni anni, ha ottenuto la sua prima stella Michelin. Oggi dirige ad Assisi EAT – uno dei ristoranti più importanti ed apprezzati del territorio, situato all’interno del prestigioso ed esclusivo Nun Assisi Relais & Spa Museum.
Una location unica al mondo ricavata dagli scavi di un anfiteatro romano, nella parte alta di Assisi.

ALESSANDRO TORMOLINO – Sensi Restaurant – Amalfi. Da Vissani a Iaccarino, da Colagreco a Locatelli, Tormolino vanta una lunga esperienza con i nomi più importanti della ristorazione. Oggi è l’executive chef del
Sensi Restaurant di Amalfi dove propone una sua personale cucina a metà strada tra l’innovazione e la tradizione.

PASQUALE RINALDO – Ristorante D’Amore, Capri. Da “La Prova del Cuoco” dove gli hanno attribuito il titolo di Cupido dei fornelli, ad uno dei ristoranti più noti dell’isola di Capri. Pasquale Rinaldo. giovane chef campano
ma con tanta esperienza alle spalle, oggi firma anche il primo Panettone di Capri, un panettone estivo con albicocche che presenterà per l’occasione alla serata Chef’s Collection.

ANDREA E NICOLA PANSA – Storica Pasticceria Pansa, Amalfi. Una tradizione dolciaria di famiglia che ha sempre dato valore al territorio della Costiera e ai suoi prodotti. Un’eccellenza riconosciuta a livello
internazionale, consacrata con la Stella del World Pastry Stars 2019, che concluderà questa serata gourmet con una delle loro ultime creazioni: la torta 16 Miglia.


La cena degustazione sarà accompagnata da una selezione di vini a cura di ÔMINA ROMANA. Evento su prenotazione – Info & Contatti:
NH Collection Grand Hotel Convento Di Amalfi
Via Annunziatella, 46 | 84011 Amalfi ( Sa ) | ITALY
T. + 089 8736 711 nhcollectionghconventodiamalfi@nh-hotels.com
Per maggiori informazioni: www.nh-hotels.it


ABOUT NH Hotel Group

NH Hotel Group (www.nhhotelgroup.com) è un consolidato operatore multinazionale e una delle compagnie alberghiere urbane di riferimento in Europa e America, dove gestisce più di 350 hotel. Dal 2019 la Compagnia lavora con Minor Hotels per integrare le due marche commerciali alberghiere in un unico marchio aziendale presente in più di 50 paesi nel mondo. Viene così a costituirsi un portfolio di più di 500 hotel suddivisi in otto diversi brand – NH Hotels, NH Collection, nhow, Tivoli, Anantara, Avani, Elewana e Oaks – che rappresenta un’ampia proposta alberghiera perfettamente in linea con le esigenze e i desideri dei viaggiatori moderni.

NH Hotel Group – Italia con 52 alberghi, 7.823 camere e circa 430 sale meeting in 25 città, NH Hotel Group – Italia è la catena leader nel mercato nazionale in grado di soddisfare le esigenze di una clientela business e leisure. NH Hotel Group Italia offre ai propri ospiti 3 categorie di hotel: NH Collection, premium hotel ubicati nelle location più suggestive delle principali città e con un livello di servizio capace di sorprendere gli ospiti; NH Hotels, urban hotels moderni e funzionali, un perfetto mix di
comfort, servizio e location strategiche ma con tariffe accessibili; e nhow Milano, unconventional hotel di design dalla personalità unica.

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Al Via la campagna di sensibilizzazione e tutela “Il Panettone è Italiano”, che nasce dalla volontà di valorizzare il più celebre lievitato Made in Italy, simbolo dell’eccellenza food del Belpaese, apprezzato e imitato in tutto il mondo.

Presentata nel corso dell’ultima edizione di HostMilano da Cucine d’Italia e Club Appeal, l’iniziativa si pone come obiettivo la tutela di un prodotto patrimonio culturale ed enogastronomico tutto italiano.

Venerdì 15 novembre 2019, alle ore 11.30 , nella sala stampa della Camera dei Deputati a Roma sarà presentata l’iniziativa “Il panettone Italiano” e saranno annunciate che verranno poste in essere e la proposta di apertura di un tavolo tecnico.

Saranno presenti:

1.                     Luigi Cremona, critico enogastronomico.

2.                     Roberto Perotti, Presidente Richemont Club Italia.

3.                     Claudio Gatti Maestro, Lievito Madre.

4.                     Maurizio Bonanomi, Maestro Lievito Madre.

5.                     Matteo Cunsolo, Presidente Panificatori Confcommercio Milano e Province.

6.                     Ciriaco Acampa, Presidente Rotarian Art & Gourmet Italia.

7.                     Mauro Morandin, Maestro Lievito Madre.

8.                     Stanislao Porzio, giornalista e ideatore della kermesse Re Panettone.

9.                     Alessandro Circiello, Presidente FIC Lazio.

10.                   Francesco Rossi, avvocato.

Moderatore Gianni Lattanzio Segretario generale dell’Istituto Cooperazione Paesi Esteri

L’idea ha visto la luce proprio durante HostMilano, la fiera leader mondiale dedicata al mondo della ristorazione e dell’accoglienza: palcoscenico della campagna di riconoscimento del Panettone come tipicità esclusiva italiana è stato proprio Panettone World Championship, il rinomato contest, organizzato dai Maestri del Lievito Madre, che mette a confronto i migliori pasticceri internazionali nella produzione del miglior panettone artigianale tradizionale.

L’iniziativa, lanciata da Silvia Famà, Editore del magazine Cucine d’Italia, e da Cristina Mascanzoni Kaiser, Presidente di Club Appeal, prevede una raccolta firme rivolta a tutti gli operatori del comparto, alle aziende di panificazione e pasticceria, ai produttori di materie prime, nonché alle imprese dirette e indirette legate al goloso prodotto.

La campagna “Il Panettone è Italiano”, supportata anche dall’Istituto Cooperazione Paesi Esteri (ICPE).

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Un’impresa tutt’altro che scontata, che i i mastri birrai del birrificio romano Oxiana hanno vinto creando una birra bilanciata, dal colore aranciato e dai sapori di panificati e malti cotti. 

Nasce così la “birra di Roma”, e l’acqua della storica sorgente capitolina diventa una Keller in edizione limitata che sarà presentata il prossimo 16 novembre 2019 presso la Fonte Egeria.

Considerata sacra fin dall’antichità, la Fonte di Egeria si trova in una delle zone più suggestive della campagna romana, la Valle della Caffarella. Nota anche come Fonte delle Camene o dell’Acqua Santa, la sorgente rimase nascosta per molti secoli all’interno di una grotta, ben protetta dal limitrofo Bosco Sacro.

Il Ninfeo di Egeria fu costruito successivamente, intorno al II secolo d.C., in prossimità della sorgente e dedicato al culto della ninfa. Oggi si presenta come una sorta di nicchia ma un tempo era rivestita di marmo bianco e la sua grande volta era ricoperta di mosaici.  Dalla sorgente inizia il “sentiero delle acque” che attraversa il Parco dell’Appia Antica, uno dei più importanti siti archeologici al mondo.

Nasce da qui il progetto di una produzione brassicola per esaltare le caratteristiche dell’acqua romana, da questo luogo considerato sacro fin dall’antichità, che in passato ha ispirato miti e leggende e che oggi ha stimolato i mastri birrai del birrificio romano Oxiana a creare la “Birra di Roma” partendo da un profilo dal suo profilo d’acqua intensissimo.

Esiste infatti un legame profondo che dall’antichità ai giorni nostri si è rivelato indissolubile: è quello tra Roma e l’acqua. Dalla Romolo e Remo salvati dalle acque del Tevere per arrivare ai tipici “nasoni” che ogni giorno dissetano turisti e cittadini della Capitale, passando per i monumentali acquedotti romani che si sono dimostrati affidabili e duraturi, alcuni mantenuti intatti fino alla prima età moderna, altri sono ancora parzialmente in uso.

La Birra di Roma sarà una Keller: “ci siamo ispirati alle basse fermentazioni della Franconia – spiega il mastro birraio di Oxiana Simone Proietti Appodia – dove l’apporto dato dalle caratteristiche dell’acqua è centrale. Negli ultimi tempi il birraio, grazie al progresso tecnologico, è in grado di “lavorare” l’acqua a proprio piacimento ed adattarla allo stile birrario che ha intenzione di produrre, noi abbiamo fatto il contrario: abbiamo messo l’acqua, così come sgorga dalla sorgente, al centro della ricetta e individuato lo stile più adatto. Quindi abbiamo consultato le ricette di fine ‘800 e attraverso l’utilizzo di malti base più scuri e un sapiente uso dei luppoli, abbiamo fatto dell’equilibrio il punto di forza di questa birra”. 

Un’impresa tutt’altro che scontata, va detto: l’acqua Egeria, infatti, ha una sua effervescenza naturale ed è ricca di sali minerali, tra cui i bicarbonati, non facili da gestire nel processo di birrificazione. Ma i birrai di Oxiana hanno raccolto la sfida, creando una birra bilanciata, dal colore aranciato e dai sapori di panificati e malti cotti. 

Un prodotto che, grazie ai suoi 5 gradi alcolici, è perfetto da sorseggiare come aperitivo, ma sa abbinarsi perfettamente anche con pizza, primi piatti e carni bianche. “È stato un po’ come incidere un disco – aggiunge Appodia – perché abbiamo cercato lo stile che più esaltava gli ‘strumenti’ che avevamo a disposizione”.

La birra sarà prodotta in edizione limitata, con 2500 bottiglie, e potrà essere degustata in anteprima il prossimo 16 novembre, dalle 11.00 alle 18.00, proprio alla fonte Egeria, in via dell’Almone 111; Accorrete numerosi!

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