Sara De Bellis

Mese: Luglio 2019

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Estate, dopo tanta attesa, arriva senza bussare. Si infila nel vento del mattino, fa arrossire le giornate, addolcisce le serate, ed inaugura così La “Stagione delle Terrazze” di Roma la quale, sovrana di bellezza, riserva ancora tante insospettabili angolazioni per farsi ammirare in tutta la sua grandezza.

JACOPA: A Non-Conventional Kitchen

Non è solo una terrazza dove prendere un aperitivo e scoprire Roma da un’altra angolazione; non è un Bistrot (perché Jacopo Ricci non vuole definizioni troppo strette) e “non è un ristorante d’albergo – specifica il patron Daniele Frontoni – è una proposta divertente e nuova che va incontro alle esigenze dei romani. JACOPA è il ristorante e cocktail bar dell’Hotel San Francesco, attività aperta 18 anni fa a Trastevere”.

Jacopa RoofTop
JACOPA interni

JACOPA, al piano terra dell’albergo, è un locale non-convenzionale, informale e moderno, che propone cocktails dinamici, vini naturali, ottimi pani e olii, ed una cucina attuale e creativa che poggia su basi solide, ma si mostra curiosa, desiderosa di essere riconoscibile ed attenta alla contemporaneità.

JACOPA di sera porta con sé un fascino proprio, che mi ha ricordato le atmosfere delle sale di biliardo di una volta, nei toni e nei colori, nel verde e nel legno, con il bancone da saloon e il pavimento a scacchi bianco e nero; di giorno invece la sala immediatamente alle spalle, si illumina e si scalda grazie alle grandi vetrate da cui filtra la luce buona dell’altro Trastevere.

Piero Drago e Jacopo Ricci

Alla guida del ristorante due giovani chef con belle esperienze alle spalle, Jacopo Ricci e Piero Drago. Una coppia collaudata che ha già lavorato gomito a gomito: “Io e Jacopo abbiamo lavorato nelle cucine del Ristorante Il Pagliaccio**” , precisa Piero Drago, “iIl nostro Maestro Anthony Genovese ci ha coinvolto in vari progetti; poi è seguita l’esperienza per un anno da Secondo Tradizione”.

Grazie ad un ‘esperienza nutrita di tanti stimoli, il menu di JACOPA parla un linguaggio rock, con piatti immediati, in cui il protagonista è la materia prima di qualità, riconoscibile nella sue consistenze, ma ben intenzionata a raccontare altro di sé.

Trippa e Calamari

È possibile infatti trovare piatti spiazzanti, di carattere e audacia, come “Capesante, vitello e salvia” o “Trippa e Calamari” piatto intrigante e ben giocato sulle callosità della texture, che si presenta impavido, senza preconcetti di terra e di mare, ma che stringe impensate alleanze di sapore.

Tra i primi la “Fregola, burro, anguilla e finocchio selvatico”, si presenta quasi timida. Al primo assaggio ricorda le pastine al burro che mangiavamo da bambini, ma subito, appena incontrata l’Anguilla di Cabras affumicata, rivela tutta la sua forza in un crescendo ritmico che gioca con le aromaticità del finocchietto selvatico, si diverte con le consistenze della fregola e si coccola nella morbidezza del burro. Un piatto che stravolge visivamente i contorni di ciò che è e ciò che sembra, portandoci lontano, in un luogo familiare e nuovo al contempo.

Fregola, Burro, Anguilla e Finocchio selvatico

Tra i secondi troverete proposte come “Agnello, Cicoria e Grano”, “Triglia, Carote e Sambuco” o l'”Anatra Arrosto”, servita intera, cucinata in ogni sua parte con tecniche differenti, e che mi sono ripromessa di tornare a provare molto presto.

La nostra cucina vuole rispettare in primis l’ambiente. Cerchiamo di scegliere prodotti sostenibili o di piccoli produttori locali.” Precisa Jacopo Ricci. “Materie prime di stagione di cui vogliamo utilizzare tutte le parti, evitando così gli sprechi”.

Triglia, Carote e Sambuco

In sala Alessia Sama conduce il cliente in un percorso ricco e divertente, arricchendo l’esperienza culinaria con frizzante eleganza. La carta dei vini presenta etichette naturali, una proposta attenta e corretta con bottiglie italiane e straniere, che spaziano dai rossi alle bollicine, e che possono sorprendere anche chi non è fan del genere naturale.

Grande interesse anche al Cocktail bar, per cui è stato chiamato come consulente Emanuele Broccatelli, uno dei bartender più apprezzati di Roma e non solo. A proporre la sua drink list al bancone e nello splendido Rooftop bar estivo di Via Jacopa de’ Settesoli, Cristian Straccio e Rebecca Sanzone, due volti del mondo del bere molto amati nella Capitale.

Jacopa

Via Jacopa de’ Settesoli 7, Roma

Telefono: 06 580 9075

Orari: aperto dal lunedì al sabato dalle 7:30 alle 10:00 e dalle 19:00 alle 22:30, domenica dalle 8:00 alle 10:30

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Feria: il Rooftop del Lanificio al sapore “Grande Mela”

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FERIA, in una zona decentrata rispetto alle blasonate terrazze è un luogo ricco di fascino post-industriale; è un roofgarden di 1000 mq dove rilassarsi in un ambiente stile gipsy con giostre, piante e mercatini. L’appuntamento estivo sul tetto del Lanificio è giunto alla quinta stagione e quest’anno si veste in stile newyorkese: Kitchen, Cocktail Bar, Dj Set & Live Set, qui ogni sera l’estate inizia alle 18.30 ed arriva fino alle 2 di notte.

La proposta gastronomica del Lanificio è molto ampia così come ampia e variegata è la sua clientela. Qui si può scegliere tra insalate, hamburger, piatti vegetariani e tante altre specialità mentre la sempre grande attenzione alla musica, con dj set ed una programmazione ricca di eventi e performance, fa da sottofondo.

Per godere quindi appieno di atmosfere rigorosamente informali accompagnate da un “tramonto vista fiume” stando a Roma ma respirando New York, potrete sfiziarvi attingendo da un divertente menu dal mood internazionale che annovera:

“Nachos con cheddar, jalapeño, guacamole e panna acida”, “Onion rings”, “Arrosticini fritti di totano al pangrattato e limone in Manhattan style”, “Gold chicken pop corn con patate” e “Pollo allo spiedo marinato al lime e salsa piri piri”; e poi ancora “Mexican Pokè Bowl” e Hamburger, Bacon Cheeseburger, Crispy Chickenburger, Sunny Veggyburger, Pastrami & Bagel. Potenziano l’offerta Coktails e Spirits, Vini, Bollicine, Birre alla spina e in bottiglia, Analcolici e Sodati.


Feria Lanificio

Via di Pietralata 159, Roma

Telefono: 392 916 3156

Orari: aperto tutti i giorni dalle 18:00 alle 2:00

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Un uomo e la sua storia di mare. Uno chef Re della duna: terra di mezzo, genitrice di un ecosistema unico ricchissimo di libera vegetazione, e musa ispiratrice di una cucina semplice quanto straordinaria.

Alberi maestri, aria sapida di mare e darsena, grida di gabbiani nella piena luce di mezzogiorno così come nei toni caldi del tramonto. Il posto è sempre lo stesso, da cinquant’anni, lì dove il nonno di Gianfranco accoglieva nella sua “Trattoria da Pompeo” le famiglie di Fiumicino, quelle di Roma in gita la domenica fuori porta, e i pescatori, gli uomini della riva, quelli del porto e le loro storie; ristorando chiunque varcasse la sua soglia.

Gianfranco Pascucci eredita quel modo di fare, cresce respirando quell’aria condita che si chiama accoglienza, poi la nutre, la affina, la perfeziona. Lui vuole fare il cuoco e non ha paura, dentro di sé la sua rotta è già tracciata, e allora viaggia e va ad assaggiare le cucine degli altri, poi torna, conosce Vanessa Melis (anche lei di Fiumicino ma mai incontrata prima) che diventa sua moglie, ed assieme rilevano quell’osteria di famiglia per dare una casa ad sogno di cucina: dare valore al suo mare ed alle materie prime che il litorale iodato romano offre ogni giorno, ad ogni stagione, ad ogni marea.

Il primo cambiamento importante è stato decidere che dal mio più grande fornitore, il mare, dovevo prendere tutto. Non solo le spigole e i rombi. Avevo voglia di verità. Parlavo con i pescatori e vedevo che c’era un sacco di pesce che non veniva richiesto. Ho avuto come una voglia di rivalsa, racconta, volevo cucinare quello che non aveva mercato né storia, e dargli una nuova identità”

Pascucci al Porticciolo – interni

Vento in poppa dunque alla creatività, alla libertà nel ripensare ricette senza codifica ufficiale, nel rileggerle con ingegno ed ispirazione nella continua ricerca di combinazioni, giochi di consistenze, di fondi e di rimandi, di minestre di “pesciacci”, di zuppette e acque pazze, di marinature, affumicature e di pesce povero nobilitato.

Era un rischio non avere certi prodotti e qualcuno storceva il naso quando proponevo cose tipo il muggine. Poi ho visto che alle persone non importava così tanto del pesce usato, ma se il piatto fosse buono. A questo punto ho capito che c’era lo spazio per costruire”. Così, come un abile costruttore di sapori, comincia a disporre virtuoso la materia prima al centro del piatto, una materia mai superata dal gesto tecnico, semmai potenziata per mezzo dello stesso e poi arricchita, concentrata, immaginata e concepita per arrivare dritta all’emozione. 

Chef Pascucci, parte dalle sue esperienze personali che vuole traghettare nel piatto, cristallizzando sulla ceramica un memoria multisensoriale, così come ha fatto per il “Gambero rosso al sale ed erbe bruciate” un piatto che cammina all’indietro fino all’incendio nella vicina pineta e che, tramite l’intensa affumicatura, ricrea la percezione del ricordo olfattivo di un vero vissuto partendo dal penetrante profumo di bruciato.

Gamberi al sale

Uno degli attuali snack di benvenuto è Mare, dichiarazione di poetica nitida e prosaica, in cui la scritta Mare, a base di sale marino rosa, alghe essiccate e polvere di scampi, va annusata prima di passarvi sopra la spugna di erbe con acciuga e maionese e di ostrica, che come un’onda cancella la scritta sulla sabbia profumando il boccone e trasferendo al palato tutta la sua potenza salmastra e di macchia.

Foto: reportergourmet.com


Il tonno resta uno dei capisaldi del Porticciolo; da crudo (servito come un Prosciutto, lavorato nel miso e bottarga e poi essiccato per sei giorni) e da cotto, caratterizzato da una nota nostalgica dei pranzi di casa nei “Rigatoni allo stracotto di tonno“, che da pesce migratore qual è, sa intridersi di Mediterraneo e tradizione nostrana come di suggestioni lontane.

La sua Tempura di calamari, piatto storico con cui il Porticciolo ha inaugurato la sua apertura evolvendo nel tempo fino a raggiungere la presentazione attuale, merita menzione a sé. Si perchè Pascucci da anni studia le tecniche giapponesi che si rivelano sempre illuminanti e affascinanti per la maestria nel trattare le materie prime, specie per il pesce, e che hanno portato questo piatto al perfetto incontro tra croccantezza, friabilità e tenerezza delle carni, che risultano come cotte al vapore.

Tempura di Calamari

Si dipinge così una cucina dalla forte personalità e sensibilità, dalle tinte blu del mare, del verde della macchia mediterranea, del rosso di granchi e crostacei, dalle sapidità marine eclettiche, cariche di iodio, issate e vibranti come vele per fendere il vento, e che si accomoda con grazia in un ampio spazio luminoso di moderna e antica ospitalità.

Un salotto raffinato, con verande e finestre, arredato con lampade, ceramiche d’autore, pigne turchesi di Caltagirone, tovaglie e tovaglioli ricamati di candida stoffa. Qui la sala è donna, e vive nel sorriso di Vanessa, nei suoi modi pacati e gentili, nel suo volto che rasserena chiunque bussi alla porta di “Pascucci al Porticciolo”; bel ristorante di mare, sicuro avamposto di “periferia iodata” e che, insignito della stella Michelin dal 2012, continua a rimanere il rassicurante faro di un porto sicuro.

Info utili

Pascucci al Porticciolo

Giorni di chiusura:
Domenica chiusi a cena,
Lunedì chiusi pranzo e cena
Martedì chiusi a pranzo

Viale Traiano 85 00054 Fiumicino (Roma)

Telefono: +39 06 65029204 – 329 4603566

Fax: +39 06 6521659

Email: info@alporticciolo.net

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Estate, dopo tanta attesa, arriva senza bussare. Si infila nel vento del mattino, fa arrossire le giornate, addolcisce le serate, ed inaugura finalmente così La Stagione delle Terrazze di Roma la quale, sovrana di bellezza, riserva ancora tante insospettabili angolazioni per farsi ammirare.

Prosegue il nostro cammino alla ricerca dell’eccellenza nell’accoglienza e nell’alta cucina, delle panoramiche terrazze ed entusiasmanti viste su Roma, delle atmosfere raffinate e di carattere italiano, dei design avvolgenti e dalle cucine che celano inattese sorprese.

Mater Terrae: terrazza inattesa, mozzafiato e vegetariana

Ettore Moliteo, allievo di Leemann ed Executive Chef del ristorante Mater Terrae è nato e cresciuto nella Sicilia bedda in cui, si sa, il cibo è argomento sacro e carico di ritualità; lui stesso crede fermamente che mangiare in maniera consapevole ed “intelligente” sia fondamentale; e che scegliere cibo vegetariano e biologico sia un atto di cura tanto verso sé stessi quanto verso l’ambiente che ci circonda.

Adagiato al sesto piano dell’Hotel Raphaël, ex quartier generale di Bettino Craxi, a pochissimi passi da piazza Navona, Mater Terrae propone ai suoi fortunati ospiti un menu che parla sostenibile, privilegiando la strada vegetariana e biologica su due splendide e raccolte terrazze affacciate sui tetti e le cupole del centro storico.

Una proposta gastronomica totalmente vegetariana, unica nel suo genere, che vive in un menu di piatti dai sapori ben bilanciati e mai invadenti; un menu studiato a tavolino con Pietro Leemann, Chef del ristorante Joia di Milano, il primo vegetariano in Europa ad aver ottenuto la tanto ambita stella Michelin nel 1996 e oggi unico stellato “veg” in Italia.

Amo la cucina vegetariana anche sotto il profilo creativo – racconta Ettore Moliteo – con le verdure si riescono a fare veramente tantissime cose. Sono felice di poter fare questa esperienza che mi permette di far conoscere la cucina vegetariana, in cui credo molto. E l’idea non è azzardata, perché quello che cerchiamo di fare è trasmettere un pensiero, non solo sulla cucina vegetariana, ma sulla cucina naturale in genere, per educare le persone a un’alimentazione sana e gustosa, non fondata su ingredienti di origine animale”. 

Mater Terrae

Hotel Raphael

Largo Febo 2

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The Flair: le suggestioni della cucina siciliana gustata su una vetta romana

The Flair vuol dire talento, fascino, stile, eleganza, sensibilità, equilibrio, tutte attitudini positive e preziose che portano a far bene le cose. E spesso per fare le cose belle bisogna cambiare rotta, affidandosi, come in questo caso allo slancio creativo di un giovane chef, Alessandro Caputo, che ha portato al The Flair una cucina figlia di radici siciliane e di una grande cultura gastronomica europea. Un progetto completo e performante che si avvale di un team esperto costituito in primis dal General Manager dell’hotel Gaetano Torino che, con professionalità e trainante passione, ha fuso insieme le brigate di sala e cucina.

“Oggi, qui al The Flair che ho l’onore di guidare, ho legato la conoscenza tecnica alle mie origini siciliane, al mio modo di essere molto minimalista, amante della semplicità, dei sapori genuini e il risultato è un menu fresco e ricercato al tempo stesso. Sono un instancabile lavoratore, passo ore a provare i miei piatti, a sperimentare nuovi metodi, ed alla ricerca di prodotti di alta qualità”. 

Così parla di sè Alessandro Caputo che, dopo tanto peregrinare ed apprendere nel mondo, adesso ha una grande responsabilità, quella di mettere in tavola una cucina all’altezza di un panorama mozzafiato dal quale abbracciare tutta Roma, realizzando nuove idee che esaltino sapori e profumi delle materie prime che sceglie con cura per riportare in tavola la genuinità degli ingredienti, stimolando la coscienza nell’ospite che il tempo trascorso in questo luogo sia davvero tempo prezioso.

Il menù ideato da Alessandro Caputo per i 40 ospiti del ristorante segue la sua filosofia, che è essenziale: l’ingrediente nel piatto deve rimanere incontaminato, trattato con rispetto ed esaltato con la giusta cottura e l’abbinamento equilibrato dei sapori in modo che possano esplodere in bocca in tutta la loro vitalità.

Vorrei che alcuni dei miei piatti venissero assaporati a occhi chiusi per permettere di sprigionare tutta la loro potenza – dice lo chef – Il mio menu degustazione si chiama “Buio” perché non viene svelato agli ospiti ma rivelato al tavolo man mano, in un susseguirsi di sapori che fanno sentire sulle montagne russe! Infatti, secondo la mia visione, i sapori sono esaltati non da un crescendo ma da una successione di continue variazioni e sorprese! Il mercato e la stagionalità danno il tocco finale”.

La proposta di The Flair è quindi un gioco tutto da scoprire. Oltre al menu degustazione “Buio” (7 portate a euro 100 per persona), la carta si articola su ispirazioni che partono sì dalla Sicilia, terra natia dello chef, ma che attraversano varie regioni d’Europa.

Alessandro Caputo si muove come un perfetto attore protagonista nelle cucine del ristorante: attento, instancabile, curando ogni dettaglio dei piatti e della sua brigata. A supportarlo vi è il Restaurant Manager Maurizio Maione con un eclettico staff di sala e di cucina composto da figure di grande esperienza e tanti giovani la cui presenza dà alla squadra quel tocco contagioso di intraprendenza e voglia di scalare la vetta.

Per vivere da vicino l’emozione del backstage, oltre allo chef’s table che affaccia direttamente sui cuochi all’opera, c’è l’ampia cucina a vista da cui si possono cogliere tutti gli affascinanti segreti di un ristorante di altissimo livello: un palcoscenico suggestivo e coinvolgente per vivere l’adrenalina del servizio di The Flair.

The Flair – Rooftop Bistrot

The Flair – Rooftop Bistrot offre, tutti i giorni a pranzo e la domenica sia a pranzo che a cena, una formula leggera e gustosa ideale per un veloce break dalla frenesia lavorativa o per un intermezzo di una giornata alla scoperta delle bellezze della Città Eterna.

L’atmosfera è informale senza rinunciare allo stile, ed il menù affonda distintamente le proprie radici nella tradizione italiana.

Oltre al menù alla carta, The Flair – Rooftop Bistrot propone due offerte, a seconda del tempo a disposizione o dell’occasione: c’è l’opzione di menu a € 35,00 per persona che comprende la scelta di due portate selezionate tra antipasti, primi, secondi o dessert, con acqua e caffè inclusi, oppure la formula “Fuori in 30 minuti” a € 30,00 per persona, perfetta per un rapido lunch di lavoro, che prevede un piatto unico accompagnato dalla dolcezza di un dessert. 

L’ampio menù del bistrot è composto da piatti realizzati con ingredienti stagionali e selezionati in modo da armonizzare gusto e leggerezza.

Sina Bernini Bristol Sina Hotels – La Proprietà

Da 60 anni Sina Hotels opera nel settore ricettivo con hotel di lusso nelle principali città d’Italia (www.sinahotels.com). Ciascuna struttura è situata in luoghi di grande cultura e bellezza che raccontano l’essenza e il carattere dei singoli territori. Dalla bellezza artistica fino alla qualità della cucina, il gruppo, al cui vertice è Bernabò Bocca coadiuvato dalla sorella Matilde Bocca Salvo, ha sempre saputo dare voce al più autentico stile italiano. “Grande cura in ogni particolare, attenzione alla qualità del cibo, e bellezza: questi sono i valori che caratterizzano ogni nostra decisione – prosegue Matilde Bocca Salvo. The Flair simboleggia la leggerezza dell’aria che circonda tutto il ristorante, l’infinità del cielo di Roma che si apre alla vista da ogni lato, la piacevolezza di abbandonare la frenesia di una lunga giornata concedendosi ai piaceri della cucina e di un ambiente sofisticato e accogliente. Entrare al The Flair significa accedere a uno spazio aperto che riesce a dare un pieno senso di libertà, che dona il privilegio di guardare il caos dall’alto, lasciandosi circondare solo da cose belle e, naturalmente, buone.

The Flair – Rooftop Restaurant

Hotel Sina Bernini Bristol

Piazza Barberini, 23 – 00187 Roma

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Estate, dopo tanta attesa, arriva senza bussare. Si infila nel vento del mattino, fa arrossire le giornate, addolcisce i tramonti, l’aria della sera, ed inaugura così La Stagione delle Terrazze di Roma la quale, sovrana di bellezza, riserva ancora tante insospettabili angolazioni per farsi ammirare.

MadeiTerraneo: il Terrace Restaurant & UP Sunset Bar di Riccardo Di Giacinto e Ramona Anello

Belli, capaci, determinati, instancabili generatori (e genitori) di nuovi format. Sono lo chef Riccardo Di Giacinto e sua moglie Ramona Anello che hanno immaginato e creato un luogo per dare degna cornice al gusto delle tradizioni e delle inimitabili materie prime del nostro Paese unite ai profumi delle terre che affacciano sul ‘Mare nostrum’, oltre ad un Bancone bar dove l’attenzione ad ogni minimo dettaglio è la regola fondamentale.

Parliamo di MadeITerraneo, Terrace Restaurant & UP Sunset Bar , dove i sapori della cucina del Mediterraneo, l’eleganza del connubio tra il design retrò e quello moderno, il fascino di una struttura unica nel suo genere sul rooftop de La Rinascente su Via del Tritone.

Già proprietari del ristorante All’Oro (1 stella Michelin), Riccardo e Ramona hanno progettato degli spazi che uniscono bellezza, cultura e sapore del Mediterraneo in un piacevole gioco di colori, di divani e poltrone in velluto, alternate tra il bianco delle pareti ed il nero del marmo dei tavoli.

Lo chef e sua moglie hanno portato alla Rinascente la loro storia professionale, contraddistinta dalla grande qualità nel servizio e da una proposta gastronomica sempre riconoscibile ed apprezzata, come spiegato da Di Giacinto: “Ho voluto portare una cucina pensata in Italia con inflessioni del sud del Mediterraneo, prendendo alcune licenze per caratterizzare piatti dei paesi che si affacciano su questo mare, il tutto grazie al grande ricorso alle spezie con personalizzazioni italiane per quel che concerne il gusto”.

Maritozz’Oro

Questo percorso di ricerca si traduce in piatti come la Moussaka leggera di melanzane, ragout e pomodorini datterini, lo Spaghetto Felicetti con filetti di pomodoro e basilico, il Pollo ai profumi di Marrakech, le Pizze il cui impasto è realizzato con lievito madre, fino a giungere ai dolci come il Maritozz’Oro con crema al caramello e banane brulèè.

Una formula vincente quella di MadeITerraneo, perché racchiude nello stesso concept la cucina stellata di Di Giacinto, un perfetto connubio tra tecnica e gusto, il servizio di sala coordinato da Ramona Anello, caratterizzato da un approccio informale e professionale al tempo stesso, e la bellezza di un luogo ideato e strutturato con l’obiettivo di offrire la possibilità di far vivere ai clienti un piacevole momento all’insegna del sapore.

Mezzaluna al tajine di agnello, salvia e limone

Al bancone di UP, il Sunset Bar –aperto dalle 9.30 alle 23 (come il ristorante)-, è possibile scegliere insalate e focacce, panini e dolci, gli stessi del ristorante ma serviti in vasetto, senza dimenticare l’ampia carta di caffè, the e cioccolate. Spazio anche ai cocktail e ad una ricca selezione di vini e bollicine. Un luogo che riesce ad offrire una esperienza appagante, riscontrabile nella qualità della proposta gastronomica, nella professionalità del servizio e nell’attenzione riposta in ogni singolo dettaglio: l’unione di tali elementi si riassume nel concetto di rispetto, espresso quotidianamente verso i clienti.

MadeITerraneo – Terrace Restaurant & UP – Sunset Bar

Via del Tritone 61 – Via Due Macelli 23

Tel: 066992284

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HI-RES: chef Luca Cardinetti e la terrazza sospesa su Piazza del Popolo


Percorrendo Via del Corso, è l’ultima traversa prima di Piazza del Popolo. Tra monumenti, tetti e cupole del centro di Roma, inaspettatamente, qui svetta l’Hotel Valadier che offre un punto di vista privilegiato sul centro storico e piazza del Popolo.

Lo stile contemporaneo dell’ arredamento di bianco design fanno dell’HI-Res un esclusivo ristorante, dove colori e atmosfera si trasformano con il passare delle ore grazie a soluzioni e tecniche all’avanguardia, che vedono la terrazza in estate completamente aperta, e riscaldarsi in inverno grazie ad una copertura con una struttura mobile. 

A curare e sviluppare i progetti di ristorazione del Groupe Valadier ci ha pensato Daniele Lassalandra che a proposito dell’Hi-Res afferma: “è un progetto che guarda continuamente al futuro. Ci teniamo che il cliente percepisca tutta la passione e cura che noi mettiamo in ogni cosa che offriamo”.

Chef Luca Cardinetti

Il fortunato capitano di questa spaziosa cucina a vista del ristorante panoramico Hi-res è lo Chef Luca Cardinetti che, con il suo staff, lavora materie prime di qualità assoluta per realizzare un menù inaspettato, tra tendenza e tradizione, tra ricerca e passione. Proposte di pesce e di carne per i palati esigenti, fino alle creazioni di pasticceria. Luca si è formato nelle cucine di Francesco Apreda e Stefano Manzetti, che lo hanno cresciuto a livello professionale. “Oltre ai miei mentori a livello lavorativo, considero un punto di riferimento la famiglia. Già dall’infanzia osservavo mia nonna mentre preparava la pasta fatta in casa. Mio papà mi ha trasmesso invece la dedizione al lavoro, dedizione che oggi mi è necessaria per la mia professione. In famiglia sono stato il primo a seguire la carriera di Chef.

Il menu è ampio e vario e spazia con disinvoltura tra crudi e cotti, suggestioni mediterranee, spunti orientali o sudamericani come per i Fiori di zucca in tempura allo zafferano, ricotta affumicata e datterini gialli, i Cappellotti di baccalà alla romana, il Petto d’anatra, cuore di lattuga, mango e peperoncino, o il Polpo verace alla brace, sedano, patate e ananas.

La cantina è un piccolo gioiello hi-tech progettato per la conservazione ottimale delle bottiglie e custodisce oltre 600 etichette selezionate. 

Particolare attenzione è dedicata al bartending con un’esauriente lista cocktail che spazia tra grandi classici e tendenze d’avanguardia, sempre accompagnati da sofisticati apetizer; da scoprire anche l’esclusiva Carta dei tè, con miscele selezionate da tutto il Mondo.

L’Hi-Res è la location ideale per l’organizzazione di eventi di ogni tipo, grazie anche alla sua originale struttura che distribuisce su più livelli le diverse aree dedicate: la grande terrazza panoramica, i salottini per il relax, il bancone bar, la consolle per i DJ set.

Hi-Res

Via della Fontanella 15, Roma

Tel: 06 321 2905

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Tre anni  fa guardavo la mia cucina in un’ottica solo italiana; ma continuavo a sentire che le mancasse qualcosa: erano le mie origini. Perché la mia cucina deve parlare di Me, di Roy Caceres, ed io mi definisco un albero che è cresciuto in Italia con radici sudamericane.

Roy Salomon Caceres nasce a Bogotà, in un giorno d’aprile di calda primavera, ed è l’umana dimostrazione che la perseveranza emulsionata alla determinazione a credere nel proprio talento, possa davvero portare alla realizzazione anche dei sogni più arditi.

Roy Caceres oggi è Chef e Patron del Ristorante Metamorfosi*, un distensivo spazio romano giocato sulle tonalità calde della terra, dove linee geometriche e materie di design contemporaneo disegnano i contorni netti della Sua incredibile storia che potrebbe definirsi, parafrasando un felice clichè, un Sogno SudAmericano. “Io non ho avuto maestri. Sono nato come lavapiatti. Dovevo pagare casa, aiutare la mia famiglia. E questo è stato un bene e un male. Un male perché, senza indicazioni, ho dovuto faticare il doppio. Un bene perchè da solo ho potuto costruire liberamente la mia strada”. 

Occhi neri, sguardo intenso, postura composta, idee chiare, tono vivace e rilassato al contempo in una perfetta proprietà di linguaggio colorata da note latine. Mentre racconta tratti della sua articolata vita, le riflessioni si mescolano veloci ai ricordi d’infanzia, alla famiglia, ai cibi, ai nonni, ai pranzi della domenica; pennellate cariche d’emozione che definiscono filosofie d’azione arricchite poi da colte citazioni: un blend di pensieri articolati come la chioma di un albero, che rivelano la sua incessante curiosità, la sua energia vitalistica, il suo coraggio nella lucida determinazione, la sua grinta pacata e risoluta.


Gli chiedo di darmi tre definizioni alla sua cucina, mi risponde così: “la mia cucina, o almeno quella che vorrei che fosse, è emozionale, di gusto e di testa. Perché c’è sempre la testa dietro, c’è sempre un pensiero. I miei piatti nascono da un’idea, da qualcosa che mi ha emozionato e che vorrei trasmettere ai nostri ospiti, cercando di emozionare anche loro”.

Come hai conquistato Roma?Tra i piatti più celebri del Metamorfosi, che apre nel Novembre del 2010, c’è “l’uovo carbonara”, un piatto che voleva conquistare il romano e dimostrare come una cucina contemporanea come la nostra potesse prendere per la gola, ricreando la cremosità della carbonara, tutto il suo gusto concentrato, anche se la carbonara non c’era. E’ un piatto che piace ed è piaciuto molto, che oggi rivela una grande differenza tra quello che era e quello che è: due stili di cucina”.

Fichi, mandorle, limone

Raccontami un piatto che hai elaborato partendo dalle tue origini. “Adesso ho raggiunto la maturità per giocare con disinvoltura con le mie origini. Prima avevo più paura, e solo chi ha paura di sbagliare ci pensa tanto. Ora ho più sicurezza su quello che voglio proporre. Per esempio il nostro Ceviche di capasanta con amarillo e spuma di Lulo fresco, che è un frutto fresco che faccio importare dalla Colombia. Ha una grande acidità che gioca molto bene con la dolcezza della capasanta”.

Cos’è la tecnica per te? “Io credo che più ne sai e più riesci a lavorare la materia, perché “solo chi capisce le ragioni dei suoi gesti può modificarli”: questa è una frase di Hérve This che mi ha colpito molto. La tecnica è un bagaglio dove puoi attingere per raggiungere la tua idea del piatto. Così è stato per l’Antipasta, nato per ricreare la pasta senza la pasta, riproducendo la consistenza e concentrando il sapore: per farlo abbiamo studiato la tecnica che in Cina si utilizza per le tagliatelle di riso”.

Foto: Matteo Bizzarri

Quando racconti utilizzi sempre il plurale. “Si, è vero. Secondo me da soli non si fa niente. Da soli è difficile creare qualcosa di grande. E’ importante avere un gruppo di persone che crede, che si sentano parte di un progetto”.

Cosa pensi della tendenza al vegetale dell’alta cucina? “La tendenza è chiara e stimolante, anche perché dal vegetale è più difficile estrarre sapori appaganti. Ma io non rinuncerei mai alla proteina”.

Cosa pensi della cucina Italiana e quanto guardi fuori dalla finestra? “Mi piace molto vedere cosa accade fuori dall’Italia perché noi abbiamo talmente tanto che spesso ci addormentiamo sugli allori. Abbiamo le migliori materie prime, ma bisogna andare a vedere cosa fanno gli altri, chi ha meno e per questo ha più voglia di fare come René Redzepi, che ha creato una cucina sofisticata con rape e patate. Bisogna darsi da fare”.

Foie gras, prugne, cassis

Disegnami il profilo dello chef contemporaneo.Lo chef contemporaneo non deve pensare solo al piatto, è soprattutto uno chef-ristoratore, come nel mio caso. Deve far quadrare qualità e conti, con molta attenzione alla parte etica del prodotto. L’esperienza viene aumentata se racconti come quel prodotto ha raggiunto quelle caratteristiche qualitative e come si è deciso di esaltarle. Perché quello che racconti è ciò nel piatto che non si vede, e se non lo racconti è come se non ci fosse. E’ così che si potenzia l’esperienza a tavola. In fine dei conti lo chef contemporaneo è uno chef che deve sapere raccontare una storia, nella SUA storia”. 

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Estate, dopo tanta attesa, arriva senza bussare. Si infila nel vento del mattino, fa arrossire le giornate, addolcisce i tramonti, l’aria della sera, ed inaugura così La Stagione delle Terrazze di Roma la quale, sovrana di bellezza, riserva ancora tante insospettabili angolazioni per farsi ammirare.

Sono luoghi insoliti e pittoreschi, angoli di una città che continua a stupirci, angoli segreti e raffinati di una città millenaria, imponente e meravigliosa come Roma, che nasconde e protegge punti di vista privilegiati dove godere nuove prospettive di mixology e sfiziose variazioni da Chef sul tema aperitivo.

The Court: il nuovo cocktail bar di Palazzo Manfredi
firmato Matteo Zed con gli sfizi di Chef Giuseppe di Iorio


Le rovine della più grande scuola gladiatoria dell’antica Roma sono proprio lì sotto, talmente vicine da toccarle con un dito. Poi, pian piano, lo sguardo si alza fino ad abbracciare il grande Colosseo, immobile simbolo di una romanità senza tempo.

Ed è proprio il tempo che acquista valore in questa insolita terrazza, che diventa Corte di piacevolezza e lusso di nome e di fatto: il The Court è il nuovo cocktail bar firmato Matteo Zed all’interno dell’esclusivo Palazzo Manfredi, magnifico boutique hotel capitolina.

Una drink di ultima generazione e tecniche innovative, un concept pionieristico per vivere Roma secondo le nuove prospettive del bere contemporaneo su un bancone specchiato di sette metri e mezzo.

Alle sue spalle tre grandi bottigliere in ferro, con un disegno merlettato per custodire fino a 400 bottiglie di grande pregio, e a fine serata, a luci spente, il bar si chiude come uno scrigno: un’experience cosmopolita che non avrà nulla da invidiare a Londra e New York.

Dietro al bancone di questo avanguardistico progetto c’è Matteo Zed, bartender con l’ossessione degli amari e la voglia di sorprendere, che ha girato tutto il mondo. Eclettico ed audace, dopo esperienze internazionali, tra cui Giappone e America, l’inimitabile amaro obsessed è pronto a una nuova sfida nella capitale.

“Un ambiente luxury casual”: Matteo definisce così il design progettato dall’architetto italo-tedesco Giorgia Dennerlei, dello studi Loto Ad Project, che ha già curato le residenze delle Palm Suite di Manfredi Fine Hotels Collection.

La drink list è strutturata su tre capitoli: oltre ai classici da aperitivo, anche signature e stagionali, ed una selezione di Forgotten Classics & Unforgettable, ovvero tutti i dimenticati e gli intramontabili tra i cocktail della storia. Matteo sarà affiancato da Gennaro Buono, candidato a Miglior Sommelier d’Italia nel 2016, quando lavorava alla corte dello chef Anthony Genovese. The Court, aperto dalle prime luci del tramonto fino a mezzanotte, riserva inoltre una grande attenzione all’amaro e cocktail Martini in versione roman style, con una ri-distillazione del gin, erbe romane e un bitter alle puntarelle.

Dal suo bagaglio esperienziale in Oriente, Matteo Zed propone ‘The Rising Sun’ – Sole Nascente: gin, succo di yuzu, matcha green tea in polvere e miele, servito chiaramente in una tazza da matcha con le stesse tecniche di miscelazione usate nella cerimonia del tè giapponese, tra cui l’utilizzo di utensili come chasen e chashaku. Base Rum per il suo “The Black Mamba”, dove un’orzata di arachidi Salati, un estratto di Tamarindo, si miscelano con Rum Venezuelano e jamaicano in una spettacolare presentazione. L’esperienza di Mixology viene poi completata, nonchè ulteriormente arricchita, dalle creazioni gourmet in modalità finger food dello stellato Executive Chef Giuseppe Di Iorio e del Pastry Chef Daniele De Santi.

The Court c/o Palazzo Manfredi R&C

Via Labicana 125 – 00184 Roma Tel 06 7759 1380

POSH,  il Bar & Restaurant di Niko Sinisgalli con la Piscina e il cielo di Roma dentro

Posh vuol dire elegante, confortevole, lussuoso, raffinato. Sono proprio queste le caratteristiche di questo rooftop del Palazzo Naiadi – The Dedica Anthology, in Piazza della Repubblica, che vanta una panoramica a 360° sugli scorci più belli della Città Eterna.

Il cielo romano e i suoi colori, qui si specchia nella suggestiva piscina a sfioro ed accoglie un concept di cucina mediterranea e contemporanea che abbraccia i sapori di mare e di terra, valorizzando sapientemente ottime materie prime. 

A firmare la proposta food ci ha pensato lo chef lucano Niko Sinisgalli, nominato di recente Ambasciatore della cultura enogastronomica della Basilicata e di Matera Capitale Europea della Cultura 2019. La sua, infatti, è una cucina genuina e innovativa ma fortemente legata alle origini, da cui trae spunto per creare piatti d’autore che strizzano l’occhio al gusto italiano e allo stile internazionale e che garantiscono un’esperienza dei sensi intensa e coinvolgente.

Il menu della terrazza Posh Bar & Restaurant propone menù creativi, che riprendono la semplicità degli ingredienti genuini e naturali della cucina italiana rivisitati in chiave moderna e spazia tra antipasti, primi, pizza con lievito madre, calzoni ripieni, panini gourmet e dessert, ed annovera portate che abbracciano disinvolte commistioni fusion come la Tempura di calamari, verdure e foglie di mare, la Zuppa di cozze pelose all’origano lucano con pane di semola tostato, il Risotto con lime, cipollotto e tartare di tonno, gli Spaghetti Felicetti con frutti ed asparagi di mare; nella sezione “lievito madre” troviamo invece Margherite, Marinare, Crudaiole e Calzoni ripieni di pomodoro, mozzarella e ricotta, e soluzioni a forma di Cheesburger con pepe timut, crema di rucola pomodori secchi lucani e melanzane grigliate leggermente piccanti; chiudono sorbetti di frutta e gelati del giorno e dolci come Sfoglia croccante di chiacchiere con ricotta caprina alla cannella e amarena. 

Posh diventa così il luogo ideale lontano dal caos ma immerso nella grande Roma dove per degustare un aperitivo, cocktail, colazioni a bordo piscina e ottime cene negli spazi arredati con eleganza ed attenzione ai dettagli, pensati per offrire il massimo comfort ai propri ospiti, così come testimoniano i tavoli disposti intorno alla moderna piscina, mentre sullo sfondo si staglia Roma con il suo inconfondibile stile.

Bar & Restaurant Posh

Piazza della Repubblica, 47 – 00187 Roma, Italia

Aperto tutti i giorni, dalle ore 10:00 alle ore 24:00

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